Commenti a: NEL SEGNO DEL CANCRO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/ Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Sep 2021 08:46:19 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 hourly 1 Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-117347 Massimo Maugeri Thu, 08 Jul 2010 20:43:10 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-117347 Grazie Ilarì... ne abbiamo discusso anche per questo. Grazie Ilarì… ne abbiamo discusso anche per questo.

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Di: ilarì3 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-117264 ilarì3 Thu, 08 Jul 2010 11:59:44 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-117264 x Sergio Se la tua espressione "Dio mio"era rivolta al mio commento, rileggendolo mi sono accorta di essere stata molto lugubre, anzi troppo lugubre. Ma, devi sapere che in questi anni ho visto morire di cancro troppe persone amiche. Per questo ritengo che dobbiamo far sì che questa malattia non spaventi più delle altre. Se ne parleremo con normalità, sono certa che pian piano essa verrà affrontata diversamente. In questo è doveroso l'impegno non solo di chi è ammalato, ma anche degli operatori sanitari. Mi scuso ancora per essermi espressa con un tono nero, nero. By, ilarì x Sergio
Se la tua espressione “Dio mio”era rivolta al mio commento, rileggendolo mi sono accorta di essere stata molto lugubre, anzi troppo lugubre. Ma, devi sapere che in questi anni ho visto morire di cancro troppe persone amiche. Per questo ritengo che dobbiamo far sì che questa malattia non spaventi più delle altre.
Se ne parleremo con normalità, sono certa che pian piano essa verrà affrontata diversamente. In questo è doveroso l’impegno non solo di chi è ammalato, ma anche degli operatori sanitari.
Mi scuso ancora per essermi espressa con un tono nero, nero.
By, ilarì

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-117200 Sergio Sozi Wed, 07 Jul 2010 23:30:00 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-117200 Dio mio. Dio mio.

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Di: ilarì3 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-117179 ilarì3 Wed, 07 Jul 2010 22:35:46 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-117179 Il cancro è un vampiro che succhia la vita. Noi crediamo che esso non verrà mai a trovarci, ma può darsi che è dentro di noi, e noi non lo sappiamo fino a quando non indosserà il suo abito nero e avvolgerà il nostro corpo col suo mantello, impossessandosene senza aver chiesto alcuna autorizzazione. Sono disposta ad ascoltare quanti vorranno affrontare questo tema, anche in piena estate. By, ilarì Il cancro è un vampiro che succhia la vita. Noi crediamo che esso non verrà mai a trovarci, ma può darsi che è dentro di noi, e noi non lo sappiamo fino a quando non indosserà il suo abito nero e avvolgerà il nostro corpo col suo mantello, impossessandosene senza aver chiesto alcuna autorizzazione.
Sono disposta ad ascoltare quanti vorranno affrontare questo tema, anche in piena estate.
By, ilarì

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Di: ilari3 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-115549 ilari3 Wed, 23 Jun 2010 04:14:19 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-115549 il cancro continua a bussare, perchè noi non lo affrontiamo più? Caro Massimo, ritengo che non si debba abbassare la guardia neanche su questo fronte, dove ogni giorno questo nemico lascia morti su varie trincee italiane e straniere. Dobbiamo parlarne, sempre, anche se capisco che questo è un tema non molto allettante e gettonato, proprio perchè intimorisce, terrorizza e intristisce gli animi. Ma, a mio avviso ce lo reclamano coloro che hanno lottato sino alla fine : i tanti Enzo, Enrico, Valeriana, Daniela ecc.., e noi non dobbiamo dimenticarli, mai. ilarì il cancro continua a bussare, perchè noi non lo affrontiamo più?
Caro Massimo, ritengo che non si debba abbassare la guardia neanche su questo fronte, dove ogni giorno questo nemico lascia morti su varie trincee italiane e straniere. Dobbiamo parlarne, sempre, anche se capisco che questo è un tema non molto allettante e gettonato, proprio perchè intimorisce, terrorizza e intristisce gli animi. Ma, a mio avviso ce lo reclamano coloro che hanno lottato sino alla fine : i tanti Enzo, Enrico, Valeriana, Daniela ecc.., e noi non dobbiamo dimenticarli, mai.
ilarì

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-112246 Massimo Maugeri Tue, 25 May 2010 19:27:41 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-112246 Ciao Ilari, grazie per essere intervenuta. Sono d'accordo con te. E grazie per averci accennato della storia di Enrico, e della sua battaglia. Ciao Ilari, grazie per essere intervenuta. Sono d’accordo con te.
E grazie per averci accennato della storia di Enrico, e della sua battaglia.

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Di: ilari3 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-112214 ilari3 Tue, 25 May 2010 11:45:07 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-112214 Enrico, uomo-combattente è morto sabato, dopo aver lottato dignitosamente come un leone per sconfiggere il cancro. Anche se alcuni medici più di un anno fa gli avevano detto che se si fosse sottoposto a interventi chirurgici e chemioterapie, ciò sarebbe stato solo un accanimento terapeutico, lui ha preferito non arrendersi e vivere ancora un anno. Il suo ricordo, unitamente a quello dei molti miei amici che sono stati stroncati da questo subdolo mostro, sarà indelebile e mi insegnerà a combattere perchè le persone malate di tumore possano morire senza soffrire e con dignità, su tutto il territorio italiano. Bisogna inoltre pretendere che il personale sanitario preposto ad assistere un malato di cancro sia umano e preparato professionalmente e che non lo consideri un malato terminale da "spazzar via il prima possibile" Enrico, uomo-combattente è morto sabato, dopo aver lottato dignitosamente come un leone per sconfiggere il cancro. Anche se alcuni medici più di un anno fa gli avevano detto che se si fosse sottoposto a interventi chirurgici e chemioterapie, ciò sarebbe stato solo un accanimento terapeutico, lui ha preferito non arrendersi e vivere ancora un anno.
Il suo ricordo, unitamente a quello dei molti miei amici che sono stati stroncati da questo subdolo mostro, sarà indelebile e mi insegnerà a combattere perchè le persone malate di tumore possano morire senza soffrire e con dignità, su tutto il territorio italiano. Bisogna inoltre pretendere che il personale sanitario preposto ad assistere un malato di cancro sia umano e preparato professionalmente e che non lo consideri un malato terminale da “spazzar via il prima possibile”

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Di: ilari3 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-112213 ilari3 Tue, 25 May 2010 11:41:57 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-112213 Enrico, uomo-combattente è morto sabato, dopo aver lottato dignitosamente come un leone per sconfiggere il cancro. Anche se alcuni medici più di un anno fa gli avevano detto che se si fosse sottoposto a interventi chirurgici e chemioterapie, ciò sarebbe stato solo un accanimento terapeutico, lui ha preferito non arrendersi e vivere ancora un anno. Il suo ricordo, unitamente a quello dei molti miei amici che sono stati stroncati da questo subdolo mostro, sarà indelebile e mi insegnerà a combattere perchè le persone malate di tumore possano morire senza soffrire e con dignità, su tutto il territorio italiano. Bisogna inoltre pretendere che il personale sanitario preposto ad assistere un malato di cancro sia umano e preparato professionalmente e non che non lo consideri un malato terminale da "spazzar via il prima possibile" Enrico, uomo-combattente è morto sabato, dopo aver lottato dignitosamente come un leone per sconfiggere il cancro. Anche se alcuni medici più di un anno fa gli avevano detto che se si fosse sottoposto a interventi chirurgici e chemioterapie, ciò sarebbe stato solo un accanimento terapeutico, lui ha preferito non arrendersi e vivere ancora un anno.
Il suo ricordo, unitamente a quello dei molti miei amici che sono stati stroncati da questo subdolo mostro, sarà indelebile e mi insegnerà a combattere perchè le persone malate di tumore possano morire senza soffrire e con dignità, su tutto il territorio italiano. Bisogna inoltre pretendere che il personale sanitario preposto ad assistere un malato di cancro sia umano e preparato professionalmente e non che non lo consideri un malato terminale da “spazzar via il prima possibile”

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Di: ilari3 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-110528 ilari3 Mon, 10 May 2010 21:35:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-110528 Questa sera sono molto triste, anzi tristissima in quanto un altro uomo-combattente sta morendo di cancro e la famiglia, nonostante si sia data da fare per risolvere e poi pian piano tamponare gli effetti della malattia, si sta arrendendo alla morte. Purtroppo le difficoltà che stanno incontrando sono enormi, perchè soli a gestire questa situazione ingestibile. E' disumano ed incivile che nelle società occidentali, dove regna il benessere, per pochi, ci siano molte persone che debbono arrangiarsi per far morire dignitosamente i propri cari. Queste società non hanno più nulla di umano e di solidale, la sofferenza degli altri non interessa; è scandaloso che in queste società dove deve regnare l'ottimismo a tutti i costi e si deve ridere, sempre, per morire bisogna incontrare le persone "giuste". Queste società anche se mi fanno veramente ribrezzo spero ancora che si possano cambiare per difendere i diritti della gente comune che non ha santi in paradiso. By, ilarì Questa sera sono molto triste, anzi tristissima in quanto un altro uomo-combattente sta morendo di cancro e la famiglia, nonostante si sia data da fare per risolvere e poi pian piano tamponare gli effetti della malattia, si sta arrendendo alla morte. Purtroppo le difficoltà che stanno incontrando sono enormi, perchè soli a gestire questa situazione ingestibile.
E’ disumano ed incivile che nelle società occidentali, dove regna il benessere, per pochi, ci siano molte persone che debbono arrangiarsi per far morire dignitosamente i propri cari.
Queste società non hanno più nulla di umano e di solidale, la sofferenza degli altri non interessa; è scandaloso che in queste società dove deve regnare l’ottimismo a tutti i costi e si deve ridere, sempre, per morire bisogna incontrare le persone “giuste”.
Queste società anche se mi fanno veramente ribrezzo spero ancora che si possano cambiare per difendere i diritti della gente comune che non ha santi in paradiso.
By, ilarì

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-109478 Massimo Maugeri Thu, 29 Apr 2010 20:25:58 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-109478 @ Cinzia In bocca al lupo per la presentazione dell'8 maggio. Tienici aggiornati. @ Cinzia
In bocca al lupo per la presentazione dell’8 maggio. Tienici aggiornati.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-109477 Massimo Maugeri Thu, 29 Apr 2010 20:23:50 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-109477 Caro Anonimo, grazie per essere intervenuto e per averci offerto il suo punto di vista. Le garantisco, però, che qui nessuno vuole né "infierire" né "illudere" nessuno. Se scorre i commenti, noterà che - oltre a storie di chi ce l'ha fatta - sono state raccontate storie di chi non ce l'ha fatta. In entrambi i casi, però, lo spirito è stato quello della condivisione delle esperienze. Ci auguriamo tutti che la medicina possa fare passi da giganti e che questo terribile male, che (come lei giustamente mette in evidenza) continua a mietere vittime, possa essere debellato. Al momento, tuttavia, l'unica vera strategia in nostro possesso per contrastarlo è quella della prevenzione. E questo è stato più volte ribadito nell'ambito della discussione sia da me, sia da altri. Ancora grazie per il suo intervento. Caro Anonimo, grazie per essere intervenuto e per averci offerto il suo punto di vista.
Le garantisco, però, che qui nessuno vuole né “infierire” né “illudere” nessuno. Se scorre i commenti, noterà che – oltre a storie di chi ce l’ha fatta – sono state raccontate storie di chi non ce l’ha fatta. In entrambi i casi, però, lo spirito è stato quello della condivisione delle esperienze.
Ci auguriamo tutti che la medicina possa fare passi da giganti e che questo terribile male, che (come lei giustamente mette in evidenza) continua a mietere vittime, possa essere debellato.
Al momento, tuttavia, l’unica vera strategia in nostro possesso per contrastarlo è quella della prevenzione. E questo è stato più volte ribadito nell’ambito della discussione sia da me, sia da altri.
Ancora grazie per il suo intervento.

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Di: Anonimo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-109476 Anonimo Thu, 29 Apr 2010 19:43:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-109476 Uno su mille ce la fa! Ben venga, ma chi è così fortunato o protetto dalla Provvidenza ,come dir si voglia , la smetta di infierire con queste "belle parole" che danno una pseudo-speranza a chi , invece, sa benissimo di non potercela fare. Il cancro UCCIDE ancora e non è con la semplice " voglia di non arrendersi" che si riesce a sconfiggere una malattia tanto violenta quanto letale. La realtà ha una luce ben diversa ed è quella che deve emergere sopra le righe di questa sorta di slogan ottimista " CREDERCI SEMPRE , ARRENDERSI MAI" a tutti i costi. Si deve sperare piuttosto nella ricerca , adoperarsi affinchè la medicina faccia passi da gigante e mettere da parte le " vane illusioni" che attanagliano ancora di più i malati terminali e che li fanno sprofondare,qualora non fosse abbastanza,nel dolore e nella sofferenza più totale. Salute all' " UNO SU MILLE CHE CE L'HA FATTA ", rispetto però, ai " NOVECENTONOVANTANOVE" consapevoli, invece, che la loro vita terminerà presto. Uno su mille ce la fa! Ben venga, ma chi è così fortunato o protetto dalla Provvidenza ,come dir si voglia , la smetta di infierire con queste “belle parole” che danno una pseudo-speranza a chi , invece, sa benissimo di non potercela fare. Il cancro UCCIDE ancora e non è con la semplice ” voglia di non arrendersi” che si riesce a sconfiggere una malattia tanto violenta quanto letale. La realtà ha una luce ben diversa ed è quella che deve emergere sopra le righe di questa sorta di slogan ottimista ” CREDERCI SEMPRE , ARRENDERSI MAI” a tutti i costi. Si deve sperare piuttosto nella ricerca , adoperarsi affinchè la medicina faccia passi da gigante e mettere da parte le ” vane illusioni” che attanagliano ancora di più i malati terminali e che li fanno sprofondare,qualora non fosse abbastanza,nel dolore e nella sofferenza più totale. Salute all’ ” UNO SU MILLE CHE CE L’HA FATTA “, rispetto però, ai ” NOVECENTONOVANTANOVE” consapevoli, invece, che la loro vita terminerà presto.

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Di: cinzia spadola http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-109420 cinzia spadola Thu, 29 Apr 2010 09:13:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-109420 Carissimo Massimo, colgo al volo l'occasione per segnalare la prossima presentazione del mio libro. Sabato 8 maggio, ore 18.00, presso la libreria "Utopia" di via della Moscova, 52 a Milano. Sarebbe bellissimo incontrare di persona qualcuno dei partecipanti a questo blog...mi sentirei in famiglia! Carissimo Massimo,
colgo al volo l’occasione per segnalare la prossima presentazione del mio libro.
Sabato 8 maggio, ore 18.00, presso la libreria “Utopia” di via della Moscova, 52 a Milano.
Sarebbe bellissimo incontrare di persona qualcuno dei partecipanti a questo blog…mi sentirei in famiglia!

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Di: cinzia spadola http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-109419 cinzia spadola Thu, 29 Apr 2010 09:09:37 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-109419 Gli interventi di Ilari e Claudia, sottolineano l'importanza dell'amicizia; di quella rete invisibile che tessiamo attorno a noi e che, se abbiamo avuto la fortuna di annodare relazioni con persone speciali, diventa fonte inesauribile di gioia di vivere, di forza, di sostegno e calore. Tra le mie persone speciali c'è sicuramente Claudia, una forza della natura, come può esserlo una margheritina in un immenso prato. Lei non sa di essere una coraggiosissima margheritina soffocata com'è dall'erba prepotente, e non conosce la grande forza della sua delicatezza. Ci vediamo a Milano Claudia! Cinzia Gli interventi di Ilari e Claudia, sottolineano l’importanza dell’amicizia; di quella rete invisibile che tessiamo attorno a noi e che, se abbiamo avuto la fortuna di annodare relazioni con persone speciali, diventa fonte inesauribile di gioia di vivere, di forza, di sostegno e calore.
Tra le mie persone speciali c’è sicuramente Claudia, una forza della natura, come può esserlo una margheritina in un immenso prato. Lei non sa di essere una coraggiosissima margheritina soffocata com’è dall’erba prepotente, e non conosce la grande forza della sua delicatezza.
Ci vediamo a Milano Claudia!
Cinzia

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-109186 Massimo Maugeri Tue, 27 Apr 2010 20:13:29 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-109186 Un ringraziamento e un saluto di benvenuto a Claudia Giella. Un ringraziamento e un saluto di benvenuto a Claudia Giella.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-109185 Massimo Maugeri Tue, 27 Apr 2010 20:13:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-109185 Ancora un ringraziamento a Ilarì. Ancora un ringraziamento a Ilarì.

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Di: Claudia Giella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-109167 Claudia Giella Tue, 27 Apr 2010 17:30:11 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-109167 Ciao Cinzia! Grazie per avermi invitata a scrivere la mia su questo blog...porterò la riflessione un pò "fuori-tema", però, nonostante che sia una prof. di lettere:-)) Non posso dire nulla sul cancro, ma posso forse portare il mio contributo sull'esperienza della malattia e del dolore. Ci sono momenti in cui la sofferenza, fisica o psichica, ci mette davvero alla prova e dobbiamo aggrapparci con tutte le nostre forze alla voglia di vivere per non sprofondare e gettare la spugna; la rete di amici, quelli veri, quelli scelti nei momenti di maggiore contatto con la parte saggia e creativa di noi stessi, diventa allora fondamentale, come anche quella capacità di cui parlavi anche tu di fidarsi, di lasciarsi andare nelle loro braccia, sicuri che sapranno portarci loro al traguardo. E' difficilissimo, o almeno così per me è stato e, in parte, lo è ancora, visto che non ne sono fuori al 100%... E' complicato anche riuscire a trovare i giusti supporti medici che ci possano aiutare, barcamenandoci tra medicina tradizionale, medicina omeopatica, cure alternative, cure olistiche e via dicendo....c'è tanto pressapochismo da un lato e tanto scetticismo da parte della medicina tradizionale nei confronti delle nuove terapie che stanno emergendo e che tentano di far comunicare corpo e mente, fisicità e anima o anche solo di creare una relazione biunivoca tra paziente e specialista. Credo che ci sia da fare ancora tanta strada...e purtroppo la mia storia familiare parla di persone che non ce l'hanno fatta, che hanno scelto di non esserci più o che, comunque, si sono abbandonate agli effetti devastanti della malattia cronica irreversibile. Ogni tanto si, anch'io credo di essere una specie di "miracolo" solo per il fatto di essere ancora qui; ma di tutta questa storia di sofferenza e malattia porto i segni indelebili nell'anima e nel corpo, proprio come hai scritto anche tu di te stessa. Si, certo, c'è la passione per la vita che, non so se per fortuna o per quale altra strana alchimia, riesce ad averla vinta su tutto il resto e a spingermi ancora avanti a fare progetti e a creare...ma a volte mi chiedo quanto durerà e se ce la potrà fare a sopportare ancora un'altra prova se dovesse ripresentarsi. Intanto mi godo questo ritrovato contatto con te, con il tuo libro e con questo blog di persone così sensibili e appassionate....Grazie di avermi coinvolta e grazie di ciò che hai scritto: è davvero una piccola-grande luce di speranza! Claudia Ciao Cinzia! Grazie per avermi invitata a scrivere la mia su questo blog…porterò la riflessione un pò “fuori-tema”, però, nonostante che sia una prof. di lettere:-)) Non posso dire nulla sul cancro, ma posso forse portare il mio contributo sull’esperienza della malattia e del dolore. Ci sono momenti in cui la sofferenza, fisica o psichica, ci mette davvero alla prova e dobbiamo aggrapparci con tutte le nostre forze alla voglia di vivere per non sprofondare e gettare la spugna; la rete di amici, quelli veri, quelli scelti nei momenti di maggiore contatto con la parte saggia e creativa di noi stessi, diventa allora fondamentale, come anche quella capacità di cui parlavi anche tu di fidarsi, di lasciarsi andare nelle loro braccia, sicuri che sapranno portarci loro al traguardo. E’ difficilissimo, o almeno così per me è stato e, in parte, lo è ancora, visto che non ne sono fuori al 100%… E’ complicato anche riuscire a trovare i giusti supporti medici che ci possano aiutare, barcamenandoci tra medicina tradizionale, medicina omeopatica, cure alternative, cure olistiche e via dicendo….c’è tanto pressapochismo da un lato e tanto scetticismo da parte della medicina tradizionale nei confronti delle nuove terapie che stanno emergendo e che tentano di far comunicare corpo e mente, fisicità e anima o anche solo di creare una relazione biunivoca tra paziente e specialista. Credo che ci sia da fare ancora tanta strada…e purtroppo la mia storia familiare parla di persone che non ce l’hanno fatta, che hanno scelto di non esserci più o che, comunque, si sono abbandonate agli effetti devastanti della malattia cronica irreversibile. Ogni tanto si, anch’io credo di essere una specie di “miracolo” solo per il fatto di essere ancora qui; ma di tutta questa storia di sofferenza e malattia porto i segni indelebili nell’anima e nel corpo, proprio come hai scritto anche tu di te stessa. Si, certo, c’è la passione per la vita che, non so se per fortuna o per quale altra strana alchimia, riesce ad averla vinta su tutto il resto e a spingermi ancora avanti a fare progetti e a creare…ma a volte mi chiedo quanto durerà e se ce la potrà fare a sopportare ancora un’altra prova se dovesse ripresentarsi. Intanto mi godo questo ritrovato contatto con te, con il tuo libro e con questo blog di persone così sensibili e appassionate….Grazie di avermi coinvolta e grazie di ciò che hai scritto: è davvero una piccola-grande luce di speranza!
Claudia

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Di: ilari3 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-108756 ilari3 Fri, 23 Apr 2010 22:45:20 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-108756 Dedicata ad una grande donna: Cinzia e a quanti come lei, con coraggio, hanno scelto di lottare per la vita Il mio amico G: una battaglia per la vita Il mio amico G. , nonostante curasse le patologie di malati le cui sinapsi non rispondevano più ai ruoli loro stabiliti dalla natura, un giorno di Settembre, quando tutti si preparavano ad affrontare il gelido inverno, scoprì che il suo corpo non era più lo stesso. In lui alcune delle sue cellule linfatiche erano talmente affamate che, rispetto alle altre, volevano precocemente ingrossare a dismisura. Il mio amico G. consapevole di ciò che stava avvenendo, iniziò a sentire dentro di sé quelle sensazioni che molti dei suoi pazienti, per altre cause provavano: paura, confusione, insicurezza, sgomento e tanta, tanta rabbia. Rabbia contro la vita che egli amava molto e che ora sembrava essersi dimenticata di lui. Dopo i primi giorni trascorsi immerso in una profonda inquietudine, decise di reagire affrontando il male. Indossata quella corazza che era solito appoggiare sulla sua anima, ogni volta che ascoltava i suoi pazienti per non lasciarsi coinvolgere troppo dalle loro problematiche, il mio amico G. iniziò a sottoporsi diligentemente agli esami di routine: analisi, visite specialistiche, TAC e Risonanza magnetica. Alla fine, un primo responso: un linfoma maligno era diventato padrone assoluto di una parte del suo corpo. Esso stava crescendo talmente in fretta che in pochissimi mesi si sarebbe impossessato della sua vita. Ubriacato da questo verdetto senza possibilità di appello, il mio amico G. vedeva scorrere davanti ai suoi occhi la vita vissuta fino a quel momento: gli affetti, i successi, le gioie, la casa, gli amici. Poi, proprio come chi improvvisamente perde la vista, si sentì catapultato nel buio e sommerso da esso. Tutto attorno a lui sembrava tenebroso ed impenetrabile. La luce, sua compagna di sempre, lo aveva lasciato senza preavviso. Il suo posto venne preso dalla disperazione e da un buco nero che in fretta si impadronì di lui inghiottendolo dentro il suo ventre. Il mio amico G. non aveva più la forza di ascoltare e di parlarsi, di porsi domande e di trovare risposte adeguate al suo stato. I secondi, i minuti, le ore ed i giorni trascorrevano all’insegna dell’inerzia e della più completa non curanza di sé e della sua condizione di uomo, di marito, di padre, di amico e di professionista. Poi, un giorno, la voglia di sopravvivere ad ogni costo si impossessò di lui e lo trascinò via da quella imprudente e fatale pigrizia. La vita lo richiamava alla vita, ad uscire da quel tunnel che sembrava essere senza vie d’uscita. La vita lo richiamava a lottare, perché dimostrasse di essere un vero uomo che avrebbe tentato con tutte le sue forze di sconfiggere il suo ospite parassita. Ed allora ecco che iniziò la battaglia per la vita. Il mio amico G. spronato da quella forza interiore che sembrava l’avesse abbandonato, decise di non arrendersi. Di non permettere a quel linfoma spietato e famelico di distruggere quelle cellule sane che ancora gli permettevano di mangiare, vedere, parlare, camminare, ascoltarsi ed ascoltare. E così, un giorno di primavera, si ritrovò su un aereo che lo avrebbe portato a Parigi. Parigi, città di fascino, di magia, di piacere ma per lui soltanto di dolore. Destinazione non le meraviglie della città, ma un piccolo albergo vicino all’ospedale di Saint-Louis. Da quel momento il mio amico G. fece un percorso tutto in salita. Il suo corpo oramai non era più suo, ma di coloro che lo avrebbero violato, sottoponendolo a diverse prove. L’ultima l’asportazione di un suo organo di forma ovoidale, situato profondamente nell’ipocondrio sinistro della cavità addominale, dietro lo stomaco, subito al di sotto del diaframma. Un organo non certo vitale, ma non per questo insignificante: la milza abilitata dalla natura a distruggere i globuli rossi alterati o morti, e a produrre i globuli bianchi preposti alla difesa dell’organismo. Dopo la sua asportazione, il mio amico G. ha iniziato la sua scalata per raggiungere alte cime, ora tempestose, ora bianche ed incontaminate. Quante sofferenze! Quanta solitudine! Quanta disperazione! Quell’anima battagliera sembrava stesse ancora una volta per arrendersi, accettando quel corpo stanco e torturato da dosi massicce di chemioterapia. Una lingua gonfia da non poter far passare nulla, neanche una piccola gocciolina d’acqua o emettere una sola parola. Quella testa priva di capelli, lucida e di color olivastro, quel corpo indolenzito sembravano non appartenergli più. Poi, dopo mesi vegetativi, il mio amico G. sentendo al telefono una voce amica che lo supplicava e lo obbligava a combattere e a non lasciarsi morire, ha iniziato a pregustare il sapore della vita. Aprendo quelle palpebre stanche, un giorno vide scendere lentamente dei candidi fiocchi di neve sui tetti dell’ospedale di Saint Louis e su Parigi. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, la battaglia contro quel nemico subdolo, chiamato tumore, che ancora purtroppo fa soffrire il corpo e l’anima di molte persone, è continuata alla grande. E, come un formidabile stratega militare, il mio amico G. a distanza di circa 25 anni, resiste. Resiste ancora. Da bravo capitano dirige il timone della sua barca verso mari trasparenti e puliti. Verso isole incontaminate dove incantevoli tramonti sposano splendenti aurore che preannunciano giorni intensi di vita. Giorni in cui non c’è più posto per la rassegnazione e per le numerose tempeste esistenziali. Il mio amico G. sta ancora combattendo i suoi acciacchi, le sue quotidiane battaglie, ma ha la consapevolezza di vincerle tutte, perché lui è un grande a cui si aggrappano tanti deboli. Lui è indispensabile alla vita che lo ha messo e lo sta mettendo spesso alla prova con le sue trappole invisibili. Ma, sono certa che il mio amico G. ,oramai forte e coraggioso, saprà schivarle con la sua energia vitale e la sua smisurata voglia di amare il mondo e tutti i suoi esseri e tra essi anche se stesso. A distanza di tanti anni il mio amico G. sta assaporando a pieno la vita. ilarì Dedicata ad una grande donna: Cinzia e a quanti come lei, con coraggio, hanno scelto di lottare per la vita

Il mio amico G: una battaglia per la vita

Il mio amico G. , nonostante curasse le patologie di malati le cui sinapsi non rispondevano più ai ruoli loro stabiliti dalla natura, un giorno di Settembre, quando tutti si preparavano ad affrontare il gelido inverno, scoprì che il suo corpo non era più lo stesso.
In lui alcune delle sue cellule linfatiche erano talmente affamate che, rispetto alle altre, volevano precocemente ingrossare a dismisura.
Il mio amico G. consapevole di ciò che stava avvenendo, iniziò a sentire dentro di sé quelle sensazioni che molti dei suoi pazienti, per altre cause provavano: paura, confusione, insicurezza, sgomento e tanta, tanta rabbia.
Rabbia contro la vita che egli amava molto e che ora sembrava essersi dimenticata di lui.
Dopo i primi giorni trascorsi immerso in una profonda inquietudine, decise di reagire affrontando il male.
Indossata quella corazza che era solito appoggiare sulla sua anima, ogni volta che ascoltava i suoi pazienti per non lasciarsi coinvolgere troppo dalle loro problematiche, il mio amico G. iniziò a sottoporsi diligentemente agli esami di routine: analisi, visite specialistiche, TAC e Risonanza magnetica.
Alla fine, un primo responso: un linfoma maligno era diventato padrone assoluto di una parte del suo corpo.
Esso stava crescendo talmente in fretta che in pochissimi mesi si sarebbe impossessato della sua vita.
Ubriacato da questo verdetto senza possibilità di appello, il mio amico G. vedeva scorrere davanti ai suoi occhi la vita vissuta fino a quel momento: gli affetti, i successi, le gioie, la casa, gli amici.
Poi, proprio come chi improvvisamente perde la vista, si sentì catapultato nel buio e sommerso da esso.
Tutto attorno a lui sembrava tenebroso ed impenetrabile. La luce, sua compagna di sempre, lo aveva lasciato senza preavviso.
Il suo posto venne preso dalla disperazione e da un buco nero che in fretta si impadronì di lui inghiottendolo dentro il suo ventre.
Il mio amico G. non aveva più la forza di ascoltare e di parlarsi, di porsi domande e di trovare risposte adeguate al suo stato.
I secondi, i minuti, le ore ed i giorni trascorrevano all’insegna dell’inerzia e della più completa non curanza di sé e della sua condizione di uomo, di marito, di padre, di amico e di professionista.
Poi, un giorno, la voglia di sopravvivere ad ogni costo si impossessò di lui e lo trascinò via da quella imprudente e fatale pigrizia.
La vita lo richiamava alla vita, ad uscire da quel tunnel che sembrava essere senza vie d’uscita.
La vita lo richiamava a lottare, perché dimostrasse di essere un vero uomo che avrebbe tentato con tutte le sue forze di sconfiggere il suo ospite parassita.
Ed allora ecco che iniziò la battaglia per la vita.
Il mio amico G. spronato da quella forza interiore che sembrava l’avesse abbandonato, decise di non arrendersi. Di non permettere a quel linfoma spietato e famelico di distruggere quelle cellule sane che ancora gli permettevano di mangiare, vedere, parlare, camminare, ascoltarsi ed ascoltare.
E così, un giorno di primavera, si ritrovò su un aereo che lo avrebbe portato a Parigi.
Parigi, città di fascino, di magia, di piacere ma per lui soltanto di dolore.
Destinazione non le meraviglie della città, ma un piccolo albergo vicino all’ospedale di Saint-Louis.
Da quel momento il mio amico G. fece un percorso tutto in salita.
Il suo corpo oramai non era più suo, ma di coloro che lo avrebbero violato, sottoponendolo a diverse prove. L’ultima l’asportazione di un suo organo di forma ovoidale, situato profondamente nell’ipocondrio sinistro della cavità addominale, dietro lo stomaco, subito al di sotto del diaframma.
Un organo non certo vitale, ma non per questo insignificante: la milza abilitata dalla natura a distruggere i globuli rossi alterati o morti, e a produrre i globuli bianchi preposti alla difesa dell’organismo.
Dopo la sua asportazione, il mio amico G. ha iniziato la sua scalata per raggiungere alte cime, ora tempestose, ora bianche ed incontaminate.
Quante sofferenze! Quanta solitudine! Quanta disperazione!
Quell’anima battagliera sembrava stesse ancora una volta per arrendersi, accettando quel corpo stanco e torturato da dosi massicce di chemioterapia.
Una lingua gonfia da non poter far passare nulla, neanche una piccola gocciolina d’acqua o emettere una sola parola.
Quella testa priva di capelli, lucida e di color olivastro, quel corpo indolenzito sembravano non appartenergli più.
Poi, dopo mesi vegetativi, il mio amico G. sentendo al telefono una voce amica che lo supplicava e lo obbligava a combattere e a non lasciarsi morire, ha iniziato a pregustare il sapore della vita.
Aprendo quelle palpebre stanche, un giorno vide scendere lentamente dei candidi fiocchi di neve
sui tetti dell’ospedale di Saint Louis e su Parigi.
Giorno dopo giorno, anno dopo anno, la battaglia contro quel nemico subdolo, chiamato tumore, che ancora purtroppo fa soffrire il corpo e l’anima di molte persone, è continuata alla grande.
E, come un formidabile stratega militare, il mio amico G. a distanza di circa 25 anni, resiste. Resiste ancora.
Da bravo capitano dirige il timone della sua barca verso mari trasparenti e puliti. Verso isole incontaminate dove incantevoli tramonti sposano splendenti aurore che preannunciano giorni intensi di vita. Giorni in cui non c’è più posto per la rassegnazione e per le numerose tempeste esistenziali.
Il mio amico G. sta ancora combattendo i suoi acciacchi, le sue quotidiane battaglie, ma ha la consapevolezza di vincerle tutte, perché lui è un grande a cui si aggrappano tanti deboli.
Lui è indispensabile alla vita che lo ha messo e lo sta mettendo spesso alla prova con le sue trappole invisibili.
Ma, sono certa che il mio amico G. ,oramai forte e coraggioso, saprà schivarle con la sua energia vitale e la sua smisurata voglia di amare il mondo e tutti i suoi esseri e tra essi anche se stesso.

A distanza di tanti anni il mio amico G. sta assaporando a pieno la vita.
ilarì

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-108294 Massimo Maugeri Mon, 19 Apr 2010 19:05:18 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-108294 @ Cinzia Spadola e Giacomo Cardaci Se avete in programma presentazioni dei vostri libri (nei giorni, settimane, mesi a venire) vi invito a segnalarle qui. @ Cinzia Spadola e Giacomo Cardaci
Se avete in programma presentazioni dei vostri libri (nei giorni, settimane, mesi a venire) vi invito a segnalarle qui.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-108293 Massimo Maugeri Mon, 19 Apr 2010 19:04:10 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-108293 Alla fine hai vinto tu, Cinzia, sì! Grazie, ancora una volta, per l'ulteriore testimonianza che hai lasciato nel precedente commento. Alla fine hai vinto tu, Cinzia, sì!
Grazie, ancora una volta, per l’ulteriore testimonianza che hai lasciato nel precedente commento.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-108292 Massimo Maugeri Mon, 19 Apr 2010 19:01:40 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-108292 Caro Salvo, molto bella l'esperienza della tua amica che fa il neurochirurgo al "Garibaldi di Catania". Sono i medici come lei, che riescono a fare la differenza in positivo. Caro Salvo, molto bella l’esperienza della tua amica che fa il neurochirurgo al “Garibaldi di Catania”. Sono i medici come lei, che riescono a fare la differenza in positivo.

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Di: Cinzia Spadola http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-108146 Cinzia Spadola Sun, 18 Apr 2010 21:26:05 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-108146 Ilari, quanta verità nei tuoi post... Io sono tra quelli che, dalla Sicilia, ha compiuto un viaggio della speranza fino a Milano, per poter essere curata. Penso, però, che le miei vicissitudini siano, ancora una volta, una testimonianza contro corrente. Anzitutto mi fu chiaramente detto che, se avessi voluto sottopormi ad intervento in tempi brevi, avrei dovuto effettuarlo privatamente. Alla fine, com i tempi della mutua, aspettai 20 giorni (...molti meno di quanti me ne avevano prospettati). Sebbene l' "ospedhotel" nel quale fui operata, fosse una struttura all'avanguardia, sembrava un forno da panificio. Non erano passate neanche 20 ore dall'intervento e mi ritrovai con il foglio di dimissioni in mano ed il mio letto già pronto per essere occupato. Il problema è che tanta fretta, nel mio caso, ha portato a tutta una serie di complicanze: non mi fu prescritta nessuna cura antibiotica, non avevo una fasciatura compressiva, ne un drenaggio. Morale della favola: dopo 10 giorni, mi si riaprì la ferita. Dovetti tornare in ospedale, tutti i giorni, per una settimana per far defluire il grosso edema che si era formato sul fianco; solo allora mi venne prescritta una terapia antibiotica d'urgenza, nonchè una cura per via dell'eccessiva perdita di sangue. Non posso dire che fu il massimo... Il bello però venne quando l'oncologa mi sottopose la possibilità di scegliere una terapia alternativa alla chemioterapia: una semplice pillolina efficacissima contro le recidive di tumore, che però avrebbe avuto effetti teratogeni (negativi sul feto) per lungo periodo. Sebbene non avessi in programma un'imminente gravidanza, optai comunque per la chemio...non si sa mai! Il mio sconvolgimento fu totale quando comunicai la mia decisione all'oncologa, giustificandola con la volontà di non mettere a repentaglio la salute di un eventuale figlio futuro; mi venne risposto: "Meglio un figlio malformato che orfano!" Che colpo basso! Quelle parole minarono il mio equilibrio, già abbastanza provato. Altro che, attenzione per le aspettative di vita e rispetto dei progetti futuri del malato. Il mio ottimismo fu raso al suolo...ma a me non piace vincere facile! Alla fine ho vinto io: il mio trofeo è mia figlia, imprevista e, grazie a quella decisione, sanissima e, ad oggi non orfana! Ilari, quanta verità nei tuoi post…
Io sono tra quelli che, dalla Sicilia, ha compiuto un viaggio della speranza fino a Milano, per poter essere curata. Penso, però, che le miei vicissitudini siano, ancora una volta, una testimonianza contro corrente. Anzitutto mi fu chiaramente detto che, se avessi voluto sottopormi ad intervento in tempi brevi, avrei dovuto effettuarlo privatamente. Alla fine, com i tempi della mutua, aspettai 20 giorni (…molti meno di quanti me ne avevano prospettati). Sebbene l’ “ospedhotel” nel quale fui operata, fosse una struttura all’avanguardia, sembrava un forno da panificio. Non erano passate neanche 20 ore dall’intervento e mi ritrovai con il foglio di dimissioni in mano ed il mio letto già pronto per essere occupato. Il problema è che tanta fretta, nel mio caso, ha portato a tutta una serie di complicanze: non mi fu prescritta nessuna cura antibiotica, non avevo una fasciatura compressiva, ne un drenaggio. Morale della favola: dopo 10 giorni, mi si riaprì la ferita. Dovetti tornare in ospedale, tutti i giorni, per una settimana per far defluire il grosso edema che si era formato sul fianco; solo allora mi venne prescritta una terapia antibiotica d’urgenza, nonchè una cura per via dell’eccessiva perdita di sangue. Non posso dire che fu il massimo…
Il bello però venne quando l’oncologa mi sottopose la possibilità di scegliere una terapia alternativa alla chemioterapia: una semplice pillolina efficacissima contro le recidive di tumore, che però avrebbe avuto effetti teratogeni (negativi sul feto) per lungo periodo.
Sebbene non avessi in programma un’imminente gravidanza, optai comunque per la chemio…non si sa mai! Il mio sconvolgimento fu totale quando comunicai la mia decisione all’oncologa, giustificandola con la volontà di non mettere a repentaglio la salute di un eventuale figlio futuro; mi venne risposto: “Meglio un figlio malformato che orfano!”
Che colpo basso! Quelle parole minarono il mio equilibrio, già abbastanza provato. Altro che, attenzione per le aspettative di vita e rispetto dei progetti futuri del malato. Il mio ottimismo fu raso al suolo…ma a me non piace vincere facile! Alla fine ho vinto io: il mio trofeo è mia figlia, imprevista e, grazie a quella decisione, sanissima e, ad oggi non orfana!

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Di: Cinzia Spadola http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-108121 Cinzia Spadola Sun, 18 Apr 2010 18:52:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-108121 Se nel mio primo post ammettevo di aver pubblicato il libro sulla mia malattia, anzi meglio, sulla mia guarigione, con una certa dose di incoscenza e di casualità, oggi di una cosa sono certa: è stata un'ottima scelta! Non avrei mai immaginato che dal mio libricino potesse venire tanto: tanta umanità vera, tanta riflessione sul senso di un'esistenza che, non potrebbe mai essere completa, se non ne fosse parte anche il dolore. Con Giacomo condivido l'effetto terapeutico ritrovato nella scrittura. Io ho scritto la mia vicenda in differita, dopo 7 anni e mi è servito a liberarmi dei fantasmi di un dolore che covava, subdolo e micidiale, appesantendomi con la sua apparente inutilità. Tramite questo libro ho trovato, tra lacrime e sorrisi, il senso della sofferenza. Grazie ad ogniuno di voi per aver arricchito questo senso con ogni intervento, esperienza, contributo. Giacomo, mi piace la tagliente ironia con la quale incidi la superficialità del pietismo che avvolge l'argomento cancro, soprattutto quando colpisce persone giovani. Anch'io me ne sono servita, sviscerando i risvolti anche i più grotteschi, a volte propiamente comici, della malattia. Dobbiamo proprio fare uno scambio di libri! Se nel mio primo post ammettevo di aver pubblicato il libro sulla mia malattia, anzi meglio, sulla mia guarigione, con una certa dose di incoscenza e di casualità, oggi di una cosa sono certa: è stata un’ottima scelta!
Non avrei mai immaginato che dal mio libricino potesse venire tanto: tanta umanità vera, tanta riflessione sul senso di un’esistenza che, non potrebbe mai essere completa, se non ne fosse parte anche il dolore.
Con Giacomo condivido l’effetto terapeutico ritrovato nella scrittura. Io ho scritto la mia vicenda in differita, dopo 7 anni e mi è servito a liberarmi dei fantasmi di un dolore che covava, subdolo e micidiale, appesantendomi con la sua apparente inutilità. Tramite questo libro ho trovato, tra lacrime e sorrisi, il senso della sofferenza. Grazie ad ogniuno di voi per aver arricchito questo senso con ogni intervento, esperienza, contributo.
Giacomo, mi piace la tagliente ironia con la quale incidi la superficialità del pietismo che avvolge l’argomento cancro, soprattutto quando colpisce persone giovani. Anch’io me ne sono servita, sviscerando i risvolti anche i più grotteschi, a volte propiamente comici, della malattia. Dobbiamo proprio fare uno scambio di libri!

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Di: Salvo Zappulla http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107923 Salvo Zappulla Sat, 17 Apr 2010 16:54:32 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107923 Bene Massimo, allora ne racconto un altro: c'è una mia amica che fa il neurochirurgo al "Garibaldi di Catania, persona splendida, mi racconta di bambini con problemi gravi, molti destinati a non farcela. La mia amica dà il suo numero di cellulare alle mamme di questi bambini, in modo che possano contattarla in qualsiasi momento per chiedere consigli, anche quando lei non è in servizio. Il suo cellulare squilla in continuazione, e lei risponde con infinita pazienza a tutti. Ecco, questo è il caso di un medico che ha fatto della sua professione una missione per cui spendersi senza calcoli o limiti di tempo. Bene Massimo, allora ne racconto un altro: c’è una mia amica che fa il neurochirurgo al “Garibaldi di Catania, persona splendida, mi racconta di bambini con problemi gravi, molti destinati a non farcela. La mia amica dà il suo numero di cellulare alle mamme di questi bambini, in modo che possano contattarla in qualsiasi momento per chiedere consigli, anche quando lei non è in servizio. Il suo cellulare squilla in continuazione, e lei risponde con infinita pazienza a tutti. Ecco, questo è il caso di un medico che ha fatto della sua professione una missione per cui spendersi senza calcoli o limiti di tempo.

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Di: Salvo Zappulla http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107903 Salvo Zappulla Sat, 17 Apr 2010 13:52:56 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107903 @Giacomo. Hai una forza dentro prorompente, la capacità di fare autoironia, prerogativa delle persone intelligenti. Il titolo secondo me è azzeccatissimo e se il libro riflette la tua verve sarà sicuramente un libro con i fiocchi. Mi hai incuriosito molto, lo vado a cercare subito in libreria. @Giacomo. Hai una forza dentro prorompente, la capacità di fare autoironia, prerogativa delle persone intelligenti. Il titolo secondo me è azzeccatissimo e se il libro riflette la tua verve sarà sicuramente un libro con i fiocchi. Mi hai incuriosito molto, lo vado a cercare subito in libreria.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107900 Massimo Maugeri Sat, 17 Apr 2010 13:48:52 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107900 Bentornato, Salvo... e grazie per l'aneddoto. Ti ri-affido l'animazione del post (per oggi devo chiudere qui). Bentornato, Salvo… e grazie per l’aneddoto.
Ti ri-affido l’animazione del post (per oggi devo chiudere qui).

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Di: Salvo Zappulla http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107897 Salvo Zappulla Sat, 17 Apr 2010 13:42:48 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107897 @Ilari. Hai messo, come si suole banalmente dire, il dito sulla piaga. Hai sviluppato in maniera ampia e dettagliata alcune mie preoccupazioni, riprese anche da Massimo. E cioè il fatto che anche attorno a un problema così drammatico possa innescarsi il business. La sensazione che molte strutture pubbliche non funzionino di proposito per poter dirottare i pazienti sul privato, e la cosa, francamente, mi fa rivoltare lo stomaco. Purtroppo l'uomo (non sempre per fortuna) riesce a distorcere anche i princìpi più nobili in nome del dio denaro. Penso che chi sceglie la professione di medico o di infermiere dovrebbe intenderla come una missione al servizio dei suoi simili; allo stesso modo un politico dovrebbe porsi al servizio della collettività e un sacerdote spogliarsi delle sue vesti terrene per consacrarsi alla parola del Signore. Purtroppo non è così. Vi racconto un episodio che mi è capitato qualche anno addietro in un ospedale siciliano. Era agosto, si moriva dal caldo, dovevo pagare il ticket prima di effettuare una radiografia. C'era un unico sportello all'interno dell'ospedale e una fila chilometrica. La gente sbuffava spazientita. Senonchè ogni tanto arrivava qualcuno con un bigliettino in mano e scavalcava la fila. "Mi manda suor Celestina" diceva rivolgendosi all'impiegata dello sportello, "la responsabile dell'ufficio". Uno due, tre, quattro... decisi che suor Celestina non rappresentava più la giustizia divina, nè quella delle anime peccatrici. Possibile che si debbano pure raccomandare le persone per evitare la fila? Imbufalito vado nel suo ufficio e gliene dico di tutti i colori: "Lei deve fare da tramite tra le persone e il Padreterno, non tra i pazienti e la burocrazia, perchè in questo modo tradisce la veste che indossa". Suor Celestina divenne color viola. Io dovetti rifare di nuovo la fila. @Ilari. Hai messo, come si suole banalmente dire, il dito sulla piaga. Hai sviluppato in maniera ampia e dettagliata alcune mie preoccupazioni, riprese anche da Massimo. E cioè il fatto che anche attorno a un problema così drammatico possa innescarsi il business. La sensazione che molte strutture pubbliche non funzionino di proposito per poter dirottare i pazienti sul privato, e la cosa, francamente, mi fa rivoltare lo stomaco. Purtroppo l’uomo (non sempre per fortuna) riesce a distorcere anche i princìpi più nobili in nome del dio denaro. Penso che chi sceglie la professione di medico o di infermiere dovrebbe intenderla come una missione al servizio dei suoi simili; allo stesso modo un politico dovrebbe porsi al servizio della collettività e un sacerdote spogliarsi delle sue vesti terrene per consacrarsi alla parola del Signore. Purtroppo non è così.
Vi racconto un episodio che mi è capitato qualche anno addietro in un ospedale siciliano. Era agosto, si moriva dal caldo, dovevo pagare il ticket prima di effettuare una radiografia. C’era un unico sportello all’interno dell’ospedale e una fila chilometrica. La gente sbuffava spazientita. Senonchè ogni tanto arrivava qualcuno con un bigliettino in mano e scavalcava la fila. “Mi manda suor Celestina” diceva rivolgendosi all’impiegata dello sportello, “la responsabile dell’ufficio”. Uno due, tre, quattro… decisi che suor Celestina non rappresentava più la giustizia divina, nè quella delle anime peccatrici. Possibile che si debbano pure raccomandare le persone per evitare la fila? Imbufalito vado nel suo ufficio e gliene dico di tutti i colori: “Lei deve fare da tramite tra le persone e il Padreterno, non tra i pazienti e la burocrazia, perchè in questo modo tradisce la veste che indossa”. Suor Celestina divenne color viola. Io dovetti rifare di nuovo la fila.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107888 Massimo Maugeri Sat, 17 Apr 2010 13:28:15 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107888 Cara Ilarì, in bocca al lupo anche per il tuo sito in fase di costruzione (mi riferisco al tuo secondo commento). E grazie anche per le tue domande (magari qualcuno potrebbe provare a rispondere). Cara Ilarì, in bocca al lupo anche per il tuo sito in fase di costruzione (mi riferisco al tuo secondo commento). E grazie anche per le tue domande (magari qualcuno potrebbe provare a rispondere).

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107887 Massimo Maugeri Sat, 17 Apr 2010 13:25:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107887 Cara Ilarì, intanto un grande in bocca al lupo per la tua attività di responsabile del Tribunale per i diritti del Malato. Grazie mille per il tuo commento e per la poesia. Cara Ilarì,
intanto un grande in bocca al lupo per la tua attività di responsabile del Tribunale per i diritti del Malato.
Grazie mille per il tuo commento e per la poesia.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107886 Massimo Maugeri Sat, 17 Apr 2010 13:23:59 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107886 @ Giacomo Cardaci Caro Giacomo, grazie per essere intervenuto ancora. Come hai visto ho aggiornato il post inserendo il tuo video. A me piace il titolo finale che è stato prescelto per il libro. Un abbraccio. @ Giacomo Cardaci
Caro Giacomo, grazie per essere intervenuto ancora. Come hai visto ho aggiornato il post inserendo il tuo video.
A me piace il titolo finale che è stato prescelto per il libro.
Un abbraccio.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107884 Massimo Maugeri Sat, 17 Apr 2010 13:21:56 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107884 @ Maria Pace Grazie per il tuo bel commento, Maria. @ Maria Pace
Grazie per il tuo bel commento, Maria.

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Di: ilari3 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107874 ilari3 Sat, 17 Apr 2010 12:54:50 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107874 Grido di dolore , disperazione e rabbia Stando a contatto con la gente ed indirettamente con le loro diverse tipologie di malattie, quasi quotidianamente ho modo di ascoltare storie di dolore, di paura e di rabbia. I protagonisti sono o i malati o i loro familiari. Le grida vengono emesse soprattutto quando si ha a che fare con il cancro. Questo mostro dai mille tentacoli, purtroppo ancora riesce ad atterrire, ad annientare e a mietere vittime. Le sue vittime non sono soltanto persone adulte ma anche giovani . Il paziente ammalato di cancro oltre alla tremenda diagnosi che all’improvviso gli viene comunicata, deve anche sopportare numerosi calvari diagnostici e terapeutici, molti dei quali si potrebbero, non dico eliminare, ma alleviare o evitare. Quanti viaggi infatti vengono intrapresi sperando che, soprattutto al nord, questo nemico venga debellato? Ed allora mi chiedo e chiedo perché coloro che sono preposti ad avere in cura il malato non gli spiegano ciò che deve o potrebbe fare? A chi deve o potrebbe rivolgersi, fornendo non un unico percorso terapeutico “eccellente”, ma più percorsi e più nomi di medici che potrebbero essere contattati? Perché non si informa il malato che magari certi esami sono inutili o addirittura sorpassati? Perché il malato deve attendere lunghe file nelle strutture pubbliche e al contrario sostenere un esame importante, subito, nelle strutture private? Perché a volte alcune regioni preferiscono inviare i malati in altre regioni, spendendo di più, e non incrementano le prestazione nelle loro strutture sanitarie? Perché per sostenere ad esempio lo svuotamento e la ricostruzione di una mammella, in una struttura privata si devono pagare 50 mila euro, mentre in quella pubblica no, ma per l’intervento si devono attendere mesi e mesi? Uno Stato che fa pagare prestazioni sanitarie, per lo meno quelle essenziali per la sopravvivenza e che non riesce a soddisfare i bisogni dei cittadini malati, a mio avviso non è uno Stato degno di essere chiamato tale. Ritornando al discorso iniziale, non è umano né giusto che una persona, ammalata di tumore, se non viene aiutata da qualcuno a trovare un suo percorso sanitario e terapeutico, sia abbandonata al suo destino, impazzendo insieme ai suoi familiari su “ IL DA FARSI”. Il punto cruciale che fa emettere a queste persone ed ai foro familiari grida di dolore, di paura e di rabbia sono proprio queste tre parole: “COSA DEBBO FARE?” “DOVE DEBBO ANDARE?” Possibile che soltanto se CONOSCI qualcuno che ti sa indirizzare la strada da prendere riesci a barcamenarti più o meno bene e a sentirti un po’ più sollevato? Per fortuna in questo Paese ci sono ancora molti Operatori sanitari che ricordano il giuramento fatto ad Ippocrate e soprattutto ai malati nel momento essi si rivolgono a loro! Per fortuna non tutti gli Operatori sanitari sono venali o interessati soltanto alla loro scalata sociale ed economica! Per fortuna ci sono ancora molti Operatori sanitari che lavorano in silenzio per il malato e non per “DIVENTARE FAMOSI!” Ed allora è per questo che invito coloro che vogliono raccontarsi e comunicare le proprie storie ad utilizzare la pagina “Testimonianze”per informare, per condividere spaccati di vita molto dolorosi e soprattutto non sentirsi soli ad affrontare strade tutte in salita, ma anche per INFORMARE. Presto fornirò dettagli del mio sito che è ancora in fase di costruzione. Un abbraccio a tutti, ilarì Grido di dolore , disperazione e rabbia

Stando a contatto con la gente ed indirettamente con le loro diverse tipologie di malattie, quasi quotidianamente ho modo di ascoltare storie di dolore, di paura e di rabbia.
I protagonisti sono o i malati o i loro familiari.
Le grida vengono emesse soprattutto quando si ha a che fare con il cancro.
Questo mostro dai mille tentacoli, purtroppo ancora riesce ad atterrire, ad annientare e a mietere vittime.
Le sue vittime non sono soltanto persone adulte ma anche giovani .
Il paziente ammalato di cancro oltre alla tremenda diagnosi che all’improvviso gli viene comunicata, deve anche sopportare numerosi calvari diagnostici e terapeutici, molti dei quali si potrebbero, non dico eliminare, ma alleviare o evitare.
Quanti viaggi infatti vengono intrapresi sperando che, soprattutto al nord, questo nemico venga debellato?
Ed allora mi chiedo e chiedo perché coloro che sono preposti ad avere in cura il malato non gli spiegano ciò che deve o potrebbe fare? A chi deve o potrebbe rivolgersi, fornendo non un unico percorso terapeutico “eccellente”, ma più percorsi e più nomi di medici che potrebbero essere contattati?
Perché non si informa il malato che magari certi esami sono inutili o addirittura sorpassati?
Perché il malato deve attendere lunghe file nelle strutture pubbliche e al contrario sostenere un esame importante, subito, nelle strutture private?
Perché a volte alcune regioni preferiscono inviare i malati in altre regioni, spendendo di più, e non incrementano le prestazione nelle loro strutture sanitarie?
Perché per sostenere ad esempio lo svuotamento e la ricostruzione di una mammella, in una struttura privata si devono pagare 50 mila euro, mentre in quella pubblica no, ma per l’intervento si devono attendere mesi e mesi?
Uno Stato che fa pagare prestazioni sanitarie, per lo meno quelle essenziali per la sopravvivenza e che non riesce a soddisfare i bisogni dei cittadini malati, a mio avviso non è uno Stato degno di essere chiamato tale.
Ritornando al discorso iniziale, non è umano né giusto che una persona, ammalata di tumore, se non viene aiutata da qualcuno a trovare un suo percorso sanitario e terapeutico, sia abbandonata al suo destino, impazzendo insieme ai suoi familiari su “ IL DA FARSI”.
Il punto cruciale che fa emettere a queste persone ed ai foro familiari grida di dolore, di paura e di rabbia sono proprio queste tre parole: “COSA DEBBO FARE?” “DOVE DEBBO ANDARE?”
Possibile che soltanto se CONOSCI qualcuno che ti sa indirizzare la strada da prendere riesci a barcamenarti più o meno bene e a sentirti un po’ più sollevato?
Per fortuna in questo Paese ci sono ancora molti Operatori sanitari che ricordano il giuramento fatto ad Ippocrate e soprattutto ai malati nel momento essi si rivolgono a loro!
Per fortuna non tutti gli Operatori sanitari sono venali o interessati soltanto alla loro scalata sociale ed economica!
Per fortuna ci sono ancora molti Operatori sanitari che lavorano in silenzio per il malato e non per “DIVENTARE FAMOSI!”
Ed allora è per questo che invito coloro che vogliono raccontarsi e comunicare le proprie storie ad utilizzare la pagina “Testimonianze”per informare, per condividere spaccati di vita molto dolorosi
e soprattutto non sentirsi soli ad affrontare strade tutte in salita, ma anche per INFORMARE. Presto fornirò dettagli del mio sito che è ancora in fase di costruzione.
Un abbraccio a tutti,
ilarì

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Di: ilari3 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107871 ilari3 Sat, 17 Apr 2010 12:43:35 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107871 Sono diversi gli amici che ho visto morire di cancro e affrontare insieme ai loro faliliari immani difficoltà, prima che perdessero la vita. Le ferite che ho ancora nel cuore non si sono del tutto rimarginate, per questo ho deciso di lottare perchè i malati di cancro, come del resto tutti gli altri malati vengano rispettati, sempre, e aiutati a sconfiggere i vari nemici della vita. Essendo responsabile del Tribunale per i diritti del Malato (rete di Cittadinanzattiva) molto spesso sono a contatto con le persone che soffrono. Pertanto, fungendo da "mediatori di fiducia" tra loro e gli Operatori sanitari, nel mio , anzi nel nostro piccolo, cerchiamo di soddisfare i bisogni delle persone che sono direttamente o indirettamente a contatto con l'acerrima nemica della vita. Io oso Tu nemico e bestia inferocita troppo spesso ti impossessi e calpesti la vita, entri subdolamente in un corpo inerme, sconvolgi ed annienti la gente. Con te è difficile intraprendere la guerra, a volte cadi tu, altre volte son molti gli uomini per terra. Ciò che non si sopporta di te è che regni e comandi come un re, imponi e scandisci la durata del tempo, io cerco di resistere con coraggio, oppure mi pento. Ora che ci penso bene, un mezzo c’è per allontanare le pene: è sminuirti e sfidarti sempre, imponendo questo credo al corpo ed alla mente, poi, anche se tu mi farai morire, io gusterò tutto e imporrò di non soffrire, deciderò io quando spegnere la luce, e intraprendere un’altra strada che al ciel conduce. In questo modo nemico avido e frettoloso, non mi annienterai più, e ti dirò: “io oso!” ilarì Sono diversi gli amici che ho visto morire di cancro e affrontare insieme ai loro faliliari immani difficoltà, prima che perdessero la vita.
Le ferite che ho ancora nel cuore non si sono del tutto rimarginate, per questo ho deciso di lottare perchè i malati di cancro, come del resto tutti gli altri malati vengano rispettati, sempre, e aiutati a sconfiggere i vari nemici della vita. Essendo responsabile del Tribunale per i diritti del Malato (rete di Cittadinanzattiva) molto spesso sono a contatto con le persone che soffrono. Pertanto, fungendo da “mediatori di fiducia” tra loro e gli Operatori sanitari, nel mio , anzi nel nostro piccolo, cerchiamo di soddisfare i bisogni delle persone che sono direttamente o indirettamente a contatto con l’acerrima nemica della vita.

Io oso

Tu nemico e bestia inferocita
troppo spesso ti impossessi e calpesti la vita,
entri subdolamente in un corpo inerme,
sconvolgi ed annienti la gente.
Con te è difficile intraprendere la guerra,
a volte cadi tu,
altre volte son molti gli uomini per terra.
Ciò che non si sopporta di te
è che regni e comandi come un re,
imponi e scandisci la durata del tempo,
io cerco di resistere con coraggio, oppure mi pento.

Ora che ci penso bene,
un mezzo c’è per allontanare le pene:
è sminuirti e sfidarti sempre,
imponendo questo credo al corpo ed alla mente,
poi, anche se tu mi farai morire,
io gusterò tutto e imporrò di non soffrire,
deciderò io quando spegnere la luce,
e intraprendere un’altra strada che al ciel conduce.
In questo modo nemico avido e frettoloso,
non mi annienterai più, e ti dirò:

“io oso!”

ilarì

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Di: giacomo cardaci http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107869 giacomo cardaci Sat, 17 Apr 2010 11:51:21 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107869 Eccomi di nuovo qui, sono Giacomo Cardaci e faccio ancora incursione fra i vostri post. Innanzitutto ringrazio @Salvo, @Lucia, @Massimo e @Simona e rispondo subito alla domanda di quest'ultima, raccontandole/vi che il titolo "la formula chimica del dolore" è stato scelto all'ultimo secondo, poco prima che il libro andasse in stampa: sono stato molto indeciso e per tanti mesi l'unico titolo possibile mi era sembrato "la tosse del soldato", che è un'immagine - o forse un suono - che evoca efficacemente l'atmosfera notturna dell'ospedale, quando non si riesce a prendere sonno per i rantoli dei soldati/pazienti che combattono una guerra ridicola contro il proprio corpo, con armi nucleari - le chemioterapie - che fanno esplodere dentro sè stessi, e pastiglie-pallottole che sparano a sé stessi. Il libro, infatti, si apre e si chiude col suono della tosse. Poi, però, ho deciso improvvisamente di invertire la rotta perché "la formula chimica del dolore" mi sembrava un titolo magnetico, che racchiude in sé l'idea principale del romanzo e cioè che il dolore non ammali soltanto i pensieri e l'anima, ma anche il corpo: come se questo stato d'animo, questa sensazione emotiva, d'un tratto si concretizzasse, prendesse forma, si coagulasse dentro di noi sino a trasformarsi in un sassolino che depositandosi nel nostro petto comincia a mangiarcelo. In un tumore, insomma. E' un processo metabolico inspiegabile e misterioso, che mi è venuto in mente osservando le lacrime: anche queste, forme corporee di un dolore immateriale che... non ha una formula chimica, eppure è dentro di noi, e ci fa straripare l'anima e le cellule. Voi cosa ne dite, era meglio tenere "la tosse del soldato" o ho fatto bene a optare per questo titolo? Per ora sento pareri molto contrastati. Per quanto riguarda le reazioni dei lettori al mio libro, mi si gonfia il petto di felicità, come se dentro ci navigasse una nuvola, quando ricevo lettere di persone che l'hanno letto: gli ammalati hanno gli strumenti e la sensibilità per comprendere i messaggi che gli lancio con le mie righe, ma questo è un libro che vuole somministrare un po' di speranza e di allegria a tutti: perchè, come mi dicono in molti, nonostante il titolo è un romanzo allegro. Spero che sia davvero così: io, scrivendolo, ho spesso sostituito la mia tosse grassa con... grasse risate. g. Eccomi di nuovo qui, sono Giacomo Cardaci e faccio ancora incursione fra i vostri post. Innanzitutto ringrazio @Salvo, @Lucia, @Massimo e @Simona e rispondo subito alla domanda di quest’ultima, raccontandole/vi che il titolo “la formula chimica del dolore” è stato scelto all’ultimo secondo, poco prima che il libro andasse in stampa: sono stato molto indeciso e per tanti mesi l’unico titolo possibile mi era sembrato “la tosse del soldato”, che è un’immagine – o forse un suono – che evoca efficacemente l’atmosfera notturna dell’ospedale, quando non si riesce a prendere sonno per i rantoli dei soldati/pazienti che combattono una guerra ridicola contro il proprio corpo, con armi nucleari – le chemioterapie – che fanno esplodere dentro sè stessi, e pastiglie-pallottole che sparano a sé stessi. Il libro, infatti, si apre e si chiude col suono della tosse.
Poi, però, ho deciso improvvisamente di invertire la rotta perché “la formula chimica del dolore” mi sembrava un titolo magnetico, che racchiude in sé l’idea principale del romanzo e cioè che il dolore non ammali soltanto i pensieri e l’anima, ma anche il corpo: come se questo stato d’animo, questa sensazione emotiva, d’un tratto si concretizzasse, prendesse forma, si coagulasse dentro di noi sino a trasformarsi in un sassolino che depositandosi nel nostro petto comincia a mangiarcelo. In un tumore, insomma. E’ un processo metabolico inspiegabile e misterioso, che mi è venuto in mente osservando le lacrime: anche queste, forme corporee di un dolore immateriale che… non ha una formula chimica, eppure è dentro di noi, e ci fa straripare l’anima e le cellule. Voi cosa ne dite, era meglio tenere “la tosse del soldato” o ho fatto bene a optare per questo titolo? Per ora sento pareri molto contrastati.
Per quanto riguarda le reazioni dei lettori al mio libro, mi si gonfia il petto di felicità, come se dentro ci navigasse una nuvola, quando ricevo lettere di persone che l’hanno letto: gli ammalati hanno gli strumenti e la sensibilità per comprendere i messaggi che gli lancio con le mie righe, ma questo è un libro che vuole somministrare un po’ di speranza e di allegria a tutti: perchè, come mi dicono in molti, nonostante il titolo è un romanzo allegro. Spero che sia davvero così: io, scrivendolo, ho spesso sostituito la mia tosse grassa con… grasse risate.
g.

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Di: Maria Pace http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107850 Maria Pace Sat, 17 Apr 2010 07:52:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107850 Il tutto riporta al 'principio classico dell' helper, secondo cui chi ha provato una sofferenza è in grado di dare una mano a chi è attraversato dalla stessa esperienza'. Per il Prof. Salvatore Natoli ' il self-help è un luogo in cui il dolore può finalmente emergere come parte della realtà e diventare dicibile. Una dicibilità collettiva..............Nella società ci sono quindi luoghi dove il dolore può dirsi e assumere il suo tratto di patrimonio comune, qualcosa in cui anche chi non soffre si può rispecchiare perchè tutti siamo potenzialmente sofferenti, nessuno di noi si può chiamare fuori..... E poi una capacità di ottimismo tragico, cioè essere forti nonostante tutto. Sapere che il dolore appartiene alla vita, e che la vita è un tessuto di gioia e infelicità. E allora assumerselo il dolore, senza dicotomizzare l'esistenza. Se si comprende sino in fondo che la sofferenza è un momento ineliminabile dell'esistenza, e che però nonostante questo l'esistenza ha una sua bellezza, riusciamo meglio a diventare responsabili di noi nella sofferenza e dire sì alla vita nonostante tutto'. Il tutto riporta al ‘principio classico dell’ helper, secondo cui chi ha provato una sofferenza è in grado di dare una mano a chi è attraversato dalla stessa esperienza’. Per il Prof. Salvatore Natoli ‘ il self-help è un luogo in cui il dolore può finalmente emergere come parte della realtà e diventare dicibile. Una dicibilità collettiva…………..Nella società ci sono quindi luoghi dove il dolore può dirsi e assumere il suo tratto di patrimonio comune, qualcosa in cui anche chi non soffre si può rispecchiare perchè tutti siamo potenzialmente sofferenti, nessuno di noi si può chiamare fuori….. E poi una capacità di ottimismo tragico, cioè essere forti nonostante tutto. Sapere che il dolore appartiene alla vita, e che la vita è un tessuto di gioia e infelicità. E allora assumerselo il dolore, senza dicotomizzare l’esistenza. Se si comprende sino in fondo che la sofferenza è un momento ineliminabile dell’esistenza, e che però nonostante questo l’esistenza ha una sua bellezza, riusciamo meglio a diventare responsabili di noi nella sofferenza e dire sì alla vita nonostante tutto’.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107816 Massimo Maugeri Fri, 16 Apr 2010 22:07:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107816 Ho pubblicato un nuovo post, ma spero che qui la discussione possa continuare... Ho pubblicato un nuovo post, ma spero che qui la discussione possa continuare…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107799 Massimo Maugeri Fri, 16 Apr 2010 21:50:56 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107799 Ho aggiornato il post con il video/testimonianza di Giacomo Cardaci... che è anche il booktrailer del suo libro: "La formula chimica del dolore". Guardatelo. È molto bello. Ho aggiornato il post con il video/testimonianza di Giacomo Cardaci… che è anche il booktrailer del suo libro: “La formula chimica del dolore”.
Guardatelo. È molto bello.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107798 Massimo Maugeri Fri, 16 Apr 2010 21:40:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107798 @ Sampognaro&Pupi In bocca al lupo per il progetto Notabilis. @ Sampognaro&Pupi
In bocca al lupo per il progetto Notabilis.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-4/#comment-107797 Massimo Maugeri Fri, 16 Apr 2010 21:39:50 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107797 Paolo, grazie per la tua risposta. Paolo, grazie per la tua risposta.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-3/#comment-107796 Massimo Maugeri Fri, 16 Apr 2010 21:39:19 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107796 Ringrazio Francesca Giulia, Gaetano, Salvo, Simona e Roberta per i loro commenti. Ringrazio Francesca Giulia, Gaetano, Salvo, Simona e Roberta per i loro commenti.

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Di: roberta http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-3/#comment-107794 roberta Fri, 16 Apr 2010 21:02:31 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107794 Io non amo molto questo argomento, per vigliaccheria. Ne ho molta paura. Tutti i miei familiari ( nonni, nonne, zii) sono morti così. Li ho visti soffrire e ricordo il loro sguardo disperato, cioè senza speranza alcuna. "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi", scriveva Pavese. Non credo mi toccherà una sorte diversa, ed è per questo che ho terrore di affrontarlo. Ma credo anche che, come scrive qualcuno, l'affetto e l'amore possano "vincere" questo male, anche se non sempre. Credo che qualcosa dentro alcune persone lo "respinga e combatta" con tutte le forze. Ho visto anche persone che l'hanno sconfitto. Credo che volessero vivere per i propri figli, che non potevano lasciare soli da piccoli. Forse è un caso. O forse no. Non saprei. Mi piacerebbe essere vissuta in una società che non ha paura della morte e delle malattie, che esalta meno la giovinezza, la prosperità materiale e la longevità...o la vita eterna...o l'eterna giovinezza. Non so se sia unimmagine "mitica", ma dicono che in India la morte sia sentita più naturalmente che in Occidente. Forse sono più spirituali degli occidentali. Io non amo molto questo argomento, per vigliaccheria. Ne ho molta paura. Tutti i miei familiari ( nonni, nonne, zii) sono morti così. Li ho visti soffrire e ricordo il loro sguardo disperato, cioè senza speranza alcuna.
“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, scriveva Pavese.
Non credo mi toccherà una sorte diversa, ed è per questo che ho terrore di affrontarlo. Ma credo anche che, come scrive qualcuno, l’affetto e l’amore possano “vincere” questo male, anche se non sempre. Credo che qualcosa dentro alcune persone lo “respinga e combatta” con tutte le forze. Ho visto anche persone che l’hanno sconfitto. Credo che volessero vivere per i propri figli, che non potevano lasciare soli da piccoli. Forse è un caso. O forse no. Non saprei.
Mi piacerebbe essere vissuta in una società che non ha paura della morte e delle malattie, che esalta meno la giovinezza, la prosperità materiale e la longevità…o la vita eterna…o l’eterna giovinezza. Non so se sia unimmagine “mitica”, ma dicono che in India la morte sia sentita più naturalmente che in Occidente. Forse sono più spirituali degli occidentali.

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Di: simona lo iacono http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-3/#comment-107793 simona lo iacono Fri, 16 Apr 2010 20:41:52 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107793 Carissimo Giacomo Cardaci, sono felice che la tastiera del computer abbia resistito ai divieti del reparto! E che la speranza si sia formata sotto le tue dita, tra i pulsanti della tastiera e le notti di tosse. Vorrei chiederti le ragioni del titolo. Perchè la formula chimica del dolore? E' davvero bellissimo e mi fa pensare che anche il segreto del dolore possa essere svelato, come le formule. Forse non sarà una formula univoca, e ognuno troverà la sua alchimia. Ma cercarla, cercarsi, affollarsi di vita e di ombra, attendere la tregua e poi di nuovo il male, in una parola colmarsi di un'esistenza che si rivela in tutto, persino nella malattia....ecco, credo che sia questo, il mistero del dolore. Forse, la sua formula. Un bacio, caro Giacomo, che regali speranza semplicemente raccontandoti. Carissimo Giacomo Cardaci,
sono felice che la tastiera del computer abbia resistito ai divieti del reparto! E che la speranza si sia formata sotto le tue dita, tra i pulsanti della tastiera e le notti di tosse.
Vorrei chiederti le ragioni del titolo. Perchè la formula chimica del dolore?
E’ davvero bellissimo e mi fa pensare che anche il segreto del dolore possa essere svelato, come le formule.
Forse non sarà una formula univoca, e ognuno troverà la sua alchimia. Ma cercarla, cercarsi, affollarsi di vita e di ombra, attendere la tregua e poi di nuovo il male, in una parola colmarsi di un’esistenza che si rivela in tutto, persino nella malattia….ecco, credo che sia questo, il mistero del dolore. Forse, la sua formula.
Un bacio, caro Giacomo, che regali speranza semplicemente raccontandoti.

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Di: Salvo Zappulla http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-3/#comment-107786 Salvo Zappulla Fri, 16 Apr 2010 18:47:40 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107786 @Sampognaro&Pupi. Ok ragazzi, mi sembra un progetto molto ambizioso. In bocca al lupo. Una piccola precisazione: Salvatore Ferlita collabora a "La Repubblica" e Giuseppe Matarazzo è redattore della pagina economica di "Avvenire". E poi avete dimenticato il collaboratore più importante cioè il sottoscritto (ve possino...) @Sampognaro&Pupi.
Ok ragazzi, mi sembra un progetto molto ambizioso. In bocca al lupo. Una piccola precisazione: Salvatore Ferlita collabora a “La Repubblica” e Giuseppe Matarazzo è redattore della pagina economica di “Avvenire”. E poi avete dimenticato il collaboratore più importante cioè il sottoscritto (ve possino…)

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Di: Salvo Zappulla http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-3/#comment-107783 Salvo Zappulla Fri, 16 Apr 2010 18:33:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107783 @Paolo. Al di là dei problemi di malasanità, che a volte è dovuta alla negligenza degli uomini. o semplicemente ad errori (umanissimi per carità) è anche vero che in Sicilia ci sono carenze più gravi rispetto ad altre regioni: scarsissima la presenza dei servizi di medicina nucleare indispensabili per una corretta esecuzione del test del "linfonodo sentinella" (a me sto linfonodo sentinella mi sta proprio sui... sembra un guerriero posto là dal nemico per opporsi con la lancia all'arrivo dei buoni) e di anatomia patologica. I livelli di migrazione sanitaria registrati in Sicilia sono del resto indicatori di una situazione negativa, visto e considerato che a Trapani, per esempio, il 35% dei ricoveri avviene fuori provincia e il 23% fuori regione. Altrettanto dicasi per Siracusa, mentre in taluni territori, come ad esempio Agrigento, mancano del tutto servizi diagnostici, indispensbili per valutare fattori prognostici e predittivi di ripresa della malattia. PS. Questi dati li ho presi da "La sicilia". @Paolo. Al di là dei problemi di malasanità, che a volte è dovuta alla negligenza degli uomini. o semplicemente ad errori (umanissimi per carità) è anche vero che in Sicilia ci sono carenze più gravi rispetto ad altre regioni: scarsissima la presenza dei servizi di medicina nucleare indispensabili per una corretta esecuzione del test del “linfonodo sentinella” (a me sto linfonodo sentinella mi sta proprio sui… sembra un guerriero posto là dal nemico per opporsi con la lancia all’arrivo dei buoni) e di anatomia patologica. I livelli di migrazione sanitaria registrati in Sicilia sono del resto indicatori di una situazione negativa, visto e considerato che a Trapani, per esempio, il 35% dei ricoveri avviene fuori provincia e il 23% fuori regione. Altrettanto dicasi per Siracusa, mentre in taluni territori, come ad esempio Agrigento, mancano del tutto servizi diagnostici, indispensbili per valutare fattori prognostici e predittivi di ripresa della malattia.

PS. Questi dati li ho presi da “La sicilia”.

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Di: Sampognaro&Pupi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-3/#comment-107782 Sampognaro&Pupi Fri, 16 Apr 2010 18:05:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107782 Perché no, Salvo, potrebbe interessare ai lettori del blog. Notabilis è la naturale evoluzione della precedente rivista Illustrazione Siracusana, il bimestrale che per anni ha raccontato i fatti, gli eventi e i personaggi della nostra provincia. Notabilis, forte delle precedente e fortunata esperienza, amplierà i propri orizzonti fino a comprendere tutta la Sicilia. Il compito è sicuramente arduo ma allo stesso tempo emozionante e affascinante. Sono poche le realtà che si sono cimentate in questo, e si contano nelle dita di una mano quelle che lo hanno fatto con la nostra stessa linea editoriale. Siamo lontani da ogni faziosità politica, sociale e religiosa. Con la massima oggettività cerchiamo di raccontare la realtà così com'è, cercando però di far emergere quanto di positivo accade nella nostra Sicilia. Realtà spesso relegate in secondo piano ma in verità la forza motrice della nostra cultura, della nostra economia e della nostra società. Notabilis è sicuramente un bimestrale che mira a un livello culturale medio alto, senza disdegnare però quegli aspetti curiosi, bizzarri o aneddotici che la nostra straordinaria e poliedrica isola ci dona. E poi stiamo mettendo su una squadra di alto livello. Basti pensare alle firme che possiamo vantare: Giuseppe Matarazzo, economista di diverse testate tra cui "Panorama", Salvatore Ferlita, giornalista del "La Sicilia", e ancora Filippo Arriva, giornalista, scrittore, critico e autore teatrale. E tanti altri, impazienti di dar voce a una Sicilia che ha voglia di rilanciarsi. Perché no, Salvo, potrebbe interessare ai lettori del blog. Notabilis è la naturale evoluzione della precedente rivista Illustrazione Siracusana, il bimestrale che per anni ha raccontato i fatti, gli eventi e i personaggi della nostra provincia.
Notabilis, forte delle precedente e fortunata esperienza, amplierà i propri orizzonti fino a comprendere tutta la Sicilia.
Il compito è sicuramente arduo ma allo stesso tempo emozionante e affascinante. Sono poche le realtà che si sono cimentate in questo, e si contano nelle dita di una mano quelle che lo hanno fatto con la nostra stessa linea editoriale. Siamo lontani da ogni faziosità politica, sociale e religiosa. Con la massima oggettività cerchiamo di raccontare la realtà così com’è, cercando però di far emergere quanto di positivo accade nella nostra Sicilia.
Realtà spesso relegate in secondo piano ma in verità la forza motrice della nostra cultura, della nostra economia e della nostra società.
Notabilis è sicuramente un bimestrale che mira a un livello culturale medio alto, senza disdegnare però quegli aspetti curiosi, bizzarri o aneddotici che la nostra straordinaria e poliedrica isola ci dona.
E poi stiamo mettendo su una squadra di alto livello.
Basti pensare alle firme che possiamo vantare: Giuseppe Matarazzo, economista di diverse testate tra cui “Panorama”, Salvatore Ferlita, giornalista del “La Sicilia”, e ancora Filippo Arriva, giornalista, scrittore, critico e autore teatrale. E tanti altri, impazienti di dar voce a una Sicilia che ha voglia di rilanciarsi.

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Di: Salvo Zappulla http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-3/#comment-107781 Salvo Zappulla Fri, 16 Apr 2010 18:04:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107781 Francesca Giulia e Gaetano. Grazie, mi fate arrossire. Fa sempre piacere ricevere complimenti. Francesca Giulia e Gaetano. Grazie, mi fate arrossire. Fa sempre piacere ricevere complimenti.

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Di: paolo tralongo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-3/#comment-107780 paolo tralongo Fri, 16 Apr 2010 18:00:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107780 Il problema delle liste di attesa in sanità è un problema diffuso, non solo isolano. E' verosimile che la disponibilità di approfodimenti diagnostici sofisticati ed efficaci ha lievitato rapidamente il numero di richieste; a questo si aggiunge che, in questo contesto, non vi è selezione centrata sulle motivazioni delle richieste per cui a valle si vanno ad assommare richieste di chi ha realisticamente bisogno con richieste di chi potrebbe, invece, aspettare. Relativamente,poi, alla richiesta di Massimo, mi sento di rispondere che anche i problemi di malasanità non sono solo siciliani (basta leggere le cronAche degli ultimi giorni) e che molto spesso il conflitto medico-pazinete è legato a problemi di comunicazione. Come dimostra l'esperienza di Cinzia la reciprocità medico-paziente è fondamentale anche ai fini del successo dell'esito finale. Il problema delle liste di attesa in sanità è un problema diffuso, non solo isolano. E’ verosimile che la disponibilità di approfodimenti diagnostici sofisticati ed efficaci ha lievitato rapidamente il numero di richieste; a questo si aggiunge che, in questo contesto, non vi è selezione centrata sulle motivazioni delle richieste per cui a valle si vanno ad assommare richieste di chi ha realisticamente bisogno con richieste di chi potrebbe, invece, aspettare.
Relativamente,poi, alla richiesta di Massimo, mi sento di rispondere che anche i problemi di malasanità non sono solo siciliani (basta leggere le cronAche degli ultimi giorni) e che molto spesso il conflitto medico-pazinete è legato a problemi di comunicazione. Come dimostra l’esperienza di Cinzia la reciprocità medico-paziente è fondamentale anche ai fini del successo dell’esito finale.

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Di: Subhaga Gaetano Failla http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-3/#comment-107779 Subhaga Gaetano Failla Fri, 16 Apr 2010 17:20:05 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107779 Leggo solo adesso la coinvolgente recensione di Salvo Zappulla. E ho dato uno sguardo troppo frettoloso e frammentario a tutto il resto per poterne dire qualcosa. Mi soffermo dunque solo sulle parole di Salvo, al quale vanno i miei complimenti più sinceri. Una recensione che mi ha particolarmente emozionato forse per una semplice ragione: Salvo sta parlando della nostra condizione umana senza finzioni, e con un sorriso bonario. L'ascolto delle parole buone d'un amico. Il nostro identificarci con l'inessenziale, che solo di fronte ad eventi che ci scuotono si svela come tale. Poi, come spesso capita, dimentichiamo di nuovo, e ritorniamo ad essere invischiati - come automi, come sonnambuli - nell'inessenziale, incapaci di percepire la meraviglia. Leggo solo adesso la coinvolgente recensione di Salvo Zappulla. E ho dato uno sguardo troppo frettoloso e frammentario a tutto il resto per poterne dire qualcosa. Mi soffermo dunque solo sulle parole di Salvo, al quale vanno i miei complimenti più sinceri. Una recensione che mi ha particolarmente emozionato forse per una semplice ragione: Salvo sta parlando della nostra condizione umana senza finzioni, e con un sorriso bonario. L’ascolto delle parole buone d’un amico. Il nostro identificarci con l’inessenziale, che solo di fronte ad eventi che ci scuotono si svela come tale. Poi, come spesso capita, dimentichiamo di nuovo, e ritorniamo ad essere invischiati – come automi, come sonnambuli – nell’inessenziale, incapaci di percepire la meraviglia.

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Di: francesca giulia marone http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-3/#comment-107776 francesca giulia marone Fri, 16 Apr 2010 17:04:35 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107776 E' toccante leggervi.E' commovente sentire tutti questi respiri insieme che condividono il dolore,la paura,la malattia,la voglia di non mollare,la resistenza della vita in ogni suo gesto.Sono imbarazzata,è da giorni che vi leggo e non vorrei dire banalità,ho molto rispetto per le parole dette,l'esperienze vissute e raccontate,grazie Salvo per la bella recensione che mi pare anche riduttivo chiamare così,dato l'argomento trattato,grazie a Cinzia, Paolo, e il bellissimo commento di Giacomo,grazie a Simona,insomma credo che sentirsi meno soli nel momento in cui il dolore e la malattia vogliono metterci in un angolo è veramente una grande forza.Talvolta siamo così distratti che tutto ci sembra dovuto,scontato e certo,anche l'affetto,l'amore,la luce,la voce e la gioia,mentre appena ci sfiora il senso di impotenza della malattia e il pensiero della morte per noi o per chi amiamo,tutto torna ad essere precario e instabile,come è giusto che sia.E' giusto che ci rammentiamo di quanto non siamo padroni della nostra vita e di quanto ogni istante ogni gioia sia un dono vero da non gettare via, da preservare con cura e amore.Sono quelli i momenti che sembrano essere i peggiori della vita ma da cui può nascere la forza immane dell'amore e dell'attaccamento alla vita stessa,al valore della vita.E' la capacità di trasformare da un angolo buio uno sguardo di luce sulla vita,quella meravigliosa capacità che tanti di voi hanno raccontato qui,che ci da l'illusione e la speranza che un amore universale possa reggere ancora il destino degli uomini. Grazie e un bacio a tutti,a Massimo per la discussione delicata e importante. E’ toccante leggervi.E’ commovente sentire tutti questi respiri insieme che condividono il dolore,la paura,la malattia,la voglia di non mollare,la resistenza della vita in ogni suo gesto.Sono imbarazzata,è da giorni che vi leggo e non vorrei dire banalità,ho molto rispetto per le parole dette,l’esperienze vissute e raccontate,grazie Salvo per la bella recensione che mi pare anche riduttivo chiamare così,dato l’argomento trattato,grazie a Cinzia, Paolo, e il bellissimo commento di Giacomo,grazie a Simona,insomma credo che sentirsi meno soli nel momento in cui il dolore e la malattia vogliono metterci in un angolo è veramente una grande forza.Talvolta siamo così distratti che tutto ci sembra dovuto,scontato e certo,anche l’affetto,l’amore,la luce,la voce e la gioia,mentre appena ci sfiora il senso di impotenza della malattia e il pensiero della morte per noi o per chi amiamo,tutto torna ad essere precario e instabile,come è giusto che sia.E’ giusto che ci rammentiamo di quanto non siamo padroni della nostra vita e di quanto ogni istante ogni gioia sia un dono vero da non gettare via, da preservare con cura e amore.Sono quelli i momenti che sembrano essere i peggiori della vita ma da cui può nascere la forza immane dell’amore e dell’attaccamento alla vita stessa,al valore della vita.E’ la capacità di trasformare da un angolo buio uno sguardo di luce sulla vita,quella meravigliosa capacità che tanti di voi hanno raccontato qui,che ci da l’illusione e la speranza che un amore universale possa reggere ancora il destino degli uomini.
Grazie e un bacio a tutti,a Massimo per la discussione delicata e importante.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/12/nel-segno-del-cancro/comment-page-3/#comment-107773 Massimo Maugeri Fri, 16 Apr 2010 16:32:22 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1913#comment-107773 @ Giacomo Cardaci Caro Giacomo, che tipo di riscontro sta avendo questo tuo libro? Puoi raccontarci qualcosa in proposito? @ Giacomo Cardaci
Caro Giacomo, che tipo di riscontro sta avendo questo tuo libro? Puoi raccontarci qualcosa in proposito?

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