Commenti a: A PROPOSITO DI RACCONTI… http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/ Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Sep 2021 08:46:19 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 hourly 1 Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-7/#comment-122750 Sergio Sozi Sat, 28 Aug 2010 12:48:24 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-122750 A tutti: il mio raccontino (vediate sopra fra commenti) ha portato sfiga alla Nazionale. Ma non mi ritiro in esilio volontario all'estero perche' ci sono gia' da dieci anni, eh eh eh... P.S. A proposito: sto raccogliendo le mie (ormai numerose) interviste a letterati e aggiungendone altre in vista di un volume unico. Poi cerchero' un editore. Fra gli intervistati, e' presente anche un importante novellista per ragazzi e per adulti. A tutti:
il mio raccontino (vediate sopra fra commenti) ha portato sfiga alla Nazionale. Ma non mi ritiro in esilio volontario all’estero perche’ ci sono gia’ da dieci anni, eh eh eh…
P.S.
A proposito: sto raccogliendo le mie (ormai numerose) interviste a letterati e aggiungendone altre in vista di un volume unico. Poi cerchero’ un editore. Fra gli intervistati, e’ presente anche un importante novellista per ragazzi e per adulti.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-7/#comment-116868 Sergio Sozi Mon, 05 Jul 2010 20:01:50 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116868 Concordo e sottoscrivo appieno, Vajmax. Aggiungendo, tra le fonti d'ispirazione dantesche, il poema didattico-religioso ''De Jerusalem celesti/De Babilonia civitate infernali'' di Giacomino da Verona - sec. XIII. Concordo e sottoscrivo appieno, Vajmax. Aggiungendo, tra le fonti d’ispirazione dantesche, il poema didattico-religioso ”De Jerusalem celesti/De Babilonia civitate infernali” di Giacomino da Verona – sec. XIII.

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Di: vajmax http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-7/#comment-116836 vajmax Mon, 05 Jul 2010 12:02:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116836 Dante, lo si vede bene nella sua opera "Il Convivio", era un iniziato ai misteri dello Spirito. La stessa Divina Commedia è legata allo scritto di Ib'n Arabi "L'alchimia della felicità", composto con largo anticipo sulla Commedia e della medesima natura. Ib'n Arabi è stato un Maestro e un metafisico dell'Islam, un Sufi quindi, anche se ogni metafisico, pur essendo collegato all'exoterismo di una delle dottrine monoteiste rivelate, in realtà è universale e al di là di ogni dottrina particolare. Dante era un metafisico a propria volta, e la sua Commedia rappresenta una delle più importanti opere della letteratura di tutti i tempi. Dante, lo si vede bene nella sua opera “Il Convivio”, era un iniziato ai misteri dello Spirito. La stessa Divina Commedia è legata allo scritto di Ib’n Arabi “L’alchimia della felicità”, composto con largo anticipo sulla Commedia e della medesima natura. Ib’n Arabi è stato un Maestro e un metafisico dell’Islam, un Sufi quindi, anche se ogni metafisico, pur essendo collegato all’exoterismo di una delle dottrine monoteiste rivelate, in realtà è universale e al di là di ogni dottrina particolare. Dante era un metafisico a propria volta, e la sua Commedia rappresenta una delle più importanti opere della letteratura di tutti i tempi.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-7/#comment-116769 Massimo Maugeri Sun, 04 Jul 2010 20:17:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116769 @ Sergio Sozi e Vajmax Siete una bella coppia! ;) @ Sergio Sozi e Vajmax
Siete una bella coppia! ;)

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-116765 Sergio Sozi Sun, 04 Jul 2010 19:35:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116765 Be'... va detto che opere d'arte come la Divina Commedia hanno svolto una funzione molteplice ed illuminante sotto molti aspetti e punti di vista, no? Be’… va detto che opere d’arte come la Divina Commedia hanno svolto una funzione molteplice ed illuminante sotto molti aspetti e punti di vista, no?

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Di: vajmax http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-116762 vajmax Sun, 04 Jul 2010 19:24:26 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116762 Credo, anche se non sarebbe il mio caso, che la funzione dell'arte non sia relegata al comunicare l'incomunicabile, cosa evidentemente priva di senso, ma debba almeno rendere digesto l'eventuale polpettone che le riesce di servire, se proprio non ce la fa a prepararlo in modo da convincere di essere un arrosto. Credo, anche se non sarebbe il mio caso, che la funzione dell’arte non sia relegata al comunicare l’incomunicabile, cosa evidentemente priva di senso, ma debba almeno rendere digesto l’eventuale polpettone che le riesce di servire, se proprio non ce la fa a prepararlo in modo da convincere di essere un arrosto.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-116717 Sergio Sozi Sun, 04 Jul 2010 10:35:37 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116717 Discorso chiarissimo, ma purtroppo senza uscita sulla questione estetico-espressiva. L'arte, in tale contesto, cioe' in questo scenario spazio-temporal-divino, che funzione avrebbe? Quella d'intrattenere intelligentemente e di provocare riflessioni su queste tematiche mi pare l'unica possibile - sic stantibus rebus. Discorso chiarissimo, ma purtroppo senza uscita sulla questione estetico-espressiva. L’arte, in tale contesto, cioe’ in questo scenario spazio-temporal-divino, che funzione avrebbe? Quella d’intrattenere intelligentemente e di provocare riflessioni su queste tematiche mi pare l’unica possibile – sic stantibus rebus.

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Di: vajmax http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-116715 vajmax Sun, 04 Jul 2010 10:07:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116715 Il Centro è un punto senza estensione. L'istante è privo di durata. Entrambi sono, nella manifestazione della realtà relativa, i delatori dell'Assoluto. Dall'inconsistenza del punto e dell'istante nascono lo spazio e il tempo che, per noi, hanno consistenza. L'Assoluto che l'uomo chiama Dio riflette Sé stesso nell'esistenza, e riflettendo capovolge. È a causa di questo capovolgimento che la verità è velata, ma l'uomo è figlio della Verità è può vederla, anche se non inventarla. Se provi a tradurla in un'idea tua... già ti sei fregato. Se tenti, quando la vedi, di comunicarla ad altri... sei fregato. L'unica cosa che si può fare è applicarla alla propria vita, se non lo fai... sei fregato. Il Centro è un punto senza estensione. L’istante è privo di durata. Entrambi sono, nella manifestazione della realtà relativa, i delatori dell’Assoluto. Dall’inconsistenza del punto e dell’istante nascono lo spazio e il tempo che, per noi, hanno consistenza. L’Assoluto che l’uomo chiama Dio riflette Sé stesso nell’esistenza, e riflettendo capovolge. È a causa di questo capovolgimento che la verità è velata, ma l’uomo è figlio della Verità è può vederla, anche se non inventarla. Se provi a tradurla in un’idea tua… già ti sei fregato. Se tenti, quando la vedi, di comunicarla ad altri… sei fregato. L’unica cosa che si può fare è applicarla alla propria vita, se non lo fai… sei fregato.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-116687 Sergio Sozi Sat, 03 Jul 2010 21:26:40 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116687 Mmmh... discorso piuttosto circolare, questo: uomo-verita' individuale-verita' assoluta e generale-verita' individuale-uomo. Uroboros, no? Serpente che si mangia la coda, come si dice. Il centro del cerchio, pero', non mi sfugge e lo chiamo Dio. Mmmh… discorso piuttosto circolare, questo: uomo-verita’ individuale-verita’ assoluta e generale-verita’ individuale-uomo. Uroboros, no? Serpente che si mangia la coda, come si dice. Il centro del cerchio, pero’, non mi sfugge e lo chiamo Dio.

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Di: vajmax http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-116656 vajmax Sat, 03 Jul 2010 10:22:39 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116656 La ragione regale che recinta la libertà d'espressione della creatività, stabilisce anche il confine delle possibilità di comunicazione tra gli esseri. Questo perché ogni individuo gode, perlopiù soffre, della libertà di trovare da sé le risposte essenziali che sono all'interno delle ragioni sufficienti d'essere dell'esistenza. Il centro della libertà relativa che noi tutti viviamo non può contraddire la legge della Libertà totale, intesa come possibilità universale che deve esprimersi, sia nel particolare che nel generale, anche nella vita individuale. È per questo che a nessun essere, al quale sia dato conoscere l'Essenza causale del Mistero, è concesso il diritto di rivelare il Vero essenziale e non relativo. La Verità si difende da sé. Per la stessa ragione nessuno scrittore potrà comunicare, se non attraverso il silenzioso esempio dato dal proprio vivere, la propria verità ad altri, a meno che questa sia semplicemente un'ipotesi, un'idea, un'invenzione individuale. La constatazione che chi sa tace è appropriata solo in questa accezione: che la verità di cui si tratta sia assolutamente Vera. Lo scrittore, quindi, non deve lamentarsi troppo di ciò che non riuscirà a dare in pasto al mondo, per colpa o merito suo, degli editori, o del Fato avverso, ma deve prendersela con se stesso per tutto quello che ha omesso di cesellare, attorno al proprio esistere, con lo scalpello della verità. La ragione regale che recinta la libertà d’espressione della creatività, stabilisce anche il confine delle possibilità di comunicazione tra gli esseri. Questo perché ogni individuo gode, perlopiù soffre, della libertà di trovare da sé le risposte essenziali che sono all’interno delle ragioni sufficienti d’essere dell’esistenza. Il centro della libertà relativa che noi tutti viviamo non può contraddire la legge della Libertà totale, intesa come possibilità universale che deve esprimersi, sia nel particolare che nel generale, anche nella vita individuale. È per questo che a nessun essere, al quale sia dato conoscere l’Essenza causale del Mistero, è concesso il diritto di rivelare il Vero essenziale e non relativo. La Verità si difende da sé. Per la stessa ragione nessuno scrittore potrà comunicare, se non attraverso il silenzioso esempio dato dal proprio vivere, la propria verità ad altri, a meno che questa sia semplicemente un’ipotesi, un’idea, un’invenzione individuale. La constatazione che chi sa tace è appropriata solo in questa accezione: che la verità di cui si tratta sia assolutamente Vera. Lo scrittore, quindi, non deve lamentarsi troppo di ciò che non riuscirà a dare in pasto al mondo, per colpa o merito suo, degli editori, o del Fato avverso, ma deve prendersela con se stesso per tutto quello che ha omesso di cesellare, attorno al proprio esistere, con lo scalpello della verità.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-116643 Sergio Sozi Fri, 02 Jul 2010 21:55:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116643 P.S. Che poi sfiga e motivazione all'espressione siano imparentate mi pare pacifico da quando l'uomo ha inventato la scrittura - senza capirla, ma l'ha concepita. P.S.
Che poi sfiga e motivazione all’espressione siano imparentate mi pare pacifico da quando l’uomo ha inventato la scrittura – senza capirla, ma l’ha concepita.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-116637 Sergio Sozi Fri, 02 Jul 2010 20:15:12 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116637 Be'... pero' dopotutto - almeno in teoria - sarebbe possibile per uno scrittore vivere dignitosamente vendendo cinquemila copie di ogni libro... ovverosia raggiungendo dritto dritto solo quei lettori raffinati e alfabetizzati che permettono al Paese di stampare anche qualche opera pregevole. Pero' costui dovrebbe pubblicare un libro all'anno e non farsi depredare dall'editore. La Fama (che Virgilio nell'Eneide vedeva solo sotto l'aspetto negativo di propagatrice di informazioni dannose per la persona in questione) e' effettivamente nozione da evitare, da saltare a pie' pari. La scrittura, viceversa, resta una attivita' molto appagante - come tutte quelle pazzie che richiedono all'uomo-scrittore sofferenza, dolore e amore per farlo vivere con la consapevolezza di vivere dignitosamente. Solo dignitosamente, niente piu'. La dignita' che hanno i contadini da sempre ma che per un non-agricoltore resta una vera conquista. Be’… pero’ dopotutto – almeno in teoria – sarebbe possibile per uno scrittore vivere dignitosamente vendendo cinquemila copie di ogni libro… ovverosia raggiungendo dritto dritto solo quei lettori raffinati e alfabetizzati che permettono al Paese di stampare anche qualche opera pregevole. Pero’ costui dovrebbe pubblicare un libro all’anno e non farsi depredare dall’editore. La Fama (che Virgilio nell’Eneide vedeva solo sotto l’aspetto negativo di propagatrice di informazioni dannose per la persona in questione) e’ effettivamente nozione da evitare, da saltare a pie’ pari. La scrittura, viceversa, resta una attivita’ molto appagante – come tutte quelle pazzie che richiedono all’uomo-scrittore sofferenza, dolore e amore per farlo vivere con la consapevolezza di vivere dignitosamente. Solo dignitosamente, niente piu’. La dignita’ che hanno i contadini da sempre ma che per un non-agricoltore resta una vera conquista.

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Di: vajmax http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-116633 vajmax Fri, 02 Jul 2010 18:28:29 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116633 Sai Sergio, ho scoperto una cosa mostruosa che riguarda la misteriosa fonte dalla quale arrivano le maledizioni che noi trasformiamo in sequenze di parole: la sofferenza. Da quando mi avvelenano il terreno che coltivo, mi bruciano gli alberi da frutto con l'acido solforico, mi danneggiano seriamente la macchina agricola e l'auto... da allora io ho una moltitudine di idee tale che devo ringraziare il cielo di non avere il dono della scrittura automatica. Ormai è accertato, c'è un legame diretto tra il Fato avverso e la creatività. Potrebbe addirittura significare che se uno ha culo non sarà mai uno scrittore e, per estensione, se uno scrittore ha successo significa che piace a un sacco di gente poco dotata intellettivamente e quindi, non vale molto. Secondo la mia rivoluzionaria teoria il successo editoriale di uno scrittore non ha bisogno di chiedere alla morte, che lo ha preceduto, le ragioni per cui è stato posticipato. Sai Sergio, ho scoperto una cosa mostruosa che riguarda la misteriosa fonte dalla quale arrivano le maledizioni che noi trasformiamo in sequenze di parole: la sofferenza. Da quando mi avvelenano il terreno che coltivo, mi bruciano gli alberi da frutto con l’acido solforico, mi danneggiano seriamente la macchina agricola e l’auto… da allora io ho una moltitudine di idee tale che devo ringraziare il cielo di non avere il dono della scrittura automatica. Ormai è accertato, c’è un legame diretto tra il Fato avverso e la creatività. Potrebbe addirittura significare che se uno ha culo non sarà mai uno scrittore e, per estensione, se uno scrittore ha successo significa che piace a un sacco di gente poco dotata intellettivamente e quindi, non vale molto. Secondo la mia rivoluzionaria teoria il successo editoriale di uno scrittore non ha bisogno di chiedere alla morte, che lo ha preceduto, le ragioni per cui è stato posticipato.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-116618 Sergio Sozi Fri, 02 Jul 2010 17:12:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116618 Ah! Ah! Ah! Questa similitudine salame-letteratura e' eccellente! Si': se i Signori Editori hanno fame, si facciano almeno un giro dei ristoranti.. ma il tuo mi sembra una trattoria... una buona trattoria di quelle dalle quali ogni tanto esce qualche cliente a gambe in avanti. Ah! Ah! Ah! Questa similitudine salame-letteratura e’ eccellente! Si’: se i Signori Editori hanno fame, si facciano almeno un giro dei ristoranti.. ma il tuo mi sembra una trattoria… una buona trattoria di quelle dalle quali ogni tanto esce qualche cliente a gambe in avanti.

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Di: vajmax http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-116564 vajmax Fri, 02 Jul 2010 07:09:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116564 Ma come? Non vengono loro a casa mia? Io se voglio mangiare un salame vado dallo spizzicagnolo in piazza e sono pure costretto a pagarglielo subito. Okkey, il salame è pieno di rantumaglie misteriose e indecifrabili, impastate con conservanti vietati, e queste sono cose che si pagano, non solo subito ma anche col tempo, epperò anche quello che scrivo io ha il veleno dentro ed è indecifrabile... Ma come? Non vengono loro a casa mia? Io se voglio mangiare un salame vado dallo spizzicagnolo in piazza e sono pure costretto a pagarglielo subito. Okkey, il salame è pieno di rantumaglie misteriose e indecifrabili, impastate con conservanti vietati, e queste sono cose che si pagano, non solo subito ma anche col tempo, epperò anche quello che scrivo io ha il veleno dentro ed è indecifrabile…

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-116532 Sergio Sozi Thu, 01 Jul 2010 20:53:03 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116532 proprio li', pardon per il refuso. proprio li’, pardon per il refuso.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-116531 Sergio Sozi Thu, 01 Jul 2010 20:52:33 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-116531 Scrivi bene, Vajmax... muoviti con l'editoria - e preparati a soffrire, perche' una buona percentuale dei semianalfabeti di cui sopra e' concentrata propri li'... Scrivi bene, Vajmax… muoviti con l’editoria – e preparati a soffrire, perche’ una buona percentuale dei semianalfabeti di cui sopra e’ concentrata propri li’…

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Di: vajmax http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115912 vajmax Sat, 26 Jun 2010 16:33:18 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115912 Grazie omonimo, in cambio ti faccio leggere l'ultima cosa che ho scritto, partendo dall'incipit che precede la prima virgola del testo. S'intitola GRAZIE DISGRAZIE Tommy non sapeva se fosse un buon segno o l’inizio di una catastrofe, ma attraverso la fessura dei suoi occhi riusciva a vedere una moltitudine di persone in lacrime che lo toccavano, facendosi il segno della croce subito dopo. Non che lui avesse qualcosa da ridire sulla croce, ma gli pareva strano che prima lo toccassero. L'ultima cosa che la sua memoria aveva tatuato sulla propria spalla era un'intensa luce, esplosa proprio mentre stava mandando un messaggio di auguri, col telefonino, non si ricordava più a chi. Certamente a uno di questi che lo stava toccando prima di segnarsi. Stette immobile ancora un poco, nel timore di potersi alzare da quella comoda prospettiva ma, alla fine, si decise ad aprire un occhio. Uno di quelli che lo aveva appena toccato fece un passo indietro e glielo richiuse, come si fosse sentito responsabile di quello strano riflesso della palpebra che si era ritirata. Tommy non fiatò, e gli parve quasi giusto dover tornare al buio appena lasciato. Dopo qualche altro segno della croce si decise e aprì l'altro occhio, che focalizzò zia Teresa, quella zoppa che non moriva mai. Lei lo fissò senza allarmarsi e glielo richiuse con dolcezza. A quel punto Tommy provò ad alzare il capo, ma i muscoli non rispondevano ai comandi pigri che gli aveva inviato. Riprovò ordinandoglielo, ma non accadde niente. Allora aprì tutti e due gli occhi, urlando con lo sguardo al coperchio che stava rimettendolo nel buio pesto del quale non riusciva a liberarsi. Sentì ancora il rumore del trapano che avvitava il suo destino all'oscurità e uno struscio sopra la faccia, che doveva essere la voce di una composizione di rose arrivate a sostituire il cielo che non avrebbe più rivisto. Tutto sommato lì dentro si stava comodi, e l'unica cosa che gli spiaceva stava nel messaggio di auguri che aveva mandato a qualcuno di quegli stronzi lì fuori. Il discorso del prete gli parve persino bello, non fosse stato per quel "Accettalo con te, Signore, come noi lo abbiamo accettato qui, con noi, sulla terra"… Grazie omonimo, in cambio ti faccio leggere l’ultima cosa che ho scritto, partendo dall’incipit che precede la prima virgola del testo. S’intitola
GRAZIE DISGRAZIE
Tommy non sapeva se fosse un buon segno o l’inizio di una catastrofe, ma attraverso la fessura dei suoi occhi riusciva a vedere una moltitudine di persone in lacrime che lo toccavano, facendosi il segno della croce subito dopo. Non che lui avesse qualcosa da ridire sulla croce, ma gli pareva strano che prima lo toccassero. L’ultima cosa che la sua memoria aveva tatuato sulla propria spalla era un’intensa luce, esplosa proprio mentre stava mandando un messaggio di auguri, col telefonino, non si ricordava più a chi. Certamente a uno di questi che lo stava toccando prima di segnarsi. Stette immobile ancora un poco, nel timore di potersi alzare da quella comoda prospettiva ma, alla fine, si decise ad aprire un occhio. Uno di quelli che lo aveva appena toccato fece un passo indietro e glielo richiuse, come si fosse sentito responsabile di quello strano riflesso della palpebra che si era ritirata. Tommy non fiatò, e gli parve quasi giusto dover tornare al buio appena lasciato. Dopo qualche altro segno della croce si decise e aprì l’altro occhio, che focalizzò zia Teresa, quella zoppa che non moriva mai. Lei lo fissò senza allarmarsi e glielo richiuse con dolcezza. A quel punto Tommy provò ad alzare il capo, ma i muscoli non rispondevano ai comandi pigri che gli aveva inviato. Riprovò ordinandoglielo, ma non accadde niente. Allora aprì tutti e due gli occhi, urlando con lo sguardo al coperchio che stava rimettendolo nel buio pesto del quale non riusciva a liberarsi. Sentì ancora il rumore del trapano che avvitava il suo destino all’oscurità e uno struscio sopra la faccia, che doveva essere la voce di una composizione di rose arrivate a sostituire il cielo che non avrebbe più rivisto. Tutto sommato lì dentro si stava comodi, e l’unica cosa che gli spiaceva stava nel messaggio di auguri che aveva mandato a qualcuno di quegli stronzi lì fuori. Il discorso del prete gli parve persino bello, non fosse stato per quel “Accettalo con te, Signore, come noi lo abbiamo accettato qui, con noi, sulla terra”…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115789 Massimo Maugeri Fri, 25 Jun 2010 21:24:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115789 Caro Vajmax, ti faccio cento miliardi di auguri. Caro Vajmax,
ti faccio cento miliardi di auguri.

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Di: vajmax http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115784 vajmax Fri, 25 Jun 2010 19:34:43 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115784 Sto tramando di scrivere un libro di storiellette lunghe centouno esatte parole, seguendo il detto di Maometto e la montagna recalcitrante, così che se i lettori non vengono a me io mi piegherò andando porta a porta da loro, con un libro che pesa poco. Ecco un esempio appena scritto, s'intitola CENTOMILA MILIARDI DI CELLULE Centomila miliardi di cellule ebbero un’impennata d'orgoglio, simile a un tripudio, per dare modo a un corpo pressoché perfetto di compiere la ragione del suo esserci. Un’onda tumultuosa di liquidi, come uno tsunami travolgente, stava riscattando la pigrizia di un sonno ristoratore per lanciarsi nell’ignoto di un destino che all’organizzazione cellulare non interessava. L’indescrivibile potenza dell’urto contrasse le sacche dendritiche in spasmi ansiosi che si ripercossero dal sistema nervoso, teso come un giaguaro, fino all’ultimo anello di una vita che si disponeva al balzo finale. Gli occhi si chiusero d’impeto, e uno sbadiglio che squassò la mascella riportò, finalmente, la calma. Sto tramando di scrivere un libro di storiellette lunghe centouno esatte parole, seguendo il detto di Maometto e la montagna recalcitrante, così che se i lettori non vengono a me io mi piegherò andando porta a porta da loro, con un libro che pesa poco. Ecco un esempio appena scritto, s’intitola
CENTOMILA MILIARDI DI CELLULE
Centomila miliardi di cellule ebbero un’impennata d’orgoglio, simile a un tripudio, per dare modo a un corpo pressoché perfetto di compiere la ragione del suo esserci.
Un’onda tumultuosa di liquidi, come uno tsunami travolgente, stava riscattando la pigrizia di un sonno ristoratore per lanciarsi nell’ignoto di un destino che all’organizzazione cellulare non interessava.
L’indescrivibile potenza dell’urto contrasse le sacche dendritiche in spasmi ansiosi che si ripercossero dal sistema nervoso, teso come un giaguaro, fino all’ultimo anello di una vita che si disponeva al balzo finale. Gli occhi si chiusero d’impeto, e uno sbadiglio che squassò la mascella riportò, finalmente, la calma.

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Di: vajmax http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115723 vajmax Fri, 25 Jun 2010 04:32:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115723 Ciao Sergio, capisco la tua visuale per la posizione dello spuntone di scoraggiamento dal quale osservi il panorama che sta sotto alla montagna della disperazione, ma non ho bisogno di dirti che generalizzare significa dare all'universo la possibilità di spostare il bersaglio mentre si sta premendo il grilletto dell'analisi. La portata intellettiva del lettore medio non è valutabile a causa del fatto che non c'è il lettore medio, sono tutti sotto la media. La colpa non è dell'elettronica −a proposito, io adoro i giochini di corse automobilistiche− e nemmeno della politica anzi, a quest'ultima andrebbe il merito di saper mostrare a che livelli di corruzione e di falsità non si deve arrivare se si vuole essere onorevoli davvero. Siamo tutti legati a un filo, per non dire catena, e il grado di dignità nazionale ha finalmente disossato la verità che biancheggia al sole dell'ipocrisia. La servitù non è più l'attitudine al servizio autorevole, ma si è trasformata nella rassegnazione di chi sta in coda allo sportello del ricatto. Eppure... eppure la speranza non è morta, anche se si sta comportando come quegli animali che, quando capiscono di non avere scampo, fingono di essere cadaveri che non suscitano l'interesse del predatore. Sanno, i deboli, che i forti sono stupidi, almeno quanto i forti non sospettano che i deboli di oggi saranno altrettanto stupidi quando saranno i forti di domani. In questo sgraziato scenario quale dovrebbe essere il ruolo del libro? Nessuno, perché la consapevolezza non è comunicabile. L'unica funzione pregiata dello scrivere sta nel coraggio di farlo, perché questo coraggio è l'unica prova concreta che si dà al lettore che lo sta sfogliando quel libro, di nascosto dal potere che quel testo ha vietato. Ciao Sergio, capisco la tua visuale per la posizione dello spuntone di scoraggiamento dal quale osservi il panorama che sta sotto alla montagna della disperazione, ma non ho bisogno di dirti che generalizzare significa dare all’universo la possibilità di spostare il bersaglio mentre si sta premendo il grilletto dell’analisi. La portata intellettiva del lettore medio non è valutabile a causa del fatto che non c’è il lettore medio, sono tutti sotto la media. La colpa non è dell’elettronica −a proposito, io adoro i giochini di corse automobilistiche− e nemmeno della politica anzi, a quest’ultima andrebbe il merito di saper mostrare a che livelli di corruzione e di falsità non si deve arrivare se si vuole essere onorevoli davvero. Siamo tutti legati a un filo, per non dire catena, e il grado di dignità nazionale ha finalmente disossato la verità che biancheggia al sole dell’ipocrisia. La servitù non è più l’attitudine al servizio autorevole, ma si è trasformata nella rassegnazione di chi sta in coda allo sportello del ricatto. Eppure… eppure la speranza non è morta, anche se si sta comportando come quegli animali che, quando capiscono di non avere scampo, fingono di essere cadaveri che non suscitano l’interesse del predatore. Sanno, i deboli, che i forti sono stupidi, almeno quanto i forti non sospettano che i deboli di oggi saranno altrettanto stupidi quando saranno i forti di domani. In questo sgraziato scenario quale dovrebbe essere il ruolo del libro? Nessuno, perché la consapevolezza non è comunicabile. L’unica funzione pregiata dello scrivere sta nel coraggio di farlo, perché questo coraggio è l’unica prova concreta che si dà al lettore che lo sta sfogliando quel libro, di nascosto dal potere che quel testo ha vietato.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115699 Sergio Sozi Thu, 24 Jun 2010 22:05:23 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115699 Caro Vajmax, raccontino simpaticissimo, il tuo. Anticipato da una difesa - ben piu' che ''d'ufficio'' - del racconto, che inorgoglisce tutti noi novellieri. Grazie!! Tuttavia, a onor del vero, va detto che quando un romanzo riesce (cioe' quando l'autore riesce a creare una storia lunga ed anche ben armonizzata, coerente e coesa) il romanzo puo' essere di qualita' uguale o perfino superiore a quella di un racconto ben riuscito. Oggi, quel che gira come romanzi italiani e' spesso come dici tu: perdite di tempo allineate per allungare il brodo. D'altronde - esperienza personale di autore - se non fai cosi', la testolina del lettore medio italiano non ce la fa a capirla, si stanca e molla la lettura a pagina dieci. Io ho due romanzi assolutamente privi di perdite di tempo e proprio per questo non riesco a pubblicarli: fanno riflettere, dicono cose, tante, proprio perche' sono romanzi. Ma mi sto accorgendo che il livello di attenzione di un lettore medio italiano e' veramente bassa... equiparabile a quella di un ragazzino e spesso inferiore. E sai perche'? Mica perche' e' stupido, ma semplicemente perche' pensa ad altro, si concentra sulle stronzate elettroniche, tecnologiche, burocratiche, politiche, e quando prende in mano un libro non ha piu' energia mentale per poter capirlo. Semplice. Ciao Sergio Caro Vajmax,
raccontino simpaticissimo, il tuo. Anticipato da una difesa – ben piu’ che ”d’ufficio” – del racconto, che inorgoglisce tutti noi novellieri. Grazie!! Tuttavia, a onor del vero, va detto che quando un romanzo riesce (cioe’ quando l’autore riesce a creare una storia lunga ed anche ben armonizzata, coerente e coesa) il romanzo puo’ essere di qualita’ uguale o perfino superiore a quella di un racconto ben riuscito. Oggi, quel che gira come romanzi italiani e’ spesso come dici tu: perdite di tempo allineate per allungare il brodo. D’altronde – esperienza personale di autore – se non fai cosi’, la testolina del lettore medio italiano non ce la fa a capirla, si stanca e molla la lettura a pagina dieci. Io ho due romanzi assolutamente privi di perdite di tempo e proprio per questo non riesco a pubblicarli: fanno riflettere, dicono cose, tante, proprio perche’ sono romanzi. Ma mi sto accorgendo che il livello di attenzione di un lettore medio italiano e’ veramente bassa… equiparabile a quella di un ragazzino e spesso inferiore. E sai perche’? Mica perche’ e’ stupido, ma semplicemente perche’ pensa ad altro, si concentra sulle stronzate elettroniche, tecnologiche, burocratiche, politiche, e quando prende in mano un libro non ha piu’ energia mentale per poter capirlo. Semplice.
Ciao
Sergio

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Di: vajmax http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115686 vajmax Thu, 24 Jun 2010 18:58:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115686 Dopo la spatafiata sopra, per elidere dubbi che sempre sorgono quando s'incontra un genio sconosciuto −e i geni mai si conoscono prima del loro decesso− vi farò leggere qualcosa di mio, o quasi mio, almeno stando al giudizio dei due che l'hanno scritto... s'intitola DITA Questa cosa dell'appartenere a un pirla che crede di essere uno scrittore ci fa impazzire dalla gioia. Lui crede di essere padrone assoluto delle sue dita, mentre noi lo compatiamo solidali. Non che sia facile padroneggiare i suoi pensieri, ma se ci si mette d'accordo non è difficile dargli l'impressione di essere lui a scrivere. La manovra è un poco complessa e differente per ognuno di noi, in dipendenza dei legami sinaptici che abbiamo coi dendriti del suo, chiamiamolo pure, cervello. Sono collegamenti incrociati di ardua gestione, se dovessimo agire in dieci, ma per fortuna il cretino usa solo due di noi, io e il mio corrispettivo dell'altra mano, quelli che di solito usa per mandare affanculo il mondo. Non è strano che, per farlo, l'uomo usi il dito medio, proprio quello che, rappresentando la via di mezzo, dovrebbe essere il più equilibrato? Ma non stiamo a sottilizzare sui misteri dei meandri dell'animale di cui siamo una parte più attiva di quanto lui creda, e concentriamoci sul da farsi, ché lo scemo si sta organizzando per scrivere le solite quattro idee rimescolate tra loro con quella che chiama "creatività". Si tratta, in fondo, di essere più veloci del suo pensiero che, vi assicuriamo, è cosa da niente. La strada che deve fare l'ispirazione, povera in canna che quello si ritrova, per arrivare al risultato finale, è abbastanza lunga da consentirci di anticiparne i funesti effetti. Più o meno funziona così: lui, lo "scrittore creativo", vive alla cazzo pensando di essere un genio della sopravvivenza, e quando la noia lo ammazza si fionda alla tastiera del Mac, e apre la botola del suo ego. Da lì si accede ai bassifondi dell'anima che dà sulla scala a chiocciola che sprofonda nello spirito. Luogo misterioso anche per due dita intelligenti come noi. Da lì recupera una secchiata di sensazioni che lui chiama, pomposamente, "Intuizioni", e le riversa nell'androne della coscienza. Quella, disordinata com'è, le raccatta accumulandole nel pensiero che attiva i neuroni i quali, spintonandosi, ci inviano ordini. Ora che questi arrivano noi due abbiamo già iniziato a scrivere altro. Lui all'inizio ci rimane un po' male, ma poi si convince, essendo suo il corpo, di avere poteri straordinari e ride, meravigliato delle cose che gli consentiamo di leggere. È stupefacente che anche adesso, dopo questa nostra confessione, pensi di essere lui ad averla immaginata… Dopo la spatafiata sopra, per elidere dubbi che sempre sorgono quando s’incontra un genio sconosciuto −e i geni mai si conoscono prima del loro decesso− vi farò leggere qualcosa di mio, o quasi mio, almeno stando al giudizio dei due che l’hanno scritto… s’intitola
DITA
Questa cosa dell’appartenere a un pirla che crede di essere uno scrittore ci fa impazzire dalla gioia. Lui crede di essere padrone assoluto delle sue dita, mentre noi lo compatiamo solidali. Non che sia facile padroneggiare i suoi pensieri, ma se ci si mette d’accordo non è difficile dargli l’impressione di essere lui a scrivere. La manovra è un poco complessa e differente per ognuno di noi, in dipendenza dei legami sinaptici che abbiamo coi dendriti del suo, chiamiamolo pure, cervello. Sono collegamenti incrociati di ardua gestione, se dovessimo agire in dieci, ma per fortuna il cretino usa solo due di noi, io e il mio corrispettivo dell’altra mano, quelli che di solito usa per mandare affanculo il mondo. Non è strano che, per farlo, l’uomo usi il dito medio, proprio quello che, rappresentando la via di mezzo, dovrebbe essere il più equilibrato? Ma non stiamo a sottilizzare sui misteri dei meandri dell’animale di cui siamo una parte più attiva di quanto lui creda, e concentriamoci sul da farsi, ché lo scemo si sta organizzando per scrivere le solite quattro idee rimescolate tra loro con quella che chiama “creatività”. Si tratta, in fondo, di essere più veloci del suo pensiero che, vi assicuriamo, è cosa da niente. La strada che deve fare l’ispirazione, povera in canna che quello si ritrova, per arrivare al risultato finale, è abbastanza lunga da consentirci di anticiparne i funesti effetti. Più o meno funziona così: lui, lo “scrittore creativo”, vive alla cazzo pensando di essere un genio della sopravvivenza, e quando la noia lo ammazza si fionda alla tastiera del Mac, e apre la botola del suo ego. Da lì si accede ai bassifondi dell’anima che dà sulla scala a chiocciola che sprofonda nello spirito. Luogo misterioso anche per due dita intelligenti come noi. Da lì recupera una secchiata di sensazioni che lui chiama, pomposamente, “Intuizioni”, e le riversa nell’androne della coscienza. Quella, disordinata com’è, le raccatta accumulandole nel pensiero che attiva i neuroni i quali, spintonandosi, ci inviano ordini. Ora che questi arrivano noi due abbiamo già iniziato a scrivere altro. Lui all’inizio ci rimane un po’ male, ma poi si convince, essendo suo il corpo, di avere poteri straordinari e ride, meravigliato delle cose che gli consentiamo di leggere. È stupefacente che anche adesso, dopo questa nostra confessione, pensi di essere lui ad averla immaginata…

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Di: vajmax http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115672 vajmax Thu, 24 Jun 2010 13:39:39 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115672 Io scrivo racconti, lunghi o corti dipende da quando mi chiama mia moglie per adempiere le faccende di casa. È certo che il racconto sia preferibile al romanzo, che è un racconto che non viene chiuso a causa della moglie dello scrittore che gli ha infilato l'aspirapolvere in mano e gli ha rifilato un calcio nel culo. La tediosità del romanzone che si perde in descrizioni meno belle di quelle che una qualsiasi cartolina mostra a minor prezzo, è imponente, e capace di distinguere, squalificandola, la propensione al credere alle balle insensatamente protratte nel tempo. Il racconto è diverso, poche balle che la fretta di finirla lì decurta dalle valenze inopportune. Il racconto s'imprime nelle memorie, a differenza del romanzo che non è ricordato nemmeno da chi l'ha scritto. Nel romanzo s'intuisce la tragedia dello scrittore che si trascina, penosamente, nel tentativo di ricordarsi da dov'era partito e, soprattutto, dove aveva progettato d'arrivare. Il racconto no, lui ha la dignità di chi rispetta la brevità della vita del lettore. A proposito di brevità della vita sarà meglio che la faccia breve anch'io: non importa romanzo o racconto, tanto il lettore medio non capisce una mazza di entrambi, ma almeno col racconto non ha perso tempo a non accorgersi di essere poco dotato. Fosse stato dotato avrebbe scritto un racconto, non letto un romanzo. Io scrivo racconti, lunghi o corti dipende da quando mi chiama mia moglie per adempiere le faccende di casa. È certo che il racconto sia preferibile al romanzo, che è un racconto che non viene chiuso a causa della moglie dello scrittore che gli ha infilato l’aspirapolvere in mano e gli ha rifilato un calcio nel culo. La tediosità del romanzone che si perde in descrizioni meno belle di quelle che una qualsiasi cartolina mostra a minor prezzo, è imponente, e capace di distinguere, squalificandola, la propensione al credere alle balle insensatamente protratte nel tempo. Il racconto è diverso, poche balle che la fretta di finirla lì decurta dalle valenze inopportune. Il racconto s’imprime nelle memorie, a differenza del romanzo che non è ricordato nemmeno da chi l’ha scritto. Nel romanzo s’intuisce la tragedia dello scrittore che si trascina, penosamente, nel tentativo di ricordarsi da dov’era partito e, soprattutto, dove aveva progettato d’arrivare. Il racconto no, lui ha la dignità di chi rispetta la brevità della vita del lettore. A proposito di brevità della vita sarà meglio che la faccia breve anch’io: non importa romanzo o racconto, tanto il lettore medio non capisce una mazza di entrambi, ma almeno col racconto non ha perso tempo a non accorgersi di essere poco dotato. Fosse stato dotato avrebbe scritto un racconto, non letto un romanzo.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115516 Massimo Maugeri Tue, 22 Jun 2010 21:18:39 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115516 Vi seguo... e dico: lunga vita alla narrazione breve. Vi seguo… e dico: lunga vita alla narrazione breve.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115511 Sergio Sozi Tue, 22 Jun 2010 20:24:37 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115511 Onoratissimo, cara Manu. Giuro sulla testa di Berlus... ehm... di tutto il Parlamento che non resterai delusa. In caso non preoccuparti: le fregature fanno parte della vita - ah ah ah! Abbracci Sergio Onoratissimo, cara Manu. Giuro sulla testa di Berlus… ehm… di tutto il Parlamento che non resterai delusa. In caso non preoccuparti: le fregature fanno parte della vita – ah ah ah!
Abbracci
Sergio

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Di: Manu http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115509 Manu Tue, 22 Jun 2010 19:29:26 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115509 a Sergio: ho messo il tuo libro nella "wish list", tra i prossimi libri da leggere. Mi incuriosisce. Un saluto a Sergio: ho messo il tuo libro nella “wish list”, tra i prossimi libri da leggere. Mi incuriosisce.
Un saluto

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115504 Sergio Sozi Tue, 22 Jun 2010 18:59:37 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115504 Piaciuta la storiella, Elisa? Speriamo che porti bene alla Nazionale... se no qui mi linciano e mi tocca sparire dalla circolazione per almeno un anno o due. Anche tre, va'... Salutoni Sergio Piaciuta la storiella, Elisa? Speriamo che porti bene alla Nazionale… se no qui mi linciano e mi tocca sparire dalla circolazione per almeno un anno o due. Anche tre, va’…
Salutoni
Sergio

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Di: elisa http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115481 elisa Tue, 22 Jun 2010 16:39:19 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115481 "...si faceva i casi suoi, diciamo" "...i fiocchi di polvereliberty" "... rabbia e rassegnazione fritte assieme nel cuore e nel cervello" Grande Sergio!!! “…si faceva i casi suoi, diciamo”
“…i fiocchi di polvereliberty”
“… rabbia e rassegnazione fritte assieme nel cuore e nel cervello”
Grande Sergio!!!

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115424 Sergio Sozi Tue, 22 Jun 2010 00:03:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115424 Cara Sara, purtroppo non conosco quell'antologia ''Nuvole a colazione'', ma mi par bello gia' il buongiorno, cioe' il titolo... io invece sono stato formato da cose come Gianburrasca, Pinocchio, il Novellino, il Corriere dei Piccoli, Boccaccio, Verne, Salgari, Calvino, Rodari (''La torta in cielo'' lettami da papa' e poi anche da me) e.. e i poeti... tanti, sin dalla prima elementare: entro i cinque anni di quella magnifica scuola spellana (nel Perugino), la maestra, la grande Sig.ra Gianna De Zuani Paccagnella, mi fece studiare Tagore, Quasimodo, Palazzeschi e altri classici che ora non rammento piu'. Ma questi, pensa Sara, non me li ha ricordati - ora che ho 45 anni - qualche parente o genitore, no! Me li ricordo io! Ce li ho dentro insieme a Malerba e Campanile. Poi... in caduta libera... tutti gli altri... Ciao, un abbraccio caro e un in bocca al lupo per gli esami e... ricorda: la cultura letteraria e' quella che ti dara' SEMPRE la forza piu' grande di vivere, assieme all'amore per il prossimo. Le difficolta' te le sgranocchierai in un attimo, Sara, se sarai una amante delle Lettere e delle persone che ti stanno vicine... e dei bambini in primis, ovvio. Cara Sara,
purtroppo non conosco quell’antologia ”Nuvole a colazione”, ma mi par bello gia’ il buongiorno, cioe’ il titolo… io invece sono stato formato da cose come Gianburrasca, Pinocchio, il Novellino, il Corriere dei Piccoli, Boccaccio, Verne, Salgari, Calvino, Rodari (”La torta in cielo” lettami da papa’ e poi anche da me) e.. e i poeti… tanti, sin dalla prima elementare: entro i cinque anni di quella magnifica scuola spellana (nel Perugino), la maestra, la grande Sig.ra Gianna De Zuani Paccagnella, mi fece studiare Tagore, Quasimodo, Palazzeschi e altri classici che ora non rammento piu’. Ma questi, pensa Sara, non me li ha ricordati – ora che ho 45 anni – qualche parente o genitore, no! Me li ricordo io! Ce li ho dentro insieme a Malerba e Campanile. Poi… in caduta libera… tutti gli altri…
Ciao, un abbraccio caro e un in bocca al lupo per gli esami e… ricorda: la cultura letteraria e’ quella che ti dara’ SEMPRE la forza piu’ grande di vivere, assieme all’amore per il prossimo. Le difficolta’ te le sgranocchierai in un attimo, Sara, se sarai una amante delle Lettere e delle persone che ti stanno vicine… e dei bambini in primis, ovvio.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115409 Massimo Maugeri Mon, 21 Jun 2010 21:54:48 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115409 Grazie mille a te, Sara... Un saluto anche a tutti gli altri. Grazie mille a te, Sara…
Un saluto anche a tutti gli altri.

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Di: Sara http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115407 Sara Mon, 21 Jun 2010 21:50:59 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115407 Sono d'accordo con Barbara sul fatto che i racconti, se ben costruiti, siano dei gioielli. Nella mia vita ho quasi sempre letto romanzi, soprattutto perché me ne hanno sempre regalati, ma quei pochi racconti nei quali mi sono imbattuta mi hanno molto emozionata...ricordo una raccolta di racconti che leggevo quando ero più piccola, scritta a più mani da alcuni noti scrittori per bambini e ragazzi, che s'intitolava "Nuvole a colazione" (in realtà forse due o tre racconti erano spezzoni di romanzi, ma quasi tutti erano, se non ricordo male, racconti), a cui ero e sono ancora molto affezionata. Il romanzo forse è generalmente più amato perché accompagna il lettore per più tempo, per una fetta a volte abbastanza lunga della sua vita (dipende ovviamente dalla lunghezza del romanzo e dal numero di momenti liberi da sfruttare per leggerlo, almeno per me è così!), perché "cattura" il lettore in una trama più articolata e complessa, prolungando così le emozioni che suscita e trasmette...ma il racconto, seppur nella sua brevità, può trasmettere emozioni pari a quelle di un romanzo...poi, ovviamente, ci sono buoni e cattivi racconti, come buoni e cattivi romanzi... Rinnovo i complimenti per il blog, sempre più ricco di spunti e notizie interessanti!! Mi ripropongo di rispondere presto agli altri post, preparazione degli esami permettendo! Un abbraccio Sono d’accordo con Barbara sul fatto che i racconti, se ben costruiti, siano dei gioielli. Nella mia vita ho quasi sempre letto romanzi, soprattutto perché me ne hanno sempre regalati, ma quei pochi racconti nei quali mi sono imbattuta mi hanno molto emozionata…ricordo una raccolta di racconti che leggevo quando ero più piccola, scritta a più mani da alcuni noti scrittori per bambini e ragazzi, che s’intitolava “Nuvole a colazione” (in realtà forse due o tre racconti erano spezzoni di romanzi, ma quasi tutti erano, se non ricordo male, racconti), a cui ero e sono ancora molto affezionata. Il romanzo forse è generalmente più amato perché accompagna il lettore per più tempo, per una fetta a volte abbastanza lunga della sua vita (dipende ovviamente dalla lunghezza del romanzo e dal numero di momenti liberi da sfruttare per leggerlo, almeno per me è così!), perché “cattura” il lettore in una trama più articolata e complessa, prolungando così le emozioni che suscita e trasmette…ma il racconto, seppur nella sua brevità, può trasmettere emozioni pari a quelle di un romanzo…poi, ovviamente, ci sono buoni e cattivi racconti, come buoni e cattivi romanzi…
Rinnovo i complimenti per il blog, sempre più ricco di spunti e notizie interessanti!! Mi ripropongo di rispondere presto agli altri post, preparazione degli esami permettendo!
Un abbraccio

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115398 Sergio Sozi Mon, 21 Jun 2010 20:38:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115398 Grazie a te, Manu. Poi, se proprio ti andasse, ci sarebbe anche uno scrittore minore vivente chiamato, mi sembra, Sergio Sozi, che avrebbe esordito a livello nazionale con un libro intitolato ''Il maniaco e altri racconti'' (V. Casini Editore, Roma 2007). Li' si presenta per la prima volta la barbuta faccia del capitano Euterpe Santonastasio, che abbiamo qui sopra visto ''in action''... Salutoni Grazie a te, Manu. Poi, se proprio ti andasse, ci sarebbe anche uno scrittore minore vivente chiamato, mi sembra, Sergio Sozi, che avrebbe esordito a livello nazionale con un libro intitolato ”Il maniaco e altri racconti” (V. Casini Editore, Roma 2007). Li’ si presenta per la prima volta la barbuta faccia del capitano Euterpe Santonastasio, che abbiamo qui sopra visto ”in action”…
Salutoni

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Di: Manu http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115396 Manu Mon, 21 Jun 2010 20:13:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115396 Grazie a Stefania e Sergio per i suggerimenti, li terrò presenti. E grazie a Massimo per i saluti. Grazie a Stefania e Sergio per i suggerimenti, li terrò presenti. E grazie a Massimo per i saluti.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115393 Sergio Sozi Mon, 21 Jun 2010 19:27:35 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115393 Ah, l'hai gia' fatto? Ammazza! Tu sei uno che fa le cose prima di subito, Maugger! Di nuovo grazie mille! Ah, l’hai gia’ fatto? Ammazza! Tu sei uno che fa le cose prima di subito, Maugger! Di nuovo grazie mille!

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115392 Sergio Sozi Mon, 21 Jun 2010 19:25:51 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115392 Nessun problema, lo dico io: FORZA ITALIA!! Nota Copyright Sergio Sozi 2010, nessun usucapione dello slogan permesso a politici ed affini. P.S. Mi raccomando i corsivi e meglio ancora anche il grassetto del titolo. Grazie Massimo. Nessun problema, lo dico io: FORZA ITALIA!!
Nota
Copyright Sergio Sozi 2010, nessun usucapione dello slogan permesso a politici ed affini.
P.S.
Mi raccomando i corsivi e meglio ancora anche il grassetto del titolo. Grazie Massimo.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115383 Massimo Maugeri Mon, 21 Jun 2010 17:56:33 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115383 Grazie, Sergio... più tardi inserirò i corsivi nei punti giusti... Intanto mi verrebbe da dire For... It... Emh... Alè, Nazionale di calcio italiana! ;) Grazie, Sergio… più tardi inserirò i corsivi nei punti giusti…
Intanto mi verrebbe da dire For… It…
Emh… Alè, Nazionale di calcio italiana!
;)

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115377 Sergio Sozi Mon, 21 Jun 2010 16:52:38 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115377 A gentile richiesta, posto ben volentieri il racconto. Buona lettura, amici. --- <strong>Italia – Slovacchia, 2 a 0</strong> - <em> La forma del pallone è fatta a limoncello: calci da questo e quello, ed esso in porta va.</em> (Achille Campanile) - - Si mette le dita nel naso, lui. Ancora. Come se avesse cinque anni. E per scaramanzia si è appena tagliato la barbaccia incolta, trasformandola in un paio di baffi all'umbertina che... manco negli anni Venti. Be', ormai l'avrete capito: Euterpe Santonastasio è tornato fra noi, anche se le sue settantuno primavere sul groppone ce lo mostrano meno pimpante e bevitore di qualche tempo fa, quando sparí dalla circolazione: prima la pensione come capitano dei carabinieri in forza alla Compagnia Trieste II, poi qualche indagine privata, infine... infine boh! Si faceva i casi suoi, diciamo. E adesso eccolo qua che, seduto da solo davanti al televisore – in bianco e nero nell'Anno Domini 2010, mese di giugno, giorno 24 – si sta accaldando in mutande e ciabattacce mentre la fanfara suona l'Inno di Mameli. Lui lo canticchia sfumacchiante. Guarda il salotto liberty del suo appartamento liberty nella Trieste unpocolibertyanch'essa, ruotando gli occhi spiritati, e d'un botto si alza mentre infila la cicca in quella bocca stortignaccola, pertugio quasi senza labbra. <em>Speriamo di fare in tempo</em> – dice in fretta, col diavolo al culo e i mutandoni che fanno giacomogiacomo. Cosí messo, inizia a girare per l'ambiente. Ahi! Per poco non si brucia i sullodati baffi, cosí, bestemmiando fra i denti, spenge il mozzicone sul pavimento ma non si ferma... prosegue il giro d'ispezione, vieppiú nervoso, elettrico. Finché: <em>Eccolo! L'ho trovato! Stava sotto al canapé qui in sala, il vigliacco!</em> E si calma, ripiazzandosi sulla poltrona rosso pompeiano a ghirigori dorati ellenicoarabi. L'Inno è appena finito e sullo schermo c'è la tesa confusione, tipica degli istanti precedenti alle cause sportive <em>salomoniche</em>; ancora dieci secondi e il primo scarponcino darà l'avvio alla tarantella. Intanto l'oggetto del desiderio appena conquistato da Santonastasio noi lo possiamo proprio vedere in primo piano: <em>È un indispensabbile amuleto, questo!</em> – dice lui compiaciuto, e lo accarezza, se lo strofina al cuore, lo tiene stretto fra le gambe per farlo sentire amato e vezzeggiato, onorato come un pascià. Il bicchierino ne gode, con la sua forma a capitello corinzio: è di purissimo cristallo artigianale e ha sempre accompagnato il padrone nelle sue gite fra grappe bosniache, ivoriane e guatemalteche. Prima apparteneva ai nonni, sappiamo, ed aveva attraversato l'Adriatico per giungere a Siracusa, in casa Santonastasio, a fine Ottocento, provenendo dalla natia Venezia, o meglio Murano. Una minuscola riproduzione a rilievo della Cornucopia, posta sotto il fondo, l'ha reso sin dal battesimo quel che tutt'ora resta: il principe degli antisfiga, o meglio, dice Euterpe, il re degli scudi contro gli jettatori, l'imperatore delle armi che, solo a vederle, fuggono digrignanti e sconfitti i demoni e i triconi, i monatti e gli impestatori vari – depressi impasticcati e mezzemaniche delusi compresi, che dicono ''Eeeh... mi sa che qui si va a perdere... eh sí... eh sí...'' mentre hanno lo sgardo cinereo e giallognolo, loro, certo! Hanno l'occhiastro tumefatto che si infilza dritto dritto nei cosciotti degli Zambrotta e dei Cannavaro a fiaccarli e sgambettarli. Maledetti mezzemaniche sabotatori, canterò le lodi del vostro licenziamento, un vicino giorno. Ma il <em>Capitello</em> non ci sta con i menarogna, no, lui vede prevede e provvede. Provvederai, vero? – dice Euterpe Santonastasio, guardandolo con indicibile amore. E alza gli occhi. Alza gli occhi e vede nero dove c'era uno stadio in tripudio adrenalinico. Nero. Non quarantaquattro scarpe a tacchetti zanniformi e ventidue calzoncini sventolanti in mezzo alle ronzantiparanoiche trombette sudafricane. No. Neronero. Chiamarlo panico è ridicolo. Questo è annichilimento, a casa Santonastasio. A casa vostra cosa sarebbe, cosa comporterebbe quel buio televisivo al posto della diretta di Italia-Slovacchia? No, non ditemelo. Vi dirò io piuttosto che Euterpe in tre secondi di numero è già al contatore e muove spolette, preme pulsanti, gira manopolacce gialloblú, accende un'Emmessemaild che gli cade ecchissenefrega, con la mancina molla un pugnotto all'aggeggio elettrico e con la destra ne accende un'altra, di cicca, che gli si infila nelle mutande e <em>chissenefrega</em>, se la smorza a schiaffoni e pacche fra il pelo del bassoventre. Che partita, ragazzi! Ma qui niente si riaccende, i volt e i watt fanno congiura: <em>Complottano</em>... <em>e allora va bene, complottate, su, datevi da fare!</em> – urla il vecchio caramba levando gli occhi al cielo, quasi a ringraziare gli dèi per l'intuizione che lo ha appena colpito. Cosí prende a correre come un giaguaro in crisi d'astinenza da lepri selvatiche: attraversa il corridoio, confligge contro l'erma in gesso di D'Annunzio del povero nonno Ermeneuta e abbatte la porta rosarancio della camera da letto. Entratovi s'infila sotto il materasso del baldacchino e ne scivola come se fosse lubrificato fino al centro – lí tossisce per i fiocchi di polvereliberty che gli fan festa nel gargarozzo, agita le braccia che un elicottero in confronto è un fossile del mesozoico e finalmente vualà: <em>Amo la radio perché libera la gente</em>... – canticchia con il rosso parallelepipedo a batterie fra le mani e intanto scodinzola verso il bordo del letto, si rialza, muove l'interruttore, si avvia verso la sala. Un gracchio sussurra... dei balbettii... frammenti inclassificabili e cacofonie, voci? fffrz... salve ami... frzzzhk... zumpapà!... khrrr... sono le or... tttrrrrzzzh... telefonatec.... bzzzzz. <em>Le pile le ho cambiate il mese scorso</em> – medita Euterpe. Si piazza ancora sulla poltrona di prima cercando la sintonia giusta; ma invece della voce del radiocronista, un crac gli giunge da dietro le spalle. <em>Che c'entra mo' 'sto crac</em>... che... che però non viene proprio da dietro le spalle, per niente, viene da... sotto... dal... fondoschiena. Sí, esattamente da... <em>Noooo! La Cornucopia! Alé! Ci beccheremo otto a zero!</em> – e intanto recupera i frammenti del Sacro Bicchierino che lui stesso – lui stesso! – ha violato anzi, che dico, ha ucciso, <em>ucciso</em>, capite!? <em>Empietà! Blasfemia massima! Vergogna delle vergogne!</em> Euterpe lancia l'apparecchio balbettante con forza da nevrastenico, senza curarsi di dove vada a spiaccicarsi, purché deceda anch'esso, visto che suicidarsi seduta stante gli sembrerebbe dopotutto mossa eccessiva, nonostante l'atto spregevole – dal suo inverecondo deretano appena compiuto. E ora? Ora, una resa su tutto il fronte gli pare cosa ovvia: <em>Mica andrò anche a sentire, io il fascinatore, io la causa della sconfitta, io il maligno, mica andrò dico a sentire la voce del commentatore mentre annuncia Italia zero Slovacchia tre. No. Io sto in pensione dopotutto. E adesso me 'mbriaco!</em> Sparsi – con rabbia e rassegnazione fritte assieme nel cuore e nel cervello – i frammenti del <em>fu amuleto</em> (ogni pezzettino di cristallo a splendere chissadove in sala), in un attimo l'ex ufficiale è al mobile-bar. E trascorsi degli ulteriori forse venti minuti, eccolo che dorme steso sulla moquette con la boccia di un plebeissimo brandy accanto – vuota lei, pieno l'altro. E anche il suo giuramento di astemia andato in gita premio sulle nuvole, dopo diversi mesi di fedeltà. Dorme della grossa, sí... lui... privo di sensazioni, simulacro di uomo. Ma il suo ultimo pensiero forse avrà biascicato parole simili a queste: <em>Lo sbaglio iniziale è stato quel giurare di non riempirlo piú di grappa: me la sono voluta, la maledizione</em>. - Ma che ti saresti voluto, fesso, caruseddu mio! Ah, sei tu, avo cornacchione... come mai... ti fai vivo dalle tue paludi lassú, tu? Chi t'ha evocato? - Se venissi solo quando mi chiama un mortale, starei in questa palude eterna pacifico e tranquillo per secoli e secoli, visto il materialismo che gira in terra. No, caruseddu: ho preso io, in prima diciamo persona, l'iniziativa di scendere a trovare il mio pronipotaccio. Sai cosa ho appena finito di fare, Euterpe? E cosa, dài... lasciami dormire... ah non smammi, stai qui a farti vedere, secco inguastito che sei, con la tunica e la barbetta, gli occhi a razzo... be', cosa? Un sacrificio in onore di qualche eroe dei tempi tuoi... dimmi e scompari, te ne scongiuro, avo... - Sei fuori strada, modernuccio mio... no, no, no... io invece ho fatto un incontro che magari ti interesserà, ne son certo. Vuoi vederlo, Euterpe? E fammelo vedere. Uff. Stavo tanto bene senza sogni fra i corbelli io... dài, allora. - Bene. Ti saluto. Goditi la visione che ti mando nella capoccia: pronti, partenza, via! Venere lancia i due candidi dadi privi di numero e dice: - Dodici! Ho vinto! - Calma – rimanda Marte al suo fianco, adagiato come tutti sul vermiglio triclinio che poggia sul prato di nuvole (grigie ma luminose). – Adesso ti sistemo io. – E lancia i dadi – Ecco: tredici! - Tredici – sottolinea Venere – ah, allora qui si bara! - Tutti noi lo facciamo, che storia... – risponde stancamente Giove. – Ma adesso tocca a me – e butta i dadi in aria con noncuranza. Passa del tempo, e del tempo... oltre i tempi regolamentari, direbbe Nando Martellini con spirito secolare. - Ué... – interviene finalmente Mercurio – sono scomparsi... ma... senza i dadi, chi avrà vinto? - Io al padre Giove non glieli chiedo di sicuro – sussurra al suo orecchio Eolo – mica voglio farmi mandare in esilio laggiú in Sicilia un'altra volta, eh... - Ah sei stato tu a spingerli dove vuole il Fato, con la forza dei tuoi polmoni? – dice Giunone al Ventoso approfittando del fatto che Giove al momento sembra essersi un tantino assopito. - Io? Mi siano testimoni gli umani se mai farei una cosa simile solo per far perdere Venere. Umaaaaaniiii! Diiitemi! Ho forse fatto perdere Veeenereee? In quel momento una baraonda irrompe nelle recchie del Santonastasio, una cosa villana e chissà se olimpica, ma di certo fragorosa, tempestevolissima: Eccheccè – si chiede il capitano in pensione. Poi va alla finestra della camera da letto, che dà sulla strada e lo ripete: Checcè? Come che c'è... – urla un giovanotto con il Tricolore avvolto intorno alla testa quasi fosse un burq'a – non lo sa, lei, ma dove vive, anzi: vive? *** Sergio Sozi (Lubiana, 20 – VI – 2010) A gentile richiesta, posto ben volentieri il racconto. Buona lettura, amici.

Italia – Slovacchia, 2 a 0

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La forma del pallone
è fatta a limoncello:
calci da questo e quello,
ed esso in porta va.

(Achille Campanile)
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Si mette le dita nel naso, lui. Ancora. Come se avesse cinque anni. E per scaramanzia si è appena tagliato la barbaccia incolta, trasformandola in un paio di baffi all’umbertina che… manco negli anni Venti. Be’, ormai l’avrete capito: Euterpe Santonastasio è tornato fra noi, anche se le sue settantuno primavere sul groppone ce lo mostrano meno pimpante e bevitore di qualche tempo fa, quando sparí dalla circolazione: prima la pensione come capitano dei carabinieri in forza alla Compagnia Trieste II, poi qualche indagine privata, infine… infine boh! Si faceva i casi suoi, diciamo.
E adesso eccolo qua che, seduto da solo davanti al televisore – in bianco e nero nell’Anno Domini 2010, mese di giugno, giorno 24 – si sta accaldando in mutande e ciabattacce mentre la fanfara suona l’Inno di Mameli. Lui lo canticchia sfumacchiante. Guarda il salotto liberty del suo appartamento liberty nella Trieste unpocolibertyanch’essa, ruotando gli occhi spiritati, e d’un botto si alza mentre infila la cicca in quella bocca stortignaccola, pertugio quasi senza labbra.
Speriamo di fare in tempo – dice in fretta, col diavolo al culo e i mutandoni che fanno giacomogiacomo.
Cosí messo, inizia a girare per l’ambiente. Ahi! Per poco non si brucia i sullodati baffi, cosí, bestemmiando fra i denti, spenge il mozzicone sul pavimento ma non si ferma… prosegue il giro d’ispezione, vieppiú nervoso, elettrico. Finché: Eccolo! L’ho trovato! Stava sotto al canapé qui in sala, il vigliacco!
E si calma, ripiazzandosi sulla poltrona rosso pompeiano a ghirigori dorati ellenicoarabi. L’Inno è appena finito e sullo schermo c’è la tesa confusione, tipica degli istanti precedenti alle cause sportive salomoniche; ancora dieci secondi e il primo scarponcino darà l’avvio alla tarantella. Intanto l’oggetto del desiderio appena conquistato da Santonastasio noi lo possiamo proprio vedere in primo piano: È un indispensabbile amuleto, questo! – dice lui compiaciuto, e lo accarezza, se lo strofina al cuore, lo tiene stretto fra le gambe per farlo sentire amato e vezzeggiato, onorato come un pascià. Il bicchierino ne gode, con la sua forma a capitello corinzio: è di purissimo cristallo artigianale e ha sempre accompagnato il padrone nelle sue gite fra grappe bosniache, ivoriane e guatemalteche. Prima apparteneva ai nonni, sappiamo, ed aveva attraversato l’Adriatico per giungere a Siracusa, in casa Santonastasio, a fine Ottocento, provenendo dalla natia Venezia, o meglio Murano. Una minuscola riproduzione a rilievo della Cornucopia, posta sotto il fondo, l’ha reso sin dal battesimo quel che tutt’ora resta: il principe degli antisfiga, o meglio, dice Euterpe, il re degli scudi contro gli jettatori, l’imperatore delle armi che, solo a vederle, fuggono digrignanti e sconfitti i demoni e i triconi, i monatti e gli impestatori vari – depressi impasticcati e mezzemaniche delusi compresi, che dicono ”Eeeh… mi sa che qui si va a perdere… eh sí… eh sí…” mentre hanno lo sgardo cinereo e giallognolo, loro, certo! Hanno l’occhiastro tumefatto che si infilza dritto dritto nei cosciotti degli Zambrotta e dei Cannavaro a fiaccarli e sgambettarli. Maledetti mezzemaniche sabotatori, canterò le lodi del vostro licenziamento, un vicino giorno. Ma il Capitello non ci sta con i menarogna, no, lui vede prevede e provvede.
Provvederai, vero? – dice Euterpe Santonastasio, guardandolo con indicibile amore.
E alza gli occhi.
Alza gli occhi e vede nero dove c’era uno stadio in tripudio adrenalinico.
Nero. Non quarantaquattro scarpe a tacchetti zanniformi e ventidue calzoncini sventolanti in mezzo alle ronzantiparanoiche trombette sudafricane. No. Neronero.
Chiamarlo panico è ridicolo. Questo è annichilimento, a casa Santonastasio. A casa vostra cosa sarebbe, cosa comporterebbe quel buio televisivo al posto della diretta di Italia-Slovacchia? No, non ditemelo. Vi dirò io piuttosto che Euterpe in tre secondi di numero è già al contatore e muove spolette, preme pulsanti, gira manopolacce gialloblú, accende un’Emmessemaild che gli cade ecchissenefrega, con la mancina molla un pugnotto all’aggeggio elettrico e con la destra ne accende un’altra, di cicca, che gli si infila nelle mutande e chissenefrega, se la smorza a schiaffoni e pacche fra il pelo del bassoventre. Che partita, ragazzi!
Ma qui niente si riaccende, i volt e i watt fanno congiura: Complottanoe allora va bene, complottate, su, datevi da fare! – urla il vecchio caramba levando gli occhi al cielo, quasi a ringraziare gli dèi per l’intuizione che lo ha appena colpito. Cosí prende a correre come un giaguaro in crisi d’astinenza da lepri selvatiche: attraversa il corridoio, confligge contro l’erma in gesso di D’Annunzio del povero nonno Ermeneuta e abbatte la porta rosarancio della camera da letto. Entratovi s’infila sotto il materasso del baldacchino e ne scivola come se fosse lubrificato fino al centro – lí tossisce per i fiocchi di polvereliberty che gli fan festa nel gargarozzo, agita le braccia che un elicottero in confronto è un fossile del mesozoico e finalmente vualà: Amo la radio perché libera la gente… – canticchia con il rosso parallelepipedo a batterie fra le mani e intanto scodinzola verso il bordo del letto, si rialza, muove l’interruttore, si avvia verso la sala. Un gracchio sussurra… dei balbettii… frammenti inclassificabili e cacofonie, voci? fffrz… salve ami… frzzzhk… zumpapà!… khrrr… sono le or… tttrrrrzzzh… telefonatec…. bzzzzz. Le pile le ho cambiate il mese scorso – medita Euterpe. Si piazza ancora sulla poltrona di prima cercando la sintonia giusta; ma invece della voce del radiocronista, un crac gli giunge da dietro le spalle. Che c’entra mo’ ’sto crac… che… che però non viene proprio da dietro le spalle, per niente, viene da… sotto… dal… fondoschiena. Sí, esattamente da… Noooo! La Cornucopia! Alé! Ci beccheremo otto a zero! – e intanto recupera i frammenti del Sacro Bicchierino che lui stesso – lui stesso! – ha violato anzi, che dico, ha ucciso, ucciso, capite!?
Empietà! Blasfemia massima! Vergogna delle vergogne!
Euterpe lancia l’apparecchio balbettante con forza da nevrastenico, senza curarsi di dove vada a spiaccicarsi, purché deceda anch’esso, visto che suicidarsi seduta stante gli sembrerebbe dopotutto mossa eccessiva, nonostante l’atto spregevole – dal suo inverecondo deretano appena compiuto.
E ora?
Ora, una resa su tutto il fronte gli pare cosa ovvia: Mica andrò anche a sentire, io il fascinatore, io la causa della sconfitta, io il maligno, mica andrò dico a sentire la voce del commentatore mentre annuncia Italia zero Slovacchia tre. No. Io sto in pensione dopotutto. E adesso me ‘mbriaco!
Sparsi – con rabbia e rassegnazione fritte assieme nel cuore e nel cervello – i frammenti del fu amuleto (ogni pezzettino di cristallo a splendere chissadove in sala), in un attimo l’ex ufficiale è al mobile-bar. E trascorsi degli ulteriori forse venti minuti, eccolo che dorme steso sulla moquette con la boccia di un plebeissimo brandy accanto – vuota lei, pieno l’altro. E anche il suo giuramento di astemia andato in gita premio sulle nuvole, dopo diversi mesi di fedeltà. Dorme della grossa, sí… lui… privo di sensazioni, simulacro di uomo. Ma il suo ultimo pensiero forse avrà biascicato parole simili a queste: Lo sbaglio iniziale è stato quel giurare di non riempirlo piú di grappa: me la sono voluta, la maledizione.
- Ma che ti saresti voluto, fesso, caruseddu mio!
Ah, sei tu, avo cornacchione… come mai… ti fai vivo dalle tue paludi lassú, tu? Chi t’ha evocato?
- Se venissi solo quando mi chiama un mortale, starei in questa palude eterna pacifico e tranquillo per secoli e secoli, visto il materialismo che gira in terra. No, caruseddu: ho preso io, in prima diciamo persona, l’iniziativa di scendere a trovare il mio pronipotaccio. Sai cosa ho appena finito di fare, Euterpe?
E cosa, dài… lasciami dormire… ah non smammi, stai qui a farti vedere, secco inguastito che sei, con la tunica e la barbetta, gli occhi a razzo… be’, cosa? Un sacrificio in onore di qualche eroe dei tempi tuoi… dimmi e scompari, te ne scongiuro, avo…
- Sei fuori strada, modernuccio mio… no, no, no… io invece ho fatto un incontro che magari ti interesserà, ne son certo. Vuoi vederlo, Euterpe?
E fammelo vedere. Uff. Stavo tanto bene senza sogni fra i corbelli io… dài, allora.
- Bene. Ti saluto. Goditi la visione che ti mando nella capoccia: pronti, partenza, via!

Venere lancia i due candidi dadi privi di numero e dice:
- Dodici! Ho vinto!
- Calma – rimanda Marte al suo fianco, adagiato come tutti sul vermiglio triclinio che poggia sul prato di nuvole (grigie ma luminose). – Adesso ti sistemo io. – E lancia i dadi – Ecco: tredici!
- Tredici – sottolinea Venere – ah, allora qui si bara!
- Tutti noi lo facciamo, che storia… – risponde stancamente Giove. – Ma adesso tocca a me – e butta i dadi in aria con noncuranza.
Passa del tempo, e del tempo… oltre i tempi regolamentari, direbbe Nando Martellini con spirito secolare.
- Ué… – interviene finalmente Mercurio – sono scomparsi… ma… senza i dadi, chi avrà vinto?
- Io al padre Giove non glieli chiedo di sicuro – sussurra al suo orecchio Eolo – mica voglio farmi mandare in esilio laggiú in Sicilia un’altra volta, eh…
- Ah sei stato tu a spingerli dove vuole il Fato, con la forza dei tuoi polmoni? – dice Giunone al Ventoso approfittando del fatto che Giove al momento sembra essersi un tantino assopito.
- Io? Mi siano testimoni gli umani se mai farei una cosa simile solo per far perdere Venere. Umaaaaaniiii! Diiitemi! Ho forse fatto perdere Veeenereee?

In quel momento una baraonda irrompe nelle recchie del Santonastasio, una cosa villana e chissà se olimpica, ma di certo fragorosa, tempestevolissima:
Eccheccè – si chiede il capitano in pensione.
Poi va alla finestra della camera da letto, che dà sulla strada e lo ripete:
Checcè?
Come che c’è… – urla un giovanotto con il Tricolore avvolto intorno alla testa quasi fosse un burq’a – non lo sa, lei, ma dove vive, anzi: vive?

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Sergio Sozi (Lubiana, 20 – VI – 2010)

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115371 Massimo Maugeri Mon, 21 Jun 2010 16:37:36 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115371 @ Sergio Sozi A proposito di racconti... (appunto!) Per email mi hai parlato di un tuo racconto (calcistico) breve scritto per i mondiali intitolato ''Italia-Slovacchia, 2 a O''. Siccome siamo in tema - e il periodo è quello giusto -, caro Sergio, se ti fa piacere, ti chiederei di inserire il racconto qui tra i commenti. @ Sergio Sozi
A proposito di racconti… (appunto!)
Per email mi hai parlato di un tuo racconto (calcistico) breve scritto per i mondiali intitolato ”Italia-Slovacchia, 2 a O”.
Siccome siamo in tema – e il periodo è quello giusto -, caro Sergio, se ti fa piacere, ti chiederei di inserire il racconto qui tra i commenti.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115370 Massimo Maugeri Mon, 21 Jun 2010 16:34:20 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115370 Ringrazio Elisa, Stefania, Sergio per i consigli rivolti a Manu... Ringrazio Elisa, Stefania, Sergio per i consigli rivolti a Manu…

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115335 Sergio Sozi Mon, 21 Jun 2010 12:51:56 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115335 Un quarto pero' ve lo raccomando subito: Mario Soldati ''I racconti del maresciallo''. A stasera. Un quarto pero’ ve lo raccomando subito:
Mario Soldati ”I racconti del maresciallo”.
A stasera.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115334 Sergio Sozi Mon, 21 Jun 2010 12:45:10 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115334 A Manu ed Elisa, grazie per la fiducia, care. Allora. I primi due volumi che mi vengono in mente sono i seguenti: - Andrea Camilleri ''Gli arancini di Montalbano'' (Mondadori); - Luigi Malerba ''Mozziconi'' (Einaudi); - Corrado Alvaro ''Settantacinque racconti'' (in ''Opere - Romanzi brevi e racconti'', Bompiani). **** Il secondo libro e' ''per tutti'' - soprattutto per ragazzi - ma veramente uno dei migliori lavori di Malerba. Il terzo e' un grande classico della nostra letteratura. Stasera ci penso su e vi do altre dritte... sempre parlando SOLO di racconti con personaggio unico (in Camilleri e' Montalbano, in Malerba e' Mozziconi, in Alvaro e' lui stesso). Salutoni, a piu' tardi Sergio A Manu ed Elisa,
grazie per la fiducia, care.
Allora.
I primi due volumi che mi vengono in mente sono i seguenti:
- Andrea Camilleri ”Gli arancini di Montalbano” (Mondadori);
- Luigi Malerba ”Mozziconi” (Einaudi);
- Corrado Alvaro ”Settantacinque racconti” (in ”Opere – Romanzi brevi e racconti”, Bompiani).
****
Il secondo libro e’ ”per tutti” – soprattutto per ragazzi – ma veramente uno dei migliori lavori di Malerba. Il terzo e’ un grande classico della nostra letteratura.
Stasera ci penso su e vi do altre dritte… sempre parlando SOLO di racconti con personaggio unico (in Camilleri e’ Montalbano, in Malerba e’ Mozziconi, in Alvaro e’ lui stesso).
Salutoni, a piu’ tardi
Sergio

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Di: Stefania http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115328 Stefania Mon, 21 Jun 2010 12:11:15 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115328 i racconti di Nick Adams di Hemingway i racconti di Nick Adams di Hemingway

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Di: Stefania http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115324 Stefania Mon, 21 Jun 2010 12:07:18 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115324 per Manu: se ti piace la fantascienza allora direi i racconti sui robot di Isaac Asimov, per esempio sono un ciclo di racconti con più o meno gli stessi personaggi, a cui mi sono affezionata. per Manu: se ti piace la fantascienza allora direi i racconti sui robot di Isaac Asimov, per esempio sono un ciclo di racconti con più o meno gli stessi personaggi, a cui mi sono affezionata.

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Di: elisa http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115323 elisa Mon, 21 Jun 2010 11:53:03 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115323 Mi aggiungo a Manu.. Anche io voglio suggerimenti!! Mi aggiungo a Manu..
Anche io voglio suggerimenti!!

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115257 Massimo Maugeri Sun, 20 Jun 2010 22:18:21 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115257 Ringrazio tutti per i nuovi commenti. Un saluto speciale a Manu e a Loren. Ringrazio tutti per i nuovi commenti.
Un saluto speciale a Manu e a Loren.

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Di: Manu http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115249 Manu Sun, 20 Jun 2010 19:45:03 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115249 A Sergio: chissà, potrebbe essere che a una serie di racconti con lo stesso protagonista mi potrei affezionare..:-) Suggerimenti in proposito? Leggo comunque anche i racconti brevi, non li rifiuto a priori perchè penso non mi coinvolgano. Almeno ci provo. A Sergio: chissà, potrebbe essere che a una serie di racconti con lo stesso protagonista mi potrei affezionare..:-)
Suggerimenti in proposito?
Leggo comunque anche i racconti brevi, non li rifiuto a priori perchè penso non mi coinvolgano. Almeno ci provo.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115248 Sergio Sozi Sun, 20 Jun 2010 19:41:33 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115248 Cara Loren, io sono italiano, ma mia figlia Laura e' stata abituata come i figli di voi inglesi: lettura, libri, favole, racconti e molta mitologia classica - perche' noi italiani siamo figli della cultura antica, come tutti sanno, e io questo bagaglio culturale del mio popolo l'ho sempre messo in pratica. anche io e mia moglie abbiamo ricevuto una educazione analoga e ne siamo orgogliosi - esattamente come i nostri genitori, i quali sono cresciuti ugualmente fra i libri. Cara Loren,
io sono italiano, ma mia figlia Laura e’ stata abituata come i figli di voi inglesi: lettura, libri, favole, racconti e molta mitologia classica – perche’ noi italiani siamo figli della cultura antica, come tutti sanno, e io questo bagaglio culturale del mio popolo l’ho sempre messo in pratica. anche io e mia moglie abbiamo ricevuto una educazione analoga e ne siamo orgogliosi – esattamente come i nostri genitori, i quali sono cresciuti ugualmente fra i libri.

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Di: francesca giulia marone http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115240 francesca giulia marone Sun, 20 Jun 2010 15:32:10 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115240 Carissimo Sergio, ti saluto anch'io con affetto....per te e Faustina: la mia ha giusto il doppio dell'età dei vostri e mi è nata e cresciuta col predicozzo al posto del ciuccio!!!! :-) un abbraccio un bacione special anche a Maria Lucia!! Carissimo Sergio, ti saluto anch’io con affetto….per te e Faustina: la mia ha giusto il doppio dell’età dei vostri e mi è nata e cresciuta col predicozzo al posto del ciuccio!!!!
:-)
un abbraccio
un bacione special anche a Maria Lucia!!

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Di: Faustina http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/16/a-proposito-di-racconti/comment-page-6/#comment-115236 Faustina Sun, 20 Jun 2010 14:14:26 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/24/c%e2%80%99era-una-volta-il-racconto/#comment-115236 Caro Sergio, non per andare off topic ma anche il mio Andrea ha sette anni (l'ho adottato) e anche lui inizia a farmi i predicozzi, deve essere la generazione :-) Baci Caro Sergio, non per andare off topic ma anche il mio Andrea ha sette anni (l’ho adottato) e anche lui inizia a farmi i predicozzi, deve essere la generazione :-)

Baci

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