Novembre 23, 2024

190 thoughts on “SELF-PUBLISHING, E-BOOK, EDITORIA

  1. Questo è un post molto articolato e impegnativo a cui tengo particolarmente.
    Spero che possa svilupparsi in maniera utile e serena.
    Vi ringrazio in anticipo per la collaborazione.

  2. Come avete visto si tratta di un post incentrato sull’editoria (e, ovviamente, sui libri) alla luce dell’evoluzione (o meglio, dei cambiamenti) in atto.
    Un nuovo capitolo che si aggiunge a quelli precedenti già “aperti” su questo blog…
    – ottobre 2006: self-publishing e Lulu
    – marzo 2007: la rivoluzione Internet
    – gennaio 2008: editoria a pagamento
    – ottobre 2009: Oronzo Macondo
    – giugno 2011: l’e-book e (è?) il futuro del libro

  3. Vorrei riprendere le fila delle discussioni già avviate in precedenza, concentrandomi sul fenomeno del self-publishing ulteriormente sviluppatosi anche in seguito alla crescita de “ilmiolibro”.

  4. Primo punto (a beneficio di chi non lo sapesse): cosa deve intendersi per self-publishing? (in italiano “auto-editoria”, “auto-pubblicazione”, “auto-edizione”… oppure, “libro-fai-da-te”).
    Su Wikipedia Italia esiste la voce “Autoedizione“.
    L’ho riportata sul post.

  5. Interessante è anche la “questione linguistica”…
    Sul sito della Treccani alla voce Self-publishing potete leggere un interessante articolo sull’uso della terminologia inglese.
    L’ho segnalato nel post (riportando il “passaggio” saliente)…

  6. Concentriamoci comunque sull’argomento “autoedizione” o “self-publishing” (indicatelo pure come preferite).

    Cosa è cambiato rispetto all’ottobre 2006 (riferimento al mio vecchio post)? Probabilmente, come già accennato, è cambiata la dimensione del fenomeno. Il fatto, cioè, che il numero degli utilizzatori della autopubblicazione è aumentato a dismisura. È questo un bene o un male?

  7. Prima di invitarvi a discuterne insieme, prendendo – se volete – come spunto le domande poste, vi invito a dare un’occhiata agli articoli che vi segnalo di seguito.

  8. Self-publishing/ Anche il ruolo degli agenti letterari cambierà... L'intervista a Tettamanti (Grandi&Associati) (di Antonio Prudenzano - da Affari Italiani del 24/8/2011) ha detto:

    Self-publishing/ Anche il ruolo degli agenti letterari cambierà… L’intervista a Tettamanti (Grandi&Associati) (di Antonio Prudenzano – da Affari Italiani del 24/8/2011)

    http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/self_publishing_nuovi_scenari_editoria_stefano_tettamanti240811.html

  9. "Dimmi che cosa scrivi (e pubblichi) e ti diro' chi sei. Quando uno scrittore incontra l'editore: ritratto mobile del tempo che stiamo vivendo" di Giorgio Vasta (La Stampa del 15/9/2011) ha detto:

    “Dimmi che cosa scrivi (e pubblichi) e ti diro’ chi sei. Quando uno scrittore incontra l’editore: ritratto mobile del tempo che stiamo vivendo” di Giorgio Vasta (La Stampa del 15/9/2011)
    http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=11526756

  10. Cosa ne pensate della “intromissione” di Amazon nel campo dei libri e dell’editoria?
    (Dicono ad Amazon: “dopo aver dimostrato ai lettori che non hanno bisogno di librerie, adesso incoraggiamo gli scrittori a bypassare gli editori“. A tal proposito vi consiglio di leggere l’articolo di Alessandra Farkas pubblicato sul Corriere della Sera del 18 ottobre. Lo trovate sul post.)

  11. A proposito di editoria: quali sono ruoli e compiti dell’editore?
    (A questa domanda risponde l’editore della e/o, Sandro Ferri, con il suo volumetto “I ferri dell’editore”. Sul post trovate una interessante videointervista)

  12. Un’ultima domanda…
    Cosa pensereste se decidessi di auto-pubblicare il secondo volume di “Letteratitudine, il libro“, ricorrendo (per esempio) a Lulu o a ilmiolibro, anziché a un editore tradizionale?
    Ci sto pensando un po’ su. Il primo volume (pubblicato da Azimut) è uscito nel dicembre 2008. Da allora sono passati tre anni (ma è come se ne fossero passati quindici, considerata la velocità dei cambiamenti).
    Quando pubblicai quel volume c’era un “elemento” di novità… perché (credo) segnava una fase di passaggio.
    Non credo che avrei difficoltà a “trovare” un editore interessato a pubblicare un nuovo lavoro di questo tipo. Tuttavia mi piacerebbe che quel volume rimanesse… come dire… “unico”.
    Ma al tempo stesso mi piacerebbe poter disporre di una sorta di “atti letteratitudiniani”: una rassegna “sintetica” delle più interessanti discussioni svolte nel periodo di riferimento. E mi piacerebbe averla in forma cartacea (oltre che, magari, in pdf o in formato e-book) e metterla a disposizione dei frequentatori del blog e di tutti coloro che ne fossero interessati.
    Da qui, l’idea di utilizzare il canale “Lulu” o “Ilmiolibro”.
    Cosa ne pensate?
    Cosa mi consigliate?

    Ci terrei molto al vostro parere.

  13. Fine dei commenti a raffica.
    Chiedo venia… ma servono per indirizzare la discussione.
    Nella speranza che abbiate la possibilità di intervenire e di esprimere le vostre opinioni, auguro a tutti voi una serena notte.

  14. ma quanti anni ci hai messo per mettere su ‘sto post?
    spero che ci darai qualche settimana per leggere tutta ‘sta roba che hai linkato!

  15. ovviamente scherzo. il post è bellissimo e hai fatto un lavoraccio notevole e certosino, come sempre. comunque, data l’ora tarda, dirò la mia domani sera. ciao.

  16. 1. Cosa ne pensate del self-publishing (o autoedizione)?

    Molto meglio della pubblicazione a pagamento. E’ una stamperia. Ognuno ci può andare. Si può stampare un potenziale capolavoro o un libro dove vengono riprodotte in sequenza le cinque vocali aeiou dalla prima all’ultima pagina.
    E’ solo un mezzo. Non penso che qualcuno comprerà mai il libro delle vocali, però non è escluso che qualcosa di buono possa venirne fuori.
    Del resto mi pare che i grossi gruppi editoriali stiano guardando con attenzione i siti di self publishing, in alcuni casi organizzando iniziative vere e proprie.

  17. 2. Quali sono, a vostro avviso, i pro e contro del “fenomeno”?
    E’ un mezzo di (auto)pubblicazione democratica (non linciatemi se uso questo termine!). Può dare possibilità di essere letti come “primo passo” per approdare alla vera editoria.
    Il contro? Nella massa di testi non è facile che un testo di qualità venga davvero notato.

  18. 3. Che connessione c’è (ammesso che ci sia) tra il fenomeno della “editoria a pagamento” e quello del “self-publishing”?
    Secondo me il self publishing frena l’editoria a pagamento. Perché spendere un capitale se posso pubblicarmi le mie 5 copie, quelle che m’interessano, con pochi euro?

  19. 4. Come sta cambiando l’editoria alla luce dello sviluppo di questi nuovi fenomeni?
    Gli editori e gli addetti ai lavori si sentono minacciati dal self publishing. Ma se credono nel loro lavoro e nel fatto che la qualità prevale sempre, perché temere il fenomeno?

  20. 5. Cosa ne pensate della “intromissione” di Amazon nel campo dei libri e dell’editoria?
    Bisognerà farci i conti. Tutti e in tutto il mondo. E’ una realtà in espansione. Inutile fingere che non ci sia.

  21. 6. A proposito di editoria: quali sono ruoli e compiti dell’editore?
    Selezionare i testi, fare da “filtro” tra scrittore e lettore, promuovere il testo, assicurarne la distribuzione, la visibilità, la presenza in libreria.
    Tutti gli editori sono davvero capaci di fare questo?
    E se non ci riescono, sono editori?

  22. 7. cosa pensereste se decidessi di auto-pubblicare il secondo volume di “Letteratitudine, il libro“, ricorrendo (per esempio) a Lulu.com o a ilmiolibro, anziché a un editore tradizionale?
    Penserei bene. Sono d’accordo con quello che hai spiegato nel tuo post di prima, collegato a questa domanda.
    Fa’ quel che pensi sia meglio per te.
    Ciao Massi. Ciao a tutti.

  23. per il momento ho solo avuto la possibilità di sentire l’intervista a Sandro Ferri senza leggere gli articoli proposti.
    Quello che dice Ferri è convincente. Lo condivido.

  24. Buongiorno a tutti ed a Massimo in particolare (un “lavoraccio”, questo post!).
    Gli argomenti trattati sono da addetti ai lavori e piano piano leggerò tutte le autorevoli opinioni che sono state proposte attraverso i link.
    Provo comunque a dire la mia prendendo spunto dalle domande.

  25. 1. Cosa ne pensate del self-publishing (o autoedizione)?
    Come ha già detto Vale, è solo un mezzo. Dipende da come si usa. Il fatto (forse) è che dà l’illusione a tutti di essere scrittori. Non basta riempire un file di parole e poi stamparlo per essere scrittori.
    Però non bisogna dare per scontato nemmeno il contrario. Cioè è possibile che il mezzo sia usato da gente che sappia scrivere davvero bene. In questo caso il mezzo potrebbe anche essere un trampolino di lancio per approdare all’editoria tradizionale.

  26. 2. Quali sono, a vostro avviso, i pro e contro del “fenomeno”?
    In parte ho già risposto.
    Il principale “pro”: ognuno ha una chance di vedere stampato il proprio libro senza spendere un capitale.
    Il principale “contro”: chiunque si autopubblica si considera scrittore, ma se tutti sono scrittori significa che non ci sono più scrittori… né lettori (questo è un altro punto).

  27. 3. Che connessione c’è (ammesso che ci sia) tra il fenomeno della “editoria a pagamento” e quello del “self-publishing”?
    Meglio ricorre al selfpublishing che all’editoria a pagamento. Anche perché così si evita di dilapidare un patrimonio per realizzare un proprio sogno (o una propria fissazione).
    Sì, sono d’accordo anch’io:la crescita del selfpublishin potrebbe contrastare il fenomeno dell’editoria a pagamento.

  28. 4. Come sta cambiando l’editoria alla luce dello sviluppo di questi nuovi fenomeni?
    Come sta cambiando, non saprei dirlo con esattezza. Ma i segnali di cambiamento sono tanti: l’ebook, il selfpublishing, la vendita di libri on line, la presenza di giganti della rete.
    C’è tutto un mondo in cambiamento. Non è facile prevederne gli esiti.

  29. 5. Cosa ne pensate della “intromissione” di Amazon nel campo dei libri e dell’editoria?
    Non so che dire. Però mi viene in mente questo. Se Amazon, ad un certo punto, paga i migliori editor e i migliori addetti ai lavori, si dà una forma strutturale più consona all’editoria, acquisisce i diritti di libri belli scritti da bravi autori, a parte la concorrenza all’editoria tradizionale (che potrebbe essere una questione che non riguarda più di tanto noi lettori), dove sta il problema?

    6. A proposito di editoria: quali sono ruoli e compiti dell’editore?

  30. 6. A proposito di editoria: quali sono ruoli e compiti dell’editore?
    Come è stato detto, scegliere i testi, migliorarli con l’editing, stamparli, garantirne distribuzione e visibilità. Credo siano questi.
    Ma vale quanto già detto nella risposta 5.

  31. Per quanto riguarda Letteratitudine-Libro ti consiglio di fare quello che ritieni sia meglio. Sei un addetto ai lavori e conosci la realtà in cui ti muovi meglio di altri.
    Chi meglio di te?
    Ciao a tutti.

  32. 1. Cosa ne pensate del self-publishing (o autoedizione)?
    Nel digitale è un modo rapido ed economico per pubblicare un libro e mettersi in gioco. Dato l’abbattimento di costi e prezzi per la produzione di ebook, presto l’autopubblicazione di carta sarà un fenomeno decisamente marginale rispetto alla sua declinazione digitale.

    2. Quali sono, a vostro avviso, i pro e contro del “fenomeno”?
    I pro sono di veder pubblicato e messo in vendita il proprio libro, in modo da cominciare a riscuotere consensi e anche soldi per il proprio lavoro. I contro si concentrano nel venir meno della figura di un editore, del suo lavoro sul testo e del modo in cui può indirizzare la crescita dell’autore e sostenerlo sul mercato.

    3. Che connessione c’è (ammesso che ci sia) tra il fenomeno della “editoria a pagamento” e quello del “self-publishing”?
    Il self publishing è una pratica onesta: nessuno ti chiede soldi e nessuno ti promette più di quanto ha intenzione di darti. L’editoria a pagamento è, in molti casi, una truffa che gioca sulle ambizioni e le presunzioni, quindi sulle debolezze, delle persone.

    4. Come sta cambiando l’editoria alla luce dello sviluppo di questi nuovi fenomeni?
    Nel digitale l’editore non ha più un ruolo determinante sulla distribuzione del libro e deve quindi essere in grado di rimodulare il proprio mestiere, investendo in quello che può ancora essere il valore aggiunto che un editore è in grado di dare rispetto all’autopubblicazione, soprattutto per gli esordienti (e mi riferisco ai “contro” della risposta alla domanda 2). La proposta editoriale nel digitale si libera anche del concetto di “occupazione di spazi” e quindi potrebbe ridursi il ruolo del best seller a vantaggio di un maggior numero di titoli. La distribuzione online sposta il mercato nel web e quindi amplifica il valore di blog, siti, riviste e webzine che propongono letture con una logica autonoma e svincolata dall’industria libraria.

    5. Cosa ne pensate della “intromissione” di Amazon nel campo dei libri e dell’editoria?
    Amazon ha intuito la portata del cambiamento prima degli editori, e ha proposto un modello di editoria intesa come “servizi all’autore” che inverte il rapporto tra editore e autore in un modo in cui non è più l’autore a proporsi all’editore ma viceversa.

    6. A proposito di editoria: quali sono ruoli e compiti dell’editore?
    Selezionare testi validi da proporre ai propri lettori, evitando loro di annegare nel mare infinito delle autopubblicazioni e offrendo testi con garanzia di qualità. Intervenire sul testo per migliorarlo, suggerire all’autore come renderlo migliore, instaurare un rapporto con l’autore indirizzandone e favorendone la crescita. Sostenere i libri proposti creando interesse attorno a essi, promuoverli.

    7. Un’ultima domanda: cosa pensereste se decidessi di auto-pubblicare il secondo volume di “Letteratitudine, il libro“, ricorrendo (per esempio) a Lulu.com o a ilmiolibro, anziché a un editore tradizionale?
    Consiglierei di pensare piuttosto a un’edizione in ebook (magari in formato epub e senza drm): il lettore si compra solo il testo e lo paga molto meno, se poi qualcuno se lo vuole stampare e rilegare può farlo per conto proprio.

  33. 1. Cosa ne pensate del self-publishing (o autoedizione)?
    In effetti è un fenomeno antico… se pensiamo alla figura dell’editore questa è venuta certamente dopo quella dell’autore e dello scriba… con la nascita delle botteghe di copisti nacqua poi la figura immprenditoriale dell’editore che spesso deteneva, diciamo così, i diritti di smercio del testo, spesso stravolto, travisato per esigenze di mercato e sul quale l’autore perdeva di fatto ogni controllo. La normativa sui diritti d’autore è nata dopo… oggi invece si tende grazie ad Internet ad abbattere qualunque tipo di barriera – blog, siti, social network insegnano – e quindi i costi di produzione, ad evitare nella “filiera” del libro di impantanarsi nelle figura dell’editore, dell’agente, dell’editor, del distributore…
    Può essere positivo perché il processo passa da verticale ad orizzontale, quindi anche più democratico, ma certo presenta anche delle ombre.

    2. Quali sono, a vostro avviso, i pro e contro del “fenomeno”?
    L’editore, a parte le becere figure di chi approfitta del desiderio di vedere il proprio nome sulla copertina d’un libro ad ogni costo, dovrebbe avere la funzione di promotore ed organizzatore di cultura, di filtro…
    Profluvie di testi anche sgrammaticati, che ignorano anche le più elementari regole della sintassi, invadono già il cyberspazio e quindi oggi un lettore poco esperto può essere confuso e disorientato.
    I pro: democratizzazione, abbattimento dei costi, semplificazione della filiera editoriale.
    Staremo a vedere.
    Il copyleft e l’evoluzione delle leggi sul diritto d’autore complicano la situazione.

    3. Che connessione c’è (ammesso che ci sia) tra il fenomeno della “editoria a pagamento” e quello del “self-publishing”?
    Concordo con Riccardo Bruni… spesso il self publishing è anche un modo per ridare vita ad un testo uscito fuori commercio e non più editato. Un modo per rendersi visibili, provare a conquistarsi un posto al sole…
    L’editoria a pagamento dovrebbe a mio parere essere regolamentata per legge: un tipografo che stampa qualsiasi cosa per profitto non è l’editore che sceglie di investire su un progetto.

    4. Come sta cambiando l’editoria alla luce dello sviluppo di questi nuovi fenomeni?
    Si tratta di una rivoluzione simile a quella provocata da Gutenberg… l’arte nel periodo massimo della riproducibilità tecnica.
    Offerta sbalorditiva a fronte di un consumo variagatissimo…
    Ruolo fondamentale della Rete.
    5. Cosa ne pensate della “intromissione” di Amazon nel campo dei libri e dell’editoria?
    Anche questa una rivoluzione copernicana.

    6. A proposito di editoria: quali sono ruoli e compiti dell’editore?
    Filtro, garanzia di qualità, cura dei testi, supporto all’autore, linea culturale.
    Ci troviamo in una fase di big bang editoriale: miriadi di testi… in cui ci si può perdere, in cui il capolavoro annega nel mare magnum di tanti testi scritti…

    7. Un’ultima domanda: cosa pensereste se decidessi di auto-pubblicare il secondo volume di “Letteratitudine, il libro“, ricorrendo (per esempio) a Lulu.com o a ilmiolibro, anziché a un editore tradizionale?
    Credo anche io che la soluzione e-book sia la più “economica” e forse moderna: chi vuole potrà decidere di utilizzare un e-book reader o stampare tranquillamente il libro.
    In bocca al lupo, Massi!
    🙂

  34. La realtà e’ complessa e cambia troppo velocemente. Difficile barcamenarsi e dare risposte univoche. Il mondo post 2000 cambia e cambia in fretta. Cambia per tutti e cambia anche per il sistema editoriale che forse oggi stenta a riconoscersi. Una cosa e’ certa. Chi non sa leggere il proprio tempo rischia di rimanere indietro. Questo vale per tutti i settori, anche per l’editoria.

  35. Caro Massi,
    interessantissimo l’argomento! Sollecita riflessioni “a caldo”, anche perchè è in rapida e continua evoluzione.
    Innanzi tutto penso che se da un lato il self publishing può aiutare a evitare l’editoria a pagamento, resta il problema del destino del libro, un destino successivo alla sua pubblicazione.
    Non è cioè scontato che l’auto pubblicazione coincida con una lettura effettiva del testo da parte del pubblico. Quindi, a parte la pubblicazione vera e propria, sorgono problemi successivi.
    Ci sono delle belle eccezioni, certo, casi di esordienti che con il self publishing hanno non solo aggirato l’ostacolo dell’editore, ma anche della distribuzione.
    Ma si tratta di ipotesi in cui l’autore ha messo in atto una vera e propria “strategia” di comunicazione. Ha cioè creato aspettativa, ha disseminato indizi, è riuscito insomma a far crescere un’attesa, poi ben riuscita perchè si trattava di autori di talento.
    C’è il caso di Samuel Gusso, che prima di scrivere si è proposto su facebook come libro e ha contattato i potenziali lettori con una trovata geniale e divertente, oltre che stimolantissima… si presentava infatti come libro potenziale, prendeva il soggetto contattato per mano e gli domandava:”Ciao, sono un libro che deve ancora nascere…vuoi sapere qualcosa di me”?
    Oppure il caso di Pietro De Viola, che ha messo in atto simile strategia comunicativa e di “lancio”, precedendo l’uscita di “Alice senza niente” con booktrailer, contatti e una notevole pianificazione.
    Si tratta di un autore capacissimo, che – grazie al suo talento – è poi riuscito a catturare 20.000 lettori.
    Quindi credo che gli ingredienti per la risucita del self-publishing siano tanti e non shematizzabili. Innanzi tutto la vera forza motrice della vita: LE IDEE, LA FANTASIA, LA CREATIVITA’.
    Non è il singolo mezzo a creare il caso, a mio avviso, ma è anche la ricchezza di spunti e piani che chi lo utilizza riesce a toccare.
    Ciao, socio!

  36. Pero’ aggiungo che non basta pubblicare con ilmiolibro per dirsi scrittori. Così come non basta aprire un marchio editoriale per dirsi editori.
    Quanti editori pubblicano senza affidarsi a un distributore e a un promotore?
    Quanti editori pubblicano senza riuscire ad arrivare in libreria?

  37. e già. ben detto cara stefania. la sicilia pullula di piccolissimi editori che non hanno un distributore nazionale e che non entrano in libreria. in fondo, dunque, pubblicare con loro o con self publishing non farebbe grande differenza. anzi, forse, stimolerebbe l’autore ricco di idee a darsi da fare e a inventarsi qualcosa, invece di sperare che il proprio libro sia portato tra gli scaffali….vero è che tanti testi di piccolissimi editori possono essere acquistati on line…ma resta il solito problema: come suscitare l’interesse del lettore? facebook può aiutare ma ricordiamoci che è stracolmo di persone che vogliono scrivere, i cui eventi si annullano a vicenda e che non è che una vetrina sovraffollata e spesso molto vanitosa in cui districarsi…tutti si autopromuovono, ma alla fine chi riuscirà a farsi davvero ascoltare? mha…

  38. Non saprei che dire. Appartengo alla specie dei lettori-non scrittori. In linea di massima non comprerei un libro che non e’ pubblicato da un editore tradizionale, proprio perché mi fido di quel ruolo di filtro e selezione di cui si diceva.
    Se pero’ un autore che stimo e conosco (perché l’ho già letto) dovesse propendere per l’autopubblicazione, allora il discorso sarebbe diverso.
    Ciao a tutti.

  39. a domande, rispondo.
    1. Cosa ne pensate del self-publishing (o autoedizione)?
    Secondo me non è nulla più che una forma più automatica e innovativa della vecchia classica soluzione di rivolgersi al tipografo vicino casa.
    A proposito, qualcuno ha pensato al destino dei tipografi tradizionali?

  40. 2. Quali sono, a vostro avviso, i pro e contro del “fenomeno”?
    Pro: stampare sarà più veloce, più semplice, meno costoso.
    Contro: i pro potrebbero spingere molta più gente che in passato a stampare robaccia inutile.

  41. 3. Che connessione c’è (ammesso che ci sia) tra il fenomeno della “editoria a pagamento” e quello del “self-publishing”?
    Non saprei. Chi vuole un marchio editoriale a tutti i costi credo che continuerà a pagare, rivolgendosi agli editori a pagamento.

  42. 4. Come sta cambiando l’editoria alla luce dello sviluppo di questi nuovi fenomeni?
    Troppo da addetti ai lavori questa domanda. Non so rispondere.

  43. 5. Cosa ne pensate della “intromissione” di Amazon nel campo dei libri e dell’editoria?
    Se Amazon pubblicherà libri di qualità ne penserò bene. Altrimenti ne penserò male.
    Scusate la semplificazione.

  44. 6. A proposito di editoria: quali sono ruoli e compiti dell’editore?
    Scegliere cosa pubblicare, assumendosi i rischi d’impresa, e proporla al popolo dei lettori.

  45. Sulla domanda 7 dico. Se ci sono editori disponibili a pubblicare questo volume, perché non darlo a loro? Se decidono di pubblicarla evidentemente riterranno che ci sia una qualche convenienza. O no?

  46. 1. Cosa ne pensate del self-publishing (o autoedizione)?
    *A me sembra che si legga poco comunque. Però, riferendomi alle risposte di Simona, penso al grado di coinvolgimento del lettore, sia che, entrato in una libreria, si lasci avvincere dalle copertine e dai titoli, sapendo o non sapendo degli autori, sia che venga catturato dalla sapiente presentazione di un e-book in rete.

    2. Quali sono, a vostro avviso, i pro e contro del “fenomeno”?
    *I punti a favore sono che si è svincolati dalle case editrici. Quelli a sfavore sono la difficoltà a farsi conoscere, e a diffondere capillarmente la propria opera.

    3. Che connessione c’è (ammesso che ci sia) tra il fenomeno della “editoria a pagamento” e quello del “self-publishing”?
    *L’editoria a pagamento è un fenomeno che, grazie alla rete e al proliferare di scrittori o aspiranti tali nel nostro paese, si è largamente diffuso. Molte piccole case editrici sono nate proprio per sfruttare questo filone e il risultato è che oggi più che mai si scrive molto e si legge poco.

    4. Come sta cambiando l’editoria alla luce dello sviluppo di questi nuovi fenomeni?
    *Forse già una rivoluzione editoriale è in atto, dico forse perché non conosco le strategie dei grandi editori ma, se le cose stessero veramente così, vorrebbe dire che il fenomeno non potrà essere ignorato nemmeno dai colossi della carta stampata.

    5. Cosa ne pensate della “intromissione” di Amazon nel campo dei libri e dell’editoria?
    (Dicono ad Amazon: “dopo aver dimostrato ai lettori che non hanno bisogno di librerie, adesso incoraggiamo gli scrittori a bypassare gli editori“).
    *Bisognerebbe valutare statisticamente se, rispetto a una popolazione da sensibilizzare alla lettura, siano ancora in pochi a usare il pc. Potrebbe essere un buon sistema qualora se ne diffondesse l’uso come strumento di apprendimento scolastico.

    6. A proposito di editoria: quali sono ruoli e compiti dell’editore? Con riferimento a quest’ultima domanda, segnalo la recente pubblicazione di Sandro Ferri (l’editore delle edizioni e/o), intitolata I ferri dell’editore. Sul post troverete una videointervista a Ferri molto interessante.
    *Molto interessante l’intervista, le risposte di Ferri esaustive danno la giusta informazione sugli impegni editoriali, scelte,costi, promozione, diffusione, ecc… Chiedo: per ridurre i costi dei materiali si potrebbe usare carta riciclata? La promozione credo che sia indispensabile.

    7. Un’ultima domanda: cosa pensereste se decidessi di auto-pubblicare il secondo volume di “Letteratitudine, il libro“, ricorrendo (per esempio) a Lulu.com o a ilmiolibro, anziché a un editore tradizionale? Ci sto pensando un po’ su (e vi spiegherò il perché nel corso della discussione); ma mi piacerebbe leggere le vostre impressioni in proposito…
    *Perché no? Se questo servisse a contenere i costi e alla diffusione.

    Cari saluti a Massimo, Simona, e a tutti gli altri – cristina

  47. Egr. dott Maugeri
    faccia un po’ capire anche a un vecchietto attempato come me. Ho letto i contributi che lei ha proposto più su, caro ragazzo. E mi complimento per queste pagine che riesce a creare, così ricche di rimandi e sottotesti. Veri e propri gioielli, non c’è che dire. In passato le avrei definite summe della sapienza. Ma sono termini in disuso, lo vedo bene. Ora va l’inglese, non il latino. E però, questo inglese così contratto ha i suoi pro, devo ammetterlo (anche se io sono della vecchia guardia e da buon combattente ho assimilato un po’ di tedesco e molto francese. Quella sì che era una lingua romantica!)…
    Ma torniamo a noi.
    Dai suoi contributi mi par di comprendere che le grandi case editrici usano il self publishing come mezzo per reclutare esordienti o talenti letterari.
    Poi, però, continuano il loro ruolo di mediatori, curatori e rifinitori del testo.
    Sotto questo aspetto l’editoria non sarebbe destinata a finire, ma ad integrarsi, semmai, a queste nuove realtà mediatiche.
    Sbaglio?
    Mi faccia sapere, caro ragazzo.
    Sono ben curioso di vedere quale altra diavoleria il mondo nuovo mi proporrà prima di morire.
    Son passato da tutto: elettrodomestici, televisione, tv private e ora internet. Ma nessuno mi aveva mai tolto i libri.
    Pensavo fossero un buon punto fermo.
    Chissà.
    Mi abbia sempre suo
    Prof. Emilio

  48. Riporto un passo letto tra i contributi inseriti da Massimo:
    A proposito di colossi come Amazon o Apple.
    …….”A essere occultati sono i rapporti di classe, di proprietà, di produzione: se ne vede solo il feticcio. E allora torna utile il Karl Marx delle pagine sul feticismo della merce :

    «Quel che qui assume per gli uomini la forma fantasmagorica di un rapporto fra cose è soltanto il rapporto sociale determinato fra gli uomini stessi.»
    “Forma fantasmagorica di un rapporto tra cose”. Come i computer interconnessi a livello mondiale. Dietro la fantasmagoria della Rete c’è un rapporto sociale determinato, e Marx intende: rapporto di produzione, rapporto di sfruttamento.
    Su tali rapporti, la retorica internettiana getta un velo. Si può parlare per ore, giorni, mesi della Rete sfiorando solo occasionalmente il problema di chi ne sia proprietario, di chi detenga il controllo reale dei nodi, delle infrastrutture, dell’hardware. Ancor meno si pensa a quale piramide di lavoro – anche para-schiavistico – sia incorporata nei dispositivi che usiamo (computer, smartphone, Kindle) e di conseguenza nella rete stessa.
    ——–
    Ora, la medesima riflessione non può essere estesa ai nuovi modi di fare editoria da parte dei colossi?
    Chiedo a te, Massimo.
    Un carissimo saluto. Anche se non lascio traccia, ti leggo sempre con moltissimo interesse. Complimenti per il tuo ottimo lavoro.
    Renata

  49. 1. Cosa ne pensate del self-publishing (o autoedizione)? E’ l’unico modo concesso a noi mortali per pubblicare

    2. Quali sono, a vostro avviso, i pro e contro del “fenomeno”? I pro sono che finalmente trovi il modo di mettere allo scoperto il tuo libro senza compromessi e fregature. I contro sono la poca pubblicità

    3. Che connessione c’è (ammesso che ci sia) tra il fenomeno della “editoria a pagamento” e quello del “self-publishing”? Se trovi un buon self-publisher nessuno. Io con ILMIOLIBRO mi trovo benissimo

    4. Come sta cambiando l’editoria alla luce dello sviluppo di questi nuovi fenomeni? Sta cambiando nel senso che gli editori non ti fregano più, sei tu che freghi loro.

    5. Cosa ne pensate della “intromissione” di Amazon nel campo dei libri e dell’editoria? Frequento poco amazon

    6. A proposito di editoria: quali sono ruoli e compiti dell’editore? Dovrebbero essere quelli di cercare il talento e dare una chance anche agli sconosciuti, invece di dire cazzate come ha fatto quell’editore palermitano (non Sellerio) che ha dichiarato che, a parte Camilleri, in Sicilia non ci sono talenti di scrittura. E tu che ne sai??? Ti sei mai sforzato di scoprirlo???

    7. Un’ultima domanda: cosa pensereste se decidessi di auto-pubblicare il secondo volume di “Letteratitudine, il libro“, ricorrendo (per esempio) a Lulu.com o a ilmiolibro, anziché a un editore tradizionale?
    Se è bello lo comprerei volentieri, se è brutto lo lascerei perdere… sia che fosse con Lulu o con Mondadori. Il libro di Margaret Mazzantini “MANOLA” dopo tre capitoli l’ho gettato nel cassonetto della carta da riciclare…l’editore famoso non fa un buon libro.

    Si capisce che sono incazzata???

  50. Chi (tra quelli che amano scrivere), non vorrebbe essere pubblicato, ma pubblicato davvero? E’ ovvio che la casa editrice affascina, ammalia, gratifica… ma chi può arrivarci? Come scrive Grazia, ilmiolibro.it è un posto tranquillo, io mi ci trovo bene. Ho la mia vetrina, i miei libri vengono commentati, gironzolano on-line e, addirittura, se ne vende qualche copia. Questo non vuol dire che ho smesso di spedire manoscritti, ci si prova sempre e ci si spera ancora. Ma, Massimo, se tu dovessi decidere di autopubblicare “Letteratitudine 2”, faresti bene. Non fosse altro che per evitare una pessima casa editrice, quale Azimut. Ho avuto esperienze di altre pubblicazioni a pagamento, ma, credimi, squallida come con Azimut, mai. Viva ilmiolibro.

  51. Buongiorno a tutti. Vi ringrazio di cuore per i commenti pervenuti (e stasera interverrò per rispondere ad alcune domande a me rivolte: quelle del prof. Emilio e di Renata Mangiagli in particolare).
    Ma come sempre, avrò modo di ringraziarvi personalmente uno per uno.

  52. Per il momento replico soltanto al commento di Lauretta (qui sopra).
    Grazie per essere intervenuta, Lauretta. Non so che tipo di esperienze hai avuto con Azimut (ovviamente ti assumi le responsabilità di quanto affermi), ma ti posso assicurare che per quanto riguarda le mie pubblicazioni (ovvero, “Letteratitudine, il libro” e “Roma per le strade 2) è proprio l’opposto: mi sono trovato benissimo e ho avuto modo di lavorare con gente di grande serietà e professionalità.
    Peraltro, l’anno scorso Azimut ha pubblicato autori come Luigi Romolo Carrino e, in passato, ridato spazio ad autori storici come Renzo Rosso.
    Non mi risulta che Azimut abbia mai chiesto contributi. In tal senso, oltre alla mia esperienza, posso fare affidamento a quella di tanti autori che conosco e che hanno pubblicato con la suddetta casa editrice. E non è un caso che, di recente, Azimut abbia avuto problemi finanziari, così come moltissimi piccoli editori (a differenza di altri che chiedono “contributi”).
    Comunque spero tanto che Azimut possa tornare “in pista” al più presto.
    Tanti auguri agli amici azimutiani!

  53. Il motivo per cui vorrei evitare di affidare “Letteratitudine, il libro – vol. II” (ammesso che decida di farlo uscire) l’ho spiegato sopra.
    (Commento dell’8 novembre 2011 alle 10:46 pm ).

  54. da quel che mi è dato sapere la posizione degli addetti ai lavori sul self-publishing non è univoca. alcuni gruppi editoriali, al contrario, guardano al fenomeno con attenzione nella speranza di scoprire nuovi talenti. ricordo la recente iniziativa della casa editrice Feltrinelli e della scuola Holden.
    comunque che piaccia o no difficilmente si tornerà indietro.

  55. la questione Amazon è diversa, perché davvero rischia di rivoluzionare il sistema.
    e qui davvero gli editori, anche i grossi, sono molto preoccupati.
    e dal loro punto di vista hanno ragione ad esserlo!
    saluti.

  56. ho letto un bel po’ degli articoli proposti con i link. due considerazioni
    1. il fenomeno come e’ stato detto e’ complesso. difficile liquidarlo in poche frasi
    2. l’opinione e’ condizionata dalla posizione che si ricopre.
    chi ha un romanzo nel cassetto ed ha difficoltà a pubblicare avrà probabilmente un’opinione diversa da quella dell’autore affermato.
    banale, ma vero.

  57. Il selfpublishing e’ una novità positiva. Consente a chi non ha la possibilità di accedere all’editoria classica, di pubblicare i propri lavori. Poi la selezione avverrà naturalmente. Un libro scarso non avrà mai nessuna possibilità di emergere. Quando dico scarso, faccio riferimento a parametri oggettivi, non al semplice gusto personale. Solo i migliori andranno avanti.

  58. Massimo: vuoi sapere quanto ho pagato?
    Magari questa non è la sede, mi rendo conto che questo spazio non è quello idoneo e poi non voglio annoiare nessuno piangendomi addosso e non era nelle mie intenzioni insultare qualcuno attraverso questo blog. Ovvio, comunque, che mi assumo la responsabilità di quanto ho affermato. Quando vuoi, in altro spazio, posso raccontarti come stanno le cose.

  59. Quello che dice Loretta mi sembra insensato. Non credo che andranno avanti i migliori. Non andrà avanti nessuno, o quasi. Le possibilità che ha un autore di emergere con l’autopubblicazione sono pari a quelle che ha un cantante/musicista che pubblica su youtube il video musicale di un brano autoprodotto. Cioè, prossime allo zero. O quasi.

  60. Gentile Alberto, lei mi sembra alquanto pessimista. Non dico che sia facile spuntarla, ma qualcuno ha già parlato di casi di successo. Va bene, saranno dei casi. Ma ci sono stati. E senza il selfpublishing non sarebbero nemmeno nati.

  61. Secondo me è un’operazione illusoria, che soddisfa più che altro le esigenze del proprio ego. Diciamo la verità. Ma se già le possibilità di farsi conoscere e di vendere libri sono scarse per ogni autore che pubblica con la piccola editoria (quella seria), che possibilità può avere un “autoautore” o “autoscrittore”?

  62. Intanto separerei il momento della scrittura da quello della pubblicazione. Che significa “autoautore” o “autoscrittore”?
    I siti che favoriscono il selfpublishing offrono opportunità. Un autore è già tale nel momento in cui scrive un testo. Poi si potrà discutere se è un bravo autore oppure no. Un autore scadente non riuscirà a farcela con il selfpublishing. Un autore bravo ha qualche possibilità.
     

  63. Mettiamo che l’abbia fatto e che nessuno, per vari motivi, gli abbia dato ascolto. Non è possibile che accada? In tal caso ha la possibilità di autopubblicarsi e di autopromuoversi senza incorrere a spese. A me pare una cosa positiva.

  64. Ne approfitto per salutare e ringraziare tutti coloro che sono intervenuti fino a questo momento.
    Ringraziamenti e sauti a: Giacomo Tessani, Vale, Alessandra, Amelia Corsi, Riccardo Bruni, Maria Lucia Riccioli, Stefania, Simona Lo Iacono (ciao, socia!),

  65. Ancora grazie a: terzo anno di lettere moderne, Leo, ernesto di maria, Cristina Bove, il prof. Emilio, renata mangiagli, Grazia Emme, Luca, Lauretta, Loretta, giovanna r., Alberto Milo.
    Grazie a tutti!

  66. @ Renata Mangiagli
    (con riferimento al tuo commento del 9 novembre 2011 h.10:34 pm)
    C’è del vero nel passo che tu citi. Molto spesso si parla di democraticità e libertà della Rete. Ed è vero. La Rete di per sé è neutra… ma quando si insediano i colossi che conosciamo (come Google, Amazon, Facebook, ecc.) è giusto considerare la realtà nel suo complesso (cosa non del tutto facile). La Rete è anche business (ovviamente), è un campo rivilegiato di ricerca dei dati e delle abitudini dei suoi utenti, non è esente né da logiche monopolistiche né da logiche di sfruttamento.
    Entrambe le realtà sono vere e si intrecciano.

  67. Riporto, di seguito, la parte finale del citato post di eFFe

    In conclusione, vorrei abbozzare un percorso di riflessione sul self-publishing che integri e completi i limiti di quello offerto da Carbone, Raveggi, Santoni e Vasta. Per punti:
    1.Chiarezza concettuale: il self-publishing non solo non equivale alla vanity press o al POD, ma nasce e si sviluppa proprio come modello alternativo, da una parte a un’editoria i cui canali di accesso sono sempre più stretti e presidiati, dall’altra all’editoria a pagamento. Unire le tre nozioni in un unico calderone è erroneo e fuorviante.
    2.Contestualizzazione: il self-publishing è un modello che impone un cambio paradigmatico all’editoria che siamo abituati a conoscere, e dunque non può essere compreso senza un’adeguata contestualizzazione sistemica. Bisogna scendere nei dettagli del funzionamento della macchina editoriale, svelarne i meccanismi, raccontarne le logiche: solo così facendo si potrà, per contro, mettere in evidenza i pro e i contro del self-publishing.
    3.Prospettiva analitica: si abbandoni l’ontologia dei soggetti e si guardi alle relazioni: che tipo di rapporto instaura un autore autopubblicato con i suoi lettori? Un aspirante scrittore con gli editori? Uno scrittore affermato con il proprio editore? Dall’analisi puntuale di equilibri e squilibri, differenziali di potere e interesse, vantaggi e svantaggi, emergeranno e si disegneranno gli scenari dell’editoria futura.
    4.Articolazione sfondo/soggetto: posto che il rapporto tra modelli di business nell’editoria e mutazioni culturali è biunivoco, come si estrinseca? In che modo il mercato del libro e i suoi protagonisti influiscono sui processi culturali?

    Queste sono domande di tutti e per tutti. Il Self-publishing Lab se le pone da tempo. E io so che la pluralità di voci e l’abitudine alla dialettica che caratterizza i membri di TQ consentirà lo sviluppo di una discussione feconda. L’obiettivo comune è quello di promuovere la qualità dei libri e delle pubblicazioni.

    eFFe

  68. Mi hanno scritto dall’ufficio stampa di Ibs. Vi riporto il testo della mail perché, in qualche modo, è in tema con questa discussione (viene citata anche Amazon).

    Nel commento a seguire…

  69. +32% per Ibs e Libraccio nel 2011 che confermano la leadership nelle vendite online di prodotti Entertainm​ent ha detto:

    Secondo i dati di Netcomm – Politecnico di Milano presentati oggi nel 2011 il mercato eCommerce cresce del 20% , il comparto dell’Editoria musica e audiovisivi cresce del 35%.

    IBS RESTA IL LEADER NEL SETTORE DEI PRODOTTI ENTERTAINMENT

    IBS.it e LIBRACCIO.it ottengono uno straordinario incremento di ordini del 32%.

    Milano, 10 novembre 2011 – Internet Bookshop Italia (Gruppo Giunti e Messaggerie), http://www.ibs.it, si conferma anche per il 2011 leader sul web nel settore dell’editoria, musica e audiovisivi. Prevede di chiudere il 2011 con ricavi in netta crescita superando i 70 milioni di Euro di fatturato. Nel dato è incluso anche l’eccellente risultato di Libraccio.it, il marchio storico del libro scolastico e d’occasione, sbarcato online grazie alla partnership con IBS nel 2009, che chiude il suo terzo anno a quota 9 milioni di euro con una crescita del 55% rispetto al 2010.

    “La crescita di IBS.it conferma il trend positivo emerso dalla ricerca presentata questa mattina da Netcomm e School of Management del Politecnico di Milano.- ha dichiarato Mauro Zerbini, Amministratore Delegato di IBS.it – I risultati di IBS, affiancati al +35% segnato dal settore Editoria, musica e audiovisivi della ricerca, mostrano come IBS abbia mantenuto il suo ruolo di leadership nella vendita di prodotti legati all’entertainment. Il dato appare ancor più significativo considerando la presenza, da novembre 2010, sul mercato italiano di un operatore come Amazon, in diretta concorrenza con noi su questa tipologia di prodotti. Nonostante l’entrata in vigore a settembre della discussa legge Levi sulla regolamentazione degli sconti sui libri, proprio i libri si dimostrano ancora la merceologia trainante in questo settore, nel quale pesa invece la aumentata disaffezione del pubblico verso i prodotti DVD e CD. Le vendite di prodotti digitali, spinte dalla sempre maggiore diffusione tra gli utenti di device per la lettura di eBook, sono cresciute e il nostro LeggoIBS ha riscosso un importante successo tra il pubblico. I libri in edizione digitale sono oggi 16mila e crescono di mese in mese. Per quanto riguarda la vendita dei libri scolastici, Libraccio.it segna una crescita del 55% confermando l’apprezzamento dei consumatori nei confronti di un servizio semplice, capillare e che risolve l’annoso problema dei libri di scuola, offrendo scelta, rapidità e anche risparmio.”

    A ottobre 2011 IBS ha superato quota 1.600.000 clienti.

    Internet Bookshop Italia si caratterizza per un sistema logistico molto innovativo che può contare sia su un magazzino centralizzato molto ampio, sia su un continuo rifornimento da oltre 1500 fornitori. L’azienda con sede ad Assago dispone di un magazzino di 9.000 mq e uffici di 1.600 mq. I nuovi locali dedicati alle spedizioni sono dotati dei più avanzati sistemi di logistica. Ogni mese partono da Assago oltre 120.000 spedizioni.

  70. Vi ripropongo le prime 6 domande del post a beneficio di chi volesse cimentarsi nelle risposte (e grazie ancora per le opinioni espresse in merito alla domanda n. 7).


    1. Cosa ne pensate del self-publishing (o autoedizione)?

    2. Quali sono, a vostro avviso, i pro e contro del “fenomeno”?

    3. Che connessione c’è (ammesso che ci sia) tra il fenomeno della “editoria a pagamento” e quello del “self-publishing”?

    4. Come sta cambiando l’editoria alla luce dello sviluppo di questi nuovi fenomeni?

    5. Cosa ne pensate della “intromissione” di Amazon nel campo dei libri e dell’editoria?
    (Dicono ad Amazon: “dopo aver dimostrato ai lettori che non hanno bisogno di librerie, adesso incoraggiamo gli scrittori a bypassare gli editori“.)

    6. A proposito di editoria: quali sono ruoli e compiti dell’editore?

  71. Caro Massimo,
    letti gli interventi, tutti interessanti, permettimi di affermare come l’autopubblicazione sia in grado di soddisfare adeguatamente il desiderio soprattutto degli aspiranti scrittori che non riescono per varie ragioni (anche per inesperienza) a “varcare la soglia” di una casa editrice che non sia a pagamento.
    Perché gli aspiranti scrittori sono centinaia di migliaia e le case editrici – non tutte, per carità! – non vogliono o non possono impegnare, benché sostengano il contrario – persone e mezzi nella lettura approfondita dei manoscritti inoltrati appunto dagli aspiranti scrittori o dagli scrittori cosiddetti emergenti. A volte non leggono neppure quelli presentati dagli agenti letterari…
    Pubblicare con editori dal nome altisonante o impegnati e distribuiti davvero nelle librerie, oggigiorno è purtroppo una chimera o una sorta di terno al lotto, se non si è in possesso di un qualche valido “biglietto da visita”.
    Tuttavia esistono certi editori, la gran parte piccoli, che vanno proprio alla ricerca di voci fresche o diverse, e di orizzonti letterari nuovi. Senonché più sono piccoli o piccolissimi più sono selettivi, anche se – a volte – un qualche sostegno (non parlo di danaro) da parte dell’autore sono costretti a richiederlo. Nessuna casa editrice, nessuna azienda, nessuna famiglia può sopravvivere se il conto in banca è in profondo rosso…
    Adesso le cose stanno cambiando nel mondo dell’editoria, e stanno cambiando i sistemi delle relazioni sociali, dell’informazione, della pubblicità e della promozione, anche culturale. Troppo rapidamente. Creando frenesie inaspettate, sollecitando ambizioni, brame, abbattendo muri o steccati rigidi o invalicabili, aprendo altri spazi e “mercati” delle idee. La fantasia e la creatività spesso si confondono con l’anarchia, ovvero con l’assenza di regole e di canoni, e di filtri, dicendola giustamente con Sandro Ferri.
    Ma nell’anarchia o nel “mucchio” spuntano sempre alcuni autori talentuosi, alcuni leader capaci e persino agguerriti. D’altronde, i siti e i portali dell’autopubblicazione lo dimostrano.
    Per finire, ci chiedi un consiglio su dove pubblicare il secondo volume di Letteratitudine, il libro? Su un portale come – per esempio – ilmiolibro, ti rispondo. A malincuore, però, giacché ho molto apprezzato il primo volume pubblicato da Azimut e io personalmente preferisco i libri cartacei: hanno un fascino straordinario, evocano bei ricordi, danno emozioni “durature”. Ma le cose stanno appunto cambiando.
    Un saluto cordiale a te e a tutti i lettori.

  72. Ho letto con molto piacere l’articolo di Giuseppe Granieri. Mi pare che affronti le problematiche in maniera completa. Ciao a tutti.

  73. Sono d’accordo con quanto ha scritto Ausilio Bertoli. Le piccole case editrice non hanno vita facile in questo periodo. Eppure è importante che esistano proprio per assicurare la pluralità e diversità delle voci.
     

  74. Per quanto riguarda il selfpublishing sono d’accordo sul fatto che freni l’editoria a pagamento.
    Però qui farei un distinguo.
    Io non condannerei le case editrice che chiedono un contributo all’autore in termini di acquisto copie. Non ci vedo nulla di male. L’importante è fare un discorso corretto, del tipo ‘noi possiamo arrivare fino a qui’. Sto parlando di case editrici vere che fanno una selezione vera.
    Diverso il caso di chi invece pubblica tutto senza selezione e dietro pagamento, promettendo cose che non verranno mai mantenuto.
    Ecco, credo che questa distinzione sia importante farla.

  75. Io ho un problema con un sistema editoriale che tende a generare mostri, i quali mostri sono ascrivibili a due specie. Il primo è il mostro della medietà culturale, della mestieranza spicciola – Fabio Volo – per dire, del biografismo sdrucciolo, per cui arriva alla grande industria editoriale soprattutto l’oggetto culturalmente commestibile. Buona parte dell’editoria italiana riflette cioè la sclerotizzazione che affligge l’imprenditoria italiana: come quella non è in grado di inventare bisogni e creare nuovi mercati, questa ricicla vecchi stereotipi vecchi clichet e vecchi linguaggi, affondando nel collettivo. Le maglie di questo sistema hanno dei buchi dove riuscire a passare ma sono pochi e rari. E quando si passa il lavoro di editing a cui l’autore è soggetto non di rado funziona come una livella, una macina che produce omogeneizzati stilistici per un pubblico regredito.
    L’altro mostro però è l’idea non tanto che tutti possano scrivere – cosa santa e giusta – ma che tutti siano percepiti come scrittori e riconosciuti come autori e che basta avecce voglia di scrivere per fare un libro. Per motivi svariati io per le mani di libri pubblicati a pagamento o di libri pubblicati a spese proprie ne ho avuti diversi e ne sono stata mediamente imbarazzata. Al punto da rimpiangere Volo.
    Naturalmente parlo di tendenze e come ci sono validi autori che si promuovono da soli o che scrivono cose belle personalmente (si ecco, ho incontrato da poco una donna che si è autopubblicata un bellissimo lavoro) ci sono anche realtà editoriali dove si fa una vera selezione, un buon editing, e si fanno prodotti come si deve. Ma il discorso ampio comunque è la perdita di valore di una narrazione ben fatta complessa e plurideterminata, l’abbandono del campo della ricerca di un’estetica. E questo è semplicemente triste.

  76. sottolineo questa frase : ‘ quando si passa il lavoro di editing a cui l’autore è soggetto non di rado funziona come una livella, una macina che produce omogeneizzati stilistici per un pubblico regredito ‘

  77. Non voglio polemizzare, però è un po’ vero quello che dice Zauberei. Molto spesso mi capita di andare in libreria e di sfogliare le nuove uscite. A volte l’impressione è che questi libri siano scritti tutti dallo stesso autore. Non so se capita anche a voi.

  78. Ciao Massimo.
    1. Cosa ne pensate del self-publishing (o autoedizione)?
    Intanto che non è una novità vera e propria. Quando non c’era il web e la tecnologia digitale era possibile rivolgersi ad un tipografo e farsi stampare un libro. Negli anni 80 un mio amico si fece stampare 5 romanzi in questo modo, che poi vendette andando in giro con l’aiuto di amici e conoscenti.
    Diciamo che oggi il web, la tecnologia digitale e l’eistenza di questi siti facilitano il compito ed abbassano notevolmente i costi.

  79. 2. Quali sono, a vostro avviso, i pro e contro del “fenomeno”?
    Già detto prima. Un più facile accesso all’autopubblicazione ed un abbassamento dei costi anche rispetto al tipografo, dove eri obbligato ad acquistarne un quantitativo minimo.

  80. 3. Che connessione c’è (ammesso che ci sia) tra il fenomeno della “editoria a pagamento” e quello del “self-publishing”?
    Sono d’accordo con chi sostiene che il self-publishing, di fatto, contrasti il fenomeno dell’editoria a pagamento.

  81. 4. Come sta cambiando l’editoria alla luce dello sviluppo di questi nuovi fenomeni?
    Nessuno può prevedere il futuro. Certo che l’ebook, il selfpublishing e l’introduzione nel mercato di Colossi come Amazon qualche cambiamento lo produrranno.

  82. 5. Cosa ne pensate della “intromissione” di Amazon nel campo dei libri e dell’editoria?
    L’impressione è che abbia disturbato il sonno a molti editori tradizionali di tutto il mondo.

  83. 6. A proposito di editoria: quali sono ruoli e compiti dell’editore?
    Quelli ben espressi da Ferri nell’intervista.

  84. 7. Su Letteratitudine-libro
    Secondo me hai le competenze per fare le scelte giuste. Per quanto mi riguarda Letteratitudine è già, di fatto, un marchio editoriale.

  85. Ultimamente ho deciso di riprendere in mano i classici. La letteratura contemporanea non mi soddisfa più. Vedo un livellamento verso il basso, salvo poche eccezioni, come scrive Zauberei. E non credo che possa essere compensato dal self-publishing.
    Sono un po’ scoraggiata.
    Meno male, ripeto, che ci sono i classici.

  86. Segnalo che su TuttoLibri di oggi (quotidiano La Stampa) c’è un’intervista a Sandro Ferri e Sandra Ozzola della e/o edizioni.

  87. @ Sabrina
    Perché questo pessimismo? Leggere i classici è una cosa buona, ma non è vero che la letteratura di oggi non offre testi di qualità. Bisogna saperli cercare.

  88. E poi, scusa, cosa c’entra il self-publishing? Dovrebbero essere gli editori tradizionali ad assicurare la “qualità”, non il self-publishing.
    Ora, è vero che si produce tanto, forse troppo, ma a saperli cercare di libri di qualità ce ne sono tanti. Tra questi ci sono anche quelli che saranno i classici di domani. Rinunciare a cercarli ed a leggerli sarebbe un peccato, non credi?

  89. Il self-publishing c’entra perché qualcuno sosteneva che potrebbe avere la funzione di sopperire ai bassi livelli di qualità dell’odierna editoria. Così come l’ebook.
    Secondo me è proprio il contrario. E si rischia solo confusione come dice Ferri della E/O.

  90. Lo spazio rimane aperto per nuovo interventi e contributi (le domande del post sono sempre lì).
    Magari, se vi va, potreste evidenziare uno o più passaggi che vi hanno convinto particolarmente, tra gli articoli segnalati e linkati in apertura di discussione.

  91. Gentile Massimo,

    una precisazione in merito ai suoi commenti di giovedì 10 novembre delle ore 21.51 e 21.54.

    L’autore del post al quale linka ( http://www.selfpublishinglab.com/?p=237 ) non è Francesco Forlani, ma il sottoscritto. Sia su Minimaetmoralia che altrove (specialmente all’interno del forum di GenerazioneTQ, di cui faccio parte) capita spesso che io sia confuso con lui, dato che si firma “effeffe” mentre io mi firmo “eFFe”. La cosa naturalmente mi onora, ma per rigore filologico e per correttezza personale è doveroso fare questo chiarimento.
    Va da sé che anche io ho un nome anagrafico, che tuttavia non uso in Rete, per i motivi che, tra il serio e il faceto, spiegai tempo fa qui:

    http://abcdeeffe.wordpress.com/2010/09/13/c-onfusione/

    Ciò detto, mi complimento per l’ottimo articolo e le prometto, a stretto giro, un’articolata risposta sul sito Selfpublishing.com, del quale sono uno dei fondatori.

  92. è importante perché segnala un altro aspetto della mutazione dell’editoria. e cioè che sempre più editori stampani su richiesta: print on demand.

  93. trascrivo qualche passaggio del post di Granieri:
    “I grandi editori americani stanno reagendo abbastanza velocemente alla trasformazione. Dopo Harper Collins, che qualche settimana fa aveva annunciato di non stampare più i suoi titoli di catalogo, rendendoli disponibili solo in print on demand, anche Penguin ha scelto la stessa strada. Il print on demand è un cambio abbastanza radicale di modello: l’editore non investe più su un titolo per stamparlo e distribuirlo, ma lo stampa su richiesta quando un lettore lo compra. Il beneficio è evidente in termini di costi industriali, ma il prezzo è una più o meno leggera perdita di qualità”.

  94. poi questo:
    “La scelta di andare verso la stampa su richiesta è motivata dal calo delle vendite di libri di carta, che già oggi non giustificano più la produzione fisica di quei titoli che rischiano di non muovere un numero di copie abbastanza importante da ripagare i costi. Si tratta di una tendenza che vedremo evolvere sempre più rapidamente”.

  95. terzo passaggio:
    “Quando cominciarono a diffondersi i blog, le diverse categorie di professionisti e gatekeepers (sia scrittori che giornalisti) furono molto critici con la massa degli «amatori» che invadevano il loro territorio. La seconda fase fu la reazione d’orgoglio dei blogger che iniziarono a criticare le «vecchie» pratiche dei professionisti. E poi, come abbiamo visto, l’ecosistema si è in qualche modo equilibrato: la distinzione sull’etichetta («blogger» vs. «professionista») è sfumata, lasciando posto a una naturale valutazione della qualità del lavoro fatto. I giornali mettono i post dei loro blogger in home page e il blog si è integrato nel mondo dell’informazione.

    Con l’etichetta «scrittore» sta succedendo la stessa cosa. Da sempre lo scrittore vero era considerato quello che era stato pubblicato da un editore almeno serio. Poi c’è stato lo tsunami del self-publishing modello Amazon e i casi di successo, l’ultimo dei quali è quello di Amanda Hocking (entrata questa settimana nel club degli autori che hanno venduto più di un milione di Kindle Books)”.

  96. @ eFFe
    Gentilissimo eFFe, grazie mille per il commento (del 12 novembre 2011 h.8:08 pm) e per i complimenti (che ricambio). Ti prego di perdonarmi per la gaffe e ne approfitto per scusarmi anche con l’amico Francesco Forlani. In effetti ero convinto di aver letto “effeffe” anziché “eFFe”.
    Comunque ho già provveduto a correggere i commenti citati.
    Ancora grazie.
    (Possiamo darci del tu, vero?).:-)

  97. Ringrazio Andy per la citazione di Granieri sulle stampe a richiesta. Ho letto da qualche parte che alcuni libri di autori pubblicati da grossi editori italiani (parlo di autori viventi, che attualmente scrivono) sono stati eliminati dai cataloghi.

  98. Non so. Forse questo sistema di print-on-demand potrebbe salvare capra e cavoli. Cioè, ridurre i costi ed i rischi dell’editore ed evitare che i libri vengano eliminati dai cataloghi. Mi pare una soluzione accettabile.

  99. L’alternativa sarebbe altrimenti il libro elettronico. Ma non è che tutti leggono ebook o sono intenzionati a farlo.
    Un saluto a tutti.

  100. Ciao Leo. Credo che qualcosa del genere avvenga anche in Italia, per il momento soprattutto con la piccola editoria che si rivolge sempre più a teconologie di stampa digitale, a volte a discpito della qualità della stampa stessa. Come si dice, non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca.

  101. Anche io penso che il print on demand prenderà piede con ancora più vigore anche da noi. Ma nei fatti in fondo e’ già così. La tiratura della maggior parte dei libri, anche quelli pubblicati dai grossi gruppi, con le eccezioni dei big, si e’ di molto abbassata.

  102. Poi magari segnalano in pompa magna che e’ in stampa una nuova edizione. Ma a quante copie corrispondeva la prima?

  103. La mia idea e’ che da questi cambiamenti del mercato editoriale ne usciranno con le ossa rotte alcune categorie, ovvero:
    i piccoli editori (seri)
    gli autori non big (bravi ma con scarso potere contrattuale)
    le librerie indipendenti
    i lettori che hanno voglia di leggere testi di qualità

  104. Capisco le preoccupazioni di Annamaria ed in parte le condivido, pero’ non sarei così pessimista. Ci sono pro e contro.

  105. consiglio a tutti di leggere la parte finale del post della Lipperini citato da Massimo. C’è un interessante scambio con Sandrone Dazieri: scrittore ed editor Mondadori.

  106. Il tema è quello della scelta tra ebook e stampa cartacea rispetto ad un caso specifico. La Lipperini teme che l’ebook possa esser visto come un ripiego, una scelta a carico degli autori che vendono meno.

  107. @ Annamaria
    Se ti leggi gli scambi di opinioni dall’inizio del dibattito vedrai che i pro e i contro della vicenda sono stati piu’ volte evidenziati.

  108. Ho letto lo scambio di opinioni tra Dazieri e Lipperini e mi convinco sempre più che la questione è complessa. Hanno entrambi torto ed entrambi ragione, a secondo di come la guardi. Pro e contro, dunque. Certo è che i segnali di cambiamento sono forti. Mi pare che difficilmente si possa tornare indietro.

  109. Intervengo all’interessante dibattito proposto da Massimo in qualità di autore ed editore con colpevole ritardo a causa della presenza di Historica alla fiera del libro di Chiari.

    1. Cosa ne pensate del self-publishing (o autoedizione)? Quali sono, a vostro avviso, i pro e contro del “fenomeno”?
    Autopubblicare il proprio libro è sicuramente una scelta più responsabile e logica che affidarsi ad un editore a pagamento. Autopubblicandosi si diventa “imprenditori di se stessi” e occorre occuparsi di tutti gli aspetti commerciali legati alla vendita del libro e agli aspetti promozionali che non sarebbero tra i compiti tradizionali dell’editore. L’autopubblicazione è un fenomeno che è sempre esistito ma che sta prendendo spazio sempre più negli ultimi anni a causa dell’abbattimento dei costi dovuto all’introduzione della stampa digitale. Un pro evidente legato all’autopubblicazione può essere per l’autore connesso con l’aspetto economico. Se un autore si da da fare, ha buoni contatti, si muove bene può riuscire ad incassare nell’immediato cifre consistenti, cosa che, almeno a livello di piccola editoria, è più difficile. Per quanto riguarda i contro sono svariati. Innanzitutto il livello di credibilità del libro. Se pubblicato con un editore di progetto e di qualità il libro gioco forza ha un valore intrinseco maggiore perchè è stato selezionato e inserito in un catalogo. Inoltre le capacità promozionali e distributive di un editore sono ovviamente maggiori rispetto a quelle di un singolo autore e quindi il libro avrà molto più spazio e visibilità. Per quel che concerne il “prodotto libro”, un libro prodotto da un editore sarà nella maggior parte delle volte più curato tipograficamente, graficamente, editorialmente.

    3. Che connessione c’è (ammesso che ci sia) tra il fenomeno della “editoria a pagamento” e quello del “self-publishing”?

    Purtroppo in molti casi, non sempre, ma in molti casi, l’editoria a pagamento e il sefl publishing sono accomunati dal narcisismo, dalla vanità (non a caso in America l’editoria a pagamento è chiamata vanity press…) di molti scrittori, o meglio scriventi.

  110. L’INCHIESTA/ Dopo che ieri abbiamo anticipato la notizia della partenza (da gennaio) della nuova collana (“low cost”) di Mondadori (SCOPRI TUTTI I DETTAGLI SU “LE LIBELLULE”), ci interroghiamo sui rischi (economici e non solo) che comporta la tendenza generale in atto nell’editoria libraria italiana di abbassare i prezzi: scrittori e agenti letterari rischiano di guadagnare meno? E la “sostenibilità” dell’intero sistema dell’editoria libraria nazionale potrebbe essere messa a repentaglio? Inoltre, la concorrenza in aumento nel settore dei romanzi low cost che conseguenze avrà? E intanto, da Einaudi alla sua collana di punta, Stile Libero, a Rizzoli che in questi giorni porta in libreria un fantasy di Alessia Fiorentino a 12 euro, molti grandi editori sembrano muoversi nella stessa direzione di Newton Compton e Mondadori. Ma c’è anche chi – con sfumature diverse – la pensa diversamente (come Marsilio, Feltrinelli e Minimum Fax – LE INTERVISTE)… Lo speciale di Affaritaliani.it: http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/libri-rischi-e-dubbi-sull-abbassamento-dei-prezzi-i-pareri-e-le-novita151111.html
    (Antonio Prudenzano)

  111. Volevo ringraziare per questo post enciclopedico. Mi sono letta il post, tutti i commenti ed i contenuti dei link. Ci ho messo un bel po’, ma mi sono fatta un’idea.

  112. La mia impressione comunque e’ che i cambiamenti in atto sono troppo rapidi. Si passera’ da mutazioni repentine a fasi di assestamento. Spero solo che la qualità dei testi proposti non ne risenta.

  113. I prezzi degli ebook attualmente in commercio sono troppo alti.
    Mi verrebbe da chiedere: quanto costa un libro? A chi, esattamente, va cosa?
    Perché non scomporre il prezzo del libro in varie parti e renderlo pubblico?

  114. Dico sul serio. E’ una proposta. Potrebbe essere un gesto di grande trasparenza. Un libro costa 16 euro? Quanto va all’editore? Quanto all’autore? Quanto all’agente? Quanto al promotore? Quanto al distributore? Quanto al libraio? Quanto al tipografo che stampa?

  115. Certo rispetto all’editore la quota parte che va a lui deve coprire una percentuale dei costi di magazzino, della sede, della redazione, degli editor, dell’ufficio stampa, ecc.
    Ecco, sarebbe bello se questa suddivisione venisse resa pubblica alla fine di ogni libro.
    Ripeto, e’ una proposta.

  116. Ciao a tutti gli amici di Letteratitudine,
    dopo aver colloquiato di sfuggita, tramite facebook, sull’argomento con Massimo profitto di questo spazio per approfondire la questione parlandovi della mia esperienza.

    Mi chiamo Girolamo Ferlito, conosco Massimo Maugeri da tempo, grazie ad amicizie comuni, mi occupo di giornalismo e sono Direttore Responsabile de Lo Schiaffo (www.loschiaffo.org).

    Faccio questa premessa perchè la passione per la scrittura ha mille volti secondo il mio parere. Dunque non è impossibile vedere qualcuno che da piccolo scriveva su qualunque pezzo di foglio oggi cimentarsi nello scrivere libri o nel fare il giornalista; non vedo come del resto si possano realizzare “certe” cose senza la spinta energica della passione.

    Avevo un libro nel cassetto! Anzi, per la dirla tutta, un racconto. Lo scrissi quando frequentavo il quinto anno al liceo. Non avrei mai pensato che un giorno questo, e altri miei racconti, potessero circolare liberamente sul web e non solo. Tutto questo grazie al progresso!
    Nel 2009 mi decisi a tirar fuori “i sogni dal cassetto” e dopo un’attenta revisione, forte della maturità che avevo raggiunto negli anni, ho cominciato ha inviare manoscritti ovunque e in qualunque modo o maniera fosse possibile.

    Risultato? Un due-tre Editori erano “fortemente” interessanti al mio racconto Thriller dal titolo: TRIS MORTALE.
    Naturalmente, sintetizzando la storia per non annoiarvi più di tanto, non ci volle molto a capire che era l’autore (ovvero il sottoscritto) a dover fare un enorme sacrificio economico per pubblicare il libro e non il contrario; avevo conosciuto, mio malgrado e nella maniera più brusca possibile, la famigerata Editoria a pagamento.

    Null’altro si vedeva all’orizzone fino a quando un mio collaboratore alla fine del 2009 scrisse un pezzo sul self-publishing e su Lulu, una nuova realtà che si stava affacciando in punta di piedi sul mondo dell’editoria.

    Morale della favola?
    Oggi ho pubblicato 4 libri con Lulu, ho venduto le mie copie, ho una mia vetrina persona e sono pure su AMAZON.COM e non ho sborsato neanche un euro. Non solo. I libri hanno tutti un regolare ISBN gratuito messo da Lulu, sono liberi da qualunque vincolo, infatti l’autore può pubblicarli con altre Case Editrici e qualora volesse l’autore permetterne il libero mercato basterà acquistarne una copia a un prezzo scontato del 50% rispetto al costo di copertina. Questo se però si pubblica con un ISBN e si vuole il proprio libro su AMAZON e in tutti i canali di vendita, visto che è una prassi imposta dalla legge, altrimenti tutto resta completamente gratuito.

    Quello che posso dirvi è che il self publishing non ha certamente la stessa visibilità di una grande casa editrice, sta poi all’autore utilizzare tutti i mezzi che riterrà opportuni per farsi pubblicità ma i costi sono davvero irrisori. Pensate a quanto dovreste spendere da un editore che vi ha pubblicato (parlando di piccole case editrici), per ordinare 100 copie e organizzare una piccola presentazione. Lulu in caso di massicci ordini porta le spese di stampa a prezzi davvero bassi, anche 2€ a copia cosa che un editore non potrebbe fare a causa delle spese che ha citato in un suo intervento Arianna.

    Ne profitto per inserire i link dei miei lavori su Lulu e su Amazon, di cui lulu stessa si è incaricata di inserire visto che fa parte dell’accordo per l’acquisizione gratuita dell’ISBN.

    http://www.lulu.com/spotlight/Jerry76 (VETRINA LULU)
    http://www.amazon.com/s/ref=nb_sb_noss?url=search-alias%3Dstripbooks&field-keywords=girolamo+ferlito&x=0&y=0 (AMAZON)

    Ci tenevo a sottolinearvi che la mia riconoscenza a Lulu non si ferma solo sul fatto di avermi permesso la pubblicazione (che è già è cosa grande visti i tempi), ma va oltre… Infatti subito dopo sono stato contatto da due case editrici: BOOKSPRINT EDIZIONI e CIMA EDITORE, rispettivamente Campania e Lombardia che hanno voluto il mio primo racconto, quel famoso TRIS MORTALE di cui vi ho parlato.

    Adesso ho una pubblicazione cartacea con Booksprint Edizioni:
    http://www.booksprint.it/libroDett.asp?id=207

    E una formato Ebook e cartacea contemporaneamente con Cima Editore, al quale tra parentesi ho concesso l’utilizzo della copertina disegnata da un mio amico e che avevo adottato su LuLu:
    http://www.cimaeditore.it/Home/GetArticleDetails?articleId=67

    Indubbiamente sono dei primi passi tra il non far niente e l’essere considerato uno scrittore. Mi ritengo soddisfatto perchè almeno il primo passo sicuramente l’ho compiuto. Ho altri libri in cantiere, delle raccolte e un paio di romanzi in dirittura di arrivo e tutto questo stimolo oltre che la passione me l’ha dato Lulu, anche perchè scrivere esclusivamente per se stessi non porta a nulla e riuscire ad essere notati da grandi case editrici, in mezzo a questo fiume di scrittori, è arduo soprattutto se non ci sono le giuste spinte.

    Io mi occupo principalmente di Thriller e di “Scrittura del fantastico”, volta però a quello che comunemente oggi chiamiamo, utilizzando un’accezione prettamente cinematografica: Horror.

    Quello che posso consigliarti Massimo, se ancora non si fosse capito, è di provare con Lulu perchè avrai a disposizione degli ottimi strumenti e sicuramente grazie alla tua dialettica avrai il giusto mix per far sì che anche questo secondo volume di Letteratudine abbia i risconstri positivi che si merita.

    I contro? Bé è ovvio che l’unico “contro” davvero esistente è insito nel nome stesso “self-publishing”. E’ vero che Lulu ti mette a disposizione gli strumenti base per poter pubblicare ma per il resto è “olio di gomito”.

    Mi scuso per l’intervento chilometrico,
    spero abbiate la pazienza di leggermi.

    Un abbraccio a tutti,
    G.

  117. @ girolamo ferlito
    la tua mi pare un’esperienza stimolante e positiva. ti ringrazio per averla raccontata e ti faccio i migliori auguri.
    solo non ho ben capito la questione del vincolo legato al codice isbn ed alla possibilità di vendita su amazon. potresti spiegarmi meglio?

  118. il mio e’ un interesse puramente intellettuale. tanto non ammetterò mai che ho anch’io un romanzo nel cassetto.
    eh eh eh 🙂

  119. Una risposta ad Arianna sugli ebook
    Da Affari Italiani

    Per la prima volta, una casa editrice “tradizionale” – la romana e/o – vara una collana esclusivamente digitale: gli “Introvabili” è lanciata come una collana di “piccoli gioielli solo in e-book”. A partire da venerdì 18 novembre i primi dieci titoli saranno disponibili in offerta lancio a 1.99 €, compatibili con tutti i dispositivi, tablet e smartphone. Si parte con Il colonnello Chabert di Balzac,  I duellanti di  Conrad, Racconti comici di Twain e Racconti umoristici di Čechov, per citare quattro dei titoli coinvolti. Si tratta di “storie perdute che oggi vogliamo riproporre in digitale: novelle, racconti e romanzi brevi, piccole perle dal nostro catalogo storico riscoperte per i nostri lettori di ieri e di oggi, tradizione e innovazione al servizio del piacere della lettura”. QUI: http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/per-la-prima-volta-un-editore-tradizionale-vara-una-collana-esclusivamente-digitale161111.html

  120. sono d’accordo, Fabio. pero’ ti faccio notare un cosa. i libri in questione sono liberi da diritti d’autore. forse molti di questi titoli sono disponibili gratis in rete. il problema rimane per i libri nuovi, secondo me. le nuove uscite, intendo.

  121. Intervengo sull’ultimo punto della discussione. Dal punto di vista della competitività forse non ci siamo ancora. Il Sole 24 ore con il suo inserto della domenica vende bellissimi libretti di carta al prezzo di 50 centesimi.

  122. Cari amici,
    grazie mille per i vostri nuovi (e interessantissimi) interventi.
    Ne approfitto per ringraziare e salutare: Silvia, Giulio, Francesco Giubilei, Arianna, Giacomo Tessani, Girolamo Ferlita, Fabio, Isa…
    Grazie di cuore a tutti!

  123. @ Francesco Giubilei
    Grazie per il tuo intervento, Francesco. Tu (considerata anche la tua giovanissima età) rappresenti il futuro dell’editoria italiana. Ti auguro tanto successo e di continuare sull’onda dell’entusiasmo e della serietà.

  124. @ Girolamo Ferlito (detto Gino)
    Caro Gino,
    grazie per essere intervenuto. Mi pare che con il racconto di questa tua esperienza positiva con il self-publishing hai risposto implicitamente ad alcune delle domande del post: hai resistito alla tentazione di rivolgerti agli editori che chiedono “contributo” all’autore (in forma di acquisto copie), hai pubblicato utilizzando i moderni canali offerti oggi dal web e, successivamente, alla pubblicazione qualche piccolo editore si è fatto avanti.
    A questo punto, caro Gino, ti faccio i migliori in bocca al lupo e ti chiedo (se ti fa piacere) di fornirci qualche informazioni in più sui tuoi libri approdati alla piccola editoria.

  125. @ Giacomo

    Giacomo cerco di chiarire questo punto. Con Lulu puoi pubblicare completamente a gratis senza l’utilizzo del codie ISBN, però la limitazione sta nel fatto che il libro potrà essere venduto tramite la loro vetrina, attraverso i tuoi canali, quali passaparola, sito web se sei in grado di realizzartene uno oppure hai chi te lo mette in piedi e tutti quei canali “non commerciali”, ovvero non ufficiali, oltre naturalmente comparire nei motori di ricerca mediante Lulu.

    Se invece vuoi che il tuo libro venga distribuito attraverso canali ufficiali quali librerie on-line, amazon.com e compagnia cantante la legge sull’editoria ti chiede l’apposizione di un codice ISBN per ogni lavoro che intendi destinare alla distribuzione editoriale; in pratica è la carta d’identità elettronica per etichettare il libro, per registrarlo come proprietà intelletuale e tutto il resto.

    A questo punto, una volta iscritto su Lulu e caricato il tuo progetto attravero i loro strumenti, se scegli di pubblicare con ISBN hai due strade da poter percorrere:

    1. Il codice ISBN lo acquisti privatamente (ci sono delle agenzie apposite sul web che vendono pacchetti di codici isbn) o ne possiedi già qualcuno (non utilizzato mai per nessun libro) e allora Lulu ti permette di associarne uno diverso per ogni tuo progetto. E questo è il caso di self-publishing totale. Lulu in tal caso tratterrà solo i diritti di stampa. L’autore oltre a possedere i diritti d’autore avrà una percentuale totale sui diritti di distribuzione.

    2. Lulu te ne associa uno random ogni volta che decidi di pubblicare come “Lulu Editore”, ovvero Lulu si occupa della distribuzione del tuo lavoro, ti fa da editore. In tal caso si tratta di un self-publishing a metà, una versione moderna del self-publishing così come fu concepito dalla nascita di Lulu. Ovvero, l’autore detiene i diritti d’autore completamente, Lulu si trattiene sempre i diritti di stampa e si trattiene anche quelli di distribuzione. In sostanza per l’autore c’è meno guadagno ma di contro Lulu si occupa di far distribuire il tuo libro nei suoi circuiti, tra cui amazon.com; io, per esempio, ho scelto questa soluzione.

    Se provate a scrivere “Tris Mortale” su google, per esempio, il mio libro compare in diverse librerie on-line. Parte di questo merito va a Lulu, alcune invece alle piccole case editrici che mi hanno voluto pubblicare successimante.

    Altra cosa.

    Per il self-publishing senza distribuzione compri o non compri una copia del tuo libro per Lulu non fa alcuna differenza, tanto il libro è là, tu hai la tua bella vetrina e con il passaparola puoi far acquistare i libri ad amici e conoscenti, oppure ne compri un bel po’ di copie a prezzi praticamente stracciati (in caso di molte copie) e ne fai quello che vuoi. Tanto loro non hanno il conto magazzino, stampano con stampanti laser a basso consumo solo le copie effettivamente ordinate, da qui il prezzo basso in caso di acquisto massiccio di copie.

    Se invece vuoi la distribuzione commerciale del libro, quindi con codice ISBN, Lulu ti impone di confermare il tuo progetto; questo perchè, una volta che viene distribuito sei soggetto ad una penale in caso di revisioni importanti, come la copertina o pezzi interi di libro, quindi Lulu vuole il tuo assenso per la distribuzione del libro e questa sorta di CONFERMA gliela dai acquistando UNA COPIA SOLA del tuo libro.

    Una volta che il libro ti arriva a casa, tu lo hai controllato, va bene com’è stato stampato, non ci sono errori, gli dai conferma (c’è un tasto apposito), e Lulu automaticamente distribuisce ovunque il tuo libro.
    Quindi fintanto che il tuo progetto non lo hai visto bello e pronto, stampato da loro e non gli hai dato la conferma, Lulu lo tiene solo nelle sue vetrine e non lo distribuisce, anche se è già visibile ed abilitato alla ricerca sul web.

    E’ più facile a farsi che a dirsi ma ti assicuro che una volta dentro ti verrà tutto semplicissimo, anche se come me, sei agli esordi e non hai mai mastico roba sull’editoria.

  126. @ Massimo

    Caro Massimo,
    grazie molte per i tuoi auguri, crepi il lupo!
    A me piace moltissimo scrivere. Mi occupo anche di web nel senso tecnico del termine, come saprai “Lo Schiaffo” è opera mia sia a livello tecnico che grafico; il sito-web l’ho creato io.

    Gestisco anche un sito di critica cinematografica thriller-horror “DELIRIUM” (http://delirium.loschiaffo.org), sul quale ho recensito parecchie pellicole di genere; scrivo pezzi su Lo Schiaffo e poi anche libri…

    Quest’ultimi sono i progetti più ambiziosi, perchè se da un lato mi danno grossa soddisfazione dall’altro mi levano parecchie energie e bisognano di molta tranquillità per
    essere finiti e anche di molto tempo e a volte manca proprio quest’ultimo. Debbo dire però che grazie a una forte passione sono riuscito a finire quelli che ho pubblicato e che vi ho già menzionato; naturalmente non sono fermo, ne ho un bel po’ in cantiere, alcuni a metà, altri con degli schemi già preparati ma che non ho potuto cominciare per varie vicissitudini (vedi sopra :D).

    Mi ero dimenticato di menzionare un racconto breve con il quale ho partecipato a “NeroPremio” un concorso gratuito di letteratura thriller-horror organizzato da “La Tela nera” (http://www.latelanera.com), con il titolo di “Frammenti distorti”. Racconto che adesso ho intenzione di inserire nella raccolta “Storie Agghiaccianti” – Seconda edizione, alla quale è interessata la Cima Editore, come racconto bonus. Un po’ come si usa per i CD quando si mette una traccia in più rispetto al progetto iniziale.

    Anche questo racconto, per esempio, è stato scritto ai tempi del liceo e poi successivamente revisionato per partecipare al concorso e per essere pubblicato.

    Vi faccio un accenno molto sintetico:

    Un uomo assiste a un omicidio all’interno della propria villa, viene assassinato l’amico mentre stava per riferirgli di situazioni delicate che lo riguardavano. L’uomo inizialmente viene coinvolto anche se l’ispettore che indaga si accorge sin da subito che le cose non quadrano. Tutto ruota attorna allo stato psicologico dell’uomo stesso già provato per la prematura morte della moglie avvenuta anni addietro in un incidente stradale del quale lui se ne fa personalmente una colpa. Ci sono una serie di colpi di scena. Per fare un paragone azzardato è un racconto alla Agatha Christie o alla Hitchcock se vogliamo avere un’immagine più cinematografica.

    Quello che posso dirvi sui miei libri…

    TRIS MORTALE – è il libro a cui sono più affezionato perchè è stato il primo che ho concepito in un età ancora un po’ acerba ed è stato per questo racconto che mi sono buttato nella pubblicazione. Non ho la presunzione di dire che finora è quello più riuscito per complessità e svolgimento della trama ma sicuramente è quello per cui ho avuto più apprezzamenti. E’ un thriller ambientato negli anni ’60 che mischia scienza, amicizia e amore in un intreccio molto pericoloso di cui la soluzione verrà mostrata solo alla fine. La particolarità di questo racconto è che l’assassino arriverà sempre un attimo prima della legge riuscendo a chiudere il cerchio prima che il Commissario riesca a capirci qualcosa. Ho cercato di essere il più realistico possibile, facendo capire al lettore che a volte, nella realtà, non è affatto semplice scoprire un assassino, specialmente se è uno seriale, di quelli organizzati, che hanno già un progetto determinato in mente. Se vi capita di leggere il libro, vi sembrerà di aver capito tutto a ogni capitolo che finirete, ma la cosa imbarazzante è che subito dopo vi accorgerete di non aver capito niente; non perchè mischio le carte in tavola solo per il gusto di confondere il lettore ma perchè voglio indurlo a ragionare. E’ inutile capire chi è l’assassino se non si comprende il movente, il motivo per cui questo agisce, che secondo me è sempre la parte più importante di un buon thriller.

    STORIE AGGHIACCIANTI – è una raccolta di 5 storie che ruotano attorno a 5 personaggi comuni alle prese con i proprio turbamenti, le proprie virtù, i propri vizi, le passioni, insomma sono uomini e donne che si trovano a fare i conti con il destino, un po’ beffardo, e con i loro vizi, appunto, che saranno causa di distruzione.

    La particolarità sono le location, ho voluto distribuire le storie tra Catania e Siracusa, ho utilizzato nomi e cognomi italiani di fantasia ma mi sono ispirato a personaggi reali, miei amici e conoscenti per disegnarne, con la scrittura, una caricatura secondo il mio punto di vista. Quello che ho ottenuto è stato sorprendente: molte persone che lo hanno letto si sono rivisti in quei personaggi e in quello che succedeva all’interno dei racconti, perfino io stesso mi ci sono rivisto. Uno dei cinque racconti è autobiografico, è stato un mio reale incubo; Ho sognato in sostanza per filo e per segno la storia che poi ho sviluppato.
    E’ un misto tra thriller e horror; Non vi dico altro. 😀

    CARNE DA MACELLO e PASTAFROLLA – Fanno parte di una raccolta di 10 libri tascabili dal titolo “CROCI E DELIZIE DEGLI OMINIDI”. Racconto le storie di una serie di personaggi coinvolti in morti bizzarre, violente, oppressi da una vita mediocre, con situazioni al limite del paradossale. L’elemento horror e il grottesco sono i principali componenti ma dentro c’è tutta una serie di denunce sociali, di ammonimenti, di critiche nei confronti della società vissute tra la comicità demenziale, il cinismo e la cruda violenza splatter con ettolitri di sangue versato. Visioni molto cinematografiche!

    Alessandro Cocuzza, mio caro amico, oltre a confezionare per me le copertine, vista la sua esperienza da grafico, ha scritto 3 dei 9 racconti presenti nel primo dei due tascabili ovvero CARNE DA MACELLO.

    E’ un progetto particolare e ambizioso, difficilmente verrà pubblicato dalle case editrici anche se CIMA ha mostrato un certo interesse previo esamina dei manoscritti… 😀

    Grazie ancora per l’incoraggiamento e i complimenti,
    e grazie soprattutto allo spazio concessomi affinchè potessi dilungarmi nei miei soliloqui telematici.

    Saluti,
    G.

    ps: Vista la lunghezza ho preferito dividere il tutto in due post 😉

  127. @ Girolamo Ferlito
    Complimenti per il tuo successo. Quella che hai raccontato è una bella storia. Mi ha fatto molto piacere conoscerla. Grazie!

  128. @ Tessani
    Lo scopo della mia proposta è molto semplice. Rendere pubblico le singole voci di costo che compongono il prezzo del libro.
    Ovviamente non dev’essere un obbligo, ma quegli editori che dovessero decidere di attuare questa proposta drebbero un’immagine di grande trasparenza. Ed il lettore, alla fine, saprebbe a chi vanno gli euro spesi per l’acquisto di quel libro. A me farebbe piacere.

  129. Altra cosa. Se il lettore conoscesse le singole voci di costo del libro, eviterebbe di comprare certi ebook con “prezzo da furto”: dal momento che con l’ebook molte di quelle voci sarebbero pari a zero!!!.

  130. Dimenticavo di fare i complimenti a Girolamo. La sua storia dimostra che nonostante tutto è possibile farcela. Ciao.

  131. Io dico che chi ha passione da vendere per la scrittura si deve buttare comunque, anche al buio. Le soddisfazioni, anche se minime, prima o poi arrivano, basta avere pazienza. Quello che credo non arriverà mai sono i soldi e la possibilità di poter considerare questo come un vero e proprio mestiere.

    Prima di essere frainteso vi spiego il mio punto di vista.

    Io non scrivo sicuramente per il successo economico, non ho mai pensato minimamente a una cosa del genere, ma non sono neanche così ipocrita da non ammettere che se “questo” dovesse arrivare, tanto da diventare un professionista della scrittura (nel significato prettamente contrattuale e lavoritivo) farei salti di gioia senza nascondermi, dedicamendomi ESCLUSIVAMENTE alla mia passione.

    Impossibile però, sperare di far fortuna o soldi senza un background alle spalle, un circuito che si muova per e insieme a te o consentitemi l’espressione ciociaresca senza “una botta di culo tremenda”. Io mi ritendo soddisfatto di essere arrivato a questo punto senza l’aiuto di nessuno, senza amicizie altolocate, senza bottoni da pigiare nelle giuste stanze, se non qualche pacca d’incoraggiamento, che non guasta mai per carità, da chi mi sta vicino.

    Non esistono i sogni americani raccontati nei film e i successi di bancarella come possono essere considerati un Moccia, una Melissa P piuttosto che una Rowling o una Meyer tanto per citare alcuni “casi editoriali” eclatanti a prescindere dalla qualità o dalla consistenza. E non si tratta solo di qualità e di massa, è il movimento che ci sta dietro che da quella spinta decisiva per uscire dall’anonimato.

    Sono ancora convinto che “chi” vuole può far funzionare la qualunque, se lo vuole davvero. Può far risultare un semplice scribacchino o un autore di successo (che non significa certamente uno scrittore di successo, ma sempre di successo è) E che la qualità resta un puntino bianco in mezzo a un mare di trovate editoriali.

    Tutto il resto è marketing, naturalmente in tutti i settori.
    I guadagni sono irrisori a meno che non si vendano migliaia di copie o milioni di copie (se si vuole esagerare) o che dietro non si muova tutto un sistema di diritti e di pubblicità tali da poterti regalare un sostentamento professionale.

    Perfino Italo Svevo, con tutto che era di una genialità incredibile in quello che scriveva, se non fosse stato “raccomandato” (suona brutto ma è davvero così) da James Joyce non se lo sarebbe ricordato neanche il suo vicino di casa, sarebbe finito nell’oblio più totale.

    Io ho iniziato a scrivere a prescindere da tutto questo, ho cominciato a pubblicare solo per il piacere di avere una base su cui poter sperare che un giorno mi vengano riconosciute delle doti, tutto il resto ben venga altrimenti fintanto che c’è la passione continuerò a perseguire i miei scopi.

    Grazie ancora a tutti per i complimenti,
    possiamo farcela tutti se lo vogliamo e abbiamo la pazienza di scommettere su un cavallo che potrebbe diventare vincente, noi stessi!
    Il self-publishing è un buon inizio.

    Questo non è il solito slogan da marketing telematico o piramidale ma è l’unica certezza che ci separa dall’inattività totale e dal mollare ancor prima di averle provate tutte.

    Un abbraccio a tutti gli amici
    di Letteratitudine

  132. rinnovo i complimenti a girolamo ferlito.
    ad arianna dico che le sue considerazioni sono giuste: mi riferisco a rendere pubbliche lo voci di costo che compongono il prezzo del libro.
    approvo.

  133. Buonasera,
    molto utile ed approfondita la discussione; già sapevo qualcosa del self publishing, anche perchè sto cercando di pubblicare anch’io la mia opera, si tratta di una guida, per cui ci sono contenuti a colori (tipicamente foto, mappe, ecc) ed in bianco e nero (il resto): sa/ sapete se esiste un self publishing che permette di coniugare queste due modalità in una sola opera ed anche il prezzo?
    mi spiego meglio: è noto che le pubblicazioni in bianco e nero costano di meno e buona parte del contenuto della mia opera è compatibile con il bianco e nero; tuttavia è imprescindibile che parte dei contenuti – minoritaria – sia a colori; ad oggi tutti i siti visitati forniscono o un prezzo a colori od uno in bianco e nero, con il risultato che dovrei optare per un’opera a colori, più costosa: non esiste un operatore con il quale sia possibile coniugare queste due modalità in una sola opera e di conseguenza anche il prezzo?
    Grazie
    Filippo

  134. Caro Filippo, grazie per essere intervenuto.
    Credo che l’unica cosa che tu possa fare (per quel che ne so) è scegliere l’opzione “a colori” e inserire immagini in bianco e nero e a colori nello stesso volume… anche se costa di più.

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