Commenti a: LETTERATURA DELL’IRONIA http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/ Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Sep 2021 08:46:19 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 hourly 1 Di: Gino LUKA http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-12/#comment-1084124 Gino LUKA Sat, 12 Jul 2014 12:59:42 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-1084124 Nastradin e i racconti delle sue imprese sono entrati nella leggenda… Questo personaggio usa abilmente l’astuzia per imbrogliare, deridere e colpire i corrotti e gli ottusi, ridicolizzarne i limiti e i vizi. In alcuni aneddoti, con le sue battute, sdrammatizza i problemi della vita, strappandoci un sorriso che attenua almeno un po’ la nostra frustrazione verso le ingiustizie dei potenti. La sua filosofia di vita e la libertà di giudizio, che mostra in ogni occasione, ci trasmettono la gioia di vivere il nostro comune "viaggio" e ci insegnano a divertirci e a vincere la noia e la solitudine. Prendendosi gioco della propria ignoranza e delle proprie paure, grazie a uno spiccato senso dell’umorismo, Nastradin ci dimostra che malgrado tutto la vita è un gioco in cui il divertimento ha un ruolo importante, ed è per questo che va vissuta attimo dopo attimo, con intensità e con allegria. Nastradin e i racconti delle sue imprese sono entrati nella leggenda…
Questo personaggio usa abilmente l’astuzia per imbrogliare, deridere e colpire i corrotti e gli ottusi, ridicolizzarne i limiti e i vizi. In alcuni aneddoti, con le sue battute, sdrammatizza i problemi della vita, strappandoci un sorriso che attenua almeno un po’ la nostra frustrazione verso le ingiustizie dei potenti.
La sua filosofia di vita e la libertà di giudizio, che mostra in ogni occasione, ci trasmettono la gioia di vivere il nostro comune “viaggio” e ci insegnano a divertirci e a vincere la noia e la solitudine.
Prendendosi gioco della propria ignoranza e delle proprie paure, grazie a uno spiccato senso dell’umorismo, Nastradin ci dimostra che malgrado tutto la vita è un gioco in cui il divertimento ha un ruolo importante, ed è per questo che va vissuta attimo dopo attimo, con intensità e con allegria.

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Di: Maurizio De Angelis http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-12/#comment-288536 Maurizio De Angelis Fri, 06 Apr 2012 07:22:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-288536 Preciso che la città di Napoli è trentaquattresima, (dico 34esima) in Italia, per numero di reati. E che in alcuni quartieri disagiati, come quello pur storico e pieno di tesori artistici teatro del libro, la maggior parte dei Napoletani non ci mette piede praticamente mai. In definitiva, ritengo Napoli una città sicura. Preciso che la città di Napoli è trentaquattresima, (dico 34esima) in Italia, per numero di reati. E che in alcuni quartieri disagiati, come quello pur storico e pieno di tesori artistici teatro del libro, la maggior parte dei Napoletani non ci mette piede praticamente mai. In definitiva, ritengo Napoli una città sicura.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-12/#comment-287619 Massimo Maugeri Mon, 02 Apr 2012 20:58:10 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-287619 Grazie mille per i tuoi interventi, caro Maurizio. Tu sei stato, e sei, uno dei protagonisti di questo spazio dedicato alla "letteratura dell'ironia". Grazie mille per i tuoi interventi, caro Maurizio.
Tu sei stato, e sei, uno dei protagonisti di questo spazio dedicato alla “letteratura dell’ironia”.

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Di: Maurizio De Angelis http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-12/#comment-287359 Maurizio De Angelis Sun, 01 Apr 2012 21:58:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-287359 Sul cosa si dovrebbe evitare nella narrazione, ritengo che si dovrebbe evitare, in questi casi, di dipingere in maniera comica il boss, rendendolo simpatico. Pino Imperatore, intelligentemente, ha seguito questa via. Il boss, che nel libro tiene a busta paga Esposito, è un personaggio criminale fino in fondo, che uccide, minaccia, punisce. Sul cosa si dovrebbe evitare nella narrazione, ritengo che si dovrebbe evitare, in questi casi, di dipingere in maniera comica il boss, rendendolo simpatico. Pino Imperatore, intelligentemente, ha seguito questa via. Il boss, che nel libro tiene a busta paga Esposito, è un personaggio criminale fino in fondo, che uccide, minaccia, punisce.

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Di: Maurizio De Angelis http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-12/#comment-287356 Maurizio De Angelis Sun, 01 Apr 2012 21:51:57 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-287356 Uno dei meriti del libro è quello di smitizzare la camorra. I suoi affiliati non sono affatto tutti coraggiosi, eroici ed invincibili. Imperatore ci offre il paradosso di un camorrista perdente su tutta la linea. Naturalmente esagera per ottenere l'effetto comico, ma svelare che anche costoro non sono uomini granitici ed invincibili, è un grande passo avanti per combattere questo cancro velenoso. Uno dei meriti del libro è quello di smitizzare la camorra. I suoi affiliati non sono affatto tutti coraggiosi, eroici ed invincibili. Imperatore ci offre il paradosso di un camorrista perdente su tutta la linea. Naturalmente esagera per ottenere l’effetto comico, ma svelare che anche costoro non sono uomini granitici ed invincibili, è un grande passo avanti per combattere questo cancro velenoso.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-12/#comment-285083 Massimo Maugeri Sun, 25 Mar 2012 15:41:12 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-285083 Grazie mille a Martina. E grazie a Vale. Grazie mille a Martina. E grazie a Vale.

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-12/#comment-284862 Vale Sat, 24 Mar 2012 19:19:05 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284862 Comunque questo post è uno "scrigno del buon sorriso". Ciao a tutti. Comunque questo post è uno “scrigno del buon sorriso”.
Ciao a tutti.

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-12/#comment-284861 Vale Sat, 24 Mar 2012 19:18:22 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284861 @ Martina Iacono Secondo me, sì. Nel senso che il sorriso e il riso sono buoni antidoti contro la sofferenza. Io ne prenderei in quantità industriale. :) @ Martina Iacono
Secondo me, sì. Nel senso che il sorriso e il riso sono buoni antidoti contro la sofferenza.
Io ne prenderei in quantità industriale. :)

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Di: Martina Iacono http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-12/#comment-284813 Martina Iacono Sat, 24 Mar 2012 15:21:43 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284813 *alleviare *alleviare

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Di: Martina Iacono http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-12/#comment-284811 Martina Iacono Sat, 24 Mar 2012 15:18:26 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284811 Mi torna in mente Pirandello con il concetto di comicità e umorismo. Pirandello diceva: “se una cosa non ti farà ridere (comicità) tanto più ti farà sorridere (umorismo)”. Se la narrazione umoristica scaturisce riflessione, vuol dire che sappiamo utilizzare la ragione degni di essere superiori a qualsiasi altro essere vivente, ma ancor più sappiamo ascoltare col cuore e solo chi ascolta col cuore prova sofferenza. Allora mi viene da pensare: Sorridiamo per allievare la sofferenza? Mi torna in mente Pirandello con il concetto di comicità e umorismo.
Pirandello diceva: “se una cosa non ti farà ridere (comicità) tanto più ti farà sorridere (umorismo)”. Se la narrazione umoristica scaturisce riflessione, vuol dire che sappiamo utilizzare la ragione degni di essere superiori a qualsiasi altro essere vivente, ma ancor più sappiamo ascoltare col cuore e solo chi ascolta col cuore prova sofferenza. Allora mi viene da pensare: Sorridiamo per allievare la sofferenza?

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-12/#comment-284796 Massimo Maugeri Sat, 24 Mar 2012 14:21:59 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284796 Buon fine settimana a tutti. Buon fine settimana a tutti.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-12/#comment-284795 Massimo Maugeri Sat, 24 Mar 2012 14:21:42 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284795 Tanti ringraziamenti a Giovanni Ghiselli anche da parte mia. Tanti ringraziamenti a Giovanni Ghiselli anche da parte mia.

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Di: ruggero http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-12/#comment-284510 ruggero Fri, 23 Mar 2012 10:19:17 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284510 complimenti a Giovanni Ghiselli per le sue disamine. complimenti a Giovanni Ghiselli per le sue disamine.

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284372 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:43:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284372 Concludo con un suggerimento di metodo elaborato in quarant’anni di insegnamento, dalle scuole medie all’università: per sconfiggere le intolleranze e i dogmatismi, è efficace mostrare sempre i due lati di ogni medaglia: i Greci impiegavano questa logica aperta al contrasto nei dissoi; lovgoi. Si tratta di indicare punti di vista contrapposti su un argomento. Spesso il latore del lovgo~ A ironizza su quello del logo~ B. I due lovgoi sono in competizione, una nobile gara intellettuale, un torneo oratorio che attira i ragazzi e li incoraggia a una visione problematica, non dogmatica, dell’uomo e della realtà, visione che potenzia lo spirito critico e non annoia. Annoiare noi stessi e i giovani che ci ascoltano è infatti un rischio che corriamo ogni giorno; l’ironia e l’umorismo nel senso che si è detto, possono aiutarci a essere più coinvolgenti e meno inameni di quando parliamo accigliati e annuvolati, quali umbratici doctores che biascicano cupi dogmi e tetre, minacciose sentenze. In questo modo geliamo i ragazzi, reprimiamo la loro curiosità, spengiamo ogni loro meraviglia che come nota Aristotele è lo stato d’animo dal quale nasce la filosofia. Concludo con un suggerimento di metodo elaborato in quarant’anni di insegnamento, dalle scuole medie all’università: per sconfiggere le intolleranze e i dogmatismi, è efficace mostrare sempre i due lati di ogni medaglia: i Greci impiegavano questa logica aperta al contrasto nei dissoi; lovgoi. Si tratta di indicare punti di vista contrapposti su un argomento.
Spesso il latore del lovgo~ A ironizza su quello del logo~ B.
I due lovgoi sono in competizione, una nobile gara intellettuale, un torneo oratorio che attira i ragazzi e li incoraggia a una visione problematica, non dogmatica, dell’uomo e della realtà, visione che potenzia lo spirito critico e non annoia.
Annoiare noi stessi e i giovani che ci ascoltano è infatti un rischio che corriamo ogni giorno; l’ironia e l’umorismo nel senso che si è detto, possono aiutarci a essere più coinvolgenti e meno inameni di quando parliamo accigliati e annuvolati, quali umbratici doctores che biascicano cupi dogmi e tetre, minacciose sentenze. In questo modo geliamo i ragazzi, reprimiamo la loro curiosità, spengiamo ogni loro meraviglia che come nota Aristotele è lo stato d’animo dal quale nasce la filosofia.

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284371 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:43:37 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284371 “ Si torna così alla crux dostoevskiana: perché Raskolnikov non deve uccidere la vecchietta? Perché non bisogna tirare i sassi dal cavalcavia? Davvero, se non c’è più garanzia oggettiva di valori, se sono posti in causa i loro fondamenti scientifici o metafisici, non si dà possibilità di intesa collettiva e di morale individuale e sociale? Il Novecento si apre e si chiude ponendo l’esigenza di valori laici, relativi, pragmatici. Se il dogmatismo e la vocazione all’assoluto e all’universale hanno prodotto il trionfo dell’Illuminismo come logica del dominio e come spietata razionalità del potere scientifico e tecnologico, il loro rovescio oscuro è il nichilismo che annienta le basi stesse –i significati comuni, l’intesa possibile-di qualsiasi comunità. Si tratta di insegnare il relativismo e la fiducia in valori storici che mutano e si realizzano nel carattere processuale, mobile e interdialogico della civiltà. Insegnando a leggere e a interpretare un testo, a dargli senso e valore, si insegna forse anche a non tirare i sassi dal cavalcavia” . “ Si torna così alla crux dostoevskiana: perché Raskolnikov non deve uccidere la vecchietta? Perché non bisogna tirare i sassi dal cavalcavia? Davvero, se non c’è più garanzia oggettiva di valori, se sono posti in causa i loro fondamenti scientifici o metafisici, non si dà possibilità di intesa collettiva e di morale individuale e sociale? Il Novecento si apre e si chiude ponendo l’esigenza di valori laici, relativi, pragmatici. Se il dogmatismo e la vocazione all’assoluto e all’universale hanno prodotto il trionfo dell’Illuminismo come logica del dominio e come spietata razionalità del potere scientifico e tecnologico, il loro rovescio oscuro è il nichilismo che annienta le basi stesse –i significati comuni, l’intesa possibile-di qualsiasi comunità. Si tratta di insegnare il relativismo e la fiducia in valori storici che mutano e si realizzano nel carattere processuale, mobile e interdialogico della civiltà. Insegnando a leggere e a interpretare un testo, a dargli senso e valore, si insegna forse anche a non tirare i sassi dal cavalcavia” .

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284370 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:42:51 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284370 Il mettersi nei panni dell’altro non significa accettare tutte le diversità:" Il vero problema nasce con le diversità che si pongono in irriducibile conflitto con il modello di umanità, un conflitto nel quale la soddisfazione dell'esigenza degli uni costituisce necessariamente violenza per gli altri e viceversa. Nel famoso film di Fritz Lang , M, l'assassino di bambine non mente, quando illustra tragicamente la sua reale esigenza che lo induce a quegli atti omicidi, e l'altissimo costo che significherebbe per lui la repressione di quegli impulsi, ma d'altra parte anche il diritto di quelle bambine di non essere uccise-ossia il loro diritto di esigere la sua repressione-non è meno reale. Pure il delitto di Raskol' nikov nasce da una passione sofferta e reale; se egli ne venisse impedito, ciò significherebbe il sacrificio di una sua oscura ma autentica esigenza, e d'altronde senza quel sacrificio sono le sue vittime a venire calpestate. Si tratta di casi estremi, che indicano tuttavia la difficoltà di tracciare un confine fra l'esigenza dell'universale e la rivendicazione della diversità, e che indicano soprattutto la difficoltà di risolvere il problema sul mero terreno della prosa del mondo, sul piano puramente sociologico: per Dostoevskij soltanto la prospettiva di Sonia, della carità, può risolvere il dilemma di Raskol'nikov" . A questo punto si può menzionare anche Match point, l’ultimo film di Woody Allen (gennaio 2006). Il mettersi nei panni dell’altro non significa accettare tutte le diversità:” Il vero problema nasce con le diversità che si pongono in irriducibile conflitto con il modello di umanità, un conflitto nel quale la soddisfazione dell’esigenza degli uni costituisce necessariamente violenza per gli altri e viceversa. Nel famoso film di Fritz Lang , M, l’assassino di bambine non mente, quando illustra tragicamente la sua reale esigenza che lo induce a quegli atti omicidi, e l’altissimo costo che significherebbe per lui la repressione di quegli impulsi, ma d’altra parte anche il diritto di quelle bambine di non essere uccise-ossia il loro diritto di esigere la sua repressione-non è meno reale. Pure il delitto di Raskol’ nikov nasce da una passione sofferta e reale; se egli ne venisse impedito, ciò significherebbe il sacrificio di una sua oscura ma autentica esigenza, e d’altronde senza quel sacrificio sono le sue vittime a venire calpestate. Si tratta di casi estremi, che indicano tuttavia la difficoltà di tracciare un confine fra l’esigenza dell’universale e la rivendicazione della diversità, e che indicano soprattutto la difficoltà di risolvere il problema sul mero terreno della prosa del mondo, sul piano puramente sociologico: per Dostoevskij soltanto la prospettiva di Sonia, della carità, può risolvere il dilemma di Raskol’nikov” . A questo punto si può menzionare anche Match point, l’ultimo film di Woody Allen (gennaio 2006).

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284369 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:42:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284369 La capacità di mettersi nei panni degli altri è indispensabile all’insegnante bravo cui non basta essere preparato. A questo proposito sentiamo Leopardi: “gli scolari partiranno dalla scuola dell’uomo il più dotto, senz’aver nulla partecipato alla sua dottrina, eccetto il caso (raro) ch’egli abbia quella forza d’immaginazione, e quel giudizio che lo fa astrarre interamente dal suo proprio stato, per mettersi ne’ piedi de’ suoi discepoli, il che si chiama comunicativa. Ed è generalmente riconosciuto che la principal dote di un buon maestro e la più utile, non è l’eccellenza in quella dottrina, ma l’eccellenza nel saperla comunicare” . E più avanti: “Ma il gran torto degli educatori è di volere che ai giovani piaccia quello che piace alla vecchiezza o alla maturità; che la vita giovanile non differisca dalla matura; di voler sopprimere la differenza di gusti di desiderii ec., che la natura invincibile e immutabile ha posta fra l’età de’ loro allievi e la loro, o non volerla riconoscere, o volerne affatto prescindere…di volere che gli ammaestramenti, i comandi, e la forza della necessità suppliscano all’esperienza ecc.” . La capacità di mettersi nei panni degli altri è indispensabile all’insegnante bravo cui non basta essere preparato.
A questo proposito sentiamo Leopardi: “gli scolari partiranno dalla scuola dell’uomo il più dotto, senz’aver nulla partecipato alla sua dottrina, eccetto il caso (raro) ch’egli abbia quella forza d’immaginazione, e quel giudizio che lo fa astrarre interamente dal suo proprio stato, per mettersi ne’ piedi de’ suoi discepoli, il che si chiama comunicativa. Ed è generalmente riconosciuto che la principal dote di un buon maestro e la più utile, non è l’eccellenza in quella dottrina, ma l’eccellenza nel saperla comunicare” .
E più avanti: “Ma il gran torto degli educatori è di volere che ai giovani piaccia quello che piace alla vecchiezza o alla maturità; che la vita giovanile non differisca dalla matura; di voler sopprimere la differenza di gusti di desiderii ec., che la natura invincibile e immutabile ha posta fra l’età de’ loro allievi e la loro, o non volerla riconoscere, o volerne affatto prescindere…di volere che gli ammaestramenti, i comandi, e la forza della necessità suppliscano all’esperienza ecc.” .

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284367 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:42:00 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284367 Procedo con Tolstoj: “c’era ora in Pierre una nuova caratteristica che gli assicurava la simpatia generale: era il riconoscimento che ogni persona potesse pensare e sentire, sentire e vedere le cose a modo suo, il riconoscimento che è impossibile con le parole far cambiare opinione a un uomo. Questa legittima peculiarità di ogni persona, che un tempo disturbava e irritava Pierre, costituiva ora la base della simpatia e dell’interesse che gli uomini suscitavano in lui” . Procedo con Tolstoj: “c’era ora in Pierre una nuova caratteristica che gli assicurava la simpatia generale: era il riconoscimento che ogni persona potesse pensare e sentire, sentire e vedere le cose a modo suo, il riconoscimento che è impossibile con le parole far cambiare opinione a un uomo. Questa legittima peculiarità di ogni persona, che un tempo disturbava e irritava Pierre, costituiva ora la base della simpatia e dell’interesse che gli uomini suscitavano in lui” .

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284366 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:41:30 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284366 Proviamo a vedere qualche altro esempio. In L’arbitrato (Epivtreponte") di Menandro Carisio, il marito che si crede tradito, definisce se stesso, ironicamente, l'uomo senza peccato attento alla reputazione ( ejgwv ti" ajnamavrthto", eij" dovxan blevpwn, v. 588) e comprende che l'errore sessuale della moglie, presunto, ma da lui ritenuto reale, è stato un "infortunio involontario"( ajkouvsion gunaiko;" ajtuvchm j, v. 594). Del resto la donna, Panfile, l’aveva condiviso proprio con Carisio. Nessuno dei due lo sapeva poiché, assai stranamente, non si erano riconosciuti. Il protagonista di questa commedia ripropone la formula antica della dovxa , la reputazione, ma poi la supera, con quell’ ejgwv ti" ajnamavrthto", che anticipa il Vangelo di Giovanni:"chi di voi è senza peccato scagli la pietra per primo contro di lei, oJ ajnamavrthto" uJmw'n prw'to" ejp j aujth;n balevtw livqon (8, 7). In questo brano del Nuovo Testamento non si tratta di un adulterio presunto. Infatti gli scribi e i farisei portano al tempio una donna còlta in adulterio (mulierem in adulterio deprehensam , 8, 3) e chiedono al Cristo, che insegnava in quel luogo, se dovesse essere lapidata secondo la legge mosaica. Lo dicevano per metterlo alla prova e magari poterlo accusare. Gesù allora si diede a scrivere con il dito sulla terra. E siccome lo incalzavano, il Redentore, rizzatosi, disse loro:" qui sine peccato est vestrum, primus in illam lapidem mittat ". E riprese a scrivere per terra. Tutti gli altri uscirono, e il Cristo, rimasto solo con la donna, la assolse, come tutti gli altri, aggiungendo:"vade et amplius iam noli peccare " (8, 11), vai e non peccare più. Proviamo a vedere qualche altro esempio.
In L’arbitrato (Epivtreponte”) di Menandro Carisio, il marito che si crede tradito, definisce se stesso, ironicamente, l’uomo senza peccato attento alla reputazione ( ejgwv ti” ajnamavrthto”, eij” dovxan blevpwn, v. 588) e comprende che l’errore sessuale della moglie, presunto, ma da lui ritenuto reale, è stato un “infortunio involontario”( ajkouvsion gunaiko;” ajtuvchm j, v. 594). Del resto la donna, Panfile, l’aveva condiviso proprio con Carisio. Nessuno dei due lo sapeva poiché, assai stranamente, non si erano riconosciuti.
Il protagonista di questa commedia ripropone la formula antica della dovxa , la reputazione, ma poi la supera, con quell’ ejgwv ti” ajnamavrthto”, che anticipa il Vangelo di Giovanni:”chi di voi è senza peccato scagli la pietra per primo contro di lei, oJ ajnamavrthto” uJmw’n prw’to” ejp j aujth;n balevtw livqon (8, 7). In questo brano del Nuovo Testamento non si tratta di un adulterio presunto. Infatti gli scribi e i farisei portano al tempio una donna còlta in adulterio (mulierem in adulterio deprehensam , 8, 3) e chiedono al Cristo, che insegnava in quel luogo, se dovesse essere lapidata secondo la legge mosaica. Lo dicevano per metterlo alla prova e magari poterlo accusare. Gesù allora si diede a scrivere con il dito sulla terra. E siccome lo incalzavano, il Redentore, rizzatosi, disse loro:” qui sine peccato est vestrum, primus in illam lapidem mittat “. E riprese a scrivere per terra. Tutti gli altri uscirono, e il Cristo, rimasto solo con la donna, la assolse, come tutti gli altri, aggiungendo:”vade et amplius iam noli peccare ” (8, 11), vai e non peccare più.

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284365 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:41:03 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284365 “C’è una conoscenza che è comprensiva e che si fonda sulla comunicazione, sull’empatia e persino sulla simpatia inter-soggettiva. Così io comprendo le lacrime, il sorriso, le risa, la paura, la collera vedendo l’ego alter come alter ego, con la mia capacità di provare i suoi stessi sentimenti. Comprendere, quindi, comporta un processo di identificazione e di proiezione da soggetto a soggetto. Se vedo un bambino in lacrime, cerco di comprenderlo non misurando il tasso di salinità delle sue lacrime, ma rievocando in me i miei sconforti infantili, identificandolo in me e identificandomi in lui. La comprensione, sempre inter-soggettiva, richiede apertura e generosità…La comprensione permette di considerare l’altro non solo come ego alter, un altro individuo soggetto, ma anche come alter ego, un altro me stesso con cui comunico, simpatizzo, sono in comunione. Il principio di comunicazione è dunque incluso nel principio di identità e si manifesta nel principio di inclusione " . “C’è una conoscenza che è comprensiva e che si fonda sulla comunicazione, sull’empatia e persino sulla simpatia inter-soggettiva. Così io comprendo le lacrime, il sorriso, le risa, la paura, la collera vedendo l’ego alter come alter ego, con la mia capacità di provare i suoi stessi sentimenti. Comprendere, quindi, comporta un processo di identificazione e di proiezione da soggetto a soggetto. Se vedo un bambino in lacrime, cerco di comprenderlo non misurando il tasso di salinità delle sue lacrime, ma rievocando in me i miei sconforti infantili, identificandolo in me e identificandomi in lui. La comprensione, sempre inter-soggettiva, richiede apertura e generosità…La comprensione permette di considerare l’altro non solo come ego alter, un altro individuo soggetto, ma anche come alter ego, un altro me stesso con cui comunico, simpatizzo, sono in comunione. Il principio di comunicazione è dunque incluso nel principio di identità e si manifesta nel principio di inclusione ” .

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284364 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:40:39 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284364 Sentiamo anche T. Mann sull’argomento: “Indifferenza e ignoranza della vita intima degli altri esseri umani finiscono per creare un rapporto affatto falso con la realtà, una specie di abbigliamento. Dai tempi di Adamo ed Eva, da quando uno divenne due, chiunque per vivere ha dovuto mettersi nei panni altrui, per conoscere veramente se stesso ha dovuto guardarsi con gli occhi di un estraneo. L’immaginazione e l’arte di indovinare i sentimenti degli altri, cioè l’empatia, il con-sentire con gli altri, è non solo lodevole ma, in quanto infrange le barriere dell’io, è anche un mezzo indispensabile di autopreservazione” . Sentiamo anche T. Mann sull’argomento: “Indifferenza e ignoranza della vita intima degli altri esseri umani finiscono per creare un rapporto affatto falso con la realtà, una specie di abbigliamento. Dai tempi di Adamo ed Eva, da quando uno divenne due, chiunque per vivere ha dovuto mettersi nei panni altrui, per conoscere veramente se stesso ha dovuto guardarsi con gli occhi di un estraneo. L’immaginazione e l’arte di indovinare i sentimenti degli altri, cioè l’empatia, il con-sentire con gli altri, è non solo lodevole ma, in quanto infrange le barriere dell’io, è anche un mezzo indispensabile di autopreservazione” .

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284363 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:40:17 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284363 Ed ecco il contrario dell’odio di prima: Povera gente! Lontana da’ suoi,/In un paese qui che le vuol male . Il poeta è costretto a fuggire dalla chiesa perché Qui, se non fuggo, abbraccio un caporale, /Colla su’ brava mazza di nocciolo/Duro e piantato lì come un piolo” . Questo è il terzo esempio di avvertimento del contrario passato a sentimento del contrario. Ed ecco il contrario dell’odio di prima:
Povera gente! Lontana da’ suoi,/In un paese qui che le vuol male .
Il poeta è costretto a fuggire dalla chiesa perché
Qui, se non fuggo, abbraccio un caporale, /Colla su’ brava mazza di nocciolo/Duro e piantato lì come un piolo” .
Questo è il terzo esempio di avvertimento del contrario passato a sentimento del contrario.

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284362 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:39:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284362 Il terzo esempio deriva da S. Ambrogio di Giusti: “Un poeta, il Giusti, entra un giorno nella chiesa di S. Ambrogio a Milano, e vi trova un pieno di soldati…Il suo primo sentimento è d’odio: quei soldatacci ispidi e duri son lì a ricordargli la patria schiava. Ma ecco levarsi nel tempio il suono dell’organo: poi quel cantico tedesco lento lento, D’un suono grave, flebile, solenne Che è preghiera e pure lamento. Ebbene, questo suono determina a un tratto una disposizione insolita nel poeta, avvezzo a usare il flagello della satira politica e civile: determina in lui la disposizione propriamente umoristica: cioè lo dispone a quella particolare riflessione che, spassionandosi dal primo sentimento, dell’odio suscitato dalla vista di quei soldati, genera appunto il sentimento del contrario. Il poeta ha sentito nell’inno La dolcezza amara/Dei canti uditi da fanciullo: il core/Che da voce domestica gl’impara,/Ce li ripete i giorni del dolore./Un pensier mesto della madre cara,/Un desiderio di pace e d’amore,/Uno sgomento di lontano esilio . E riflette che quei soldati, strappati ai loro tetti da un re pauroso, A dura vita, a dura disciplina,/Muti, derisi, solitari stanno, /Strumenti ciechi d’occhiuta rapina,/che lor non tocca e che forse non sanno Il terzo esempio deriva da S. Ambrogio di Giusti: “Un poeta, il Giusti, entra un giorno nella chiesa di S. Ambrogio a Milano, e vi trova un pieno di soldati…Il suo primo sentimento è d’odio: quei soldatacci ispidi e duri son lì a ricordargli la patria schiava. Ma ecco levarsi nel tempio il suono dell’organo: poi quel cantico tedesco lento lento,
D’un suono grave, flebile, solenne
Che è preghiera e pure lamento. Ebbene, questo suono determina a un tratto una disposizione insolita nel poeta, avvezzo a usare il flagello della satira politica e civile: determina in lui la disposizione propriamente umoristica: cioè lo dispone a quella particolare riflessione che, spassionandosi dal primo sentimento, dell’odio suscitato dalla vista di quei soldati, genera appunto il sentimento del contrario. Il poeta ha sentito nell’inno
La dolcezza amara/Dei canti uditi da fanciullo: il core/Che da voce domestica gl’impara,/Ce li ripete i giorni del dolore./Un pensier mesto della madre cara,/Un desiderio di pace e d’amore,/Uno sgomento di lontano esilio .
E riflette che quei soldati, strappati ai loro tetti da un re pauroso,
A dura vita, a dura disciplina,/Muti, derisi, solitari stanno, /Strumenti ciechi d’occhiuta rapina,/che lor non tocca e che forse non sanno

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284361 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:39:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284361 Il secondo esempio è tratto da Dostoevskij: “Signore, signore! oh! Signore, forse, come gli altri, voi stimate ridicolo tutto questo; forse vi annojo raccontandovi questi stupidi e miserabili particolari della mia vita domestica; ma per me non è ridicolo, perché io sento tutto ciò…”-Così grida Marmeladoff nell’osteria, in Delitto e Castigo del Dostoevskij, a Raskolnikoff tra le risate degli avventori ubriachi. E questo grido è appunto la protesta dolorosa ed esasperata d’un personaggio umoristico contro chi, di fronte a lui, si ferma a un primo avvertimento superficiale e non riesce a vederne altro che la comicità” . Il secondo esempio è tratto da Dostoevskij: “Signore, signore! oh! Signore, forse, come gli altri, voi stimate ridicolo tutto questo; forse vi annojo raccontandovi questi stupidi e miserabili particolari della mia vita domestica; ma per me non è ridicolo, perché io sento tutto ciò…”-Così grida Marmeladoff nell’osteria, in Delitto e Castigo del Dostoevskij, a Raskolnikoff tra le risate degli avventori ubriachi. E questo grido è appunto la protesta dolorosa ed esasperata d’un personaggio umoristico contro chi, di fronte a lui, si ferma a un primo avvertimento superficiale e non riesce a vederne altro che la comicità” .

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284359 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:38:38 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284359 T. Mann sembra incline a non attribuire ironia ai re :"I sovrani non conoscono l’ironia…neppure come schietto e classico strumento dell’arte retorica, per non parlare poi di un suo più complesso significato" . L’ironia può, per certi versi, essere accostata all’umorismo, che, secondo Pirandello, è “il sentimento del contrario”. Questo, in parole povere, significa mettersi nei panni degli altri con una specie di rovesciamento. Tra i Greci “Umorista non è Aristofane ma Socrate…Socrate ha il sentimento del contrario; Aristofane ha un sentimento solo, unilaterale” . Il saggio di Pirandello, L’umorismo , presenta tre esempi: il primo è quello celeberrimo della “vecchia signora coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa prima impressione cronica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario”. Ma poi interviene la riflessione che suscita il sentimento del contrario ossia l'umorismo :"Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’ inganna che, parata così, nascondendo così le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto più addentro: da quel primo avvertimento del contrario, mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico" . Si tratta insomma di riflettere sul dolore di chi ci farebbe ridere, di sentire con chi soffre e provare simpatia per lui. T. Mann sembra incline a non attribuire ironia ai re :”I sovrani non conoscono l’ironia…neppure come schietto e classico strumento dell’arte retorica, per non parlare poi di un suo più complesso significato” .
L’ironia può, per certi versi, essere accostata all’umorismo, che, secondo Pirandello, è “il sentimento del contrario”. Questo, in parole povere, significa mettersi nei panni degli altri con una specie di rovesciamento.
Tra i Greci “Umorista non è Aristofane ma Socrate…Socrate ha il sentimento del contrario; Aristofane ha un sentimento solo, unilaterale” .
Il saggio di Pirandello, L’umorismo , presenta tre esempi: il primo è quello celeberrimo della “vecchia signora coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa prima impressione cronica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario”.
Ma poi interviene la riflessione che suscita il sentimento del contrario ossia l’umorismo :”Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’ inganna che, parata così, nascondendo così le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto più addentro: da quel primo avvertimento del contrario, mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l’umoristico” . Si tratta insomma di riflettere sul dolore di chi ci farebbe ridere, di sentire con chi soffre e provare simpatia per lui.

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284358 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:37:50 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284358 L’ironia sofoclea è un’ affermazione di un personaggio della tragedia che giunge all’orecchio dello spettatore come un’eco rovesciata. Essa consiste in questo: chi pronuncia le parole intende dare loro un significato il quale arriva capovolto alle orecchie dello spettatore. " E questa eco alla rovescia, che suona come uno scoppio di riso sinistro, è in realtà una rettifica. Quanto Edipo dice senza volerlo, senza capirlo, costituisce la sola verità autentica delle sue parole" . Siamo al culmine dell'ironia tragica quando, nell' Edipo re , il figlio di Laio afferma:"in vece loro, io queste battaglie, come per mio padre/combatterò e arriverò dappertutto " (vv. 264-265). Il re di Tebe non sa ancora di chi è figlio, ossia di Laio, il vecchio re ucciso in un trivio da lui stesso, ma gli spettatori conoscono il mito e lo sanno. Un personaggio assolutamente ingenuo e puro, come il principe Myskin, l’Idiota di Dostoevskij, è incapace di fare dell’ironia e di notare quella degli altri: “Dal suo viso e persino dall’atteggiamento di tutta la persona, traspariva pure la stessa ingenuità, la stessa fiducia, ben lontana dal sospettare una derisione, una burla” . L’ironia sofoclea è un’ affermazione di un personaggio della tragedia che giunge all’orecchio dello spettatore come un’eco rovesciata.
Essa consiste in questo: chi pronuncia le parole intende dare loro un significato il quale arriva capovolto alle orecchie dello spettatore. ” E questa eco alla rovescia, che suona come uno scoppio di riso sinistro, è in realtà una rettifica. Quanto Edipo dice senza volerlo, senza capirlo, costituisce la sola verità autentica delle sue parole” .
Siamo al culmine dell’ironia tragica quando, nell’ Edipo re , il figlio di Laio afferma:”in vece loro, io queste battaglie, come per mio padre/combatterò e arriverò dappertutto ” (vv. 264-265).
Il re di Tebe non sa ancora di chi è figlio, ossia di Laio, il vecchio re ucciso in un trivio da lui stesso, ma gli spettatori conoscono il mito e lo sanno. Un personaggio assolutamente ingenuo e puro, come il principe Myskin, l’Idiota di Dostoevskij, è incapace di fare dell’ironia e di notare quella degli altri: “Dal suo viso e persino dall’atteggiamento di tutta la persona, traspariva pure la stessa ingenuità, la stessa fiducia, ben lontana dal sospettare una derisione, una burla” .

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Di: Giovanni Ghiselli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284357 Giovanni Ghiselli Thu, 22 Mar 2012 21:36:36 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284357 Caro Massimo, ti mando, come contributo, un pezzo su "letteratura e ironia". L'ho ricavato dal seminario che terrò all'università di Urbino in aprile-maggio. Essendo lungo, lo suddivido in più parti. Caro Massimo,
ti mando, come contributo, un pezzo su “letteratura e ironia”. L’ho ricavato dal seminario che terrò all’università di Urbino in aprile-maggio.
Essendo lungo, lo suddivido in più parti.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284353 Massimo Maugeri Thu, 22 Mar 2012 21:13:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284353 A tutti voi, una serena notte. A tutti voi, una serena notte.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284352 Massimo Maugeri Thu, 22 Mar 2012 21:12:44 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284352 Un caro saluto e grazie mille a: Renata Mangiagli, Margherita, Fabrizio Rivoni, Anna Giusto, Ruggero. Un caro saluto e grazie mille a: Renata Mangiagli, Margherita, Fabrizio Rivoni, Anna Giusto, Ruggero.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284351 Massimo Maugeri Thu, 22 Mar 2012 21:11:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284351 @ Pino Imperatore Grazie per aver messo a nostra disposizione la postfazione del libro. @ Pino Imperatore
Grazie per aver messo a nostra disposizione la postfazione del libro.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284350 Massimo Maugeri Thu, 22 Mar 2012 21:10:48 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284350 Grazie a tutti per i vostri nuovi commenti. Grazie a tutti per i vostri nuovi commenti.

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Di: ruggero http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-284197 ruggero Thu, 22 Mar 2012 08:40:24 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-284197 sono d'accordo sul fatto che la letteratura ironica e umoristica sia stata un po' discriminata fino a qualche anno, dimenticandosi di precedenti illustri e "storici" (come il Decameron di Boccaccio). L'impressione e' che adesso vada meglio. Tanti auguri a Pino Imperatore. sono d’accordo sul fatto che la letteratura ironica e umoristica sia stata un po’ discriminata fino a qualche anno, dimenticandosi di precedenti illustri e “storici” (come il Decameron di Boccaccio).
L’impressione e’ che adesso vada meglio. Tanti auguri a Pino Imperatore.

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Di: Anna Giusto http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283974 Anna Giusto Wed, 21 Mar 2012 12:59:11 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283974 GIULIO FERRONI: Lo stesso Socrate è stato tradizionalmente visto attraverso l'immagine del sileno, usata anche da Alcibiade: i sileni sono delle statuette che ritraggono un volto brutto e deforme, ma che nascondono al loro interno un viso bellissimo. Si tratta di un’immagine di grande efficacia – fu ripresa, durante il Rinascimento, dal "letterato-filosofo" Erasmo da Rotterdam – e che ben rappresenta l’uomo Socrate: un individuo esteriormente malfatto il quale, però, possedeva un’anima dotata di un’autentica capacità di conoscenza. Alcuni fenomeni del comico – anche quelli più estremi – riescono a cogliere tale duplicità del reale e, in tal modo, ad acquisire un’elevata dignità filosofica. Lo scrittore Francois Rabelais fu un autore comico che tramite le eccessive e grottesche avventure descritte in Gargantua e Pantagruel rivelò un profondo senso della conoscenza e presentò una originalissima filosofia. GIULIO FERRONI: Lo stesso Socrate è stato tradizionalmente visto attraverso l’immagine del sileno, usata anche da Alcibiade: i sileni sono delle statuette che ritraggono un volto brutto e deforme, ma che nascondono al loro interno un viso bellissimo. Si tratta di un’immagine di grande efficacia – fu ripresa, durante il Rinascimento, dal “letterato-filosofo” Erasmo da Rotterdam – e che ben rappresenta l’uomo Socrate: un individuo esteriormente malfatto il quale, però, possedeva un’anima dotata di un’autentica capacità di conoscenza. Alcuni fenomeni del comico – anche quelli più estremi – riescono a cogliere tale duplicità del reale e, in tal modo, ad acquisire un’elevata dignità filosofica. Lo scrittore Francois Rabelais fu un autore comico che tramite le eccessive e grottesche avventure descritte in Gargantua e Pantagruel rivelò un profondo senso della conoscenza e presentò una originalissima filosofia.

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Di: Anna Giusto http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283971 Anna Giusto Wed, 21 Mar 2012 12:57:19 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283971 GIULIO FERRONI: Una certa parte della tradizione filosofica occidentale ha condannato il comico in quanto relativo a una realtà "bassa", volgare e non adatta a chi detiene il potere. C’è comunque da sottolineare che l'ironia non coincide necessariamente con il riso: essa è, prima di tutto, una figura retorica, ma può anche manifestarsi in una di quelle forme del comico che ci conducono verso una riflessione dura e spietata sulla realtà. Possiamo affermare che tramite l’ironia tutte le espressioni del comico riescono a mostrarci la faccia "oscura" della realtà, quei suoi aspetti che non si manifestano immediatamente. GIULIO FERRONI: Una certa parte della tradizione filosofica occidentale ha condannato il comico in quanto relativo a una realtà “bassa”, volgare e non adatta a chi detiene il potere. C’è comunque da sottolineare che l’ironia non coincide necessariamente con il riso: essa è, prima di tutto, una figura retorica, ma può anche manifestarsi in una di quelle forme del comico che ci conducono verso una riflessione dura e spietata sulla realtà. Possiamo affermare che tramite l’ironia tutte le espressioni del comico riescono a mostrarci la faccia “oscura” della realtà, quei suoi aspetti che non si manifestano immediatamente.

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Di: Anna Giusto http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283970 Anna Giusto Wed, 21 Mar 2012 12:56:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283970 GIULIO FERRONI: Credo comunque che l’importanza della figura di Socrate sia data proprio dal suo legame con l'esperienza, con la parola e con la conoscenza. L'essere nel mondo è prima di tutto esperienza e la scelta di Socrate, che decide di morire pur di non contravvenire alle leggi della sua città, indica un forte radicamento nell'esperienza. La scrittura, dal canto suo, fissa l’esperire in una struttura stabile e definitiva, e a questo proposito è molto interessante la riflessione che Platone farà sul rapporto tra oralità e scrittura. La filosofia "orale" di Socrate, quindi, è data dal legame della parola con la voce, dallo scambio autentico di opinioni fra le persone. La scrittura, invece, fissa le parole nel tempo e contemporaneamente ci allontana dall'esperienza autentica e immediata. Socrate, in questo senso, mantiene un comportamento integro e in più ci introduce nella dimensione dell'ironia, che è la capacità di vedere le cose da un punto di vista opposto rispetto a quello in cui appaiono. Il tema dell'ironia si rivela determinante per capire il senso del rapporto tra letteratura e filosofia nell’ambito dell'esperienza. Ritengo che l’ironia possa essere considerata il reale punto d’incontro tra letteratura e filosofia. GIULIO FERRONI: Credo comunque che l’importanza della figura di Socrate sia data proprio dal suo legame con l’esperienza, con la parola e con la conoscenza. L’essere nel mondo è prima di tutto esperienza e la scelta di Socrate, che decide di morire pur di non contravvenire alle leggi della sua città, indica un forte radicamento nell’esperienza. La scrittura, dal canto suo, fissa l’esperire in una struttura stabile e definitiva, e a questo proposito è molto interessante la riflessione che Platone farà sul rapporto tra oralità e scrittura. La filosofia “orale” di Socrate, quindi, è data dal legame della parola con la voce, dallo scambio autentico di opinioni fra le persone. La scrittura, invece, fissa le parole nel tempo e contemporaneamente ci allontana dall’esperienza autentica e immediata. Socrate, in questo senso, mantiene un comportamento integro e in più ci introduce nella dimensione dell’ironia, che è la capacità di vedere le cose da un punto di vista opposto rispetto a quello in cui appaiono. Il tema dell’ironia si rivela determinante per capire il senso del rapporto tra letteratura e filosofia nell’ambito dell’esperienza. Ritengo che l’ironia possa essere considerata il reale punto d’incontro tra letteratura e filosofia.

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Di: Anna Giusto http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283969 Anna Giusto Wed, 21 Mar 2012 12:55:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283969 Ciao. Come contributo alla discussione vi riporto alcune considerazioni di Giulio Ferroni sui rapporti tra ironia e letteratura. Chi è Giulio Ferroni? http://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Ferroni Ciao. Come contributo alla discussione vi riporto alcune considerazioni di Giulio Ferroni sui rapporti tra ironia e letteratura.
Chi è Giulio Ferroni?
http://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Ferroni

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Di: fabrizio rivoni http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283928 fabrizio rivoni Wed, 21 Mar 2012 09:38:57 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283928 Comunque comprerò il libro di Pino Imperatore. Da quel che ho letto sono certo che non me ne pentirò. Ciao. Comunque comprerò il libro di Pino Imperatore. Da quel che ho letto sono certo che non me ne pentirò.
Ciao.

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Di: fabrizio rivoni http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283927 fabrizio rivoni Wed, 21 Mar 2012 09:37:23 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283927 Mi viene in mente una trama. C'è un paese, il cui art. 1 della costituzione sancisce che e' una repubblica fondata sul lavoro, che si sta adoperando per eliminare le piu' elementari forme di tutela dei lavoratori. E sai perché? Perché così fan tutti: guardati intorno. Oh, ragazzi, una storia così farebbe morir dal ridere. Mi viene in mente una trama.
C’è un paese, il cui art. 1 della costituzione sancisce che e’ una repubblica fondata sul lavoro, che si sta adoperando per eliminare le piu’ elementari forme di tutela dei lavoratori.
E sai perché? Perché così fan tutti: guardati intorno.
Oh, ragazzi, una storia così farebbe morir dal ridere.

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Di: fabrizio rivoni http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283924 fabrizio rivoni Wed, 21 Mar 2012 09:24:59 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283924 Se non vivessimo in un paese reale, penserei di essere dentro un romanzo che rientra nella letteratura dell'ironia. Ma siccome non c'e' molto da ridere, come diceva Troisi: non ci resta che piangere. Se non vivessimo in un paese reale, penserei di essere dentro un romanzo che rientra nella letteratura dell’ironia. Ma siccome non c’e’ molto da ridere, come diceva Troisi: non ci resta che piangere.

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Di: Margherita http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283800 Margherita Tue, 20 Mar 2012 23:04:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283800 Grazie per la prefazione. Molto bella! Il concetto di realismo comico mi è molto chiaro. (sorrisino) Grazie per la prefazione. Molto bella!
Il concetto di realismo comico mi è molto chiaro. (sorrisino)

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Di: Pino Imperatore http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283790 Pino Imperatore Tue, 20 Mar 2012 22:09:08 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283790 «Cu ’a camorra nun se pazzeja». Con la camorra non si scherza. Quante volte ho sentito questa affermazione. Insieme a un’altra, più perentoria e inquietante: «’A camorra nun pazzeja». La camorra non scherza. Chi è integrato in un contesto criminale ed è ossessionato dall’idea di procurarsi denaro e favori con metodi illegali e violenti, ha poco tempo per pazziare. Il suo comportamento è in prevalenza serioso, arrogante, brutale. Se ride, ride in modo beffardo, con malignità e sarcasmo. Con un ghigno. Ma un camorrista è pur sempre una persona. È un essere umano, anche se spesso lo dimentica e si trasforma in belva. Possibile che non riesca ad apprezzare il valore di un sorriso o di un atto di bontà? Questa è stata la prima domanda che mi sono posto quando ho iniziato a plasmare gli Esposito. Poi di domande ne sono arrivate tante altre. Può un componente della camorra essere vittima della camorra stessa? Se è un perdente, fino a che punto gli è consentito di far parte di un clan malavitoso? È capace di avere dei sentimenti, di amare, provare serenità, vivere momenti felici? Che cosa fa nella vita quotidiana? Va in vacanza e a fare la spesa, ha frequentazioni e amicizie, conduce una vita normale? Come agisce nella rete sociale che lo circonda? Come si comportano i suoi parenti? Nel suo nucleo familiare ci sono voci di dissenso? La storia degli Esposito ruota principalmente attorno a questi interrogativi. Nel libro sono confluite, sia in modo consapevole che inconscio, le mie numerose curiosità. L’ho scritto come se fossi in trance, muovendomi tra il passato e il presente, alla ricerca di risposte esaurienti. Pensavo di poter trovare conforto nella tradizione, nei grandi autori e attori comici partenopei: Totò, Massimo Troisi, i fratelli De Filippo, Antonio Petito, Eduardo Scarpetta, Raffaele Viviani, Nino Taranto, i Giuffrè. Niente da fare. Nelle loro opere compaiono malviventi e fuorilegge, ma si tratta di “guappuncielli” (elementi secondari della manovalanza criminale), “guappi di cartone” (delinquentucci senza consistenza) o “guappi d’onore”, come il don Antonio Barracano della commedia “Il sindaco del rione Sanità” di Eduardo. Poco a che vedere con i camorristi e con la camorra, che pure hanno un vissuto antico e radicato. Gli stessi comici partenopei delle ultime generazioni, del «post Troisi», si sono tenuti distanti dall’argomento, lasciando che a trattarlo fossero scrittori, saggisti, attori e registi «non comici». Non per paura, ma perché hanno ritenuto che affrontare in chiave ironica una tematica del genere potesse contribuire a legittimarla oltre il necessario e a rafforzare l’immagine mediatica negativa di Napoli. Su queste scelte, e sulle motivazioni che le hanno accompagnate, bisognerebbe aprire una discussione approfondita. Per necessità, dunque, ho rivolto lo sguardo verso le mie esperienze personali. In fondo, si scrive ciò che si è vissuto, nel bene e nel male. Nella prima metà del 1985, anno cruciale per la mia vita, seguii a Napoli un corso di giornalismo diretto da Amato Lamberti, sociologo ed esperto di fenomeni di devianza criminale. Un uomo di grande umiltà e cultura. Un vero maestro. Il corso era coordinato da Giancarlo Siani, che il 23 settembre di quell’anno fu barbaramente ucciso dalla camorra. Aveva solo ventisei anni, Giancarlo, e il suo sorriso mi è rimasto impresso in modo indelebile nel cuore e nella mente. La memoria dei bei momenti trascorsi insieme, i suoi insegnamenti e il suo esempio influenzarono tutte le mie scelte future, comprese quelle di diventare io stesso, nel 1986, come Giancarlo, corrispondente del quotidiano Il Mattino, e di impegnarmi a fondo nelle iniziative anticamorra. In quel periodo collaborai con l’Osservatorio sulla camorra, struttura di servizio dedita allo studio dei fenomeni della delinquenza organizzata, dell’emarginazione e della devianza. Dal 1993 al 1995 lavorai al Comune di Napoli al fianco di Lamberti, in quello che lui denominò Assessorato alla Normalità. Sotto la sua guida, mi occupai di una serie di attività pubbliche di prevenzione dei fenomeni di illegalità: la Consulta Anticamorra, la Linea Antiusura, la Cassetta Anticamorra. Nel ’95 mi diedi anche alla politica, e a Mugnano di Napoli, dove abitavo, fui eletto consigliere comunale e presidente della commissione Trasparenza e Legalità. Quanti ricordi, belli e brutti. Durante una seduta consiliare dedicata proprio alla legalità, dal pubblico un personaggio in odore di malavita interruppe un mio intervento gridandomi contro: «Ma che cazze vaje dicenne? ’A camorra ccà nun esiste! ’A camorra nun è mai esistita!». Già. ’A camorra nun esiste, nun è mai esistita. La camorra non gradisce riconoscimenti ufficiali. Non vuole neanche essere chiamata col proprio nome. È diventata ’o Sistema, come Roberto Saviano ha raccontato. Meno se ne parla, e più essa può proliferare indisturbata. Paradossalmente, è molto più pericolosa quando non fa notizia, quando non impugna le armi e non uccide. Se non fa morti, vuol dire che gli affari le stanno andando bene. La camorra non vuole pubblicità intorno a sé. Ama il silenzio, l’ombra. Ecco perché, volutamente e simbolicamente, ho fatto in modo che tutti i personaggi di questo romanzo, anche quelli «positivi», non utilizzassero mai la parola camorra. Chi vive di camorra o ne avverte intorno a sé la minacciosa presenza, non la può nominare. Sia ben chiaro, però, che “Benvenuti in casa Esposito” non è un libro sulla camorra, ma dentro la camorra. Ne esplora la sua quotidianità. Ne offre una visione dal basso, non dall’alto. Certo, è un romanzo, e come tale va considerato. In alcune parti potrà sembrare eccessivo. Credetemi, non è così. Io non ho fatto altro che registrare e illustrare, mediante il formidabile strumento dell’ironia, fatti e personaggi che a Napoli si verificano e si incontrano tutti i giorni. Chiamatelo realismo comico, se volete. Più che in qualsiasi altro posto del mondo, a Napoli la realtà supera ogni fantasia. «Cu ’a camorra nun se pazzeja». Con la camorra non si scherza.
Quante volte ho sentito questa affermazione. Insieme a un’altra,
più perentoria e inquietante: «’A camorra nun pazzeja». La
camorra non scherza.
Chi è integrato in un contesto criminale ed è ossessionato
dall’idea di procurarsi denaro e favori con metodi illegali e
violenti, ha poco tempo per pazziare. Il suo comportamento è
in prevalenza serioso, arrogante, brutale. Se ride, ride in modo
beffardo, con malignità e sarcasmo. Con un ghigno.
Ma un camorrista è pur sempre una persona. È un essere
umano, anche se spesso lo dimentica e si trasforma in belva.
Possibile che non riesca ad apprezzare il valore di un sorriso o
di un atto di bontà? Questa è stata la prima domanda che mi
sono posto quando ho iniziato a plasmare gli Esposito.
Poi di domande ne sono arrivate tante altre. Può un componente
della camorra essere vittima della camorra stessa? Se
è un perdente, fino a che punto gli è consentito di far parte di
un clan malavitoso? È capace di avere dei sentimenti, di amare,
provare serenità, vivere momenti felici? Che cosa fa nella
vita quotidiana? Va in vacanza e a fare la spesa, ha frequentazioni
e amicizie, conduce una vita normale? Come agisce
nella rete sociale che lo circonda? Come si comportano i suoi
parenti? Nel suo nucleo familiare ci sono voci di dissenso?
La storia degli Esposito ruota principalmente attorno a questi
interrogativi. Nel libro sono confluite, sia in modo consapevole
che inconscio, le mie numerose curiosità. L’ho scritto come
se fossi in trance, muovendomi tra il passato e il presente, alla
ricerca di risposte esaurienti. Pensavo di poter trovare conforto
nella tradizione, nei grandi autori e attori comici partenopei:
Totò, Massimo Troisi, i fratelli De Filippo, Antonio Petito,
Eduardo Scarpetta, Raffaele Viviani, Nino Taranto, i Giuffrè.
Niente da fare. Nelle loro opere compaiono malviventi e fuorilegge,
ma si tratta di “guappuncielli” (elementi secondari della manovalanza
criminale), “guappi di cartone” (delinquentucci senza
consistenza) o “guappi d’onore”, come il don Antonio Barracano
della commedia “Il sindaco del rione Sanità” di Eduardo. Poco a
che vedere con i camorristi e con la camorra, che pure hanno
un vissuto antico e radicato.
Gli stessi comici partenopei delle ultime generazioni, del
«post Troisi», si sono tenuti distanti dall’argomento, lasciando
che a trattarlo fossero scrittori, saggisti, attori e registi «non comici».
Non per paura, ma perché hanno ritenuto che affrontare
in chiave ironica una tematica del genere potesse contribuire
a legittimarla oltre il necessario e a rafforzare l’immagine mediatica
negativa di Napoli.
Su queste scelte, e sulle motivazioni che le hanno accompagnate,
bisognerebbe aprire una discussione approfondita.
Per necessità, dunque, ho rivolto lo sguardo verso le mie
esperienze personali. In fondo, si scrive ciò che si è vissuto, nel
bene e nel male.
Nella prima metà del 1985, anno cruciale per la mia vita, seguii
a Napoli un corso di giornalismo diretto da Amato Lamberti,
sociologo ed esperto di fenomeni di devianza criminale. Un
uomo di grande umiltà e cultura. Un vero maestro. Il corso era
coordinato da Giancarlo Siani, che il 23 settembre di quell’anno
fu barbaramente ucciso dalla camorra.
Aveva solo ventisei anni, Giancarlo, e il suo sorriso mi è rimasto
impresso in modo indelebile nel cuore e nella mente. La
memoria dei bei momenti trascorsi insieme, i suoi insegnamenti
e il suo esempio influenzarono tutte le mie scelte future, comprese
quelle di diventare io stesso, nel 1986, come Giancarlo,
corrispondente del quotidiano Il Mattino, e di impegnarmi a
fondo nelle iniziative anticamorra.
In quel periodo collaborai con l’Osservatorio sulla camorra,
struttura di servizio dedita allo studio dei fenomeni della delinquenza
organizzata, dell’emarginazione e della devianza. Dal
1993 al 1995 lavorai al Comune di Napoli al fianco di Lamberti,
in quello che lui denominò Assessorato alla Normalità. Sotto la
sua guida, mi occupai di una serie di attività pubbliche di prevenzione
dei fenomeni di illegalità: la Consulta Anticamorra,
la Linea Antiusura, la Cassetta Anticamorra.
Nel ’95 mi diedi anche alla politica, e a Mugnano di Napoli,
dove abitavo, fui eletto consigliere comunale e presidente della
commissione Trasparenza e Legalità. Quanti ricordi, belli
e brutti. Durante una seduta consiliare dedicata proprio alla
legalità, dal pubblico un personaggio in odore di malavita interruppe
un mio intervento gridandomi contro: «Ma che cazze
vaje dicenne? ’A camorra ccà nun esiste! ’A camorra nun è mai
esistita!».
Già. ’A camorra nun esiste, nun è mai esistita. La camorra
non gradisce riconoscimenti ufficiali. Non vuole neanche essere
chiamata col proprio nome. È diventata ’o Sistema, come
Roberto Saviano ha raccontato. Meno se ne parla, e più essa
può proliferare indisturbata. Paradossalmente, è molto più pericolosa
quando non fa notizia, quando non impugna le armi
e non uccide. Se non fa morti, vuol dire che gli affari le stanno
andando bene. La camorra non vuole pubblicità intorno a sé.
Ama il silenzio, l’ombra.
Ecco perché, volutamente e simbolicamente, ho fatto in
modo che tutti i personaggi di questo romanzo, anche quelli
«positivi», non utilizzassero mai la parola camorra. Chi vive di
camorra o ne avverte intorno a sé la minacciosa presenza, non
la può nominare.
Sia ben chiaro, però, che “Benvenuti in casa Esposito” non è
un libro sulla camorra, ma dentro la camorra. Ne esplora la sua
quotidianità. Ne offre una visione dal basso, non dall’alto.
Certo, è un romanzo, e come tale va considerato. In alcune
parti potrà sembrare eccessivo. Credetemi, non è così. Io non
ho fatto altro che registrare e illustrare, mediante il formidabile
strumento dell’ironia, fatti e personaggi che a Napoli si verificano
e si incontrano tutti i giorni. Chiamatelo realismo comico,
se volete. Più che in qualsiasi altro posto del mondo, a Napoli
la realtà supera ogni fantasia.

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Di: Pino Imperatore http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283789 Pino Imperatore Tue, 20 Mar 2012 22:08:01 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283789 Caro Massimo e cari amici, credo che nella postfazione del mio libro ci siano le risposte a gran parte delle vostre curiosità e dei vostri quesiti. La pubblico di seguito. Caro Massimo e cari amici, credo che nella postfazione del mio libro ci siano le risposte a gran parte delle vostre curiosità e dei vostri quesiti. La pubblico di seguito.

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Di: renata mangiagli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283762 renata mangiagli Tue, 20 Mar 2012 19:28:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283762 Bravissimo Imperatore! Questa capacità di far ridere a partire dal ribaltamento di una situazione di apparente forza è geniale e affonda le radici nella commedia di Plauto. L’intreccio tipico di ogni commedia plautina è infatti sempre riconducibile alla lotta per il possesso di un bene (soldi o donne); lotta che, normalmente, vede la vittoria del rivale giovane sul più anziano. Tuttavia la chiave della comicità di Plauto risiede nel fatto che spesso a vincere sono servi e schiavi, che attraverso mille astuzie riescono infine ad ottenere quanto cercano. La Sorte (Tyché) ha in questo una grande parte, poiché è grazie ad essa che, alla fine, i servi riescono a ribaltare una situazione apparentemente contro di essi. Ed è sempre grazie alla Sorte che il servo riesce a mettere in luce le grandi ingiustizie patite in precedenza, cioè la disonestà della situazione normalmente accettata e vissuta dal popolo minuto. Dunque una situazione di forza viene rovesciata da una tipica situazione di debolezza... Bravissimo anche a te, caro Massimo! Bravissimo Imperatore! Questa capacità di far ridere a partire dal ribaltamento di una situazione di apparente forza è geniale e affonda le radici nella commedia di Plauto.
L’intreccio tipico di ogni commedia plautina è infatti sempre riconducibile alla lotta per il possesso di un bene (soldi o donne); lotta che, normalmente, vede la vittoria del rivale giovane sul più anziano.
Tuttavia la chiave della comicità di Plauto risiede nel fatto che spesso a vincere sono servi e schiavi, che attraverso mille astuzie riescono infine ad ottenere quanto cercano. La Sorte (Tyché) ha in questo una grande parte, poiché è grazie ad essa che, alla fine, i servi riescono a ribaltare una situazione apparentemente contro di essi. Ed è sempre grazie alla Sorte che il servo riesce a mettere in luce le grandi ingiustizie patite in precedenza, cioè la disonestà della situazione normalmente accettata e vissuta dal popolo minuto.
Dunque una situazione di forza viene rovesciata da una tipica situazione di debolezza…
Bravissimo anche a te, caro Massimo!

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283747 Massimo Maugeri Tue, 20 Mar 2012 18:40:21 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283747 Per oggi chiudo qui, augurando una buona serata e una serena notte a tutti. Per oggi chiudo qui, augurando una buona serata e una serena notte a tutti.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283746 Massimo Maugeri Tue, 20 Mar 2012 18:39:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283746 Mi sembrano molto interessant anche i contributi che ci ha inviato Margherita (grazie!), a proposito del rapporto tra il "ridere" e la salute. <b>Quei "princìpii" sono applicabili anche alla "letteratura dell'ironia"</b>, si domanda (e ci domanda) Margherita? Mi sembrano molto interessant anche i contributi che ci ha inviato Margherita (grazie!), a proposito del rapporto tra il “ridere” e la salute.
Quei “princìpii” sono applicabili anche alla “letteratura dell’ironia”, si domanda (e ci domanda) Margherita?

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283745 Massimo Maugeri Tue, 20 Mar 2012 18:37:51 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283745 Ovviamente le suddette domande sono ri-proposte per tutti. Ovviamente le suddette domande sono ri-proposte per tutti.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283744 Massimo Maugeri Tue, 20 Mar 2012 18:37:21 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283744 Inoltre, caro Pino, (se hai tempo e voglia di farlo) ti chiederei di rispondere alle "domande del post" ispirate dal tuo libro. Le ricopio di seguito... - <b>- In che modo l’ironia e la “narrazione ironica” possono aiutarci a comprendere meglio i vizi, le contraddizioni, i paradossi di certe nostre realtà? - - Quali caratteristiche dovrebbe avere la “narrazione ironica” per adempiere a tali scopi? - - Cosa, viceversa, dovrebbe evitare? - - Riuscire a ridere, o a sorridere, di una realtà “difficile” a noi vicina, può aiutare a cambiarla o solo ad accettarla con più facilità? O né l’una né l’altra?</b> Inoltre, caro Pino, (se hai tempo e voglia di farlo) ti chiederei di rispondere alle “domande del post” ispirate dal tuo libro.
Le ricopio di seguito…

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- In che modo l’ironia e la “narrazione ironica” possono aiutarci a comprendere meglio i vizi, le contraddizioni, i paradossi di certe nostre realtà?

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- Quali caratteristiche dovrebbe avere la “narrazione ironica” per adempiere a tali scopi?

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- Cosa, viceversa, dovrebbe evitare?

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- Riuscire a ridere, o a sorridere, di una realtà “difficile” a noi vicina, può aiutare a cambiarla o solo ad accettarla con più facilità? O né l’una né l’altra?

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283742 Massimo Maugeri Tue, 20 Mar 2012 18:35:33 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283742 @ Pino Imperatore Caro Pino, ne approfitto per porti una mia domanda "classica" relativa alla genesi del libro. <b>Come nasce "Benvenuti in casa Esposito? Quale "molla" ha fatto scattare l'idea?</b> @ Pino Imperatore
Caro Pino, ne approfitto per porti una mia domanda “classica” relativa alla genesi del libro.
Come nasce “Benvenuti in casa Esposito?
Quale “molla” ha fatto scattare l’idea?

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283741 Massimo Maugeri Tue, 20 Mar 2012 18:33:49 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283741 @ Pino Imperatore Grazie per questo tuo primo intervento, caro Pino. Mi sembra importantissimo, l'interesse mostrato nei confronti di questo tuo libro da parte degli istituti scolastici e delle associazioni impegnate nella lotta per la legalità... @ Pino Imperatore
Grazie per questo tuo primo intervento, caro Pino.
Mi sembra importantissimo, l’interesse mostrato nei confronti di questo tuo libro da parte degli istituti scolastici e delle associazioni impegnate nella lotta per la legalità…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/03/19/letteratura-dellironia/comment-page-11/#comment-283740 Massimo Maugeri Tue, 20 Mar 2012 18:31:07 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/16/letteratura-dellironia/#comment-283740 Un saluto e un ringraziamento speciale a <strong>Francesco Recami</strong> (benvenuto a Letteratitudine!), autore de "La casa di ringhiera" (Sellerio, 2011) e di altri libri (quasi tutti pubblicati da Sellerio): http://www.ibs.it/libri/recami+francesco/libri+di+francesco+recami.html Grazie per il tuo commento, Francesco. Un saluto e un ringraziamento speciale a Francesco Recami (benvenuto a Letteratitudine!), autore de “La casa di ringhiera” (Sellerio, 2011) e di altri libri (quasi tutti pubblicati da Sellerio): http://www.ibs.it/libri/recami+francesco/libri+di+francesco+recami.html
Grazie per il tuo commento, Francesco.

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