Commenti a: SETTANTA ACRILICO, TRENTA LANA: Viola di Grado http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/ Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Sep 2021 08:46:19 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 hourly 1 Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-199268 Massimo Maugeri Sun, 29 May 2011 21:34:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-199268 Ho aggiornato questo post giusto per congratularmi con Viola Di Grado. In questi mesi “Settanta acrilico, trenta lana” ha fatto incetta di premi importanti. Su tutti (notizia di ieri), la vincita del Premio Campiello opera prima 2011. Brava, Viola! Complimenti a te e al tuo talento. Ho aggiornato questo post giusto per congratularmi con Viola Di Grado. In questi mesi “Settanta acrilico, trenta lana” ha fatto incetta di premi importanti. Su tutti (notizia di ieri), la vincita del Premio Campiello opera prima 2011.
Brava, Viola! Complimenti a te e al tuo talento.

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Di: L'isola degli asini http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-191704 L'isola degli asini Thu, 21 Apr 2011 14:54:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-191704 Letteratitudine, per caso, qualcuno dice per serendipità ma è solo una questione di algoritmi, mi sono trovato a leggere uno strano post sul libro della Di Grado nel blog Letteratitudine in cui Massimo Maugeri, dopo una rassegna di link e una lista di temi reputati importanti, ha posto quattro domande ai suoi lettori per «favorire la discussione». Dopo alcuni commenti la stessa Viola Di Grado risponde alle domande. Mi sono incuriosito ed ho ripercorso a ritroso le risposte dell'autrice, rintracciando le domande degli avventori del blog, alla fine ho montato i commenti e ne è venuta fuori intervista involontaria a Viola Di Grado, spontanea, diretta, spesso ironica. Un'intervista collettiva con i colori di chi ama perdersi in particolari, forse inconsistenti per il libro, ma importanti per la propria vita. Ecco il link: http://lisoladegliasini.blogspot.com/2011/04/intervista-involontaria-viola-di-grado.html Letteratitudine,
per caso, qualcuno dice per serendipità ma è solo una questione di algoritmi, mi sono trovato a leggere uno strano post sul libro della Di Grado nel blog Letteratitudine in cui Massimo Maugeri, dopo una rassegna di link e una lista di temi reputati importanti, ha posto quattro domande ai suoi lettori per «favorire la discussione».
Dopo alcuni commenti la stessa Viola Di Grado risponde alle domande.
Mi sono incuriosito ed ho ripercorso a ritroso le risposte dell’autrice, rintracciando le domande degli avventori del blog, alla fine ho montato i commenti e ne è venuta fuori intervista involontaria a Viola Di Grado, spontanea, diretta, spesso ironica.
Un’intervista collettiva con i colori di chi ama perdersi in particolari, forse inconsistenti per il libro, ma importanti per la propria vita.

Ecco il link: http://lisoladegliasini.blogspot.com/2011/04/intervista-involontaria-viola-di-grado.html

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-186613 Massimo Maugeri Tue, 29 Mar 2011 18:28:41 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-186613 Faccio i migliori auguri a Viola Di Grado per la candidatura ufficiale del suo romanzo d'esordio "Settanta acrilico, trenta lana" (e/o) all'edizione 2011 del Premio Strega, proposto da due "amiche della domenica" (si chiamano così i giurati del Premio Strega): Serena Dandini e Maria Rosa Cutrufelli. Faccio i migliori auguri a Viola Di Grado per la candidatura ufficiale del suo romanzo d’esordio “Settanta acrilico, trenta lana” (e/o) all’edizione 2011 del Premio Strega, proposto da due “amiche della domenica” (si chiamano così i giurati del Premio Strega): Serena Dandini e Maria Rosa Cutrufelli.

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Di: Kataweb.it - Blog - LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Blog Archive » IN RADIO CON MASSIMO MAUGERI: VIOLA DI GRADO e MARIA LUCIA RICCIOLI http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-180522 Kataweb.it - Blog - LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Blog Archive » IN RADIO CON MASSIMO MAUGERI: VIOLA DI GRADO e MARIA LUCIA RICCIOLI Sun, 13 Mar 2011 16:43:45 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-180522 [...] SETTANTA ACRILICO, TRENTA LANA: Viola di Grado [...] [...] SETTANTA ACRILICO, TRENTA LANA: Viola di Grado [...]

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-147806 Massimo Maugeri Tue, 15 Feb 2011 20:54:52 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-147806 Avremo il piacere di ascoltare Viola a Fahrenheit, giovedì prossimo. Avremo il piacere di ascoltare Viola a Fahrenheit, giovedì prossimo.

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Di: Giovedì 17 febbraio, Viola Di Grado a Fahrenheit http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-147515 Giovedì 17 febbraio, Viola Di Grado a Fahrenheit Tue, 15 Feb 2011 14:15:23 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-147515 Giovedì 17 febbraio, nello spazio del Libro del giorno ospiteremo l'esordiente Viola Di Grado, autrice di Settanta acrilico trenta lana. Edizioni E/O http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/index.cfm Giovedì 17 febbraio, nello spazio del Libro del giorno ospiteremo l’esordiente Viola Di Grado, autrice di Settanta acrilico trenta lana. Edizioni E/O
http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/index.cfm

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Di: Rosario Castelli, "Una discesa agl'inferi nello spazio liquido di Leeds", La Sicilia, 14/02/2011 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-146744 Rosario Castelli, "Una discesa agl'inferi nello spazio liquido di Leeds", La Sicilia, 14/02/2011 Mon, 14 Feb 2011 20:29:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-146744 <b>Rosario Castelli, "Una discesa agl'inferi nello spazio liquido di Leeds", La Sicilia, 14/02/2011</b> -------------- -------------- È ancora presto per parlare di caso letterario? Forse, ma "Settanta acrilico trenta lana" (E/O), il romanzo con cui si affaccia alla ribalta editoriale la ventitreenne Viola Di Grado, non passa certamente inosservato, a giudicare dalle numerose e lusinghiere recensioni che ha già inanellato. Il suo folgorante incipit (“Un giorno era ancora dicembre. Specialmente a Leeds, dove l’inverno è cominciato da così tanto tempo che nessuno è abbastanza vecchio da aver visto cosa c’era prima”) catapulta il lettore nello spazio liquido di una città inglese che solo a pronunciarla ti senti l’acqua nelle ossa, in cui anche il sole ha la freddezza di un neon e gelide patine di solitudine avvolgono come cellophane i sentimenti e le vite delle persone che ci abitano. La storia che il libro racconta è quella d’una discesa agl’inferi che precipita Camelia Mega e sua madre Livia nel gorgo di un’esistenza in cui i vuoti sono paradossalmente la realtà più concreta. Orfana di un padre adultero che le ha lasciato nell’anima un buco a sua immagine e somiglianza, la giovane protagonista si troverà a dover ricucire la propria esistenza lacerata come fa con i vestiti che trova nei cassonetti e che ricompone dopo averli tagliuzzati e ridotti a brandelli. La madre, ormai ridotta all’afasia dopo un brillante passato da musicista, vegeta in una casa ammuffita comunicando solo con gli sguardi e fotografando ossessivamente buchi con la sua Polaroid. L’immaginario che vivifica la creatività dell’autrice è intermediale e ricchissimo, leggendo il libro ci imbattiamo in immagini che non ci stupiremmo di trovare in un certo tipo di cinema visionario -da Tim Burton a David Lynch -, che potremmo veder descritte in romanzi di Irvine Welsh o Amélie Nothomb, a cui pure è stata paragonata, o che starebbero benissimo in un graffito di Jean-Michel Basquiat. Ma su tutto spicca la personalità già armata e matura di una scrittrice convincente che, pur avendo metabolizzato tante influenze artistiche, riesce a somigliare solo a se stessa componendo un romanzo dallo stile anamorfico. L’anamorfosi è, letteralmente, una “forma ricostruita”, un’immagine che possiamo riconoscere solo collocandoci da un preciso punto di vista. Oggi sono gli artisti di strada – e ce ne sono di bravissimi in Inghilterra - i più abili realizzatori di opere anamorfiche che colpiscono i passanti che percepiscono cavità o profondità inesistenti. Anche Settanta acrilico trenta lana è disseminato di voragini, oblò, buchi, da cui i personaggi, che incedono in equilibrio come sull’orlo di un cratere, rischiano di essere costantemente risucchiati. Sono la metafora di un tempo perduto e irrecuperabile, slabbrato, pieno di effrazioni e diffrazioni, e in cui l’unica possibilità è data da un’insopprimibile coazione a ripetere che ammette solo l’eterno ricominciamento di ogni cosa. Non sono pochi i pregi dell’opera, ma su tutti spicca la lingua che l’autrice usa con precisione e freddezza chirurgica, con una padronanza degli strumenti espressivi che raramente caratterizza le opere prime e con cui compone un patchwork di vite imperfette, illuminate qua e là da un’ironia british, ora sapida ora amara, con cui vaccinare la disperazione. Più che di formazione, quello di Viola Di Grado è perciò un romanzo di de-formazione percorso da una vena straniante che rimescola le convenzioni sintattiche, animato da una lingua sorprendente, evocativa, mai scontata o asservita a scopi esclusivamente descrittivi o comunicativi. Tutte qualità che si riflettono nei personaggi, nella descrizione della natura e nella rappresentazione dello spazio interiore, e in cui sono sempre gli scarti dalla norma, le contaminazioni, i cortocircuiti fantastici a produrre guizzi mercuriali. Rosario Castelli, “Una discesa agl’inferi nello spazio liquido di Leeds”, La Sicilia, 14/02/2011
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È ancora presto per parlare di caso letterario? Forse, ma “Settanta acrilico trenta lana” (E/O), il romanzo con cui si affaccia alla ribalta editoriale la ventitreenne Viola Di Grado, non passa certamente inosservato, a giudicare dalle numerose e lusinghiere recensioni che ha già inanellato. Il suo folgorante incipit (“Un giorno era ancora dicembre. Specialmente a Leeds, dove l’inverno è cominciato da così tanto tempo che nessuno è abbastanza vecchio da aver visto cosa c’era prima”) catapulta il lettore nello spazio liquido di una città inglese che solo a pronunciarla ti senti l’acqua nelle ossa, in cui anche il sole ha la freddezza di un neon e gelide patine di solitudine avvolgono come cellophane i sentimenti e le vite delle persone che ci abitano.
La storia che il libro racconta è quella d’una discesa agl’inferi che precipita Camelia Mega e sua madre Livia nel gorgo di un’esistenza in cui i vuoti sono paradossalmente la realtà più concreta. Orfana di un padre adultero che le ha lasciato nell’anima un buco a sua immagine e somiglianza, la giovane protagonista si troverà a dover ricucire la propria esistenza lacerata come fa con i vestiti che trova nei cassonetti e che ricompone dopo averli tagliuzzati e ridotti a brandelli.
La madre, ormai ridotta all’afasia dopo un brillante passato da musicista, vegeta in una casa ammuffita comunicando solo con gli sguardi e fotografando ossessivamente buchi con la sua Polaroid.
L’immaginario che vivifica la creatività dell’autrice è intermediale e ricchissimo, leggendo il libro ci imbattiamo in immagini che non ci stupiremmo di trovare in un certo tipo di cinema visionario -da Tim Burton a David Lynch -, che potremmo veder descritte in romanzi di Irvine Welsh o Amélie Nothomb, a cui pure è stata paragonata, o che starebbero benissimo in un graffito di Jean-Michel Basquiat.
Ma su tutto spicca la personalità già armata e matura di una scrittrice convincente che, pur avendo metabolizzato tante influenze artistiche, riesce a somigliare solo a se stessa componendo un romanzo dallo stile anamorfico. L’anamorfosi è, letteralmente, una “forma ricostruita”, un’immagine che possiamo riconoscere solo collocandoci da un preciso punto di vista. Oggi sono gli artisti di strada – e ce ne sono di bravissimi in Inghilterra – i più abili realizzatori di opere anamorfiche che colpiscono i passanti che percepiscono cavità o profondità inesistenti. Anche Settanta acrilico trenta lana è disseminato di voragini, oblò, buchi, da cui i personaggi, che incedono in equilibrio come sull’orlo di un cratere, rischiano di essere costantemente risucchiati. Sono la metafora di un tempo perduto e irrecuperabile, slabbrato, pieno di effrazioni e diffrazioni, e in cui l’unica possibilità è data da un’insopprimibile coazione a ripetere che ammette solo l’eterno ricominciamento di ogni cosa.
Non sono pochi i pregi dell’opera, ma su tutti spicca la lingua che l’autrice usa con precisione e freddezza chirurgica, con una padronanza degli strumenti espressivi che raramente caratterizza le opere prime e con cui compone un patchwork di vite imperfette, illuminate qua e là da un’ironia british, ora sapida ora amara, con cui vaccinare la disperazione.
Più che di formazione, quello di Viola Di Grado è perciò un romanzo di de-formazione percorso da una vena straniante che rimescola le convenzioni sintattiche, animato da una lingua sorprendente, evocativa, mai scontata o asservita a scopi esclusivamente descrittivi o comunicativi. Tutte qualità che si riflettono nei personaggi, nella descrizione della natura e nella rappresentazione dello spazio interiore, e in cui sono sempre gli scarti dalla norma, le contaminazioni, i cortocircuiti fantastici a produrre guizzi mercuriali.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-146743 Massimo Maugeri Mon, 14 Feb 2011 20:27:32 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-146743 Sulla pagina cultura de "La Sicilia" di oggi è uscito un ottimo articolo firmato da Rosario Castelli. Lo inserisco di seguito... Sulla pagina cultura de “La Sicilia” di oggi è uscito un ottimo articolo firmato da Rosario Castelli.
Lo inserisco di seguito…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-146741 Massimo Maugeri Mon, 14 Feb 2011 20:26:16 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-146741 Ancora grazie (oltre a Viola): a Rossella, Mela, Elio, Gabriella (ti aspetto in libreria, eh... :-) ), Giulio Ancora grazie (oltre a Viola): a Rossella, Mela, Elio, Gabriella (ti aspetto in libreria, eh… :-) ), Giulio

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Di: giuliotraversi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-146552 giuliotraversi Mon, 14 Feb 2011 16:04:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-146552 complimenti alla nuova scrittrice catanese e al suo primo traguardo editoriale! Già il solo sfogliare il libro e leggiucchiare quì e lì qualche pagina dànno l'impressione di un romanzo sincero e piacevole, esistenziale nel contenuto. Come non pensare a una presenza nascosta della vita nella città di appartenenza. Rimossa, ma per questo indicazione per difetto e lente convergente dei fatti e dei sentimenti. complimenti alla nuova scrittrice catanese e al suo primo traguardo editoriale!

Già il solo sfogliare il libro e leggiucchiare quì e lì qualche pagina dànno l’impressione di un romanzo sincero e piacevole, esistenziale nel contenuto. Come non pensare a una presenza nascosta della vita nella città di appartenenza. Rimossa, ma per questo indicazione per difetto e lente convergente dei fatti e dei sentimenti.

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Di: elio http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-146497 elio Mon, 14 Feb 2011 14:43:26 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-146497 Viola Di Grado: 70% simpatica, 30% ironica, 100% brava. Sto leggendo il tuo bel libro Viola Di Grado: 70% simpatica, 30% ironica, 100% brava.
Sto leggendo il tuo bel libro

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Di: gabriella rossitto http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-146474 gabriella rossitto Mon, 14 Feb 2011 14:14:33 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-146474 non vedo l'ora di leggerlo e se il sangue non è acqua... non vedo l’ora di leggerlo
e se il sangue non è acqua…

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Di: mela mondi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-146313 mela mondi Mon, 14 Feb 2011 10:25:32 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-146313 Cara Rossella,sono compiuciuta e ti ringrazio del tuo commento. Se vuoi metterti in contatto con me non hai che da chiedere il mio recapito elettronico e domiciliare a Massimo, o acquistare il mio libro "ALLA CORTE DEL NONNO MASTICANDO LIQUIRIZIA" edizioni Agemina Fi,( già alla terza ristampa) nell'ultima pagina troverai indirizzo e numero di telefono.Nel libro non parlo specificatamente di empatia ,ma per certi versi costruisco sull'empatia. A quello che ho scritto sopra posso aggiungerti che l'empatia è un elemento della conoscenza che spiega anche "l'evoluzione della cultura" di cui in questi ultimi tempi si è occupata anche la rivista internazionale LE SCIENZE. Infatti l'antropologia oggi rivolge ad essa il suo interesse. L'empatia, a detta degli esperti, ci insegna a diventare più umani. Ciao e buona ricerca Cara Rossella,sono compiuciuta e ti ringrazio del tuo commento.
Se vuoi metterti in contatto con me non hai che da chiedere il mio recapito elettronico e domiciliare a Massimo, o acquistare il mio libro “ALLA CORTE DEL NONNO MASTICANDO LIQUIRIZIA” edizioni Agemina Fi,( già alla terza ristampa) nell’ultima pagina troverai indirizzo e numero di telefono.Nel libro non parlo specificatamente di empatia ,ma per certi versi costruisco sull’empatia.
A quello che ho scritto sopra posso aggiungerti che l’empatia è un elemento della conoscenza che spiega anche “l’evoluzione della cultura” di cui in questi ultimi tempi si è occupata anche la rivista internazionale LE SCIENZE. Infatti l’antropologia oggi rivolge ad essa il suo interesse.
L’empatia, a detta degli esperti, ci insegna a diventare più umani.
Ciao e buona ricerca

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Di: Comunicato dell’8 febbraio 2011 | L'aggregatore dei web writer http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-146255 Comunicato dell’8 febbraio 2011 | L'aggregatore dei web writer Mon, 14 Feb 2011 09:01:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-146255 [...] Ripuliamo il linguaggio dal degrado.), mentre il secondo invece è esclusivamente letterario (Settanta acrilico, trenta lana: Viola di Grado).       [...] [...] Ripuliamo il linguaggio dal degrado.), mentre il secondo invece è esclusivamente letterario (Settanta acrilico, trenta lana: Viola di Grado).       [...]

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Di: Rossella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-146244 Rossella Mon, 14 Feb 2011 08:47:57 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-146244 Cara Mela hai scritto una riflessione molto profonda. L'era dell'empatia, è vero, ha sostituito la ragione; il tuo pensiero appare come un punto dal quale partono diversi raggi, sembra un piccolo sole. Sarebbe davvero interessante approfondire questo tema, magari di persona: aggiungo soltanto che se del pensiero collettivo si potesse tracciare un disegno (rimaniamo nel campo dei simboli) la croce appare rovesciata. Breve la verticale, lunga l'orizzontale. Ciao Mela. Grazie. Rossella Cara Mela hai scritto una riflessione molto profonda. L’era dell’empatia, è vero, ha sostituito la ragione; il tuo pensiero appare come un punto dal quale partono diversi raggi, sembra un piccolo sole.
Sarebbe davvero interessante approfondire questo tema, magari di persona: aggiungo soltanto che se del pensiero collettivo si potesse tracciare un disegno (rimaniamo nel campo dei simboli) la croce appare rovesciata. Breve la verticale, lunga l’orizzontale.
Ciao Mela. Grazie.
Rossella

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Di: Viola Di Grado http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-145874 Viola Di Grado Sun, 13 Feb 2011 23:26:44 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-145874 Grazie a te Massimo. Le mie presentazioni sono il 16 a Catania e il 17 a Roma, entrambe alla Feltrinelli. I dettagli presenti e futuri sulla mia pagina-ufficiale-facebook: http://www.facebook.com/violadigrado Detto questo, 70 % Buonanotte e 30 % arrivederci Grazie a te Massimo. Le mie presentazioni sono il 16 a Catania e il 17 a Roma, entrambe alla Feltrinelli. I dettagli presenti e futuri sulla mia pagina-ufficiale-facebook:
http://www.facebook.com/violadigrado
Detto questo,
70 % Buonanotte e 30 % arrivederci

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-145725 Massimo Maugeri Sun, 13 Feb 2011 20:11:42 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-145725 E grazie mille anche a Mela Mondì, per il suo intervento molto interessante. E grazie mille anche a Mela Mondì, per il suo intervento molto interessante.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-145723 Massimo Maugeri Sun, 13 Feb 2011 20:11:09 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-145723 Cara Raffaella, grazie per i tuoi interessanti interventi sulla lingua cinese. Se hai altro da condividere, accomodati pure... :-)) Ti ringrazio in anticipo. Cara Raffaella,
grazie per i tuoi interessanti interventi sulla lingua cinese. Se hai altro da condividere, accomodati pure… :-) )
Ti ringrazio in anticipo.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-4/#comment-145722 Massimo Maugeri Sun, 13 Feb 2011 20:09:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-145722 Grazie mille ad Ausilio Bertoli e a Rossella per i loro interventi. Grazie mille ad Ausilio Bertoli e a Rossella per i loro interventi.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-145721 Massimo Maugeri Sun, 13 Feb 2011 20:09:00 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-145721 Un caro saluto a tutti gli altri amici che hanno lasciato nuovi contributi. Un caro saluto a tutti gli altri amici che hanno lasciato nuovi contributi.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-145720 Massimo Maugeri Sun, 13 Feb 2011 20:08:35 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-145720 Cara Viola, grazie per i brani del tuo libro che ci hai donato. Un assaggio davvero succulento, direi... - Verrò a salutarti il 16 febbraio 2011, dalle ore 18 alle ore 19 circa, alla Libreria Feltrinelli di Catania (via Etnea 285), in occasione della presentaione del libro. Cara Viola,
grazie per i brani del tuo libro che ci hai donato.
Un assaggio davvero succulento, direi…
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Verrò a salutarti il 16 febbraio 2011, dalle ore 18 alle ore 19 circa, alla Libreria Feltrinelli di Catania (via Etnea 285), in occasione della presentaione del libro.

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Di: mela mondi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-145429 mela mondi Sun, 13 Feb 2011 11:10:26 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-145429 Non sono anonimo sono mela mondi.Ci tengo a presentarmi per chi sono, una che di computer avrebbe molto da apprendere. Non sono anonimo sono mela mondi.Ci tengo a presentarmi per chi sono, una che di computer avrebbe molto da apprendere.

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Di: Anonimo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-145426 Anonimo Sun, 13 Feb 2011 11:05:32 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-145426 Non si può azzardare un commento su una idea che la scrittrice, Viola Di Grado, sviluppa nel romanzo in oggetto, ma si può rispondere alle domande che Massimo pone. La prima domanda a cui rispondo, mi fa ricordare Leon Tolstoi che esprime la tristezza di certe ambientazioni attraverso lo stato d'animo dei suoi attori come se il mondo esterno costituisse una unica realtà con l'interiorità del personaggio. Le due realtà,secondo me, restano sempre separate e si intersecano attraverso lo sguardo con cui un soggetto umano guarda le cose. Il pilota della vita è sempre la persona con il suo modo di sentire e di percepire. Se non fosse così si verrebbe a ledere il nucleo della libertà, la sostanza di cui siamo fatti, in una parola, l'unicità. Qualcuno o qualcosa può orientare le nostre sensazioni,è possibile, ma non può orientare i nostri pensieri. E' vero che la nostra sta diventando una società interconnessa e, come dice Jeremy Rifkin, la coscienza empatica si va estendendo alle plaghe più remote della biosfera ed a tutte le creature viventi. Siamo giunti ad empatizzare con gli orsi polari e i pinguini. Ma tutto questo se non è accompagnato dal risveglio del senso di sé e non innesca un processo di differenziazione,non possiamo far nulla per cambiare le cose, nè creare legami di aiuto e di cambiamento per noi e per gli altri, perchè solidarietà, condivisione non è piangere assieme ma complementarietà specialmente nel bisogno di rinascita della civiltà. In caso contrario significherebbe ricadere in una specie di legami di sangue , ossia di tribalismo magico. In America ci si è accorti di questo nuovo modo di percepire e si è dato vita a laboratori di empatia attraverso cui la connessione emotiva si fa capacità di pensare in modo critico. Ormai è noto che tutto ciò che facciamo, il modo con cui ci poniamo nei confronti della realtà influenza la vita degli altri esseri umani legati tra loro in ecosistemi condivisi. Siamo legati profondamente gli uni agli altri e mi dà tristezza vedere ed odorare la spazzatura buttata a tutte le ore nel contenitore sotto il mio balcone Secondo me , anche se ancora non l'ho letto, il romanzo di Viola potrebbe dirci qualcosa sulla coscienza empatica ed entropica. Tutto questo stimola ad un ripensamento sui modelli relazionali. Si dice che l'era della ragione sta per essere sostituita dall'era dell'empatia e forse la giovane scrittrice l'ha intuito e si è sentita nella città di Leeds dove studiava, partecipe di questo cambiamento biosferico della coscienza. Ma forse....sono andata fuori tema...... Non si può azzardare un commento su una idea che la scrittrice, Viola Di Grado, sviluppa nel romanzo in oggetto, ma si può rispondere alle domande che Massimo pone.
La prima domanda a cui rispondo, mi fa ricordare Leon Tolstoi che esprime la tristezza di certe ambientazioni attraverso lo stato d’animo dei suoi attori come se il mondo esterno costituisse una unica realtà con l’interiorità del personaggio.
Le due realtà,secondo me, restano sempre separate e si intersecano attraverso lo sguardo con cui un soggetto umano guarda le cose. Il pilota della vita è sempre la persona con il suo modo di sentire e di percepire.
Se non fosse così si verrebbe a ledere il nucleo della libertà, la sostanza di cui siamo fatti, in una parola, l’unicità. Qualcuno o qualcosa può orientare le nostre sensazioni,è possibile, ma non può orientare i nostri pensieri.
E’ vero che la nostra sta diventando una società interconnessa e, come dice
Jeremy Rifkin, la coscienza empatica si va estendendo alle plaghe più remote della biosfera ed a tutte le creature viventi. Siamo giunti ad empatizzare con gli orsi polari e i pinguini. Ma tutto questo se non è accompagnato dal risveglio del senso di sé e non innesca un processo di differenziazione,non possiamo far nulla per cambiare le cose, nè creare legami di aiuto e di cambiamento per noi e per gli altri, perchè solidarietà, condivisione non è piangere assieme ma complementarietà specialmente nel bisogno di rinascita della civiltà. In caso contrario significherebbe ricadere in una specie di legami di sangue , ossia di tribalismo magico.
In America ci si è accorti di questo nuovo modo di percepire e si è dato vita a laboratori di empatia attraverso cui la connessione emotiva si fa capacità di pensare in modo critico.
Ormai è noto che tutto ciò che facciamo, il modo con cui ci poniamo nei confronti della realtà influenza la vita degli altri esseri umani legati tra loro in ecosistemi condivisi. Siamo legati profondamente gli uni agli altri e mi dà tristezza vedere ed odorare la spazzatura buttata a tutte le ore nel contenitore sotto il mio balcone
Secondo me , anche se ancora non l’ho letto, il romanzo di Viola potrebbe dirci qualcosa sulla coscienza empatica ed entropica. Tutto questo stimola ad un ripensamento sui modelli relazionali.
Si dice che l’era della ragione sta per essere sostituita dall’era dell’empatia e forse la giovane scrittrice l’ha intuito e si è sentita nella città di Leeds dove studiava, partecipe di questo cambiamento biosferico della coscienza.
Ma forse….sono andata fuori tema……

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Di: anna http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144448 anna Sat, 12 Feb 2011 12:15:11 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144448 che belle pagine, Viola!!! grazie..... sei bravissima. ....... Ciao Raffaellaaaaaaa! che belle pagine, Viola!!! grazie….. sei bravissima.
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Ciao Raffaellaaaaaaa!

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Di: Viola Di Grado http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144429 Viola Di Grado Sat, 12 Feb 2011 11:55:29 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144429 ed eccovi un altro assaggio. * * Le mie cose le ho lasciate nella casa di Victoria Road perché pensavo che non ne avrei avuto più bisogno. Avevo ragione. Sei giorni dopo mi aveva telefonato la padrona di casa, «Che faccio con le tue scatole?», io le avevo detto di buttarle e poi avevo buttato anche il cellulare. È stato in quei giorni che è cominciato il lutto delle corde vocali. Mia madre ha smesso di parlare gradualmente, come se fosse una fase naturale e necessaria del ciclo vitale. La neve aveva cominciato da poco il suo lavoro di annientamento, guardavo dalla finestra le case scomparire come ricordi. Era dicembre che diventava gennaio, cambiava la sua pelle sporca di foglie secche e fango, diventava bianca come a nozze, ma noi non eravamo invitate. Un giorno, come se niente fosse, della tipica frase delle nostre due del pomeriggio, «Sale il caffè», è rimasto solo «sale», come il sale sul petto dei cadaveri nei funerali scozzesi. Mia madre dalla cucina disse «Sale» con la sua voce leggera, e io lo sapevo che dovevo conservarlo nelle orecchie come il canto di un uccello raro. Entrai in cucina, la moka borbottava, fuori dalla finestra la neve ammazzava l’ultimo verde dell’aiuola, ma tanto era già mezzo secco, c’era tutto quel grigio in mezzo, come i capelli di un vecchio, e poi proprio lì accanto la gente ci lasciava la spazzatura. Si avvicinò anche mia madre alla finestra, gli occhi inespressivi, la tazzina in una mano, l’altra mano che sul vetro non lasciava impronte. Lo vuoi o non lo vuoi, no, non lo disse ma era quella la domanda. «No mamma, non lo voglio, ma tu da quant’è che non ti lavi i capelli?». Presto anche le altre frasi si ritrovarono mutilate, le frasi quotidiane, quelle che pensi che restano sempre uguali, tipo “Buongiorno” e “Ce l’hai messo il sale?”. Anche lì, in “Ce l’hai messo il sale?”, restò solo il sale. Poi se ne andò anche lui. Mia madre non parlava più, neanche una parola. Sarà anche per questo che alla fine gennaio non è più arrivato. ed eccovi un altro assaggio.

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Le mie cose le ho lasciate nella casa di Victoria Road perché
pensavo che non ne avrei avuto più bisogno. Avevo ragione. Sei
giorni dopo mi aveva telefonato la padrona di casa, «Che faccio
con le tue scatole?», io le avevo detto di buttarle e poi avevo
buttato anche il cellulare.
È stato in quei giorni che è cominciato il lutto delle corde vocali.
Mia madre ha smesso di parlare gradualmente, come se
fosse una fase naturale e necessaria del ciclo vitale.
La neve aveva cominciato da poco il suo lavoro di annientamento,
guardavo dalla finestra le case scomparire come ricordi. Era dicembre che diventava gennaio, cambiava la sua pelle
sporca di foglie secche e fango, diventava bianca come a nozze,
ma noi non eravamo invitate.
Un giorno, come se niente fosse, della tipica frase delle nostre
due del pomeriggio, «Sale il caffè», è rimasto solo «sale»,
come il sale sul petto dei cadaveri nei funerali scozzesi. Mia
madre dalla cucina disse «Sale» con la sua voce leggera, e io lo
sapevo che dovevo conservarlo nelle orecchie come il canto di
un uccello raro. Entrai in cucina, la moka borbottava, fuori
dalla finestra la neve ammazzava l’ultimo verde dell’aiuola, ma
tanto era già mezzo secco, c’era tutto quel grigio in mezzo,
come i capelli di un vecchio, e poi proprio lì accanto la gente
ci lasciava la spazzatura.
Si avvicinò anche mia madre alla finestra, gli occhi inespressivi,
la tazzina in una mano, l’altra mano che sul vetro non lasciava
impronte. Lo vuoi o non lo vuoi, no, non lo disse ma era
quella la domanda.
«No mamma, non lo voglio, ma tu da quant’è che non ti lavi
i capelli?».
Presto anche le altre frasi si ritrovarono mutilate, le frasi quotidiane,
quelle che pensi che restano sempre uguali, tipo “Buongiorno”
e “Ce l’hai messo il sale?”. Anche lì, in “Ce l’hai messo
il sale?”, restò solo il sale. Poi se ne andò anche lui.
Mia madre non parlava più, neanche una parola.
Sarà anche per questo che alla fine gennaio non è più arrivato.

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Di: Viola Di Grado http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144421 Viola Di Grado Sat, 12 Feb 2011 11:50:19 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144421 Infine, vi saluto con un incipit: il mio. Massimo mi ha chiesto di mettere un passaggio del romanzo, e siccome mi confondo terribilmente a sceglierlo metterò direttamente l'inizio. Eccolo. Un giorno era ancora dicembre. Specialmente a Leeds, dove l’inverno è cominciato da così tanto tempo che nessuno è abbastanza vecchio da aver visto cosa c’era prima. Nevicava tutto il giorno, a parte quella breve parentesi di autunno che ad agosto aveva scosso un po’ di foglie e se n’era tornata da dove era venuta, tipo la band di apertura prima della star. A Leeds tutto ciò che non è inverno è una band di apertura che si sgola due minuti e poi muore. Subito dopo arrivano le plateali tempeste di neve, si abbattono a terra come maledizioni, congiurano contro il lirismo spericolato delle piccole fucsie sbocciate nel parco. E fate un applauso. Bis. Ogni inverno di Leeds è terribilmente egocentrico, vuole sempre essere più freddo dell’inverno precedente, pretende sempre di essere l’ultimo inverno. Scatena un vento letale con le vocali strette degli inglesi del nord, ma ancora più dure, e comunque nessuno dei due è con me che parla. E dire che non è l’inverno che la gente teme, è l’inferno, con quel calduccio di fiamme. Io li scambierei volentieri, scambierei la V di inverno con la F, se la vita si potesse gestire come uno dei miei esercizi di cinese. Le poche volte che uscivo di casa una museruola di gelo mi bloccava la mascella, e il vento mi capovolgeva l’ombrello, me lo strappava dalle mani, lo trascinava per metri, poi lo abbandonava storpio sull’orlo del marciapiede, le stecche per aria come zampe azzoppate. Eppure gli inglesi continuavano a uscire in pantaloni al ginocchio e giacche di cotone, coi piedi scoperti e pure le gengive, gli stessi sorrisi spalancati che avevano ad agosto, e poi gli stessi passi lunghi, lo stesso modo rilassato di chiacchierare, strascicando le sillabe in bocca, consegnandole senza fretta all’aria gelida che le trasformava in fumo. E ovviamente i loro ombrelli non si rompevano mai. Infine, vi saluto con un incipit: il mio. Massimo mi ha chiesto di mettere un passaggio del romanzo, e siccome mi confondo terribilmente a sceglierlo metterò direttamente l’inizio. Eccolo.

Un giorno era ancora dicembre. Specialmente a Leeds,
dove l’inverno è cominciato da così tanto tempo che
nessuno è abbastanza vecchio da aver visto cosa c’era
prima. Nevicava tutto il giorno, a parte quella breve parentesi
di autunno che ad agosto aveva scosso un po’ di foglie e se n’era
tornata da dove era venuta, tipo la band di apertura prima della
star.
A Leeds tutto ciò che non è inverno è una band di apertura
che si sgola due minuti e poi muore. Subito dopo arrivano le
plateali tempeste di neve, si abbattono a terra come maledizioni,
congiurano contro il lirismo spericolato delle piccole fucsie
sbocciate nel parco. E fate un applauso. Bis.
Ogni inverno di Leeds è terribilmente egocentrico, vuole sempre
essere più freddo dell’inverno precedente, pretende sempre
di essere l’ultimo inverno. Scatena un vento letale con le vocali
strette degli inglesi del nord, ma ancora più dure, e comunque
nessuno dei due è con me che parla.
E dire che non è l’inverno che la gente teme, è l’inferno, con
quel calduccio di fiamme. Io li scambierei volentieri, scambierei
la V di inverno con la F, se la vita si potesse gestire come uno dei
miei esercizi di cinese.
Le poche volte che uscivo di casa una museruola di gelo mi
bloccava la mascella, e il vento mi capovolgeva l’ombrello, me lo
strappava dalle mani, lo trascinava per metri, poi lo abbandonava
storpio sull’orlo del marciapiede, le stecche per aria come zampe azzoppate. Eppure gli inglesi continuavano a uscire in pantaloni al ginocchio e giacche di cotone, coi piedi scoperti e pure le gengive, gli stessi sorrisi spalancati che avevano ad agosto,
e poi gli stessi passi lunghi, lo stesso modo rilassato di chiacchierare,
strascicando le sillabe in bocca, consegnandole senza
fretta all’aria gelida che le trasformava in fumo. E ovviamente i
loro ombrelli non si rompevano mai.

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Di: Viola Di Grado http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144402 Viola Di Grado Sat, 12 Feb 2011 11:30:51 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144402 @ Rossella, dato che sei un'esperta dello yi jing il romanzo t'interesserà: il piano di lettura simbolico della storia attiene molto a una logica di esagrammi, liberamente deformata da Camelia nei suoi tentativi di ritornare alla vita... @ Rossella, dato che sei un’esperta dello yi jing il romanzo t’interesserà: il piano di lettura simbolico della storia attiene molto a una logica di esagrammi, liberamente deformata da Camelia nei suoi tentativi di ritornare alla vita…

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Di: Viola Di Grado http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144365 Viola Di Grado Sat, 12 Feb 2011 10:49:21 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144365 @Ausilio: No, non c'è un fatto che mi ha spinto a scrivere. Forse è al contrario: la scrittura ha spinto i fatti a succedere. Ma no, a parte gli scherzi, io ho sempre scritto, da quando avevo 5 anni, è un mio bisogno fisico, immediato. Quando ho bisogno di scrivere e non lo faccio mi sento male. Il modo stesso in cui vivo la realtà è influenzato e filtrato dalla mia scrittura. Cioè non solo racconto la vita ma vivo raccontando (nella mia testa, cioè, quando sto facendo altro). A volte infatti penso di essere prima una scrittrice e poi una persona. @Ausilio: No, non c’è un fatto che mi ha spinto a scrivere. Forse è al contrario: la scrittura ha spinto i fatti a succedere. Ma no, a parte gli scherzi, io ho sempre scritto, da quando avevo 5 anni, è un mio bisogno fisico, immediato. Quando ho bisogno di scrivere e non lo faccio mi sento male. Il modo stesso in cui vivo la realtà è influenzato e filtrato dalla mia scrittura. Cioè non solo racconto la vita ma vivo raccontando (nella mia testa, cioè, quando sto facendo altro). A volte infatti penso di essere prima una scrittrice e poi una persona.

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Di: Rossella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144357 Rossella Sat, 12 Feb 2011 10:43:36 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144357 Cara Viola, ti premetto che sono ottima conoscitrice del libro "I CHING": pochi segni grandi verità. Anche la grande pittura è fatta spesso di simboli, mi piace ricordare che un maestro astrattista come Tal Coat (astrattismo francese dell'immediato dopo guerra) ridusse le cose al loro segno essenziale per dominarle ... Tuttavia, sono sincera, non ho ancora letto il tuo libro, spero di acquistarlo al più presto ed in questo contesto posso solo rispondere alle domande dell'amico Massimo, partecipare allo scambio trovando che le domande poste nr. 1.2.3.4 si legano fra loro in direzione discendente, intrappolando all'interno il senso del tema (reale): la comunicazione. Gli individui tendono ad instaurare relazioni all'esterno ed all'interno di sè stessi, dunque con l'ambiente che li circonda, compreso il paesaggio, intendo con un cielo azzurro piuttosto che grigio perla o grigio fumo, la luce determina le concezioni di visioni (il raggio tagliente è ben diverso dalla dolce doratura sulle cose), per non addentrarsi nelle architetture e nelle differenze fra le curve di un palazzo di antica nobiltà europea e gli angoli acuti di un grattacielo. Sto parlando di musica figurata che entra nel cervello, importante come quella parlata, ovvero la lingua di un popolo come strumento di comunicazione: più note si conoscono, più lo spartito diventa interessante per chi lo ascolta, ovviamente intervengono altri fattori - le cosiddette p.r. - dove non dimentichiamoci che il denaro agevola moltissimo (soprattutto in territorio straniero) e che stabilisce il punto. Il punto di confine intendo. Oltrettutto se non hai l'ANIMA gli occhi non comunicano, ma sapeste quante cose comunicano gli sguardi animali! Per giungere infine al rapporto madre figlia, ourobotico buco nero, o comunque l'autismo verso l'esterno che gli individui si trascinano anche da adulti, spesso generato da un rapporto genitoriale non appropriato, scopo dell'ultima domanda forse era un approfondimento psiconalitico, va bene l'introspezione verso sè stessi prevede anche questo, è inevitabile, ma poi bisogna alzare la testa e guardare di nuovo il cielo, aprire la boccuccia e muovere la glossa in modo giusto, ho visto occhi che sembravano finestre sul mondo. Adoro il cachemire. Ciao. Rossella Cara Viola,
ti premetto che sono ottima conoscitrice del libro “I CHING”: pochi segni grandi verità. Anche la grande pittura è fatta spesso di simboli, mi piace ricordare che un maestro astrattista come Tal Coat (astrattismo francese dell’immediato dopo guerra) ridusse le cose al loro segno essenziale per dominarle …
Tuttavia, sono sincera, non ho ancora letto il tuo libro, spero di acquistarlo al più presto ed in questo contesto posso solo rispondere alle domande dell’amico Massimo, partecipare allo scambio trovando che le domande poste nr. 1.2.3.4 si legano fra loro in direzione discendente, intrappolando all’interno il senso del tema (reale): la comunicazione. Gli individui tendono ad instaurare relazioni all’esterno ed all’interno di sè stessi, dunque con l’ambiente che li circonda, compreso il paesaggio, intendo con un cielo azzurro piuttosto che grigio perla o grigio fumo, la luce determina le concezioni di visioni (il raggio tagliente è ben diverso dalla dolce doratura sulle cose), per non addentrarsi nelle architetture e nelle differenze fra le curve di un palazzo di antica nobiltà europea e gli angoli acuti di un grattacielo. Sto parlando di musica figurata che entra nel cervello, importante come quella parlata, ovvero la lingua di un popolo come strumento di comunicazione: più note si conoscono, più lo spartito diventa interessante per chi lo ascolta, ovviamente intervengono altri fattori – le cosiddette p.r. – dove non dimentichiamoci che il denaro agevola moltissimo (soprattutto in territorio straniero) e che stabilisce il punto. Il punto di confine intendo.
Oltrettutto se non hai l’ANIMA gli occhi non comunicano, ma sapeste quante cose comunicano gli sguardi animali!
Per giungere infine al rapporto madre figlia, ourobotico buco nero, o comunque l’autismo verso l’esterno che gli individui si trascinano anche da adulti, spesso generato da un rapporto genitoriale non appropriato, scopo dell’ultima domanda forse era un approfondimento psiconalitico, va bene l’introspezione verso sè stessi prevede anche questo, è inevitabile, ma poi bisogna alzare la testa e guardare di nuovo il cielo, aprire la boccuccia e muovere la glossa in modo giusto, ho visto occhi che sembravano finestre sul mondo.
Adoro il cachemire. Ciao.
Rossella

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Di: Raffaella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144220 Raffaella Sat, 12 Feb 2011 08:06:25 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144220 Avrei altri appunti sul cinese scritto e sulla storia della lingua, manon vorrei esagerare. Ancora auguri a Viola di Grado e tanti saluti ai lettori di questo sito. Avrei altri appunti sul cinese scritto e sulla storia della lingua, manon vorrei esagerare.
Ancora auguri a Viola di Grado e tanti saluti ai lettori di questo sito.

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Di: Raffaella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144219 Raffaella Sat, 12 Feb 2011 08:05:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144219 La distinzione fra una singola lingua e una famiglia di lingue ha tratti politici importanti, se non decisivi. Per qualcuno, descrivere il cinese come un insieme di lingue differenti implica che la Cina dovrebbe realmente essere considerata un insieme di nazioni e sfida la nozione dell'unica etnia cinese Han. Qualche cinese trova scomoda l'idea che il cinese non sia una sola lingua, poiché questa percezione potrebbe alimentare secessionismi. I sostenitori dell'indipendenza taiwanese si sono fatti promotori di una formazione con lingua hakka. Per altri descrivere il cinese come lingua multipla porta alla nozione che singola lingua cinese e implicitamente un solo stato cinese è antica, oppressiva, artificiale e fuor di realtà. Tuttavia, i collegamenti fra origine etnica, politica e lingua possono essere complessi. Per esempio, molti Wu, Min, Hakka e Cantonesi considerano le loro lingue come lingue parlate separate e la etnia cinese di Han come una singola entità, senza considerare queste due posizioni come contraddittorie; invece considerano la etnia di Han come un'entità caratterizzata da un'enorme diversità interna. Inoltre, il governo della Repubblica popolare cinese dichiara ufficialmente che la Cina è una nazione multietnica e che il termine stesso "cinese" si riferisce ad un più vasto concetto chiamato Zhonghua minzu comprendente gruppi che non parlano affatto cinese, come Tibetani, Uiguri e Mongoli (quelli che parlano cinese e sono considerati "cinesi" dal punto di vista dello straniero sono denominati "cinesi Han", concetto inteso in senso etnico e culturale, non politico). Similmente, in Taiwan si possono trovare i sostenitori dell'unificazione cinese, interessati a promuovere la lingua locale, ed i sostenitori dell'indipendenza di Taiwan che hanno poco interesse per l'argomento. E, in analogia con l'idea cinese del Zhonghua minzu, l'identità taiwanese incorpora aborigeni di Taiwan, per niente considerati cinesi Han perché parlano lingue austronesiane, perché migrati prima dei Cinesi Han a Taiwan e perché geneticamente e culturalmente collegati agli Austronesiani della Polinesia. La distinzione fra una singola lingua e una famiglia di lingue ha tratti politici importanti, se non decisivi. Per qualcuno, descrivere il cinese come un insieme di lingue differenti implica che la Cina dovrebbe realmente essere considerata un insieme di nazioni e sfida la nozione dell’unica etnia cinese Han. Qualche cinese trova scomoda l’idea che il cinese non sia una sola lingua, poiché questa percezione potrebbe alimentare secessionismi. I sostenitori dell’indipendenza taiwanese si sono fatti promotori di una formazione con lingua hakka. Per altri descrivere il cinese come lingua multipla porta alla nozione che singola lingua cinese e implicitamente un solo stato cinese è antica, oppressiva, artificiale e fuor di realtà. Tuttavia, i collegamenti fra origine etnica, politica e lingua possono essere complessi. Per esempio, molti Wu, Min, Hakka e Cantonesi considerano le loro lingue come lingue parlate separate e la etnia cinese di Han come una singola entità, senza considerare queste due posizioni come contraddittorie; invece considerano la etnia di Han come un’entità caratterizzata da un’enorme diversità interna. Inoltre, il governo della Repubblica popolare cinese dichiara ufficialmente che la Cina è una nazione multietnica e che il termine stesso “cinese” si riferisce ad un più vasto concetto chiamato Zhonghua minzu comprendente gruppi che non parlano affatto cinese, come Tibetani, Uiguri e Mongoli (quelli che parlano cinese e sono considerati “cinesi” dal punto di vista dello straniero sono denominati “cinesi Han”, concetto inteso in senso etnico e culturale, non politico). Similmente, in Taiwan si possono trovare i sostenitori dell’unificazione cinese, interessati a promuovere la lingua locale, ed i sostenitori dell’indipendenza di Taiwan che hanno poco interesse per l’argomento. E, in analogia con l’idea cinese del Zhonghua minzu, l’identità taiwanese incorpora aborigeni di Taiwan, per niente considerati cinesi Han perché parlano lingue austronesiane, perché migrati prima dei Cinesi Han a Taiwan e perché geneticamente e culturalmente collegati agli Austronesiani della Polinesia.

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Di: Raffaella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144218 Raffaella Sat, 12 Feb 2011 08:04:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144218 Qua c'è il sito di Ethnologue http://www.ethnologue.com/show_family.asp?subid=1270 Qua c’è il sito di Ethnologue
http://www.ethnologue.com/show_family.asp?subid=1270

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Di: Raffaella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144217 Raffaella Sat, 12 Feb 2011 08:03:29 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144217 Nel concetto di lingua cinese in sé, le divisioni fra i differenti "dialetti" sono principalmente geografiche piuttosto che basate sulla distanza linguistica. Per esempio, il dialetto del Sichuan è considerato tanto distinto dal dialetto di Pechino quanto il cantonese, malgrado il fatto che linguisticamente sia il dialetto di Sichuan che il dialetto di Pechino siano entrambi dialetti del mandarino per i linguisti ma non per i cantonesi. A causa di questa percezione di unicità della lingua cinese da parte della maggioranza di coloro che la parlano, alcuni linguisti rispettano questa terminologia ed usano la parola "lingua" per il cinese e "dialetto" per il cantonese, ma i più seguono il requisito di chiarezza e considerano il cinese essere un gruppo di lingue, poiché queste lingue appaiono reciprocamente incomprensibili e mostrano una variazione paragonabile alle lingue romanze. Poiché molte zone sono rimaste a lungo linguisticamente distinte, non è sempre chiaro se il parlato di una regione particolare della Cina dovrebbe essere considerato di diritto una lingua o un dialetto di un'altra lingua e molte delle lingue non hanno confini precisi fra loro. Ethnologue ne elenca quattordici, ma il numero varia fra sette e diciassette secondo quanto è rigoroso il criterio di chiarezza. Nel concetto di lingua cinese in sé, le divisioni fra i differenti “dialetti” sono principalmente geografiche piuttosto che basate sulla distanza linguistica. Per esempio, il dialetto del Sichuan è considerato tanto distinto dal dialetto di Pechino quanto il cantonese, malgrado il fatto che linguisticamente sia il dialetto di Sichuan che il dialetto di Pechino siano entrambi dialetti del mandarino per i linguisti ma non per i cantonesi. A causa di questa percezione di unicità della lingua cinese da parte della maggioranza di coloro che la parlano, alcuni linguisti rispettano questa terminologia ed usano la parola “lingua” per il cinese e “dialetto” per il cantonese, ma i più seguono il requisito di chiarezza e considerano il cinese essere un gruppo di lingue, poiché queste lingue appaiono reciprocamente incomprensibili e mostrano una variazione paragonabile alle lingue romanze. Poiché molte zone sono rimaste a lungo linguisticamente distinte, non è sempre chiaro se il parlato di una regione particolare della Cina dovrebbe essere considerato di diritto una lingua o un dialetto di un’altra lingua e molte delle lingue non hanno confini precisi fra loro. Ethnologue ne elenca quattordici, ma il numero varia fra sette e diciassette secondo quanto è rigoroso il criterio di chiarezza.

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Di: Raffaella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144215 Raffaella Sat, 12 Feb 2011 08:02:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144215 Pochi linguisti sostengono seriamente che cantonese e mandarino siano la stessa lingua nel senso letterale del termine, ma per la percezione popolare di una lingua o di un dialetto, le considerazioni linguistiche spesso non sono importanti tanto quanto quelle culturali o nazionalistiche. Nel descrivere la loro lingua, i cinesi considerano il cinese come una singola lingua, in parte a causa della lingua scritta comune. Per descrivere i dialetti, la gente cinese usa tipicamente l'espressione "il dialetto del posto", per esempio "dialetto di Pechino" (北京話/北京话) per la parlata di Pechino o "dialetto di Shang-Hai" (上海話/上海话) per la parlata di Shang-Hai. Spesso non c'è neppure alcuna consapevolezza fra la gente che questi vari "dialetti" sono categorizzati in "lingue" basate su chiarezza reciproca, comunque nelle zone di grande diversità (quale il sud-est) si pensa ai dialetti come raggruppati nelle categorie wu e hakka. Così, anche se in molte zone della Cina del nord le lingue sono abbastanza omogenee, nelle zone della Cina del sud, le città importanti possono avere dialetti che sono soltanto marginalmente comprensibili persino ai più vicini. Ciononostante, c'è la tendenza a considerare tutti questi idiomi come variazioni di una unica lingua cinese. Pochi linguisti sostengono seriamente che cantonese e mandarino siano la stessa lingua nel senso letterale del termine, ma per la percezione popolare di una lingua o di un dialetto, le considerazioni linguistiche spesso non sono importanti tanto quanto quelle culturali o nazionalistiche. Nel descrivere la loro lingua, i cinesi considerano il cinese come una singola lingua, in parte a causa della lingua scritta comune. Per descrivere i dialetti, la gente cinese usa tipicamente l’espressione “il dialetto del posto”, per esempio “dialetto di Pechino” (北京話/北京话) per la parlata di Pechino o “dialetto di Shang-Hai” (上海話/上海话) per la parlata di Shang-Hai. Spesso non c’è neppure alcuna consapevolezza fra la gente che questi vari “dialetti” sono categorizzati in “lingue” basate su chiarezza reciproca, comunque nelle zone di grande diversità (quale il sud-est) si pensa ai dialetti come raggruppati nelle categorie wu e hakka. Così, anche se in molte zone della Cina del nord le lingue sono abbastanza omogenee, nelle zone della Cina del sud, le città importanti possono avere dialetti che sono soltanto marginalmente comprensibili persino ai più vicini. Ciononostante, c’è la tendenza a considerare tutti questi idiomi come variazioni di una unica lingua cinese.

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Di: Raffaella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144212 Raffaella Sat, 12 Feb 2011 08:01:38 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144212 Questa diversità delle forme parlate e la comunanza della forma scritta ha generato un contesto linguistico che è molto differente da quello europeo. In Europa, la lingua di ogni nazione è stata standardizzata solitamente per essere simile a quella della capitale, rendendo facile, per esempio, classificare una lingua come francese o spagnola. Ciò ha avuto l'effetto di accentuare le differenze linguistiche lungo le divisioni amministrative degli stati. Inoltre, la lingua scritta viene modellata su quella della capitale e l'uso del dialetto locale o di forme ibride viene percepito come socialmente inferiore quando non completamente errato. In Cina, questa normalizzazione non è accaduta. Più simile alla situazione della Cina è quella dell'India. Benché l'India non sia stata storicamente unificata come la Cina, molte delle lingue multiple, parlate da molto tempo, sono state unificate in vari stati e molte standardizzate solo da qualche decennio. Il sanscrito ha svolto un ruolo di lingua scritta comune per secoli. In India, tuttavia, la classificazione delle lingue discendenti del sanscrito come lingue separate non è in discussione; 18 sono le lingue ufficiali. Questa diversità delle forme parlate e la comunanza della forma scritta ha generato un contesto linguistico che è molto differente da quello europeo. In Europa, la lingua di ogni nazione è stata standardizzata solitamente per essere simile a quella della capitale, rendendo facile, per esempio, classificare una lingua come francese o spagnola. Ciò ha avuto l’effetto di accentuare le differenze linguistiche lungo le divisioni amministrative degli stati. Inoltre, la lingua scritta viene modellata su quella della capitale e l’uso del dialetto locale o di forme ibride viene percepito come socialmente inferiore quando non completamente errato. In Cina, questa normalizzazione non è accaduta. Più simile alla situazione della Cina è quella dell’India. Benché l’India non sia stata storicamente unificata come la Cina, molte delle lingue multiple, parlate da molto tempo, sono state unificate in vari stati e molte standardizzate solo da qualche decennio. Il sanscrito ha svolto un ruolo di lingua scritta comune per secoli. In India, tuttavia, la classificazione delle lingue discendenti del sanscrito come lingue separate non è in discussione; 18 sono le lingue ufficiali.

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Di: Raffaella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144210 Raffaella Sat, 12 Feb 2011 08:00:31 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144210 Il cinese parlato contiene molte varianti regionali spesso reciprocamente incomprensibili. In Occidente, molta gente è a conoscenza del fatto che le lingue romanze derivano dal latino e ciò offre aspetti comuni da un lato mentre sono reciprocamente incomprese dall'altro. Lo sviluppo linguistico del cinese è simile, mentre il contesto sociopolitico è abbastanza differente. In Europa, la frammentazione politica ha generato stati indipendenti di dimensioni approssimativamente simili a quelle delle province cinesi: ciò ha provocato un desiderio politico di generare modelli culturali e letterari separati fra le nazioni e di standardizzare la lingua all'interno di ogni nazione. In Cina, un campione culturale e letterario unico (il cinese classico e, successivamente, il cinese vernacolare) ha continuato ad esistere mentre, allo stesso tempo, la lingua parlata fra le città e le province ha continuato a divergere, un po' come in Europa, come risultato delle dimensioni del paese, della mancanza di comunicazioni, delle montagne e della geografia. Ad esempio, la Cina del sud montagnosa mostra diversità linguistica più accentuata della Cina pianeggiante del nord. C'è persino un detto in cinese: "le barche nel sud e i cavalli nel nord" (南船北馬 pinyin: nánchuán-běimǎ). Le pianure della Cina del nord permettono di essere attraversate con facilità usando un cavallo, ma la vegetazione densa e le montagne ed i fiumi numerosi del sud impediscono lunghi viaggi. Nella Cina meridionale, il mezzo di trasporto più efficiente era la barca. Per esempio, Wuzhou è una città sita a circa 120 miglia a nord da Guangzhou, capitale del Guangdong della provincia nel sud. D'altra parte, Taishan è soltanto 60 miglia a sud-ovest di Guangzhou, ma parecchi fiumi devono essere attraversati per arrivarci. A causa di questo, il dialetto parlato a Taishan, rispetto al dialetto parlato a Wuzhou, è molto diverso dal cantonese standard parlato nel Guangzhou (Ramsey, 1987). Il cinese parlato contiene molte varianti regionali spesso reciprocamente incomprensibili. In Occidente, molta gente è a conoscenza del fatto che le lingue romanze derivano dal latino e ciò offre aspetti comuni da un lato mentre sono reciprocamente incomprese dall’altro. Lo sviluppo linguistico del cinese è simile, mentre il contesto sociopolitico è abbastanza differente. In Europa, la frammentazione politica ha generato stati indipendenti di dimensioni approssimativamente simili a quelle delle province cinesi: ciò ha provocato un desiderio politico di generare modelli culturali e letterari separati fra le nazioni e di standardizzare la lingua all’interno di ogni nazione. In Cina, un campione culturale e letterario unico (il cinese classico e, successivamente, il cinese vernacolare) ha continuato ad esistere mentre, allo stesso tempo, la lingua parlata fra le città e le province ha continuato a divergere, un po’ come in Europa, come risultato delle dimensioni del paese, della mancanza di comunicazioni, delle montagne e della geografia.

Ad esempio, la Cina del sud montagnosa mostra diversità linguistica più accentuata della Cina pianeggiante del nord. C’è persino un detto in cinese: “le barche nel sud e i cavalli nel nord” (南船北馬 pinyin: nánchuán-běimǎ). Le pianure della Cina del nord permettono di essere attraversate con facilità usando un cavallo, ma la vegetazione densa e le montagne ed i fiumi numerosi del sud impediscono lunghi viaggi. Nella Cina meridionale, il mezzo di trasporto più efficiente era la barca. Per esempio, Wuzhou è una città sita a circa 120 miglia a nord da Guangzhou, capitale del Guangdong della provincia nel sud. D’altra parte, Taishan è soltanto 60 miglia a sud-ovest di Guangzhou, ma parecchi fiumi devono essere attraversati per arrivarci. A causa di questo, il dialetto parlato a Taishan, rispetto al dialetto parlato a Wuzhou, è molto diverso dal cantonese standard parlato nel Guangzhou (Ramsey, 1987).

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Di: Raffaella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144208 Raffaella Sat, 12 Feb 2011 07:58:51 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144208 C'è polemica intorno alla terminologia usata per descrivere le suddivisioni del cinese, tra chi preferisce denominare il cinese una lingua e le relative suddivisioni dialetti, ed altri che preferiscono denominare il cinese famiglia di lingue e le relative suddivisioni linguaggi. Ciò anima più di un dibattito. D'altra parte, anche se il dungano è collegato strettamente al mandarino, non molta gente lo considera "cinese", perché è scritto in cirillico ed è parlato dal popolo dungano al di fuori dalla Cina, che non è considerato di etnia cinese. È comune per chi parla cinese poter parlare parecchie varietà della lingua. Tipicamente, nella Cina meridionale, una persona potrà parlare col funzionario il mandarino standard, il dialetto locale ed occasionalmente un altro dialetto regionale, come il cantonese. Tali poliglotti giocano frequentemente fra il mandarino standard ed il dialetto locale, secondo la situazione, cosicché il bilinguismo è un tratto molto comune sia nella Cina continentale che a Taiwan. A volte, i vari dialetti sono mescolati ad altri, secondo l'influenza geografica. Una persona che vive a Taiwan, per esempio, mescolerà comunemente le pronunce, le frasi e le parole da mandarino standard a taiwanese e questa mescolanza è considerata socialmente appropriata in molte circostanze. C’è polemica intorno alla terminologia usata per descrivere le suddivisioni del cinese, tra chi preferisce denominare il cinese una lingua e le relative suddivisioni dialetti, ed altri che preferiscono denominare il cinese famiglia di lingue e le relative suddivisioni linguaggi. Ciò anima più di un dibattito. D’altra parte, anche se il dungano è collegato strettamente al mandarino, non molta gente lo considera “cinese”, perché è scritto in cirillico ed è parlato dal popolo dungano al di fuori dalla Cina, che non è considerato di etnia cinese.

È comune per chi parla cinese poter parlare parecchie varietà della lingua. Tipicamente, nella Cina meridionale, una persona potrà parlare col funzionario il mandarino standard, il dialetto locale ed occasionalmente un altro dialetto regionale, come il cantonese. Tali poliglotti giocano frequentemente fra il mandarino standard ed il dialetto locale, secondo la situazione, cosicché il bilinguismo è un tratto molto comune sia nella Cina continentale che a Taiwan. A volte, i vari dialetti sono mescolati ad altri, secondo l’influenza geografica. Una persona che vive a Taiwan, per esempio, mescolerà comunemente le pronunce, le frasi e le parole da mandarino standard a taiwanese e questa mescolanza è considerata socialmente appropriata in molte circostanze.

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Di: Raffaella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144205 Raffaella Sat, 12 Feb 2011 07:57:11 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144205 I sette gruppi principali di dialetti sono: cinese mandarino (è il cinese tradizionale, comunemente conosciuto come "lingua cinese"); wu 吳 (include lo shanghainese); xiang 湘; gan 贛; hakka 客家; cantonese standard 粵 (o yue); min 閩 (che alcuni linguisti dividono ulteriormente in 5-7 suddivisioni, tutte reciprocamente incomprensibili). I linguisti che distinguono dieci anziché sette gruppi importanti separano anche il jin dal mandarino, il pinghua dal cantonese e lo hui dal wu. Ci sono inoltre molti gruppi più piccoli che ancora non sono classificati, come: il dialetto di Danzhou, parlato a Danzhou, sull'isola di Hainan; lo xianghua 乡话 (da non confondere con lo xiang 湘, parlato a occidente nello Hunan; e lo shaozhou tuhua, parlato a nord nel Guangdong. (Vedi la lista dei dialetti cinesi per un elenco completo di diversi dialetti all'interno di questi grandi, vasti raggruppamenti). C'è inoltre il mandarino standard, ufficialmente usato dalla Repubblica popolare cinese, Repubblica di Cina (Taiwan), e Singapore. Il mandarino standard è basato sul dialetto di Pechino, ovvero il mandarino come è parlato a Pechino, e il governo cerca di imporlo a tutta la nazione come linguaggio nella comunicazione. Quindi è usato dal governo, dai mezzi di comunicazione e nell'istruzione nelle scuole, eppure non è la lingua parlata dalla gente. I sette gruppi principali di dialetti sono:

cinese mandarino (è il cinese tradizionale, comunemente conosciuto come “lingua cinese”);
wu 吳 (include lo shanghainese);
xiang 湘;
gan 贛;
hakka 客家;
cantonese standard 粵 (o yue);
min 閩 (che alcuni linguisti dividono ulteriormente in 5-7 suddivisioni, tutte reciprocamente incomprensibili).
I linguisti che distinguono dieci anziché sette gruppi importanti separano anche il jin dal mandarino, il pinghua dal cantonese e lo hui dal wu. Ci sono inoltre molti gruppi più piccoli che ancora non sono classificati, come: il dialetto di Danzhou, parlato a Danzhou, sull’isola di Hainan; lo xianghua 乡话 (da non confondere con lo xiang 湘, parlato a occidente nello Hunan; e lo shaozhou tuhua, parlato a nord nel Guangdong. (Vedi la lista dei dialetti cinesi per un elenco completo di diversi dialetti all’interno di questi grandi, vasti raggruppamenti). C’è inoltre il mandarino standard, ufficialmente usato dalla Repubblica popolare cinese, Repubblica di Cina (Taiwan), e Singapore. Il mandarino standard è basato sul dialetto di Pechino, ovvero il mandarino come è parlato a Pechino, e il governo cerca di imporlo a tutta la nazione come linguaggio nella comunicazione. Quindi è usato dal governo, dai mezzi di comunicazione e nell’istruzione nelle scuole, eppure non è la lingua parlata dalla gente.

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Di: Raffaella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144204 Raffaella Sat, 12 Feb 2011 07:56:23 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144204 Circa un quinto della popolazione mondiale parla una forma di cinese come lingua madre. La lingua cinese, parlata sotto forma di mandarino standard, è la lingua ufficiale della Repubblica Popolare Cinese e della Repubblica di Cina sotto Taiwan, nonché una delle quattro lingue ufficiali di Singapore ed una delle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite. Parlato sotto forma di cantonese standard, il cinese è una delle lingue ufficiali di Hong Kong (insieme all'inglese) e di Macao (insieme al portoghese). I termini ed i concetti usati da un cinese per pensare alla lingua sono differenti da quelli usati in Occidente, in parte a causa degli effetti di unificazione dei caratteri cinesi usati nella scrittura ed in parte a causa delle differenze nell'evoluzione politica e sociale della Cina in confronto all'Europa. Dopo la caduta dell'Impero Romano, infatti, l'Europa fu spezzettata in piccole nazioni, le cui identità sono state definite spesso dalla lingua; la Cina cercò invece di conservare l'unità culturale e politica ed ha introdotto una lingua scritta comune durante la sua intera storia, malgrado le diversità reali nella lingua parlata, paragonabili a quelle delle lingue europee. Di conseguenza, i cinesi fanno una distinzione netta fra scritto (文 wén) e parlato (语/語 yǔ). Il concetto di combinazione distinta ed unificata delle forme scritte e parlate della lingua è molto meno forte in Cina che in Occidente. Un linguaggio scritto uniforme continua ad essere usato (con poche eccezioni) al posto di versioni scritte di linguaggi parlati. Circa un quinto della popolazione mondiale parla una forma di cinese come lingua madre. La lingua cinese, parlata sotto forma di mandarino standard, è la lingua ufficiale della Repubblica Popolare Cinese e della Repubblica di Cina sotto Taiwan, nonché una delle quattro lingue ufficiali di Singapore ed una delle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite. Parlato sotto forma di cantonese standard, il cinese è una delle lingue ufficiali di Hong Kong (insieme all’inglese) e di Macao (insieme al portoghese). I termini ed i concetti usati da un cinese per pensare alla lingua sono differenti da quelli usati in Occidente, in parte a causa degli effetti di unificazione dei caratteri cinesi usati nella scrittura ed in parte a causa delle differenze nell’evoluzione politica e sociale della Cina in confronto all’Europa. Dopo la caduta dell’Impero Romano, infatti, l’Europa fu spezzettata in piccole nazioni, le cui identità sono state definite spesso dalla lingua; la Cina cercò invece di conservare l’unità culturale e politica ed ha introdotto una lingua scritta comune durante la sua intera storia, malgrado le diversità reali nella lingua parlata, paragonabili a quelle delle lingue europee. Di conseguenza, i cinesi fanno una distinzione netta fra scritto (文 wén) e parlato (语/語 yǔ). Il concetto di combinazione distinta ed unificata delle forme scritte e parlate della lingua è molto meno forte in Cina che in Occidente. Un linguaggio scritto uniforme continua ad essere usato (con poche eccezioni) al posto di versioni scritte di linguaggi parlati.

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Di: Raffaella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144203 Raffaella Sat, 12 Feb 2011 07:55:09 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144203 La prima cosa da dire è che la lingua cinese hanyu (汉语sempl./漢語trad., hànyǔpinyin - "lingua cinese parlata") o zhongwen (中文sempl./中文trad., zhōngwénpinyin - "lingua cinese scritta") è una lingua tonale e fa parte della famiglia delle lingue sino-tibetane. Anche se il Mandarino è considerato spesso per motivi culturali come una sola lingua, la sua variazione regionale è paragonabile a quella delle lingue romanze. Nonostante ciò, tutti gli utenti delle varietà parlate di cinese hanno usato sempre una lingua scritta convenzionale comune che, fin dall'inizio del XX secolo, è stata chiamata "cinese vernacolare", ed è basata su un insieme quasi identico di caratteri. È divisa in otto dialetti molto diversi tra loro ed il principale di questi è il mandarino standard, che è la lingua madre con il maggior numero di parlanti al mondo: più di un miliardo. Il governo della Repubblica Popolare Cinese preme per la diffusione di una lingua comune (cinese semplificato: 普通话; pinyin: pǔtōnghuà) basata sul mandarino. Ciò premesso, il cinese è una lingua tonale, isolante, con un grande numero di parole omofone e di parole composte. La prima cosa da dire è che la lingua cinese hanyu (汉语sempl./漢語trad., hànyǔpinyin – “lingua cinese parlata”) o zhongwen (中文sempl./中文trad., zhōngwénpinyin – “lingua cinese scritta”) è una lingua tonale e fa parte della famiglia delle lingue sino-tibetane.

Anche se il Mandarino è considerato spesso per motivi culturali come una sola lingua, la sua variazione regionale è paragonabile a quella delle lingue romanze. Nonostante ciò, tutti gli utenti delle varietà parlate di cinese hanno usato sempre una lingua scritta convenzionale comune che, fin dall’inizio del XX secolo, è stata chiamata “cinese vernacolare”, ed è basata su un insieme quasi identico di caratteri. È divisa in otto dialetti molto diversi tra loro ed il principale di questi è il mandarino standard, che è la lingua madre con il maggior numero di parlanti al mondo: più di un miliardo. Il governo della Repubblica Popolare Cinese preme per la diffusione di una lingua comune (cinese semplificato: 普通话; pinyin: pǔtōnghuà) basata sul mandarino.

Ciò premesso, il cinese è una lingua tonale, isolante, con un grande numero di parole omofone e di parole composte.

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Di: Raffaella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-144201 Raffaella Sat, 12 Feb 2011 07:53:41 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-144201 Buongiorno, sono Raffaella l'amica di Anna. Beh dire che studio il cinese non è proprio corretto. Diciamo che mi sto avvicinando alla lingua. Anche per questo mi interessa il libro di Viola di Grado. Se può essere d'interesse metto qui qualche appunto che avevo conservato. Buongiorno, sono Raffaella l’amica di Anna. Beh dire che studio il cinese non è proprio corretto. Diciamo che mi sto avvicinando alla lingua. Anche per questo mi interessa il libro di Viola di Grado.
Se può essere d’interesse metto qui qualche appunto che avevo conservato.

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Di: Ausilio Bertoli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-143842 Ausilio Bertoli Sat, 12 Feb 2011 01:17:51 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-143842 @Viola Di Grado Hai tutte le carte per diventare una importante scrittrice (perdonami il tu), che colpisce dritto al cuore e allo stomaco dei lettori. Sei giovanissima, qualcuno potrebbe dire troppo giovane. Senonché la letteratura è come un oceano dove vivono un'infinità di pesci, piccoli e grandi, anziani e neonati. Ma una domanda vorrei porti: cos'è che ti spinge a scrivere? Ovvero qual è il fatto o l'emozione o altro ancora che ti hanno costretto (sbaglio verbo?) a scrivere? Ciascuno scrittore o poeta (lasciamo perdere gli scienziati, i filosofi e via dicendo) è sempre spinto, magari inconsapevolmente, da un qualche moto dell'animo. Buona fortuna! @Viola Di Grado
Hai tutte le carte per diventare una importante scrittrice (perdonami il tu), che colpisce dritto al cuore e allo stomaco dei lettori.
Sei giovanissima, qualcuno potrebbe dire troppo giovane. Senonché la letteratura è come un oceano dove vivono un’infinità di pesci, piccoli e grandi, anziani e neonati.
Ma una domanda vorrei porti: cos’è che ti spinge a scrivere? Ovvero qual è il fatto o l’emozione o altro ancora che ti hanno costretto (sbaglio verbo?) a scrivere? Ciascuno scrittore o poeta (lasciamo perdere gli scienziati, i filosofi e via dicendo) è sempre spinto, magari inconsapevolmente, da un qualche moto dell’animo.
Buona fortuna!

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Di: anna http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-143447 anna Fri, 11 Feb 2011 18:02:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-143447 ho comunicato via mail questa discussione ad una mia mica che studia il cinese. forse interviene domani ho comunicato via mail questa discussione ad una mia mica che studia il cinese.
forse interviene domani

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Di: Maria Lucia Riccioli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-143347 Maria Lucia Riccioli Fri, 11 Feb 2011 15:02:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-143347 Massimo, grazie per aver "svelato" il mio esordio che si intreccia con quello di Viola. Strano come i destini, anche letterari, si annodino e si sleghino con coincidenze stranissime... A Viola auguro tutta la felicità possibile, per la sua scrittura e soprattutto per la sua vita. Massimo, grazie per aver “svelato” il mio esordio che si intreccia con quello di Viola.
Strano come i destini, anche letterari, si annodino e si sleghino con coincidenze stranissime…
A Viola auguro tutta la felicità possibile, per la sua scrittura e soprattutto per la sua vita.

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Di: anna http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-143220 anna Fri, 11 Feb 2011 08:44:18 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-143220 se ho ben capito questo romanzo di Viola Di Grado tratta anche del rapporto tra madre e figlia, tema che mi sta a cuore... se ho ben capito questo romanzo di Viola Di Grado tratta anche del rapporto tra madre e figlia, tema che mi sta a cuore…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-143121 Massimo Maugeri Thu, 10 Feb 2011 22:56:04 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-143121 Per oggi chiudo qui, augurandovi una serena notte. Per oggi chiudo qui, augurandovi una serena notte.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-143120 Massimo Maugeri Thu, 10 Feb 2011 22:53:16 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-143120 Il secondo: - Viola Di Grado presenta "Settanta acrilico trenta lana" a Roma - Giovedì 17 Febbraio ore 18 / Libreria Feltrinelli - Via V. E. Orlando 78/81 Interverrà insieme all’autrice Chiara Valerio. Letture di Valentina Carnelutti. Il secondo:
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Viola Di Grado presenta “Settanta acrilico trenta lana” a Roma – Giovedì 17 Febbraio ore 18 / Libreria Feltrinelli – Via V. E. Orlando 78/81
Interverrà insieme all’autrice Chiara Valerio.
Letture di Valentina Carnelutti.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-143119 Massimo Maugeri Thu, 10 Feb 2011 22:51:58 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-143119 Due appuntamenti con Viola Di Grado. Il primo: - il 16 febbraio 2011, dalle ore 18 alle ore 19 circa, Viola Di Grado presenterà il suo romanzo d'esordio Settanta acrilico trenta lana alla Libreria Feltrinelli di Catania (via Etnea 285). Interverranno Rosario Castelli e Rosa Maria Di Natale. Due appuntamenti con Viola Di Grado.
Il primo:
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il 16 febbraio 2011, dalle ore 18 alle ore 19 circa, Viola Di Grado presenterà il suo romanzo d’esordio Settanta acrilico trenta lana alla Libreria Feltrinelli di Catania (via Etnea 285).

Interverranno Rosario Castelli e Rosa Maria Di Natale.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-143118 Massimo Maugeri Thu, 10 Feb 2011 22:50:24 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-143118 Intanto, cara Viola, ti chiedo (se è possibile) di inserire un barno a tua scelta tratto dal romanzo (giusto per farlo "assaggiare" un altro po')... Intanto, cara Viola, ti chiedo (se è possibile) di inserire un barno a tua scelta tratto dal romanzo (giusto per farlo “assaggiare” un altro po’)…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/05/29/settanta-acrilico-trenta-lana/comment-page-3/#comment-143117 Massimo Maugeri Thu, 10 Feb 2011 22:47:42 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2992#comment-143117 Sarebbe bello poter approfondire, per quel che è possibile fare in un forum come questo, la conoscenza della lingua cinese e dell'ideogramma. Sarebbe bello poter approfondire, per quel che è possibile fare in un forum come questo, la conoscenza della lingua cinese e dell’ideogramma.

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