Commenti a: IL RIBELLE IN GUANTI ROSA. CHARLES BAUDELAIRE di Giuseppe Montesano http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/ Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Sep 2021 08:46:19 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 hourly 1 Di: Alessandro http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-218309 Alessandro Sun, 28 Aug 2011 21:11:40 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-218309 Per favore, qualcuno corregga quel "De nos fabula narratur", che leggo anche in Wu Ming, _La salvezza di Euridice_. Credo che "de" regga inderogabilmente l'ablativo. Per favore, qualcuno corregga quel “De nos fabula narratur”, che leggo anche in Wu Ming, _La salvezza di Euridice_. Credo che “de” regga inderogabilmente l’ablativo.

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Di: Kataweb.it - Blog - LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Blog Archive » STRANE COPPIE n. 2: GOETHE, FOGAZZARO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-55472 Kataweb.it - Blog - LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Blog Archive » STRANE COPPIE n. 2: GOETHE, FOGAZZARO Sun, 01 Mar 2009 23:03:37 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-55472 [...] Goethe e Fogazzaro. Accostiamo Le affinità elettive a Malombra grazie agli ottimi interventi di Giuseppe Montesano e Francesco Costa. Cosa hanno in comune questi due libri in apparenza diversi? Ce lo spiega [...] [...] Goethe e Fogazzaro. Accostiamo Le affinità elettive a Malombra grazie agli ottimi interventi di Giuseppe Montesano e Francesco Costa. Cosa hanno in comune questi due libri in apparenza diversi? Ce lo spiega [...]

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Di: Salvatore D'Angelo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-38786 Salvatore D'Angelo Fri, 12 Sep 2008 09:54:10 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-38786 IL PREMIO VITTORINI 2008 A GIUSEPPE MONTESANO PER “IL RIBELLE IN GUANTI ROSA” (Mondadori 2007) di Saldan Un ulteriore prestigioso riconoscimento a Giuseppe Montesano, autore di A Capofitto, Nel Corpo di Napoli, Di questa vita menzognera, Magic People, per il suo IL RIBELLE IN GUANTI ROSA, Mondadori 2007, scritto l’anno scorso, nel 150° anniversario delle Fleurs du Mal e nel 140° della morte di Baudelaire, il padre della poesia moderna. Un libro bello e avvincente, che si legge come un romanzo, scritto in una lingua splendida, densa dei ritmi dell’andante e del maestoso, mai banale, avvincente, ricca di spunti interessanti. Montesano offre una lettura “aggiornata” del padre dei dandies, incominciando col restituire alla definizione stessa di dandy il giusto significato rispetto a Baudelaire, che rischiava di essere definitivamente ingabbiato nello schema del vecchio snob, reazionario e un po’ andato. Lo scrittore di Sant’Arpino – il più grande tra le generazioni di scrittori trentenni/cinquantenni per nitore di costruzione narrativa e densità di scrittura- ne ripercorre la vita , i tratti più qualificanti della poetica, proprio come se scrivesse un romanzo, badando a non cadere mai nel dejà vu della biografia e dei suoi luoghi comuni. Un ribelle attuale, molto prossimo alle disillusioni d’ oggigiorno. A leggere il libro, che consiglio vivamente a chi ama la scrittura che va al di là del momento e che punta alla durata, si viene presi e ci si lascia andare alla musica , alle suggestioni del testo, del racconto: la poetica clip d’ouverture, la domanda con cui GM introduce il lettore, in flash back, nell’enigma del ribelle in guanti rosa, nelle sue maschere, tema per tema :il tempo, il doppio, lo spleen, l’ideale, il trauma festoso della rivoluzione, il suo tradimento,la lunga notte conformistica del secondo impero, l’incomprensione, l’isolamento, per la forza visionaria di un’ arte troppo avanti per stile contenuti forma , non compresa fino in fondo perfino dagli amici più stretti (Teophile Gautier), che pur ne promossero l’edizione. Ogni capitolo un movimento della costruzione musicale che è questo racconto-inchiesta, ove parlano gli amici, i persecutori, i familiari e lo stesso ribelle, attraverso le sue poesie, che vengono proposte sotto una luce nuova; dalla festa sulle barricate del ’48 alla caduta sui gradini della chiesa di Saint Loup nelle ultime ore di vita, col ritmo dell’andante, del cantabile, del maestoso : i capitoli da Lo straniero misterioso a quello de Un assassino ubriaco confuta il Divino Marchese dove vengono chiariti i nodi più controversi della sua poetica, il modo in cui si nutriva, utilizzandolo, del cattolicesimo arcaico alla De Maistre, o il satanismo per “conficcare se stesso nella morsa della contraddizione, per sposare sempre più ciò che stava all’opposizione” al pianissimo del décalage finale, in cui si scioglie la musica del racconto, in quel “Lui aveva ripetuto che la bellezza è la promessa della felicità. E vero? Non adesso, non in questa realtà, ma solo adesso, solo in questa realtà, non ce ne sono altre, la promessa brilla ancora in tutto il suo splendore” che riporta il lettore all’enigma della domanda dell’’ouverture e gli lascia intatto il gusto di quel “sogno di una cosa” che ha nutrito la poesia del ribelle ( e di tutti i ribelli), perché una è la vita e mille le sue promesse. Il sogno di una cosa, ma cos’è questo demone che accende i cuori, la visione, la poesia?..Da Baudelaire a Pasolini, attraverso Verlaine, Rimbaud, Artaud, tutti accomunati, nella loro diversità, dall’identico demone…la vita, il desiderio..o che? Laing avrebbe parlato di “Io diviso” anche per loro, e quasi certamente avrebbe avuto ragione.. E con questo? Quella promessa è, rimane e rimarrà sempre lì, in tutto il suo splendore. Beh, complimenti a Montesano. E’ bello, il suo libro e c’azzecca proprio nel 151° delle Fleurs du Mal e nel 141° della morte del ribelle. Sta proprio bene a fianco a quelli di Macchia, Sarte, Mauriac, Apollinaire, Pichois, Bonneville, Gide, Valéry, Jouve, che pur si sono occupati criticamente di Baudelaire. Di più e meglio rispetto a loro, oso dire io, Montesano ha il dono di essere un grande narratore, e quel dono sa utilizzarlo anche per la forma del saggio: anzi, qui il saggio diventa testo narrativo, con i ritmi e i devices del romanzo. Per gli amanti della grande letteratura è un libro che arriva direttamente al cuore, perchè Baudelaire, il ribelle, viene letto in filigrana, come dall’altra parte dello specchio, e con mimetico amore. Sara stato sicuramente un fatto casuale, tuttavia Francesco Capasso, art designer, nel ritoccare al computer il quadro di Deroy riprodotto in copertina, ce lo presenta da sinistra, rispetto all’originale, come guardandolo dall’altra parte dello specchio, appunto. Comunque sia, un libro che offre più di uno spunto a una lettura prima emozionale e poi critica. Vi saluto con un personale omaggio a IL RIBELLE IN GUANTI ROSA: due acrostici scritti in seguito alla lettura emotiva del libro di Montesano. CHIEDI ALLO SPECCHIO QUALE MASCHERA Acrostico per “il ribelle in guanti rosa” di Giuseppe Montesano Chiedi allo specchio quale maschera ha indossato quest’oggi il nostro dio, a quale morte, o a quale schiera rutilante ha venduto il nostro io; lèvati in piedi, mio ipocrita e critico lettore, mio simile senza direzione nella tenebra! Brinda al virtuale, al sapròfita assassino! Su, brinda all’ignobile uggia che ci tiene, che c’ottenebra! domestici dell’idiozia, ottusi ermafroditi di città defunte lèvano in alto i loro musi, a celebrare glorie ormai consunte! Io senza bellezza non sopravvivo, rèndile il tuo cuore messo a nudo, estetico lettore, mio corrìvo! (sonettessa a schema abab-cdc-cdc-efef-ghg) S.D.A. , 11 – 12 . 9 . 2007 CHIAMATELA VITA O DESIDERIO Acrostico (gemello) per “il ribelle in guanti rosa” di Giuseppe Montesano Chiamatela vita..o desiderio : ha incendiato anima e notti ai visionari!..Per quale criterio rimuovono il presente, i motti logori dell’ impero, o le mura erette dai borghesi trionfanti?.. solitari soldati dell’ impura Bellezza// inarrivabile?..pura anarchìa del sublime?..lestofanti ubriachi di visioni, d’avventura?.. diranno che la comune libertà esige che non degeneri: così liquideranno ancora la realtà.. attenti! Ora..e qui..pas loin d’ici!.. il faut recommencer! ricominciare riafferrando la vita che ci spetta! e fino alla fine!..e per amare! (sonettessa a schema abab-cdc-cdc-efef-ghg) S.D.A. , 18 . 9 . 2007 IL PREMIO VITTORINI 2008
A

GIUSEPPE MONTESANO
PER
“IL RIBELLE IN GUANTI ROSA”
(Mondadori 2007)

di

Saldan

Un ulteriore prestigioso riconoscimento a Giuseppe Montesano, autore di A Capofitto, Nel Corpo di Napoli, Di questa vita menzognera, Magic People, per il suo IL RIBELLE IN GUANTI ROSA, Mondadori 2007, scritto l’anno scorso, nel 150° anniversario delle Fleurs du Mal e nel 140° della morte di Baudelaire, il padre della poesia moderna.

Un libro bello e avvincente, che si legge come un romanzo, scritto in una lingua splendida, densa dei ritmi dell’andante e del maestoso, mai banale, avvincente, ricca di spunti interessanti.

Montesano offre una lettura “aggiornata” del padre dei dandies, incominciando col restituire alla definizione stessa di dandy il giusto significato rispetto a Baudelaire, che rischiava di essere definitivamente ingabbiato nello schema del vecchio snob, reazionario e un po’ andato.

Lo scrittore di Sant’Arpino – il più grande tra le generazioni di scrittori trentenni/cinquantenni per nitore di costruzione narrativa e densità di scrittura- ne ripercorre la vita , i tratti più qualificanti della poetica, proprio come se scrivesse un romanzo, badando a non cadere mai nel dejà vu della biografia e dei suoi luoghi comuni. Un ribelle attuale, molto prossimo alle disillusioni d’ oggigiorno.

A leggere il libro, che consiglio vivamente a chi ama la scrittura che va al di là del momento e che punta alla durata, si viene presi e ci si lascia andare alla musica , alle suggestioni del testo, del racconto:

la poetica clip d’ouverture, la domanda con cui GM introduce il lettore, in flash back, nell’enigma del ribelle in guanti rosa, nelle sue maschere, tema per tema :il tempo, il doppio, lo spleen, l’ideale, il trauma festoso della rivoluzione, il suo tradimento,la lunga notte conformistica del secondo impero, l’incomprensione, l’isolamento, per la forza visionaria di un’ arte troppo avanti per stile contenuti forma , non compresa fino in fondo perfino dagli amici più stretti (Teophile Gautier), che pur ne promossero l’edizione.

Ogni capitolo un movimento della costruzione musicale che è questo racconto-inchiesta, ove parlano gli amici, i persecutori, i familiari e lo stesso ribelle, attraverso le sue poesie, che vengono proposte sotto una luce nuova;

dalla festa sulle barricate del ’48 alla caduta sui gradini della chiesa di Saint Loup nelle ultime ore di vita, col ritmo dell’andante, del cantabile, del maestoso : i capitoli da Lo straniero misterioso a quello de Un assassino ubriaco confuta il Divino Marchese dove vengono chiariti i nodi più controversi della sua poetica, il modo in cui si nutriva, utilizzandolo, del cattolicesimo arcaico alla De Maistre, o il satanismo per “conficcare se stesso nella morsa della contraddizione, per sposare sempre più ciò che stava all’opposizione”

al pianissimo del décalage finale, in cui si scioglie la musica del racconto, in quel “Lui aveva ripetuto che la bellezza è la promessa della felicità. E vero? Non adesso, non in questa realtà, ma solo adesso, solo in questa realtà, non ce ne sono altre, la promessa brilla ancora in tutto il suo splendore”

che riporta il lettore all’enigma della domanda dell’’ouverture e gli lascia intatto il gusto di quel “sogno di una cosa” che ha nutrito la poesia del ribelle ( e di tutti i ribelli), perché una è la vita e mille le sue promesse.

Il sogno di una cosa, ma cos’è questo demone che accende i cuori, la visione, la poesia?..Da Baudelaire a Pasolini, attraverso Verlaine, Rimbaud, Artaud, tutti accomunati, nella loro diversità, dall’identico demone…la vita, il desiderio..o che?

Laing avrebbe parlato di “Io diviso” anche per loro, e quasi certamente avrebbe avuto ragione.. E con questo? Quella promessa è, rimane e rimarrà sempre lì, in tutto il suo splendore.

Beh, complimenti a Montesano.

E’ bello, il suo libro e c’azzecca proprio nel 151° delle Fleurs du Mal e nel 141° della morte del ribelle.

Sta proprio bene a fianco a quelli di Macchia, Sarte, Mauriac, Apollinaire, Pichois, Bonneville, Gide, Valéry, Jouve, che pur si sono occupati criticamente di Baudelaire.

Di più e meglio rispetto a loro, oso dire io, Montesano ha il dono di essere un grande narratore, e quel dono sa utilizzarlo anche per la forma del saggio: anzi, qui il saggio diventa testo narrativo, con i ritmi e i devices del romanzo.

Per gli amanti della grande letteratura è un libro che arriva direttamente al cuore, perchè Baudelaire, il ribelle, viene letto in filigrana, come dall’altra parte dello specchio, e con mimetico amore.

Sara stato sicuramente un fatto casuale, tuttavia Francesco Capasso, art designer, nel ritoccare al computer il quadro di Deroy riprodotto in copertina, ce lo presenta da sinistra, rispetto all’originale, come guardandolo dall’altra parte dello specchio, appunto.

Comunque sia, un libro che offre più di uno spunto a una lettura prima emozionale e poi critica.

Vi saluto con un personale omaggio a IL RIBELLE IN GUANTI ROSA: due acrostici scritti in seguito alla lettura emotiva del libro di Montesano.

CHIEDI ALLO SPECCHIO QUALE MASCHERA

Acrostico per “il ribelle in guanti rosa”
di Giuseppe Montesano

Chiedi allo specchio quale maschera
ha indossato quest’oggi il nostro dio,
a quale morte, o a quale schiera
rutilante ha venduto il nostro io;

lèvati in piedi, mio ipocrita
e critico lettore, mio simile
senza direzione nella tenebra!

Brinda al virtuale, al sapròfita
assassino! Su, brinda all’ignobile
uggia che ci tiene, che c’ottenebra!

domestici dell’idiozia, ottusi
ermafroditi di città defunte
lèvano in alto i loro musi,
a celebrare glorie ormai consunte!

Io senza bellezza non sopravvivo,
rèndile il tuo cuore messo a nudo,
estetico lettore, mio corrìvo!

(sonettessa a schema abab-cdc-cdc-efef-ghg)

S.D.A. , 11 – 12 . 9 . 2007

CHIAMATELA VITA O DESIDERIO

Acrostico (gemello) per “il ribelle in guanti rosa”
di Giuseppe Montesano

Chiamatela vita..o desiderio :
ha incendiato anima e notti
ai visionari!..Per quale criterio
rimuovono il presente, i motti

logori dell’ impero, o le mura
erette dai borghesi trionfanti?..
solitari soldati dell’ impura

Bellezza// inarrivabile?..pura
anarchìa del sublime?..lestofanti
ubriachi di visioni, d’avventura?..

diranno che la comune libertà
esige che non degeneri: così
liquideranno ancora la realtà..
attenti! Ora..e qui..pas loin d’ici!..

il faut recommencer! ricominciare
riafferrando la vita che ci spetta!
e fino alla fine!..e per amare!

(sonettessa a schema abab-cdc-cdc-efef-ghg)

S.D.A. , 18 . 9 . 2007

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-30765 Massimo Maugeri Mon, 12 May 2008 14:58:04 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-30765 Auguri e complimenti a Giuseppe Montesano per l'attribuzione del Premio Vittorini. Ho appreso la notizia da "Il Mattino": http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?data=20080512&ediz=NAZIONALE&npag=17&file=BOX.xml&type=STANDARD È Giuseppe Montesano, con il saggio biografico su Baudelaire dal titolo Il ribelle in guanti rosa, edito da Mondadori, il vincitore del premio Vittorini. Napoletano, classe 1959, residente a Sant’Arpino (Caserta) e insegnante, Montesano è uno scrittore poliedrico che ha esordito nella narrativa nel 1997, con il romanzo Nel corpo di Napoli, seguito da A capofitto nel 2001 e Di questa vita menzognera (2003). Collaboratore, con articoli e racconti, di diverse testate tra le quali «Il Mattino», «Diario della Settimana», «Lo Straniero», Montesano ha anche tradotto molti autori francesi tra i quali La Fontaine, Gautier, Flaubert e ha inoltre curato l’edizione de «I meridiani», dedicata a Baudelaire. E proprio al suo autore preferito, al centro del saggio, è valso a Montesano il premio Vittorini: «Dieci anni fa, quando lavoravo al Meridiano - ricorda lo scrittore - nacque l’idea di immergermi nella biografia baudeleriana. Fino ad allora mi ero interessato all’argomento ma non mi ero mai spinto nel mare magnum della bibliogtrafia dell’autore. E dopo la pubblicazione del Meridiano, mi erano rimaste alcune cose da dire, perché mi sembrava che Buadelaire fosse trattato troppo spesso in modo molto diverso da come io lo leggevo». Auguri e complimenti a Giuseppe Montesano per l’attribuzione del Premio Vittorini.
Ho appreso la notizia da “Il Mattino”:
http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?data=20080512&ediz=NAZIONALE&npag=17&file=BOX.xml&type=STANDARD
È Giuseppe Montesano, con il saggio biografico su Baudelaire dal titolo Il ribelle in guanti rosa, edito da Mondadori, il vincitore del premio Vittorini. Napoletano, classe 1959, residente a Sant’Arpino (Caserta) e insegnante, Montesano è uno scrittore poliedrico che ha esordito nella narrativa nel 1997, con il romanzo Nel corpo di Napoli, seguito da A capofitto nel 2001 e Di questa vita menzognera (2003). Collaboratore, con articoli e racconti, di diverse testate tra le quali «Il Mattino», «Diario della Settimana», «Lo Straniero», Montesano ha anche tradotto molti autori francesi tra i quali La Fontaine, Gautier, Flaubert e ha inoltre curato l’edizione de «I meridiani», dedicata a Baudelaire. E proprio al suo autore preferito, al centro del saggio, è valso a Montesano il premio Vittorini: «Dieci anni fa, quando lavoravo al Meridiano – ricorda lo scrittore – nacque l’idea di immergermi nella biografia baudeleriana. Fino ad allora mi ero interessato all’argomento ma non mi ero mai spinto nel mare magnum della bibliogtrafia dell’autore. E dopo la pubblicazione del Meridiano, mi erano rimaste alcune cose da dire, perché mi sembrava che Buadelaire fosse trattato troppo spesso in modo molto diverso da come io lo leggevo».

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28515 Massimo Maugeri Mon, 07 Apr 2008 21:28:41 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28515 Rossella, ho trovato molto interessante il tuo intervento su Baudelaire / Delacroix. Brava! (Confesso di non conoscere granché Delacroix). Buonanotte. Rossella, ho trovato molto interessante il tuo intervento su Baudelaire / Delacroix.
Brava!
(Confesso di non conoscere granché Delacroix).
Buonanotte.

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Di: Rossella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28492 Rossella Mon, 07 Apr 2008 20:33:07 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28492 @ Maria Lucia Riccioli forse bisognerebbefare un ulteriore distinzione fra cicisbei e ricerca elegante dello spirito, capire quel che è autentico e quel che non lo è. Ciao @ Maria Lucia Riccioli
forse bisognerebbefare un ulteriore distinzione fra cicisbei e ricerca elegante dello spirito, capire quel che è autentico e quel che non lo è.
Ciao

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Di: Rossella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28485 Rossella Mon, 07 Apr 2008 20:08:11 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28485 Caro Sergio, Baudelaire scrive nel suo “Le Arti Figurative” ( Saggi di critica estetica) su Delacroix –L’opera di Delacroix mi appare talvolta come una specie di mnemotecnica della grandezza e della passione innata dell’uomo universale. Cotesto merito particolarissimo e del tutto nuovo di Delacroix, che gli ha permesso di esprimere, semplicemente con il contorno, il gesto dell’uomo, per violento che sia, e con il colore quella che potrebbe dirsi l’atmosfera del dramma umano, o il modo dell’anima del creatore – Baudelaire è un ottimo critico d’arte e, spulciando fra i libri, ho anche trovato qualche china realizzata da lui, ritratti fatti alla sua esotica compagna: alla critica sulla pittura accompagna una sorta di affinità intellettuale con Delacroix, così come fece con molti altri artisti del suo tempo, per l’appunto Poe o Wagner, etc. Non vi è quindi contrapposizione fra estetismo e carnalità, antitesi fra gli artisti, ma piuttosto similitudine nell’imbattersi nella lotta fra le forze brute e la ragione proprio per cercarne una via d’uscita. Entrambi si calano nella tempesta della battaglia che propone loro il destino, forse se Baudelaire trova essenziale percorrere le vie del ventre di Parigi o l’oscurità di quanto vuol scandagliare con piglio boehmiano, Delacroix lascia un autentico reportage della storia e dei suoi protagonisti. Ma, cara Maria Lucia Riccioli, siamo lontani dal dandismo di Wilde, dal suo ritratto di Dorian Gray, o meglio gli unici elementi che possono metterli in relazione è la rivolta antiborghese, la voglia di stupire la società con quel loro carattere freddo, edulcorato, così come lo stesso Baudelaire scrive “ i dandys partecipano quasi tutti dello stesso carattere d’opposizione e di rivolta, sono tutti rappresentanti di ciò che v’ ha di meglio nell’orgoglio umano, del bisogno, troppo raro fra quelli d’oggi, di combattere e distruggere la trivialità”, come a voler riparare la propria sensibilità da ferite e coltelli, una sofferenza interiore che inizia con la rivolta contro la madre ed il rigido patrigno e continua fra le mille difficoltà che comporta la continua tensione fra la mistica propensione al Divino e l’opposta, attraente esperienza carnale dei sensi. Forse se Delacroix dipingendo l’immagine è riuscito a distaccarsi ed a porsi al di sopra degli eventi, Baudelaire è rimasto intrappolato nei mali del ventre di Parigi....... Caro Sergio,
Baudelaire scrive nel suo “Le Arti Figurative” ( Saggi di critica estetica) su Delacroix
–L’opera di Delacroix mi appare talvolta come una specie di mnemotecnica della grandezza e della passione innata dell’uomo universale. Cotesto merito particolarissimo e del tutto nuovo di Delacroix, che gli ha permesso di esprimere, semplicemente con il contorno, il gesto dell’uomo, per violento che sia, e con il colore quella che potrebbe dirsi l’atmosfera del dramma umano, o il modo dell’anima del creatore –
Baudelaire è un ottimo critico d’arte e, spulciando fra i libri, ho anche trovato qualche china realizzata da lui, ritratti fatti alla sua esotica compagna: alla critica sulla pittura accompagna una sorta di affinità intellettuale con Delacroix, così come fece con molti altri artisti del suo tempo, per l’appunto Poe o Wagner, etc. Non vi è quindi contrapposizione fra estetismo e carnalità, antitesi fra gli artisti, ma piuttosto similitudine nell’imbattersi nella lotta fra le forze brute e la ragione proprio per cercarne una via d’uscita.
Entrambi si calano nella tempesta della battaglia che propone loro il destino, forse se Baudelaire trova essenziale percorrere le vie del ventre di Parigi o l’oscurità di quanto vuol scandagliare con piglio boehmiano, Delacroix lascia un autentico reportage della storia e dei suoi protagonisti.
Ma, cara Maria Lucia Riccioli, siamo lontani dal dandismo di Wilde, dal suo ritratto di Dorian Gray, o meglio gli unici elementi che possono metterli in relazione è la rivolta antiborghese, la voglia di stupire la società con quel loro carattere freddo, edulcorato, così come lo stesso Baudelaire scrive “ i dandys partecipano quasi tutti dello stesso carattere d’opposizione e di rivolta, sono tutti rappresentanti di ciò che v’ ha di meglio nell’orgoglio umano, del bisogno, troppo raro fra quelli d’oggi, di combattere e distruggere la trivialità”, come a voler riparare la propria sensibilità da ferite e coltelli, una sofferenza interiore che inizia con la rivolta contro la madre ed il rigido patrigno e continua fra le mille difficoltà che comporta la continua tensione fra la mistica propensione al Divino e l’opposta, attraente esperienza carnale dei sensi.
Forse se Delacroix dipingendo l’immagine è riuscito a distaccarsi ed a porsi al di sopra degli eventi, Baudelaire è rimasto intrappolato nei mali del ventre di Parigi…….

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Di: Leandro Piantini http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28230 Leandro Piantini Sat, 05 Apr 2008 07:34:04 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28230 Caro Massimo, davvero il libro di Giuseppe Montesano sembra anche a me uno dei più importanti usciti in Italia nel 2007. Un libro, intanto, costruito con grande cura e perfettamente godibile, nonostante affronti la complessità del personaggio e dello scrittore Baudelaire. Confesso che credevo di conoscere abbastanza bene Buadelaire, il fondatore della poesia moderna, ma la ricostruzione di Montesano mi ha rivelato un Baudelaire sconosciuto. La cosa più accattivante è che il racconto dettagliato, minuzioso, completo che il romanziere napioletano ne fa è scritta in modo chiaro, incisivo e meditato. Non l'ho ancora finito di leggere ma lo segnalo come un lavoro esemplare di racconto biografico, di ritratto di un personaggio inimitabile, che presenta motivi di interesse che vanno al di là della figura di Baudelaire. Il mondo interiore complesso, drammatico, sfaccettato di B. risulta analizzato al microscopio, in modo che il carrattere maledetto e demoniaco della sua personalità balza nitido, ma insieme viene illuminato dalle vicende storiche della Francia tra il 1830, la rivoluzione del '48 e l'impero di Napoleone III. Quelle vicende convulse - forse per mia ignoranza - non sapevo quanto fossero strettamente connesse con la poesia eversiva di Les fleurs du mal. Non solo il mito romantico e napoleonico della Rvoluzione fu alla base delle scelte culturali e letterarie di B., ma proprio la sostanza più profonda della sua personalità risulta-dalle pagine di Montesano- acremente imbevuta delle idee eversive e trasgressive che tra il 1830 e il 1860 fiorirono impetuosamente in Francia. Mi fermo qui, credo di avere esposto solo alcuni dei temi di grande interesse che IL RIBELLE IN GUANTI ROSA propone. Un caro saluto. Leandro Piantini Caro Massimo,
davvero il libro di Giuseppe Montesano sembra anche a me uno dei più importanti usciti in Italia nel 2007.
Un libro, intanto, costruito con grande cura e perfettamente godibile, nonostante affronti la complessità del personaggio e dello scrittore Baudelaire. Confesso che credevo di conoscere abbastanza bene Buadelaire, il fondatore della poesia moderna, ma la ricostruzione di Montesano mi ha rivelato un Baudelaire sconosciuto.
La cosa più accattivante è che il racconto dettagliato, minuzioso, completo che il romanziere napioletano ne fa è scritta in modo chiaro, incisivo e meditato. Non l’ho ancora finito di leggere ma lo segnalo come un lavoro esemplare di racconto biografico, di ritratto di un personaggio inimitabile, che presenta motivi di interesse che vanno al di là della figura di Baudelaire. Il mondo interiore complesso, drammatico, sfaccettato di B. risulta analizzato al microscopio, in modo che il carrattere maledetto e demoniaco della sua personalità balza nitido, ma insieme viene illuminato dalle vicende storiche della Francia tra il 1830, la rivoluzione del ‘48 e l’impero di Napoleone III. Quelle vicende convulse – forse per mia ignoranza – non sapevo quanto fossero strettamente connesse con la poesia eversiva di Les fleurs du mal.
Non solo il mito romantico e napoleonico della Rvoluzione fu alla base delle scelte culturali e letterarie di B., ma proprio la sostanza più profonda della sua personalità risulta-dalle pagine di Montesano- acremente imbevuta delle idee eversive e trasgressive che tra il 1830 e il 1860 fiorirono impetuosamente in Francia.
Mi fermo qui, credo di avere esposto solo alcuni dei temi di grande interesse che IL RIBELLE IN GUANTI ROSA propone. Un caro saluto.
Leandro Piantini

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28085 Massimo Maugeri Thu, 03 Apr 2008 12:29:49 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28085 <strong>Francesco Mannoni intervista Giuseppe Montesano</strong> —————- 1) <strong>La maggior parte della poesia moderna non solo francese, è uscita dai Fiori del male. Lei è partito a studiare la biografia di Baudelaire per spiegarne la poesia, oppure dalla poesia è risalito alle sue mai abbastanza indagate origini?</strong> - La vita di uno scrittore è inseparabile dalle cose che scrive: è per questo che quasi sempre le biografie letterarie sono deludenti. Se conosco infiniti dettagli sulla vita di Leopardi, ma conosco solo quelli, il poeta con la sua unicità scompare. E scompare anche il nostro interesse. Vogliamo ritrovare la vita nelle opere ma anche dare un senso alla vita di chi ha scritto quelle opere. Baudelaire pensava che gli scritti di Edgar Allan Poe fossero pieni della sua vita, bisognava solo decifrarli: mi sembra giustissimo. Ma la vita di uomini singolari come Baudelaire ci aiuta a capire più in profondità quello che hanno scritto. Nel Ribelle in guanti rosa ho cercato di raccontare Baudelaire passando dalle poesie alla vita e dalla vita alle poesie, continuamente. Ma se oggi ci interessiamo al fatto che amò per tutta la vita una donna di colore, è perché quella donna è apparsa in alcune delle poesie più belle della letteratura occidentale. Se ci interessa capire perché Baudelaire faceva uso di hascish e oppio, è perché ha scritto i Fiori del male. Io vorrei raccontare a partire dal luogo in cui ciò che si scrive è la vita, certo, ma non più la vita di tutti i giorni: piuttosto quella vita più piena che si realizza nella letteratura, nell’arte, nella poesia. --- 2) <strong>grandi filoni dietro alla poesia di Baudelaire, sono un erotismo che da sotterraneo esce continuamente e prepotentemente alla superficie, una posizione di rivolta assoluta e una altrettanto importante figurazione di Angelo caduto. E’ giusto vedere dietro alla sua opera la presenza inquietante del Marchese De Sade?</strong> - Senza dubbio. Sade ha influenzato con la sua opera inquietante tutta la grande letteratura romantica francese, il secondo Ottocento e fino al Surrealismo. Il primo a vedere con chiarezza estrema che Sade entrava prepotentemente nell’opera di Baudelaire fu Praz nel suo La Carne, la morte e il diavolo. Ma nel Ribelle in guanti rosa ho provato a andare al di là dei possibili o certi prestiti da Sade, e soprattutto a staccarsi del tutto dall’idea che Baudelaire sia un poeta supinamente sadiano, o peggio, sadico. Nelle sue poesie Baudelaire ha coscientemente messo in scena il teatro del Male di Sade, ma senza soggiacere ad esso, e ha capovolto Sade contrapponendo al suo eros funebre e violentatore un Amore Erotico liberatorio e antisadico. Ma del resto Baudelaire ha usato in questo modo, da poeta, anche il cattolico reazionario De Maistre e l’anarchico socialista Proudhon, prendendo le loro idee e usandole come guanti rovesciati. Sade e gli altri interessavano a Baudelaire perché grandi conoscitori del Male, non perché ne sottoscrivesse le teorie: è come se Baudelaire avesse fatto entrare nella città della filosofia e dell’astrazione il Cavallo di Troia della sua poesia e della vita, e ha devastato quella città dall’interno. Tutta la poesia di Baudelaire è un appello alla liberazione dal Male che non eviti di guardare in faccia la sua mostruosità, la sua banalità immensa, distruttiva: per lui l’ignoranza non è una salvezza. L’amore che diventa fraternità erotica era per Baudelaire la negazione dell’idea che il male è ineliminabile dal mondo. Questa forza purificatrice dell’eros che scorre nei Fiori del male è ancora là, a portata di mano: chiunque abbia provato, sia pure anche una sola volta nella vita, il potere sconvolgente dell’amore la riconosce. --- 3) <strong>E’ giusto vedere altrettanto segreta ma non meno importante, la figura di Byron poeta ed eroe della propria vita?</strong> - La poesia di Byron, come quella di molti suoi contemporanei non meno importanti è ormai museificata, e la sua importanza per la letteratura moderna è minima: l’importanza della poesia di Baudelaire è massima. Baudelaire ha accolto dentro di sé la Modernità e ne ha visto i caratteri fondamentali. Ha scoperto su se stesso la difficoltà di essere poeti in un mondo burocratizzato e amministrato, e ha reagito a questa difficoltà affrontandola. La sua poesia si è riempita così in modo intensissimo di tutto ciò che è storico, ma lo ha trasformato e nascosto in una materia preziosa, quella dei versi. Baudelaire è stato molto più eroico anche di un poeta come Rimbaud, diventato ormai una mitologia: Rimbaud alla fine si è arreso alla realtà delle cose, e ha sacrificato la poesia come se si evirasse. Baudelaire fino all’ultimo non è venuto meno all’idea che capire la bellezza vuol dire anche cercare di realizzarla nella realtà, fosse anche solo la realtà dei versi. Baudelaire non si è chiuso in una torre d’avorio, non ha fatto il mercante d’armi, e non ha tradito né la vita né la poesia. --- 4) <strong>Il rapporto di Baudelaire con la madre è stato sufficientemente indagato dagli analisti?</strong> - Sicuramente sì. Ma è sempre necessario tornare su questo nodo della vita di Baudelaire: l’amore immenso e infantile per la madre sognata, e la delusione per la madre reale, accusata di essere meschinamente borghese. Anche se la sua stessa poesia in un certo senso va al di là, e molto al di là, di dove possono arrivare strumenti psicanalitici o medici. Un poeta cosciente come Baudelaire non può essere analizzato come se fosse un paziente col complesso di Edipo steso sul lettino. Il centro del dramma di Baudelaire con sua madre è sempre quello che torna nella sua poesia: l’amore che chiede qualcosa in cambio è falso, solo il dono amoroso ha dentro di sé la verità. --- 5) <strong>Una prefigurazione del mondo moderno in termini quasi urbanistici (la città tentacolare) è rintracciabile nell’immaginario baudelaeriano?</strong> - Baudelaire ha visto arrivare la Modernità molto oltre la scoperta della metropoli moderna. L’ha vista arrivare nel proliferare dell’uomo trasformato in massa ottusa, guidato da una dittatura già mediatica e soft come quella di Napoleone III e dalla dittatura dello sfruttamento economico, la nuova schiavitù nella quale il salario o l’assenza di salario era il mezzo dell’asservimento. Ha ritrovato la tentacolarità del potere fin dentro le anime e i corpi dei contemporanei, accorgendosi che le idee erano ormai solo strumenti adoperabili da chiunque a scopo ideologico. Per lui invece la misura del valore delle idee era sempre e solo nella vita, nella carne reale: le idee da sole gli facevano orrore, perché sapeva che esse possono essere usate al contrario. E ha visto la spersonalizzazione degli individui che avanzava, l’eliminazione dell’originalità individuale e personale, il dilagare del conformismo: anche, o forse soprattutto, di quello intellettuale. --- 6) <strong>La maschera di Baudelaire, dopo il suo libro più che esaustivo, è da considerasi come definitivamente indagata se non caduta?</strong> - Vuole scherzare, spero. L’intenzione del Ribelle in guanti rosa non è affatto quella di smascherare Baudelaire, ma di vedere nel loro insieme tutte le sue maschere, e capire perché le ha indossate. Baudelaire ha accettato di essere contraddittorio fin dall’inizio della sua vita di poeta, e per entrare nel suo mondo bisogna entrare nelle sue contraddizioni senza scioglierle. Del resto io penso che la poesia sia per sua essenza inesauribile, e che una quantità di ignoto in essa resista a ogni genere di indagine: in un certo senso è a partire da quell’ignoto indistruttibile che noi siamo affascinati da un poeta e ritorniamo sempre a lui, per cercare di esaurire quello che a ogni lettura ci appare aver cambiato faccia. Anche qui è come nell’amore: l’amore rende sempre diversa la persona amata, perché il suo desiderio di conoscerla e esaurirla non fa altro che accrescerla e renderla perpetuamente viva. Anche per l’arte è così. --- 7) <strong>Non l'ha spaventata il confronto con un personaggio così complesso, già oggetto di numerosi studi? Quali gli elementi letterari ma anche umani che più l'attraggono della figura di Baudelaire?</strong> - Avevo lavorato all’immensa bibliografia baudelairiana quando preparavo il Meridiano delle Opere di Baudelaire con Giovanni Raboni. E mi rendevo conto che moltissima di quella bibliografia era morta, superata, un guscio secco. Le interpretazioni che erano davvero rivelatrici, da Benjamin a Starobinski, da Mauron a Sartre, da Macchia e dai suoi allievi a Orlando, fino ai più recenti Thélot e Oehler, e quelle ovviamente originali degli scrittori che avevano e hanno indagato alcuni luoghi particolari di Baudelaire: da Laforgue a Proust a Rivière, erano quelle che al loro apparire avevano suscitato spesso resistenze e discussioni, e che restavano idiosincratiche e personali, interessate e appassionate come lo stesso Baudelaire voleva la critica letteraria: ma proprio per questo rimanevano fondamentali e stimolanti. E poi Il ribelle in guanti rosa è alla fine il libro di uno scrittore, di qualcuno che in genere scrive romanzi o lavora attraverso l’immaginazione, e che è diventato saggista per la passione di conoscere: ma una conoscenza che non è anche la rivelazione di una emozione è davvero una conoscenza completa? Baudelaire è un oggetto di passione che risale ai miei quattordici anni, e con il tempo questa passione è solo cresciuta. Quello che in lui è straordinario è che in mezzo a un’esistenza spesso depressa, drammatica, avvilita, meschina, orribile, una vita che potrebbe essere la vita di tutti, Baudelaire ha sempre cercato quello che lui chiamava “il demone fuggitivo dei minuti felici”: il godimento condiviso in cui l’egoismo si spezza e ci si apre all’altro. Tutta la sua opera testimonia di questa capacità di trovare la bellezza e il bene nel cuore stesso della bruttezza e del male, e di testimoniare così un attaccamento alla vita delle creature che somiglia a tratti a un cristianesimo ereticissimo che veda nel corpo erotico la sola pietra di paragone della verità, la sola forma di verità in un mondo falsificato dall’ingiustizia. Nella letteratura niente, o pochissime cose, conservano in sé questo potere di prendere alla gola il lettore, di affascinarlo e di scuotere la sua vita fino alle lacrime: di dolore, di gioia, di liberazione. Io posso solo sperare che un po’ di questa forza sia passata nel Ribelle in guanti rosa. -------------- <em>Intervista inedita</em> Francesco Mannoni intervista Giuseppe Montesano
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1) La maggior parte della poesia moderna non solo francese, è uscita dai Fiori del male. Lei è partito a studiare la biografia di Baudelaire per spiegarne la poesia, oppure dalla poesia è risalito alle sue mai abbastanza indagate origini?
- La vita di uno scrittore è inseparabile dalle cose che scrive: è per questo che quasi sempre le biografie letterarie sono deludenti. Se conosco infiniti dettagli sulla vita di Leopardi, ma conosco solo quelli, il poeta con la sua unicità scompare. E scompare anche il nostro interesse. Vogliamo ritrovare la vita nelle opere ma anche dare un senso alla vita di chi ha scritto quelle opere. Baudelaire pensava che gli scritti di Edgar Allan Poe fossero pieni della sua vita, bisognava solo decifrarli: mi sembra giustissimo. Ma la vita di uomini singolari come Baudelaire ci aiuta a capire più in profondità quello che hanno scritto. Nel Ribelle in guanti rosa ho cercato di raccontare Baudelaire passando dalle poesie alla vita e dalla vita alle poesie, continuamente. Ma se oggi ci interessiamo al fatto che amò per tutta la vita una donna di colore, è perché quella donna è apparsa in alcune delle poesie più belle della letteratura occidentale. Se ci interessa capire perché Baudelaire faceva uso di hascish e oppio, è perché ha scritto i Fiori del male. Io vorrei raccontare a partire dal luogo in cui ciò che si scrive è la vita, certo, ma non più la vita di tutti i giorni: piuttosto quella vita più piena che si realizza nella letteratura, nell’arte, nella poesia.

2) grandi filoni dietro alla poesia di Baudelaire, sono un erotismo che da sotterraneo esce continuamente e prepotentemente alla superficie, una posizione di rivolta assoluta e una altrettanto importante figurazione di Angelo caduto. E’ giusto vedere dietro alla sua opera la presenza inquietante del Marchese De Sade?
- Senza dubbio. Sade ha influenzato con la sua opera inquietante tutta la grande letteratura romantica francese, il secondo Ottocento e fino al Surrealismo. Il primo a vedere con chiarezza estrema che Sade entrava prepotentemente nell’opera di Baudelaire fu Praz nel suo La Carne, la morte e il diavolo. Ma nel Ribelle in guanti rosa ho provato a andare al di là dei possibili o certi prestiti da Sade, e soprattutto a staccarsi del tutto dall’idea che Baudelaire sia un poeta supinamente sadiano, o peggio, sadico. Nelle sue poesie Baudelaire ha coscientemente messo in scena il teatro del Male di Sade, ma senza soggiacere ad esso, e ha capovolto Sade contrapponendo al suo eros funebre e violentatore un Amore Erotico liberatorio e antisadico. Ma del resto Baudelaire ha usato in questo modo, da poeta, anche il cattolico reazionario De Maistre e l’anarchico socialista Proudhon, prendendo le loro idee e usandole come guanti rovesciati. Sade e gli altri interessavano a Baudelaire perché grandi conoscitori del Male, non perché ne sottoscrivesse le teorie: è come se Baudelaire avesse fatto entrare nella città della filosofia e dell’astrazione il Cavallo di Troia della sua poesia e della vita, e ha devastato quella città dall’interno. Tutta la poesia di Baudelaire è un appello alla liberazione dal Male che non eviti di guardare in faccia la sua mostruosità, la sua banalità immensa, distruttiva: per lui l’ignoranza non è una salvezza. L’amore che diventa fraternità erotica era per Baudelaire la negazione dell’idea che il male è ineliminabile dal mondo. Questa forza purificatrice dell’eros che scorre nei Fiori del male è ancora là, a portata di mano: chiunque abbia provato, sia pure anche una sola volta nella vita, il potere sconvolgente dell’amore la riconosce.

3) E’ giusto vedere altrettanto segreta ma non meno importante, la figura di Byron poeta ed eroe della propria vita?
- La poesia di Byron, come quella di molti suoi contemporanei non meno importanti è ormai museificata, e la sua importanza per la letteratura moderna è minima: l’importanza della poesia di Baudelaire è massima. Baudelaire ha accolto dentro di sé la Modernità e ne ha visto i caratteri fondamentali. Ha scoperto su se stesso la difficoltà di essere poeti in un mondo burocratizzato e amministrato, e ha reagito a questa difficoltà affrontandola. La sua poesia si è riempita così in modo intensissimo di tutto ciò che è storico, ma lo ha trasformato e nascosto in una materia preziosa, quella dei versi. Baudelaire è stato molto più eroico anche di un poeta come Rimbaud, diventato ormai una mitologia: Rimbaud alla fine si è arreso alla realtà delle cose, e ha sacrificato la poesia come se si evirasse. Baudelaire fino all’ultimo non è venuto meno all’idea che capire la bellezza vuol dire anche cercare di realizzarla nella realtà, fosse anche solo la realtà dei versi. Baudelaire non si è chiuso in una torre d’avorio, non ha fatto il mercante d’armi, e non ha tradito né la vita né la poesia.

4) Il rapporto di Baudelaire con la madre è stato sufficientemente indagato dagli analisti?
- Sicuramente sì. Ma è sempre necessario tornare su questo nodo della vita di Baudelaire: l’amore immenso e infantile per la madre sognata, e la delusione per la madre reale, accusata di essere meschinamente borghese. Anche se la sua stessa poesia in un certo senso va al di là, e molto al di là, di dove possono arrivare strumenti psicanalitici o medici. Un poeta cosciente come Baudelaire non può essere analizzato come se fosse un paziente col complesso di Edipo steso sul lettino. Il centro del dramma di Baudelaire con sua madre è sempre quello che torna nella sua poesia: l’amore che chiede qualcosa in cambio è falso, solo il dono amoroso ha dentro di sé la verità.

5) Una prefigurazione del mondo moderno in termini quasi urbanistici (la città tentacolare) è rintracciabile nell’immaginario baudelaeriano?
- Baudelaire ha visto arrivare la Modernità molto oltre la scoperta della metropoli moderna. L’ha vista arrivare nel proliferare dell’uomo trasformato in massa ottusa, guidato da una dittatura già mediatica e soft come quella di Napoleone III e dalla dittatura dello sfruttamento economico, la nuova schiavitù nella quale il salario o l’assenza di salario era il mezzo dell’asservimento. Ha ritrovato la tentacolarità del potere fin dentro le anime e i corpi dei contemporanei, accorgendosi che le idee erano ormai solo strumenti adoperabili da chiunque a scopo ideologico. Per lui invece la misura del valore delle idee era sempre e solo nella vita, nella carne reale: le idee da sole gli facevano orrore, perché sapeva che esse possono essere usate al contrario. E ha visto la spersonalizzazione degli individui che avanzava, l’eliminazione dell’originalità individuale e personale, il dilagare del conformismo: anche, o forse soprattutto, di quello intellettuale.

6) La maschera di Baudelaire, dopo il suo libro più che esaustivo, è da considerasi come definitivamente indagata se non caduta?
- Vuole scherzare, spero. L’intenzione del Ribelle in guanti rosa non è affatto quella di smascherare Baudelaire, ma di vedere nel loro insieme tutte le sue maschere, e capire perché le ha indossate. Baudelaire ha accettato di essere contraddittorio fin dall’inizio della sua vita di poeta, e per entrare nel suo mondo bisogna entrare nelle sue contraddizioni senza scioglierle. Del resto io penso che la poesia sia per sua essenza inesauribile, e che una quantità di ignoto in essa resista a ogni genere di indagine: in un certo senso è a partire da quell’ignoto indistruttibile che noi siamo affascinati da un poeta e ritorniamo sempre a lui, per cercare di esaurire quello che a ogni lettura ci appare aver cambiato faccia. Anche qui è come nell’amore: l’amore rende sempre diversa la persona amata, perché il suo desiderio di conoscerla e esaurirla non fa altro che accrescerla e renderla perpetuamente viva. Anche per l’arte è così.

7) Non l’ha spaventata il confronto con un personaggio così complesso, già oggetto di numerosi studi? Quali gli elementi letterari ma anche umani che più l’attraggono della figura di Baudelaire?
- Avevo lavorato all’immensa bibliografia baudelairiana quando preparavo il Meridiano delle Opere di Baudelaire con Giovanni Raboni. E mi rendevo conto che moltissima di quella bibliografia era morta, superata, un guscio secco. Le interpretazioni che erano davvero rivelatrici, da Benjamin a Starobinski, da Mauron a Sartre, da Macchia e dai suoi allievi a Orlando, fino ai più recenti Thélot e Oehler, e quelle ovviamente originali degli scrittori che avevano e hanno indagato alcuni luoghi particolari di Baudelaire: da Laforgue a Proust a Rivière, erano quelle che al loro apparire avevano suscitato spesso resistenze e discussioni, e che restavano idiosincratiche e personali, interessate e appassionate come lo stesso Baudelaire voleva la critica letteraria: ma proprio per questo rimanevano fondamentali e stimolanti. E poi Il ribelle in guanti rosa è alla fine il libro di uno scrittore, di qualcuno che in genere scrive romanzi o lavora attraverso l’immaginazione, e che è diventato saggista per la passione di conoscere: ma una conoscenza che non è anche la rivelazione di una emozione è davvero una conoscenza completa? Baudelaire è un oggetto di passione che risale ai miei quattordici anni, e con il tempo questa passione è solo cresciuta. Quello che in lui è straordinario è che in mezzo a un’esistenza spesso depressa, drammatica, avvilita, meschina, orribile, una vita che potrebbe essere la vita di tutti, Baudelaire ha sempre cercato quello che lui chiamava “il demone fuggitivo dei minuti felici”: il godimento condiviso in cui l’egoismo si spezza e ci si apre all’altro. Tutta la sua opera testimonia di questa capacità di trovare la bellezza e il bene nel cuore stesso della bruttezza e del male, e di testimoniare così un attaccamento alla vita delle creature che somiglia a tratti a un cristianesimo ereticissimo che veda nel corpo erotico la sola pietra di paragone della verità, la sola forma di verità in un mondo falsificato dall’ingiustizia. Nella letteratura niente, o pochissime cose, conservano in sé questo potere di prendere alla gola il lettore, di affascinarlo e di scuotere la sua vita fino alle lacrime: di dolore, di gioia, di liberazione. Io posso solo sperare che un po’ di questa forza sia passata nel Ribelle in guanti rosa.
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Intervista inedita

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28081 Massimo Maugeri Thu, 03 Apr 2008 11:58:32 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28081 <strong>Linnio Accorroni intervista Giuseppe Montesano</strong> ---------------- 1) <strong>Scrivere una ‘biografia letteraria’, anche se questa è definizione inadeguata per questo ‘Il ribelle in guanti rosa’, è pratica temeraria ed improvvida. Se poi l’oggetto preso in considerazione si chiama Charles Baudelaire, l’ardita spericolatezza di una scelta siffatta risalta ancora di più. Come mai lei è cosi tanto attratto dalla figura di Baudelaire ?</strong> - Forse oggi vale la pena fare solo cose che siano “temerarie e improvvide”. La letteratura si avvia a essere sostituita da una forma nuova di uso del tempo libero che è un misto di cultura e pubblicità innocua e sedativa, e la poesia di Baudelaire è la negazione di questo sedativo. Baudelaire sta all’inizio di un’epoca nuova che dura ancora ed è in parte ancora la nostra, e questo lo fa diventare un antenato vicinissimo a noi. Dopo aver lavorato a lungo su Baudelaire e sulla enorme bibliografia critica che lo avvolge, non ero contento. Baudelaire era in gran parte stato mummificato ripetendo interpretazioni vecchie e soprattutto molto ideologiche, ed era diventato una specie di anfibio oscillante tra un De Maistre poetico e un dandy disinteressato alla realtà. Nonostante Macchia avesse smontato, alla sua maniera elegante e soft, l’interpretazione del Baudelaire cattolico, la figura del Baudelaire “grande reazionario” occupava e occupa tutto il campo visivo. Si trattava per me di ripartire dalle grandi intuizioni di Walter Benjamin per scrostare da Baudelaire tutta l’ideologia reazionaria e nichilista da cui era stato avvolto. Niente di più lontano dal nichilismo di un Baudelaire, che si era nutrito del cristianesimo socialista degli utopisti e di Proudhon, di Sade e di De Maistre, ma facendo di tutte le sue letture un uso assolutamente selvaggio, libero, originale. --- 2) <strong>Una parte notevole del libro è occupata dalla descrizione di uno snodo di fondamentale importanza per la storia francese ed europea. Mi riferisco, essenzialmente, alla rivolta del 1848, alla spietata repressione ed alla restaurazione conseguente che ne seguì. Perché tanta ossessiva insistenza su quella vicenda? Riguarda solo la vita del ‘biografato’ o ‘De nos fabula narratur’?</strong> - La catastrofe del ’48, con la sconfitta delle speranze di liberazione collettiva affogate nel sangue dal dominio di Napoleone III, è un momento di assoluta modernità. Napoleone III inventò una forma di dittatura soft, basata sul controllo mediatico e travestita da democrazia populista che si sta ripetendo in forme mutate ma non troppo negli ultimi anni. In un certo senso oggi quel periodo storico è più attuale che negli anni ’30 o negli anni ’50, dove le dittature erano evidenti e apertamente totalitarie. Quello che è davvero interessante è in quella Parigi tra il 1840 e il 1870 è che un poeta, considerato il padre dell’art pour l’art, si sia, in modo tenace e ossessivo, opposto a quel regime: e lo abbia fatto come deve farlo uno scrittore, nella sua opera, riuscendo a fare grande poesia senza affatto trascurare la realtà ma senza lasciarsi dettare dalla realtà l’ordine del giorno. Oggi che molti scrittori e artisti tendono ad autocensurarsi prima ancora che li censuri il meccanismo sociale, la lezione di resistenza sotterranea di Baudelaire può insegnarci ancora molto. --- 3) <strong>Lei ha tradotto anche ex novo tutti i testi delle opere di B. citati nel testo. Perché? Non la soddisfano appieno le vecchie traduzioni?</strong> - Il lavoro su Baudelaire è cominciato intorno al 1990. Con Raboni ho curato il meridiano delle Opere di Baudelaire che è uscito nel 1996, e quasi tutte le traduzioni di prosa del volume erano mie, come mie erano le introduzioni e le note. Restavano solo Les fleurs du mal e gli scritti sull’arte, e per questo libro avevo bisogno di dare al lettore una traduzione che fosse il più possibile letterale, fino a mimare la punteggiatura e la disposizione delle parole e persino la forma esteriore delle poesie di Baudelaire. Così ho ritradotto tutto. Del resto credo che ogni generazione abbia bisogno di rileggere i suoi classici e risentirli nel proprio linguaggio. --- 4) <strong>Nel titolo sono icasticamente scolpite due fra le tante ‘maschere’ possibili di una personalità brulicante di contraddizioni e di cambiamenti: il dandy ed il rivoltoso. È stata una sua scelta editoriale?</strong> - Il titolo si è imposto da solo appena scritte le ultime frasi, e mi è sembrato racchiudere quella contraddizione che stringe come una morsa tutta la figura e l’opera di Baudelaire. L’idea centrale del libro è che tutte le maschere di Baudelaire fossero in parte vere, e che lui avesse adoperato la contraddizione come forma di protezione. Uno scrittore come lui, che ha vissuto sotto tutela giuridica fino alla morte, che doveva elemosinare i soldi a sua madre e al suo tutore-notaio a quarant’anni, che ha cambiato in poco più di vent’anni cinquanta volte casa, non aveva una vita facile. Per portare in fondo la sua opera doveva difendersi con le maschere: quella del dandy fu solo una delle più evidenti. --- 5) <strong>Ho trovato particolarmente ispirato il tono dell’ultima pagina: è come se lei, con tono profetico, abbandonasse le vesti del saggista-biografo per recuperare quelle del romanziere che vuole indicare una prospettiva che nasce da una personalità tanto complessa: rose rosse e sputi…</strong> - Tutto Il ribelle in guanti rosa nasce dalle ultime e dalle prime pagine, e dalla necessità di fare un lavoro da scrittore usando degli strumenti da saggista. Sull’Unità lo scrittore Andrea Di Consoli ha parlato per questo libro di “romanzo critico”, è una definizione che mi piace molto. Io scrivo romanzi-romanzi, racconti, critiche musicali, teatrali, di libri: ma è sempre la stessa persona che cerca di dire in forme diverse ciò che gli sta a cuore, che gli sembra decisivo: la capacità dell’arte di essere una rivolta al mondo come è ma allo stesso tempo una forma di amore per il mondo in cui viviamo. Così nel Ribelle in guanti rosa sono confluite forme diverse tra loro: saggio, biografia, romanzo, critica letteraria, interpretazione testuale. Alla fine nessuna maschera è stata tolta, perché le maschere di uno scrittore sono la sua verità, e la verità di uno scrittore della grandezza primaria di Baudelaire rimane inesauribile. Alla fine delle mie interpretazioni di ogni singola poesia di Baudelaire la poesia resta lì intatta nello splendore delle sue immagini: ancora aperta per chiunque e ancora chiusa per chiunque. E’ il potere di ambiguità della poesia che chiama il lettore a decifrarla: ed è un potere che non ha limiti. Non siamo noi che giudichiamo i Baudelaire o Flaubert, sono Baudelaire e Flaubert che giudicano noi. --- 6) <strong>A più riprese, nonostante l’ampiezza dei richiami alla poetica di B., sentivo di leggere un saggio fortemente intriso di politica, una specie di spaccato storico non tanto della Francia del XIX secolo, quanto invece concernente lo stato di cose presente. È d’accordo con questa interpretazione?</strong> - Il Ribelle in guanti rosa è una foto di gruppo con poeta, ma il poeta è decisamente al centro, e un poeta non può che essere contro la politica così come è fatta nella realtà miserabile di tutti i giorni. Del resto gran parte del libro è dedicata all’erotismo di Baudelaire, al suo essere una sorta di “gnostico” naturale, ai suoi legami con i mistici e gli scrittori eterodossi, al suo essere calato in pieno nell’ambiente letterario dell’epoca, alla sua vita. E’ sempre a partire da noi e dal nostro oggi che vale la pena scrivere sul passato, o no? --- <em>Intervista inedita rilasciata per la rivista Stilos poco prima che chiudesse</em>. Linnio Accorroni intervista Giuseppe Montesano
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1) Scrivere una ‘biografia letteraria’, anche se questa è definizione inadeguata per questo ‘Il ribelle in guanti rosa’, è pratica temeraria ed improvvida. Se poi l’oggetto preso in considerazione si chiama Charles Baudelaire, l’ardita spericolatezza di una scelta siffatta risalta ancora di più. Come mai lei è cosi tanto attratto dalla figura di Baudelaire ?
- Forse oggi vale la pena fare solo cose che siano “temerarie e improvvide”. La letteratura si avvia a essere sostituita da una forma nuova di uso del tempo libero che è un misto di cultura e pubblicità innocua e sedativa, e la poesia di Baudelaire è la negazione di questo sedativo. Baudelaire sta all’inizio di un’epoca nuova che dura ancora ed è in parte ancora la nostra, e questo lo fa diventare un antenato vicinissimo a noi. Dopo aver lavorato a lungo su Baudelaire e sulla enorme bibliografia critica che lo avvolge, non ero contento. Baudelaire era in gran parte stato mummificato ripetendo interpretazioni vecchie e soprattutto molto ideologiche, ed era diventato una specie di anfibio oscillante tra un De Maistre poetico e un dandy disinteressato alla realtà. Nonostante Macchia avesse smontato, alla sua maniera elegante e soft, l’interpretazione del Baudelaire cattolico, la figura del Baudelaire “grande reazionario” occupava e occupa tutto il campo visivo. Si trattava per me di ripartire dalle grandi intuizioni di Walter Benjamin per scrostare da Baudelaire tutta l’ideologia reazionaria e nichilista da cui era stato avvolto. Niente di più lontano dal nichilismo di un Baudelaire, che si era nutrito del cristianesimo socialista degli utopisti e di Proudhon, di Sade e di De Maistre, ma facendo di tutte le sue letture un uso assolutamente selvaggio, libero, originale.

2) Una parte notevole del libro è occupata dalla descrizione di uno snodo di fondamentale importanza per la storia francese ed europea. Mi riferisco, essenzialmente, alla rivolta del 1848, alla spietata repressione ed alla restaurazione conseguente che ne seguì. Perché tanta ossessiva insistenza su quella vicenda? Riguarda solo la vita del ‘biografato’ o ‘De nos fabula narratur’?
- La catastrofe del ’48, con la sconfitta delle speranze di liberazione collettiva affogate nel sangue dal dominio di Napoleone III, è un momento di assoluta modernità. Napoleone III inventò una forma di dittatura soft, basata sul controllo mediatico e travestita da democrazia populista che si sta ripetendo in forme mutate ma non troppo negli ultimi anni. In un certo senso oggi quel periodo storico è più attuale che negli anni ’30 o negli anni ’50, dove le dittature erano evidenti e apertamente totalitarie. Quello che è davvero interessante è in quella Parigi tra il 1840 e il 1870 è che un poeta, considerato il padre dell’art pour l’art, si sia, in modo tenace e ossessivo, opposto a quel regime: e lo abbia fatto come deve farlo uno scrittore, nella sua opera, riuscendo a fare grande poesia senza affatto trascurare la realtà ma senza lasciarsi dettare dalla realtà l’ordine del giorno. Oggi che molti scrittori e artisti tendono ad autocensurarsi prima ancora che li censuri il meccanismo sociale, la lezione di resistenza sotterranea di Baudelaire può insegnarci ancora molto.

3) Lei ha tradotto anche ex novo tutti i testi delle opere di B. citati nel testo. Perché? Non la soddisfano appieno le vecchie traduzioni?
- Il lavoro su Baudelaire è cominciato intorno al 1990. Con Raboni ho curato il meridiano delle Opere di Baudelaire che è uscito nel 1996, e quasi tutte le traduzioni di prosa del volume erano mie, come mie erano le introduzioni e le note. Restavano solo Les fleurs du mal e gli scritti sull’arte, e per questo libro avevo bisogno di dare al lettore una traduzione che fosse il più possibile letterale, fino a mimare la punteggiatura e la disposizione delle parole e persino la forma esteriore delle poesie di Baudelaire. Così ho ritradotto tutto. Del resto credo che ogni generazione abbia bisogno di rileggere i suoi classici e risentirli nel proprio linguaggio.

4) Nel titolo sono icasticamente scolpite due fra le tante ‘maschere’ possibili di una personalità brulicante di contraddizioni e di cambiamenti: il dandy ed il rivoltoso. È stata una sua scelta editoriale?
- Il titolo si è imposto da solo appena scritte le ultime frasi, e mi è sembrato racchiudere quella contraddizione che stringe come una morsa tutta la figura e l’opera di Baudelaire. L’idea centrale del libro è che tutte le maschere di Baudelaire fossero in parte vere, e che lui avesse adoperato la contraddizione come forma di protezione. Uno scrittore come lui, che ha vissuto sotto tutela giuridica fino alla morte, che doveva elemosinare i soldi a sua madre e al suo tutore-notaio a quarant’anni, che ha cambiato in poco più di vent’anni cinquanta volte casa, non aveva una vita facile. Per portare in fondo la sua opera doveva difendersi con le maschere: quella del dandy fu solo una delle più evidenti.

5) Ho trovato particolarmente ispirato il tono dell’ultima pagina: è come se lei, con tono profetico, abbandonasse le vesti del saggista-biografo per recuperare quelle del romanziere che vuole indicare una prospettiva che nasce da una personalità tanto complessa: rose rosse e sputi…
- Tutto Il ribelle in guanti rosa nasce dalle ultime e dalle prime pagine, e dalla necessità di fare un lavoro da scrittore usando degli strumenti da saggista. Sull’Unità lo scrittore Andrea Di Consoli ha parlato per questo libro di “romanzo critico”, è una definizione che mi piace molto. Io scrivo romanzi-romanzi, racconti, critiche musicali, teatrali, di libri: ma è sempre la stessa persona che cerca di dire in forme diverse ciò che gli sta a cuore, che gli sembra decisivo: la capacità dell’arte di essere una rivolta al mondo come è ma allo stesso tempo una forma di amore per il mondo in cui viviamo. Così nel Ribelle in guanti rosa sono confluite forme diverse tra loro: saggio, biografia, romanzo, critica letteraria, interpretazione testuale. Alla fine nessuna maschera è stata tolta, perché le maschere di uno scrittore sono la sua verità, e la verità di uno scrittore della grandezza primaria di Baudelaire rimane inesauribile. Alla fine delle mie interpretazioni di ogni singola poesia di Baudelaire la poesia resta lì intatta nello splendore delle sue immagini: ancora aperta per chiunque e ancora chiusa per chiunque. E’ il potere di ambiguità della poesia che chiama il lettore a decifrarla: ed è un potere che non ha limiti. Non siamo noi che giudichiamo i Baudelaire o Flaubert, sono Baudelaire e Flaubert che giudicano noi.

6) A più riprese, nonostante l’ampiezza dei richiami alla poetica di B., sentivo di leggere un saggio fortemente intriso di politica, una specie di spaccato storico non tanto della Francia del XIX secolo, quanto invece concernente lo stato di cose presente. È d’accordo con questa interpretazione?
- Il Ribelle in guanti rosa è una foto di gruppo con poeta, ma il poeta è decisamente al centro, e un poeta non può che essere contro la politica così come è fatta nella realtà miserabile di tutti i giorni. Del resto gran parte del libro è dedicata all’erotismo di Baudelaire, al suo essere una sorta di “gnostico” naturale, ai suoi legami con i mistici e gli scrittori eterodossi, al suo essere calato in pieno nell’ambiente letterario dell’epoca, alla sua vita. E’ sempre a partire da noi e dal nostro oggi che vale la pena scrivere sul passato, o no?

Intervista inedita rilasciata per la rivista Stilos poco prima che chiudesse.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28080 Massimo Maugeri Thu, 03 Apr 2008 11:56:39 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28080 Intervengo per "postare", qui di seguito, due interviste inedite rilasciate da Giuseppe Montesano. La prima a Linnio Accorroni per Stilos (che chiuse una settimana dopo...), e l'altra a Francesco Mannoni mai uscita. Ringrazio lo stesso Montesano per avermele inviate. Intervengo per “postare”, qui di seguito, due interviste inedite rilasciate da Giuseppe Montesano.
La prima a Linnio Accorroni per Stilos (che chiuse una settimana dopo…), e l’altra a Francesco Mannoni mai uscita.
Ringrazio lo stesso Montesano per avermele inviate.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28039 Massimo Maugeri Wed, 02 Apr 2008 22:28:58 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28039 Volete sapere cosa pensa Giuseppe Montesano di questo suo libro? Volete ascoltare la sua voce calma, pacata, con lieve accento napoletano? Cliccate qui: http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/un_libro/archivio_2007/audio/libro2007_09_04.ram (Intervista audio: trasmissione "Fahrenheit", di RadioRaiTre). Volete sapere cosa pensa Giuseppe Montesano di questo suo libro?
Volete ascoltare la sua voce calma, pacata, con lieve accento napoletano?
Cliccate qui:
http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/un_libro/archivio_2007/audio/libro2007_09_04.ram
(Intervista audio: trasmissione “Fahrenheit”, di RadioRaiTre).

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Di: maria gemma http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28030 maria gemma Wed, 02 Apr 2008 21:08:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28030 Non e' che vado di fretta,è che sono passata a vedere se tutto e' nei limiti della consuera anormalità, e noto con piacere che. dalle firme e dai discorsi ,tutti sono presenti e allineati nei loro ranghi. NOn rimane che esprimermi sul post,ma questa volta mi limitero' a dire che sottoscrivo quanto detto da enrico,sia nella forma che nel contenuto.Ha il pregio di essere sintetico e simpatico,il piu' lucido (!) e concreto,granitico,pur nella sua insostenibile leggerezza.e nonostante tutte le tibie,i nasi,e i malleoli...per fortuna che ce l'abbiamo! Non e’ che vado di fretta,è che sono passata a vedere se tutto e’ nei limiti della consuera anormalità, e noto con piacere che. dalle firme e dai discorsi ,tutti sono presenti e allineati nei loro ranghi.
NOn rimane che esprimermi sul post,ma questa volta mi limitero’ a dire che sottoscrivo quanto detto da enrico,sia nella forma che nel contenuto.Ha il pregio di essere sintetico e simpatico,il piu’ lucido (!) e concreto,granitico,pur nella sua insostenibile leggerezza.e nonostante tutte le tibie,i nasi,e i malleoli…per fortuna che ce l’abbiamo!

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Di: Maria Lucia Riccioli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28028 Maria Lucia Riccioli Wed, 02 Apr 2008 20:40:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28028 La mia mamma è brizzolata da quando aveva 15 anni per la felicità di mio padre e la nostra... :-) Io ho i riccioli ma mia sorella ha i boccoli alla greca... La mia mamma è brizzolata da quando aveva 15 anni per la felicità di mio padre e la nostra…
:-)
Io ho i riccioli ma mia sorella ha i boccoli alla greca…

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Di: gea http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28022 gea Wed, 02 Apr 2008 20:08:50 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28022 uuuh.. io ho i capelli color topo come mariangela! però i parrucchieri li chiamano pomposamente 'biondo cenere scuro', e le méches ci stanno da dio. :-) uuuh..
io ho i capelli color topo come mariangela!
però i parrucchieri li chiamano pomposamente ‘biondo cenere scuro’, e le méches ci stanno da dio.
:-)

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Di: Maria Lucia Riccioli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28021 Maria Lucia Riccioli Wed, 02 Apr 2008 20:02:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28021 Esatto, la A!!! Rìccioli, anche se tanta gente me lo sbaglia da quando avevo tre anni. Maria Lucia è diventato Maria Luisa, Maria Grazia, Maria Teresa - tutti nomi bellissimi, per carità! Mi sono ribellata solo a Mariangela - figlia del rag. Fantozzi Ugo. Esatto, la A!!!
Rìccioli, anche se tanta gente me lo sbaglia da quando avevo tre anni.
Maria Lucia è diventato Maria Luisa, Maria Grazia, Maria Teresa – tutti nomi bellissimi, per carità!
Mi sono ribellata solo a Mariangela – figlia del rag. Fantozzi Ugo.

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Di: gea http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28011 gea Wed, 02 Apr 2008 19:20:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28011 @ maria lucia ma tu fai rìccioli (morbidi fluenti disordinati anarchici allegri) o ricciòli (molto milano da bere, ortopedici e stampatori)? a me, non so se si capisce, piace di più l'opzione a. molto d'accordo sulla distinzione tra decadenti e dandy. non amo particolarmente nessuno dei due generi, ma ne riconosco gli sprazzi di genialità. e baudelaire, con poe, ne è magnifico precursore. wilde sa essere splendido pur nell'affettazione (il teatro è godibilissimo) e les bourgeoises godono masochisticamente di essere epatée. dove è più umano (la ballata dal carcere di reading, per esempio) mostra anche i suoi limiti. io amo molto rimbaud.. @ maria lucia
ma tu fai rìccioli (morbidi fluenti disordinati anarchici allegri) o ricciòli (molto milano da bere, ortopedici e stampatori)? a me, non so se si capisce, piace di più l’opzione a.
molto d’accordo sulla distinzione tra decadenti e dandy. non amo particolarmente nessuno dei due generi, ma ne riconosco gli sprazzi di genialità. e baudelaire, con poe, ne è magnifico precursore.
wilde sa essere splendido pur nell’affettazione (il teatro è godibilissimo) e les bourgeoises godono masochisticamente di essere epatée. dove è più umano (la ballata dal carcere di reading, per esempio) mostra anche i suoi limiti.
io amo molto rimbaud..

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Di: Maria Lucia Riccioli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28008 Maria Lucia Riccioli Wed, 02 Apr 2008 19:10:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28008 Simo: miaooo! Ci vediamo da Alessandra sabato... Bacio a te a Nanni ai mici. Simo: miaooo!
Ci vediamo da Alessandra sabato… Bacio a te a Nanni ai mici.

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Di: Maria Lucia Riccioli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-3/#comment-28007 Maria Lucia Riccioli Wed, 02 Apr 2008 19:08:30 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28007 Sergio: io apprezzo Dante anche per il suo coinvolgimento politico. Lui pensava di fare delle cose, di agire oltre che scrivere. Dopo di lui, con gente spesso pennivendola, la parola letterato ha assunto un significato dispregiativo. Certo la Commedia sarebbe quello che è anche se Dante fosse stato un tranquillo produttore di olio nella campagna toscana. O no? Però via Farinata, via Ugolino... Le passioni politiche hanno tanta parte nella sua vita e nelle sue opere, non ne possiamo prescindere. Per lui, credo, essere scrittore e occuparsi di politica erano i modi - inscindibili - di stare al mondo. Non credi? Sergio: io apprezzo Dante anche per il suo coinvolgimento politico. Lui pensava di fare delle cose, di agire oltre che scrivere. Dopo di lui, con gente spesso pennivendola, la parola letterato ha assunto un significato dispregiativo. Certo la Commedia sarebbe quello che è anche se Dante fosse stato un tranquillo produttore di olio nella campagna toscana. O no?
Però via Farinata, via Ugolino… Le passioni politiche hanno tanta parte nella sua vita e nelle sue opere, non ne possiamo prescindere. Per lui, credo, essere scrittore e occuparsi di politica erano i modi – inscindibili – di stare al mondo. Non credi?

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Di: Maria Lucia Riccioli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-28006 Maria Lucia Riccioli Wed, 02 Apr 2008 19:04:19 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-28006 Ciao Enrico... parlerò a Salvo - non Zappulla che saluto, ma Turiddu di Nazareth :-) di te... Gea, bella la tua traduzione. Sei brava! Proposta a Massi: perché non prendiamo una poesia di CB e la traduciamo reinterpretiamo ognuno come vuole sa e può? Oddio, i fucilano... dopo il libro dell'anno penso che Carlo Gea & company non giocheranno più manco a scopa per i prossimi 20 siècles... Sergio, Miriam: condivido la vostra opinione, anche se Baudelaire non può essere ridotto solo a questo. Già comunque l'aver dato voce al calderone ribollente dei ragazzi è un merito... Rossella: non sono un'esperta di pittura, ma a naso Delacroix mi piace, come Baudelaire e Poe. La figura del dandy, dell'esteta colto, raffinato e algido può ispirare antipatia in chi ama un maggiore coinvolgimento dell'artista nella produzione e nella fruizione di un'opera artistica, ma il dandismo non è che una delle tante facce del decadentismo, di cui Baudelaire rappresenta l'anima maledetta, splenica. Pensa a Wilde: sotto quella leggerezza svaporata e studiata c'è un travaglio personale notevole, un impegno intellettuale, un épater le bourgeois - detto bene, Gea? - che è stucchevole solo se fine a se stesso. Leggi le fiabe, leggi anche le cose sue all'apparenza più "fatue", gli aforismi, e vedrai che profondità. A me piace da pazzi "Il fantasma di Canterville"... Ciao Enrico… parlerò a Salvo – non Zappulla che saluto, ma Turiddu di Nazareth :-) di te…
Gea, bella la tua traduzione. Sei brava! Proposta a Massi: perché non prendiamo una poesia di CB e la traduciamo reinterpretiamo ognuno come vuole sa e può? Oddio, i fucilano… dopo il libro dell’anno penso che Carlo Gea & company non giocheranno più manco a scopa per i prossimi 20 siècles…
Sergio, Miriam: condivido la vostra opinione, anche se Baudelaire non può essere ridotto solo a questo. Già comunque l’aver dato voce al calderone ribollente dei ragazzi è un merito…
Rossella: non sono un’esperta di pittura, ma a naso Delacroix mi piace, come Baudelaire e Poe. La figura del dandy, dell’esteta colto, raffinato e algido può ispirare antipatia in chi ama un maggiore coinvolgimento dell’artista nella produzione e nella fruizione di un’opera artistica, ma il dandismo non è che una delle tante facce del decadentismo, di cui Baudelaire rappresenta l’anima maledetta, splenica. Pensa a Wilde: sotto quella leggerezza svaporata e studiata c’è un travaglio personale notevole, un impegno intellettuale, un épater le bourgeois – detto bene, Gea? – che è stucchevole solo se fine a se stesso. Leggi le fiabe, leggi anche le cose sue all’apparenza più “fatue”, gli aforismi, e vedrai che profondità. A me piace da pazzi “Il fantasma di Canterville”…

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27995 Sergio Sozi Wed, 02 Apr 2008 17:33:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27995 Certo, Massimo. Ma forse non e' propriamente l'aspetto politico quello per il quale la Commedia e' famosa in tutto il mondo. Certo, Massimo. Ma forse non e’ propriamente l’aspetto politico quello per il quale la Commedia e’ famosa in tutto il mondo.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27962 Massimo Maugeri Wed, 02 Apr 2008 13:30:18 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27962 @ Sergio Hai scritto: "Gli intellettuali secondo me non dovrebbero condurre nessuna battaglia politica, ma starne rigorosamente fuori. Almeno i Letterati, intendo dire esattamente." - Opinione rispettabilissima, la tua. Io credo che gli intellettuali e gli artisti debbano essere giudicati, in quanto tali, solo per le loro opere. Sono molti i poeti che hanno scelto di impegnarsi anche in battaglie politiche. Per esempio, Sanguineti. Ma pure Dante, il Sommo poeta, è stato un intellettuale "politico". Le sue scelte di campo, politiche, sono del resto riscontrabili anche nella Commedia. @ Sergio
Hai scritto: “Gli intellettuali secondo me non dovrebbero condurre nessuna battaglia politica, ma starne rigorosamente fuori. Almeno i Letterati, intendo dire esattamente.”
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Opinione rispettabilissima, la tua.
Io credo che gli intellettuali e gli artisti debbano essere giudicati, in quanto tali, solo per le loro opere.
Sono molti i poeti che hanno scelto di impegnarsi anche in battaglie politiche. Per esempio, Sanguineti.
Ma pure Dante, il Sommo poeta, è stato un intellettuale “politico”. Le sue scelte di campo, politiche, sono del resto riscontrabili anche nella Commedia.

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Di: gea http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27948 gea Wed, 02 Apr 2008 12:15:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27948 baudelaire è adolescenziale. kafka è intorcinato. shakespeare è violento razzista e contorto. pasolini era omosessuale e comunista. apollinaire perverso. quenau inutilmente sperimentale. perec chi era costui.. wow. resta poco da leggere. forse la bibbia. ma anche lì.. ... "Come son belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe! Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d'artista. Il tuo ombelico è una coppa rotonda che non manca mai di vino drogato. Il tuo ventre è un mucchio di grano, circondato da gigli. I tuoi seni come due cerbiatti, gemelli di gazzella. Il tuo collo come una torre d'avorio; i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn, presso la porta di Bat-Rabbìm; il tuo naso come la torre del Libano che fa la guardia verso Damasco. Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo e la chioma del tuo capo è come la porpora; un re è stato preso dalle tue trecce". Quanto sei bella e quanto sei graziosa, o amore, figlia di delizie! La tua statura rassomiglia a una palma e i tuoi seni ai grappoli. Ho detto: "Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri; mi siano i tuoi seni come grappoli d'uva e il profumo del tuo respiro come di pomi". 'Il tuo palato è come vino squisito, che scorre dritto verso il mio diletto e fluisce sulle labbra e sui denti! Io sono per il mio diletto e la sua brama è verso di me. ... baudelaire è adolescenziale.
kafka è intorcinato.
shakespeare è violento razzista e contorto.
pasolini era omosessuale e comunista.
apollinaire perverso.
quenau inutilmente sperimentale.
perec chi era costui..
wow.
resta poco da leggere.
forse la bibbia.
ma anche lì..

“Come son belli i tuoi piedi
nei sandali, figlia di principe!
Le curve dei tuoi fianchi sono come monili,
opera di mani d’artista.
Il tuo ombelico è una coppa rotonda
che non manca mai di vino drogato.
Il tuo ventre è un mucchio di grano,
circondato da gigli.
I tuoi seni come due cerbiatti,
gemelli di gazzella.
Il tuo collo come una torre d’avorio;
i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn,
presso la porta di Bat-Rabbìm;
il tuo naso come la torre del Libano
che fa la guardia verso Damasco.
Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo
e la chioma del tuo capo è come la porpora;
un re è stato preso dalle tue trecce”.
Quanto sei bella e quanto sei graziosa,
o amore, figlia di delizie!
La tua statura rassomiglia a una palma
e i tuoi seni ai grappoli.
Ho detto: “Salirò sulla palma,
coglierò i grappoli di datteri;
mi siano i tuoi seni come grappoli d’uva
e il profumo del tuo respiro come di pomi”.
‘Il tuo palato è come vino squisito,
che scorre dritto verso il mio diletto
e fluisce sulle labbra e sui denti!
Io sono per il mio diletto
e la sua brama è verso di me.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27922 Massimo Maugeri Wed, 02 Apr 2008 05:48:49 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27922 Aggiungo solo che non pensavo che su Baudelaire, e sul libro di Montesano, potesse svilupparsi un dibattito così interessante e variegato. Bene. Buona giornata a tutti! Aggiungo solo che non pensavo che su Baudelaire, e sul libro di Montesano, potesse svilupparsi un dibattito così interessante e variegato.
Bene.
Buona giornata a tutti!

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27921 Massimo Maugeri Wed, 02 Apr 2008 05:47:11 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27921 Stasera intervengo di nuovo. Intanto vi ringrazio ancora per i commenti. - @ Enrico Anch'io aspetto l'intervento di Didò. Stasera intervengo di nuovo.
Intanto vi ringrazio ancora per i commenti.
-
@ Enrico
Anch’io aspetto l’intervento di Didò.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27918 Sergio Sozi Tue, 01 Apr 2008 22:53:56 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27918 Rossella cara, per il momento ti risponderei io, sperando in un migliore intervento di Di Consoli. Tu contrapponi la carnalita' di Delacroix all'estetismo del ''nobile'' Baudelaire, se non ho mal compreso. Ma trovi anche delle affinita' estetiche: la medesima voglia di immergersi nella realta' fino in fondo, fino a volerne svelare i destini individuali di ciascuno. Solo che, dici tu ancora, mentre il pittore era uno che aveva con se la soluzione ''razionalistica'', il poeta non riusciva ad interpretare a fondo la disperazione umana, cosi' fermandosi sulla lastra di ghiaccio del mare dell'inverno umano - il belletto, la polvere di riso sulle gote. Ecco. Io dico che Baudelaire e Delacroix sono incomparabili. Giorno e notte. O meglio: moralita' assente - anche per una condotta di vita che stravolge la mente - per il poeta; invece morale netta e ben definita - anche se non da me apprezzabile - per il pittore, che e' lucido, simbolico ma non in maniera criptica, e ampiamente carnale. Scusami per l'intervento, cara 'Notte Sergio Rossella cara,
per il momento ti risponderei io, sperando in un migliore intervento di Di Consoli. Tu contrapponi la carnalita’ di Delacroix all’estetismo del ”nobile” Baudelaire, se non ho mal compreso. Ma trovi anche delle affinita’ estetiche: la medesima voglia di immergersi nella realta’ fino in fondo, fino a volerne svelare i destini individuali di ciascuno. Solo che, dici tu ancora, mentre il pittore era uno che aveva con se la soluzione ”razionalistica”, il poeta non riusciva ad interpretare a fondo la disperazione umana, cosi’ fermandosi sulla lastra di ghiaccio del mare dell’inverno umano – il belletto, la polvere di riso sulle gote.
Ecco. Io dico che Baudelaire e Delacroix sono incomparabili. Giorno e notte. O meglio: moralita’ assente – anche per una condotta di vita che stravolge la mente – per il poeta; invece morale netta e ben definita – anche se non da me apprezzabile – per il pittore, che e’ lucido, simbolico ma non in maniera criptica, e ampiamente carnale.
Scusami per l’intervento, cara
‘Notte
Sergio

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Di: Enrico Gregori http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27917 Enrico Gregori Tue, 01 Apr 2008 22:51:16 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27917 Dal tenore del dibattito comincio a sospettare che l'opera di Baudelaire gradita ai più sia "I paradisi artificiali". Persino un integerrimo magistrato come Simona si rivolge a tutti salutando con i "miao". Caro didò, io e te come scoppiati abbiamo fatto il nostro tempo. Ritiriamoci. Simona fa miao, Gea parla solo in francese, Maria Lucia da del tu a Gesù Cristo chiamandolo Salvo (Zappula, pure tu c'hai speranze di finire in croce) e Zauberei è tornata alla grande vedendo tibie, scafoidi e tonsille dappertutto. Temo che si sia fatta qualche canna persino la poetessa Bove. Il blog è loro, o lo sarà presto se io e te non iniziamo a giocare pesante. Lo porti tu l'acido? Dal tenore del dibattito comincio a sospettare che l’opera di Baudelaire gradita ai più sia “I paradisi artificiali”.
Persino un integerrimo magistrato come Simona si rivolge a tutti salutando con i “miao”.
Caro didò, io e te come scoppiati abbiamo fatto il nostro tempo. Ritiriamoci.
Simona fa miao, Gea parla solo in francese, Maria Lucia da del tu a Gesù Cristo chiamandolo Salvo (Zappula, pure tu c’hai speranze di finire in croce) e Zauberei è tornata alla grande vedendo tibie, scafoidi e tonsille dappertutto. Temo che si sia fatta qualche canna persino la poetessa Bove.
Il blog è loro, o lo sarà presto se io e te non iniziamo a giocare pesante. Lo porti tu l’acido?

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Di: Rossella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27916 Rossella Tue, 01 Apr 2008 22:37:08 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27916 Dal momento che non conosco profondamente Baudelaire, mi soffermo brevemente sulla sua amiciazia con Eugene Delacroix e sul concetto di dandy, le sue mani rivestite da un accessorio color dell’incarnato che sostituiscono la realtà. Qualche mese fa rivedendo i quadri di Delacroix mi accorsi che l’abilità di questo pittore consisteva nella rappresentazione del destino e delle sue forze contrastanti, le scene impostate su elementi contrapposti e pur sempre in equilibrio fra loro, siano essi tigri o cavalli, uomini guerrieri, tempeste marine la brutalità ed il selvatico che deve essere dominato dalla ragione illuminante, il furore degli istinti soppresso dall’intelletto. Egli fu definito dalla stesso Baudealire un pittore moralista: secondo me ebbe il talento di saper guardare i tempi e la storia anche come fatto scenico teatrale, incluse le passioni, le tempeste, i cieli cupi, le lance e gli occhi atterriti di quadrupedi e condottieri. Un temperamento forte e virile dai pennelli usati come scimitarre e vicino per molti aspetti alla stessa cupa e nera poesia di Baudelaire, disincantato dinnanzi agli eventi del destino. Allora sbuca il dandy, cultore del bello che mira a mantenere la freddezza sulle cose, come a volersene distaccare in quanto ne prova una sorta di disgusto. E’ importante capire se il dandy dell’epoca rimane solo un esteta di superficie al quale importa solo mettere la polvere di riso sulle gote oppure è colui che coltiva il culto dell’imbellettamento come ad incoronare l’idea del gusto in quanto “tutto ciò che è nobile è il risultato della ragione e della previdenza”. Il dandy comunque rimane una figura un pò triste, uno che non ha saputo trovare la gioia nel profondo. Lo chiedo soprattutto a Andrea di Consoli. Dal momento che non conosco profondamente Baudelaire, mi soffermo brevemente sulla sua amiciazia con Eugene Delacroix e sul concetto di dandy, le sue mani rivestite da un accessorio color dell’incarnato che sostituiscono la realtà.
Qualche mese fa rivedendo i quadri di Delacroix mi accorsi che l’abilità di questo pittore consisteva nella rappresentazione del destino e delle sue forze contrastanti, le scene impostate su elementi contrapposti e pur sempre in equilibrio fra loro, siano essi tigri o cavalli, uomini guerrieri, tempeste marine la brutalità ed il selvatico che deve essere dominato dalla ragione illuminante, il furore degli istinti soppresso dall’intelletto. Egli fu definito dalla stesso Baudealire un pittore moralista: secondo me ebbe il talento di saper guardare i tempi e la storia anche come fatto scenico teatrale, incluse le passioni, le tempeste, i cieli cupi, le lance e gli occhi atterriti di quadrupedi e condottieri.
Un temperamento forte e virile dai pennelli usati come scimitarre e vicino per molti aspetti alla stessa cupa e nera poesia di Baudelaire, disincantato dinnanzi agli eventi del destino.
Allora sbuca il dandy, cultore del bello che mira a mantenere la freddezza sulle cose, come a volersene distaccare in quanto ne prova una sorta di disgusto. E’ importante capire se il dandy dell’epoca rimane solo un esteta di superficie al quale importa solo mettere la polvere di riso sulle gote oppure è colui che coltiva il culto dell’imbellettamento come ad incoronare l’idea del gusto in quanto “tutto ciò che è nobile è il risultato della ragione e della previdenza”.
Il dandy comunque rimane una figura un pò triste, uno che non ha saputo trovare la gioia nel profondo.
Lo chiedo soprattutto a Andrea di Consoli.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27915 Sergio Sozi Tue, 01 Apr 2008 22:20:49 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27915 Dimenticavo di sottoporre alla sig.ra Lina questa lettera grammaticalmente scevra di ammorbanti ''maschilismi'': - Egregio signor Lino (ex Lina), sono contento che un avvocato dottore come Lui, poeta e assertore dell'uguaglianza fra il sesso maschile ed il sesso maschile numero due, possa apprezzare il mio modesto precisare (non ''lA miA modestA precisazione'', che e' orrendamente femminile) che tutti debbono, oggi, esser considerati uguali anche nei generi grammaticali. Pertanto auspico che tutti siano, d'ora in poi, ''dottori'', ''professori'', ''mammi'' e ''fratelli'', o tutt'al piu' ''sorelli''. Che e' questo robo assurdo e diversificante come ''sorella'', ''femmina'', ''donna'' e lo scandaloso ''mamma''? Basta con il razzismo! Mammi, fratelli del tipo due, donni, femmini! Uniamoci ed andiamo in un automobile luminoso e veloce sullo strado del ridente futuro del maschile. Tuo Sergio Francesco Mario (ex Maria) Quirino Sozi (da Civitello d'Arno, Perugio, Italio) Dimenticavo di sottoporre alla sig.ra Lina questa lettera grammaticalmente scevra di ammorbanti ”maschilismi”:
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Egregio signor Lino (ex Lina),
sono contento che un avvocato dottore come Lui, poeta e assertore dell’uguaglianza fra il sesso maschile ed il sesso maschile numero due, possa apprezzare il mio modesto precisare (non ”lA miA modestA precisazione”, che e’ orrendamente femminile) che tutti debbono, oggi, esser considerati uguali anche nei generi grammaticali. Pertanto auspico che tutti siano, d’ora in poi, ”dottori”, ”professori”, ”mammi” e ”fratelli”, o tutt’al piu’ ‘’sorelli”.
Che e’ questo robo assurdo e diversificante come ‘’sorella”, ”femmina”, ”donna” e lo scandaloso ”mamma”?
Basta con il razzismo!
Mammi, fratelli del tipo due, donni, femmini! Uniamoci ed andiamo in un automobile luminoso e veloce sullo strado del ridente futuro del maschile.
Tuo
Sergio Francesco Mario (ex Maria) Quirino Sozi (da Civitello d’Arno, Perugio, Italio)

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27914 Sergio Sozi Tue, 01 Apr 2008 22:01:24 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27914 Gea, non e' vero: sono le persone ad essere dei gatti seri. E le nuvole delle serie lacrime. E via dicendo, divertendosi. Grammaticalmente. Gea,
non e’ vero: sono le persone ad essere dei gatti seri. E le nuvole delle serie lacrime. E via dicendo, divertendosi. Grammaticalmente.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27913 Sergio Sozi Tue, 01 Apr 2008 21:56:12 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27913 Ciao, Miriam, grazie per la condivisione - del tutto involontaria da parte di entrambi... eh! eh! eh! Buonanotte, bella. Ciao, Miriam,
grazie per la condivisione – del tutto involontaria da parte di entrambi… eh! eh! eh!
Buonanotte, bella.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27912 Sergio Sozi Tue, 01 Apr 2008 21:54:49 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27912 P.S. Caro Lorenzo: e' il popolo a dover crescere, leggendo e maturando. Gli intellettuali secondo me non dovrebbero condurre nessuna battaglia politica, ma starne rigorosamente fuori. Almeno i Letterati, intendo dire esattamente. I sociologi e gli altri non mi interessano punto. Unicuique suum. P.S.
Caro Lorenzo: e’ il popolo a dover crescere, leggendo e maturando. Gli intellettuali secondo me non dovrebbero condurre nessuna battaglia politica, ma starne rigorosamente fuori. Almeno i Letterati, intendo dire esattamente. I sociologi e gli altri non mi interessano punto. Unicuique suum.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27911 Sergio Sozi Tue, 01 Apr 2008 21:50:59 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27911 Caro Lorenzo, mi sembra pacifico, dunque, che ne' la rivoluzione ne' la tirannia siano nelle nostre corde. Limitiamoci pertanto a cercare di fare bene il nostro mestiere, di cittadini onesti, padri e mariti, nonche' di operatori nelle nostre professioni - il mio ha a che vedere con la parola scritta e quindi studio questa ultima per cercare di esser chiaro ed efficace nella scrittura. La chiarezza e' una cosa importante nell'esprimersi per iscritto, anche se e' l'ultima cosa che la maggioranza di ''scrittori'' sa mettere in pratica, visto che nove persone su dieci scrivono in modo confuso, ossia scrivono per come il loro confuso cervello detta. E' un frutto dell'ignoranza degli pseudocolti. Sommo pericolo per tutte le persone che sanno quel che vogliono e hanno una mezza idea di chi siano. Buonanotte caro Sergio (Umbro, anzi perugino, di cognome e lazial-marchigian-pugliese da parte di mamma. Italiano insomma. A pieno titolo, no? Eh! Eh! Eh!) Caro Lorenzo,
mi sembra pacifico, dunque, che ne’ la rivoluzione ne’ la tirannia siano nelle nostre corde. Limitiamoci pertanto a cercare di fare bene il nostro mestiere, di cittadini onesti, padri e mariti, nonche’ di operatori nelle nostre professioni – il mio ha a che vedere con la parola scritta e quindi studio questa ultima per cercare di esser chiaro ed efficace nella scrittura. La chiarezza e’ una cosa importante nell’esprimersi per iscritto, anche se e’ l’ultima cosa che la maggioranza di ‘’scrittori” sa mettere in pratica, visto che nove persone su dieci scrivono in modo confuso, ossia scrivono per come il loro confuso cervello detta. E’ un frutto dell’ignoranza degli pseudocolti. Sommo pericolo per tutte le persone che sanno quel che vogliono e hanno una mezza idea di chi siano.
Buonanotte caro
Sergio
(Umbro, anzi perugino, di cognome e lazial-marchigian-pugliese da parte di mamma. Italiano insomma. A pieno titolo, no? Eh! Eh! Eh!)

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Di: miriam ravasio http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27910 miriam ravasio Tue, 01 Apr 2008 21:35:09 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27910 @Sergio Sozi: Riposto il tuo intervento che condivido totalmente. "A me sembra che Baudelaire abbia procurato piu’ conseguenze nel campo della vita sociale che nell’attivita’ stricto sensu poetica. E’ stato largamente ‘’santificato” dagli adolescenti di tutta Europa perche’ sembrava dar loro una fratellanza ideale nel descrivere dei sentimenti, appunto, spesso adolescenziali, come la malinconia, l’angoscia, le estreme contrapposizioni interne dello spirito, in breve lo squilibrio mentale tipico di chi viva un periodo di forte ipersensibilita’." Ciao, :-) @Sergio Sozi:
Riposto il tuo intervento che condivido totalmente.
“A me sembra che Baudelaire abbia procurato piu’ conseguenze nel campo della vita sociale che nell’attivita’ stricto sensu poetica. E’ stato largamente ‘’santificato” dagli adolescenti di tutta Europa perche’ sembrava dar loro una fratellanza ideale nel descrivere dei sentimenti, appunto, spesso adolescenziali, come la malinconia, l’angoscia, le estreme contrapposizioni interne dello spirito, in breve lo squilibrio mentale tipico di chi viva un periodo di forte ipersensibilita’.”
Ciao, :-)

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Di: russo lorenzo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27908 russo lorenzo Tue, 01 Apr 2008 20:50:07 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27908 Sergio Sozi Rivoluzione è uno sfogo violento, perché creato da una situazione diventata insopportabile per chi la subisce, ma infine anche liberatoria per chi l’ha causata, almeno per chi possiede ancora un po’ di sensibilità verso la sorte del prossimo. In effetti, bisogna distinguere tra l’usurpatore violento e dispotico da quello colto e aperto al rinnovamento sociale. Quest’ultimo si adatta a ogni sistema, nel quale riesce a mantenere il suo stato di benessere. Verso i deboli mostra di essere tollerante e comprensivo. In verità è un opportunista, ipocrita, falso, perché si nutre dei suoi ideali solamente per soddisfare la sua fama di cultura nella quale crede di essere buono e benefico, e di mostrarsi elevato e sapiente al confronto degli altri della sua casta che sono apertamente violenti e disprezzanti. Non raramente sostiene la rivoluzione, ma lo fa per guadagnarsi di nuovo una posizione proficua nella nuova amministrazione, e nello stesso per immaginarsi di aver appagato i suoi ideali di uomo progredito e sociale. In lui, l’apparenza e il vero si fondono in una forma che perdura ogni sistema politico e sociale esistente. La forza rivoluzionaria è una forma d’energia irrazionale, vuol dire non dettata e controllata dalla ragione. Una volta in azione, diminuiscono le possibilità di frenarla, se non quando le parti in conflitto ne abbiano abbastanza della violenza e del sangue versato e si auspichino di nuovo la convivenza pacifica. Conosco già la tua presa di posizione, che sostengo anch’io decisamente, mentre per altri è un abile, astuto, realista. I veri poeti, ma anche scrittori e giornalisti, dovrebbero rappresentare e influire la voce della coscienza popolare, di modo che un cambiamento sia possibile senza l’uso della forza. A loro è dato di sostenere un impegno di valore elevato che può comportare gravi rischi per loro stessi, secondo dei metodi di controllo e repressione usati dagli uomini del potere. Mi sembra di aver letto che tu sia umbro. Io ho frequentato per ben nove anni il Convitto Nazionale di Assisi, dal 49 al 58. Di origine sono siciliano, mio nonno era di Messina, ed emiliano, mia madre era di Reggio Emilia. Saluti cari. Lorenzo Sergio Sozi
Rivoluzione è uno sfogo violento, perché creato da una situazione diventata insopportabile per chi la subisce, ma infine anche liberatoria per chi l’ha causata, almeno per chi possiede ancora un po’ di sensibilità verso la sorte del prossimo.
In effetti, bisogna distinguere tra l’usurpatore violento e dispotico da quello colto e aperto al rinnovamento sociale.
Quest’ultimo si adatta a ogni sistema, nel quale riesce a mantenere il suo stato di benessere. Verso i deboli mostra di essere tollerante e comprensivo. In verità è un opportunista, ipocrita, falso, perché si nutre dei suoi ideali solamente per soddisfare la sua fama di cultura nella quale crede di essere buono e benefico, e di mostrarsi elevato e sapiente al confronto degli altri della sua casta che sono apertamente violenti e disprezzanti.
Non raramente sostiene la rivoluzione, ma lo fa per guadagnarsi di nuovo una posizione proficua nella nuova amministrazione, e nello stesso per immaginarsi di aver appagato i suoi ideali di uomo progredito e sociale.
In lui, l’apparenza e il vero si fondono in una forma che perdura ogni sistema politico e sociale esistente.
La forza rivoluzionaria è una forma d’energia irrazionale, vuol dire non dettata e controllata dalla ragione. Una volta in azione, diminuiscono le possibilità di frenarla, se non quando le parti in conflitto ne abbiano abbastanza della violenza e del sangue versato e si auspichino di nuovo la convivenza pacifica.
Conosco già la tua presa di posizione, che sostengo anch’io decisamente, mentre per altri è un abile, astuto, realista.
I veri poeti, ma anche scrittori e giornalisti, dovrebbero rappresentare e influire la voce della coscienza popolare, di modo che un cambiamento sia possibile senza l’uso della forza.
A loro è dato di sostenere un impegno di valore elevato che può comportare gravi rischi per loro stessi, secondo dei metodi di controllo e repressione usati dagli uomini del potere.
Mi sembra di aver letto che tu sia umbro. Io ho frequentato per ben nove anni il Convitto Nazionale di Assisi, dal 49 al 58.
Di origine sono siciliano, mio nonno era di Messina, ed emiliano, mia madre era di Reggio Emilia.
Saluti cari.
Lorenzo

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Di: russo lorenzo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27907 russo lorenzo Tue, 01 Apr 2008 20:46:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27907 Sergio, Rivoluzione è uno sfogo violento, perché creato da una situazione diventata insopportabile per chi la subisce, ma infine anche liberatoria per chi l’ha causata, almeno per chi possiede ancora un po’ di sensibilità verso la sorte del prossimo. In effetti, bisogna distinguere tra l’usurpatore violento e dispotico da quello colto e aperto al rinnovamento sociale. Quest’ultimo si adatta a ogni sistema, nel quale riesce a mantenere il suo stato di benessere. Verso i deboli mostra di essere tollerante e comprensivo. In verità è un opportunista, ipocrita, falso, perché si nutre dei suoi ideali solamente per soddisfare la sua fama di cultura nella quale crede di essere buono e benefico, e di mostrarsi elevato e sapiente al confronto degli altri della sua casta che sono apertamente violenti e disprezzanti. Non raramente sostiene la rivoluzione, ma lo fa per guadagnarsi di nuovo una posizione proficua nella nuova amministrazione, e nello stesso per immaginarsi di aver appagato i suoi ideali di uomo progredito e sociale. In lui, l’apparenza e il vero si fondono in una forma che perdura ogni sistema politico e sociale esistente. La forza rivoluzionaria è una forma d’energia irrazionale, vuol dire non dettata e controllata dalla ragione. Una volta in azione, diminuiscono le possibilità di frenarla, se non quando le parti in conflitto ne abbiano abbastanza della violenza e del sangue versato e si auspichino di nuovo la convivenza pacifica. Conosco già la tua presa di posizione, che sostengo anch’io decisamente, mentre per altri è un abile, astuto, realista. I veri poeti, ma anche scrittori e giornalisti, dovrebbero rappresentare e influire la voce della coscienza popolare, di modo che un cambiamento sia possibile senza l’uso della forza. A loro è dato di sostenere un impegno di valore elevato che può comportare gravi rischi per loro stessi, secondo dei metodi di controllo e repressione usati dagli uomini del potere. Mi sembra di aver letto che tu sia umbro. Io ho frequentato per ben nove anni il Convitto Nazionale di Assisi, dal 49 al 58. Di origine sono siciliano, mio nonno era di Messina, ed emiliano, mia madre era di Reggio Emilia. Saluti cari. Lorenzo Sergio,
Rivoluzione è uno sfogo violento, perché creato da una situazione diventata insopportabile per chi la subisce, ma infine anche liberatoria per chi l’ha causata, almeno per chi possiede ancora un po’ di sensibilità verso la sorte del prossimo.
In effetti, bisogna distinguere tra l’usurpatore violento e dispotico da quello colto e aperto al rinnovamento sociale.
Quest’ultimo si adatta a ogni sistema, nel quale riesce a mantenere il suo stato di benessere. Verso i deboli mostra di essere tollerante e comprensivo. In verità è un opportunista, ipocrita, falso, perché si nutre dei suoi ideali solamente per soddisfare la sua fama di cultura nella quale crede di essere buono e benefico, e di mostrarsi elevato e sapiente al confronto degli altri della sua casta che sono apertamente violenti e disprezzanti.
Non raramente sostiene la rivoluzione, ma lo fa per guadagnarsi di nuovo una posizione proficua nella nuova amministrazione, e nello stesso per immaginarsi di aver appagato i suoi ideali di uomo progredito e sociale.
In lui, l’apparenza e il vero si fondono in una forma che perdura ogni sistema politico e sociale esistente.
La forza rivoluzionaria è una forma d’energia irrazionale, vuol dire non dettata e controllata dalla ragione. Una volta in azione, diminuiscono le possibilità di frenarla, se non quando le parti in conflitto ne abbiano abbastanza della violenza e del sangue versato e si auspichino di nuovo la convivenza pacifica.
Conosco già la tua presa di posizione, che sostengo anch’io decisamente, mentre per altri è un abile, astuto, realista.
I veri poeti, ma anche scrittori e giornalisti, dovrebbero rappresentare e influire la voce della coscienza popolare, di modo che un cambiamento sia possibile senza l’uso della forza.
A loro è dato di sostenere un impegno di valore elevato che può comportare gravi rischi per loro stessi, secondo dei metodi di controllo e repressione usati dagli uomini del potere.
Mi sembra di aver letto che tu sia umbro. Io ho frequentato per ben nove anni il Convitto Nazionale di Assisi, dal 49 al 58.
Di origine sono siciliano, mio nonno era di Messina, ed emiliano, mia madre era di Reggio Emilia.
Saluti cari.
Lorenzo

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Di: gea http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27906 gea Tue, 01 Apr 2008 20:44:12 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27906 amanti di lussuria e di saggezza cercan silenzio e tenebre orrende l'ade li vorrebbe e non li prende perchè non riesce a piegarne la fierezza. - traduzione al volo, mia. vero che raboni è meglio? :-) amanti di lussuria e di saggezza
cercan silenzio e tenebre orrende
l’ade li vorrebbe e non li prende
perchè non riesce a piegarne la fierezza.
-
traduzione al volo, mia.
vero che raboni è meglio?
:-)

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Di: Simona http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27905 Simona Tue, 01 Apr 2008 20:36:08 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27905 E a te, Massi. E a te, Massi.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27904 Massimo Maugeri Tue, 01 Apr 2008 20:35:09 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27904 Una buonanotte "speciale" a Simona. ;) Una buonanotte “speciale” a Simona.
;)

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27903 Massimo Maugeri Tue, 01 Apr 2008 20:34:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27903 Sono piuttosto d'accordo con te, Lina. Chi ha la possibilità di leggere in lingua originale è fortunato. - Un saluto a Sergio e a Gea. E pure ai gatti. - Ora vi auguro una buonanotte. (vi anticipo che domani, se ce la faccio, pubblicherò un post dal titolo: "è piccola la letteratura della grande Rete"?) Sono piuttosto d’accordo con te, Lina. Chi ha la possibilità di leggere in lingua originale è fortunato.
-
Un saluto a Sergio e a Gea.
E pure ai gatti.
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Ora vi auguro una buonanotte.
(vi anticipo che domani, se ce la faccio, pubblicherò un post dal titolo: “è piccola la letteratura della grande Rete”?)

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Di: Simona http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27902 Simona Tue, 01 Apr 2008 20:33:50 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27902 @Gea: Concordo. Miao. @Gea: Concordo. Miao.

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Di: Lina http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27901 Lina Tue, 01 Apr 2008 20:27:04 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27901 Tradurre in poesia e restare fedeli all'opera è cosa molto difficile. Ogni buona traduzione è quasi a una riscrittura dell'opera stessa- non c'entra solo la bravura in senso letterale. Il traduttore entra in gioco con tutto se stesso, semplificando, possiamo dire con tutta la propria sensibilità poetica, ma non solo. Se leggete uno stesso autore tradotto da due soggetti differenti, noterete che anche la poesia accusa leggere variazioni, ma in poesia ogni variazione è FONDAMENTALE. lina Tradurre in poesia e restare fedeli all’opera è cosa molto difficile. Ogni buona traduzione è quasi a una riscrittura dell’opera stessa- non c’entra solo la bravura in senso letterale. Il traduttore entra in gioco con tutto se stesso, semplificando, possiamo dire con tutta la propria sensibilità poetica, ma non solo.
Se leggete uno stesso autore tradotto da due soggetti differenti, noterete che anche la poesia accusa leggere variazioni, ma in poesia ogni variazione è FONDAMENTALE.
lina

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Di: gea http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27900 gea Tue, 01 Apr 2008 20:26:44 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27900 i gatti sono persone serie. - Amis de la science et de la volupté, ils cherchent le silence et l'horreur des ténèbres; l'Érèbe les eût pris pour ses coursiers funèbre, s'ils pouvaient au servage incliner leur fierté. - i gatti sono persone serie.
-
Amis de la science et de la volupté,
ils cherchent le silence et l’horreur des ténèbres;
l’Érèbe les eût pris pour ses coursiers funèbre,
s’ils pouvaient au servage incliner leur fierté.
-

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27899 Sergio Sozi Tue, 01 Apr 2008 20:22:50 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27899 Massimo, pacifico. Mi sembrava che mettessi le mani avanti. Invece non e' cosi'. Dunque hai detto che tu la pensi cosi'. Ed io l'ho ripetuto a Zauberei, che aveva lo stesso mio dubbio. Pacifico e chiaro. Ciaobbello Sergio Massimo,
pacifico. Mi sembrava che mettessi le mani avanti. Invece non e’ cosi’. Dunque hai detto che tu la pensi cosi’. Ed io l’ho ripetuto a Zauberei, che aveva lo stesso mio dubbio. Pacifico e chiaro.
Ciaobbello
Sergio

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27898 Sergio Sozi Tue, 01 Apr 2008 20:18:52 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27898 E i gatti che consultano le grammatiche - non la politica - cosa dicono? E i gatti che consultano le grammatiche – non la politica – cosa dicono?

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27897 Massimo Maugeri Tue, 01 Apr 2008 20:16:10 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27897 @ Gea e Maria Lucia Qundo un'opera letteraria viene tradotta è normale che un po' "perda". Soprattutto quando si tratta di poesia. Tradurre è anche, inevitabilmente, un po'... tradire. Ma Raboni è Raboni. @ Gea e Maria Lucia
Qundo un’opera letteraria viene tradotta è normale che un po’ “perda”. Soprattutto quando si tratta di poesia. Tradurre è anche, inevitabilmente, un po’… tradire.
Ma Raboni è Raboni.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27896 Massimo Maugeri Tue, 01 Apr 2008 20:12:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27896 Ciao Lina, benvenuta a Letteratitudine. E grazie per il tuo commento. Ciao Lina,
benvenuta a Letteratitudine. E grazie per il tuo commento.

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Di: Anonimo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27895 Anonimo Tue, 01 Apr 2008 20:10:21 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27895 ps. l'anomino se llama " Lina" ps. l’anomino
se llama ” Lina”

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27894 Massimo Maugeri Tue, 01 Apr 2008 20:07:49 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27894 Sì, Anonimo. E il pubblico ministero che citi si chiamava Ernest Pinard. Sì, Anonimo.
E il pubblico ministero che citi si chiamava Ernest Pinard.

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Di: gea http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/comment-page-2/#comment-27893 gea Tue, 01 Apr 2008 20:07:26 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/03/30/il-ribelle-in-guanti-rosa-charles-baudelaire/#comment-27893 ...ossignur... :-) …ossignur…
:-)

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