Commenti a: DAVID FOSTER WALLACE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/ Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Sep 2021 08:46:19 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 hourly 1 Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-823598 Massimo Maugeri Fri, 20 Sep 2013 16:11:08 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-823598 Perdonate l'assenza... Desidero ringraziare tutti voi amici per i validi contributi che avete fatto pervenire attraverso i commenti. Grazie di cuore! Perdonate l’assenza…
Desidero ringraziare tutti voi amici per i validi contributi che avete fatto pervenire attraverso i commenti.
Grazie di cuore!

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Di: Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-821838 Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) Tue, 17 Sep 2013 09:56:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-821838 «Memoir, tasse, nichilismo, formule matematiche, fantasmi. Temo di avervi confuso le idee. Che cos’è dunque "Il re pallido"? È un’opera straordinaria, ecco cos’è. Un’opera libera e inclassificabile, che del libro ha soltanto la forma anatomica e di cui intuiamo appena un briciolo della portata». Così, nel 2011, scriveva Paolo Giordano sulle pagine del Corriere della Sera. http://www.einaudi.it/speciali/L-impiegato-delle-tasse-ci-racconta-la-vita «Memoir, tasse, nichilismo, formule matematiche, fantasmi. Temo di avervi confuso le idee. Che cos’è dunque “Il re pallido”? È un’opera straordinaria, ecco cos’è. Un’opera libera e inclassificabile, che del libro ha soltanto la forma anatomica e di cui intuiamo appena un briciolo della portata». Così, nel 2011, scriveva Paolo Giordano sulle pagine del Corriere della Sera.

http://www.einaudi.it/speciali/L-impiegato-delle-tasse-ci-racconta-la-vita

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Di: Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-821837 Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) Tue, 17 Sep 2013 09:55:31 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-821837 E man mano che il fantasma prende corpo, nel biografo aumenta l’amore: «Più cose ho imparato sulla vita di David maggiore è il rispetto che nutro nei suoi confronti come scrittore – ha dichiarato Max in una bella intervista. – Dico sempre che una biografia riesce a dirti tutto quello che vuoi sapere tranne l’unica cosa che davvero vuoi sapere: in cosa consista il genio. Di fronte a questo, come forse Freud potrebbe aver detto, il biografo deve arrendersi». All’ innamorato, invece, restano le opere. Da tornare a leggere, ora, sotto una luce nuova. http://archivio-dfw.tumblr.com/post/50664853934/qualche-domanda-a-d-t-max E man mano che il fantasma prende corpo, nel biografo aumenta l’amore: «Più cose ho imparato sulla vita di David maggiore è il rispetto che nutro nei suoi confronti come scrittore – ha dichiarato Max in una bella intervista. – Dico sempre che una biografia riesce a dirti tutto quello che vuoi sapere tranne l’unica cosa che davvero vuoi sapere: in cosa consista il genio. Di fronte a questo, come forse Freud potrebbe aver detto, il biografo deve arrendersi». All’ innamorato, invece, restano le opere. Da tornare a leggere, ora, sotto una luce nuova.

http://archivio-dfw.tumblr.com/post/50664853934/qualche-domanda-a-d-t-max

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Di: Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-821836 Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) Tue, 17 Sep 2013 09:54:57 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-821836 E ancora gli editor, gli studiosi, persino gli stessi lettori di Wallace, che hanno messo a disposizione le loro ricerche e le loro osservazioni. «Ho finalmente capito perché la sezione dei ringraziamenti delle biografie è sempre così corposa – scrive Max. – La biografia è uno sforzo congiunto, un esercizio di memoria collettiva. E se per scrivere una biografia serve la popolazione di un paesino, per scrivere la prima biografia di un personaggio complesso quanto David serve una città». Dall’infanzia agli studi in filosofia ad Amherst, dalla fascinazione irresistibile per la matematica ai primi tentativi letterari, dal rapporto con i genitori a quello con i maestri, dal turbinio degli anni a Boston e a Syracuse fino al successo editoriale e alla lotta estenuante contro la depressione e le dipendenze, D. T. Max cuce insieme i fatti della vita e quelli della letteratura, rintracciando echi e risonanze («Mi sono spesso meravigliato della maniera formidabile in cui riusciva a trasformare in fiction le cose che vedeva attorno a sé», scrive), ma evitando con grande sensibilità ed equilibrio le tentazioni opposte dell’agiografia e della dissacrazione. E ancora gli editor, gli studiosi, persino gli stessi lettori di Wallace, che hanno messo a disposizione le loro ricerche e le loro osservazioni.

«Ho finalmente capito perché la sezione dei ringraziamenti delle biografie è sempre così corposa – scrive Max. – La biografia è uno sforzo congiunto, un esercizio di memoria collettiva. E se per scrivere una biografia serve la popolazione di un paesino, per scrivere la prima biografia di un personaggio complesso quanto David serve una città».

Dall’infanzia agli studi in filosofia ad Amherst, dalla fascinazione irresistibile per la matematica ai primi tentativi letterari, dal rapporto con i genitori a quello con i maestri, dal turbinio degli anni a Boston e a Syracuse fino al successo editoriale e alla lotta estenuante contro la depressione e le dipendenze, D. T. Max cuce insieme i fatti della vita e quelli della letteratura, rintracciando echi e risonanze («Mi sono spesso meravigliato della maniera formidabile in cui riusciva a trasformare in fiction le cose che vedeva attorno a sé», scrive), ma evitando con grande sensibilità ed equilibrio le tentazioni opposte dell’agiografia e della dissacrazione.

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Di: Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-821835 Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) Tue, 17 Sep 2013 09:54:20 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-821835 Per mettere a fuoco un fantasma, il biografo deve farlo parlare. Nel caso di Wallace, D. T. Max ha passato anni alla ricerca di tracce della sua voce. Le ha trovate nelle sue opere, che ripercorre con metodo e passione, ricostruendo, dai primi racconti fino a Il re pallido, il percorso di crescita letteraria (e editoriale ) di Wallace, e le ha trovate nella montagna di documenti autografi conservati dall’università di Austin: bozze, lettere, pagine di diario, annotazioni. Ma un altro modo di far parlare un fantasma è ascoltare la voce di chi lo ha conosciuto: gli amici, la famiglia, i colleghi. Ci sono i racconti della moglie Karen Green e quelli di Bonnie Nadell, l’agente letteraria che l’ha seguito per tutta la carriera. E le testimonianze dei suoi amici scrittori Mark Costello, Heather Aronson, e naturalmente Jonathan Franzen, «miglior compare e rivale letterario» di Wallace, secondo la sua definizione, e la poetessa e scrittrice Mary Karr, che ebbe un ruolo decisivo nella prima parte della sua vita. E poi ci sono le lettere, scritte e ricevute, ad esempio quelle di Don DeLillo, Dave Eggers, Jeffrey Eugenides, Richard Powers, George Saunders, David Sedaris, solo per citarne alcuni. Per mettere a fuoco un fantasma, il biografo deve farlo parlare. Nel caso di Wallace, D. T. Max ha passato anni alla ricerca di tracce della sua voce. Le ha trovate nelle sue opere, che ripercorre con metodo e passione, ricostruendo, dai primi racconti fino a Il re pallido, il percorso di crescita letteraria (e editoriale ) di Wallace, e le ha trovate nella montagna di documenti autografi conservati dall’università di Austin: bozze, lettere, pagine di diario, annotazioni.

Ma un altro modo di far parlare un fantasma è ascoltare la voce di chi lo ha conosciuto: gli amici, la famiglia, i colleghi. Ci sono i racconti della moglie Karen Green e quelli di Bonnie Nadell, l’agente letteraria che l’ha seguito per tutta la carriera. E le testimonianze dei suoi amici scrittori Mark Costello, Heather Aronson, e naturalmente Jonathan Franzen, «miglior compare e rivale letterario» di Wallace, secondo la sua definizione, e la poetessa e scrittrice Mary Karr, che ebbe un ruolo decisivo nella prima parte della sua vita. E poi ci sono le lettere, scritte e ricevute, ad esempio quelle di Don DeLillo, Dave Eggers, Jeffrey Eugenides, Richard Powers, George Saunders, David Sedaris, solo per citarne alcuni.

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Di: Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-821834 Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) Tue, 17 Sep 2013 09:53:47 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-821834 La convinzione che «ogni storia d’amore è una storia di fantasmi» accompagnò David Foster Wallace fin dagli esordi della sua carriera letteraria. La frase compare già in una lettera che risale ai tempi della specializzazione all’Università dell’Arizona, e vent’anni dopo Wallace la fece scivolare nel Re pallido. Ma rincorrere un fantasma, e farlo per amore, è anche la descrizione perfetta di ciò che ha significato per D. T. Max – saggista e collaboratore del «New Yorker», del «New York Times Magazine» e del «New York Observer» – ricostruire la vita di Wallace. «Io e David Foster Wallace non ci siamo mai conosciuti di persona, – scrive Max nella nota che accompagna la biografia. – Ci siamo andati vicino alla festa per "Infinite Jest" del 1996, lo stesso party promozionale per la pubblicazione del romanzo di cui David scrisse a DeLillo, l’unico a cui avesse mai partecipato e “se Dio esiste, allora sarà anche l’ultimo”. Al tempo avevo ricevuto l’incarico di scrivere di "Infinite Jest" per la rivista per cui lavoravo in qualità di editor per i servizi di approfondimento, dunque mi trovavo nel grande locale insieme ad altre centinaia di persone e sono rimasto colpito nel vedere quel giovane massiccio e dalla chioma ispida, con indosso una bandana, una camicia malmessa, occhialetti e l’espressione di un cervo che vorrebbe essere in qualunque altra parte del mondo piuttosto che sulla strada dove si è ritrovato. Era di fronte a me, di là dell’immensa pista da ballo illuminata dai riflettori. O almeno è così che lo ricordo». La convinzione che «ogni storia d’amore è una storia di fantasmi» accompagnò David Foster Wallace fin dagli esordi della sua carriera letteraria. La frase compare già in una lettera che risale ai tempi della specializzazione all’Università dell’Arizona, e vent’anni dopo Wallace la fece scivolare nel Re pallido.

Ma rincorrere un fantasma, e farlo per amore, è anche la descrizione perfetta di ciò che ha significato per D. T. Max – saggista e collaboratore del «New Yorker», del «New York Times Magazine» e del «New York Observer» – ricostruire la vita di Wallace.

«Io e David Foster Wallace non ci siamo mai conosciuti di persona, – scrive Max nella nota che accompagna la biografia. – Ci siamo andati vicino alla festa per “Infinite Jest” del 1996, lo stesso party promozionale per la pubblicazione del romanzo di cui David scrisse a DeLillo, l’unico a cui avesse mai partecipato e “se Dio esiste, allora sarà anche l’ultimo”. Al tempo avevo ricevuto l’incarico di scrivere di “Infinite Jest” per la rivista per cui lavoravo in qualità di editor per i servizi di approfondimento, dunque mi trovavo nel grande locale insieme ad altre centinaia di persone e sono rimasto colpito nel vedere quel giovane massiccio e dalla chioma ispida, con indosso una bandana, una camicia malmessa, occhialetti e l’espressione di un cervo che vorrebbe essere in qualunque altra parte del mondo piuttosto che sulla strada dove si è ritrovato. Era di fronte a me, di là dell’immensa pista da ballo illuminata dai riflettori. O almeno è così che lo ricordo».

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Di: Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-821832 Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) Tue, 17 Sep 2013 09:53:08 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-821832 Verso Wallace non si prova la mera curiosità morbosa che tipicamente investe la vita delle star (e Wallace una star lo era, volente o nolente, comunque dolente). Agisce invece un meccanismo di relazione letteraria fra autore e lettore innescato dallo stesso (e pur schivo) Wallace. La sua morte ha infine evidenziato i punti di contatto fra le vicende di dipendenza e di paralisi relazionali di cui scriveva e quelle che viveva. Difficile attenersi alle prime, come se le seconde non vi fossero impigliate intrinsecamente. [...] Informatissimo, asciutto eppure struggente, il libro di D. T. Max mostra come Wallace sia stato autore anche di se stesso. In effetti un personaggio di nome David Wallace compare nel cruciale racconto «Caro vecchio neon», addirittura due nel romanzo incompiuto «Il re pallido». Ma Wallace è stato un personaggio inventato da David Foster Wallace anche in molti altri sensi: con le proiezioni, bugie, debolezze, nascondimenti, appropriazioni che ritroviamo nell’”altra” sua opera, composta di lettere, conversazioni, apparizioni pubbliche, lezioni universitarie. (Stefano Bartezzaghi, «la Repubblica») Verso Wallace non si prova la mera curiosità morbosa che tipicamente investe la vita delle star (e Wallace una star lo era, volente o nolente, comunque dolente). Agisce invece un meccanismo di relazione letteraria fra autore e lettore innescato dallo stesso (e pur schivo) Wallace. La sua morte ha infine evidenziato i punti di contatto fra le vicende di dipendenza e di paralisi relazionali di cui scriveva e quelle che viveva. Difficile attenersi alle prime, come se le seconde non vi fossero impigliate intrinsecamente. [...] Informatissimo, asciutto eppure struggente, il libro di D. T. Max mostra come Wallace sia stato autore anche di se stesso. In effetti un personaggio di nome David Wallace compare nel cruciale racconto «Caro vecchio neon», addirittura due nel romanzo incompiuto «Il re pallido». Ma Wallace è stato un personaggio inventato da David Foster Wallace anche in molti altri sensi: con le proiezioni, bugie, debolezze, nascondimenti, appropriazioni che ritroviamo nell’”altra” sua opera, composta di lettere, conversazioni, apparizioni pubbliche, lezioni universitarie.

(Stefano Bartezzaghi, «la Repubblica»)

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Di: Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-821831 Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) Tue, 17 Sep 2013 09:52:35 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-821831 Quello che il libro di Max riesce a restituirci - con grande potenza - è il ritratto emotivo dell'artista da giovane: combattuto, spesso fuori posto, profondamente riflessivo e, come molti dei suoi personaggi, sempre alla ricerca del proprio ruolo nel mondo. (Michiko Kakutani, «New York Times») Quello che il libro di Max riesce a restituirci – con grande potenza – è il ritratto emotivo dell’artista da giovane: combattuto, spesso fuori posto, profondamente riflessivo e, come molti dei suoi personaggi, sempre alla ricerca del proprio ruolo nel mondo.

(Michiko Kakutani, «New York Times»)

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Di: Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-821829 Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) Tue, 17 Sep 2013 09:52:03 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-821829 Un libro basato su una seria ricerca e una profonda empatia. Una lettura dolorosissima. (Dave Eggers) Un libro basato su una seria ricerca e una profonda empatia. Una lettura dolorosissima.

(Dave Eggers)

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Di: Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-821828 Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) Tue, 17 Sep 2013 09:51:37 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-821828 David Foster Wallace mi manca, sì, mi manca il suo essere-nel-mondo, quindi escogito dei modi per averlo vicino, e l'ultimo che mi si è offerto è questa biografia. (Paolo Giordano) David Foster Wallace mi manca, sì, mi manca il suo essere-nel-mondo, quindi escogito dei modi per averlo vicino, e l’ultimo che mi si è offerto è questa biografia.

(Paolo Giordano)

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Di: Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-821827 Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) Tue, 17 Sep 2013 09:51:09 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-821827 D. T. Max è nato e cresciuto a New York. Dopo essersi laureato a Harvard, ha cominciato a scrivere per il «New York Observer», il «New Yorker» e il «New York Times Magazine». Il suo libro precedente era un saggio dal titolo "The Family that Couldn't Sleep. A Medical Mistery" (2007). Nel 2013 ha pubblicato per Einaudi Stile libero "Ogni storia d'amore è una storia di fantasmi". Attualmente vive in New Jersey. D. T. Max è nato e cresciuto a New York. Dopo essersi laureato a Harvard, ha cominciato a scrivere per il «New York Observer», il «New Yorker» e il «New York Times Magazine». Il suo libro precedente era un saggio dal titolo “The Family that Couldn’t Sleep. A Medical Mistery” (2007). Nel 2013 ha pubblicato per Einaudi Stile libero “Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi”. Attualmente vive in New Jersey.

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Di: Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-821826 Vita di David Foster Wallace - di D. T. Max (Einaudi) Tue, 17 Sep 2013 09:50:40 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-821826 A cinque anni dalla morte, David Foster Wallace rimane una figura centrale della cultura contemporanea per la capacità di raccontarne i nodi irrisolti e le ambizioni, i sogni e gli incubi. Raccontarli, certo, ma anche incarnarli in una vita intensa, percorsa e scossa dall'esaltazione creativa quanto dai fantasmi della depressione e della solitudine. Attingendo ai materiali conservati presso l'università di Austin e a testimonianze dirette di amici, parenti e colleghi scrittori, D. T. Max ricostruisce il percorso intellettuale e umano di DFW, i rapporti con i padri letterari, la vicenda clinica e la dimensione pubblica. Guidato dalla volontà di capire e analizzare le radici, le ragioni, i meccanismi di una mente geniale e complessa, fragile e dolce. A cinque anni dalla morte, David Foster Wallace rimane una figura centrale della cultura contemporanea per la capacità di raccontarne i nodi irrisolti e le ambizioni, i sogni e gli incubi. Raccontarli, certo, ma anche incarnarli in una vita intensa, percorsa e scossa dall’esaltazione creativa quanto dai fantasmi della depressione e della solitudine. Attingendo ai materiali conservati presso l’università di Austin e a testimonianze dirette di amici, parenti e colleghi scrittori, D. T. Max ricostruisce il percorso intellettuale e umano di DFW, i rapporti con i padri letterari, la vicenda clinica e la dimensione pubblica. Guidato dalla volontà di capire e analizzare le radici, le ragioni, i meccanismi di una mente geniale e complessa, fragile e dolce.

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Di: marta http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-819893 marta Sat, 14 Sep 2013 09:45:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-819893 Dico solo che "La scopa del sistema" mi sembra un titolo geniale, che già da solo la dice lunga sulla qualità dell'autore. Dico solo che “La scopa del sistema” mi sembra un titolo geniale, che già da solo la dice lunga sulla qualità dell’autore.

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Di: Jessy http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-819441 Jessy Fri, 13 Sep 2013 17:10:31 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-819441 Ovviamente Foster Wallace è un grande. Ovviamente Foster Wallace è un grande.

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Di: Jessy http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-819440 Jessy Fri, 13 Sep 2013 17:09:46 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-819440 Interessanti i post di Cigliano. Comunque io nutro una personale orticaria per le correnti letterarie. Secondo me un grande scrittore è tale per il suo talento personale. Tentare di incasellarlo in una corrente finisce con lo sminuirne il valore. Interessanti i post di Cigliano.
Comunque io nutro una personale orticaria per le correnti letterarie.
Secondo me un grande scrittore è tale per il suo talento personale. Tentare di incasellarlo in una corrente finisce con lo sminuirne il valore.

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-819183 Vale Fri, 13 Sep 2013 08:15:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-819183 Interessante!!! Grazie Riccardo. Mi scuso con tutti, ma non ho il tempo di cercare le citazioni. :( Interessante!!! Grazie Riccardo.
Mi scuso con tutti, ma non ho il tempo di cercare le citazioni. :(

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Di: riccardo cigliano http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-819176 riccardo cigliano Fri, 13 Sep 2013 07:30:56 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-819176 Saluti! Saluti!

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Di: riccardo cigliano http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-819175 riccardo cigliano Fri, 13 Sep 2013 07:30:37 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-819175 Nel cinema sono caratterizzati da sensibilità avantpop i registi Quentin Tarantino, Robert Rodriguez, i fratelli Coen, il serbo Emir Kusturica. In Italia il movimento Avantpop ha trovato espressione nella collana omonima dell'editore Fanucci di Roma, curata tra il 1999 e il 2004 da Luca Briasco e Mattia Carratello, che ha pubblicato diversi degli autori sopra citati, e soprattutto l'antologia avant-pop Schegge d'America. Nuove avanguardie letterarie (1998) curata dal critico americano Larry McCaffery. Nel cinema sono caratterizzati da sensibilità avantpop i registi Quentin Tarantino, Robert Rodriguez, i fratelli Coen, il serbo Emir Kusturica.

In Italia il movimento Avantpop ha trovato espressione nella collana omonima dell’editore Fanucci di Roma, curata tra il 1999 e il 2004 da Luca Briasco e Mattia Carratello, che ha pubblicato diversi degli autori sopra citati, e soprattutto l’antologia avant-pop Schegge d’America. Nuove avanguardie letterarie (1998) curata dal critico americano Larry McCaffery.

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Di: riccardo cigliano http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-819174 riccardo cigliano Fri, 13 Sep 2013 07:30:04 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-819174 Il nome del movimento deriva soprattutto da un album del jazzista statunitense Lester Bowie, dal titolo "Avant Pop - Brass Fantasy", del 1986, nel quale brani pop vengono riarrangiati per un ensemble di ottoni. Oltre a David Foster Wallace altri rappresentanti del movimento sono, tra gli altri, gli scrittori Kathy Acker, Jonathan Lethem, Steve Erickson, Matt Ruff, Patricia Anthony, Lewis Shiner, Joe R. Lansdale, William T. Vollmann, Douglas Cooper. Antesignani del movimento sono alcuni scrittori di genere come Harlan Ellison e Philip K. Dick (soprattutto nella sua Trilogia di Valis), o scrittori postmoderni quali Kurt Vonnegut e Thomas Pynchon (specialmente i suoi due romanzi Vineland, del 1990, e Mason & Dixon, del 1997). Il nome del movimento deriva soprattutto da un album del jazzista statunitense Lester Bowie, dal titolo “Avant Pop – Brass Fantasy”, del 1986, nel quale brani pop vengono riarrangiati per un ensemble di ottoni.

Oltre a David Foster Wallace altri rappresentanti del movimento sono, tra gli altri, gli scrittori Kathy Acker, Jonathan Lethem, Steve Erickson, Matt Ruff, Patricia Anthony, Lewis Shiner, Joe R. Lansdale, William T. Vollmann, Douglas Cooper. Antesignani del movimento sono alcuni scrittori di genere come Harlan Ellison e Philip K. Dick (soprattutto nella sua Trilogia di Valis), o scrittori postmoderni quali Kurt Vonnegut e Thomas Pynchon (specialmente i suoi due romanzi Vineland, del 1990, e Mason & Dixon, del 1997).

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Di: riccardo cigliano http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-819173 riccardo cigliano Fri, 13 Sep 2013 07:29:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-819173 In linea generale la corrente letteraria Avantpop è caratterizzato dall'uso di materiali provenienti dai mass media (cinema, musica pop, televisione, fumetti, internet, videogiochi), montati soprattutto in testi letterari nei quali si adottano tecniche narrative e testuali prese dalle avanguardie. Un manifesto del movimento ("Avant-Pop Manifesto: Thread Baring Itself In Ten Quick Posts"), scritto dall'autore americano Mark Amerika, è reperibile su internet: http://www.altx.com/manifestos/avant.pop.manifesto.html In linea generale la corrente letteraria Avantpop è caratterizzato dall’uso di materiali provenienti dai mass media (cinema, musica pop, televisione, fumetti, internet, videogiochi), montati soprattutto in testi letterari nei quali si adottano tecniche narrative e testuali prese dalle avanguardie. Un manifesto del movimento (“Avant-Pop Manifesto: Thread Baring Itself In Ten Quick Posts”), scritto dall’autore americano Mark Amerika, è reperibile su internet: http://www.altx.com/manifestos/avant.pop.manifesto.html

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Di: riccardo cigliano http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-819171 riccardo cigliano Fri, 13 Sep 2013 07:28:29 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-819171 Buon giorno. Io considero DFW uno dei massimi autori affacciatisi nel panorma internazionale letterario del nuovo millennio. Non so se può essere interessante saperlo, comunque Foster Wallace è considerato uno dei rappresentanti della corrente letteraria Avantpop: movimento artistico statunitense scaturito dal postmodernismo negli anni novanta del XX secolo. Non so se vi può interessare, ma dato che in un certo senso me ne occupo per ragioni di studio lascio qualche informazione sull'Avantpop. Buon giorno. Io considero DFW uno dei massimi autori affacciatisi nel panorma internazionale letterario del nuovo millennio.
Non so se può essere interessante saperlo, comunque Foster Wallace è considerato uno dei rappresentanti della corrente letteraria Avantpop: movimento artistico statunitense scaturito dal postmodernismo negli anni novanta del XX secolo.

Non so se vi può interessare, ma dato che in un certo senso me ne occupo per ragioni di studio lascio qualche informazione sull’Avantpop.

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Di: federico http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-818969 federico Thu, 12 Sep 2013 21:59:50 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-818969 mah! secondo me molti di coloro che sostengono di aver letto "infinite jest" equivalgono a coloro affermano di aver letto "Ulisse" di Joyce o "l'uomo senza qualità" di Musil. mah! secondo me molti di coloro che sostengono di aver letto “infinite jest” equivalgono a coloro affermano di aver letto “Ulisse” di Joyce o “l’uomo senza qualità” di Musil.

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Di: Andrea http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-818948 Andrea Thu, 12 Sep 2013 20:15:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-818948 Ovviamente non è vero. In realtà gli eventi che lo scrittore descrive nel romanzo sono fittizi e atti a costruire una parvenza di realismo dell'intera vicenda narrata, David Foster Wallace di fatto non ha mai lavorato per l'Internal Revenue Service. Però DFW è meglio di DW. Ovviamente non è vero.
In realtà gli eventi che lo scrittore descrive nel romanzo sono fittizi e atti a costruire una parvenza di realismo dell’intera vicenda narrata, David Foster Wallace di fatto non ha mai lavorato per l’Internal Revenue Service.
Però DFW è meglio di DW.

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Di: Andrea http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-818947 Andrea Thu, 12 Sep 2013 20:14:46 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-818947 Non finisce qui. Ne "Il re pallido", David, scrive che ha deciso di anteporre il cognome della madre a quello del padre nel firmare i propri testi a seguito di un episodio avvenuto nella sua esperienza lavorativa presso l'Internal Revenue Service americano, nel quale la sua confusione con un omonimo aveva determinato una serie di spiacevoli conseguenze. Non finisce qui.
Ne “Il re pallido”, David, scrive che ha deciso di anteporre il cognome della madre a quello del padre nel firmare i propri testi a seguito di un episodio avvenuto nella sua esperienza lavorativa presso l’Internal Revenue Service americano, nel quale la sua confusione con un omonimo aveva determinato una serie di spiacevoli conseguenze.

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Di: Andrea http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-818946 Andrea Thu, 12 Sep 2013 20:13:39 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-818946 Ciao. Condivido una curisosità. David Foster Wallace, di cognome in realtà fa solo Wallace. Foster è il cognome della madre. Ciao. Condivido una curisosità. David Foster Wallace, di cognome in realtà fa solo Wallace. Foster è il cognome della madre.

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-818944 Vale Thu, 12 Sep 2013 19:10:11 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-818944 Va be', comunque son banalità. Se ho tempo domani vorrei lasciare qui qualche citazione, qualche frase tratta dai suoi libri. Va be’, comunque son banalità. Se ho tempo domani vorrei lasciare qui qualche citazione, qualche frase tratta dai suoi libri.

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-818943 Vale Thu, 12 Sep 2013 19:09:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-818943 DFW è un genio. E come tale fa discutere, nel senso che non piace a tutti. Bene così. Vien da pensare le solite banalità. Cioè, se fosse vivo (visto che se ne è andato in giovane età) chissà cos'altro avrebbe scritto. DFW è un genio. E come tale fa discutere, nel senso che non piace a tutti.
Bene così.
Vien da pensare le solite banalità. Cioè, se fosse vivo (visto che se ne è andato in giovane età) chissà cos’altro avrebbe scritto.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-818916 Massimo Maugeri Thu, 12 Sep 2013 18:09:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-818916 Ecco... a cinque anni dalla scomparsa, ci tenevo a ricordare questo grande autore scomparso prematuramente... Ne approfitto per segnalare quest’altro post, in tema, pubblicato su LetteratitudineNews http://letteratitudinenews.wordpress.com/2013/09/12/david-foster-wallace/ Ecco… a cinque anni dalla scomparsa, ci tenevo a ricordare questo grande autore scomparso prematuramente…
Ne approfitto per segnalare quest’altro post, in tema, pubblicato su LetteratitudineNews
http://letteratitudinenews.wordpress.com/2013/09/12/david-foster-wallace/

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-818915 Massimo Maugeri Thu, 12 Sep 2013 18:08:57 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-818915 Il 12 settembre 2008 moriva lo scrittore statunitense David Foster Wallace (nato il 21 febbraio 1962), autore di opere importanti come “La scopa del sistema“, “La ragazza con i capelli strani“, “Infinite Jest” (giusto per citarne qualcuna). [Ne avevamo parlato in questo vecchio post che ho ri-proposto] Il 12 settembre 2008 moriva lo scrittore statunitense David Foster Wallace (nato il 21 febbraio 1962), autore di opere importanti come “La scopa del sistema“, “La ragazza con i capelli strani“, “Infinite Jest” (giusto per citarne qualcuna).
[Ne avevamo parlato in questo vecchio post che ho ri-proposto]

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Di: DAVID FOSTER WALLACE nella casa stregata | letteratitudinenews http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-818906 DAVID FOSTER WALLACE nella casa stregata | letteratitudinenews Thu, 12 Sep 2013 17:55:45 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-818906 [...] A cinque anni dalla morte di DAVID FOSTER WALLACE, in esclusiva per Letteratitudine, ripubblichiamo uno stralcio del saggio DAVID FOSTER WALLACE NELLA CASA STREGATA di Carlotta Susca (Stilo editrice). In collegamento con il post su LetteratitudineBlog [...] [...] A cinque anni dalla morte di DAVID FOSTER WALLACE, in esclusiva per Letteratitudine, ripubblichiamo uno stralcio del saggio DAVID FOSTER WALLACE NELLA CASA STREGATA di Carlotta Susca (Stilo editrice). In collegamento con il post su LetteratitudineBlog [...]

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Di: stefano http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-221538 stefano Mon, 12 Sep 2011 14:36:08 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-221538 Da dove vengono le domande? Se troviamo la loro origine, troviamo anche la loro risposta. Da dove vengono le domande?
Se troviamo la loro origine, troviamo anche la loro risposta.

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Di: Antonella Lucato http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-191152 Antonella Lucato Tue, 19 Apr 2011 11:00:44 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-191152 ...posson bastare 1400 e più pagine a riempire il vuoto, a stordire la mente e ingannare il dolore? ....può la scrittura esser una via di fuga dal mal di vivere? esiste un destino prestabilito e può esser cambiato? il pensiero è cibo per la mente come l'amore per l'anima? e la sua bandana un feticcio o un modo per richiamare attenzione... la vita e l'opera di David apre un orizzonte di domande alle quali non c'è una risposta giusta, solo una personale percezione …posson bastare 1400 e più pagine a riempire il vuoto, a stordire la mente e ingannare il dolore?
….può la scrittura esser una via di fuga dal mal di vivere?

esiste un destino prestabilito e può esser cambiato?

il pensiero è cibo per la mente come l’amore per l’anima?

e la sua bandana un feticcio o un modo per richiamare attenzione…
la vita e l’opera di David apre un orizzonte di domande alle quali non c’è una risposta giusta, solo una personale percezione

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-55405 Massimo Maugeri Sat, 28 Feb 2009 15:12:04 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-55405 @ Etienne vc DFW rimarrà comunque con noi grazie alle sue opere e ai suoi scritti. Grazie per il commento. @ Etienne vc
DFW rimarrà comunque con noi grazie alle sue opere e ai suoi scritti.
Grazie per il commento.

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Di: Etienne vc http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-55400 Etienne vc Sat, 28 Feb 2009 14:02:00 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-55400 Questo scrittore mi ha fatto innamorare del Termine EMPATIA.....Non riesco ancora ,nonostante sia passato del tempo,a farmene una ragione. Pensavo che la sua Enorme testa potesse durare in eterno...davvero!!! Invece ha lasciato tutti in questo Pozzo di Merda....senza più il suo grande occhio siamo perduti. Riposa in pace...Dovunque tu sia. Con affetto... Ste Questo scrittore mi ha fatto innamorare del Termine EMPATIA…..Non riesco ancora ,nonostante sia passato del tempo,a farmene una ragione.
Pensavo che la sua Enorme testa potesse durare in eterno…davvero!!!
Invece ha lasciato tutti in questo Pozzo di Merda….senza più il suo grande occhio siamo perduti.
Riposa in pace…Dovunque tu sia.
Con affetto…
Ste

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-42505 Massimo Maugeri Wed, 29 Oct 2008 23:04:01 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-42505 @ Carlo Immagino che Luciano intendesse dire che, nonostante la malattia mortale Bolagno - a differenza di altri - non si è suicidato. Il che, è vero. Ma è anche vero che, a volte, la depressione può essere una malattia più mortale di un tumore. In ogni caso grazie mille, caro Luciano... Bolano merita. @ Carlo
Immagino che Luciano intendesse dire che, nonostante la malattia mortale Bolagno – a differenza di altri – non si è suicidato.
Il che, è vero. Ma è anche vero che, a volte, la depressione può essere una malattia più mortale di un tumore.
In ogni caso grazie mille, caro Luciano… Bolano merita.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-42504 Massimo Maugeri Wed, 29 Oct 2008 23:01:43 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-42504 Anche se siamo un po' off topic dico che dovremmo organizzare un bel dibattito sulla figura di Roberto Bolano e sul suo 2666. Eh, sì... credo proprio che lo faremo. Anche se siamo un po’ off topic dico che dovremmo organizzare un bel dibattito sulla figura di Roberto Bolano e sul suo 2666.
Eh, sì… credo proprio che lo faremo.

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-4/#comment-42497 Sergio Sozi Wed, 29 Oct 2008 20:18:03 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-42497 Miriam, l'umilta' della preghiera e' completamente interna alla sacralita' del tutto. Sono due fattori mancandone uno dei quali crolla tutto. Miriam,
l’umilta’ della preghiera e’ completamente interna alla sacralita’ del tutto. Sono due fattori mancandone uno dei quali crolla tutto.

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Di: Carlo S. http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-3/#comment-42490 Carlo S. Wed, 29 Oct 2008 19:08:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-42490 Non so che c'entri qui, nel post dedicato a Foster Wallace, ma ovunque ci sia da elogiare Bolano io accorro e sottoscrivo. Ho letto ormai tutto del cileno che oggi sarebbe mio coetaneo se la morte non se lo fosse portato via, salvo "La letteratura nazista in America" che non sono ancora riuscito a trovare, e questo secondo tomo di 2666 che ho appena comprato e che mi cullo in attesa di dare il via alla sua lettura. E' uno scrittore immenso, uno dei dei vertici assoluti della letteratura del periodo a cavallo tra i due secoli. L'ho conosciuto solo lo scorso anno, ma la voglia di leggerlo tutto è stata fulminante. O lo sia ama o lo si detesta, senza mezze misure. Io naturalmente.... (lo avrete capito), e d'un tratto sento un gran senso di fratellanza con Luciano/Idefix. Non so che c’entri qui, nel post dedicato a Foster Wallace, ma ovunque ci sia da elogiare Bolano io accorro e sottoscrivo. Ho letto ormai tutto del cileno che oggi sarebbe mio coetaneo se la morte non se lo fosse portato via, salvo “La letteratura nazista in America” che non sono ancora riuscito a trovare, e questo secondo tomo di 2666 che ho appena comprato e che mi cullo in attesa di dare il via alla sua lettura.
E’ uno scrittore immenso, uno dei dei vertici assoluti della letteratura del periodo a cavallo tra i due secoli. L’ho conosciuto solo lo scorso anno, ma la voglia di leggerlo tutto è stata fulminante. O lo sia ama o lo si detesta, senza mezze misure. Io naturalmente…. (lo avrete capito), e d’un tratto sento un gran senso di fratellanza con Luciano/Idefix.

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Di: Subhaga Gaetano Failla http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-3/#comment-42488 Subhaga Gaetano Failla Wed, 29 Oct 2008 18:56:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-42488 Bolano è un grandissimo scrittore. Rivitalizza di nuovo la letteratura latinoamericana, ricca di numerosi autori eccellenti oscurati forse da manovre editoriali che hanno lasciato apparire eccessivamente, negli ultimi decenni, solo alcuni nomi (Marquez soprattutto). Si è lasciata così in ombra la complessità di tale letteratura, ed alcuni grandi scrittori sono quasi del tutto sconosciuti in Italia. Chi conosce, per esempio, un autore come Felisberto Hernandez? Bolano è un grandissimo scrittore. Rivitalizza di nuovo la letteratura latinoamericana, ricca di numerosi autori eccellenti oscurati forse da manovre editoriali che hanno lasciato apparire eccessivamente, negli ultimi decenni, solo alcuni nomi (Marquez soprattutto). Si è lasciata così in ombra la complessità di tale letteratura, ed alcuni grandi scrittori sono quasi del tutto sconosciuti in Italia. Chi conosce, per esempio, un autore come Felisberto Hernandez?

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Di: luciano / idefix http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-3/#comment-42480 luciano / idefix Wed, 29 Oct 2008 16:43:50 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-42480 Io sto leggendo 2666 del cileno Roberto Bolano, morto nel 2003 a cinquant'anni, per un tumore al fegato. Al di là della bellezza, leggibilità e ricchezza di questo immenso (1100 pagine) romanzo postumo, penso al Bolano uomo. Quand'era malato e in attesa del trapianto di fegato, pensò di scrivere qualcosa che potesse rappresentarlo pienamente. Ma anche garantire denaro a se e alla propria famiglia durante la lunga (sperava) convalescenza. Così, lavorò a questi cinque romanzi (La parte dei critici, La parte di Amalfitano, La parte di Fate, La parte dei delitti, La parte di Arcimboldi) che costituiscono il ciclo di 2666. Poi, purtroppo, le cose andarono diversamente: la morte arrivò prima del trapianto, il libro uscì postumo. Ed è un capolavoro. Ma chi ha già letto qualcosa di Roberto Bolano (ad esempio "I detective selvaggi") lo può immaginare: grande scrittura, vivo senso della suspense e del mistero, ironia e malinconia, un continuo guardare nell'abisso che circonda le nostre vite, storie che germinano altre storie, libri che portano ad altri libri, erotismo, la violenza del potere, la fragilità del nostro essere, il caso che ci corre dietro, formidabile capacità di affabulazione, ritmo musicale fra tango jazz e rock, ambientazioni internazionali, la nostalgia dell'esule, l'amicizia tradita... Che perdita, la morte di Bolano. Io sto leggendo 2666 del cileno Roberto Bolano, morto nel 2003 a cinquant’anni, per un tumore al fegato.
Al di là della bellezza, leggibilità e ricchezza di questo immenso (1100 pagine) romanzo postumo, penso al Bolano uomo. Quand’era malato e in attesa del trapianto di fegato, pensò di scrivere qualcosa che potesse rappresentarlo pienamente. Ma anche garantire denaro a se e alla propria famiglia durante la lunga (sperava) convalescenza. Così, lavorò a questi cinque romanzi (La parte dei critici, La parte di Amalfitano, La parte di Fate, La parte dei delitti, La parte di Arcimboldi) che costituiscono il ciclo di 2666.
Poi, purtroppo, le cose andarono diversamente: la morte arrivò prima del trapianto, il libro uscì postumo.
Ed è un capolavoro. Ma chi ha già letto qualcosa di Roberto Bolano (ad esempio “I detective selvaggi”) lo può immaginare: grande scrittura, vivo senso della suspense e del mistero, ironia e malinconia, un continuo guardare nell’abisso che circonda le nostre vite, storie che germinano altre storie, libri che portano ad altri libri, erotismo, la violenza del potere, la fragilità del nostro essere, il caso che ci corre dietro, formidabile capacità di affabulazione, ritmo musicale fra tango jazz e rock, ambientazioni internazionali, la nostalgia dell’esule, l’amicizia tradita…
Che perdita, la morte di Bolano.

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Di: gigi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-3/#comment-39489 gigi Thu, 25 Sep 2008 10:26:41 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-39489 Scusate se sembro superficiale e privo di tatto. Dopo aver letto tutti i libri di David Foster Wallace sotto sotto mi sono sempre chiesto: ma adesso cosa gli rimane da scrivere? Una domanda che forse ne sottendeva un'altra: ma adesso cosa gli rimane da vivere? E il fatto che cercasse nuovi spazi espressivi nella matematica mi sembrava l'annuncio di un suo abbandono della letteratura. Che forse sottendeva un abbandono di quella tensione finalistica che sino a quel momento lo aveva tenuto in vita nonostante tutto? Scusate se sembro ancora superficiale e privo di tatto. Mi sembrava un essere e un'artista troppo compiuto e realizzato per continuare a permanere nella dimensione dello scrivere. Forse cercava nuove finalità che non ha trovato? Non passa un giorno che non penso a lui almeno una volta. Scusate se sembro superficiale e privo di tatto. Dopo aver letto tutti i libri di David Foster Wallace sotto sotto mi sono sempre chiesto: ma adesso cosa gli rimane da scrivere? Una domanda che forse ne sottendeva un’altra: ma adesso cosa gli rimane da vivere? E il fatto che cercasse nuovi spazi espressivi nella matematica mi sembrava l’annuncio di un suo abbandono della letteratura. Che forse sottendeva un abbandono di quella tensione finalistica che sino a quel momento lo aveva tenuto in vita nonostante tutto? Scusate se sembro ancora superficiale e privo di tatto. Mi sembrava un essere e un’artista troppo compiuto e realizzato per continuare a permanere nella dimensione dello scrivere. Forse cercava nuove finalità che non ha trovato? Non passa un giorno che non penso a lui almeno una volta.

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Di: Rossella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-3/#comment-39488 Rossella Thu, 25 Sep 2008 10:22:17 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-39488 Si Miriam hai lucidamente spiegato quanto ho cercato di accennare. L'argomento è molto vasto e temo che ci sia un 'infinita confusione sull'interpretazione di Sacro, come del resto sulla "mistica naturalistica" e su quella cristiana. Prendiamo per buono quel che li accomuna, ovvero l'impulso verso il Sacro. Grazie Ross Si Miriam hai lucidamente spiegato quanto ho cercato di accennare.
L’argomento è molto vasto e temo che ci sia un ‘infinita confusione sull’interpretazione di Sacro, come del resto sulla “mistica naturalistica” e su quella cristiana.
Prendiamo per buono quel che li accomuna, ovvero l’impulso verso il Sacro.
Grazie
Ross

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Di: miriam ravasio http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-3/#comment-39486 miriam ravasio Thu, 25 Sep 2008 09:54:09 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-39486 x Rossella "Concludo che non occuparsi dei valori dello spirito significa depotenzializzare l’artista di una grande forza, privarlo di quella forza logica ed illuminata che presiede all’autodistruzione " Condivido il tuo pensiero e anche la simpatica strafottenza con cui l'hai proposto. La differenza fra l'arte e le "pugnette" (anche di ottima e strordinaria qualità) sta tutta lì: nella semplice concezione estetica della vita. Il "sacro" spirituale , immateriale...insomma lo Spirito, ci è sfuggito da un po'; per l'uomo contemporaneo non è sacro niente, mentre per gli antichi tutto era permeato di valore assoluto. Così noi confondiamo un ombelico per il centro del mondo, come allo stesso modo, consideriamo amici solo chi ci manifesta un assenso compiacente. Non ci poniamo domande se già non conosciamo le risposte, ci difendiamo con codarderia. Poi tutto implode o esplode al manifestarsi delle contraddizioni che pongono domande pressanti, ineludibili. C'è molta confusione sul concetto di sacralità, che i più tendono ad identificare con il credere in un dio o avere fede in una religione; oppure in una riduzione volgare e soggettiva per ognuno, è sacro ciò che ci è caro più caro, compresa la curva nord o sud delle partite. Lo smarrimento, che nasce dall'abbandono della spiritualità, ci fa cercare l'assurdo declinato in infinite possibilità rassicuranti. Io che non conosco l'umiltà della preghiera, penso che l'Arte possa aiutare l'Uomo Blemno, quello che nelle antiche miniature è rappresentato con la faccia nel dorso , o che in una versione moderna trova la sua rappresentazione nel manichino . L'arte aiuta lo spirito, animando le nostre domande. Potrei farti anche dei concretissimi esempi... Ciao, Miriam Ravasio x Rossella
“Concludo che non occuparsi dei valori dello spirito significa depotenzializzare l’artista di una grande forza, privarlo di quella forza logica ed illuminata che presiede all’autodistruzione ”
Condivido il tuo pensiero e anche la simpatica strafottenza con cui l’hai proposto. La differenza fra l’arte e le “pugnette” (anche di ottima e strordinaria qualità) sta tutta lì: nella semplice concezione estetica della vita.
Il “sacro” spirituale , immateriale…insomma lo Spirito, ci è sfuggito da un po’; per l’uomo contemporaneo non è sacro niente, mentre per gli antichi tutto era permeato di valore assoluto. Così noi confondiamo un ombelico per il centro del mondo, come allo stesso modo, consideriamo amici solo chi ci manifesta un assenso compiacente. Non ci poniamo domande se già non conosciamo le risposte, ci difendiamo con codarderia. Poi tutto implode o esplode al manifestarsi delle contraddizioni che pongono domande pressanti, ineludibili.
C’è molta confusione sul concetto di sacralità, che i più tendono ad identificare con il credere in un dio o avere fede in una religione; oppure in una riduzione volgare e soggettiva per ognuno, è sacro ciò che ci è caro più caro, compresa la curva nord o sud delle partite. Lo smarrimento, che nasce dall’abbandono della spiritualità, ci fa cercare l’assurdo declinato in infinite possibilità rassicuranti. Io che non conosco l’umiltà della preghiera, penso che l’Arte possa aiutare l’Uomo Blemno, quello che nelle antiche miniature è rappresentato con la faccia nel dorso , o che in una versione moderna trova la sua rappresentazione nel manichino . L’arte aiuta lo spirito, animando le nostre domande. Potrei farti anche dei concretissimi esempi…
Ciao, Miriam Ravasio

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Di: Rossella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-3/#comment-39475 Rossella Wed, 24 Sep 2008 17:41:05 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-39475 embè si. embè si.

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Di: Rosalba Pesce http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-3/#comment-39430 Rosalba Pesce Mon, 22 Sep 2008 19:37:36 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-39430 Avevo una sola cosa in comune con Dave Wallace: il vizio di masticare tabacco. Anzi, in realtà, ce n’era anche un’altra: tutti e due venivamo dal Midwest. Ah, e poi probabilmente ho copiato da lui più che da ogni altro scrittore. Ma la nostra amicizia, in effetti, si basava soprattutto sul fatto che tutti e due masticavamo tabacco, e lo masticavamo mentre scrivevamo, e spesso ci odiavamo per questo nostro vizio. L’ultima volta che l’ho visto, in primavera, ero reduce da un’operazione alla bocca – la mia terza operazione alla bocca, a dirla tutta. Avevamo parlato tanto della nostra abitudine ma non avevamo mai masticato tabacco insieme, ed era la prima volta che ci vedevamo da parecchi anni. Si può dire che eravamo conoscenti più che amici. È difficile instaurare un’amicizia con una persona che si ammira così tanto quanto io ammiravo Dave, e la dice lunga sul suo garbo e la sua gentilezza il fatto che, pur sapendo benissimo quanto ero in debito con lui come scrittore, mi abbia anche solo lasciato entrare nella sua vita. Comunque sia. Tornando al tabacco. Lui aveva smesso per un po’ , ma poi aveva ricominciato. Io avevo smesso da tre settimane. Dopo lunghe contrattazioni, decidemmo che potevamo concederci almeno una masticatina insieme, una sola. Finita quella, ci mettemmo a giocare a scacchi. Mi stracciò due volte di seguito, senza mai smettere di esternare la sua sorpresa per quanto mi stessi rivelando una schiappa. (Prima di cominciare, mi aveva detto che i suoi amici si sorprendevano sempre di quanto fosse una schiappa lui.) Quando poi, al termine delle partite, gli chiesi di firmare la mia copia di Infinite Jest (che avevo comprato nel 1996, mentre ero al college, quando spendere 30 dollari per un libro cartonato ti mandava in bancarotta sul serio, e che da allora mi ero portato dietro praticamente ovunque, perfino nel mio soggiorno in Uzbekistan con i Peace Corps, altra cosa non facilissima, date le limitazioni di bagaglio e di spazio a cui eravamo sottoposti), lui me la firmò in un modo molto tenero e bello, ma anche un po' sardonico, disegnando uno schemino che mostrava il progredire delle nostre partite a scacchi, quasi a lasciar intendere che mi aspettava tutta una serie di partite a scacchi con lui in futuro: fece due segni di spunta sotto il suo nome e lasciò vuoto lo spazio sotto il mio. Poco prima della fine del weekend, però, finalmente riuscii a batterlo. Mi scordai di fargli correggere lo schemino, ma mi dissi che la prossima volta che ci saremmo visti gliel'avrei chiesto, e magari ci saremmo anche fatti un'altra partita. L'unica cosa che posso dire di Dave è che la persona che leggiamo sulla pagina - le circonvoluzioni da Via Lattea del suo cervello, l'integrità quasi da uomo di altri tempi, la capacità di rendere colloquiali le cose intellettuali e di dare eleganza alle cose scatologiche e di raccontare con onestà le cose orribili, l'impressione che dava di non cercare mai di mentire al lettore - coincide, di fatto, con la persona che era. O se non altro, con la persona che è sempre stato quelle volte che l'ho incontrato e ci ho parlato, che non sono state molte, ma che proprio per questo, adesso, mi sono ancora più care. Per quanto sia difficile crederlo, nei rapporti personali e virtuali era altrettanto spiritoso che sulla pagina. Qualche giorno dopo quel weekend passato insieme, ho ricevuto un'e-mail in cui Dave commentava lo stato in cui erano rimasti i cani suoi e della moglie dopo la partenza della mia ragazza, la quale aveva legato talmente bene con quegli animali che la separazione aveva lasciato parecchio turbate tutte le parti in causa. In questa e-mail scriveva che i cani continuavano «a vivere, sul piano emotivo, in una sorta di stato apparentemente post-coitale; lei gli ha fatto qualcosa, a livello fisico, che sembra essere stato tutt'altro che spiacevole». Gli mandammo anche dei cioccolatini, e lui ci assicurò che la moglie Karen ci si sarebbe «avventata sopra strillando di letizia, mentre io mi mordo le mani per l'invidia». «Stato apparentemente post-coitale». «Strillando di letizia». Nessun altro scrive così. Anche adesso, oggi, quando col cuore di piombo sono andato a recuperare queste e-mail, nel rileggerle, chissà come, ho riso di nuovo. Era una persona schietta, sì, e spiritosa, certo, ma era anche l'uomo più gentile e più corretto che si possa immaginare: una specie di gentilezza da vecchietta del Midwest, di correttezza non priva di ostinazione che però aveva dentro anche lo spazio per cose pesanti. Io non riesco a capire come possa esistere un mondo in cui uno come lui ci lascia in questo modo, ma le opere di Dave, se cercavano di insegnarci qualcosa, cercavano di insegnarci che non esistono risposte semplici. In questo secondo e impenetrabile giorno dalla sua morte non riesco a levarmi dalla testa l'ultima frase di Infinite Jest, in cui Don Gately, probabilmente il personaggio più complicato, affascinante e straziante che Dave abbia mai creato, si risveglia su una spiaggia dopo una pesantissima abbuffata di droghe. «E quando ...........». In questo periodo la marea sembra più lontana, e il cielo più basso, che in qualunque altro momento della mia vita, e l'unico scrittore che consideravo in grado di mostrarmi esattamente quanto era lontana, e quanto ci avrebbe messo a riavvicinarsi, se n'è andato. Ai suoi genitori, a sua sorella, ai suoi amici e a sua moglie, Karen, posso solo offrire il magro conforto di un ennesimo cuore spezzato, sia pure in maniera diversa dal loro. Gli volevo bene e mi mancherà. Tom Bissell *** Contattammo per la prima volta David Foster Wallace mentre mettevamo in piedi la rivista letteraria Might, nel 1996. Avevamo letto La scopa del sistema e quindi gli chiedemmo se gli andava di mandarci qualcosa: un articolo, un racconto, un appunto su un tovagliolo di carta. Lui ci mandò un pezzo, sul sesso all'epoca dell'AIDS, che fu di gran lunga la cosa migliore che la rivista abbia mai pubblicato. Mi ricordo che ci arrivò in condizioni impeccabili, senza un refuso o un errore di punteggiatura: di fatto era impossibile da editare. Ma uno dei nostri editor ci si mise d'impegno e cominciò a riempirlo di freghi rossi come se fosse stato il pezzo di un esordiente. Tornammo in noi appena in tempo, e ci rendemmo contro che in fatto di scrittura quel tizio ne sapeva molto di più di quanto ne sapessimo, o ne avremmo mai potuto sapere, noi. Un paio d'anni dopo lo conobbi per la prima volta di persona. Abitavo a New York e lavoravo per Esquire: lui aveva appena pubblicato un racconto sulla rivista. Insieme ad Adrienne Miller (che all'epoca era la responsabile della narrativa) lo portammo a cena in una tavola calda dietro l'angolo. Notai con sollievo che di gastronomia sembrava saperne poco quanto me, o interessarsene poco quanto me. La tavola calda fu un sollievo per tutti e due. Parlammo del fatto che era cresciuto a Champaign-Urbana, nell'Illinois, e che io ci avevo frequentato il college, e che suo padre ci insegnava, e rivangammo le bellezze e le stramberie dell'Illinois centrorientale. È un'esperienza molto strana e di rara intensa quella di conoscere di persona uno scrittore che consideri straordinario e rivoluzionario ma che al tempo stesso proviene dalla tua stessa parte del mondo: e che ha proprio tutta l'aria di provenire dalla tua stessa parte del mondo. Era spiritoso, aveva una correttezza perfino eccessiva e una totale mancanza di supponenza. Era – tutti l'hanno detto e continueranno a dirlo – esattamente come uno avrebbe sperato: era esattamente come uno avrebbe voluto che fosse la persona che aveva scritto quei libri. E lo si capiva già dopo essergli stati accanto un paio di minuti. Era un vero essere umano, molto più colloquiale e normale di quanto ci si poteva immaginare, vedendo ciò che riusciva ad architettare sulla pagina. Per tutta la cena tenne una tazza sotto il tavolo, mezza nascosta alla vista, in cui sputava il succo di tabacco. Fino a quel momento non avevo idea che avesse il vizio di masticare tabacco. Era buffissimo, perché è un'abitudine molto bizzarra, e molto problematica se non si vive all'aria aperta. Un cowboy o un giocatore di baseball possono sempre sputare per terra, ma chiunque altro si deve portare appresso una tazza piena di sputo marrone. Come quella che lui tenne sotto il tavolo per tutta la cena. Dovevo trattenermi dal guardarla in continuazione. Qualche mese dopo, Dave fu la prima persona a cui chiedemmo di scrivere qualcosa per McSweeney's, convinti di non poter cominciare la rivista senza di lui. Per fortuna ci mandò un pezzo immediatamente, a quel punto capimmo che si poteva iniziare. Avevamo davvero bisogno del suo incoraggiamento, del suo nulla osta, perché stavamo cercando, almeno all'inizio, di concentrarci sulla letteratura sperimentale, e in quel campo lui era talmente più avanti di tutti gli altri che senza di lui tutta la nostra impresa sarebbe apparsa ridicola. Insieme al primo pezzo ci mandò anche un assegno di 250 dollari. Era una cosa inaudita: insieme al contributo letterario, ne mandava uno finanziario. E così fu il primo benefattore della rivista, anche se insistette perché in quel primo numero la sua donazione restasse anonima. Non mi venne facile incassare quell'assegno: avrei voluto conservarlo, incorniciarlo, passare ore a guardarlo. Il biglietto che ci mandò era scritto a corpo 8, in un carattere con le grazie, ed era ritagliato in modo tale che non andasse sprecato neanche un po' di carta. Non aveva ancora cominciato a usare l'email, cosa che fece solo molto più tardi. Fino a quel momento, spediva buste da Bloomington, Illinois, con dentro un solo foglio, tagliato in modo tale da utilizzare solo la carta strettamente necessaria per quel messaggio. Il resto lo conservava, o lo usava per altre lettere. E così, ti capitava di trovare nella busta un foglietto di dieci centimetri di altezza e venti di larghezza. E, anche in questo caso, non c'era neanche una parola fuori posto. Queste lettere diventarono il mio modo di comunicare personalmente con Dave. Anche se lo ammiravo come persona e come scrittore più di quanto sia mai riuscito a dirgli, restammo amici sul piano professionale. Io gli chiedevo di mandarci i suoi pezzi ogni volta che voleva, e tutto quello che ci ha mandato l'abbiamo sempre pubblicato. Dave Eggers *** Era il mio scrittore preferito. Secondo me, fra gli scrittori viventi non aveva uguali. Ci siamo scritti e incontrati di persona diverse volte, ma io mi mettevo sempre a balbettare e mi tremavano le mani. I suoi libri significavano tantissimo per me: ero fondamentalmente una sua fan. Di persona aveva una grande purezza. In sua presenza provavo un senso di vergogna, come se esercitasse una cura meticolosa nel mettere la gente a suo agio. Era esattamente lo stesso tipo di purezza che si trova nei suoi libri: Se proprio dobbiamo dire qualcosa, almeno diciamo solo cose vere.1 È questo il principio su cui si basava la sua scrittura, per come la vedo io. È per questo che i suoi libri mi sembravano così belli, e così essenziali. Con l'unica eccezione di quello sulla matematica, che ero troppo stupida per capire. Un giorno, poco dopo la pubblicazione David mi telefonò, con un sincero tono di scuse, e mi disse: «No, guarda... ti basta sapere la matematica che si studia alle superiori, ti assicuro che anch'io di fatto so soltanto quella». Era molto spiritoso. Era un vero genio, il che in campo letterario è altrettanto raro che essere persone gentili: e lui era anche quello. Era il mio preferito, il mio mito letterario. Lo adoravo, e mi mancherà per sempre. 1 E diciamole in maniera grammaticalmente corretta. Zadie Smith *** Ecco come sono diventata una traduttrice: nel 1998 ho comprato A Supposedly Fun Thing... in una libreria internazionale di Roma: il primo pezzo mi ha lasciata interdetta, il secondo mi ha tenuta sveglia quasi per tutta una notte, il libro intero mi ha esaltata come forse non aveva mai fatto nessun altro libro prima di allora; io e un mio amico abbiamo sentito dire che una casa editrice cercava un traduttore proprio per quel libro; non avevamo esperienza; gli abbiamo chiesto di farci provare; ci hanno fatto provare; la prova gli è piaciuta. Da allora ho tradotto più di 30 libri dall'inglese all'italiano. Alcune sono opere di narrativa sperimentale, o best-seller di qualità, o candidati al premio Pulitzer, o perfino vincitori del premio Pulitzer, ma di nessuno vado fiera come dei quattri libri di David Foster Wallace su cui ho lavorato. Nessuno è stato altrettanto difficile e gratificante. Su nessuno mi sono impegnata con tanto amore. Ogni volta che ho tradotto qualcosa di suo, gli ho mandato delle domande. Lui rispondeva con riluttanza, era in difficoltà, continuava a dire che una certa storia era impossibile da tradurre in maniera dignitosa e fedele – il che a volte mi faceva venire da piangere; e poi scriveva pagine intere per spiegarmi una singola parola o una singola frase, e concludeva dichiarando la sua totale fiducia nelle mie capacità di traduttrice – il che, di nuovo, mi faceva venire le lacrime agli occhi. Per quello che mi è dato capire, il motivo per cui gli veniva così difficile lavorare con i traduttori non è che considerava le sue parole talmente curate e perfette che chiunque altro, lavorandoci sopra, le avrebbe rovinate; piuttosto, aveva soprattutto paura di essere frainteso, male interpretato, o semplicemente incapace di comnicare esattamente ciò che voleva: in altre parole, era votato all'estrema chiarezza, onestà, purezza, a tutti i costi. Ho sempre pensato che la sua scrittura fosse così complessa e ricca di sfumature perché attribuiva un valore profondamente morale all'atto in sé del comunicare un pensiero, un'immagine, un'idea al mondo esterno: non voleva che la gente lo capisse male, che capisse male una qualunque cosa di quelle che diceva o scriveva; e si faceva veramente in quattro per evitarlo. Poteva sembrare geloso delle sue parole, ma in questo atteggiamento io in realtà vedo un altissimo grado di generosità. Ho avuto anche la fortuna e l'onore di conoscerlo di persona. L'ultima volta che l'ho visto eravamo a Capri per un festival letterario. Gli ho fatto da interprete in alcune interviste e nell'incontro ufficiale con il pubblico. Era con la moglie (una gran bella persona), e sembrava talmente sereno e rilassato che non ho la forza di pensare che nel profondo non fosse affatto così. Continuava a dire che eravamo vecchi amici (anche se in realtà ci eravamo incontrati solo due o tre volte, e detti poco più che ciao). Mi dava pacche sulle spalle, mi abbracciava, mi scroccava sigarette con un sorriso imbarazzato (aveva smesso di masticare tabacco, ma ancora non poteva fare a meno della nicotina) e mi chiedeva di stargli vicino; una volta, quando mi sembrava di aver combinato un disastro nel fare da interprete a un altro autore, si mise subito a rassicurarmi del fatto che ero andata benissimo. Nonostante si facesse un gran parlare di quanto era a disagio in mezzo alla gente, in realtà aveva un calore e una dolcezza che sarebbero rari da trovare in chiunque – figuriamoci poi in un genio, o nel tuo scrittore preferito. Sul libretto del festival mi scrisse "Per Martina, con immensa gratitudine e affetto". Nessun sentimento è mai stato così reciproco. Mi mancherà per sempre. Martina Testa (Traduzione di Martina Testa) Avevo una sola cosa in comune con Dave Wallace: il vizio di masticare tabacco. Anzi, in realtà, ce n’era anche un’altra: tutti e due venivamo dal Midwest. Ah, e poi probabilmente ho copiato da lui più che da ogni altro scrittore. Ma la nostra amicizia, in effetti, si basava soprattutto sul fatto che tutti e due masticavamo tabacco, e lo masticavamo mentre scrivevamo, e spesso ci odiavamo per questo nostro vizio. L’ultima volta che l’ho visto, in primavera, ero reduce da un’operazione alla bocca – la mia terza operazione alla bocca, a dirla tutta. Avevamo parlato tanto della nostra abitudine ma non avevamo mai masticato tabacco insieme, ed era la prima volta che ci vedevamo da parecchi anni. Si può dire che eravamo conoscenti più che amici. È difficile instaurare un’amicizia con una persona che si ammira così tanto quanto io ammiravo Dave, e la dice lunga sul suo garbo e la sua gentilezza il fatto che, pur sapendo benissimo quanto ero in debito con lui come scrittore, mi abbia anche solo lasciato entrare nella sua vita. Comunque sia. Tornando al tabacco. Lui aveva smesso per un po’ , ma poi aveva ricominciato. Io avevo smesso da tre settimane. Dopo lunghe contrattazioni, decidemmo che potevamo concederci almeno una masticatina insieme, una sola. Finita quella, ci mettemmo a giocare a scacchi. Mi stracciò due volte di seguito, senza mai smettere di esternare la sua sorpresa per quanto mi stessi rivelando una schiappa. (Prima di cominciare, mi aveva detto che i suoi amici si sorprendevano sempre di quanto fosse una schiappa lui.) Quando poi, al termine delle partite, gli chiesi di firmare la mia copia di Infinite Jest (che avevo comprato nel 1996, mentre ero al college, quando spendere 30 dollari per un libro cartonato ti mandava in bancarotta sul serio, e che da allora mi ero portato dietro praticamente ovunque, perfino nel mio soggiorno in Uzbekistan con i Peace Corps, altra cosa non facilissima, date le limitazioni di bagaglio e di spazio a cui eravamo sottoposti), lui me la firmò in un modo molto tenero e bello, ma anche un po’ sardonico, disegnando uno schemino che mostrava il progredire delle nostre partite a scacchi, quasi a lasciar intendere che mi aspettava tutta una serie di partite a scacchi con lui in futuro: fece due segni di spunta sotto il suo nome e lasciò vuoto lo spazio sotto il mio. Poco prima della fine del weekend, però, finalmente riuscii a batterlo. Mi scordai di fargli correggere lo schemino, ma mi dissi che la prossima volta che ci saremmo visti gliel’avrei chiesto, e magari ci saremmo anche fatti un’altra partita.

L’unica cosa che posso dire di Dave è che la persona che leggiamo sulla pagina – le circonvoluzioni da Via Lattea del suo cervello, l’integrità quasi da uomo di altri tempi, la capacità di rendere colloquiali le cose intellettuali e di dare eleganza alle cose scatologiche e di raccontare con onestà le cose orribili, l’impressione che dava di non cercare mai di mentire al lettore – coincide, di fatto, con la persona che era. O se non altro, con la persona che è sempre stato quelle volte che l’ho incontrato e ci ho parlato, che non sono state molte, ma che proprio per questo, adesso, mi sono ancora più care. Per quanto sia difficile crederlo, nei rapporti personali e virtuali era altrettanto spiritoso che sulla pagina. Qualche giorno dopo quel weekend passato insieme, ho ricevuto un’e-mail in cui Dave commentava lo stato in cui erano rimasti i cani suoi e della moglie dopo la partenza della mia ragazza, la quale aveva legato talmente bene con quegli animali che la separazione aveva lasciato parecchio turbate tutte le parti in causa. In questa e-mail scriveva che i cani continuavano «a vivere, sul piano emotivo, in una sorta di stato apparentemente post-coitale; lei gli ha fatto qualcosa, a livello fisico, che sembra essere stato tutt’altro che spiacevole». Gli mandammo anche dei cioccolatini, e lui ci assicurò che la moglie Karen ci si sarebbe «avventata sopra strillando di letizia, mentre io mi mordo le mani per l’invidia». «Stato apparentemente post-coitale». «Strillando di letizia». Nessun altro scrive così. Anche adesso, oggi, quando col cuore di piombo sono andato a recuperare queste e-mail, nel rileggerle, chissà come, ho riso di nuovo. Era una persona schietta, sì, e spiritosa, certo, ma era anche l’uomo più gentile e più corretto che si possa immaginare: una specie di gentilezza da vecchietta del Midwest, di correttezza non priva di ostinazione che però aveva dentro anche lo spazio per cose pesanti.

Io non riesco a capire come possa esistere un mondo in cui uno come lui ci lascia in questo modo, ma le opere di Dave, se cercavano di insegnarci qualcosa, cercavano di insegnarci che non esistono risposte semplici. In questo secondo e impenetrabile giorno dalla sua morte non riesco a levarmi dalla testa l’ultima frase di Infinite Jest, in cui Don Gately, probabilmente il personaggio più complicato, affascinante e straziante che Dave abbia mai creato, si risveglia su una spiaggia dopo una pesantissima abbuffata di droghe. «E quando ………..». In questo periodo la marea sembra più lontana, e il cielo più basso, che in qualunque altro momento della mia vita, e l’unico scrittore che consideravo in grado di mostrarmi esattamente quanto era lontana, e quanto ci avrebbe messo a riavvicinarsi, se n’è andato.

Ai suoi genitori, a sua sorella, ai suoi amici e a sua moglie, Karen, posso solo offrire il magro conforto di un ennesimo cuore spezzato, sia pure in maniera diversa dal loro. Gli volevo bene e mi mancherà.

Tom Bissell

***

Contattammo per la prima volta David Foster Wallace mentre mettevamo in piedi la rivista letteraria Might, nel 1996. Avevamo letto La scopa del sistema e quindi gli chiedemmo se gli andava di mandarci qualcosa: un articolo, un racconto, un appunto su un tovagliolo di carta. Lui ci mandò un pezzo, sul sesso all’epoca dell’AIDS, che fu di gran lunga la cosa migliore che la rivista abbia mai pubblicato. Mi ricordo che ci arrivò in condizioni impeccabili, senza un refuso o un errore di punteggiatura: di fatto era impossibile da editare. Ma uno dei nostri editor ci si mise d’impegno e cominciò a riempirlo di freghi rossi come se fosse stato il pezzo di un esordiente. Tornammo in noi appena in tempo, e ci rendemmo contro che in fatto di scrittura quel tizio ne sapeva molto di più di quanto ne sapessimo, o ne avremmo mai potuto sapere, noi.

Un paio d’anni dopo lo conobbi per la prima volta di persona. Abitavo a New York e lavoravo per Esquire: lui aveva appena pubblicato un racconto sulla rivista. Insieme ad Adrienne Miller (che all’epoca era la responsabile della narrativa) lo portammo a cena in una tavola calda dietro l’angolo. Notai con sollievo che di gastronomia sembrava saperne poco quanto me, o interessarsene poco quanto me. La tavola calda fu un sollievo per tutti e due. Parlammo del fatto che era cresciuto a Champaign-Urbana, nell’Illinois, e che io ci avevo frequentato il college, e che suo padre ci insegnava, e rivangammo le bellezze e le stramberie dell’Illinois centrorientale.

È un’esperienza molto strana e di rara intensa quella di conoscere di persona uno scrittore che consideri straordinario e rivoluzionario ma che al tempo stesso proviene dalla tua stessa parte del mondo: e che ha proprio tutta l’aria di provenire dalla tua stessa parte del mondo. Era spiritoso, aveva una correttezza perfino eccessiva e una totale mancanza di supponenza. Era – tutti l’hanno detto e continueranno a dirlo – esattamente come uno avrebbe sperato: era esattamente come uno avrebbe voluto che fosse la persona che aveva scritto quei libri. E lo si capiva già dopo essergli stati accanto un paio di minuti. Era un vero essere umano, molto più colloquiale e normale di quanto ci si poteva immaginare, vedendo ciò che riusciva ad architettare sulla pagina.

Per tutta la cena tenne una tazza sotto il tavolo, mezza nascosta alla vista, in cui sputava il succo di tabacco. Fino a quel momento non avevo idea che avesse il vizio di masticare tabacco. Era buffissimo, perché è un’abitudine molto bizzarra, e molto problematica se non si vive all’aria aperta. Un cowboy o un giocatore di baseball possono sempre sputare per terra, ma chiunque altro si deve portare appresso una tazza piena di sputo marrone. Come quella che lui tenne sotto il tavolo per tutta la cena. Dovevo trattenermi dal guardarla in continuazione.

Qualche mese dopo, Dave fu la prima persona a cui chiedemmo di scrivere qualcosa per McSweeney’s, convinti di non poter cominciare la rivista senza di lui. Per fortuna ci mandò un pezzo immediatamente, a quel punto capimmo che si poteva iniziare. Avevamo davvero bisogno del suo incoraggiamento, del suo nulla osta, perché stavamo cercando, almeno all’inizio, di concentrarci sulla letteratura sperimentale, e in quel campo lui era talmente più avanti di tutti gli altri che senza di lui tutta la nostra impresa sarebbe apparsa ridicola.

Insieme al primo pezzo ci mandò anche un assegno di 250 dollari. Era una cosa inaudita: insieme al contributo letterario, ne mandava uno finanziario. E così fu il primo benefattore della rivista, anche se insistette perché in quel primo numero la sua donazione restasse anonima. Non mi venne facile incassare quell’assegno: avrei voluto conservarlo, incorniciarlo, passare ore a guardarlo.

Il biglietto che ci mandò era scritto a corpo 8, in un carattere con le grazie, ed era ritagliato in modo tale che non andasse sprecato neanche un po’ di carta. Non aveva ancora cominciato a usare l’email, cosa che fece solo molto più tardi. Fino a quel momento, spediva buste da Bloomington, Illinois, con dentro un solo foglio, tagliato in modo tale da utilizzare solo la carta strettamente necessaria per quel messaggio. Il resto lo conservava, o lo usava per altre lettere. E così, ti capitava di trovare nella busta un foglietto di dieci centimetri di altezza e venti di larghezza. E, anche in questo caso, non c’era neanche una parola fuori posto.

Queste lettere diventarono il mio modo di comunicare personalmente con Dave. Anche se lo ammiravo come persona e come scrittore più di quanto sia mai riuscito a dirgli, restammo amici sul piano professionale. Io gli chiedevo di mandarci i suoi pezzi ogni volta che voleva, e tutto quello che ci ha mandato l’abbiamo sempre pubblicato.

Dave Eggers

***

Era il mio scrittore preferito. Secondo me, fra gli scrittori viventi non aveva uguali. Ci siamo scritti e incontrati di persona diverse volte, ma io mi mettevo sempre a balbettare e mi tremavano le mani. I suoi libri significavano tantissimo per me: ero fondamentalmente una sua fan. Di persona aveva una grande purezza. In sua presenza provavo un senso di vergogna, come se esercitasse una cura meticolosa nel mettere la gente a suo agio. Era esattamente lo stesso tipo di purezza che si trova nei suoi libri: Se proprio dobbiamo dire qualcosa, almeno diciamo solo cose vere.1 È questo il principio su cui si basava la sua scrittura, per come la vedo io. È per questo che i suoi libri mi sembravano così belli, e così essenziali. Con l’unica eccezione di quello sulla matematica, che ero troppo stupida per capire. Un giorno, poco dopo la pubblicazione David mi telefonò, con un sincero tono di scuse, e mi disse: «No, guarda… ti basta sapere la matematica che si studia alle superiori, ti assicuro che anch’io di fatto so soltanto quella». Era molto spiritoso. Era un vero genio, il che in campo letterario è altrettanto raro che essere persone gentili: e lui era anche quello. Era il mio preferito, il mio mito letterario. Lo adoravo, e mi mancherà per sempre.

1 E diciamole in maniera grammaticalmente corretta.

Zadie Smith

***

Ecco come sono diventata una traduttrice: nel 1998 ho comprato A Supposedly Fun Thing… in una libreria internazionale di Roma: il primo pezzo mi ha lasciata interdetta, il secondo mi ha tenuta sveglia quasi per tutta una notte, il libro intero mi ha esaltata come forse non aveva mai fatto nessun altro libro prima di allora; io e un mio amico abbiamo sentito dire che una casa editrice cercava un traduttore proprio per quel libro; non avevamo esperienza; gli abbiamo chiesto di farci provare; ci hanno fatto provare; la prova gli è piaciuta. Da allora ho tradotto più di 30 libri dall’inglese all’italiano. Alcune sono opere di narrativa sperimentale, o best-seller di qualità, o candidati al premio Pulitzer, o perfino vincitori del premio Pulitzer, ma di nessuno vado fiera come dei quattri libri di David Foster Wallace su cui ho lavorato. Nessuno è stato altrettanto difficile e gratificante. Su nessuno mi sono impegnata con tanto amore.

Ogni volta che ho tradotto qualcosa di suo, gli ho mandato delle domande. Lui rispondeva con riluttanza, era in difficoltà, continuava a dire che una certa storia era impossibile da tradurre in maniera dignitosa e fedele – il che a volte mi faceva venire da piangere; e poi scriveva pagine intere per spiegarmi una singola parola o una singola frase, e concludeva dichiarando la sua totale fiducia nelle mie capacità di traduttrice – il che, di nuovo, mi faceva venire le lacrime agli occhi. Per quello che mi è dato capire, il motivo per cui gli veniva così difficile lavorare con i traduttori non è che considerava le sue parole talmente curate e perfette che chiunque altro, lavorandoci sopra, le avrebbe rovinate; piuttosto, aveva soprattutto paura di essere frainteso, male interpretato, o semplicemente incapace di comnicare esattamente ciò che voleva: in altre parole, era votato all’estrema chiarezza, onestà, purezza, a tutti i costi. Ho sempre pensato che la sua scrittura fosse così complessa e ricca di sfumature perché attribuiva un valore profondamente morale all’atto in sé del comunicare un pensiero, un’immagine, un’idea al mondo esterno: non voleva che la gente lo capisse male, che capisse male una qualunque cosa di quelle che diceva o scriveva; e si faceva veramente in quattro per evitarlo. Poteva sembrare geloso delle sue parole, ma in questo atteggiamento io in realtà vedo un altissimo grado di generosità.

Ho avuto anche la fortuna e l’onore di conoscerlo di persona. L’ultima volta che l’ho visto eravamo a Capri per un festival letterario. Gli ho fatto da interprete in alcune interviste e nell’incontro ufficiale con il pubblico. Era con la moglie (una gran bella persona), e sembrava talmente sereno e rilassato che non ho la forza di pensare che nel profondo non fosse affatto così. Continuava a dire che eravamo vecchi amici (anche se in realtà ci eravamo incontrati solo due o tre volte, e detti poco più che ciao). Mi dava pacche sulle spalle, mi abbracciava, mi scroccava sigarette con un sorriso imbarazzato (aveva smesso di masticare tabacco, ma ancora non poteva fare a meno della nicotina) e mi chiedeva di stargli vicino; una volta, quando mi sembrava di aver combinato un disastro nel fare da interprete a un altro autore, si mise subito a rassicurarmi del fatto che ero andata benissimo. Nonostante si facesse un gran parlare di quanto era a disagio in mezzo alla gente, in realtà aveva un calore e una dolcezza che sarebbero rari da trovare in chiunque – figuriamoci poi in un genio, o nel tuo scrittore preferito. Sul libretto del festival mi scrisse “Per Martina, con immensa gratitudine e affetto”. Nessun sentimento è mai stato così reciproco. Mi mancherà per sempre.

Martina Testa

(Traduzione di Martina Testa)

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Di: Rosalba Pesce http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-3/#comment-39429 Rosalba Pesce Mon, 22 Sep 2008 19:36:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-39429 Bella discussione, complimenti. Non so se può interessare ma su minimum fax c'è un tribute a David Foster Wallace con interventi di Tom Bissell, Dave Eggers, Zadie Smith e Martina Testa http://www.minimumfax.com/newsletter.asp?newsletterID=76&nl=1 può essere un modo per conoscere meglio DFW magari metto il testo nel commento dopo ciao Bella discussione, complimenti. Non so se può interessare ma su minimum fax c’è un tribute a David Foster Wallace con interventi di Tom Bissell, Dave Eggers, Zadie Smith e Martina Testa
http://www.minimumfax.com/newsletter.asp?newsletterID=76&nl=1
può essere un modo per conoscere meglio DFW
magari metto il testo nel commento dopo
ciao

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Di: Carlo S. http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-3/#comment-39426 Carlo S. Mon, 22 Sep 2008 18:11:25 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-39426 Vedi Rossella, il problema è che sei tu a tentare di imporre perni ai commenti su determinati argomenti. Io non impongo perni a nessuno; semplicemente mi interrogo e diffido di tutti i perni che chiunque vorrebbe impormi. Tu invece mi appari un pò arrogantella e al limite dell'offensivo quando parli di "smancerie intellettuali di cui molti leader del pensiero moderno si sono soddisfatti come fossero pugnette" per tutti i discorsi che escludono questo perno. Il "tuo" perno naturalmente. Ma si sà, lo sforzo di dialogare e comprendere sono virtù, anche per i cristiani, di facile enunciazione ma di non altrettanto facile pratica. Vedi Rossella, il problema è che sei tu a tentare di imporre perni ai commenti su determinati argomenti. Io non impongo perni a nessuno; semplicemente mi interrogo e diffido di tutti i perni che chiunque vorrebbe impormi. Tu invece mi appari un pò arrogantella e al limite dell’offensivo quando parli di “smancerie intellettuali di cui molti leader del pensiero moderno si sono soddisfatti come fossero pugnette” per tutti i discorsi che escludono questo perno. Il “tuo” perno naturalmente. Ma si sà, lo sforzo di dialogare e comprendere sono virtù, anche per i cristiani, di facile enunciazione ma di non altrettanto facile pratica.

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Di: Rossella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-3/#comment-39406 Rossella Mon, 22 Sep 2008 15:01:44 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-39406 Ciao Sergio! Un grande saluto per te ma scrivo @ Carlo. S. Mi lusinga il fatto di essere ritenuta una persona che pone quasi sempre domande difficili su questioni come il suicidio che, se permetti, facili non sono. Non mi trovi quindi d'accordo dall'arroccarsi su una posizione intellettuale semi- atea che esclude il voler applicare una scala di valori su tematiche importanti come la vita e la morte. Non so proprio su cos'altro si dovrebbe applicare la scala di valori!!! Tutto il mondo si chiede cosa ha spinto a fare un gesto così drammatico e, come saggiamente scrive Lucia Arsì, al di là di chi si è suicidato cerca di comprenderne il demone come la causa dominante, riflette sui vuoti di contenuti come ultimo strascico di un fine novecento che sul binario parallelo di arte e pensiero filosofico ha fatto viaggiare la storia verso una meta contraria ai bisogni dell'anima spirituale, sempre così dedicato a non occuparsi del profondo senso che avrebbe dovuto avere lo stesso viaggio. Concludo che non occuparsi dei valori dello spirito significa depotenzializzare l'artista di una grande forza, privarlo di quella forza logica ed illuminata che presiede all'autodistruzione e quindi alla distruzione del motivo per cui è vissuto fino a quel momento. Ritengo che tutti i commenti che non hanno questo perno sono smancerie intellettuali di cui molti leader del pensiero moderno si sono soddisfatti come fossero pugnette. Ciao Sergio! Un grande saluto per te ma scrivo @ Carlo. S.
Mi lusinga il fatto di essere ritenuta una persona che pone quasi sempre domande difficili su questioni come il suicidio che, se permetti, facili non sono. Non mi trovi quindi d’accordo dall’arroccarsi su una posizione intellettuale semi- atea che esclude il voler applicare una scala di valori su tematiche importanti come la vita e la morte. Non so proprio su cos’altro si dovrebbe applicare la scala di valori!!!
Tutto il mondo si chiede cosa ha spinto a fare un gesto così drammatico e, come saggiamente scrive Lucia Arsì, al di là di chi si è suicidato cerca di comprenderne il demone come la causa dominante, riflette sui vuoti di contenuti come ultimo strascico di un fine novecento che sul binario parallelo di arte e pensiero filosofico ha fatto viaggiare la storia verso una meta contraria ai bisogni dell’anima spirituale, sempre così dedicato a non occuparsi del profondo senso che avrebbe dovuto avere lo stesso viaggio.
Concludo che non occuparsi dei valori dello spirito significa depotenzializzare l’artista di una grande forza, privarlo di quella forza logica ed illuminata che presiede all’autodistruzione e quindi alla distruzione del motivo per cui è vissuto fino a quel momento.
Ritengo che tutti i commenti che non hanno questo perno sono smancerie intellettuali di cui molti leader del pensiero moderno si sono soddisfatti come fossero pugnette.

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Di: Kataweb.it - Blog - TERZAPAGINA, articoli selezionati dalle pagine culturali dei quotidiani » Blog Archive » Il futurismo torna a Parigi 100 anni dopo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-3/#comment-39403 Kataweb.it - Blog - TERZAPAGINA, articoli selezionati dalle pagine culturali dei quotidiani » Blog Archive » Il futurismo torna a Parigi 100 anni dopo Mon, 22 Sep 2008 13:20:39 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-39403 [...] ricercati dai futuristi. * * * Su Letteratitudine di Massimo Maugeri si discute sulla recente morte di David Foster Wallace nessun [...] [...] ricercati dai futuristi. * * * Su Letteratitudine di Massimo Maugeri si discute sulla recente morte di David Foster Wallace nessun [...]

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Di: Maria Inversi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/09/12/david-foster-wallace/comment-page-3/#comment-39393 Maria Inversi Mon, 22 Sep 2008 10:36:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/14/la-fine-di-david-foster-wallace/#comment-39393 <b>Rispetto al suicidio</b> La sensibilità dilata la percezione e la lettura della realtà, tale che la realtà stessa diviene eccessiva e quindi a fasi difficile e poi sempre più difficile da accettare. Il suicidio, non riguarda solo le e gli artisti le cui storie ci sono note. Il suicidio, dal mio punto di vista, è come espressione di una personalità, una soggettività. I suicidi (quasi tutti), quando vengono salvati anche in extremis, non ritentano più, come se riuscissero a vedere e a superare, nel gesto estremo, il senso e la terribile attrazione per la morte e il niente. Molti grandi artisti, inoltre, sono morti anziani. Rispetto al suicidio
La sensibilità dilata la percezione e la lettura della realtà, tale che la realtà stessa diviene eccessiva e quindi a fasi difficile e poi sempre più difficile da accettare. Il suicidio, non riguarda solo le e gli artisti le cui storie ci sono note. Il suicidio, dal mio punto di vista, è come espressione di una personalità, una soggettività. I suicidi (quasi tutti), quando vengono salvati anche in extremis, non ritentano più, come se riuscissero a vedere e a superare, nel gesto estremo, il senso e la terribile attrazione per la morte e il niente. Molti grandi artisti, inoltre, sono morti anziani.

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