Commenti a: YOANI SÁNCHEZ e UNA TERRIBILE EREDITÁ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/ Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Sep 2021 08:46:19 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 hourly 1 Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-6/#comment-87554 Massimo Maugeri Fri, 15 Jan 2010 22:19:17 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-87554 È possibile riascoltare, in differita, la puntata di "Letteratitudine in Fm" del 12 gennaio 2010 con ospite <b>Gordiano Lupi</b>. Si è discusso della situazione a Cuba, della blogger cubana Yoani Sanchez e del nuovo romanzo di Lupi “Una terribile eredità” (PerdisaPop). La trasmissione è ascoltabile qui http://www.plettro.org/podcast/cuba.mp3 È possibile riascoltare, in differita, la puntata di “Letteratitudine in Fm” del 12 gennaio 2010 con ospite Gordiano Lupi. Si è discusso della situazione a Cuba, della blogger cubana Yoani Sanchez e del nuovo romanzo di Lupi “Una terribile eredità” (PerdisaPop). La trasmissione è ascoltabile qui
http://www.plettro.org/podcast/cuba.mp3

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86923 Massimo Maugeri Tue, 12 Jan 2010 22:05:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86923 Ci hanno ascoltati in diretta in Fm nella provincia di Milano e attraverso internet )in streaming). Domani (o dopodomani al massimo) avremo modo di ri-ascoltarla in podcast qui: http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine-radio-hinterland/ E comunque inserirò il link per l'ascolto tra i commenti di questo post... Ci hanno ascoltati in diretta in Fm nella provincia di Milano e attraverso internet )in streaming).
Domani (o dopodomani al massimo) avremo modo di ri-ascoltarla in podcast qui:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine-radio-hinterland/
E comunque inserirò il link per l’ascolto tra i commenti di questo post…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86921 Massimo Maugeri Tue, 12 Jan 2010 22:02:57 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86921 Gordiano, grazie a te. Credo che la trasmissione sia andata bene... come ci conferma Simona ne "La camera accanto": http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/12/03/la-camera-accanto-14%c2%b0-appuntamento/comment-page-3/#comment-86918 Gordiano, grazie a te. Credo che la trasmissione sia andata bene… come ci conferma Simona ne “La camera accanto”:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/12/03/la-camera-accanto-14%c2%b0-appuntamento/comment-page-3/#comment-86918

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86919 Massimo Maugeri Tue, 12 Jan 2010 22:01:39 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86919 @ Nicole FABRE Cara Nicole, grazie mille per il tuo commento... @ Nicole FABRE
Cara Nicole, grazie mille per il tuo commento…

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86908 Gordiano Lupi Tue, 12 Jan 2010 21:20:22 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86908 Il resto lo pubblicherà LA STAMPA.... teniamoci forte e stringiamo le dita. Il resto lo pubblicherà LA STAMPA…. teniamoci forte e stringiamo le dita.

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86907 Gordiano Lupi Tue, 12 Jan 2010 21:19:52 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86907 Questo anziano con la barba - ogni giorno più rada - qualche volta si è servito del potere per conquistare donne, navigare su panfili e disperdere i suoi soldatini giocattolo in ogni angolo del mondo. Ha ricevuto l’applauso di milioni di persone, il suo profilo greco ha modellato il destino di una nazione che era meticcia e dal naso poco prominente, ma si è lasciata trascinare dalla sua energia. È stato sovrano e re. Come ogni caudillo ha avuto necessità di un nemico, di un’utopia e di vari alleati. Ha creato leggi e controlli, perché alcuni non riuscivano a capire la missione più importante che gli era stata assegnata: costruire un’isola progetto del futuro. Buona parte dei suoi piani non sono riusciti bene, ma nessuno ha mai osato dirlo davanti a un’imponente uniforme che emanava tanti ordini e punizioni. Questo anziano con la barba – ogni giorno più rada – qualche volta si è servito del potere per conquistare donne, navigare su panfili e disperdere i suoi soldatini giocattolo in ogni angolo del mondo. Ha ricevuto l’applauso di milioni di persone, il suo profilo greco ha modellato il destino di una nazione che era meticcia e dal naso poco prominente, ma si è lasciata trascinare dalla sua energia. È stato sovrano e re. Come ogni caudillo ha avuto necessità di un nemico, di un’utopia e di vari alleati. Ha creato leggi e controlli, perché alcuni non riuscivano a capire la missione più importante che gli era stata assegnata: costruire un’isola progetto del futuro. Buona parte dei suoi piani non sono riusciti bene, ma nessuno ha mai osato dirlo davanti a un’imponente uniforme che emanava tanti ordini e punizioni.

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86906 Gordiano Lupi Tue, 12 Jan 2010 21:19:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86906 QUESTO E' L'INCIPIT DEL POST INEDITO SU FIDEL CASTRO CHE TEMPO POSSA FARE RUMORE E CREARE PROBLEMI SERI A YOANI.... L’anziano che un tempo ha riempito le carceri di nemici se ne sta coricato sul suo letto. Adesso non ricorda più l’anno in cui ha compiuto l’ultima retata trascinando molti oppositori nell’oscurità di una cella, ma non importa, molti di loro sono ancora lì. Forse un giorno il convalescente autocrate si sveglierà lucido per chiedere cosa ne è stato dei suoi condannati. Nessuno ha il coraggio di privarlo - infatti - della consolazione che i suoi incriminati siano nelle sue stesse condizioni, prigionieri in un luogo dal quale non possono scappare. Soltanto che la sua è una stanza pulita, con amabili infermiere, cibo all’ora stabilita e una musica che esce dalle pareti e che lo addormenta per fargli dimenticare il dolore costante del suo addome. QUESTO E’ L’INCIPIT DEL POST INEDITO SU FIDEL CASTRO CHE TEMPO POSSA FARE RUMORE E CREARE PROBLEMI SERI A YOANI….
L’anziano che un tempo ha riempito le carceri di nemici se ne sta coricato sul suo letto. Adesso non ricorda più l’anno in cui ha compiuto l’ultima retata trascinando molti oppositori nell’oscurità di una cella, ma non importa, molti di loro sono ancora lì. Forse un giorno il convalescente autocrate si sveglierà lucido per chiedere cosa ne è stato dei suoi condannati. Nessuno ha il coraggio di privarlo – infatti – della consolazione che i suoi incriminati siano nelle sue stesse condizioni, prigionieri in un luogo dal quale non possono scappare. Soltanto che la sua è una stanza pulita, con amabili infermiere, cibo all’ora stabilita e una musica che esce dalle pareti e che lo addormenta per fargli dimenticare il dolore costante del suo addome.

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86905 Gordiano Lupi Tue, 12 Jan 2010 21:17:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86905 Grazie Massimo per la diretta radio. Spero che sia venuta bene... Grazie Massimo per la diretta radio. Spero che sia venuta bene…

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Di: Nicole FABRE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86812 Nicole FABRE Tue, 12 Jan 2010 12:31:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86812 Ciao Massimo, Vorrei rispondere alla tua domanda: "le devastazioni della guerra - a vostro avviso - agiscono più a livello collettivo o più a livello individuale? E con quali conseguenze?" In una guerra, mi sembra difficile dissociare il collettivo dell'individuale, per una ragione semplice: lei implica un paese intero. Difficile dissociare il dramma d'una famiglia di quello del gruppo. I più visibili danni sono stati occasionati dai bombardamenti: edifici, case, città distrutti, persone uscise. Ma, al rischio di scioccare, possiamo ricostruire una città. Anche, Hiroshima è tornata alla vita malgrado l'orrore della carneficina della bomba atomica. Secondo me, benché meno visibile, le conseguenze psicologiche possono essere cosi crudele e perdurare più a lungo. A proposito della seconda guerra mondiale, una conseguenza mi ha particolarmente scioccata: è dopo la guerra, l'atteggiamento della popolazione francese di fronte ai ebrei - Non so se si è svolto la stessa cosa in Italia. - Mettiamoci al posto d'uno di questi ebrei che aveva perso la sua famiglia in un campo di sterminio o ci aveva sopravvissuto. Tornando dall'inferno, abbiamo bisogno di parlarne, di liberarci del dolore. E che troviamo di fronte a noi? Un popolo commozionato che non vuole più sentir parlare di questa tragedia e che, infatti, rifiuta la sofferenza dell'altro. Una forma diversa di rigetto. Allora possiamo chiederci questo: - La guerra indurisce al punto di rendere dopo, tutto un gruppo inumano? - Il bisogno viscerale d'un ritorno alla vita deve passare attraverso questo stadio di silenzio che assomiglia a dell'indifferenza? - Perché un popolo ha bisogno almeno di 30 o 40 anni prima di poter parlare del suo dolore e di ridiventare sensibile a quello d'un altro popolo? - A questo punto, possiamo ancora parlare d'un livello collettivo o individuele ? Parlerei solo d'un dramma unamo occasionato da una causa inumana: la guerra. Ciao Massimo,

Vorrei rispondere alla tua domanda: “le devastazioni della guerra – a vostro avviso – agiscono più a livello collettivo o più a livello individuale? E con quali conseguenze?”

In una guerra, mi sembra difficile dissociare il collettivo dell’individuale, per una ragione semplice: lei implica un paese intero. Difficile dissociare il dramma d’una famiglia di quello del gruppo. I più visibili danni sono stati occasionati dai bombardamenti: edifici, case, città distrutti, persone uscise. Ma, al rischio di scioccare, possiamo ricostruire una città. Anche, Hiroshima è tornata alla vita malgrado l’orrore della carneficina della bomba atomica. Secondo me, benché meno visibile, le conseguenze psicologiche possono essere cosi crudele e perdurare più a lungo.
A proposito della seconda guerra mondiale, una conseguenza mi ha particolarmente scioccata: è dopo la guerra, l’atteggiamento della popolazione francese di fronte ai ebrei – Non so se si è svolto la stessa cosa in Italia. – Mettiamoci al posto d’uno di questi ebrei che aveva perso la sua famiglia in un campo di sterminio o ci aveva sopravvissuto. Tornando dall’inferno, abbiamo bisogno di parlarne, di liberarci del dolore. E che troviamo di fronte a noi? Un popolo commozionato che non vuole più sentir parlare di questa tragedia e che, infatti, rifiuta la sofferenza dell’altro. Una forma diversa di rigetto. Allora possiamo chiederci questo:
– La guerra indurisce al punto di rendere dopo, tutto un gruppo inumano?
– Il bisogno viscerale d’un ritorno alla vita deve passare attraverso questo stadio di silenzio che assomiglia a dell’indifferenza?
– Perché un popolo ha bisogno almeno di 30 o 40 anni prima di poter parlare del suo dolore e di ridiventare sensibile a quello d’un altro popolo?
– A questo punto, possiamo ancora parlare d’un livello collettivo o individuele ?
Parlerei solo d’un dramma unamo occasionato da una causa inumana: la guerra.

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Di: 24/7 - FB SI MOBILITA: NOBEL PER LA PACE ALLA SANCHEZ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86792 24/7 - FB SI MOBILITA: NOBEL PER LA PACE ALLA SANCHEZ Tue, 12 Jan 2010 10:55:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86792 24/7 - FB SI MOBILITA: NOBEL PER LA PACE ALLA SANCHEZ http://www.24sette.it/contenuto.php?idcont=1749 24/7 – FB SI MOBILITA: NOBEL PER LA PACE ALLA SANCHEZ
http://www.24sette.it/contenuto.php?idcont=1749

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86681 Gordiano Lupi Mon, 11 Jan 2010 22:37:40 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86681 VI LASCIO UN BRANO INEDITO DI YOANI SANCHEZ: Hanno avuto bisogno di tempo per capirlo, ma se ne stanno rendendo conto. Sanno già che per zittire un blogger non possono usare gli stessi metodi che sono riusciti a far tacere tanti giornalisti. Nessuno può licenziare questi impertinenti del web dalla redazione di un giornale, né possono prometterli una settimana di vacanza a Varadero, un’auto Lada come compensazione e ancor meno potranno conquistarli con un viaggio nell’Europa dell’Est. A un blogger, per annullarlo, devi eliminarlo o intimidirlo e questa equazione hanno cominciato a capirla lo Stato, il Partito… il Generale. VI LASCIO UN BRANO INEDITO DI YOANI SANCHEZ:
Hanno avuto bisogno di tempo per capirlo, ma se ne stanno rendendo conto. Sanno già che per zittire un blogger non possono usare gli stessi metodi che sono riusciti a far tacere tanti giornalisti. Nessuno può licenziare questi impertinenti del web dalla redazione di un giornale, né possono prometterli una settimana di vacanza a Varadero, un’auto Lada come compensazione e ancor meno potranno conquistarli con un viaggio nell’Europa dell’Est. A un blogger, per annullarlo, devi eliminarlo o intimidirlo e questa equazione hanno cominciato a capirla lo Stato, il Partito… il Generale.

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86680 Gordiano Lupi Mon, 11 Jan 2010 22:36:23 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86680 Grazie a tutti. Scusatemi se oggi sono mancato, ma ero fuori per lavoro. Rispondo a Massimo. Sì, Sangue habanero pare che sia disponibile. Io non ho copie, comunque. Spero che me le faranno avere... Grazie a tutti. Scusatemi se oggi sono mancato, ma ero fuori per lavoro. Rispondo a Massimo. Sì, Sangue habanero pare che sia disponibile. Io non ho copie, comunque. Spero che me le faranno avere…

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86678 Gordiano Lupi Mon, 11 Jan 2010 22:34:26 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86678 Mia moglie è importantissima nelle vesti di consigliere e mi toglie qualche dubbio ogni volta che capita. Aiuta anche nella costruzione delle trame perchè ha una fervida fantasia e ama molto la narrativa e il cinema nero. Adesso abbiamo due bambini (13 e 3 anni), quindi aiuta meno che in passato. Ma è utilissima! Persino nei dubbi di traduzione... Mia moglie è importantissima nelle vesti di consigliere e mi toglie qualche dubbio ogni volta che capita. Aiuta anche nella costruzione delle trame perchè ha una fervida fantasia e ama molto la narrativa e il cinema nero. Adesso abbiamo due bambini (13 e 3 anni), quindi aiuta meno che in passato. Ma è utilissima! Persino nei dubbi di traduzione…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86626 Massimo Maugeri Mon, 11 Jan 2010 16:24:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86626 @ Diletta e Andrea Rosestolato Grazie di cuore per essere intervenuti e... benvenuti a Letteratitudine. Spero di ritrovarvi anche nelle prossime discussioni che tenterò di avviare. @ Diletta e Andrea Rosestolato
Grazie di cuore per essere intervenuti e… benvenuti a Letteratitudine.
Spero di ritrovarvi anche nelle prossime discussioni che tenterò di avviare.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86625 Massimo Maugeri Mon, 11 Jan 2010 16:23:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86625 Un ringraziamento e un saluto a Marzia e Letizia. Un ringraziamento e un saluto a Marzia e Letizia.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86624 Massimo Maugeri Mon, 11 Jan 2010 16:23:24 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86624 @ Ausilio Bertoli Carissimo Ausilio, grazie per la tua costante partecipazione... sempre caratterizzata da interventi pacati, ma molto efficaci. @ Ausilio Bertoli
Carissimo Ausilio, grazie per la tua costante partecipazione… sempre caratterizzata da interventi pacati, ma molto efficaci.

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Di: letizia http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86592 letizia Mon, 11 Jan 2010 13:30:17 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86592 se c'è qualcosa che crea voragini nell'animo umano credo sia proprio la guerra. la letteratura se ne è ampiamente occupata. basti pensare ai romanzi ambientati nelle guerre mondiali o nella guerra del vietman se c’è qualcosa che crea voragini nell’animo umano credo sia proprio la guerra. la letteratura se ne è ampiamente occupata. basti pensare ai romanzi ambientati nelle guerre mondiali o nella guerra del vietman

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Di: Diletta e Andrea Rosestolato http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86582 Diletta e Andrea Rosestolato Mon, 11 Jan 2010 12:11:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86582 Yoani Sanchez, che non conoscevo, ben rappresenta l'anima di Cuba e di tutta la sua gente. Conosco molto bene la realtà cubana perchè negli anni passati per lavoro mi sono recato spesso nell'isola ed ho avuto l'opportunità di frequentare molte persone. Ho visto neonati senza latte da bere, malati in ospedale senza medicine, abitazioni senza luce dalle 20 alle 8 della mattina, case di cui si intravedeva l'antica ricchezza decorativa ma completamente decadenti, persone che finito di lavorare non potevano tornare a casa per mancanza di soldi o perchè il regime glielo probiva per risparmiare sulla benzina degli autobus. Ma di fronte a tutto ciò sono sempre rimasto colpito da quanto il popolo cubano, pur in questa infinità miseria, avesse una dignità, una identità, un amore, uno spessore ed una sensibilità difficilmente riscontrabili altrove. Queste qualità ,solo soffocate dall'attuale regime, sono pronte ad esprimersi appena gli eventi lo permetteranno o grazie a persone come Yoani, Gordiano o Massimo. Voce quindi a chi può e sa parlare. Un caro saluto a tutti. AR Yoani Sanchez, che non conoscevo, ben rappresenta l’anima di Cuba e di tutta la sua gente. Conosco molto bene la realtà cubana perchè negli anni passati per lavoro mi sono recato spesso nell’isola ed ho avuto l’opportunità di frequentare molte persone.
Ho visto neonati senza latte da bere, malati in ospedale senza medicine, abitazioni senza luce dalle 20 alle 8 della mattina, case di cui si intravedeva l’antica ricchezza decorativa ma completamente decadenti, persone che finito di lavorare non potevano tornare a casa per mancanza di soldi o perchè il regime glielo probiva per risparmiare sulla benzina degli autobus.
Ma di fronte a tutto ciò sono sempre rimasto colpito da quanto il popolo cubano, pur in questa infinità miseria, avesse una dignità, una identità, un amore, uno spessore ed una sensibilità difficilmente riscontrabili altrove.
Queste qualità ,solo soffocate dall’attuale regime, sono pronte ad esprimersi appena gli eventi lo permetteranno o grazie a persone come Yoani, Gordiano o Massimo.
Voce quindi a chi può e sa parlare.
Un caro saluto a tutti.
AR

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Di: marzia http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86566 marzia Mon, 11 Jan 2010 09:20:51 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86566 domanda per gordiano lupi. le volevo chiedere se fa leggere a sua moglie i suoi libri su cuba prima di pubblicarli, e se sua moglie le ha mai dato consigli importanti - foss'anche per correggere incongruenza. una semplice curiosità la mia. domanda per gordiano lupi.
le volevo chiedere se fa leggere a sua moglie i suoi libri su cuba prima di pubblicarli, e se sua moglie le ha mai dato consigli importanti – foss’anche per correggere incongruenza.
una semplice curiosità la mia.

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Di: Ausilio Bertoli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86542 Ausilio Bertoli Mon, 11 Jan 2010 01:07:20 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86542 Ammiro la ferrea volontà della giovane Yoani Sànchez di credere nella democrazia politica e nelle libertà individuali, continuamente devastate nell'isola cubana (e non solo: per certi aspetti anche in Italia) da molteplici dittature, ossia da vari poteri esercitati sfruttando l'ignoranza o la debolezza delle masse o dei singoli. E ammiro l'opera di Gordiano Lupi tesa a renderci partecipi dell'impegno di Yoani, facendoci anche riflettere su come spesso l'uomo sia spinto ad agire con ogni mezzo - anche il più infame e disumano - pur di accaparrarsi un potere tale da sopraffare i propri simili, avvalendosi magari di una propaganda tanto martellante quanto menzognera o di qualche ideologia che, intorpidendo la ragione, gli faccia ottenere il consenso. Un saluto cordiale, A. B. Ammiro la ferrea volontà della giovane Yoani Sànchez di credere nella democrazia politica e nelle libertà individuali, continuamente devastate nell’isola cubana (e non solo: per certi aspetti anche in Italia) da molteplici dittature, ossia da vari poteri esercitati sfruttando l’ignoranza o la debolezza delle masse o dei singoli.
E ammiro l’opera di Gordiano Lupi tesa a renderci partecipi dell’impegno di Yoani, facendoci anche riflettere su come spesso l’uomo sia spinto ad agire con ogni mezzo – anche il più infame e disumano – pur di accaparrarsi un potere tale da sopraffare i propri simili, avvalendosi magari di una propaganda tanto martellante quanto menzognera o di qualche ideologia che, intorpidendo la ragione, gli faccia ottenere il consenso.
Un saluto cordiale, A. B.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86531 Massimo Maugeri Sun, 10 Jan 2010 22:46:22 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86531 Una serena notte a tutti. E buon inizio settimana. Una serena notte a tutti.
E buon inizio settimana.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86530 Massimo Maugeri Sun, 10 Jan 2010 22:45:56 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86530 @ Stefano Loparco Bello il tuo intervento, Stefano. Grazie! Chissà se qualcun altro ha voglia di qualcosa in merito... @ Stefano Loparco
Bello il tuo intervento, Stefano. Grazie!
Chissà se qualcun altro ha voglia di qualcosa in merito…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86529 Massimo Maugeri Sun, 10 Jan 2010 22:44:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86529 E grazie anche a Renzo e ad Anna Maria... E grazie anche a Renzo e ad Anna Maria…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86528 Massimo Maugeri Sun, 10 Jan 2010 22:44:08 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86528 @ Fulvio Ferrario Grazie per i tuoi interventi. Benvenuto a Letteratitudine! @ Fulvio Ferrario
Grazie per i tuoi interventi. Benvenuto a Letteratitudine!

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86527 Massimo Maugeri Sun, 10 Jan 2010 22:43:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86527 Caro Gordiano, hai fatto benissimo a inserire brani di Sangue habanero. E' dunque già disponibile per l'acquisto? Qui, comunque, è visibile pure la copertina: http://www.infol.it/lupi/pubblicazioni_sangue_habanero.htm Caro Gordiano, hai fatto benissimo a inserire brani di Sangue habanero.
E’ dunque già disponibile per l’acquisto?
Qui, comunque, è visibile pure la copertina:
http://www.infol.it/lupi/pubblicazioni_sangue_habanero.htm

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86511 Gordiano Lupi Sun, 10 Jan 2010 21:25:59 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86511 Grazie Renzo. Aggiungo una considerazione. Il genere non è uno strumento da disprezzare quando scriviamo, perchè il lettore comune vuole leggere una storia. A me piace raccontare storie, troverei un non senso scrivere un romanzo senza una trama. E allora, quale modo migliore esiste di raccontare una storia che usare il genere? Pure al cinema amo il genere e forse questo mio amore finisce nella pagina scritta. Al tempo stesso non amo - almeno nella scrittura - il genere fine a se stesso. Al cinema sì, ma questo è un altro discorso. Ho scritto un soggetto per un giovane regista che voleva un horror e stiamo lavorando proprio adesso alla sceneggiatura. L'ambientazione è italiana e ho cercato di metterci dentro molte cose che riguardano la nostra vita quotidiana e certe realtà giovanili che sono sotto gli occhi di tutti. Va bene la storia, ma serve pure il contenuto... Grazie Renzo. Aggiungo una considerazione. Il genere non è uno strumento da disprezzare quando scriviamo, perchè il lettore comune vuole leggere una storia. A me piace raccontare storie, troverei un non senso scrivere un romanzo senza una trama. E allora, quale modo migliore esiste di raccontare una storia che usare il genere? Pure al cinema amo il genere e forse questo mio amore finisce nella pagina scritta. Al tempo stesso non amo – almeno nella scrittura – il genere fine a se stesso. Al cinema sì, ma questo è un altro discorso. Ho scritto un soggetto per un giovane regista che voleva un horror e stiamo lavorando proprio adesso alla sceneggiatura. L’ambientazione è italiana e ho cercato di metterci dentro molte cose che riguardano la nostra vita quotidiana e certe realtà giovanili che sono sotto gli occhi di tutti. Va bene la storia, ma serve pure il contenuto…

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Di: Renzo Montagnoli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86463 Renzo Montagnoli Sun, 10 Jan 2010 07:02:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86463 Devo ammettere che ero un po' perplesso prima di iniziare la lettura del libro, perchè il cannibalismo mi ripugna; poi, invece, mi sono dovuto ricredere, perchè, a differenza di altri autori che hanno trattato l'argomento, il mangiare carne umana non è il tema della narrazione, ma lo spunto. Del resto, se c'è una cosa che mi sento di dire di Gordiano Lupi è che è prevedibile nell'imprevedibilità, cioè si può star certi che lui riesce a dare ad argomenti magari trattati da molti altri una linea di originalità. Questo, forse, risiede nel fatto che in Lupi il ricorso al romanzo di genere non è fine a se stesso, ma costituisce solo l'ossatura intorno alla quale parlare dell'uomo e della sua dignità in un ambiente reale in cui si è costretti, perfino sviliti da un regime che è il vero mostro delle sue storie. Devo ammettere che ero un po’ perplesso prima di iniziare la lettura del libro, perchè il cannibalismo mi ripugna; poi, invece, mi sono dovuto ricredere, perchè, a differenza di altri autori che hanno trattato l’argomento, il mangiare carne umana non è il tema della narrazione, ma lo spunto. Del resto, se c’è una cosa che mi sento di dire di Gordiano Lupi è che è prevedibile nell’imprevedibilità, cioè si può star certi che lui riesce a dare ad argomenti magari trattati da molti altri una linea di originalità. Questo, forse, risiede nel fatto che in Lupi il ricorso al romanzo di genere non è fine a se stesso, ma costituisce solo l’ossatura intorno alla quale parlare dell’uomo e della sua dignità in un ambiente reale in cui si è costretti, perfino sviliti da un regime che è il vero mostro delle sue storie.

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Di: Anna Maria http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86435 Anna Maria Sat, 09 Jan 2010 23:26:43 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86435 Una bella discussione. Complimenti a Lupi per i libri. Volevo dire che le ferite causate dalla guerra rientrano nella categoria di quelle insanabili. E se una collettività può riuscire a rinnovarsi, un individuo ferito è ferito per sempre. Una bella discussione. Complimenti a Lupi per i libri.
Volevo dire che le ferite causate dalla guerra rientrano nella categoria di quelle insanabili. E se una collettività può riuscire a rinnovarsi, un individuo ferito è ferito per sempre.

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Di: fulvio ferrario http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86407 fulvio ferrario Sat, 09 Jan 2010 17:27:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86407 Caro Gordiano, roba da piangere, purtroppo............la storia si ripete una volta in tragedia ed un'altra in farsa, diceva Giovan Battista Vico. Forse siamo alla farsa, ma non è, comunque, un genere comico. Con affetto Fulvio Ferrario Caro Gordiano,
roba da piangere, purtroppo…………la storia si ripete una volta in tragedia ed un’altra in farsa, diceva Giovan Battista Vico.
Forse siamo alla farsa, ma non è, comunque, un genere comico.
Con affetto
Fulvio Ferrario

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86395 Gordiano Lupi Sat, 09 Jan 2010 15:12:45 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86395 UN ALTRO BRANO DA SANGUE HABANERO - EVITO LE PARTI GIALLE (di un giallo si tratta) PERCHE' HANNO POCO SENSO AVULSE DAL CONTESTO: Proprio in quel periodo Danilo compì quattro anni. È uno dei ricordi più belli che conservo da questo letto d’ospedale. È accaduto alcuni mesi fa, poco prima della tragedia che mi ha condotto qua dentro. Fu una bella festa. Danilo era emozionato e sorridente. Io e Janet lo vestimmo con l’abito buono comprato per l’occasione, una giacchettina di cotone con mini guayabera bianca e fiocchino nero, pantaloni lunghi come un ometto e scarpe nere di vernice. Quando avesse cominciato a scalpitare per tuffarsi nei giochi con gli altri bambini lo avremmo cambiato. Tenevamo a portata di mano i calzoni corti e una magliettina a mezze maniche. Il vestito elegante sarebbe durato poco, giusto il tempo di scattare le foto ricordo davanti a torta e regali. Invitammo tutti i bambini di Juan Alonzo, che fecero irruzione in casa nostra come un branco di cavalli senza redini, pregustando una giornata di divertimento e festa. Durante i compleanni i genitori si ritirano in buon ordine e i bambini sono liberi di sfogare la loro voglia di giocare e far confusione. I grandi sorvegliano chiacchierando tra loro, gli uomini del baseball, delle gare di atletica o dell’incontro di pugilato della sera prima, le donne della novela che la televisione sta passando o degli ultimi pettegolezzi del quartiere. Qualcuno tira fuori un domino e un gruppetto si apparta per giocare, tra battute e scherzi sulla bellezza delle donne invitate e sulla quantità di bottiglie di rum che sono capaci di bere in un solo giorno. Al compleanno d’un bambino però è vietato ubriacarsi e il rum non scorre mai oltre i limiti consentiti, i protagonisti sono i piccoli e gli adulti solo un contorno. Tutto è organizzato perché loro si sentano felici in un giorno che deve conservare a lungo un sapore magico. Vennero anche i parenti di Toyo, eccetto la nonna che non ce la faceva a uscire di casa. Con lei avremmo festeggiato a parte nei giorni seguenti, comprando un piccolo dolce e mangiandolo assieme a casa sua. Le cugine e le zie con i loro mariti e compagni si presentarono vestite a festa e ognuno di loro aveva un piccolo regalo per Danilo. La nonna mandò una trottola di legno e gli altri portarono di tutto. Palloni colorati, mazze da baseball e cappellini da lanciatore, finti guantoni da pugile, modellini d’auto d’epoca, soldatini di legno. Tutta roba che costava poco ma che faceva la felicità d’un bambino. UN ALTRO BRANO DA SANGUE HABANERO – EVITO LE PARTI GIALLE (di un giallo si tratta) PERCHE’ HANNO POCO SENSO AVULSE DAL CONTESTO:

Proprio in quel periodo Danilo compì quattro anni.
È uno dei ricordi più belli che conservo da questo letto d’ospedale.
È accaduto alcuni mesi fa, poco prima della tragedia che mi ha condotto qua dentro. Fu una bella festa. Danilo era emozionato e sorridente. Io e Janet lo vestimmo con l’abito buono comprato per l’occasione, una giacchettina di cotone con mini guayabera bianca e fiocchino nero, pantaloni lunghi come un ometto e scarpe nere di vernice. Quando avesse cominciato a scalpitare per tuffarsi nei giochi con gli altri bambini lo avremmo cambiato. Tenevamo a portata di mano i calzoni corti e una magliettina a mezze maniche.
Il vestito elegante sarebbe durato poco, giusto il tempo di scattare le foto ricordo davanti a torta e regali.
Invitammo tutti i bambini di Juan Alonzo, che fecero irruzione in casa nostra come un branco di cavalli senza redini, pregustando una giornata di divertimento e festa. Durante i compleanni i genitori si ritirano in buon ordine e i bambini sono liberi di sfogare la loro voglia di giocare e far confusione. I grandi sorvegliano chiacchierando tra loro, gli uomini del baseball, delle gare di atletica o dell’incontro di pugilato della sera prima, le donne della novela che la televisione sta passando o degli ultimi pettegolezzi del quartiere. Qualcuno tira fuori un domino e un gruppetto si apparta per giocare, tra battute e scherzi sulla bellezza delle donne invitate e sulla quantità di bottiglie di rum che sono capaci di bere in un solo giorno.
Al compleanno d’un bambino però è vietato ubriacarsi e il rum non scorre mai oltre i limiti consentiti, i protagonisti sono i piccoli e gli adulti solo un contorno. Tutto è organizzato perché loro si sentano felici in un giorno che deve conservare a lungo un sapore magico.
Vennero anche i parenti di Toyo, eccetto la nonna che non ce la faceva a uscire di casa. Con lei avremmo festeggiato a parte nei giorni seguenti, comprando un piccolo dolce e mangiandolo assieme a casa sua. Le cugine e le zie con i loro mariti e compagni si presentarono vestite a festa e ognuno di loro aveva un piccolo regalo per Danilo. La nonna mandò una trottola di legno e gli altri portarono di tutto. Palloni colorati, mazze da baseball e cappellini da lanciatore, finti guantoni da pugile, modellini d’auto d’epoca, soldatini di legno. Tutta roba che costava poco ma che faceva la felicità d’un bambino.

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86394 Gordiano Lupi Sat, 09 Jan 2010 15:09:44 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86394 A Fulvio Ferraro dico che condivido ogni sua parola e che la sua situazione è molto simile alla mia, con l'aggravante che mia moglie non può rientrare a Cuba perchè - grande democrazia - le hanno tolto il permeso di residenza all'estero. Il motivo? E' una controrivoluzionaria. Roba da ridere... A Fulvio Ferraro dico che condivido ogni sua parola e che la sua situazione è molto simile alla mia, con l’aggravante che mia moglie non può rientrare a Cuba perchè – grande democrazia – le hanno tolto il permeso di residenza all’estero. Il motivo? E’ una controrivoluzionaria. Roba da ridere…

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86393 Gordiano Lupi Sat, 09 Jan 2010 15:06:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86393 Questo è un brano da SANGUE HABANERO (Eumeswill): http://www.ibs.it/code/9788889378892/lupi-gordiano/sangue-habanero.html Un letto disfatto e pareti bianche, fuori il sole di sempre. È normale lasciarsi andare ai pensieri da un letto d’ospedale. Ripercorrere il passato, quello che è stato e soprattutto ciò che avrei potuto evitare. Andare con la mente in un viaggio a ritroso nel tempo e accarezzare emozioni lontane. Soprattutto perché adesso sono sola e intorno vedo solo medici e infermieri. Non che mi manchi qualcosa. Tutti sono così gentili e ascoltano ogni richiesta per compiacermi. Però devo guarire in fretta e tornare quella d’un tempo, mio figlio Danilo mi attende e non può stare solo con la nonna, a Toyo. Devo portarlo nella nostra casa di Luyanó. Ho soltanto lui per compagno, da quando quell’italiano, che per un gioco del destino è stato suo padre, mi ha abbandonato. Volevo essere io a decidere sul futuro e ho scelto di vivere le luci della notte, che si specchiano sul Malecón e fanno compagnia alla luna nei riflessi delle acque torbide della baia. Ho scelto le discoteche per turisti, i grandi e lussuosi hotel davanti a case di povera gente. Questo è il mio mondo. Cavallerizza della vita. E mi chiamano con disprezzo jinetera. Le comari del quartiere mi guardano storto quando vesto gli abiti della notte e fuggo via da un polveroso quotidiano. Attraverso la calzada delle quatros esquinas, poi prendo un taxi in direzione della vita, indossando scarpe altissime e gonne corte dai colori sgargianti. Questo è un brano da SANGUE HABANERO (Eumeswill):
http://www.ibs.it/code/9788889378892/lupi-gordiano/sangue-habanero.html
Un letto disfatto e pareti bianche, fuori il sole di sempre.
È normale lasciarsi andare ai pensieri da un letto d’ospedale. Ripercorrere il passato, quello che è stato e soprattutto ciò che avrei potuto evitare. Andare con la mente in un viaggio a ritroso nel tempo e accarezzare emozioni lontane. Soprattutto perché adesso sono sola e intorno vedo solo medici e infermieri. Non che mi manchi qualcosa. Tutti sono così gentili e ascoltano ogni richiesta per compiacermi. Però devo guarire in fretta e tornare quella d’un tempo, mio figlio Danilo mi attende e non può stare solo con la nonna, a Toyo. Devo portarlo nella nostra casa di Luyanó. Ho soltanto lui per compagno, da quando quell’italiano, che per un gioco del destino è stato suo padre, mi ha abbandonato. Volevo essere io a decidere sul futuro e ho scelto di vivere le luci della notte, che si specchiano sul Malecón e fanno compagnia alla luna nei riflessi delle acque torbide della baia. Ho scelto le discoteche per turisti, i grandi e lussuosi hotel davanti a case di povera gente. Questo è il mio mondo. Cavallerizza della vita. E mi chiamano con disprezzo jinetera. Le comari del quartiere mi guardano storto quando vesto gli abiti della notte e fuggo via da un polveroso quotidiano. Attraverso la calzada delle quatros esquinas, poi prendo un taxi in direzione della vita, indossando scarpe altissime e gonne corte dai colori sgargianti.

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Di: Stefano Loparco http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86390 Stefano Loparco Sat, 09 Jan 2010 14:15:58 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86390 Ciao Massimo, mi induci a una riflessione non banale sul senso della guerra e le sue ricadute sull'essero umano. Ci provo conscio dei miei limiti culturali, davanti ad un fenomeno della portata così vasta. In estrema sintesi, io penso che la guerra, con il suo carico di distruzione e morte, determini in chi è costretto a subirla gli stessi effetti sul piano dell'individualità e, dunque, a livello psichico: ansia, attacchi di panico, sintomi post-traumatici da stress. La letteratura in materia si va oggi delineando con maggior definizione e, al netto di singole soggettività, ciò che si evidenzia è un profondo sconvolgimento del sè. Ma è sul piano "culturale", quello per definizione squisitamente sociale, che la guerra, ogni guerra, segna lacerazioni devastanti e, se possibile, ancor più insidiose. La guerra, con le sue metodiche di morte, annichilisce i luoghi, i simboli, le tradizioni di un popolo; tutto il sistema simbolico entro cui la vita di una collettività aveva saputo edificarsi nel tempo. Non senza difficoltà, ogni gruppo sociale costruisce il proprio mondo, uno spazio aperto, fatto, appunto, di luoghi, simboli, riti: è la storia collettiva di un popolo, quello e non altro e che lo rendono unico e diverso da ogni altro popolo (e da cui ne deriva quel senso d'identità e appartenenza che ti fa sentire Italiano, tedesco, afgano, ecc.) Al primo deflagrare delle bombe, invece, la guerra scorre come carta vetrata, recidendo quei legami che univano quel popolo al proprio "mondo", la propria nicchia ecologica. Stando così le cose, la guerra provoca "zombi", esseri fuori dal mondo o, meglio, fuori da quel mondo che avevano saputo costurire, a fondamento della propria identità psichica e sociale. Ne costruiranno di nuovi (come hanno fatto i nostri nonni all'indomani della seconda guerra mondiale), forse migliore o forse no, ma non più quello entro cui avevano sperato di vivere e nel quale veder crescere i propri figli. Ciao Massimo,
mi induci a una riflessione non banale sul senso della guerra e le sue ricadute sull’essero umano. Ci provo conscio dei miei limiti culturali, davanti ad un fenomeno della portata così vasta. In estrema sintesi, io penso che la guerra, con il suo carico di distruzione e morte, determini in chi è costretto a subirla gli stessi effetti sul piano dell’individualità e, dunque, a livello psichico: ansia, attacchi di panico, sintomi post-traumatici da stress. La letteratura in materia si va oggi delineando con maggior definizione e, al netto di singole soggettività, ciò che si evidenzia è un profondo sconvolgimento del sè. Ma è sul piano “culturale”, quello per definizione squisitamente sociale, che la guerra, ogni guerra, segna lacerazioni devastanti e, se possibile, ancor più insidiose. La guerra, con le sue metodiche di morte, annichilisce i luoghi, i simboli, le tradizioni di un popolo; tutto il sistema simbolico entro cui la vita di una collettività aveva saputo edificarsi nel tempo. Non senza difficoltà, ogni gruppo sociale costruisce il proprio mondo, uno spazio aperto, fatto, appunto, di luoghi, simboli, riti: è la storia collettiva di un popolo, quello e non altro e che lo rendono unico e diverso da ogni altro popolo (e da cui ne deriva quel senso d’identità e appartenenza che ti fa sentire Italiano, tedesco, afgano, ecc.) Al primo deflagrare delle bombe, invece, la guerra scorre come carta vetrata, recidendo quei legami che univano quel popolo al proprio “mondo”, la propria nicchia ecologica. Stando così le cose, la guerra provoca “zombi”, esseri fuori dal mondo o, meglio, fuori da quel mondo che avevano saputo costurire, a fondamento della propria identità psichica e sociale. Ne costruiranno di nuovi (come hanno fatto i nostri nonni all’indomani della seconda guerra mondiale), forse migliore o forse no, ma non più quello entro cui avevano sperato di vivere e nel quale veder crescere i propri figli.

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Di: fulvio ferrario http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86383 fulvio ferrario Sat, 09 Jan 2010 13:31:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86383 Caro Gordiano, non la conosco personalmente ma apprezzo molto il lavoro che sta facendo, soprattuto in relazione alla traduzione e diffusione di Generaciòn y. Anch'io faccio il traduttore ed anch'io sono sposato da 10 anni con una cubana intelligente che non ha mai votato per Berlusconi. Da molti anni, occupandomi di America Latina con l'associazione di cui faccio parte (non dico quale, potrebbe sembrare pubblicità) mi confronto con realtà disastrose come il Messico del femminicidio e del potere assoluto del narcotraffico, con la Colombia degli squadroni della morte, di una guerriglia ormai priva di senso, di uno stato vincolato profondamente con il narcotraffico e foraggiato ampiamente dalla potentissima lobby neo-cons nordamericana, con l'Argentina dei cartoneros ed il Brasile delle favelas. Ovviamente mi sono occupato molto anche de mi Cubita linda ed ho pensato che è sicuramente un posto migliore di quelli che ho appena elencato. Una sorta di giustificazionismo storico e di relativismo indulgente sui principi, mi ha portato a difendere lo stato cubano, sia pure con mille critiche, per molti anni. Ad un certo punto, come ci ha insegnato Saramago qualche anno fa, mi sono detto "Yo me paro aquì"......non sono certo pentito e non cambio le mie idee ma Cuba, oggi, non rappresenta più nulla di ciò in cui io credo. In questi giorni mia moglie, infermiera ed ostetrica stimata e davvero in gamba, è a Cuba ,in provincia di Pinar del Rio a visitare i suoi familiari.........per la prima volta, lei, che ama il suo paese sopra ogni altra cosa, ha dovuto, a denti stretti, confessarmi che non si trova da mangiare decentemente neppure con gli euro ed i chavitos. Semplicemente molti generi di prima necessità sono spariti. Certo, mi spiacerebbe veder scivolare Cuba verso una realtà di tipo cinese (il massimo dello sfruttamento capitalistico unito all'assoluta mancanza di libertà vera tipica dei regimi sedicenti comunisti), cosa a cui pensano parti del gruppo "dirigente" cubano, soprattutto quelli che governano l'economia, ma credo che dobbiamo fare tutto quello che possiamo per favorire il risveglio della società civile (se è per questo, anche in Italia). Caro Gordiano,
non la conosco personalmente ma apprezzo molto il lavoro che sta facendo, soprattuto in relazione alla traduzione e diffusione di Generaciòn y.
Anch’io faccio il traduttore ed anch’io sono sposato da 10 anni con una cubana intelligente che non ha mai votato per Berlusconi.
Da molti anni, occupandomi di America Latina con l’associazione di cui faccio parte (non dico quale, potrebbe sembrare pubblicità) mi confronto con realtà disastrose come il Messico del femminicidio e del potere assoluto del narcotraffico, con la Colombia degli squadroni della morte, di una guerriglia ormai priva di senso, di uno stato vincolato profondamente con il narcotraffico e foraggiato ampiamente dalla potentissima lobby neo-cons nordamericana, con l’Argentina dei cartoneros ed il Brasile delle favelas.
Ovviamente mi sono occupato molto anche de mi Cubita linda ed ho pensato che è sicuramente un posto migliore di quelli che ho appena elencato. Una sorta di giustificazionismo storico e di relativismo indulgente sui principi, mi ha portato a difendere lo stato cubano, sia pure con mille critiche, per molti anni.
Ad un certo punto, come ci ha insegnato Saramago qualche anno fa, mi sono detto “Yo me paro aquì”……non sono certo pentito e non cambio le mie idee ma Cuba, oggi, non rappresenta più nulla di ciò in cui io credo.
In questi giorni mia moglie, infermiera ed ostetrica stimata e davvero in gamba, è a Cuba ,in provincia di Pinar del Rio a visitare i suoi familiari………per la prima volta, lei, che ama il suo paese sopra ogni altra cosa, ha dovuto, a denti stretti, confessarmi che non si trova da mangiare decentemente neppure con gli euro ed i chavitos. Semplicemente molti generi di prima necessità sono spariti.
Certo, mi spiacerebbe veder scivolare Cuba verso una realtà di tipo cinese (il massimo dello sfruttamento capitalistico unito all’assoluta mancanza di libertà vera tipica dei regimi sedicenti comunisti), cosa a cui pensano parti del gruppo “dirigente” cubano, soprattutto quelli che governano l’economia, ma credo che dobbiamo fare tutto quello che possiamo per favorire il risveglio della società civile (se è per questo, anche in Italia).

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86372 Massimo Maugeri Sat, 09 Jan 2010 11:45:00 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86372 Ripropongo, per chi avesse voglia di rispondere, la domanda che mi è stata ispirata da questo libro di Gordiano: <b>le devastazioni della guerra - a vostro avviso - agiscono più a livello collettivo o più a livello individuale? E con quali conseguenze?</b> Ripropongo, per chi avesse voglia di rispondere, la domanda che mi è stata ispirata da questo libro di Gordiano:
le devastazioni della guerra – a vostro avviso – agiscono più a livello collettivo o più a livello individuale? E con quali conseguenze?

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86371 Massimo Maugeri Sat, 09 Jan 2010 11:43:45 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86371 Nel pomeriggio avremo modo di accennare anche alla prossima pubblicazione di Gordiano: "Sangue Habanero" Nel pomeriggio avremo modo di accennare anche alla prossima pubblicazione di Gordiano: “Sangue Habanero”

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86369 Massimo Maugeri Sat, 09 Jan 2010 11:41:47 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86369 Grazie mille per i brani, Gordiano. Per chi volesse saperne di più questo libro - per confrontarsi con vari punti di vista - vi segnalo questa ricca rassegna stampa: http://www.gruppoperdisaeditore.it/Catalogo/Perdisa-pop/Walkietalkie/Una-terribile-eredita.aspx Grazie mille per i brani, Gordiano.
Per chi volesse saperne di più questo libro – per confrontarsi con vari punti di vista – vi segnalo questa ricca rassegna stampa:
http://www.gruppoperdisaeditore.it/Catalogo/Perdisa-pop/Walkietalkie/Una-terribile-eredita.aspx

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86366 Gordiano Lupi Sat, 09 Jan 2010 11:18:49 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86366 Aggiungo che i miei romanzi e saggi su Cuba servono a dire le stesse cose che racconta Yoani Sanchez sul suo blog e a renderle di facile comprensione anche per le persone cercano soltanto storie, racconti, vicende intriganti. Aggiungo che i miei romanzi e saggi su Cuba servono a dire le stesse cose che racconta Yoani Sanchez sul suo blog e a renderle di facile comprensione anche per le persone cercano soltanto storie, racconti, vicende intriganti.

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86364 Gordiano Lupi Sat, 09 Jan 2010 11:17:15 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86364 Ho inserito il PRIMO CAPITOLO del romanzo e l'incipit del primo capitolo della seconda parte (il rientro all'Avana). Grazie a tutti per i benevoli commenti. Simone, se la cosa ti può confortare il mio primo approccio a Cuba è stato molto simile al tuo. Conoscevo solo la Cuba raccontata da libri e articoli di Gianni Minà, di cui ero accanito lettore. Ergo: non conoscevo niente di quel che in realtà accadeva. Ho inserito il PRIMO CAPITOLO del romanzo e l’incipit del primo capitolo della seconda parte (il rientro all’Avana). Grazie a tutti per i benevoli commenti. Simone, se la cosa ti può confortare il mio primo approccio a Cuba è stato molto simile al tuo. Conoscevo solo la Cuba raccontata da libri e articoli di Gianni Minà, di cui ero accanito lettore. Ergo: non conoscevo niente di quel che in realtà accadeva.

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86363 Gordiano Lupi Sat, 09 Jan 2010 11:15:14 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86363 Ritorno all’Avana Sono cinque anni che non vedo L’Avana e tutto mi sembra stupendo, persino la puzza fastidiosa che viene dalla raffineria di Guanabacoa, addirittura i gas di scarico delle vecchie auto che ammorbano il centro cittadino e il Malecón. Anche i poliziotti, con quelle divise grigie e celesti un po’ stinte e la loro alterigia da orientali che si trovano un po’ di potere tra le mani dopo una vita passata in mezzo ai campi. Anche le puttane e i froci sul lungomare che abbordano i passanti. Questa città che ho sognato così a lungo in quel fottuto deserto non è cambiata, penso d’un tratto. E io sono di nuovo ad assaporare il profumo della notte e lo squallore dei postriboli a cielo aperto. Questa città di finocchi, truffatori, ruffiani e puttane che ti regalano un amore fasullo, provinciali che cercano una via di fuga, mi è così mancata che adesso mi sento un leone mentre ne percorro ancora una volta le strade sconnesse. Sono arrivato all’Avana con un aereo militare in compagnia di altri reduci d’Angola. Mi sono sembrate interminabili le dieci ore di volo. Mi hanno sbarcato al José Martí nella zona commerciale dell’aeroporto, quella riservata ai voli militari. Poi ho preso questo taxi che mi deve portare a casa. C’è di buono che adesso ho un po’ di pesos per le tasche, a qualcosa è servita quella maledetta guerra. Guardo fuori dal finestrino e assaporo il caldo umido della mia estate tropicale, vedo la baia, l’immagine del Cristo che si specchia nelle acque tranquille, mentre la lancita di Regla porta passeggeri d’ogni colore da un punto all’altro della capitale. Di nuovo L’Avana. E io che a volte ho pensato che non l’avrei più rivista. Mi accorgo che una lacrima mi bagna gli occhi mentre oltrepassiamo la Rampa e percorriamo un breve tratto di autopista sino al bivio che si inerpica fino a Casablanca. Quando arrivo a Casablanca scopro perché non ho mai ricevuto notizie da Clara. Non era che lei scriveva e nessuno mi portava la posta. Purtroppo no. Magari fosse stato quello. In Angola accadeva che non consegnavano la posta quando c’erano notizie che potevano preoccupare i soldati, però non era il mio caso. La verità è che a Casablanca non c’è più la famiglia che ho lasciato cinque anni fa. Vedo Esperanza sulla porta di casa. La mia casa, il mio solar che mi sembra una reggia dopo tanta lontananza. Lei mi guarda come se vedesse un fantasma, un morto vivente che torna dall’oltretomba. Mi corre incontro piangendo. Mi abbraccia forte. Per quella donna sono come un figlio. Lo so che mi ha sempre voluto bene. Dietro di lei c’è un bambino scalzo dai capelli riccioli e gli occhi scuri che ricordano lo sguardo della mamma. Sono gli occhi che in sogno ho sempre immaginato. E poi è un mulatto chiaro, proprio come me. Sorride e non comprende. Soprattutto non sa chi sono. «È tuo figlio», dice la madre di Clara. Intorno a noi si raduna una piccola folla di curiosi. Accade sempre così nei quartieri popolari dell’Avana, se c’è una novità importante va condivisa con tutti gli amici del barrio. E questa volta la notizia è di quelle che contano. Un reduce della guerra d’Angola, uno che tutti credevano morto, che non aveva più dato notizie da tempo, è tornato a casa. Bisogna far festa. I bambini non giocano più a rincorrersi e si fermano come ammaliati dalla novità, le comari interrompono i lavori di casa e intuiscono che c’è qualcosa di nuovo da sapere. Accarezzo i capelli del bambino che mi guarda sorpreso. Per lui sono solo un estraneo. È normale. «E Clara?» chiedo preoccupato. Non la vedo tra quella folla di gente ed era la prima persona che avrei voluto abbracciare. Clara che ho sognato ogni notte in quell’inferno di guerra contando le ore che ci separavano da un nuovo incontro. Clara che mi ha sempre dato la forza per continuare a sperare. Quando mi sentivo disperato e privo di forze era la sua foto che tenevo con me che mi rincuorava. Lei sorrideva come per dire: «Ci sono qua io». D’un tratto mi assale un brutto presentimento. Esperanza sospira. Ha ancora gli occhi gonfi di pianto. «Alberto, non abbiamo avuto il coraggio di fartelo sapere. Tu eri là che combattevi. Non avresti potuto fare niente. Sarebbe servito soltanto a farti soffrire perché non ti avrebbero lasciato tornare…». «Cos’è accaduto? Parla!» grido. Sono costernato e affranto. La sensazione di poco prima si materializza sempre di più. La madre di Clara si stringe a me con maggior forza, quasi per farmi coraggio. «È stato un parto atroce. Soltanto lui ce l’ha fatta», dice. E indica il bambino che mi guarda e non comprende. Non ho neppure la forza di piangere. Sono di nuovo a Casablanca dopo cinque anni di guerra, ho rischiato la vita nel deserto, il mio unico desiderio era quello di rivedere Clara e adesso mi dicono che è morta per mettere al mondo un bambino che ha il suo stesso sorriso. Un bambino che si chiama Raúl proprio come volevo io e che mi guarda e non comprende. Un bambino che tratta mia suocera come se fosse sua madre e che non sa neppure chi sono. Ecco, adesso che ho fatto tanta strada per scappare da quel maledetto deserto mi sento di nuovo solo. Forse pure più triste e disperato perché non ho neppure gli amici accanto, neppure i compagni di sventura. Di Clara mi resta quella vecchia foto. La tiro fuori dalla tasca dei pantaloni. Resto fermo a guardarla mentre trattengo a fatica le lacrime. «Tutto questo l’ho fatto per te…» mormoro. La foto mi cade dalle mani e qualcuno la raccoglie. Forse proprio Raúl, quel figlio sconosciuto che sorride e non comprende. Ricordo che sono svenuto e che qualcuno deve avermi portato dentro casa. Quando mi sono ripreso ero sdraiato su di un letto che non ricordavo così grande dopo tanti anni di caserma. Il letto dove avevo fatto l’amore con Clara per la prima volta e dove avevamo concepito nostro figlio. Il letto che adesso mi ricordava soltanto che non l’avrei più rivista. Ritorno all’Avana
Sono cinque anni che non vedo L’Avana e tutto mi sembra stupendo,
persino la puzza fastidiosa che viene dalla raffineria di Guanabacoa,
addirittura i gas di scarico delle vecchie auto che ammorbano il centro
cittadino e il Malecón. Anche i poliziotti, con quelle divise grigie e celesti
un po’ stinte e la loro alterigia da orientali che si trovano un po’ di
potere tra le mani dopo una vita passata in mezzo ai campi. Anche le
puttane e i froci sul lungomare che abbordano i passanti. Questa città
che ho sognato così a lungo in quel fottuto deserto non è cambiata, penso
d’un tratto. E io sono di nuovo ad assaporare il profumo della notte e
lo squallore dei postriboli a cielo aperto. Questa città di finocchi, truffatori,
ruffiani e puttane che ti regalano un amore fasullo, provinciali che
cercano una via di fuga, mi è così mancata che adesso mi sento un leone
mentre ne percorro ancora una volta le strade sconnesse.
Sono arrivato all’Avana con un aereo militare in compagnia di altri
reduci d’Angola. Mi sono sembrate interminabili le dieci ore di volo.
Mi hanno sbarcato al José Martí nella zona commerciale dell’aeroporto,
quella riservata ai voli militari. Poi ho preso questo taxi che mi deve portare
a casa. C’è di buono che adesso ho un po’ di pesos per le tasche, a
qualcosa è servita quella maledetta guerra. Guardo fuori dal finestrino e
assaporo il caldo umido della mia estate tropicale, vedo la baia, l’immagine
del Cristo che si specchia nelle acque tranquille, mentre la lancita di
Regla porta passeggeri d’ogni colore da un punto all’altro della capitale.

Di nuovo L’Avana. E io che a volte ho pensato che non l’avrei più
rivista. Mi accorgo che una lacrima mi bagna gli occhi mentre oltrepassiamo
la Rampa e percorriamo un breve tratto di autopista sino al bivio
che si inerpica fino a Casablanca.
Quando arrivo a Casablanca scopro perché non ho mai ricevuto notizie
da Clara. Non era che lei scriveva e nessuno mi portava la posta.
Purtroppo no. Magari fosse stato quello. In Angola accadeva che non
consegnavano la posta quando c’erano notizie che potevano preoccupare
i soldati, però non era il mio caso. La verità è che a Casablanca
non c’è più la famiglia che ho lasciato cinque anni fa. Vedo Esperanza
sulla porta di casa. La mia casa, il mio solar che mi sembra una reggia
dopo tanta lontananza. Lei mi guarda come se vedesse un fantasma, un
morto vivente che torna dall’oltretomba. Mi corre incontro piangendo.
Mi abbraccia forte. Per quella donna sono come un figlio. Lo so che mi
ha sempre voluto bene. Dietro di lei c’è un bambino scalzo dai capelli
riccioli e gli occhi scuri che ricordano lo sguardo della mamma. Sono gli
occhi che in sogno ho sempre immaginato. E poi è un mulatto chiaro,
proprio come me. Sorride e non comprende. Soprattutto non sa chi
sono.
«È tuo figlio», dice la madre di Clara.
Intorno a noi si raduna una piccola folla di curiosi. Accade sempre
così nei quartieri popolari dell’Avana, se c’è una novità importante
va condivisa con tutti gli amici del barrio. E questa volta la notizia è
di quelle che contano. Un reduce della guerra d’Angola, uno che tutti
credevano morto, che non aveva più dato notizie da tempo, è tornato
a casa. Bisogna far festa. I bambini non giocano più a rincorrersi e si
fermano come ammaliati dalla novità, le comari interrompono i lavori
di casa e intuiscono che c’è qualcosa di nuovo da sapere.
Accarezzo i capelli del bambino che mi guarda sorpreso.
Per lui sono solo un estraneo. È normale.
«E Clara?» chiedo preoccupato.
Non la vedo tra quella folla di gente ed era la prima persona che avrei
voluto abbracciare. Clara che ho sognato ogni notte in quell’inferno di
guerra contando le ore che ci separavano da un nuovo incontro. Clara
che mi ha sempre dato la forza per continuare a sperare. Quando mi
sentivo disperato e privo di forze era la sua foto che tenevo con me che
mi rincuorava. Lei sorrideva come per dire: «Ci sono qua io».
D’un tratto mi assale un brutto presentimento.
Esperanza sospira. Ha ancora gli occhi gonfi di pianto.
«Alberto, non abbiamo avuto il coraggio di fartelo sapere. Tu eri là
che combattevi. Non avresti potuto fare niente. Sarebbe servito soltanto
a farti soffrire perché non ti avrebbero lasciato tornare…».
«Cos’è accaduto? Parla!» grido.
Sono costernato e affranto. La sensazione di poco prima si materializza
sempre di più. La madre di Clara si stringe a me con maggior forza,
quasi per farmi coraggio.
«È stato un parto atroce. Soltanto lui ce l’ha fatta», dice.
E indica il bambino che mi guarda e non comprende.
Non ho neppure la forza di piangere.
Sono di nuovo a Casablanca dopo cinque anni di guerra, ho rischiato
la vita nel deserto, il mio unico desiderio era quello di rivedere Clara
e adesso mi dicono che è morta per mettere al mondo un bambino che
ha il suo stesso sorriso. Un bambino che si chiama Raúl proprio come
volevo io e che mi guarda e non comprende. Un bambino che tratta mia
suocera come se fosse sua madre e che non sa neppure chi sono.
Ecco, adesso che ho fatto tanta strada per scappare da quel maledetto
deserto mi sento di nuovo solo. Forse pure più triste e disperato perché
non ho neppure gli amici accanto, neppure i compagni di sventura. Di
Clara mi resta quella vecchia foto. La tiro fuori dalla tasca dei pantaloni.
Resto fermo a guardarla mentre trattengo a fatica le lacrime. «Tutto
questo l’ho fatto per te…» mormoro.
La foto mi cade dalle mani e qualcuno la raccoglie. Forse proprio
Raúl, quel figlio sconosciuto che sorride e non comprende.
Ricordo che sono svenuto e che qualcuno deve avermi portato dentro
casa. Quando mi sono ripreso ero sdraiato su di un letto che non
ricordavo così grande dopo tanti anni di caserma. Il letto dove avevo
fatto l’amore con Clara per la prima volta e dove avevamo concepito
nostro figlio. Il letto che adesso mi ricordava soltanto che non l’avrei
più rivista.

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Di: Gordiano Lupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86362 Gordiano Lupi Sat, 09 Jan 2010 11:14:26 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86362 Mi dà un dolore atroce ricordare quella maledetta guerra. Però è cominciato tutto là. Ed è colpa di quei negri se sono finito qua dentro a marcire. Di quei negri e di Fidel, che Dio se lo porti. Tanto ormai non mi fa più paura. Per tutti sono solo un povero pazzo e posso dire quello che voglio. Nessuno mi fa caso. Nessuno mi ascolta. Finirò la mia vita al Mazorra, questo è certo. In ogni caso meglio che un plotone d’esecuzione. Meglio che andare sotto qualche metro di terra al Cementerio Colón. Il giudice ha detto che non sapevo ciò che facevo. Infermo di mente, è stata la sentenza. In realtà ho avuto solo un bravo avvocato, perché io non sono pazzo. No che non lo sono. Sono soltanto uno che ha dato gli anni più belli della sua vita per una maledetta guerra. Uno dei tanti che non gliene importava un cazzo di quei fottuti negri e che pure è dovuto andare a combattere insieme a loro. Come non me ne fregava niente del comunismo e l’ho difeso di là dall’oceano. Ho perso una moglie e ho conosciuto mio figlio che era già un bambino di cinque anni. E la mia vita è cambiata, laggiù. Purtroppo. Ricordo quando lasciai Clara nel solar di Casablanca, una casa di una sola stanza attaccata ad altre venti, con un tetto in comune e una sottile parete in cemento a fare da separazione. Rammento che si sentivano i rumori di tutti, persino i sospiri e i pianti dei bambini, i gemiti di chi faceva l’amore prima di addormentarsi e il brusio della televisione. Eravamo poveri. Andare in Angola mi avrebbe portato qualche soldo in tasca, pensai. E poi non potevo fare diversamente. Mi avevano detto che la guerra sarebbe durata poco, il tempo di ammazzare qualche negro e sarei tornato a rivedere L’Avana e il Cristo gigantesco di Casablanca che si affaccia sulla baia. «Alberto, lo sai che sono incinta?» disse Clara prima della partenza. «Lo so, ma che posso farci?» le risposi. «Se rifiuto di partire mi sbattono in galera e resti sola lo stesso». Clara pianse davanti alla nave da guerra che partiva per l’Africa dal porto dell’Avana. Mi salutò con un’espressione stupita e addolorata che le ricordo ancora. Fu l’ultima volta che la vidi. Nel suo bel corpo da mulatta s’intuiva che stava crescendo un bambino, ma io non lo avrei mai visto nascere. Salutavo L’Avana e un triste Malecón dove correvano come sempre vecchie carcasse d’auto. Le onde del mare si frangevano sul muro in granito, screpolato e distrutto in più punti. Dove si faceva più forte il sapore di mare i palazzi colorati di rosa e giallo mostravano alla forza del vento un antico splendore. E l’acqua entrava in strada mentre bambini giocavano a rincorrersi, fingendo di evitare di bagnarsi. Lasciai la capitale in una mattina d’estate, portando fissa negli occhi l’immagine d’un mare nero che si gettava in strada allagando un marciapiede semidistrutto da tempo e salmastro. La nave prendeva il largo per un lungo viaggio, io pensavo a Clara e a quel figlio che sarebbe nato senza padre. Pensavo a lei, alla guerra che mi attendeva. Una guerra che non capivo, in una terra lontana, dove dei maledetti negri si ammazzavano tra loro. Sapevo solo che qualcuno mi ci aveva spedito e dovevo cercare di tornare a casa prima che potevo, possibilmente vivo. Mi destinarono alla guarnigione di Namibe, in mezzo alla steppa e al deserto, in una regione sperduta nel sud, dove non era difficile ricordare con tristezza L’Avana. L’avrei rimpianta comunque, mi dicevo. Ma in quel posto spettrale, dove una città con pochi abitanti era l’unica cosa viva nel raggio di molte miglia, mi sentivo morire giorno dopo giorno. Vedevo palme frondose dal fusto esile e pensavo alle palme reali, lasciate davanti alla statua del Cristo di Casablanca che faceva da sentinella di marmo alla baia dell’Avana. Nei momenti di disperazione era lui che pregavo, sperando che mi proteggesse. Non sono mai stato religioso, in vita mia. Però quando un uomo si trova in difficoltà cerca di aggrapparsi a qualcosa di soprannaturale. Mi restava solo Dio, in mezzo a quei negri e ai loro strani riti che mi ricordavano le cerimonie santére. Alla mattina ci svegliava una tempesta di bombe che scendeva da un cielo colore rosso fuoco. Un’assurda benedizione calava sui nostri giorni. Le bombe seminavano morti e distruzione, pianti di madri disperate, bambini falciati nel fiore degli anni. La guerra si nutriva di sangue innocente e noi eravamo là per fare qualcosa, perché quello scempio finisse prima possibile. Ma sapevamo che era difficile. Le strade delle città erano piene di morti che si moltiplicavano come erba di campo sotto la pioggia. La terra non ce la faceva più a sopportare il peso dei suoi morti e quasi rifiutava di ingoiarli e di dare sepoltura. Non si faceva in tempo a sotterrare una salma che ne uscivano fuori altre dieci. Le ambulanze correvano avanti e indietro in questo oceano di morti e cercavano di svuotarlo. Ma era un’impresa disperata. Namibe era un città moderna costruita nel deserto. Sabbia e caldo, un caldo secco, asfissiante, specialmente d’estate. Alcuni compagni di guarnigione dicevano che l’Angola non era tutta così, c’erano anche foreste tropicali e vegetazioni selvagge, però nell’interno, molto lontano da noi. È stato là che la mia vita è cambiata. E adesso dicono che sono pazzo e mi tengono rinchiuso in quest’ospedale, dove gente strana vaga da una stanza all’altra con sguardi allucinati ed espressioni inebetite e spente. Loro sono pazzi. Non certo io. Io sono solo un soldato che ha fatto una sporca guerra. E di quella regione dell’Africa che non avrei mai voluto vedere ricordo soltanto un deserto infinito. Mi dà un dolore atroce ricordare quella maledetta guerra.
Però è cominciato tutto là. Ed è colpa di quei negri se sono finito
qua dentro a marcire. Di quei negri e di Fidel, che Dio se lo porti.
Tanto ormai non mi fa più paura. Per tutti sono solo un povero pazzo
e posso dire quello che voglio. Nessuno mi fa caso. Nessuno mi ascolta.
Finirò la mia vita al Mazorra, questo è certo. In ogni caso meglio che un
plotone d’esecuzione. Meglio che andare sotto qualche metro di terra al
Cementerio Colón.
Il giudice ha detto che non sapevo ciò che facevo. Infermo di mente,
è stata la sentenza. In realtà ho avuto solo un bravo avvocato, perché io
non sono pazzo. No che non lo sono. Sono soltanto uno che ha dato gli
anni più belli della sua vita per una maledetta guerra. Uno dei tanti che
non gliene importava un cazzo di quei fottuti negri e che pure è dovuto
andare a combattere insieme a loro. Come non me ne fregava niente del
comunismo e l’ho difeso di là dall’oceano. Ho perso una moglie e ho
conosciuto mio figlio che era già un bambino di cinque anni. E la mia
vita è cambiata, laggiù. Purtroppo.
Ricordo quando lasciai Clara nel solar di Casablanca, una casa di una
sola stanza attaccata ad altre venti, con un tetto in comune e una sottile
parete in cemento a fare da separazione. Rammento che si sentivano
i rumori di tutti, persino i sospiri e i pianti dei bambini, i gemiti di
chi faceva l’amore prima di addormentarsi e il brusio della televisione.
Eravamo poveri. Andare in Angola mi avrebbe portato qualche soldo in
tasca, pensai. E poi non potevo fare diversamente. Mi avevano detto che
la guerra sarebbe durata poco, il tempo di ammazzare qualche negro e
sarei tornato a rivedere L’Avana e il Cristo gigantesco di Casablanca che
si affaccia sulla baia.
«Alberto, lo sai che sono incinta?» disse Clara prima della partenza.
«Lo so, ma che posso farci?» le risposi. «Se rifiuto di partire mi sbattono
in galera e resti sola lo stesso».
Clara pianse davanti alla nave da guerra che partiva per l’Africa dal
porto dell’Avana. Mi salutò con un’espressione stupita e addolorata che
le ricordo ancora. Fu l’ultima volta che la vidi.
Nel suo bel corpo da mulatta s’intuiva che stava crescendo un bambino,
ma io non lo avrei mai visto nascere.
Salutavo L’Avana e un triste Malecón dove correvano come sempre
vecchie carcasse d’auto. Le onde del mare si frangevano sul muro in
granito, screpolato e distrutto in più punti. Dove si faceva più forte il
sapore di mare i palazzi colorati di rosa e giallo mostravano alla forza del
vento un antico splendore. E l’acqua entrava in strada mentre bambini
giocavano a rincorrersi, fingendo di evitare di bagnarsi. Lasciai la capitale
in una mattina d’estate, portando fissa negli occhi l’immagine d’un
mare nero che si gettava in strada allagando un marciapiede semidistrutto
da tempo e salmastro.
La nave prendeva il largo per un lungo viaggio, io pensavo a Clara e
a quel figlio che sarebbe nato senza padre. Pensavo a lei, alla guerra che
mi attendeva. Una guerra che non capivo, in una terra lontana, dove
dei maledetti negri si ammazzavano tra loro. Sapevo solo che qualcuno
mi ci aveva spedito e dovevo cercare di tornare a casa prima che potevo,
possibilmente vivo.
Mi destinarono alla guarnigione di Namibe, in mezzo alla steppa e al
deserto, in una regione sperduta nel sud, dove non era difficile ricordare
con tristezza L’Avana. L’avrei rimpianta comunque, mi dicevo. Ma in
quel posto spettrale, dove una città con pochi abitanti era l’unica cosa
viva nel raggio di molte miglia, mi sentivo morire giorno dopo giorno.
Vedevo palme frondose dal fusto esile e pensavo alle palme reali, lasciate
davanti alla statua del Cristo di Casablanca che faceva da sentinella di
marmo alla baia dell’Avana. Nei momenti di disperazione era lui che
pregavo, sperando che mi proteggesse. Non sono mai stato religioso, in
vita mia. Però quando un uomo si trova in difficoltà cerca di aggrapparsi
a qualcosa di soprannaturale. Mi restava solo Dio, in mezzo a quei negri
e ai loro strani riti che mi ricordavano le cerimonie santére. Alla mattina
ci svegliava una tempesta di bombe che scendeva da un cielo colore
rosso fuoco. Un’assurda benedizione calava sui nostri giorni. Le bombe
seminavano morti e distruzione, pianti di madri disperate, bambini
falciati nel fiore degli anni. La guerra si nutriva di sangue innocente e
noi eravamo là per fare qualcosa, perché quello scempio finisse prima
possibile. Ma sapevamo che era difficile. Le strade delle città erano piene
di morti che si moltiplicavano come erba di campo sotto la pioggia. La
terra non ce la faceva più a sopportare il peso dei suoi morti e quasi rifiutava
di ingoiarli e di dare sepoltura. Non si faceva in tempo a sotterrare
una salma che ne uscivano fuori altre dieci. Le ambulanze correvano
avanti e indietro in questo oceano di morti e cercavano di svuotarlo. Ma
era un’impresa disperata.
Namibe era un città moderna costruita nel deserto. Sabbia e caldo,
un caldo secco, asfissiante, specialmente d’estate. Alcuni compagni di
guarnigione dicevano che l’Angola non era tutta così, c’erano anche
foreste tropicali e vegetazioni selvagge, però nell’interno, molto lontano
da noi. È stato là che la mia vita è cambiata. E adesso dicono che sono
pazzo e mi tengono rinchiuso in quest’ospedale, dove gente strana vaga
da una stanza all’altra con sguardi allucinati ed espressioni inebetite e
spente. Loro sono pazzi. Non certo io. Io sono solo un soldato che ha
fatto una sporca guerra. E di quella regione dell’Africa che non avrei mai
voluto vedere ricordo soltanto un deserto infinito.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86358 Massimo Maugeri Sat, 09 Jan 2010 11:00:04 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86358 @ Gordiano Hai confermato che (anche dal tuo punto di vista) "Una terribile eredità" è il miglio romanzo che hai scritto fino a questo momento. Ti chiedo - se possibile - di inserire (qui tra i commenti) uno o più brani tratto/i dal libro (a tua scelta)... @ Gordiano
Hai confermato che (anche dal tuo punto di vista) “Una terribile eredità” è il miglio romanzo che hai scritto fino a questo momento.
Ti chiedo – se possibile – di inserire (qui tra i commenti) uno o più brani tratto/i dal libro (a tua scelta)…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86357 Massimo Maugeri Sat, 09 Jan 2010 10:58:11 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86357 @ Giulia Sì, Giulia... ci tenevo a ridare spazio a Yoani Sànchez e all'impegno di Gordiano di rendere le parole di Yoani leggibili anche qui da noi in Italia. E l'attività di Gordiano come narratore è in gran parte strettamente connessa a questo impegno... e alla sua necessità di far conoscere in tutti i modi possibili la realtà cubana. Necessità che deriva - come ha detto lui stesso - dal grande amore che ha per quella terra. @ Giulia
Sì, Giulia… ci tenevo a ridare spazio a Yoani Sànchez e all’impegno di Gordiano di rendere le parole di Yoani leggibili anche qui da noi in Italia. E l’attività di Gordiano come narratore è in gran parte strettamente connessa a questo impegno… e alla sua necessità di far conoscere in tutti i modi possibili la realtà cubana.
Necessità che deriva – come ha detto lui stesso – dal grande amore che ha per quella terra.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86356 Massimo Maugeri Sat, 09 Jan 2010 10:53:42 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86356 Un saluto e un ringraziamento a Patrizia Garofalo, Cristina Bove, Matteo Mancini, Renzo Montagnolo, Giulia, M.Teresa Santalucia Scibona (Tessy), Vichi, Marcello Comatti, Franca Maria Bagnoli, Simone, Sebi... Un saluto e un ringraziamento a Patrizia Garofalo, Cristina Bove, Matteo Mancini, Renzo Montagnolo, Giulia, M.Teresa Santalucia Scibona (Tessy), Vichi, Marcello Comatti, Franca Maria Bagnoli, Simone, Sebi…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86355 Massimo Maugeri Sat, 09 Jan 2010 10:50:45 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86355 Grazie a tutti gli intervenuti, dicevo. E grazie a Gordiano per la sua disponibilità a interagire. Grazie a tutti gli intervenuti, dicevo. E grazie a Gordiano per la sua disponibilità a interagire.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86346 Massimo Maugeri Sat, 09 Jan 2010 10:23:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86346 Buona giornata a tutti. Grazie per i vostri commenti, e scusatemi se mi riaffaccio solo adesso... Buona giornata a tutti. Grazie per i vostri commenti, e scusatemi se mi riaffaccio solo adesso…

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Di: cristina bove http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86286 cristina bove Fri, 08 Jan 2010 21:52:40 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86286 Ammiro di Gordiano Lupi oltre alle qualità editoriali, quelle letterarie. Ho letto alcuni suoi libri e ho iniziato a leggere "Una terribile eredità", che già mi intriga moltissimo. Inoltre, alla piacevolezza della sua scrittura si aggiunge l'originalità delle tematiche. Ho potuto notare, infatti, la sua abilità di far confluire considerazioni esistenziali anche in ambiti che generalmente sono circoscritti, come il giallo o il noir. C'è poi l'impegno accanto a Yoani Sanchez, che me lo fa stimare ancora di più. Intanto consiglio anch'io a tutti la lettura dei suoi libri. Ammiro di Gordiano Lupi oltre alle qualità editoriali, quelle letterarie. Ho letto alcuni suoi libri e ho iniziato a leggere “Una terribile eredità”, che già mi intriga moltissimo. Inoltre, alla piacevolezza della sua scrittura si aggiunge l’originalità delle tematiche. Ho potuto notare, infatti, la sua abilità di far confluire considerazioni esistenziali anche in ambiti che generalmente sono circoscritti, come il giallo o il noir.
C’è poi l’impegno accanto a Yoani Sanchez, che me lo fa stimare ancora di più.
Intanto consiglio anch’io a tutti la lettura dei suoi libri.

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Di: Sebi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86281 Sebi Fri, 08 Jan 2010 20:52:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86281 solo nei film (correggo il refuso) solo nei film (correggo il refuso)

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Di: Sebi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86277 Sebi Fri, 08 Jan 2010 20:39:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86277 Credo che una guerra sconvolga a livello collettivo ed individuale allo stesso modo. Per fortuna appartengo a una generazione che ha visto la guerra sono nei film. Complimenti a Lupi per il suo impegno e auguri per il suo libro. Credo che una guerra sconvolga a livello collettivo ed individuale allo stesso modo. Per fortuna appartengo a una generazione che ha visto la guerra sono nei film.
Complimenti a Lupi per il suo impegno e auguri per il suo libro.

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Di: simone http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/07/yoani-sanchez-terribile-eredita/comment-page-5/#comment-86264 simone Fri, 08 Jan 2010 18:47:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/18/cuba-libre-vivere-e-scrivere-allavana-di-yoani-sanchez/#comment-86264 Non conoscevo Yoani Sanchez come non conoscevo fino in fondo la realtà cubana. Sono stato a Cuba da ragazzo, nel 97 per la precisione, ero poco più che ventenne e il mio interesse per quest'isola caraibica era legato alle leggende di cui ero venuto a conoscenza: sulle belle donne attratte dagli italiani e dai loro soldi, sulle aragoste pagate con due lire, marja e bamba a buon mercato, la vita da signori che per un secondo illusorio potevamo dedicarci anche noi piccoli proletari. E poi c'era pure il Che di cui avevo letto molto durante le occupazioni studentesche e per di più avevo una bella maglietta rossa con il suo faccione disegnato che insomma, vuoi mettere, nessuno poteva dire che non ero un comunista vero io. Una vacanza da sogno! Di tutto di più e a buon mercato per giunta! Non bastarono neppure gli interminabili racconti del nostro autista-guida sulle privazioni, sul sentirsi in gabbia in un isola dalla quale non potevi neppure fuggire e su questa democrazia strana, figlia della rivoluzione. Neppure quelle due lacrime che fece guardando gli aerei in partenza per chi sa dove, all'aereoporto, mi fecero cambiare idea sul mio Ideale Cubano. Poi forse sono un po cresciuto, forse è stato l'incontro con Gordiano e le letture della Sanchez, di questa donna che dal niente ha incominciato a dire quello che pensa, agli attacchi, alle difficoltà nel potersi esprimere...ho cominciato a conoscere una Cuba diversa, non più a portata di turista e ho cominciato a comprendere meglio chi invece ci vive e ci deve fare i conti. Il mio percorso di riscoperta di Cuba è iniziato da poco e lo sto portando avanti con il Blog e con i libri di Gordiano, un passettino alla volta. Sì, anch'io credo che "Una terribile eredità" sia il miglior libro, che ho letto finora, di Gordiano. E' leggibile a vari livelli ma quello che traspare è la passione e l'amore che legano l'autore a quella terra. Lo consiglio a tutti in attesa a quanto pare di Sangue Habanero! Non conoscevo Yoani Sanchez come non conoscevo fino in fondo la realtà cubana. Sono stato a Cuba da ragazzo, nel 97 per la precisione, ero poco più che ventenne e il mio interesse per quest’isola caraibica era legato alle leggende di cui ero venuto a conoscenza: sulle belle donne attratte dagli italiani e dai loro soldi, sulle aragoste pagate con due lire, marja e bamba a buon mercato, la vita da signori che per un secondo illusorio potevamo dedicarci anche noi piccoli proletari. E poi c’era pure il Che di cui avevo letto molto durante le occupazioni studentesche e per di più avevo una bella maglietta rossa con il suo faccione disegnato che insomma, vuoi mettere, nessuno poteva dire che non ero un comunista vero io.
Una vacanza da sogno! Di tutto di più e a buon mercato per giunta!
Non bastarono neppure gli interminabili racconti del nostro autista-guida sulle privazioni, sul sentirsi in gabbia in un isola dalla quale non potevi neppure fuggire e su questa democrazia strana, figlia della rivoluzione.
Neppure quelle due lacrime che fece guardando gli aerei in partenza per chi sa dove, all’aereoporto, mi fecero cambiare idea sul mio Ideale Cubano.
Poi forse sono un po cresciuto, forse è stato l’incontro con Gordiano e le letture della Sanchez, di questa donna che dal niente ha incominciato a dire quello che pensa, agli attacchi, alle difficoltà nel potersi esprimere…ho cominciato a conoscere una Cuba diversa, non più a portata di turista e ho cominciato a comprendere meglio chi invece ci vive e ci deve fare i conti.
Il mio percorso di riscoperta di Cuba è iniziato da poco e lo sto portando avanti con il Blog e con i libri di Gordiano, un passettino alla volta.
Sì, anch’io credo che “Una terribile eredità” sia il miglior libro, che ho letto finora, di Gordiano. E’ leggibile a vari livelli ma quello che traspare è la passione e l’amore che legano l’autore a quella terra.
Lo consiglio a tutti in attesa a quanto pare di Sangue Habanero!

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