LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » GIOVANISSIMA LETTERATURA http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 MOSTRO DEL PISOLINO di Lorena Dolci e Amalia Caratozzolo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/07/10/mostro-del-pisolino-di-lorena-dolci-e-amalia-caratozzolo/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/07/10/mostro-del-pisolino-di-lorena-dolci-e-amalia-caratozzolo/#comments Sat, 10 Jul 2021 11:45:50 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8831 Mostro del pisolino - Lorena Dolci - copertinaIn questo nuovo post della rubrica “Giovanissima Letteratura” ci occupiamo dell’albo illustrato “Mostro del pisolino” di Lorena Dolci e Amalia Caratozzolo (Lunaria).

Abbiamo incontrato Lorena e Amalia per farci raccontare qualcosa del libro

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Sono due messinesi trapiantate altrove: l’autrice, Lorena Dolci, è un volto storico di Telecolor, emittente regionale siciliana, l’illustratrice, Amalia Caratozzolo, è disegnatrice del Corriere della Sera e autrice di un fortunato libro di satira.

Lorena e Amalia si rincontrano tra le pagine del loro primo progetto editoriale per l’infanzia: Mostro del Pisolino, un albo illustrato edito dalla casa editrice Lunaria Edizioni.

Un racconto liberatorio in cui la paura, frutto dell’immaginazione infantile, viene affrontata con coraggio, sciolta dall’affetto dell’abbraccio materno, ed allontanata dall’ironia. Potente l’impatto visivo delle grandi illustrazioni, sorprendenti, ironiche, pop, in cui i piccoli lettori possono abbandonarsi, immedesimarsi e ritrovarsi.

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di Lorena Dolci, autrice di “Mostro del pisolino”

Sapete dove vivono i Mostri? Non guardate sotto il letto: è già sparito! Nell’armadio non ce n’è traccia.  Eppure le case dei bambini sono popolate da mostri. Quante forme, dimensioni, colori possono avere?  Mostro del pisolino saltella tra le pagine del libro come tra gli arredi della casa, si dondola all’orologio, stravolgendo il ticchettio delle lancette e il moto del cuore.  Arriva la mamma e, come nel gioco delle belle statuine, si immobilizza e passa inosservato. Un, due, tre stella!
Può comparire all’improvviso, ovunque e in qualunque momento, ma soprattutto quando ci sentiamo soli, senza punti di riferimento. E così che le paure di solito confinate al momento della notte, spuntano anche in pieno giorno.  La mamma va a fare un riposino (eppure ha un contratto h24! ) e Mostro diventa sempre più grande, minaccioso, un pericolo incombente.  Ed è proprio in questo momento di quotidiana solitudine che tutte le paure escono fuori incontrollabili. I due antagonisti si fronteggiano a distanza. Il bimbo dovrà provare a sconfiggere il suo mostro da solo. Ce la farà?
Il nostro eroe prova ad affrontarlo in un’altalena di emozioni, dalla spavalderia incosciente, alla ritirata fifona, tipica dei bambini, rivendicando con stizza l’attenzione che la mamma gli nega. La paura che paralizza corpo e pensieri, invade l’animo e “gonfia” il mostro come un palloncino.
Una storia di vita quotidiana tra le mura di casa, dove si mette in scena con ironia l’ansia del distacco.  Il pisolino rappresenta un momento di “sospensione” della maternità che mette in pausa la cura del bambino, un momento di assenza/presenza che innesca un assaggio di autonomia. Una metafora che racconta l’evoluzione della crescita e la conquista dell’indipendenza adulta.
Ma l’autonomia è un percorso lungo e faticoso, non sempre è facile sconfiggere i mostri da soli, l’importante è che i nostri piccoli eroi e le nostre piccole eroine abbiamo sempre adulti di riferimento pronti a gratificare i loro sforzi e ad accoglierli.
Ognuno “vede”  il proprio mostro, adulti e piccini. A scuola invitiamo i bimbi a scrivere la paura “più paurosa” di tutte. Un piccolo laboratorio per  far prendere forma e vita alle angosce più profonde: oltre alla carrellata tipica di mostri, zombi, assassini, serpenti e vampiri, da quei biglietti esce un universo oscuro e variegato:  il diavolo, morire all’improvviso, ho paura della mamma, della sorellina, dei bulli.
Già scrivere le paure vuol dire tirarle fuori, dargli nome e forma.  Affrontare, convivere, imparare ad abbracciare i nostri limiti significa uscire da quell’angoscia che ci paralizza e ci blocca a qualsiasi età. Insomma, vivere più sereni.
Dove, quando e quanto vivono i mostri? Il termpo del pisolino è un tempo dilatato che ci invita a riflettere sulla percezione del tempo, proprio e degli altri, sui momenti della giornata, sul ritmo che accompagna le nostre quotidianità, e quei rituali familiari, così rassicuranti per i piccoli. C’è un tempo per ogni cosa e ogni cosa ha il suo tempo.
Nell’ultima pagina non trovate scritto: “E vissero per sempre felici e contenti”. Il nostro finale è un abbraccio liberatorio, il contatto fisico, la relazione che ci rende vivi ed umani, esseri sociali con la nostra potenza e le nostre debolezze.  Il calore dell’abbraccio è un superpotere sempre pronto a sconfiggere il senso di solitudine.
Se vogliamo tradurlo in “favolese”, vissero felici e contenti tutti ma proprio tutti: il bimbo, i genitori e persino il mostriciattolo che fa capolino dietro di loro.
Perchè certi mostri non si sconfiggono una volta per tutte, bisogna imparare a conviverci e magari alla fine riuscire a farci amicizia.

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Incontro con Amalia Caratozzolo. AmaliaC, l’illustratrice.

-Amalia, raccontaci qualcosa su queste tue illustrazioni…
È la prima volta che illustro un libro per i più piccoli e mi sono divertita un sacco! Ho lavorato tanto nel mondo dell’editoria: per quotidiani, riviste e molte case editrici, ma è la primissima volta che mi confronto con un libro per i più piccoli. Mostro del pisolino nasce da un’idea di Lorena Dolci, e dal suo testo nascono le mie illustrazioni.
Il mio approccio nell’illustrare questo libro, è stato lo stesso di sempre: alla base di tutto per me c’è il divertimento. E il testo di Lorena, da questo punto di vista, è stato molto stimolante.
Per me l’ispirazione rimane il testo, perché l’ illustrazione è intrinsecamente legata al testo in maniera armonica. Il testo è una grande ricchezza, io cerco di essere il più possibile attinente. E’ quello che stimola la fantasia. Dalle parole, poi  bambino e Mostro prendono forma.
La tecnica che ho utilizzato è quella dell’illustrazione digitale, la stessa adoperata per i lavori destinati ai quotidiani e al mondo dell’editoria in generale. Il libro ha una forte predominante di blu, un colore che uso molto spesso, e che nel tempo è diventato un tratto distintivo del mio stile. Mi sono occupata anche della grafica e dell’impaginazione di Mostro, che con il prezioso editing di Lunaria Edizioni ha preso forma. Insomma, un vero e proprio lavoro di squadra! E quando si tratta di libri illustrati, la sfida è proprio quella di creare un magico equilibrio tra testo, illustrazioni e grafica. E dal mio punto di vista abbiamo fatto un ottimo lavoro!

-Da piccola ti piacevano le “storie di paura”?
Mi piacevano da piccola e mi piacciono anche ora, sono un’appassionata di horror. Credo che ai bambini piaccia quel brivido perché sono attirati dal mistero, dalle emozioni nuove legate all’ignoto. Già da piccola ero una bimba molto curiosa, poi ricordo quando ho conosciuto il primo albo di Dylan Dog è stata amore immediato. L’attrazione verso la paura che avevo da bambina e che ho anche adesso da adulta, è un modo per esorcizzare le mie paure, e questo vale anche per i più piccoli.

-Nella pagina in cui rappresenti “tutte le paure” hai racchiuso i principali spauracchi dei bambini. Ritieni che siano ancora attuali?
Gli elementi che ho scelto sono elementi riconoscibili a tutti, un po’ dei cliché, perché la mia è un’illustrazione concettulae, cerco di evocare l’idea che c’è dietro, quindi i vampiri, gli assassini o i pipistrelli evocano immediatamente la sensazione di paura. Credo che le angosce  che terrorizzano i bambini siano sempre le stesse. Magari meno concrete, paura emotiva dell’abbandono, della perdita, paure più inconsce. Siamo nel terreno delle emozioni, e io personalmente non vedo l’ora di sapere che emozione hanno provato i bambini leggendo il nostro libro.

-Le tue immagini richiamano un’atmosfera anni ’50. Perché questa scelta?
Da una parte ritengo che esalti l’illustrazione concettuale, richiamando la figura del Bambino per antonomasia, e poi mi piace quel gusto estetico un po’ vintage.

-Qual è la tavola che ti piace di più?
Non saprei scegliere perché sono soddisfatta del libro al 100% quindi direi che mi piace tutto, forse c’è qualche tavola a cui sono più affezionata. Ad esempio proprio quella che rappresenta tutte le paure  mi piace molto e anche quando si racconta di  Mostro  che si mimetizza tra gli arredi della casa mentre la mamma fa le faccende. Ma il libro mi piace tutto e trovo che abbia un equilibrio perfetto.

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La scheda del libro: “Mostro del pisolino” di Lorena Dolci e Amalia Caratozzolo (Lunaria)

Una storia di audacia quotidiana in cui ogni bambino può rispecchiarsi, dedicata a tutti quei giovani eroi ed eroine che si trovano ad affrontare da soli piccole e grandi avventure, a volte senza neanche dover andare troppo lontano, perché le paure più spaventose si annidano nei posti più impensati, pure tra le mura di casa.  Uno strumento utile anche per gli adulti per parlare ai più piccoli della paura che in questi ultimi tempi entra un po’ in tutte le nostre case a causa della pandemia. Un libro che per la sua ironia e musicalità è bello da leggere ad alta voce, ma che è altrettanto adatto per essere sfogliato silenziosamente, per ritrovarsi tra le sue grandi pagine blu e gialle.

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Lorena Dolci è nata a Messina nel 1967. È giornalista e scrittrice, vive e lavora a Catania. Conduttrice storica dell’emittente televisiva Telecolor, ha collaborato anche con i quotidiani la Repubblica e l’Unità. Da sempre indecisa tra la pagina scritta e le immagini televisive, nel frattempo prende una laurea in Giurisprudenza (mai appesa). Negli anni ha scritto il film “Senso Unico”, il libro “Evelina e Marcelino”, un libro con un pentito che non ha visto la luce, ha tradotto dall’inglese per Mondadori il libro per ragazzi “La Grande Avventura” ed ha scritto una serie documentaria. L’ultima passione: la cura dei Beni culturali. Mostro del Pisolino è il suo primo libro per bambini, pensato in quella fase complicata e meravigliosa che si snoda tra gli ultimi pannolini e la prima playstation di suo figlio.

Amalia Caratozzolo (AmaliaC) è nata a Messina nel 1983. È illustratrice e scrittrice, vive a lavora a Roma. Si è diplomata nel 2004 in Fumetto alla Scuola Internazionale di Comics, e nel 2007 in Illustrazione all’Istituto Europeo di Design di Roma, dove ha insegnato Incisione su linoleum dal 2010 al 2017. Dal 2013, è illustratrice per il “Corriere della Sera” e “La Lettura”. Nel 2020 pubblica per Baldini+Castoldi il libro di satira illustrato “Pene d’amore, manuale illustrato di sopravvivenza agli ex”, con la prefazione di Selvaggia Lucarelli, di cui cura testi ed illustrazioni. Ha lavorato per numerose case editrici e testate giornalistiche come Castelvecchi Editore, Edizioni Anicia, Elliot Edizioni, Guanda Editore, Human Foundation, Il Fatto Quotidiano, La Stampa, Rossoventisette ArteContemporanea, Walk In.

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IL LIBRO SEGRETO DI JULES VERNE di Luca Crovi e Peppo Bianchessi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/04/12/il-libro-segreto-di-jules-verne-di-luca-crovi-e-peppo-bianchessi/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/04/12/il-libro-segreto-di-jules-verne-di-luca-crovi-e-peppo-bianchessi/#comments Mon, 12 Apr 2021 13:53:05 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8760 La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri)” è dedicata al volume “Il libro segreto di Jules Verne di Luca Crovi e Peppo Bianchessi (Solferino).

Questa è la storia di uno strano volume rilegato in pelle, pieno di pagine bianche. La storia di un cimitero e di una notte di tempesta, di un pescecane e di una balena, di due giri del mondo e di un diavolo in una bottiglia. La storia di un libro segreto che può raccontare a chi lo sfoglia avventure fantastiche che cambieranno per sempre il suo destino. Questo è successo a Jules Verne, Collodi, Edgar Allan Poe, Robert Louis Stevenson, Edmondo De Amicis, Nellie Bly… E accadrà anche a voi lettori.

Un libro che, essendo destinato anche ai giovani lettori, lo colleghiamo pure alla nostra rubrica “Giovanissima Letteratura

Abbiamo invitato Luca Crovi e Peppo Bianchessi a partecipare al “tandem letterario” di Letteratitudine. Li ringraziamo entrambi per la loro adesione all’iniziativa

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Ma come diavolo abbiamo fatto

di Luca Crovi e Peppo Bianchessi

L.C.: “Ma come diavolo ha fatto immaginarsi certe cose?”. Mi sono fatto spesso questa domanda leggendo le storie di Jules Verne, restando ogni volta a bocca aperta davanti alle incredibili invenzioni presenti nel suo immaginario. Poi è arrivato il mio amico Peppo Bianchessi che ho conosciuto qualche anno fa realizzando insieme la riedizione de “Gli uomini in grigio” di Giorgio Scerbanenco. Peppo mi ha sorpreso con due illustrazioni che hanno costituito la suggestione principale de “Il libro segreto di Jules Verne” che abbiamo costruito insieme. Mi puoi raccontare come eri arrivato a realizzarle?

P.B.: Anni fa feci alcune tavole per la mostra degli illustratori a Bologna. Chiamai questa serie “La biblioteca segreta di Jules Verne” perché raffiguravano un lettore alle prese con dei libri “magici” dai quali uscivano personaggi, cose e mostri che coincidevano con molti dei libri di Verne. Alcune di loro le esposi in una delle mie ultime mostre insieme a uno dei miei “Improbabilibri” (sculture/libri molto spesso nati dalle mie collaborazioni con autori): “Il libro Segreto di Jules Verne” dove da un libro aperto emergevano tentacoli e un vascello. Tu sei venuto all’inaugurazione e dopo averlo visto e te ne sei uscito con la battuta: “Ho già in mente la storia. Facciamolo”. Ovviamente ho sperato che fosse solo una boutade e che non mi avresti costretto a disegnare dell’altro.

L.C. Sai che sono insistente vero?

P. B. Sei troppo buono!

L. C. Beh non sei contento del risultato?

P. B. Non sono mai contento del risultato! Se ad un certo punto non si dovesse andare in stampa continuerei a rivedere e aggiustare quello che ho fatto. E poi sono sempre più interessato al prossimo lavoro. Ma sì, al di là delle mie fisse, quando ho ricevuto la prima copia mi son detto: È un libro mica male. E sai che detto da me…

L.C: Tu mi hai costretto a prendere sul serio la nostra sfida letteraria. Mi spieghi cosa ti ha divertito del progetto al di là della fatica?

P.B: Al contrario di quello che si può immaginare, quello serio sei tu: nel senso che hai una conoscenza della materia e una memoria per nomi e fatti che crea una base solida e “rispettabile” dalla quale partire e sulla quale uno si sente al sicuro anche a azzardare. Cioè, sei uno che si può prendere sul serio.
Io, al contrario, sono uno incapace di prendere una cosa senza smontarla, esplorarla e rivederla per capirne le possibilità. Questo non renderebbe facile la collaborazione se anche dall’altra parte non ci fosse la curiosità e la volontà di sperimentare i propri limiti, quelli delle storie che amiamo e dei loro “supporti”, in questo caso i libri. Ma la premessa sulla quale ci siamo intesi fin dall’inizio è stata: in ogni caso ci interessa fare un bel libro, al meglio che possiamo e senza troppi compromessi o preoccupazioni di target, età o altro che spesso spingono gli autori a fare quello che gli altri si aspettano autocensurandosi o limitando il proprio lavoro allo stretto necessario…

L.C: Non è un po’ da masochisti?

P.B: Alle volte sì ma, come dico spesso, certi lavori (in particolare quelli creativi) sono pagati troppo poco (in termini di riconoscimenti e anche economici) per farli male. Sembra un paradosso ma per chi -come noi- ha scelto di fare un lavoro che ama, sentirsi chiedere di farlo in un modo che non è il nostro richiede uno sforzo per il quale sarebbe giusto essere pagati di più. Diciamo che una certa libertà di azione si paga con un sacco di notti insonni!
Essere liberi di fare il proprio lavoro nel miglior modo possibile.
Tutto questo, unito alla consapevolezza di avere abbastanza esperienza per riuscire a fare un libro che piaccia a noi e a chi lo leggerà, ha reso l’esperienza divertente… una specie di Jam Session o di partita a ping-pong a distanza, dove alle scoperte e suggestioni di uno rispondeva l’altro con nuove idee o altre scoperte. È iniziato tra citazioni, ritrovamenti, illuminazioni improvvise e lavoro investigativo, dove si faceva a gara ad unire dei puntini in apparenza lontani ma in pratica affini ed è un gioco che, con l’andare del tempo, si è rivelato solo l’inizio di un progetto più complesso.

L.C.: Nei tuoi libri hai usato stili differenti. Perché hai scelto questo nel caso del nostro libro?

P.B: Molti illustratori hanno un approccio -diciamo- “interpretativo” e qualsiasi cosa fanno diventa “la loro”: ogni libro diventa “alla maniera di”. Hanno uno stile ben definito e riconoscibile. Li invidio: ce ne sono alcuni bravissimi che hanno trovato un segno e lo lasciano impresso su qualsiasi cosa tocchino, rendendola unica. Da lì quel libro verrà classificato come si fa con altre opere legandole agli interpreti migliori o più originali: “Le variazioni Goldberg” di Glenn Gould o “Il Pinocchio” di Carmelo Bene o “L’Amleto” di Gielgud, tanto per fare qualche esempio.
Li invidio perché significa riconoscibilità e di fronte a un nuovo libro magari saprei subito cosa fare ma, essendomi trovato a fare questo mestiere quasi per caso, non ho ancora trovato probabilmente il mio “segno”, allora tento un approccio diverso. Per me un libro è un oggetto complesso e collaborativo che, oltre a contenere una storia a sé, va considerato in tutte le sue parti. Cerco sempre di trovare il modo di creare immagini che ne estendano il senso o che ne diano nuove interpretazioni.
Conoscere qualche nuova tecnica o trucco è una delle parti divertenti di ogni lavoro nuovo e non mi sento sminuito: se voglio esprimere me stesso come artista lo faccio nei quadri e nelle mie installazioni. Nel caso dei libri, spesso si tratta di fare un passo indietro, se serve a far funzionare meglio la storia. Ma questa è tutta teoria!
Nello specifico, da una parte ho ripreso lo stile delle stampe d’epoca e il gusto per la decorazione delle edizioni di Hetzel, dall’altra ho voluto richiamare Karel Zeman,

L.C: Mi ricordo i suoi film in bianco e nero proiettati sulla TV Svizzera quando ero bambino.

P.B: Questo regista Ceco fece diversi film tratti o ispirati da romanzi di Verne facendo muovere gli attori in scenografie dipinte come le stampe d’epoca di Riou e Benett che illustravano i primi libri di Verne (consiglio a tutti di visitare il suo museo a Praga!) dando un effetto spiazzante.

L.C.: E dopo Zeman?

P.B. Per dare credibilità a quello che avevi scritto o meglio, per immergerlo nell’atmosfera giusta, ho passato giornate recuperando dai ritagli di giornali alle biografie d’epoca, dalle foto di casa Verne ai manuali di nautica e infine ho giocato mischiando elementi reali ad altri dettagli funzionali al racconto cercando di restituire quel senso di meraviglia che ho provato quando ho letto per la prima volta certi racconti. E che continuo a provare quando leggo.
Alla fine ho fatto un pastiche. Diciamo che tutti e due abbiamo giocato sul limite, sull’ambiguità di ciò che è vero e quello che sembra vero ma potrebbe non esserlo…
Dopotutto la “sospensione dell’incredulità” è il requisito necessario affinché un racconto funzioni e noi ci occupiamo della “messa in scena”. Se alla fine il lettore si diverte vuol dire che il trucco è riuscito; se poi gli viene qualche dubbio e volesse andare a controllare la veridicità di alcuni passaggi, meglio ancora: significa che lo abbiamo incuriosito e sicuramente scoprirà un sacco di cose nuove.
Quello che mi ha impressionato, è stato piuttosto vedere che tu sia riuscito a trovare collegamenti tra diversi autori reali legandoli a un libro immaginario e misterioso…

L.C: In realtà sono state le tue immagini a scatenare tutto. Sto parlando delle due illustrazioni che aprono e chiudono “Il libro segreto di Jules Verne” e che mostrano lo scrittore francese mentre tiene in mano un fantastico volume dal quale emergono creature marine e persino un simpatico cagnolino. Guardando quei disegni mi sono chiesto: è se fosse questo il segreto di Jules Verne? Se avesse posseduto un libro speciale capace di suggerirgli le storie forse il suo incredibile talento avrebbe una spiegazione. Così, suggestionato dalle tue immagini ho cominciato a pensare a dove avesse potuto trovare quel libro e chi avrebbe potuto averlo nelle mani. Visto che Jules Verne scrisse il seguito de “Le avventure di Gordon Pym” intitolandolo “La sfinge dei ghiacci” e firmò dopo Charles Baudelaire la seconda biografia ufficiale di Edgar Allan Poe mi è venuto facile partire da lì. I testi della poesia “Alone” e i ricordi d’infanzia in Inghilterra inserirti nel racconto “William Wilson” di Poe hanno fatto il resto. Per davvero il piccolo Jules Verne, innamorato della sua cuginetta, scappò di casa nella speranza di regalarle una collana di coralli e appuntò i suoi ricordi legati alla passione per i fiumi e il mare in un testo biografico che non pubblicò in vita e che lasciò interrotto. Ed Edmondo De Amicis incontrò Verne di persona passando del tempo a casa sua per scoprire i suoi segreti.

P. B: Ancora mi chiedo perché mi hai trasformato in professore nella storia… probabilmente sono l’unica parte di finzione. Non vorrei diventare il tuo alter-ego.

L.C: In realtà stavo solo spiegando la genesi della storia. Guarda che potrei anche raccontare dove sei andato a prendere le immagini…

P.B: Lo confesso: ho scavato tra i libri, esplorando biblioteche e archivi online in cerca di immagini (fuori copyright: solo i fantasmi dovrebbero venire a lamentarsi!). Ma più che altro si tratta di citazioni, di un tributo a un’epoca di grafici, illustratori e tipografi straordinari. Un pastiche e spesso un pasticcio che nasconde un profondo amore e ammirazione.
E poi è stato è stato un insieme di coincidenze strambe: prima i miei due vecchi disegni, poi tu ti sei messo a lavorarci e, contemporaneamente, ho passato i primi mesi di lockdown a fare copertine per una quarantina di Ebook della collana “Voyage Extraordinaires” per diversi bravi autori di Book On a Tree di Baccalario che erano “incorniciate” da finte decorazioni d’epoca. La ricerca legata a questo ha aggiunto materiale a una libreria digitale sterminata di cornici, decorazioni e illustrazioni che raccolgo da anni, soprattutto di edizioni uscite tra ‘800 e ‘900 dove a mio parere illustratori e stampatori hanno dato sfogo a tutta la loro creatività nella confezione di libri strabilianti e preziosi (Le edizioni dei libri di Verne di Hetzel -di recente ristampati e distribuiti in edicola ne sono un esempio).

L.C. E la mia storia ti ha suggestionato?

P.B.: Direi che il lavoro più faticoso sia stato tenere a bada la tua frenesia enciclopedica. A parte i limiti nel numero di pagine del libro, ogni volta che mi hai tirato fuori un nuovo aneddoto, con quell’entusiasmo alla Indiana Jones, ti ho amabilmente odiato: gli scrittori sono spesso irresponsabili e ti buttano addosso continuamente input che nella testa di un illustratore si trasformano in assenza di sonno per starci dietro.

L.C: Beh, ma Nelly Bly me la hai suggerita tu e io sono andato a scoprirmela poco a poco.

P.B.: Ho pensato che avessi fatto apposta a dimenticarti del suo giorno del mondo in 72 giorni e speravo di vendicarmi facendotela illustrare ma non ha funzionato: altre notti insonni.

L.C: A un certo punto gli incastri sono diventati talmente tanti che il libro avrebbe potuto anche essere più lungo. Non mi sarei mai immaginato che impaginando il libro avremmo aggiunto altri elementi.

P.B.: L’altro giorno mi è venuta in mente un’immagine, in risposta a una domanda di un giornalista: la letteratura è vasta e i nostri amori letterari e artistici ci spingono sui fondali della letteratura a trovare perle. Mi sono messo a ridere, pensando che abbiamo proprio “le Phisique du role” dei pescatori di perle… Però ammetto che mi hai fatto far pace con Guido Gozzano, quando hai scoperto che il poeta, triste per la scomparsa di Jules Verne, gli dedicò una lirica che incarnò il sentimento di tutti i suoi lettori.

L.C.: E tu mi hai stupito scoprendo che qualche settimana dopo quell’evento iniziò a vivere le sue avventure a fumetti Little Nemo, in qualche modo erede dei viaggi straordinari di Jules Verne.

P.B.: In realtà, in quel momento, è riemerso il mio spirito di animatore: avevo trovato una foto di Verne sul letto di morte e il libro sarebbe potuto finire lì. Inutile dire che quello è un finale che più si addice alla vita reale… invece il meccanismo che abbiamo innescato con il libro, virtualmente, lascia aperte molte possibilità…

L.C.: Shhhh. Non fare spoiler abbiamo detto già troppo.

P.B.: Quello che intendevo è che, avendo trovato nuovi elementi da inserire, mi piaceva l’idea di rappresentare visivamente -visto che molti definiscono “immortali” gli scrittori attraverso le loro opere- il perpetuarsi dell’arte, dell’immaginazione in autori e forme diverse, da qui il finale “doppio”.

L.C.: Visto che sei un Professore!

P.B.: Sul serio: quando tu pensi di aver fatto una cosa semplicemente divertente e divertendoti, ti accorgi che invece è una specie di riflessione sulla creatività, sull’ispirazione e -ogni tanto- sulla maledizione che spinge gli artisti a fare quello che fanno.
La differenza -ed è qui che mi convinco che sia un buon lavoro- è che, dove un altro scriverebbe un saggio specialistico, tu sia riuscito a scrivere una storia divertente e coinvolgente, che può essere letta a vari livelli e in modo diverso a seconda del lettore, della sua età e delle sue esperienze: mi ricorda il Libro Segreto…

L.C.: O il segreto dei libri.

P.B.: Qual è?

L.C.: È un segreto.

P.B.: Cosa?

L.C.: Il Segreto.

P.B.: Ah, già. Non vedo l’ora di vedere il seguito…

L.C.: Shhh… È un segreto!

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LA DIVINA COMMEDIA RACCONTATA AI BAMBINI http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/03/10/la-divina-commedia-raccontata-ai-bambini/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/03/10/la-divina-commedia-raccontata-ai-bambini/#comments Wed, 10 Mar 2021 15:15:07 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8732 In questo nuovo post della rubrica “Giovanissima Letteratura” ci occupiamo del volume “La Divina Commedia raccontata ai bambini” di Annamaria Piccione (Mondadori), intervistata da Daniela Sessa

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Dante è una favola! Parola di Annamaria Piccione

di Daniela Sessa

Se chiedi alla scrittrice Annamaria Piccione di presentarsi, lei esordisce con un “Siciliana doc” e chi ha dimestichezza con il doc di Sicilia capisce subito di trovarsi davanti una donna che è un misto acutezza e ingegno, di orgoglio e di un realismo che fa suo persino il sogno. Vive tra Siracusa, città di origine, e Palermo: forse per questo incarna le due anime dell’isola, mite e frenetica insieme per dirla con Gesualdo Bufalino. Ama i gatti in maniera viscerale. Il gatto è per lei un’icona: non ci si stupirebbe di trovarlo rappresentato su una parete della sua casa come la Marilyn di Andy Wharol.

Ha gli occhi penetranti e sfuggenti insieme come un gatto, ma diversamente dai gatti ha un sorriso accattivante ed è un’abile conversatrice. E ha un dono: saper incantare i bambini. Il suo gioco di prestigio è l’uso di parole che sprizzano veloci e impettite dalla sua fantasia. Fervida fantasia grazie alla quale si è ritagliata una stanza tutta per sé nel mondo dell’editoria per l’infanzia. Ad Annamaria Piccione piace prendere in mano la letteratura dei grandi e raccontarla ai bambini. Lo ha fatto con i capolavori di Verga, dei tragici greci e di Plauto. Poteva non farlo con Dante, il poeta cui va il merito, tra gli innumerevoli altri, di aver dato all’Italia con “La Divina Commedia” anche l’archetipo del genere fantastico?  A noi lettori, prima adolescenti poi adulti, il viaggio di Dante, al netto dei patemi scolastici, è stato una fantasmagoria di colori, suoni, emozioni, sentimenti, facce, luoghi, mostri e prodigi. In quel mondo labirintico solo per le coscienze imperfette, i lettori di settecento anni hanno imparato che la scelta tra vizio e virtù non è una barbosa pausa tra le mille faccende della vita, ma può essere un volo verticale e avventuroso. Annamaria Piccione con la sua versione in prosa del capolavoro dantesco “La Divina Commedia raccontata ai bambini” prova a far prendere il volo pure ai più piccoli, quelli che hanno la fantasia stampata nel sorriso e negli occhi, quelli che devono imparare subito le mille sfumature dell’esistenza, perché Dante- per citare l’autrice- “rivolta come un calzino l’essere umano” . Annamaria Piccione mette in guardia i piccoli lettori sul messaggio del poeta fiorentino “comportati onestamente e conoscerai la gioia eterna, al contrario saranno cavoli amari, anzi amarissimi, soprattutto se sei attratto dalla ricchezza e dal potere”.  Il libro è il risultato di un’operazione raffinata di linguaggio. Annamaria Piccione sintetizza il poema a partire non solo dall’ovvia selezione di personaggi ed episodi ma anche e soprattutto dalle scelte di stile: una lingua media e mai scontata, ricca di ironia e di lemmi colti, capace di ricreare le sonorità del testo dantesco: dagli acuti dell’Inferno alle melodie ovattate del Purgatorio fino alla dolcezza cristallina del Paradiso. “La Divina Commedia” di Annamaria Piccione meriterebbe proprio per questo una versione in audiolibro.  La misura del linguaggio impedisce al libro di cadere nella trappola dell’aneddoto e di stringere con i piccoli lettori un patto: trattarli da grandi con la promessa (mantenuta) di non lederne l’ingenuità.

D. Collodi traduttore confessa: “Nel voltare in italiano i Racconti delle fate m’ingegnai, per quanto era in me, di serbarmi fedele al testo francese. Parafrasarli a mano libera mi sarebbe parso un mezzo sacrilegio. A ogni modo, qua e là mi feci lecite alcune leggerissime varianti, sia di vocabolo, sia di andatura di periodo, sia di modi di dire. Peccato confessato: mezzo perdonato”. Raccontare Dante è un po’ tradurlo. Tu hai qualcosa da confessare?
R. Ho cercato il più possibile di rimanere fedele all’intreccio narrativo della Commedia, sebbene abbia dovuto scegliere cosa e chi privilegiare nella variegata e inesauribile sequenza di eventi e personaggi.  Ho accentuato, forse, il lato ironico di Dante e mi sono presa poche libertà, forse solo una davvero eclatante: sorridere ai suoi ripetuti svenimenti, già stigmatizzati ai tempi del Liceo quando durante un’interrogazione dichiarai che il Poeta era “una mammoletta”, suscitando le bonarie proteste del mio amato professore di italiano, Pietro Grillo. Lui era un grande ammiratore di Dante e per gli esami di maturità mi regalò i suoi appunti personali della Commedia, che conservo come reliquie.

A pensarci bene, ho però un segreto da confessare. Mentre scrivevo, non potevo fare a meno di osservare le persone intorno a me e, di volta in volta, le destinavo al cerchio, cornice o cielo che mi sembravano più adatti a loro. Mi sono divertita a costruire un aldilà personale ma, ultimata la scrittura, questo “gioco del Giudizio” è finito, per fortuna.

D. Quest’anno è l’anno di Dante. Le librerie pullulano di libri sul poeta. Perché i bambini dovrebbero conoscere Dante? Cosa, a tuo parere, colpirà di più i bambini che leggeranno il tuo libro?
R. La letteratura per ragazzi sta omaggiando Dante in molti modi: è appena uscita un’introduzione poetica alla Divina Commedia a firma di Daniele Aristarco e ho trovato spassosissimo Vai all’Inferno, Dante! di Luigi Garlando, per citarne solo due. La mia versione in prosa è però globale, raccontata come una sorta di avventura che ricalca la struttura essenziale del racconto fiabesco: inizio con difficoltà, sviluppo travagliato, finale lieto. Ai ragazzi e ragazze piacerà il movimento, la varietà, i continui colpi di scena, la stravaganza di molti personaggi, draghi, mostri, giganti: Dante è un’inesauribile fonte di ispirazione anche per un romanzo fantasy. Ad attrarli sarà però un motivo molto semplice: Dante ha raccontato una bella storia e le belle storie piacciono a tutti, a qualsiasi età.

D. Ritengo la tua “Divina Commedia” anche un libro per adulti, un libro che sfida le età e questo grazie a una di sintesi meditata tra scelte linguistiche e tematiche. Ed è un libro appassionato.  Chi è Dante per Annamaria Piccione?
R. Una guida. Lui ebbe bisogno di guide per spostarsi nei regni ultraterreni, ma è diventato a sua volta stella polare di noi viventi e, in quanto tali, mortali. Chi legge attentamente la Commedia realizza subito che il fine di Dante non è raccontare un fatterello, per quanto accurato e scritto in modo sublime, ma mostrare una via. Sotto molti aspetti la Commedia ricorda un libro rivelato, più che inventato, che ci sembra dire: “Attento, bipede implume! Se non cambi rotta e non volgi lo sguardo in alto, cadrai per l’eternità”.
Quando scrive la sua opera straordinaria, Dante è un perseguitato, un reietto per i suoi concittadini. Conosce sulla propria pelle cosa sia l’arrogante ingiustizia del potere, ma sconosce la soggezione dei vinti. Non si arrende, non si piega, manda a quel paese chi gli offre il ritorno a Firenze a scapito della propria dignità.
Ecco perché lo amo tanto, perché è un combattente. Se non svenisse tanto, sarebbe il mio uomo ideale.

D. Anche con il volto paffuto disegnato dall’illustratore barcellonese Francesc Rovira? Il libro ha tavole di illustrazioni molto particolari, anche per la fisionomia data a Dante diversa dal volto tramandato. Quanto è importante l’illustrazione in un libro per bambini?
R. L’illustrazione è il lato artistico di un libro, squisitamente pedagogico perché educa alla bellezza e all’armonia, colora le parole, le valorizza e nutre dopo essersene nutrito. Io penso che tutti i libri avrebbero bisogno di questo arricchimento, non solo quelli per i piccoli. Ammetto che mi sono commossa quando ho visto per la prima volta le illustrazioni di Francesc Rovira e più le guardo, più mi rallegro. Francesc Rovira è un artista completo, le sue opere sollevano a dimensioni altre e alte, come se fluttuassero. Questo Dante vestito di rosso ricorda un bambino pieno di stupore che scopre i misteri della vita. Dovremmo seguirlo, per essere migliori.

D. Il libro rispetta la tripartizione come le tappe del viaggio di Dante, con un’irrinunciabile maggiore ampiezza data alla prima cantica. Pertanto, non puoi sfuggire alla domanda di rito: quale cantica preferisci?
R. Difficile sceglierne una sola. Cito invece tre canti, uno per ogni regno. Nel XIII canto dell’Inferno mi ha profondamente commosso la figura di Pier della Vigna, trasformato in pianta perché suicida. Ha subito un’ingiustizia, è stato vinto dalla disperazione, dunque si è tolto la vita, meritandosi la dannazione eterna. A differenza di Dante, io non riesco a condannarlo e provo pietà per lui, quindi mi piace ricordarlo.
Anche del Purgatorio è il XIII il mio canto preferito. La scena degli invidiosi con gli occhi cuciti è impressionante, ma significativa con riferimento al contrappasso: vedere gli altri con malevolenza ti toglierà la vista.
I canti che sento più miei sono quelli del Cielo del Sole nel Paradiso, dove splendono gli spiriti sapienti. Irresistibile la voglia di scaldarsi e danzare nella loro luce.

D. Ci sono due passi nel libro che colpiscono per la forza della rappresentazione: l’uscita dei pellegrini dall’Inferno con il volo all’incontrario sul corpo di Lucifero e i rimbrotti di Beatrice a Dante nel Purgatorio. In entrambi i casi forte è la componente ironica: per Lucifero c’è il vero rovesciamento di tecnica letteraria e di immagine; nel secondo caso c’è, oltre alla fedeltà al dettato dantesco, una sorta di rilettura dei personaggi femminili. Penso a Francesca e Piccarda cui hai dato poco spazio, mentre hai raccontato Matelda. C’è una tua idea di donna in questa scelta che vorresti trasmettere ai bambini?
R. Nelle scelte importanti sono stati naturalmente i miei gusti personali, i miei valori, l’indole non proprio accomodante. L’uscita di Dante dall’Inferno è un rovesciamento di prospettiva, un ribaltamento del percorso esistenziale. Perché si realizzi bisogna però vedere il Male in faccia, toccarlo, scalarlo e superarlo, per poi iniziare nuove salite con il peggio alle spalle.
In quanto alla rampogna di Beatrice, è uno dei momenti più divertenti dell’intera opera. Dante piagnucola perché Virgilio è sparito e lei, invece di consolarlo, lo tratta da bambino viziato, suscitando la riprovazione degli stessi angeli. Questa Beatrice è assai diversa dalla fanciulla angelicata, “gentile e onesta”, della Vita Nova: è la rappresentazione della Teologia, la più nobile delle discipline, che compensa i limiti della ragione e ci unisce a Dio. Dante rinnova la sua concezione della donna, da creatura da proteggere a protettrice. Non a caso la sua salvezza dipende dall’intervento iniziale di tre donne, Beatrice, Santa Lucia e la Madonna, e in seguito tante sono le figure femminili memorabili.
I canti di Francesca e Piccarda sono noti grazie agli splendidi versi, a me però interessava di più la narrazione. E Matelda mi ha conquistato: lei è la purificatrice, che immerge Dante nelle acque per mondarlo dal peccato. Il suo è un ruolo sacerdotale che richiama il battesimo, rituale riservato ai maschi. Dante in questo va persino oltre il nostro presente.

D. Più Vanni Fucci che Ulisse, grande spazio a Cacciaguida e un bellissimo ritratto di Brunetto Latini. Manca Maometto. Con quale criterio hai selezionato i personaggi?
R. Dante precorre sì i tempi, ma in alcuni casi è legato indissolubilmente al proprio contesto. Maometto per lui è un nemico da combattere, una concezione oggi inaccettabile, non solo per i ragazzi. Dunque, ho preferito non citarlo, per non generare questioni troppo spinose per una mente in boccio. In quanto ai vari personaggi, ho provato a dare spazio ai racconti più curiosi, divertenti e, perché no, esemplari.
Vanni Fucci è il dannato più blasfemo dell’Inferno, senza decoro, non a caso il suo soprannome è Bestia. In quanto a Ulisse, nel suo stesso capitolo in cui richiamo le “virtute e canoscenza” dei celebri versi, ho dato spazio a Guido da Montefeltro, di cui ho trovato simbolica la lite per la sua anima, subito dopo il trapasso, tra un diavolo e san Francesco. Non potevo tralasciare poi la figura di Cacciaguida, avo di Dante, anzi sua radice, poiché è un episodio chiave per capire l’intero pensiero dantesco. Mi sono fermata su Brunetto Latini perchè ho voluto dimostrare che, persino in un luogo orrendo come l’Inferno, è possibile non perdere la dignità.
Uno dei personaggi che mi hanno colpito di più è però frate Alberigo: Dante è convinto che sia ancora vivo, ma l’altro gli confessa di aver commesso un peccato così grave da essere scaraventato subito all’Inferno e al suo posto tra i vivi ora c’è un diavolo. Il nesso con la realtà è istintivo: quante volte, di fronte alle perfidie di qualcuno, ci siamo chiesti come abbia potuto commetterle. Ebbene, forse non si tratta di un essere umano, ma di un diavolo camuffato.

D. Raccontare i classici ai bambini è una sfida o un dovere?
R. Per me è divertimento puro. Quando ero piccola ho letteralmente divorato i riassunti dei classici riportati sull’Enciclopedia della donna in auge negli anni Sessanta, venti volumi con l’ambizioso intento di creare una “perfetta signora”. Se da quel lato ho miseramente fallito l’obiettivo, ho comunque imparato a memoria le trame di molti classici che poi ho letto da adolescente, proprio perché li conoscevo. Ecco perché oggi tento di avvicinare i piccoli alle belle storie: spero che le leggeranno per intero da grandi.

D. La Divina Commedia non è una favola ma del meccanismo fiabesco contiene tanti elementi, che ne hanno permesso la riproduzione in mille modi diversi: dai fumetti ai videogiochi. Molti tuoi colleghi si cimentano nella riscrittura dei classici e delle favole con l’intento di farne spesso manifesti civili o di calcare sull’ interpretazione psicanalitica. Ti faccio due esempi: Emma Dante con “E tutte vissero felici e contente” e Michael Cunningham con “Il cigno selvatico”. Cosa distingue la narrativa per l’infanzia dalla narrativa con l’infanzia?
R. Le operazioni di Emma Dante e di Michael Cunningham si pongono come obiettivo principale il superamento degli stereotipi, fine acclarato di tutta la letteratura per ragazzi contemporanea. Più che nelle distinzioni, io credo però che un buon libro di narrativa debba arrivare a più lettori possibile e non solo a una categoria circoscritta a una determinata età. Io ho sempre letto i libri per ragazzi, anche quando non scrivevo per loro, ma mi capita spesso di sentirmi dire: “Non ti leggo perché sono fuori età”. Senza neppure provarci, quasi che leggermi fosse una diminutio o, peggio, una perdita di tempo. Credo che uno stereotipo da contrastare sia proprio pensare i libri per ragazzi come letteratura a sé stante. Certo, ci sono dei libri che, per scrittura o argomenti, sono graditi più ai ragazzi che agli adulti. Però questo è un ostacolo facilmente superabile, se si vincono i pregiudizi.

D. Per raccontare ai bambini e ai ragazzi occorre di più, secondo te, la leggerezza del Perseo di Calvino o l’essenzialità di Saint- Exupery?
R. Per raccontare ai ragazzi e alle ragazze occorre trattarli da soggetti pensanti. Con rispetto e dignità. Secondo me, i libri – non solo per ragazzi – dovrebbero suscitare sentimenti sì forti, ma riuscire anche ad armonizzarli. Commuovere e divertire, irritare e placare, ma soprattutto stimolare tanti interrogativi. I libri non servono a darci risposte ma a farci porre innumerevoli domande.

D. Scrivere per un pubblico non adulto, vuol dire conservare in sé un’eterna fanciullezza? Quanto c’è in te di Peter Pan? O preferisci sentirti come Alice tra Bianconiglio e la Regina di cuori?
R. So di non essere più una bambina, ma dai piccoli imparo più di quanto insegno: per questo mi piace osservarli ed essere loro amica. Ne apprezzo la sincerità, la spontaneità, il senso di giustizia. Anche Dante, seguendo il dettame evangelico, sostiene che i bambini sono più vicini a Dio. Chi sento più simile tra i personaggi fantastici? Be’, io sono la Gatta con gli stivali. Non ho paura di sfidare gli orchi e, se è proprio necessario, riesco anche a sconfiggerli. Di solito preferisco però farmeli amici, perché anche il più crudele degli orchi possiede un briciolo di umanità ed è su quella che focalizzo il mio impegno. In fondo, anche un pentimento tardivo fa guadagnare la salvezza. Me lo ha insegnato Dante.

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CHI HA RUBATO LA MIA MAMMA? http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/01/12/chi-ha-rubato-la-mia-mamma/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/01/12/chi-ha-rubato-la-mia-mamma/#comments Tue, 12 Jan 2021 17:00:31 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8679 Chi ha rubato la mia mamma? - Maria Lucia Riccioli - copertinaIn questo nuovo post della rubrica “Giovanissima Letteratura” abbiamo chiesto alla scrittrice siracusana Maria Lucia Riccioli di raccontarci qualcosa sul suo nuovo libro per bambini intitolato “Chi ha rubato la mia mamma?” (Verbavolant edizioni – illustrazioni di Laura Addari)

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“Gli adulti sono troppo seri per me. Non sanno ridere. Meglio scrivere per i bambini, è l’unico modo per divertire anche me stesso” (Road Dahl)

di Maria Lucia Riccioli

Ringrazio Massimo per aver sempre ospitato i miei libri su “Letteratitudine”, fin da “Ferita all’ala un’allodola” (il mio romanzo storico sulla poetessa e patriota netina Mariannina Coffa, che ha innescato un bellissimo dibattito sulle donne del Risorgimento) e “Quannu ‘u Signuri passava p’ ‘o munnu” (la mia raccolta di cunti in dialetto siciliano pubblicata da Algra Editore).
Nella sezione “Giovanissima letteratura” di “Letteratitudine” cinque anni fa si parlava del mio primo libro per bambini, “La bananottera”, illustrato da Monica Saladino e pubblicato da VerbaVolant edizioni.
E adesso è la volta, sempre per i tipi di VerbaVolant, di “Chi ha rubato la mia mamma?”.
Come fanno sospettare sia il titolo che la copertina e la quarta, illustrate con dolce maestria – così come tutto l’albo – da Laura Addari, il tema non è nuovo: l’arrivo di un fratellino o di una sorellina ha sempre scompaginato la vita di un bambino. È successo anche a me, è successo a mio nipote Paolo quando è arrivata Miriam e adesso toccherà a tutti e due perché a febbraio, a Dio piacendo, accoglieranno con amore Giovanni e quindi… sarò zia per la terza volta.
E qui andiamo all’ispirazione di questo libro: come era già successo per “La bananottera”, i giochi di parole e l’invenzione di racconti, fiabe e favole in famiglia mi hanno regalato l’idea per scrivere questa nuova storia, perché l’idiosincrasia di Miriam per le foto e i video dei neonati, figli delle amiche di mia sorella, mi ha fatto pensare che avrei potuto scrivere di una bambina, Milena, gelosa per via dell’arrivo in famiglia del piccolo Filippo.
maria lucia riccioliPerché tutto questo entusiasmo di compagni di scuola, amici e parenti per questi piccoli bavosi e puzzoni, “ladri” di mamme? Perché avere un fratellino quando c’è il bambolotto Pippuccio TuttoCiuccio?
Tutto l’albo è giocato su come il “rubamamma” Filippo riesca a scompaginare la vita di Milena, che però può contare su mamma e papà, sulla maestra Dora e soprattutto sulle passeggiate e i manicaretti di nonna Lisetta, sapiente nel comprendere e consigliare la nipotina.
Una sorpresa finale – che testimonia l’amore e la cura di Fausta Di Falco ed Elio Cannizzaro non solo per i testi, ma anche per l’oggetto libro – sarà la gioiosa prova che ciò che ti scombussola la vita può anche stupirti.

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La scheda del libro: “Chi ha rubato la mia mamma?” di Maria Lucia Riccioli (Verbavolant edizioni – illustrazioni di Laura Addari) -  dai 4 anni in su

Chi ha rubato la mia mamma? - Maria Lucia Riccioli - copertina“Diventerai sorella maggiore!”

A questa notizia il mondo di Milena va sottosopra: mamma e papà sono naturalmente felicissimi, mentre l’arrivo di Filippo non è esattamente quello che Milena avrebbe desiderato…
Non sarebbe meglio continuare a giocare con Pippuccio TuttoCiuccio, il suo amato bambolotto, e uscire con Nonna Lisa?
Filippo, il “rubamamma”, invaderà la casa e perfino la cameretta di Milena con tutto il suo corredo di pannolini, cacchette, vomitini e colichette…
Scritta dall’autrice de La Bananottera Maria Lucia Riccioli e illustrata da Laura Addari, Chi ha rubato la mia mamma? è una fiaba moderna, ironica e tenera al tempo stesso, dedicata a tutti i bambini che vivono il nuovo e spesso scomodo ruolo di fratelli o sorelle maggiori, ai genitori e agli educatori che vogliono aiutarli ad affrontare questa tappa importante della crescita.

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MOMO di Jonathan Garnier e Rony Hotin http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/07/01/momo-di-jonathan-garnier-e-rony-hotin/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/07/01/momo-di-jonathan-garnier-e-rony-hotin/#comments Wed, 01 Jul 2020 14:11:14 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8526 In questo nuovo post legato alle due rubriche di Letteratitudine “Graphic Novel e Fumetti” e “Giovanissima Letteratura” ci occupiamo del graphic novel intitolato “Momo” di Jonathan Garnier e Rony Hotin (Tunué – traduzione di Stefano Andrea Cresti)

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di Eva Luna Mascolino

Quella di Momo, bambina di cinque anni i cui genitori si sono separati, non è un’intera storia. La graphic novel che la vede protagonista, firmata da Jonathan Garnier e Rony Hotin e pubblicata in Italia da Tunué nella traduzione di Stefano Andrea Cresti, è una sorta di macrocapitolo della sua vita, dedicata ad alcune specifiche esperienze dell’infanzia. Affidata dopo il divorzio alle cure del papà, che però si imbarca spesso in mare per lavoro, la protagonista deve infatti trascorrere l’estate con la nonna in un paesino della Normandia apparentemente isolato e noioso, in cui l’unico svago consiste nell’andare dal pescivendolo o nel raggiungere la piazza principale.
In realtà, si tratta di una parentesi complicata dentro un’esistenza ancora più caleidoscopica, dato che Momo, nonostante la tenera età, ha già un carattere risoluto e fiero, a tratti fin troppo, e che nella cittadina in cui aspetta inquieta il ritorno del papà sviluppa ben più rapporti del previsto con chi la circonda. Il pescivendolo, per esempio, fa il duro con lei quando lei fa la dura con lui, però poi conserva in casa i fogli in cui Momo disegna delle banconote quando non ha abbastanza soldi per pagargli la merce, e la ospita in casa con il suo gatto quando lei non ha altri posti dove andare. I ragazzi più grandi che trascorrono la stagione lì proprio come lei, all’inizio la temono per la sua scontrosità e vena polemica, ma grazie a questo imparano poi a rispettarla e a includerla nelle loro giornate.
Un’altra adolescente, anche lei ospitata dalla nonna, trova in Momo quasi una sorella più piccola, una confidente, una persona capace di ascoltarla e di capirla, così come di lasciarsi consigliare e volere bene. In questa storia attuale di famiglie “moderne”, dove in un piccolo centro si sviluppano grandi problemi, l’empatia è quindi forte con tutti i personaggi: li si vorrebbe conoscere meglio l’uno dopo l’altra, mentre i lettori più piccoli imparano molto dagli errori e dai pregi della protagonista e gli adulti si ricordano non senza una punta di dolore come ci si sente da bambini e come si dovrebbe comunicare in maniera efficace con i più piccoli.
La parte grafica, nell’opera, ha fra l’altro un’importanza tutt’altro che collaterale – non a caso questo romanzo di formazione, ispirato alle foto di una bambina giapponese, ha vinto il Prix Bull’Gomme, il premio Pépite BD al Salon du Livre et de la Presse Jeunesse de Montreuil ed è stato nominato al Prix Sorcières. Paesaggi ed espressioni sembrano evocare certe atmosfere della tradizione giapponese, come hanno riconosciuto con devozione gli stessi autori, ma il modo di esprimersi, i tratti somatici e perfino certi sviluppi di trama devono molto all’immaginario collettivo occidentale – e dell’universo Disney, più nello specifico. La cura al dettaglio è ammirevole, tanto negli ambienti quanto nell’abbigliamento, tanto negli snodi delle vicende quanto nel linguaggio, e la traduzione italiana restituisce la freschezza e l’immediatezza dei dialoghi senza intoppi, risultando convincente specialmente nel gergo giovanile e nello stile informale che caratterizza la graphic novel.
Le inquadrature delle scene sono sempre dinamiche e innovative nella prospettiva, né disturba il fatto che le storyboard di ogni pagina siano abbondanti e spesso ridotte per dimensioni, anzi. La scelta crea una sorta di “effetto cartone animato”, a tal punto la storia sembra viva e scorrevole (il che, considerate le sue 176 facciate, non è da poco). Molto, negli stati d’animo e nelle atmosfere da suggerire, viene inoltre affidato ai colori, centrali nella comprensione e nell’immersione così come il lettering, che funziona bene soprattutto a livello di onomatopee. Inaspettata è, invece, l’incursione di un punto di vista “altro” (anche nelle modalità espressive) a circa metà del testo, che forse risulta poco contestualizzata rispetto alle avventure di Momo nel suo insieme, ma che contribuisce a una polifonia singolare, insolita e comunque non sgradevole.
Insomma, nelle pagine in carta opaca di Momo si osserva la quotidianità di una bambina all’apparenza come tante, sebbene i conflitti che emergono risultino universali e giganteschi per loro stessa natura, tra grandi dolori familiari e sincere risate tra amici. Nel tempo di un’estate la protagonista impara, cambia e cresce, esattamente come accade a chi le tiene compagnia capitolo dopo capitolo, e guarda al proprio mondo interiore con rinnovata dolcezza.

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La scheda del libro: “Momo” di Jonathan Garnier e Rony Hotin (Tunué – traduzione di Stefano Andrea Cresti)

Momo - Jonathan Garnier,Rony Hotin - copertinaL’indimenticabile fragranza dell’infanzia. Momo è una bambina di 5 anni, vive con la nonna in un piccolo villaggio portuale della Normandia. Di tanto in tanto la bambina va sul ponte per riuscire a vedere la barca del padre, marinaio d’altura obbligato dal lavoro a passare lunghi periodi in mare. Alla morte della nonna il pescivendolo del paese si rifiuta di affidare la piccola ai servizi sociali e si offre di ospitarla a casa sua fino al ritorno del padre. Il tempo degli amici, le scoperte, le piccole sciocchezze, la grande felicità e il dolore. Il tempo anche di una costante meraviglia che a volte vanifica le realtà del mondo degli adulti. Età di lettura: da 10 anni.

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SCRIVERE PER RAGAZZI http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/05/28/scrivere-per-ragazzi/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/05/28/scrivere-per-ragazzi/#comments Thu, 28 May 2020 08:00:36 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8496 Per GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del volume “Scrivere per ragazzi” di Alessandra Berello (Editrice Bibliografica).

Ce ne parla Nicoletta Bortolotti.

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di Nicoletta Bortolotti

Olim di Fedro, Il était une fois di Perrault, C’era una volta di Giambattista Basile… Attraverso la filigrana dei secoli la formula che dà incipit al mondo, narrandolo, riverbera il paradigma di un incantamento in ogni lingua del globo terracqueo, dall’ebraico al coreano, dal marathi al malese. C’era una volta la letteratura per ragazzi; ritenuta oggi, a torto, paesaggio narrativo ancillare rispetto a quella per adulti. Nonostante fra i capolavori nostrani, in classifica nella contabilità dell’immaginario, non siano I promessi sposi o La coscienza di Zeno, ma Pinocchio.
Alessandra Berello, che da una corposa esperienza di editor, autrice e traduttrice di romanzi per bambini e per ragazzi, è approdata alla gestione del compartimento editoriale di Atlantyca e, infine, alla direzione editoriale del nuovo marchio Marietti Junior, ha scritto un libro importante. Una ricognizione meticolosa e appassionante delle caratteristiche, delle leggi, dei confini e degli smottamenti delle scritture per ragazzi.
La data di uscita del volume, a ridosso della pubblicazione dei finalisti del premio Andersen, maggiore riconoscimento nazionale della letteratura per l’infanzia insieme al premio Strega Giovani, ha rinfocolato anche il dibattito su alcune scelte culturali di campo che privilegiano, in una percentuale abbastanza consistente per passare inosservata, autori stranieri rispetto ad autori italiani. Senza entrare nel merito della discussione, mi limito a riportare qui un modesto contributo che mi è stato chiesto di inserire nel libro, in una sorta di breve antologia delle domande sul perché scrivere per ragazzi, a cui hanno tentato una risposta, fra gli altri, anche gli scrittori Carolina Capria, Mariella Martucci, Daniela Palumbo e Mario Pasqualotto.
Scrittura per adulti e scrittura per ragazzi si sono affiancate nel mio percorso creativo come affluenti di un medesimo bacino idrico, di una medesima acqua primordiale da cui nascono le storie. L’una trae nutrimento dall’altra. La sfida più ardua dello scrivere per ragazzi, prima ancora che sul versante della costruzione narrativa, della tessitura di una trama e di un intreccio, si gioca sull’accordo della voce narrante. Accordo perché l’operazione non differisce molto dall’accordare uno strumento musicale. Nei laboratori di scrittura suggerisco agli studenti e agli insegnanti di non avventurarsi nell’elaborazione di complesse schede di personaggi, per creare protagonisti, eroi o antieroi credibili. Ma di camminare a lungo insieme a loro, di lasciarli sedimentare nel tempo e nello spazio, per renderceli intimi. Solo se saranno tornati da una distanza per approdare a un’intimità con noi, potremo tentare di dar loro voce. Scrivere è un atto molto più fisico, pratico, di quel che si pensi, coinvolge il corpo, e camminare con i passi sulla strada e la mente nella storia è già un modo di narrare.
Il tono che caratterizza ciascuno di noi viene da lontano, dall’infanzia e dall’adolescenza, quando i nostri genitori, zii, nonni ci raccontavano una favola. O dagli scrittori che abbiamo amato. Viene da quell’antico “C’era una volta” ed è innanzitutto un fatto di orecchio, cuore e connessione umana. In un’ontologica solitudine condivisa.
Per trovare la propria voce è importante non essere pigri, non consegnarsi arresi e sfiatati alla prima idea o verbo o aggettivo o similitudine che la risacca dell’immaginario trascina fino a noi, fa affiorare subito; meglio invece percorrere come un atleta quei cento metri in più che portano al traguardo. A tra-guardare. Guardare oltre. Per calarsi nella miniera buia e spaventosa dove anche le stelle non stanno più a guardare, frugando nella spazzatura del banale. E, poiché lo stile è essenzialmente uno sguardo sul mondo, attingere a una voce narrante bambina significa inabissare in quella tenebra per estrarre lo sguardo marginale dell’infanzia.
Da una tenda appena socchiusa bambini spiano adulti passare sul mondo e sul palcoscenico della Storia, cogliendo con quella loro caratteristica distrazione che è la più profonda forma di concentrazione, con il pensiero laterale, dettagli e verità celate ai protagonisti. Sul limitare di un bagnasciuga osservano navigare vecchi marinai senza viaggio, mentre loro, creature anfibie e piccoli demiurghi “giocano” a impastare mare e terra. Lo sguardo dell’infanzia non solo trasfigura il mondo ma, ogni volta che lo sfiora, lo ricrea. E ne percepisce la trama nascosta. La letteratura per ragazzi è un sismografo sensibile a misurare i moti tellurici che inquietano la crosta sociale, che la plasmano e la sovvertono.
Non parla direttamente di politica, ma intuisce le rivoluzioni prima della politica, così come la fantascienza anticipa le intuizioni della scienza. Quali personaggi furono tra i più rivoluzionari se non Pippi Calzelunghe o Gian Burrasca, antesignano forse, non me ne vogliano i classicisti, del best-seller Il diario di una schiappa anche per la commistione di testo narrativo e bozzetto fumettistico?
La letteratura per ragazzi nella repubblica della letteratura per adulti sarà sempre un movimento d’opposizione. Una spina nel fianco. E narrare favole potrebbe essere il modo più realistico di narrare.
I giovani, per quanto oggi assediati dal digitale, che più che un assedio è il bussare di un nuovo umanesimo generatore di antiche storie, si rivelano sempre lettori profondi e severi. Non perdonano il banale, il luogo comune, che è la degradazione del luogo comunitario. Non perdonano chi devia dal cuore della storia.
Che cosa amano? La trasparenza del lessico tesa alla leggerezza calviniana; il suggerimento di Hemingway: “Tutto quello che devi fare è scrivere una frase vera. Scrivi la frase più vera che sai”. E per loro, nipoti Post-millenials e iGeneration, di Calderón de la Barca, la vita continua a essere sogno. E sogni. Che con sceneggiature drammatiche, capovolgimenti, sostituzioni, inseguiti e inseguitori, nonché con le inalterabili simbologie del Mostro, del Mago, della Matrigna, della Principessa, della Paura, del Vuoto, dell’Acqua, della Morte e della Vita, sono da sempre i migliori maestri di scrittura.

© Nicoletta Bortolotti

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La scheda del libro: “Scrivere per ragazzi” di Alessandra Berello (Editrice Bibliografica)

Scrivere per ragazziLo sfaccettato mondo dei libri per ragazzi cattura sempre di più l’interesse del settore culturale italiano e internazionale, con i suoi grandi fenomeni commerciali, i progetti in serie e un universo di proposte all’insegna della qualità e dell’innovazione. Ma quali sono le sue caratteristiche, le sue leggi, i suoi confini? E quali strumenti risultano indispensabili per cimentarsi con la scrittura di un testo destinato ai giovanissimi? Tutte le risposte in questa guida pratica in grado di esplorare un genere letterario affascinante, indagato a fondo nella sua dimensione storica e in quella attuale. Capitolo dopo capitolo, il testo scende nel dettaglio delle caratteristiche peculiari del libro per ragazzi, scoprendo regole, segreti e trucchi pratici per affacciarsi da scrittore consapevole a una realtà plasmata dai gusti di un pubblico che non perdona nulla, ma che è capace di lasciarsi coinvolgere come nessun altro dalle belle storie.

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Alessandra Berello, con una formazione universitaria nel campo della letteratura infantile, lavora nel comparto editoriale per ragazzi da dodici anni, con incursioni nella traduzione letteraria e nella scrittura di romanzi per bambini. Oggi è la responsabile del dipartimento editoriale di Atlantyca e la direttrice editoriale del nuovo marchio di libri per bambini Marietti Junior.

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Premio Strega Ragazze e Ragazzi quinta edizione: vincono Marta Palazzesi e Lynda Mullaly Hunt http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/05/06/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-quinta-edizione-vincono-marta-palazzesi-e-lynda-mullaly-hunt/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/05/06/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-quinta-edizione-vincono-marta-palazzesi-e-lynda-mullaly-hunt/#comments Wed, 06 May 2020 13:50:24 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8481 Per GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo dei vincitori della quinta edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi

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Premio Strega Ragazze e Ragazzi - HomeSono Marta Palazzesi e Lynda Mullaly Hunt le vincitrici della quinta edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi. Il premio è promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e Strega Alberti Benevento – organizzatori del Premio Strega – con il Centro per il libro e la lettura, istituto autonomo del Mibact nato nel 2007 con il compito di divulgare in Italia la cultura del libro e della lettura, con BolognaFiere-Bologna Children’s Book Fair, il maggior evento fieristico di settore a livello internazionale, e in collaborazione con BPER Banca.

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Link ai Vincitori Edizione 2020Marta Palazzesi con Nebbia (Il Castoro) per la categoria +6, rivolta alla fascia di lettori dai 6 ai 10 anni, si è aggiudicata il premio con i voti di 17 scuole su 48 che hanno preso parte alla votazione. Lynda Mullaly Hunt con Una per i Murphy (Uovonero) per la categoria +11, rivolta alla fascia dagli 11 ai 15 anni, ha vinto con 219 voti su 569 espressi. Premiato anche Sante Bandirali autore della traduzione del libro vincitore della categoria +11.

A decretare i libri premiati sono stati oltre 2.000 ragazze e ragazzi fra i 6 e i 15 anni di età appartenenti a più di 140 scuole, gruppi di lettura, biblioteche e istituti scolastici in Italia e all’estero (Bruxelles, Madrid, Monaco, Parigi, Vienna e Zurigo). Nonostante il lockdown docenti e studenti hanno continuato la propria attività di lettura e discussione dei testi in concorso a casa, da soli o in collegamento via Internet con il resto della classe.

Repubblica (produzioni Gedi Visual) ha ospitato la premiazione, permettendo alla competizione di volgere al termine nei tempi e nella programmazione previsti dalla Bologna Children’s Book Fair, online con un programma di eventi dal 4 al 7 maggio. Hanno condotto la cerimonia Angelo Melone, giornalista di Repubblica e Loredana Lipperini, scrittrice e giornalista di Radio 3. Sono intervenuti, insieme alle autrici premiate, Angelo Piero Cappello (Direttore del Centro per il Libro e la Lettura), Giuseppe D’Avino (Presidente di Strega Alberti), Romano Montroni (Presidente del Centro per il Libro e la Lettura) Elena Pasoli (Exhibition Manager Bologna Children’s Book Fair), Giovanni Solimine (Presidente della Fondazione Bellonci) ed Eugenio Tangerini (Responsabile Relazioni Esterne di BPER Banca).

Anche quest’anno BPER Banca ha messo a disposizione due riconoscimenti speciali nell’ambito del progetto “La Banca che sa leggere”, con l’intento di stimolare il giudizio critico di una generazione che anche sulla cultura dovrà costruire il proprio percorso futuro. L’Istituto bancario ha assegnato un premio in denaro per la migliore attività di lettura all’IC Carano Mazzini di Gioia del Colle (Bari) della giuria +6, e all’alunno Lorenzo Marcis, del Liceo Scientifico Pacinotti (Cagliari), componente della giuria +11, per la migliore recensione.
Questi gli altri libri che formavano le due cinquine finaliste, selezionate dal Comitato scientifico del premio (presieduto da Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Bellonci, e composto da Tania Coleti, Scuola Primaria Alberto Manzi, Roma, Flavia Cristiano, Centro per il libro e la lettura, Fabio Geda, scrittore, Giovanna Micaglio, Istituzione Biblioteche di Roma, Martino Negri, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Elena Pasoli, Bologna Children’s Book Fair, e Alessandra Starace, Libreria dei Ragazzi, Milano):

Categoria +6

• Daniela CarucciRuggiti, illustrazioni di Giulia Torelli, Sinnos
• Timothée De FombelleCapitano Rosalie, illustrazioni di Isabelle Arsenault, traduzione di Maria Bastanzetti, Mondadori
• Susie MorgensternVuoi essere mia amica?, illustrazioni di Claude K. Dubois, traduzione di Maria Bastanzetti, Babalibri
• Guido QuarzoAnna VivarelliLa danza delle rane, illustrazioni di Silvia Mauri, Editoriale Scienza

Categoria +11

• Annelise Heurtier, L’età dei sogni, traduzione di Ilaria Piperno, Gallucci
• Raffaella RomagnoloRespira con me, Pelledoca Editore
Rebecca SteadL’amore sconosciuto, traduzione di Claudia Valentini, Terre di Mezzo
• Florence ThinardMeno male che il tempo era bello, illustrazioni di Veronica Truttero, traduzione di Sara Saorin, Camelozampa

Nato nel 2016 in occasione della settantesima edizione del Premio Strega, il riconoscimento intende contribuire “al radicamento dell’abitudine alla lettura fin dall’infanzia e dall’adolescenza, indispensabile affinché la passione per i libri possa crescere e durare. Alle alunne e agli alunni di scuole elementari e medie in tutto il Paese offre l’occasione di leggere, confrontare e valutare libri scritti proprio per loro”. Così spiegava Tullio De Mauro, allora Presidente della Fondazione Bellonci.

Il Premio Strega ha intercettato negli anni il bisogno delle nuove generazioni di farsi protagoniste del nostro presente guidando gli adulti verso una maggiore attenzione nei confronti dell’ambiente, della cultura e del rispetto reciproco. Il Premio Strega Ragazze e Ragazzi legittima, attraverso la votazione, la capacità dei più giovani di manifestare le proprie preferenze decretando i due vincitori.

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SAURA. LE STANZE DEL CUORE di Tea Ranno http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/02/12/saura-le-stanze-del-cuore-di-tea-ranno/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/02/12/saura-le-stanze-del-cuore-di-tea-ranno/#comments Wed, 12 Feb 2020 15:44:21 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8406 Saura. Le stanze del cuore - Tea Ranno - copertinaPer GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo romanzo di Tea Ranno intitolato Saura. Le stanze del cuore” (Risfoglia Editore). Una bellissima storia incentrata sul personaggio di Saura: una ragazzina di dodici anni, figlia di una chirurga pediatrica e di un giudice, che soffre a causa dell’assenza dei genitori, troppo presi dal lavoro. Ma Saura ha anche problemi a gestire il rapporto con i compagni di classe (che la prendono in giro per via del nome) e non sopporta le varie tate che arrivano a casa con l’obiettivo di occuparsi di lei…

Abbiamo chiesto a Tea Ranno di parlarci di questo suo libro e di raccontarci qualcosa sulla sua genesi…

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Come fu che Saura venne al mondo

di Tea Ranno

Risultato immagini per tea ranno letteratitudineNon tutte le storie nascono allo stesso modo. Ci sono quelle che ti chiamano mentre mescoli il sugo e si posano sul quaderno insieme a qualche schizzo rosso, quelle che irrompono nel sogno e pretendono ascolto anche se è notte, quelle sulle quali inciampi mentre sei per strada, quelle che trovi nella fessura tra carta da parati e muro, quelle che – molto più semplicemente – qualcuno ti chiede. Così è successo per Saura.
Lui si chiama Mauro, è il direttore creativo di una casa editrice, un giovanotto che, dopo aver lavorato con me alla storia della contentezza, è diventato un caro amico. «Mi scrivi una storia per ragazzini di dieci/dodici anni?» mi chiede un giorno.
«Mai scritto per ragazzi.»
«Provaci.»
Dire di sì, talvolta, non costa niente, e aiuta a non sembrare scortese.
«Mandamela al più presto» incalza però lui.
Una storia per ragazzini? E come si scrive? Io scrivo per i bambini da quand’ero bambina, per i grandi da trent’anni, per i ragazzini mai. Come si fa? Che lingua si usa? Che storie vogliono ’sti decenni/dodicenni supertecnologici, che s’invetrano davanti a un tablet e s’intruppano in giochi che magnetizzano la mente e li portano a pensare acceleratissimo, a sbuffare quando la connessione è lenta, a scartare tutto quello che non è, in un qualche modo, game?
Non lo so.
Game, tablet, mondi virtuali che incastrano, s’avviluppano e imprigionano in una solitudine che rende più complicati i rapporti umani, che spesso portano a un disorientamento, un senso di inadeguatezza e d’infelicità di cui gli adulti parlano fino alla nausea in tavole rotonde alla tv.
Il punto di vista degli adulti non mi interessa. Che storia mi racconterei se fossi una dodicenne supertecnologica che ha tutto ma non è felice?
«Lui è il bimbo delle dodici tate», mi disse un giorno Laura tornando da scuola. «Sua mamma e suo papà sono dottori. Lui odia le tate».
«Mia mamma lavora con Facebook» mi disse una bambina di una classe in cui ero andata a raccontare la contentezza, «non ha il tempo di farmi le coccole». Poi, dopo due ore di chiacchiere e abbracci: «Vorrei che fossi tu la mia mamma!».
Ahi!
Una bimba con le mani devastate da croste e lesioni: «Sono state le zanzare» rispose alla domanda di cosa le fosse capitato. Ma la maestra, in un sussurro: «Non è vero. È lei che si provoca le ferite… Per attirare le attenzioni dei genitori».
Ragazzini infelici. Che hanno troppo ma non quello che desiderano.
Ma cosa desiderano per davvero?
Sarebbe bello fare un viaggio con loro, in loro: un viaggio interiore, di formazione, come dicono gli adulti. L’idea mi sembra banale, sfruttata, e però…

È mattina, piove, sono sola. Penna, quaderno e tempo a volontà. Penso a un nome, che però non viene. I nomi, quando si scrive, sono tra gli elementi più difficili da trovare: connotano i personaggi prima ancora che tu li metta in scena. Mi vengono in mente, giusto per scartarli, quelli delle mie figlie: Sara e Laura. Mi torna in mente quello che succede quando le chiamo in fretta: Saralaura Saralaura Saralaura… Saura!
“Saura” scrivo. E subito: “Ma puoi chiamare una bambina Saura?”.
Guardo la pioggia, penso a una giornata di pioggia, penso ad amici chirurghi ai quali devo molto, penso a quanto sia indispensabile il loro lavoro che restituisce alla vita bimbi destinati alla morte. È naturale che la mamma di Saura sia un chirurgo pediatrico. E il papà? Dev’essere uno che spesso pontifica… Facciamolo giudice!
E la mano parte, la penna scivola velocissima sul foglio. Anche nel mondo di Saura sta piovendo, la sua mamma ha un giorno di riposo: «Oggi niente scuola, Micia. Facciamo i biscotti».
Saura esulta: niente scuola, la mamma tutta per sé e perdipiù i biscotti! Ride, si prepara a una mattina avventurosa: sua madre – chirurgo eccezionale – in cucina è una frana.
«Pesa la farina» dice Susanna.
«Già fatto.»
«Il cacao.»
«Già fatto.»
«Caspita, Micia, sei un portento!»
Poi suona il cellulare.
«Non rispondere» implora la bimba.
«Devo, Micia», e già sta dando istruzioni perché si prepari la sala operatoria, perché si organizzi l’equipe con cui di solito lavora: un bambino ha avuto un incidente, deve correre a salvarlo.
«Ci sono altri dottori…» tenta Saura.
La mamma però è già fuori. Lei s’affaccia alla finestra sperando che si volti, che le regali un sorriso. Niente. Un dolore fortissimo allora le scava il petto. Si porta la mano all’altezza del cuore e sente un buco. Abbassa lo sguardo: dal buco esce una mano, l’acchiappa e la porta dentro di sé.
Caspita!
La penna si ferma.
Poi una telefonata, poi è tardissimo, poi incontri, riunioni, presentazioni, altre incombenze. L’incipit di Saura rimane sul quaderno.
A Bologna, alla fiera internazionale del libro, Mauro dice: «Hai pensato alla storia che ti avevo chiesto?»
«Ho buttato giù un inizio. Un viaggio per le stanze del cuore» e gli racconto di Saura, del buco, della mano che esce dal buco.
«La devi finire» dice lui. «Al più presto.»
Annuisco.
E invece mille impegni: sono stati appena pubblicati “Sentimi” e “Le ore della contentezza” che mi portano in giro per l’Italia: scuole, centri antiviolenza, i femminicidi, la galgatta che si è stufata di essere presa in giro e va in cerca della felicità. A Saura penso ogni tanto, ma senza nessuna intenzione seria, convinta che diventerà una delle innumerevoli figure abbozzate sul taccuino e mai portate a termine.
«Hai finito quella storia?» chiede Mauro.
«Non ho avuto il tempo.»
«Scrivila, dai…»
«Sì.»
E invece parto. Milano, Sicilia, Roma, Parma, Sicilia, su e giù per treni che mi regalano il viaggio lento, pieno dei Sentimi, signora delle donne che mi chiedono ascolto.
Ogni tanto arriva un messaggio: «Hai finito la storia?».
«Non ho avuto tempo.»
«Scrivila, ti prego.»
«Sì.» Ma è solo un modo gentile per non chiudere l’argomento con un drastico: «Proprio non posso».
Poi mi invitano a Sciacca. «Il mezzo più semplice per arrivare da noi è l’autobus».
Bene, andiamo in Sicilia in autobus. Partenza da Roma Tiburtina alle 20.00, arrivo a Sciacca alle 10.15 del mattino dopo.
Comincia un viaggio notturno silenzioso, fascinoso: le montagne punteggiate di luci, l’orlo del mare spumantino, alberi come fantasmi che agitano al vento rami fasciati di foschia. È l’inizio del mese di giugno e piove.
Alle quattro del mattino il bus arriva a Villa San Giovanni. Sullo Stretto imperversa una tempesta di fulmini: sciabolate di luce da una sponda all’altra, guizzi, saette, lampi azzurri, lampi a giorno come scatti di un flash. Sembra che Scilla e Cariddi si sfidino a botte di lampiate, una gara a chi fa meglio, a chi si mostra più estroso, meno banale. Ci fosse Sarino Motta qui con me: “Minchia, signora…” direbbe, e basta, ché lui rustico è, e poco amante delle parole. In realtà lui è qui con me, insieme ad Agata la Tabbacchera, Toni Scianna e compagnia bella: tempo per scrivere Saura non ne ho avuto anche perché, viaggiando viaggiando, parlando parlando, stavo finendo di rivedere le bozze de “L’amurusanza”.
Si trapassa, si riprende la strada, si arriva a Sciacca. Accoglienza bellissima: Betty, Giuseppe e Donatella sono padroni di casa magnifici, raccontano la città, la sua epopea, il barocchetto, le porte, la via del grano, le barche, il mare… Poi c’è la presentazione di Sentimi. Poi si dorme. Il giorno dopo nuovi giri per la città, assaggi di cannoli e gelati, magnificenza sicula che cementa nel giro di poche ore amicizie destinate a durare. Poi si riparte. Previsione di viaggio: dalle 15.30 di oggi alle 6.00 di domani.
Appena partita da Sciacca, la telefonata di Mauro: «Hai scritto Saura?».
Devo trovare il coraggio della sincerità. Lo trovo: «No, Mauro. Non posso. Sono sempre in giro, davvero non ho tempo».
«Devi scriverla. Dai, non mi deludere…»
Ecco, ci sono parole e parole. Frasi e frasi. Alcune scivolano come acqua su pietra, altre possono far male. Non mi deludere…
Apro la borsa. Il quaderno c’è, le penne pure, ma soprattutto ho un’enorme quantità di tempo da passare inchiodata a questo sedile. Certo, avrei voluto riposare, ascoltare musica, viaggiare con la mente. Ma puoi deludere un amico?
Respiro profondo, pagina bianca, penna. Signori, si comincia.
Scrivo.
E scrivo.
Compare Franz il meraviglioso, Luisa la traditrice, le tate. L’autobus fila, si ferma, raccoglie altri passeggeri. Non me ne accorgo. Scrivo. Ma quante sono queste tate?
“Dodici” disse Laura.
Troppe. E però devo dare l’idea dell’eccesso doloroso. Cinque? Troppo poche. Sette? Ancora poche. Nove? Sì, nove tate.
“I nomi, Tea, i nomi: come le chiamiamo queste tate?” mi dico.
E poi c’è l’abbinata nome-colore, prerogativa della mia Sara: “Sai, mamma, ogni volta che qualcuno dice un nome, nella mia testa compare un colore”.
E siamo già nei pressi di Catania. Inciampo in un macigno che m’impedisce il passo: quali sono i nomi delle tate? Per indicarle Saura usa dei nomignoli, ma non è giusto: delle persone che dici di amare (perché nel frattempo la ruggine tra loro si è dissolta), devi conoscere i nomi. Dunque?
imageAll’ingresso di Catania, in prossimità del porto, ci sono dei grandi silos variamente dipinti. Mi colpisce la figura di una donna arlecchina. Svelta la fotografo. Penso alla mamma di Saura (Susanna: nome madreperla). Se all’improvviso diventasse multicolor come questa donna dipinta? Se i vari colori fossero i nomi delle tate? Se le tate fossero emanazione di lei e non sostitute d’amore, come le intende Saura?
Scrivo. Ragiono e scrivo. E sono felice. Così felice che non mi accorgo di essere già a Messina, di essere sul traghetto che ha già preso il mare. Me ne rendo conto solo quando comincio ad avere la nausea: guardo fuori e vedo l’acqua scura, vedo le luci della costa che abbiamo lasciato, quelle della Calabria che abbiamo di fronte. Saura mi tira per il braccio: “Scrivi, signora, scrivi”. E io scrivo. Sbarchiamo. L’autobus fila nella sera, la strada è trafficata, io sono dentro la scena di un western: cactus e un gran polverone, tu-tum tu-tum: «Spostati, Saura, spostati!» urla il suo cervello. Lei, immobile, sta. Un’immensa mandria di sauri sta per travolgerla: «Spostati, Saura, scappa!». Lei, fermissima, sta.
Il branco la investe ma non la travolge: all’improvviso si trova in groppa al capobranco, all’improvviso lei è il capobranco che galoppa e nitrisce, e il branco risponde, la riconosce come sua Regina: lei, sì, proprio lei con quel brutto nome che sempre l’è valso lo sfottò dei compagni. Nitrisce, la Regina dei Sauri, e gode di una incredibile, pazzesca libertà.
Scrivo, galoppo con lei. Ho il cuore a mille. È notte, l’autobus corre per la Calabria, poi per la Basilicata e la Campania. Mi scordo di dormire, mi scordo di mangiare. Scrivo e vivo con Saura le mille avventure di Saura.
Poi compare Durlindana Spark. Armata di taccuino. Capisco che è lei la signora col taccuino che s’è intrufolata in questa storia. E rido e sono felice.

Giunta a Tiburtina, manca soltanto il finale. Saura è ancora dentro di sé, ben decisa a rimanerci. Invece deve tornare fuori. Ma come?
Due giorni dopo, sono attesa a Firenze, sempre per “Sentimi”. Di nuovo in viaggio, treno stavolta. Rileggo qualcosa, correggo qualcosa, ma niente di che. Saura s’è blindata nel suo cuore e di uscire manco a parlarne.
Palazzo bellissimo, incontro bellissimo. Pranzo. Amici. Saluti. In giro per la città.
A piazza della Signoria suona la banda.
«Minchia…» mormora Sarino dentro il mio orecchio «signora, ma non è magnifica?».
Magnifica è, precisamente. Col cuore a mille mi siedo sotto la loggia: io, il quaderno, la penna e Saura. Signorina, che vogliamo fare?
È al suono della banda che la costringo ad accomiatarsi da Franz, zia Luisa, le tate e, soprattutto, Saurina, la parte bambina di lei che aveva a lungo tentato di uccidere. È al suono della banda che la faccio espellere dalle stanze ormai ariose del suo cuore.
Un tuffo, un volo, una caduta sul morbido del tappeto: Saura si ritrova nella sua camera, la banda sta suonando Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro…, di tata Cocca manco l’ombra. E la mamma? E papà?
Al ritmo di quella musica magnifica, la Regina dei Sauri deve fare i conti con ciò che di sua vita ancora le va storto. E non è poco, signora mia, altroché. Riconciliarsi… Perdonarsi… ma di che stiamo parlando? E poi, però, arriva Naso, e poi…
… e poi…
Ma voi lo sapete, vero, che il finale delle storie non si svela mai?

(Riproduzione riservata)

© Tea Ranno

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La scheda del libro: “Saura. Le stanze del cuore” di Tea Ranno (Risfoglia / Armando Curcio Editore)

Saura, dodicenne, figlia di una chirurga pediatrica e di un giudice, soffre dell’assenza dei genitori, troppo presi dal lavoro, odia i suoi compagni di classe, che la deridono per via del nome così ingombrante, e odia le innumerevoli tate che vengono a occuparsi di lei. Una mattina che piove, la mamma decide di non mandarla a scuola: ha il giorno libero e potranno trascorrere un bel po’ di tempo insieme. All’improvviso, però, squilla il cellulare. C’è un bambino in fin di vita e la dottoressa deve correre a salvarlo. Fine del divertimento, fine della mamma “tutta per sé”. Saura s’arrabbia, si chiude in camera e caccia la tata appena giunta. Si sente tristissima, e il suo petto pare bucarsi per il dolore. Lo sfiora con un dito: davvero c’è un buco. Abbassa la testa per controllare ma in quel momento dal buco esce una mano che l’acchiappa e la porta dentro di sé. Comincerà, così, un viaggio per le stanze del suo cuore. Incontrerà persone amatissime, si riconcilierà con le tate, con i suoi compagni, diventerà la Regina dei sauri, affronterà le iene trasformandosi in istrice e verrà a un confronto con Saurina, la sua parte bambina. Insomma, vivrà avventure straordinarie che la porteranno a superare le rabbie, i dolori, le mancanze e tutto ciò che la ferisce. Età di lettura: da 11 anni.

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Tea Ranno è nata a Melilli, in provincia di Siracusa. Dal 1995 vive a Roma. È laureata in giurisprudenza e si occupa di diritto e letteratura. Ha pubblicato per e/o i romanzi Cenere (2006, finalista ai Premi Calvino e Berto, vincitore del Premio Chianti) e In una lingua che non so più dire (2007). Nel 2012 per Mondadori è uscita La sposa vermiglia, romanzo vincitore del Premio Rea, e nel 2014, sempre per Mondadori, Viola Fòscari. Nel 2018 ha pubblicato Sentimi (Frassinelli) e, per Curcio editore, i libri per bambini e ragazzi: Le ore della contentezza, I vestiti di Babbo Natale, La befana e il colpo della strega.
Nel 2019 sono usciti i romanzi L’amurusanza (Mondadori) e Saura. Le stanze del cuore (Risfoglia Editore).

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© Letteratitudine – www.letteratitudine.it


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IL GIORNO SPECIALE DI MAX di Sophie Andriansen http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/01/15/il-giorno-speciale-di-max/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/01/15/il-giorno-speciale-di-max/#comments Wed, 15 Jan 2020 14:56:09 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8385 Per GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del romanzo intitolato Il giorno speciale di Max” di Sophie Andriansen (De Agostini – traduzione di Elisa Macellari – illustrazioni di Ilaria Zanellato), incentrato sull’Olocausto visto attraverso gli occhi innocenti di un bambino.

Proponiamo una presentazione del libro, un’intervista all’illustratrice e un estratto.

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La De Agostini propone questo romanzo per ragazzi, “Il giorno speciale di Max” (titolo originale: “Max et les poissons”), firmato dall’autrice francesce Sophie Andriansen (traduzione di Elisa Macellari – illustrazioni di Ilaria Zanellato), dedicato al tema dell’Olocausto (in occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio): una storia che è stata ben apprezzata dalla critica francese e che ha vinto numerosi riconoscimenti letterari. La narrazione è ambientata durante il rastrellamento di Drancy del 1942 (alla fine del libro è disponibile una breve sezione dedicata alla seconda guerra mondiale e un approfondimento per capire meglio cosa è accaduto a Drancy).

Max è un bimbo molto legato al suo pesciolino. Un giorno, però, arrivano i tedeschi. È il 16 luglio 1942. Max e la sua famiglia devono fare le valigie. Il bambino non sa per dove, sa solo che il pesciolino Auguste non potrà seguirlo.

“Un giorno”, scrive Sophie Andriansen, “la commessa di un negozio di scarpe mi ha regalato un pesce rosso. Non avevo nemmeno la metà degli anni di Max e tutta fiera mi sono portata a casa il pesciolino chiuso in un sacchetto di plastica pieno d’acqua. Mio nonno non mi aveva ancora insegnato a pescare i pesci gatto nello stagno.
Venticinque anni dopo ho conosciuto una donna coraggiosa che, insieme ai fratellini, era sfuggita al rastrellamento del Velodromo d’Inverno e mi ha raccontato la sua storia.
Max è nato così. In una notte di dicembre, quasi settant’anni dopo quella retata, è venuto a sussurrarmi che dovevo anch’io dar voce ai bambini di luglio. Ho mescolato quella voce con i miei ricordi d’infanzia: l’estate, le rane e le candeline su un clafoutis di ciliegie. Perché ogni anno festeggio anch’io il compleanno verso metà luglio.
Quella di Max non è una storia vera. Nel 1942 vengono portati a Drancy, vicino a Parigi, gli uomini celibi e le famiglie senza figli. Le famiglie con bambini vengono portate nei campi di Beaune-la-Rolande o di Pithiviers, nel dipartimento di Loiret. Da lì vengono in seguito deportate tutte ad Auschwitz, in Polonia. Nessuno di quei bambini è tornato. Ma nel corso della guerra ci sono stati cittadini che hanno rischiato la propria vita per salvare quella di altre persone. Alcuni di loro vivevano di sicuro in case dai muri bianchi con le persiane azzurre, con vasi di fiori sui davanzali e pesci nello stagno.
Quindi una vicenda come quella di Max sarebbe potuta accadere”.

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VISTO DALL’ILLUSTRATRICE. INTERVISTA A ILARIA ZANELLATO

- Ilaria, cosa ti ha colpito più di ogni altra cosa de “Il giorno speciale di Max”?
La prima volta che ho letto “Il giorno speciale di Max”, sono rimasta davvero colpita dalla delicatezza con la quale viene raccontata questa storia e dal modo in cui viene affrontato questo tema così difficile.
L’autrice, Sophie, è riuscita ad immergersi perfettamente negli occhi e nella vita di Max, un bambino di otto anni, e portare il lettore, grande o piccolo, a vivere la storia insieme a lui con grande naturalezza.
Attraverso gli occhi di Max, l’autrice riesce a nascondere parte dell’orrore di questo tragico evento storico, e a vederlo in modo semplice, raccontandolo con naturale ingenuità.

- Dopo aver letto il libro, avevi già chiaro in mente il tipo di illustrazioni che avresti realizzato?
Sì, leggendo le parole di Sophie avevo già nella mia mente le immagini da illustrare e come realizzarle.
Illustrazioni delicate, composte da semplici pennellate e morbide macchie di colore, per alleggerire i toni più “duri” della storia.

image- Cosa ti premeva mettere maggiormente in risalto con i tuoi disegni?
Con le mie immagini volevo riuscire ad emozionare e raccontare, così come lo fanno le parole di Sophie.
Il protagonista, Max, è presente in tutte le illustrazioni e non abbandona mai il lettore.
E’ rappresentato come un bambino che non perde il sorriso e la speranza, speranza di vivere in una realtà senza odio, senza differenze, senza violenza. Speranza di poter volare via,da questo Mondo diverso, sulle ali di un uccello, o di diventare un sceriffo, con quella stella al petto.
Il bianco e il nero prendono il posto dei colori, per evocare il passato, ma anche per suscitare tristezza, difficoltà e leggerezza allo stesso tempo.

- Sia il testo sia le illustrazioni hanno una valenza narrativa. In generale, a tuo avviso, che rapporto deve esserci fra testo e illustrazioni affinché si raggiunga una sorta di equilibrio ideale?
Amo il fatto che testo e illustrazioni si completino a vicenda e si compongano come ingredienti creando legami unici.
L’illustrazione può rivelare cose non presenti nel testo, e così il testo può raccontare di fatti non presenti nelle immagini, e questo è ciò che amo di più di questo mondo di libri.
A mio avviso, l’equilibrio ideale tra parole e immagini si ottiene riuscendo a creare un intero mondo visivo, che sappia cogliere perfettamente il ritmo, l’atmosfera e l’anima del testo, stimolando ulteriori rappresentazioni mentali, emozioni e sensazioni parallelamente alle parole.

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L’incipit del libro

Ho un pesciolino! È rosso, con un po’ di giallo. Sono tutti rossi o color argento, questi pesci, ma il mio l’ho scelto perché era l’unico a macchie gialle.
È un premio, perché a scuola ho ricevuto la medaglia come miglior alunno.
L’ho chiamato Auguste, perché i suoi colori mi ricordano quelli del tendone di un circo, dove c’è quel clown così buffo che si chiama Auguste. Me l’hanno messo in un sacchettino di plastica e sono molto orgoglioso di averlo in mano. È bellissimo! Queste vacanze estive saranno incredibili.

L’acqua comincia a fare tante minuscole onde.
La mamma mi stringe la mano un po’ più forte.
In fondo alla via passano i tedeschi. Il rumore sembra un rombo di tuono. I tedeschi sono uomini in divisa verde scuro.
Hanno un fucile in spalla e non sorridono mai. Marciano quasi sempre in perfetta sincronia e fanno tremare le strade con i loro scarponi ferrati.

È la guerra che fa marciare i tedeschi per le strade e stringere forte le mani dei bambini.

(Riproduzione riservata)

© De Agostini – DeA Planeta libri

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La scheda del libro: “Il giorno speciale di Max” di Sophie Andriansen (De Agostini – traduzione di Elisa Macellari – illustrazioni di Ilaria Zanellato)

Max non ha mai avuto un animale domestico e adesso che c’è Auguste non si stancherebbe mai di guardarlo mentre nuota felice nella sua boccia. Ma il mondo attorno a loro sta cambiando. Ora bisogna andare in giro con una stella d’oro sul petto. Si parla di “discriminazione” e “rastrellamento”, ma nessuno spiega a Max che cosa vogliano dire queste parole.
Fino a che un giorno a casa Geiger, la casa di Max e Auguste, non arrivano i tedeschi. È il 16 luglio 1942. E la famiglia Geiger deve fare le valigie. Max non sa per dove, sa solo che il pesciolino Auguste non potrà seguirlo. Forse un giorno riuscirà a tornare da lui? Un romanzo toccante, crudo, sincero. Un bestseller che ha commosso la Francia e vinto alcuni tra i più prestigiosi premi francesi dedicati alla letteratura per ragazzi.

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Sophie ANDRIANSEN è un’autrice francese molto amata dalla critica. Il suo Max et Les Poisson è stato premiato coi maggiori riconoscimenti francesi dedicati alla letteratura per ragazzi.

Ilaria ZANELLATO nasce in provincia di Novara nel 1993. Si diploma al Liceo Artistico di Novara e, grazie all’assegnazione di una borsa di studio, frequenta l’Istituto Europeo di Design (IED) di Torino laureandosi in Design della Comunicazione Visiva. Oggi lavora come illustratrice di libri per ragazzi.

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Premio Strega Ragazze e Ragazzi quinta edizione: le due cinquine finaliste http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/12/09/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-quinta-edizione-le-due-cinquine-finaliste/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/12/09/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-quinta-edizione-le-due-cinquine-finaliste/#comments Mon, 09 Dec 2019 19:18:08 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8365 Per GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo delle due cinquine finaliste della quinta edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi

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Premio Strega Ragazze e Ragazzi - HomeNell’ambito degli eventi di “Più libri più liberisono state annunciate le cinquine finaliste della quinta edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi nelle due categorie di concorso: +6, destinata a lettrici e lettori dai 6 ai 10 anni, e + 11, per le lettrici e i lettori dagli 11 ai 15 anni. Sono intervenuti Fabio Geda, scrittore e membro del Comitato scientifico del premio e Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci.

Il Comitato scientifico – presieduto da Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Bellonci, e composto da Tania Coleti (Scuola Primaria Alberto Manzi, Roma), Flavia Cristiano (Centro per il libro e la lettura), Fabio Geda (scrittore), Giovanna Micaglio (Istituzione Biblioteche di Roma), Martino Negri (Università degli Studi di Milano-Bicocca), Elena Pasoli (Bologna Children’s Book Fair) e Alessandra Starace (Libreria dei Ragazzi, Milano) – ha scelto e motivato così la selezione:

Categoria + 6

Daniela Carucci, Ruggiti, illustrazioni di Giulia Torelli, Sinnos
Ruggiti è una storia di amicizia e coraggio dai tratti surreali e piena di avventura e tenerezza che ha per protagonisti una bambina intraprendente e spavalda, un vecchio e maestoso leone e un meccanico con un debole per i trucchi di magia: insieme lotteranno – per amore e desiderio di libertà – contro i blu, cattivissimi e imbranatissimi rappresentanti delle forze dell’ordine. Il ritmo incalzante del racconto, costellato di sorprese e buffi colpi di scena, è sostenuto da un linguaggio frizzante che si articola in periodi estremamente brevi e incisivi non privi di una propria poesia.

Timothée De Fombelle, Capitano Rosalie, illustrazioni di Isabelle Arsenault, traduzione di Maria Bastanzetti, Mondadori Drammatico e struggente, Capitano Rosalie racconta la personalissima missione di una bambina francese di cinque anni e mezzo col padre al fronte durante la Prima Guerra Mondiale; una missione che si compie con una duplice ma amara conquista: Rosalie impara a leggere, in segreto, e può così scoprire, da sola, una indicibile verità. La potenza evocativa della storia, narrata magistralmente dalla prospettiva di una bambina che si trova ad avere a che fare con un mondo degli adulti terribile e incomprensibile, si fonda sul mirabile equilibrio che De Fombelle e Arsenault riescono a infondere al dialogo tra parole e immagini nello spazio della pagina.

Susie Morgenstern, Vuoi essere mia amica?, illustrazioni di Claude K. Dubois, traduzione di Maria Bastanzetti, Babalibri
Andare a vivere in campagna, cambiare scuola, lasciare in città tutti gli amici nel bel mezzo dell’anno scolastico. Inizia con questo doloroso strappo la nuova vita di Juliette, che giorno dopo giorno lotta contro il destino avverso – «Non è giusto, però», continua a ripetersi – mobilitando tutte le proprie risorse interiori per trovare l’amica che possa aiutarla a sconfiggere lo sconforto e il senso di solitudine. Scritto con una grazia piena di pensiero e corredato da illustrazioni lievi eppure vive, intensamente espressive, il racconto invita il lettore a entrare con delicatezza nella ricchezza e nella complessità del sentire infantile, colto e narrato con straordinaria sensibilità.

Marta Palazzesi, Nebbia, Il Castoro
Ambientato in una cupa Londra di fine Ottocento, Nebbia è un romanzo in cui confluiscono molti motivi classici della letteratura per l’infanzia: il fascino della forza selvaggia della natura, il senso di giustizia, il desiderio di libertà. L’incontro fatale del protagonista, Clay, con quello che è spacciato – al circo dove è prigioniero – per l’ultimo lupo dell’Inghilterra farà scattare nel ragazzino il desiderio indomabile di restituire l’animale alla sua vita di selvatichezza e libertà: un impulso che si farà progetto e azione, dando al racconto i tratti di un’avventura, attraverso luoghi ignoti e insidie che tengono il lettore col fiato sospeso fino allo scioglimento finale grazie al quale, almeno simbolicamente, Clay libera anche se stesso.

Guido Quarzo, Anna Vivarelli, La danza delle rane, illustrazioni di Silvia Mauri, Editoriale Scienza
La danza delle rane è un giallo in miniatura ambientato nella seconda metà del Settecento e ha per protagonisti lo scienziato Lazzaro Spallanzani e un ragazzino di umili origini che il professore ha scelto come assistente. È la storia di un incontro che cambia la vita, dischiudendo nuovi orizzonti allo sguardo e al pensiero; ed è anche un viaggio nella storia delle idee – del loro entusiasmante dischiudersi e della tenacia necessaria a difenderle quando sono appena nate – reso attraverso un calibratissimo equilibrio tra la rievocazione di uno specifico contesto storico-culturale e la seduzione di un racconto avvincente, ricco di colpi di scena e sorprendenti scoperte.

Categoria +11

Annelise Heurtier, L’età dei sogni, traduzione di Ilaria Piperno, Gallucci
L’età dei sogni è un romanzo intenso e struggente, capace di suscitare uno sdegno profondo e di spingere chi legge, una volta finito il libro, a uscire per strada per fare del mondo un luogo migliore. Nel settembre del 1957 due ragazze di Little Rock stanno per iniziare la scuola: una, Grace, è bianca e benestante, l’altra, Molly, è di colore e fa parte di un gruppo di studenti afroamericani ammessi per la prima volta a frequentare un liceo da sempre riservato ai bianchi. Annelise Heurtier si ispira a fatti realmente accaduti per raccontare una storia antisegregazionista, che grazie a una lingua efficace e a un ritmo incalzante scava nel profondo della storia recente degli Stati Uniti e lascia un segno indelebile nell’anima del lettore.

Lynda Mullaly Hunt, Una per i Murphy, traduzione di Sante Bandirali, Uovonero
Ci sono romanzi in cui la possibilità offerta dal narratore in prima persona di farsi abitare dal lettore si esprime in tutta la sua potenza: Una per i Murphy è uno di questi. Carley Connors, che ha una madre tanto fragile da non riuscire a difenderla dalla violenza del patrigno e che viene data in affidamento a una famiglia solare, ma non scevra di conflitti, è un personaggio che s’imprime nella memoria con una forza rara. Lynda Mullaly Hunt tesse una trama fitta di domande e scoperte, di cadute e di rinascite, epica ma allo stesso tempo quotidiana. Una storia eccezionale nella normalità, che brilla per l’onestà e per il rispetto con cui l’autrice si è calata nella voce che la racconta.

Raffaella Romagnolo, Respira con me, Pelledoca Editore
Respira con me colpisce per l’intensità della lingua e per la sua capacità chirurgica di evocare sulla pagina, senza fare sconti, il duro conflitto tra un padre e un figlio adolescente. È la storia di una gita in montagna, dentro la potenza rigeneratrice della natura selvaggia, fuori dalla nebbia che avvolge la vita di Amedeo da quando sua madre è morta. Il cammino verso Punta Liberté è faticoso e non privo di pericoli, e la gita, che nelle intenzioni del padre ha una valenza rieducativa e simbolica, ben presto rischia di trasformarsi in tragedia. Raffaella Romagnolo sfida i lettori a camminare insieme a lei e ai protagonisti, usando anche le mani, se serve, per arrampicarsi dentro la storia.

Rebecca Stead, L’amore sconosciuto, traduzione di Claudia Valentini, Terre di Mezzo
L’amore, come recita il titolo del romanzo di Rebecca Stead, è uno sconosciuto fino a quando non ti investe mentre sei impegnata a fare altro: esattamente come Bridget viene investita da un’auto nel primo capitolo. A quel punto devi farci i conti, sapendo che ogni scelta è un rischio, e che diventare grandi è un gioco che ha tra le sue regole sia quella di imparare a conoscere se stessi, sia quella di riuscire a decifrare le azioni degli altri. L’amore sconosciuto è un romanzo dal respiro classico, costruito su una lingua morbida, elegante, e un montaggio sagace, che invita lettori e lettrici a interrogarsi sulle molte sfumature dell’affetto.

Florence Thinard, Meno male che il tempo era bello, illustrazioni di Veronica Truttero, traduzione di Sara Saorin, Camelozampa
Meno male che il tempo era bello è una storia capace di divertire, di sorprendere, e di nutrire l’amore dei lettori per il meraviglioso. Una biblioteca sradicata dalle proprie fondamenta alla deriva in mare aperto. Un gruppo di ragazzini che insieme ad alcuni adulti dovrà imparare a sopravvivere cercando informazioni nei libri che li circondano. Navigare nell’oceano della conoscenza è un’avventura che Florence Thinard racconta con levità e ironia, con uno sguardo pieno di stupore, e senza scordarsi di tenere il lettore con il fiato sospeso.

Gli autori e i traduttori finalisti presenti in fiera – Sante Bandirali, Ilaria Piperno, Raffaella Romagnolo, Rebecca Stead e Florence Thinard – hanno incontrato i giurati della categoria +11 dopo l’annuncio delle due cinquine nella Sala Luna. Nello stesso spazio, domani 5 dicembre alle 10.30 interverranno autori e traduttori finalisti per la categoria +6: Maria Bastanzetti, Daniela Carucci, Marta Palazzesi, Guido Quarzo e Anna Vivarelli.

Nei prossimi giorni i libri prescelti arriveranno grazie a IBS.it, sponsor tecnico del Premio, ai giovanissimi giurati che con il loro voto eleggeranno i vincitori. Quest’anno è raddoppiato il numero degli studenti che compongono la giuria: sono oltre 2.000 le ragazze e i ragazzi fra i 6 e i 15 anni di età appartenenti a oltre 140 scuole, gruppi di lettura, biblioteche e istituti scolastici in Italia e all’estero (Bruxelles, Madrid, Monaco, Parigi, Vienna e Zurigo).

Il Premio Strega Ragazze e Ragazzi è promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da Strega Alberti Benevento – organizzatori del Premio Strega – con il Centro per il libro e la lettura, BolognaFiere-Bologna Children’s Book Fair e in collaborazione con BPER Banca. Viene assegnato a libri di narrativa per bambini e ragazzi pubblicati in Italia, anche in traduzione, tra il 1° luglio dell’anno precedente e il 30 giugno dell’anno in corso.

Il riconoscimento sarà conferito come di consueto durante la Bologna Children’s Book Fair il 1 aprile 2020. Vincono il premio, offerto da Strega Alberti Benevento, gli autori più votati dalle scuole per ciascuna categoria. Nel caso in cui l’opera più votata sia in traduzione, è previsto un premio di pari entità per il traduttore offerto da BolognaFiere. Qualora le opere vincitrici siano entrambe in lingua italiana, il Comitato scientifico assegnerà il premio al traduttore di uno dei libri finalisti che riterrà a suo insindacabile giudizio più meritevole.

Anche quest’anno BPER Banca assegnerà una targa e un premio in denaro del valore di 1000 Euro, destinato all’acquisto di attrezzature scolastiche, a una delle scuole che compongono la giuria della categoria +6 per le attività più originali di lettura dei libri finalisti, e un premio del valore di 500 Euro a un componente della giuria +11 per la migliore recensione a un libro finalista nella propria categoria di concorso.

Nato nel 2016 in occasione della settantesima edizione del Premio Strega, il riconoscimento intende contribuire “al radicamento dell’abitudine alla lettura fin dall’infanzia e dall’adolescenza, indispensabile affinché la passione per i libri possa crescere e durare. Alle alunne e agli alunni di scuole elementari e medie in tutto il Paese offre l’occasione di leggere, confrontare e valutare libri scritti proprio per loro”. Così spiegava Tullio De Mauro, allora Presidente della Fondazione Bellonci.

Il Premio Strega ha intercettato negli anni il bisogno delle nuove generazioni di farsi protagoniste del nostro presente guidando gli adulti verso una maggiore attenzione nei confronti dell’ambiente, della cultura e del rispetto reciproco. Il Premio Strega Ragazze e Ragazzi legittima, attraverso la votazione, la capacità dei più giovani di manifestare le proprie preferenze decretando i due vincitori.

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LA CAPOBANDA di Cinzia Tani: incontro con l’autrice http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/11/28/la-capobanda-di-cinzia-tani-incontro-con-lautrice/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/11/28/la-capobanda-di-cinzia-tani-incontro-con-lautrice/#comments Thu, 28 Nov 2019 17:56:07 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8347 La capobanda - Cinzia Tani - copertinaPer GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo libro di Cinzia Tani intitolato “La Capobanda” (Liscianigiochi editore)

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Cinzia Tani, giornalista, scrittrice, autrice di programmi radio-televisivi per la Rai fra cui “Il caffè di Rai Uno”, programmi radio-televisivi per la Rai fra cui “Il caffè di Rai Uno”, “Visioni private”, FantasticaMente”, e “Italia mia benché”. Nel 2004 è stata nominata Cavaliere della repubblica per meriti culturali. Ha pubblicato trentadue libri fra cui: Assassine (Mondadori), L’insonne (Mondadori), Sole e ombra (Mondadori), La storia di Tonia (Mondadori), Il capolavoro (Mondadori), Donne pericolose (Rizzoli), Darei la vita (Rizzoli), Mia per sempre (Mondadori), Figli del segreto e Donne di spade che fanno parte della trilogia Il volo delle Aquile (Mondadori).

Abbiamo incontrato Cinzia Tani per chiederle di raccontarci qualcosa su questo nuovo libro intitolato “La Capobanda”…

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Immagine correlata“Due sono i problemi principali degli adolescenti: il bullismo e le paure”, ha detto Cinzia Tani a Letteratitudine.
“Nella mia lunga esperienza di insegnante di corsi di scrittura e conferenze a scuola per i ragazzi ho capito quanto il bullismo abbia reso fragili alcuni giovani che non sono riusciti a difendersi e quanti di loro soffrano di ansie, paure, fobie.
Un altro fenomeno, nato in Giappone, e in aumento nel nostro paese, è quello degli Hikikomori, ragazzi che chiusi nella loro stanza vivono solo in una realtà virtuale.
Sarà proprio Alex, un hikikomori che ha fatto della rete anche la sua fonte di guadagno, a scoprire un metodo per trasformare le paure dei ragazzi in poteri. Basta usare la paura e non farsi sopraffare.
Alex è un hacker, studia psicologia online e ha amici “invisibili” conosciuti in rete.
Clarissa è la sua unica amica in carne e ossa e comunica con lei dalla finestra poiché abitano nello stesso palazzo. Alex fa un’eccezione e la riceve in casa quando viene a sapere che l’amica è stata vittima di bullismo: sapendo che ha paura del buio, dei compagni di scuola l’hanno invitata a una festa e poi sono scomparsi chiudendo porte e finestre e staccando la corrente. Presa dal panico, Clarissa si è lanciata da una finestra ferendosi gravemente un braccio.
Attraverso l’amicizia di Alex, Clarissa trasforma la propria paura in un modo diverso di affrontare la realtà, in un vero potere. Lui infatti le insegna come “vedere” nel buio.
Clarissa gli chiede aiuto per risolvere anche le fobie e manie dei suoi amici che per queste fragilità sono oggetto delle violenze e del bullismo di alcuni compagni di scuola.
Ginevra ha paura dei luoghi affollati, Flora non sopporta lo sporco, così anche a scuola va continuamente in bagno a lavarsi le mani. Alessia teme tutto ciò che non è simmetrico, è quindi maniaca nella disposizione degli oggetti. Diletta ha paura di parlare in pubblico e durante le interrogazioni balbetta, Marco odia i rumori forti, per questo cerca di vivere nel quasi totale silenzio. Dopo aver vegliato la madre in coma per un incidente automobilistico, Luca non riesce ad addormentarsi nel timore di non svegliarsi più.
I bulli, conoscendo le fobie dei loro compagni di scuola, ne approfittano.
Sapendo che Flora non sopporta lo sporco le riempiono lo zaino coi peggiori rifiuti trovati in un cassonetto: avanzi di cibo, cartacce, bucce di banana, perfino i sacchetti con le deiezioni di qualche cane. Quando Flora infila le mani nello zaino per prendere i libri e se le trova luride e appiccicose, grida e scatta in piedi, prendendosi un rimprovero dall’insegnante.
Durante un’assemblea dell’istituto, in cui i ragazzi devono fare proposte per dei corsi supplementari, i bulli, sapendo che Diletta ha paura di parlare in pubblico, la iscrivono fra i relatori e lei è costretta a salire sul palco.
Il più affascinante dei bulli, di cui Ginevra è un po’ innamorata, la invita a un concerto e, poiché sa che lei teme i luoghi pubblici e affollati, durante l’esibizione della band scompare lasciandola sola e nel panico.
Alex riesce a inventarsi una maniera per trasformare le fobie di ciascuno in un potere da poter usare per vivere meglio.
Attraverso gli esercizi che suggerirà loro tramite Clarissa, Luca controllerà il suo sonno, Diletta acquista sicurezza e impara perfino a leggere le labiali, Marco riuscirà a cogliere anche i bisbigli di chi si sta confidando qualcosa, Ginevra riuscirà a concentrarsi sulle uscite di ogni luogo in cui entrerà e a sopportare i posti affollati.
I sette ragazzi più fragili della scuola, nel momento in cui si sentiranno più forti e avranno sviluppato poteri insoliti, formeranno una banda per affrontare i bulli. Non solo. Riusciranno anche a scoprire la verità su un omicidio. Il padre di uno dei bulli è accusato di aver ucciso la moglie ed è stato arrestato. I nostri ragazzi lo conoscono come un uomo buono e affettuoso e non credono che sia un assassino. Usando le capacità che hanno acquisito troveranno la verità, individueranno i veri colpevoli e faranno liberare il prigioniero.
La capobanda è uno young adult nuovo, costruttivo. Un modo per tranquillizzare tutti i ragazzi insicuri perché vittime delle loro paure e incapaci di trovare una soluzione senza dover ricorrere a farmaci o terapie.
Ho letto moltissimi romanzi per ragazzi e la maggior parte di essi hanno dei risvolti negativi. Io ho voluto dare la possibilità ai giovani vulnerabili di scoprire in loro risorse inaspettate.
Un romanzo di formazione in cui anche i “cattivi” alla fine troveranno la loro strada per un cambiamento positivo dopo averne combinate di tutti i colori.
I personaggi rappresentano molte tipologie che si possono trovare oggi nelle scuole. Quando le paure impediscono di vivere, quando la cattiveria porta a compiere atti orribili, quando gli insegnanti (alcuni) non riescono ad arginare il bullismo.
I ragazzi si riconosceranno in queste pagine e chi soffre di fobie potrà individuare una soluzione per combatterle e vincerle.
Amori, tradimenti, rivalità, isolamento, voglia di emergere, vanità, sopraffazione, ma anche bontà e voglia di cambiare il mondo”.

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La scheda del libro

La capobanda - Cinzia Tani - copertinaClarissa e i suoi amici, a scuola, sono vittime di un gruppo di bulli. Sono vulnerabili anche a causa delle loro fobie: il terrore di parlare in pubblico, la mania dell’ordine, la claustrofobia, la paura dello sporco, una particolare sensibilità ai rumori. Attraverso un amico speciale che abita nel suo palazzo, Clarissa riesce a trasformare le paure dei suoi compagni in poteri. L’amico speciale è Alex, un hikikomori, un ragazzo che, dopo la morte del padre, si è chiuso nella sua stanza e vive solo virtualmente. Studia, lavora, guadagna ma non fa entrare nessuno nel suo mondo. Fa un’eccezione per Clarissa, le suggerisce dei particolari allenamenti per i suoi amici più fragili, e si innamora di lei. Sarà ricambiato? O Clarissa preferirà Luca, il fidanzato affidabile, fedele, affettuoso? Clarissa forma una banda e la storia racconta la vita dei suoi componenti. Le paure superate, le rivalse, le conquiste, le sofferenze per i problemi familiari, i primi amori. Non mancano le avventure: dalla scoperta di Clarissa, aiutata dai suoi amici, dell’innocenza di un uomo accusato dell’omicidio della moglie alle vendette che il gruppo mette in atto per arginare la violenza dei “cattivi”. Ma i bulli sono veramente cosi` cattivi e potenti? O per qualcuno basta staccarsi dal gruppo per l’amore di una ragazza e cambiare comportamento? Tradimenti, rivalità, amore, isolamento, voglia di emergere, vanità, sopraffazione, ma anche bontà e voglia di cambiare il mondo sono gli ingredienti di questa storia per adolescenti.

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“IL GUARDIANO DEL TEMPO. Il nonno è un pirata!” di Antonino Genovese http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/09/09/il-guardiano-del-tempo-il-nonno-e-un-pirata-di-antonino-genovese/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/09/09/il-guardiano-del-tempo-il-nonno-e-un-pirata-di-antonino-genovese/#comments Mon, 09 Sep 2019 15:23:17 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8255 Il guardiano del tempo. Il nonno è un pirata! - Antonino Genovese - copertinaPer GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo libro di Nino Genovese intitolato “Il guardiano del tempo. Il nonno è un pirata!” (edizioni Il Foglio)

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Antonino Genovese
, classe ’84, è anestesista, rianimatore e algologo. Ideatore e promotore del “Gioiosa Book festival” (il Festival letterario di Gioiosa Marea), ha all’attivo diverse pubblicazioni. Teste (Ed. Il Foglio 2004), Questioni d’onore (Ed. Il Foglio 2005), Il Principe Marrone (Ed. Il Foglio 2007), Il Dottor Maus e il settimo piano (Ed. Smasher 2009). Per le edizioni Il Foglio ha pubblicato, tra le altre cose, il libro per ragazzi “Il nonno è un pirata” a cui ha fatto seguito il volume “Il guardiano del tempo“.

Abbiamo incontrato Nino Genovese per chiedergli di raccontarci qualcosa su questo nuovo libro (sequel del precedente)…

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«Spesso mi chiedono: perché un sequel?.
Il nonno è un pirata – “Il diadema, la lancia e l’uncino” mi ha dato molte soddisfazioni in termini di riconoscimenti (presentato al Premio Strega Jr) e vendite (libro più venduto per le Ed. Il Foglio 2018). Pubblicare con un piccolo (ma serio) editore è bello e difficile. Bello, perché i rapporti sono diretti e umani, difficile perché la promozione è “fai da te”.
L’idea di un sequel nasce per caso. Ero al Pisabookfestival 2017, dove una miriade di ragazzi avevano letto il mio libro. Una delle tante domande che mi sono state poste è stata: “Perché Ludovica non ha un papà”. Non ho saputo rispondere subito. Anzi, sono rimasto spiazzato. Non pensavo che questa figura fosse così importante per i lettori. La verità è che Ludovica non aveva bisogno di un padre, perché quando ho scritto la prima avventura della ciurma della Cantunera io non era padre e non sapevo che cosa voleva dire ricoprire questo ruolo, specie per chi, come me, un padre non lo ha avuto. Attorniato dall’affetto dei “piccoli” Lettori e con mio figlio seduto sulle gambe (affetto da improvvisa gelosia) si è accesa dentro di me una lampadina: Ludovica doveva ritrovare il suo papà, così potevo gettare dentro la seconda storia tutto l’amore per mio figlio. E così è nato “Il Guardiano del Tempo” (un libro per padri e figli).
Ludovica in questa seconda avventura scopre che il padre è disperso nel tempo e dovrà tornare indietro per riportarlo ai nostri giorni. I protagonisti sono sempre gli stessi: Livio Lupetto, Sasà Pennabianca, Lo Zio Mario, Alessia Campanella e Angelo Poeta. A questi si aggiunge Marcos, un ragazzo con una gamba sola.
Nino GenoveseLe mie storie per ragazzi sono fiabe insolite. La Fiaba, secondo il canone tradizionale, ha un’ambientazione fantastica. Io, lettore di storie noir, preferisco ambientarle nei luoghi che conosco: la Sicilia e le assolate spiagge di Barcellona Pozzo di Gotto (Spinesante). Se scrollate bene il libro dalle pagine può uscire l’odore di salsedine e l’amore per il sole che ci riscalda e dà vita. Scriviamo quello che siamo e l’influenza della nostra vita e delle esperienze quotidiane ci segna inevitabilmente al punto da invischiare le nostre storie di noi stessi. L’unico personaggio vero della storia è il nonno. Mio nonno! I nonni sono Guardiani del Tempo, custodiscono le tradizioni e ci amano più dei nostri genitori. Vi siete mai chiesti perché? Ho provato a dare una risposta a questo interrogativo: hanno contezza del tempo che passa e sanno quanto sia prezioso.
Un’altra caratteristica della mia fiaba è la protagonista: Ludovica è una ragazza. Ero sempre stato convinto che noi uomini fossimo molto più forti delle donne e invece un bel giorno d’autunno ho scoperto che essere donna è più rischioso che essere uomo e allora il mio omaggio va alle guerriere dei nostri giorni (Ludovica infatti significa guerriera).
Non manca il tema della diversità. Marcos ha una gamba sola, ma si ritroverà a dover calciare un calcio di rigore decisivo. Secondo voi, può un ragazzo con una stampella fare gol? La diversità è la nostra forza. Siamo tutti diversi uno dall’altro. Oggi ho terminato di leggere “Le Scelte Imperfette” di Manuela Costantini (Giallo Mondadori). L’autrice classifica gli esseri umani in “uno”. Ognuno di noi è “uno”. Uno diverso dall’altro. Impossibile essere uguali. E proprio qui sta il bello della vita.
Concludo questa mia anomala presentazione con un aneddoto. Ho tre nipoti (femminucce). Una di loro si chiama Ludovica. Dopo una guerra fredda durata 60 giorni ho firmato con loro un contratto (segreto). Ci saranno altri libri e le protagoniste porteranno anche il loro nome. Nonostante le difficoltà ho già smesso di scrivere una volta e non penso riuscirei di nuovo a privarmi della narrativa, qualsiasi cosa accada nella mia vita.
Questo libro è dedicato a mia moglie e mio figlio, guardiani del mio tempo. Ma il tempo passa e le storie che scrivo sono sempre troppo poche per poter dedicare a tutti qualcosa. Voglio cogliere l’occasione per rivolgere un pensiero a due persone che hanno custodito per me stima e amore e mi hanno invogliato a scrivere anche quando io volevo mollare (Riempi lo Stivale delle tue storie): Francesco e Tommaso. Non sono più tra noi fisicamente, ma una delle cose che vorrei trapelasse dalle mie fiabe è che muore soltanto chi non è custodito nei nostri cuori. Pertanto… »

(Antonino Genovese)

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La scheda del libro: “Il guardiano del tempo. Il nonno è un pirata!” (edizioni Il Foglio)

Il guardiano del tempo. Il nonno è un pirata! - Antonino Genovese - copertinaLudovica riceve un messaggio dal Nonno: suo padre è vivo! Insieme al fidato Sasà Pennabianca, Angelo Poeta, Livio Lupetto, Alessia Campanella, lo zio Mario e Marcos, si catapulterà in una nuova avventura. Dovrà convincere il Guardiano per attraversare il portale del tempo e salvare suo padre, bloccato nel bel mezzo della guerra di Troia. Ce la farà la ciurma della Cantunera a tornare nel presente? Il vecchio libro che contiene strane mappe disegnate al suo interno è davvero così importante?
Massimo Padua, autore della prefazione, recita quanto segue: “… risulta spassoso ritrovare i personaggi che abbiamo lasciato nel capitolo precedente, e qui Antonino Genovese è bravo a farci raccapezzare senza intaccare la soddisfazione di chi, pur non avendo letto il primo romanzo, si trova per le mani questo volumetto arricchito, ancora una volta, dalle splendide illustrazioni di Roberta Guardascione“.
Nel libro si susseguono molti temi: il rapporto padre-figli, la diversità (come punto di forza e non di debolezza) e il tempo di cui non sappiamo nulla e possiamo solo dargli un senso.

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PRIMA DI ESSERE FRANCESCO di Saverio Simonelli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/04/10/prima-di-essere-francesco-di-saverio-simonelli/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/04/10/prima-di-essere-francesco-di-saverio-simonelli/#comments Wed, 10 Apr 2019 13:46:50 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8132 Prima di essere Francesco - Saverio Simonelli - copertinaPer GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo libro di Saverio Simonelli intitolato “Prima di essere Francesco” (Coccole Books, 2019)

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Saverio Simonelli, giornalista professionista, è vicecaporedattore di Tv2000. È docente presso il master di Editoria, giornalismo e management culturale dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ha scritto numerosi testi di saggistica e ha tradotto opere di Mann, Chesterton, Von Balthasar, Luckmann, Kavanagh, Ende. Di recente, per Coccole Books, Saverio Simonelli ha pubblicato un libro dedicato alla figura di Jorge Bergoglio (papa Francesco), dedicato ai lettori più giovani (ma non solo), finalizzato a mettere in risalto gli aspetti peculiari della vita del futuro papa Francesco prima, appunto di essere Francesco. Questo, infatti, è il titolo: “Prima di essere Francesco“. Un romanzo da dove emergono vari elementi di grandissimo interesse, legati a Francesco: la sua Argentina, il suo passato, i grandi personaggi che ha incontrato, i temi a lui cari, ma sempre incarnati attraverso episodi, interessi, testimonianze.

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Abbiamo chiesto all’autore di raccontarci qualcosa di questo suo nuovo libro…

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«Francesco prima di essere Francesco e che allora era Jorge, come quell’altro Jorge, Luis Borges che si intreccia alla sua vita e agli umori profondi, ai colori e alle storie dell’Argentina».

«Il libro vuole spiegare ai ragazzi ma anche ai lettori più cresciutelli qual era il mondo di chi è venuto a Roma “dalla fine del mondo” », ha detto Saverio Simonelli a Letteratitudine, «per questo ripercorre la vita di Jorge Bergoglio ma risale ancora più su, alla propria famiglia emigrata sul finire degli anni ’20 dello scorso secolo, ma si spinge ancora più indietro alla transumanza marina di tanti Italiani che partirono già dagli ultimi anni dell’Ottocento alla volta del Sudamerica.
Francesco, questo è abbastanza noto, è figlio di emigranti piemontesi e allora la voce narrante del libro – un immaginario ex alunno di Bergoglio all’epoca in cui da giovane gesuita insegnava letteratura e psicologia a Santa Fe – vuole dimostrare a sé stesso di aver fatto propri gli insegnamenti di quell’originalissimo professore illustrando la sua vita come fosse un romanzo.
Fin dall’inizio, il libro prova a condurre il lettore dentro la vita dei protagonisti mimando anche dei dialoghi, intrufolandosi nei pensieri, muovendosi sempre rigorosamente tra le fonti ma lasciando che l’immaginazione ci porti al cuore della personalità dei personaggi e ci restituisca atmosfere.
Come è il caso del giorno della vocazione di Bergoglio seguendo passo passo il suo itinerario da casa alla chiesa di san Giuseppe Flores dove come per un impulso improvviso, scendendo dall’autobus che lo stava portando al centro per un appuntamento con i compagni di scuola, Jorge sentì il desiderio di confessarsi raccontando a uno sconosciuto sacerdote quel rovello interiore e condividendo con lui quella voce misteriosa che nel suo cuore cominciava a farsi largo.
Buenos Aires con le sue monumentali arterie perennemente trafficate e i vicoli colorati e periferici è il teatro in cui Bergoglio si muove da autentico figlio di quel popolo fatto di sangue misto, italiano, spagnolo, brasiliano, tedesco. Ma Buenos Aires significa anche passione, ardimenti e malinconie, è la musica del tango, che Francesco ha definito spesso come “qualcosa che tocca nel profondo”, ma è soprattutto l’amore sviscerato per il calcio. Ecco allora la storia del San Lorenzo de Almagro, la squadra di cui Bergoglio si è letteralmente innamorato da quando il papà lo accompagnava sugli spalti del mitico stadio El Gasometro ad ammirare quella squadra fantastica con il suo centravanti, il leggendario Pontoni, anch’egli figlio di italiani, autore di quello che Bergoglio durante un’udienza alla nazionale argentina ha definito il gol più bello che abbia mai visto. Così ho provato, come fosse lo “script” di una telecronaca in differita, a descrivere per filo e per segno tutta l’azione provando a guardarla con gli occhi del piccolo Jorge novenne in tribuna.
Ma nella vita del futuro Papa c’è anche la terribile, atroce e angosciosa parentesi della dittatura militare con la tragedia dei desaparecidos che l’autore ci racconta immaginando in un capitolo durissimo di essere in prima persona uno dei prigionieri sottoposti a torture indicibili e poi gettati in mare dall’alto di un aereo in volo sull’Oceano. Segue anche una ricostruzione accuratissima dell’atmosfera di sospetto e terrore che regnava in quegli anni in Argentina. L’autore non manca di dar conto delle colpe, degli errori delle inaudite violenze compiute da tutte le parti in conflitto. Il terrorismo violento fanatico e oltranzista dei gruppi di estrema sinistra e la repressione nascosta implacabile e disumana della giunta guidata dal generale Videla.
Proprio in quegli anni tumultuosi, feroci e inquieti Bergoglio diede prova di saggezza e di realismo lavorando sotto copertura e riuscendo a salvare spesso in modo rocambolesco tante vite. Muovendosi quasi come un agente segreto.
E a proposito di segretezza, il fantasma di Borges evocato all’inizio tornerà in qualche modo anche alla fine, come fosse davvero l’inizio di un’altra storia».

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PREMIO STREGA RAGAZZE E RAGAZZI 2019: vincono Luca Doninelli e Guido Sgardoli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/04/05/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-2019-vincono-luca-doninelli-e-guido-sgardoli/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/04/05/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-2019-vincono-luca-doninelli-e-guido-sgardoli/#comments Fri, 05 Apr 2019 16:40:25 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8122 Per GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo dei vincitori dell’edizione 2019 del Premio Strega Ragazze e Ragazzi

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Premio Strega Ragazze e Ragazzi - HomeLuca Doninelli e Guido Sgardoli vincono la quarta edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi

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Sono Luca Doninelli e Guido Sgardoli i vincitori della quarta edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi. Giunto alla quarta edizione, il premio è promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e Strega Alberti Benevento – organizzatori del Premio Strega – con il Centro per il libro e la lettura, istituto autonomo del MiBAC nato nel 2007 con il compito di divulgare in Italia la cultura del libro e della lettura, e con BolognaFiere-Bologna Children’s Book Fair, il maggior evento fieristico di settore a livello internazionale, in collaborazione con BPER Banca. La cerimonia di proclamazione si è svolta oggi pomeriggio alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, Caffè degli Illustratori.

Luca Doninelli con Tre casi per l’investigatore Wickson Alieni (Bompiani) per la categoria +6, rivolta alla fascia di lettori dai 6 ai 10 anni, con 16 voti (su 40 espressi) e Guido Sgardoli con The Stone. La settima pietra (Piemme) per la categoria +11, rivolta alla fascia dagli 11 ai 15 anni, con 150 voti (su 474), sono stati i libri più votati da una giuria composta da lettrici e lettori fra i 6 e i 15 anni di età.

Premiata anche Anna Becchi per la traduzione del libro finalista Come ho scritto un libro per caso di Annet Huizing (La Nuova Frontiera Junior), scelta dal Comitato scientifico del premio, presieduto da Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Bellonci, e composto da Flavia Cristiano (Centro per il libro e la lettura), Fabio Geda (scrittore), Nicoletta Gramantieri (Biblioteca Salaborsa Ragazzi, Bologna), Laura Giaretta (Scuola elementare Marco Polo, Rosà), Martino Negri (Università degli Studi di Milano-Bicocca), Elena Pasoli (Bologna Children’s Book Fair) e Paola Saoncella (Libreria Biblion, Granarolo).

Nato con lo scopo di andare alle radici della passione per la lettura promuovendone l’alto valore formativo e culturale, il Premio Strega Ragazze e Ragazzi coinvolge, nell’assegnazione del riconoscimento, gli studenti provenienti da 110 scuole e biblioteche in Italia e all’estero. Tutte le votazioni sono avvenute elettronicamente attraverso il sito del Premio Strega: per la categoria +6 sono state le maestre, una per classe, a esprimere le preferenze dei loro giovanissimi lettori, mentre per quella +11 hanno votato singolarmente i ragazzi.

Durante la cerimonia di premiazione, condotta dalla scrittrice e giornalista di Radio 3 Loredana Lipperini, sono intervenuti, con Giovanni Solimine, Gianpiero Calzolari (Presidente BolognaFiere), Marilena Pillati (Vice Sindaco Comune di Bologna), Giuseppe D’Avino (Presidente Strega Alberti Benevento), Romano Montroni (Presidente Centro per il libro e la lettura), Gian Enrico Venturini (Vice Direttore Generale BPER Banca).

Anche quest’anno BPER Banca ha messo a disposizione due riconoscimenti speciali nell’ambito del progetto “La Banca che sa leggere”, con l’intento di stimolare il giudizio critico di una generazione che anche sulla cultura dovrà costruire il proprio percorso futuro. L’Istituto ha assegnato un premio in denaro per la migliore attività di lettura alla Scuola Primaria Alberto Manzi Istituto Comprensivo Via Val Maggia (Roma), della giuria +6, e all’alunna Giulia Travaglini, della Scuola secondaria di primo grado Rolandino de’ Passeggeri (Bologna), componente della giuria +11, per la migliore recensione.

Luca Doninelli e Guido Sgardoli incontreranno i loro giovani lettori al Salone Internazionale del libro di Torino il prossimo giovedì 9 maggio.

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Tre casi per l'investigatore Wickson Alieni - Luca Doninelli - copertina

Vincitore del Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2019. Categoria 6+

Il primo libro per ragazzi di Luca Doninelli, nato dalle storie inventate insieme a un manipolo di bambini che oggi sono grandi.

Nella notte di Londra, nel mese di novembre, in mezzo alla nebbia, lungo una strada di periferia male illuminata si odono dei passi – toc… toc… toc… – ma non si vede nessuno. Chi è? WICKSON ALIENI!

L’investigatore Wickson Alieni ha qualcosa di davvero particolare: non ha niente di particolare. È così normale da essere invisibile. Cosa che per un investigatore può rivelarsi un’arma straordinaria. Nessuno lo nota, nessuno lo vede. Però lui c’è. E il commissario Frank Fellikke è ben felice di poter contare su un alleato del genere, anche perché lui, Fellikke, lavora meno che può: è troppo occupato a occuparsi del suo unico capello, che si chiama Filippo. E questo è solo l’inizio. L’inizio di tre avventure londinesi, tra nebbie dense e macchine acchiappanuvole, tè delle cinque, ombrelli e furti di aringhe, che oltre all’investigatore invisibile vedono in scena un topastro di fogna, il terribile malvivente Milton Bobbitt e il suo molto dentato complice, un inventore geniale… Luca Doninelli ha scritto il suo primo libro per ragazzi a partire dalle storie inventate insieme a un manipolo di bambini che oggi sono grandi. Nel vaevieni dei loro scambi è nata questa banda di personaggi buffi e improbabili, intrisi di umorismo inglese e di invenzioni saporite.

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The stone. La settima pietra - Guido Sgardoli - copertina

Vincitore del Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2019. Categoria 11+

A Levermoir, una piccola isola al largo della costa irlandese, tutti si conoscono e la vita sembra scorrere uguale a se stessa da sempre. Liam abita con un padre assente, ha perso da poco la madre e sta cercando di rimettere insieme i pezzi della propria vita. Ma il misterioso suicidio del vecchio farista dà l’avvio a una serie di macabri episodi che trasformeranno profondamente l’isola. Sotto il faro a cui si è impiccato il signor Corry, Liam trova una pietra con delle strane incisioni, simile a quella che la madre aveva nascosto nella serra. Quando scopre che le due pietre, se accostate, diventano una cosa sola, condivide lo stupore con i suoi amici di sempre, Midrius e Dotty. Nel frattempo fatti tragici si susseguono senza tregua: morti sospette, incendi, sparizioni, incidenti stradali, e in ogni occasione fa la sua comparsa un frammento di quella pietra che sembra esercitare un oscuro potere sulla mente delle persone. E Liam si chiede quale sia il suo ruolo in questo disegno del destino. Età di lettura: da 12 anni.

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Come ho scritto un libro per caso - Annet Huizing - copertinaFinalista al Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2019. Categoria 11+

Premio alla miglior traduzione

Faccio un respiro profondo. Già, perché voglio diventare scrittrice? Lo voglio e basta. Quando mi sia venuta questa idea non saprei dirlo, ma mi ricordo che non ho mai voluto diventare qualcos’altro. «È qualcosa che funziona da sé lo scrivere» ho detto. «Io scrivo sempre anche nella mia testa, voglio dire… quando mi succede qualcosa mi viene naturale costruirci sopra una storia come se io fossi la protagonista di un libro. E a volte m’invento un finale diverso. Credo che la cosa più bella sia proprio questa: poter decidere io quel che succede e come debba andare a finire…»

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SEKÙ NON HA PAURA di Paolo Di Stefano http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/03/23/seku-non-ha-paura-di-paolo-di-stefano/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/03/23/seku-non-ha-paura-di-paolo-di-stefano/#comments Sat, 23 Mar 2019 09:28:42 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8103 Per GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo libro di Paolo Di Stefano intitolato “Sekù non ha paura. Una storia di amici in fuga” (Solferino)

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Paolo Di Stefano giornalista e scrittore, è inviato speciale del Corriere della Sera. È autore di racconti, reportage, inchieste, poesie e romanzi, tra i quali Azzurro troppo azzurro (Feltrinelli 1996, Premio Grinzane Cavour); Tutti contenti (Feltrinelli 2003, Superpremio Vittorini e Superpremio Flaiano); Aiutami tu (Feltrinelli 2005, SuperMondello e Brancati); Nel cuore che ti cerca (Rizzoli 2008, Premio Campiello); La catastròfa (Sellerio 2011, Premio Volponi); Giallo d’Avola (Sellerio 2013, Premio Viareggio – Rèpaci); Ogni altra vita (Il Saggiatore 2015, Premio Bagutta); I pesci devono nuotare (Rizzoli 2016).

Di recente, per i tipi di Solferino, è uscito il nuovo libro intitolato “Sekù non ha paura. Una storia di amici in fuga“. Un romanzo che racconta una storia realmente accaduta e che affronta tematiche di grandi attualità che stanno molto a cuore all’autore.

Abbiamo chiesto a Paolo Di Stefano di raccontarci qualcosa su questo suo nuovo libro…

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«Il libro è nato da una proposta dell’editore Solferino con esplicita richiesta che fosse un romanzo per ragazzi sul tema dell’immigrazione», ha detto Paolo Di Stefano a Letteratitudine. «Avevo già scritto un primo romanzo per ragazzi sullo stesso argomento, I pesci devono nuotare, uscito nel 2013 per Bompiani e poi rielaborato per Rizzoli qualche anno dopo. Come allora, anche in questo caso ho voluto “identificare” il mio protagonista attraverso un’associazione che si occupa di accoglienza. Ho incontrato Sekù grazie a Villa Amantea, un gruppo milanese che lavora con i minori stranieri non accompagnati. Sekù è un ragazzo maliano partito da Bamako a 16 anni, arrivato prima in Algeria, dove ha lavorato in un campo come contadino, poi in Libia, infine in Italia con un barcone. Mi ha raccontato la sua storia di ragazzo orfano di padre, perseguitato dallo zio (per via di qualche decina di mucche) e in fuga dal suo paese verso l’Europa.
È una storia di coraggio, di amicizia con il quasi coetaneo Usman, di spaesamento, una storia che si moltiplica nelle tante storie dei ragazzi meno fortunati che Sekù incontra nel suo cammino. È un romanzo di formazione dal nulla in cui intervengono due figure fondamentali: il senegalese Tagùt detto il filosofo-giraffa e Mamma Africa, una splendida donna che viene in soccorso di tanti ragazzi soli e sperduti. Quella di Sekù sarà un’odissea terribile ma a tratti anche allegra (per vincere la paura si ride parecchio), che approderà nella cucina di un ristorante milanese in cui si cucinano polpettine. Dunque, una storia vera che incrocia molte altre storie vere in cui si mescolano sentimenti diversi e a volte contraddittori e che pongono domande fondamentali sulla vita in generale, sui conflitti del presente, sul rapporto con gli altri, sulla solidarietà, sull’odio, sull’adolescenza e sulla costruzione del futuro.
Ho cercato, nel racconto in prima persona, di riprodurre sulla pagina la voce del protagonista, con le sue incertezze e la sua emotività, per dare l’idea di una lingua in formazione, elemento chiave di un’identità che cerca di ritrovare se stessa in luoghi non sempre accoglienti».

(Riproduzione riservata)

© Paolo Di Stefano

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Un estratto del libro è disponibile qui

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La scheda del libro
Sekù è giovane, ma ha molte vite: tante quante sono le sue avventure. La fuga dal suo paese, il Mali, perché lo zio dopo la morte del padre lo minaccia con pratiche vudù per impossessarsi delle trenta mucche di famiglia. La terribile traversata del deserto, l’incontro con Papis e con Usman, suoi compagni nel bene e nel male. Il lavoro da schiavo in un campo dell’Algeria. La paura di essere catturato dai trafficanti in Libia. Il pericolo del mare, la traversata su un barcone.
Ed è solo l’inizio: anche dopo essere arrivato in Europa, Sekù dovrà fare tanta strada, dalla Sicilia la fuga al Nord e il ritorno a Sud, il lavoro brutale a Foggia, un’altra fuga, l’odissea a Roma, poi a Napoli e a Procida, infine a Milano. Intanto lui e Usman per fortuna hanno incrociato la saggezza ribelle del filosofo- giraffa Tagùt.
A Milano, grazie a un colorato gruppo di volontari tra cui Mamma Abi, una splendida senegalese che partecipa ai destini di tanti ragazzi africani, Sekù troverà un lavoro, nella cucina di un ristorante di Porta Romana, e forse anche l’amore… Un racconto che ha la forza di un’epopea, un’esperienza umana che ha il valore di una parabola: quella di chi ogni giorno rischia tutto per conquistare il futuro.
La voce travolgente di Sekù ci chiama a condividere le vicissitudini di un’incredibile storia vera, che è anche un manifesto dell’ottimismo e della voglia di vivere, capace di abbattere ogni frontiera e di parlare a ogni cuore.

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LA BAMBINA CHE SOMIGLIAVA ALLE COSE SCOMPARSE di Sergio Claudio Perroni http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/03/13/la-bambina-che-somigliava-alle-cose-scomparse-di-sergio-claudio-perroni/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/03/13/la-bambina-che-somigliava-alle-cose-scomparse-di-sergio-claudio-perroni/#comments Wed, 13 Mar 2019 14:41:20 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8098 Per GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo libro di Sergio Claudio Perroni intitolato La bambina che somigliava alle cose scomparse(La nave di Teseo): una fiaba per grandi e per piccoli.

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Sabato 16 marzo Sergio Claudio Perroni presenterà La bambina che somigliava alle cose scomparse(La nave di Teseo) nell’ambito degli eventi di BookPride 2019:

- alle h. 10:30 in diretta Instagram (vedi locandina in coda)

- alle h. 12, in Sala Salinger, con Chiara Gatti

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Sergio Claudio Perroni traduce, scrive, cura libri. Ha pubblicato Non muore nessuno (2007), Raccapriccio. Mostri e scelleratezze della stampa italiana (2007), Leonilde. Storia eccezionale di una donna normale (2010), Nel ventre (2013), Renuntio vobis (2015), Il principio della carezza (2016), Entro a volte nel tuo sonno (2018).

Per i tipi de La nave di Teseo è a poco giunto in libreria il nuovo libro di Sergio Claudio Perroni: La bambina che somigliava alle cose scomparse. Si tratta di una fiaba non convenzionale che commuove e diverte adulti e bambini (arricchita dalle illustrazioni di Leila Marzocchi).

La protagonista di questa storia (che è dedicata “A chi ha ancora in sé il sorriso del neonato“) si chiama Pulce, ha sette anni ed è dotata di caratteristiche molto particolari…

Abbiamo incontrato l’autore per chiedergli di raccontarci qualcosa su questa sua nuova opera letteraria…

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«Quella di Pulce è la storia di una bambina alle prese con gli adulti; una favola che, come tutte le favole, si può leggere a vari livelli», ha detto Sergio Claudio Perroni a Letteratitudine: «ogni età ha modo di cogliervi una metafora e di ritrovarsi in un aspetto diverso. D’altronde, per riprendere una bella definizione di Carolina Pernigo, La bambina che somigliava alle cose scomparse è “una storia di formazione a doppio senso”; le vicende di Pulce, infatti, raccontano una duplice evoluzione: da un lato la sua nel corso della storia raccontata, e dall’altro, fuori campo, quella dei genitori, cui il timore di averla perduta fa scoprire l’aspetto positivo proprio di quelle sue caratteristiche che fin lì avevano ritenuto difetti.

È la storia di una bambina che per dissapori famigliari scappa di casa e, nel suo girovagare, si ritrova la strana capacità (strettamente collegata ai suddetti dissapori) di assomigliare a cose cruciali perdute dalle persone che incontra. La metamorfosi in sé è sempre un pretesto per raccontare un contesto – l’amore di due vecchietti, il rapporto difficile di una ragazza con il proprio aspetto, la vita problematica di un nonnino che si sente di peso in casa del figlio e della nuora… – ma nel caso della mia protagonista richiama anche il contesto in cui la maggior parte di noi affronta la vita intesa come rapporto tra la propria identità e il prossimo.

Quasi nessuno di noi, infatti, da adulto è davvero se stesso. Cerchiamo sempre di assomigliare a un io che non siamo, che pensiamo ci rappresenti meglio rispetto a come siamo davvero o a come sentiamo di essere davvero. È un processo di estraniazione che Pirandello avrebbe dovuto ambientare già nella culla, perché inizia sin dall’infanzia, quando i genitori inculcano nei figli l’insoddisfazione di sé invitandoli a seguire esempi circostanti. Ma Pulce è ancora una bambina soddisfatta di sé (ha imparato che “la fiducia in se stessi è un ingrediente fondamentale per averla anche nella vita”), e, stufa di essere sollecitata dalla mamma o dalla nonna ad assomigliare ad altro da ciò che è – ossia a prendere esempio dai fratellini, dai cuginetti o dalle compagne di scuola più disciplinate –, decide di assomigliare a chi vuole lei e per motivi che garbano a lei: sciogliere un dolore, raddrizzare un torto, rimediare in qualche modo a una perdita… E queste cose non le vive con lo spirito della benefattrice o della giustiziera, perché Pulce non è una super-eroina: è solo una bambina curiosa (“quegli occhi lunghi che volevano sempre andare più in là di ciò che vedevano”), e la curiosità, insieme all’infanzia, è uno dei super-poteri più trascinanti. Tant’è vero che Pulce non è consapevole delle metamorfosi con cui diventa ciò che occorre per rasserenare le figure che incontra: è come se dentro di sé desiderasse così intensamente “materializzare” l’oggetto del rimpianto del suo interlocutore, da prenderne la forma, quasi che all’improvviso incarnasse il proprio desiderio di essere d’aiuto a quel personaggio in difficoltà.

Di fatto, Pulce non rinuncia mai alla propria identità, anzi: il suo assomigliare di volta in volta a ciò di cui la vita ha privato quei personaggi è un’involontaria affermazione della sua libertà di essere Pulce senza doversi adeguare ai modelli che cercano di imporle i genitori. Tra l’altro, essendo ancora priva di sovrastrutture, sa bene che quei modelli non sono affatto positivi come sembrano ai “grandi” nella loro miopia (“i bambini sono un concentrato di occhi, mentre gli adulti ne hanno solo due che guardano quasi sempre nel posto sbagliato”). Ed è proprio questa consapevolezza a spingerla a ribellarsi, piccola anarchica che rifiuta l’idiozia conformista di un certo mondo adulto – ossia quello stesso arkè contro il quale si battono de sempre i bambini di ogni epoca. Vincendo solo nelle favole, purtroppo».

(Riproduzione riservata)

© Sergio Claudio Perroni

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La bambina che somigliava alle cose scomparse(La nave di Teseo)

L’icipit del libro e il primo disegno di Leila Marzocchi

Pulce


Pulce aveva sette anni, gli occhi color tatuaggio e un caratterino vivace. A scuola andava bene ma in casa era una peste, o almeno così dicevano i genitori, che la rimproveravano spesso per le sue monellerie. Ma Pulce non se la prendeva: ascoltava i rimproveri con aria contrita, annuiva paziente, scontava l’immancabile punizione… e ricominciava a fare di testa sua.
C’era però una cosa che non riusciva proprio a sopportare, ed era quando la mamma, il papà, o peggio ancora la nonna (che, diversamente dalle nonne delle favole, era come la mamma e il papà centrifugati), invece di lamentarsi per quello che faceva si lamentavano per quello che era. Anzi, che non era.
“Perché non sei come il fratellino, che è così buono?”, “Perché non somigli alla sorellina, che è così brava?”, “Perché non prendi esempio dai cuginetti, che sono tanto educati?”. Quando le dicevano così, per Pulce era come se si rinfacciassero a vicenda di avere ordinato una bambina sbagliata; e temeva che un giorno o l’altro decidessero di impacchettarla e rispedirla al mittente per farsi mandare quella giusta. Allora, preoccupatissima, andava a specchiarsi nell’anta dell’armadio grande e si chiedeva cos’avesse di sbagliato: se fosse colpa di quelle gambette che non riuscivano a stare mai ferme, o magari di quegli occhi lunghi che volevano sempre andare più in là di ciò che vedevano; e, soprattutto, si chiedeva perché mai dovesse imitare quel piscialletto del fratellino, o quella strega della sorellina, o quei due sgorbi dei cuginetti, che la nonna trovava tanto educati solo perché non vedeva le smorfie che le facevano dietro le spalle. Ma siccome era una bambina volenterosa, strizzava forte forte gli occhi e lì, davanti all’anta a specchio dell’armadio grande, cercava di diventare come la sorellina o come il fratellino (i cuginetti no, a diventare come loro non ci provava neppure).
Poi però le sembrava una pretesa troppo assurda farla smettere di essere Pulce per trasformarsi in quei marmocchi rumorosi e inconcludenti, in quella gentaglia che non sapeva neanche fare il giro del salotto saltando da un mobile all’altro o giocare a nascondino con la propria ombra. Allora chiudeva l’armadio e correva a fare apposta qualche monelleria, per riaffermare la propria immutata e incorreggibile natura di Pulce. E così, puntualmente, ricominciava la solita trafila di strilli, rimproveri e punizioni.
Finché un giorno, stufa di sentirsi dire che doveva essere come qualcun altro, Pulce decise di fare quello che sua madre minacciava sempre e non faceva mai. Decise cioè di “prendersi una vacanza”.

(Riproduzione riservata)

© 2019 La nave di Teseo editore, Milano
Disegni © 2019 Leila Marzocchi

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La scheda del libro

“Ma a che ti serviva la nuvola?”
Si chiama Pulce e risolve problemi. Per farlo, ricorre all’antico e desueto stratagemma di porre domande. Interroga chi incontra sul motivo di una paura inspiegabile, di una particolare malinconia, di una speranza tradita. Gira e rigira, le risposte sono altre domande: d’amore o d’amicizia, di protezione o di salvezza.
“Mi serviva a nascondermi,” le risponde il passero, terrorizzato dal falco che lo insegue. Detto, fatto: il volto di Pulce diventa la nuvola in cui rifugiarsi!
È scappata di casa, Pulce. Si è presa una vacanza dalle lamentele della mamma e del papà per quello che fa o non fa,perciò che è o non è. Ha sette anni,gli occhi color tatuaggio e un’energia visionaria che ricorda l’Alice di Carroll e il Piccolo Principe di Saint-Exupéry. In un battibaleno è capace di trasformarsi in chiunque e in qualunque cosa: un ruscello, un affetto perduto, una stella cadente, una madre scomparsa, un paio di occhioni blu… E così, facendo da ponte tra quello che c’era e quello che non c’è più, rimedia di volta in volta alla perdita di cui soffrono i personaggi in cui si imbatte. Per riuscirci, attinge all’esperienza che zampilla dalle sue “fonti”, un popolo buffo e saggio raccontato in parallelo dalle geniali note a piè di sogno.
La bambina che somigliava alle cose scomparse è la favola dei piccoli di ogni età e dei grandi ancora disponibili alla meraviglia. Sergio Claudio Perroni, con il suo stile terso e incantevole, sublima l’ironia di Dickens e la leggerezza di Calvino in una storia di magia e destino. Perché non è vero che l’essenziale è invisibile agli occhi. È il contrario, basta conoscere Pulce.

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DEVO SCEGLIERE CHI SOGNERÀ PER ME di Romana Petri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/12/23/devo-scegliere-chi-sognera-per-me-di-romana-petri/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/12/23/devo-scegliere-chi-sognera-per-me-di-romana-petri/#comments Sun, 23 Dec 2018 18:22:41 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8042 Per GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo libro di Romana PetriDevo scegliere chi sognerà per me” (Rrose Sélavy), illustrazioni di Fabio Delvò. Introduzione di Massimo De Nardo.

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Romana Petri è nata a Roma e vive attualmente tra questa città e Lisbona. Ha ottenuto numerosi premi come il Premio Mondello, il Rapallo Carige, il Grinzane Cavour e il Bottari Lattes. È stata due volte finalista al Premio Strega. Traduttrice, editrice e critico letterario collabora con ttl La Stampa, il Venerdì di Repubblica, Corriere della Sera e Il Messaggero. È tradotta in Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Spagna, Serbia, Olanda, Germania e Portogallo. Tra le sue opere: Ovunque io sia (BEAT 2012), Alle Case venie, I padri degli altri, La donna delle Azzorre, Dagoberto Babilonio, un destino, Esecuzioni, Tutta la vita, Figli dello stesso padre, Giorni di Spasimato amore, Le serenate del Ciclone, Il mio cane del Klondike.

Di recente è uscito un nuovo libro di Romana Petri, dedicato alla letteratura per ragazzi, intitolato “Devo scegliere chi sognerà per me” e pubblicato dall’ottimo editore Rrose Selavy (e ottimamente illustrato da Fabio Delvò).

Il volume contiene un’esaustiva introduzione di Massimo De Nardo.

(È possibile sfogliare le prime pagine del libro cliccando qui.)

Il libro è dedicato alla figura di uno scrittore mitico (Jack London) e a una sua celeberrima opera (Il richiamo della foresta). La domanda è: come doveva essere Jack London da bambino?

Abbiamo chiesto a Romana Petri di parlarcene…

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Immagine correlata«Se è vero che veniamo al mondo con un pacchetto già confezionato, che dal pollaio delle anime ci danno un numero e quando questo numero esce è il nostro turno», ha raccontato Romana Petri a Letteratitudine, «allora vuol dire che nulla di ciò che ci accade avviene casualmente. Era tutto già programmato. Il bello è che noi ne siamo all’oscuro, ma a mano a mano che il gomitolo si srotola, guardandoci indietro ci rendiamo conto che quasi tutto si è incastrato come in un puzzle. Mai avrei pensato di scrivere un libro per ragazzi. Ma il primo libro che mi è stato letto da mio padre quando ero bambina era Il richiamo della foresta, e con il suo autore ho intrattenuto poi un rapporto che è  durato la vita intera. Avevo appena pubblicato Il mio cane del Klondike quando mi è stata fatta la proposta da Massimo De Nardo, l’editore di Rrose Sélavy. Un libro che parlasse si uno scrittore, mi disse De Nardo, ma di quando era bambino. E quel Klondike mi risuonava già molto nella testa e così proposi Jack London.

Poi, una volta concluso il racconto, mi sono resa conto che non poteva nemmeno finire lì, che prima o poi di London avrei dovuto parlare ancora. Vedremo. Però l’esperienza è stata molto bella. In fondo, non è vero che per rivolgersi ai ragazzi si debba stravolgere la propria lingua. Ho usato giusto una tessitura diversa, come si dice per il canto. Scrivere e cantare non è poi molto diverso. Mio padre (il cantante Mario Petri) me lo diceva sempre che è comunque e sempre sonorità. Sarei felice che i ragazzi riscoprissero questo straordinario autore che ha affrontato i temi più diversi nella sua letteratura. E così, potrebbero fare come me, continuare a leggerlo, perché London ha parlato del ritorno alla terra, di futuro e di passato, di metempsicosi, di filosofia, di pugilato e di lotta per la vita. Da London c’è da imparare molto, prima di tutto l’amore per la verità e per una scrittura che, amandola, non potrà mai ingannare. Diceva di non amare la letteratura profumata, bensì quella che odorava di vita. Non so se mi capiterà ancora di scrivere per ragazzi. Certo è che quando ho visto il libro pronto, mi sono resa conto che le illustrazioni di Fabio Delvò erano esattamente quelle che avevo in mente. Non ci sono coincidenze, ogni tassello è legato a un altro. Anche tra me e Delvò, che non ci siamo mai nemmeno incontrati, ci deve essere  stato un filo conduttore. Altrimenti non saprei proprio spiegare come ha fatto a disegnare Jack London da bambino facendolo identico a mio figlio…»

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La scheda del libro

«Devo scegliere chi sognerà per me». Lo dice Buck, un cane che il piccolo Jack, un ragazzo ribelle e affettuoso, sensibile e determinato, sogna quasi tutte le notti. Si incontrano nei sogni, ma poi, come accade nei desideri e nelle belle storie, il fantastico si trasforma in realtà. Jack diventerà il famoso scrittore Jack London: sarà il fedele amico Buck a suggerirgli romanzi indimenticabili e personaggi straordinari. Introduzione di Massimo De Nardo.

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FELICE ALL’INFINITO di Elena Mearini http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/29/felice-allinfinito-di-elena-mearini/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/29/felice-allinfinito-di-elena-mearini/#comments Thu, 29 Nov 2018 18:37:01 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8027 Per GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo libro di Elena MeariniFelice all’infinito” (Giulio Perrone editore), illustrazioni di E. Racca


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Elena Mearini si occupa di narrativa e poesia, conduce laboratori di scrittura in comunità e centri di riabilitazione psichiatrica.

Nel 2009 esce il suo primo romanzo Trecentosessanta gradi di rabbia.
Altri libri pubblicati: Undicesimo comandamento. Uccidi chi non ti ama (perdisapop 2013), A testa in giù (Morellini editore 2015), Bianca da morire (Cairo editore 2016), È stato breve il nostro lungo viaggio (Cairo editore 2017).

Il protagonista di questo romanzo per ragazzi di Elena Meraini è il giovanissimo Felice, che – per la verità – avrebbe motivi per essere infelice, dato che subisce atti di bullismo. Vive tra la passione per le stelle e l’affetto di nonna Lea… ma sarà la buona cucina a fare la differenza.

Abbiamo chiesto all’autrice di raccontarci qualcosa su questo nuovo libro e sul suo protagonista…

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«”Felice all’infinito” è un’avventura attraverso l’amore perduto e quello riconquistato», ha detto Elena Mearini a Letteratitudine. «Un viaggio in cui il giovanissimo protagonista supera la violenza e il rifiuto salendo a bordo di quella meravigliosa navicella che si chiama Passione.
Felice, dodicenne, è un ragazzino fragile nel corpo e nell’anima, capace di percepire le forme più sottili e lontane del creato come le stelle, alle quali si rivolge per raccontarsi e raccontare. In loro riconosce ciò che manca all’uomo, ossia la capacità di non sottrarsi luce a vicenda ma di cooperare per generarla.
Felice è attratto da questo cielo che produce amore e si sente invece estraneo a una terra che l’amore pare voglia demolirlo e calpestarlo.
A scuola i compagni lo chiamano l’Alieno per via del suo corpo esile e del suo sguardo rapito da un altrove di magia e sogno. Diventa vittima di scherzi neri, cattivi, diventa il cestino in cui i compagni buttano tutta la loro rabbia, il loro vuoto, il loro smarrimento di creature senza orizzonte.
In verità, i cosiddetti “ bulli” della classe invidiano quel cielo che abita gli occhi di Felice, un cielo che ha infinte scorte di orizzonte.
Costretto all’isolamento, messo da parte, spinto all’angolo, Felice trova qualcosa di diverso e più efficace della resa.
Non si sottrae alla vita ma comincia invece a scoprirla davvero per la prima volta attraverso la cucina e il cibo.
S’inventa cuoco rivisitando le ricette di nonna Lea, donna che dell’amore ha fatto l’impasto base del suo essere e stare al mondo.
Felice si appassiona all’arte culinaria, nei piatti ci mette le sue stelle, il suo cielo, il suo infinito che abbraccia tutti e non esclude nessuno. Ha talento, una dote straordinaria nell’assemblare ingredienti e sapori, sa creare piatti capaci di ridisegnare orizzonti negli occhi della gente.
Lui cucina cose che rendono tutti più felici, più buoni, più infiniti.
Questo suo talento verrà riconosciuto dalla mamma, dalla nonna, dagli insegnanti prima e dai compagni poi.
I bulli dovranno ricredersi, ammettere il potere speciale di Felice, l’alieno in grado di rendere più umani gli umani.
Ma lui non è né un alieno né un eroe. Felice è soltanto un ragazzino con il coraggio di innamorarsi e dedicarsi a ciò che ama.
La passione per la cucina diventa per lui riscatto e salvezza, gli permette di vedere il bello in sé, di farlo crescere fuori e attorno. Vuole contagiare gli altri con l’amore che sente essergli nato dentro e avvia l’epidemia più lecita e saggia.
Scrivere la storia di Felice mi ha permesso di recuperare immagini e parole bambine, quelle annidate nell’angolo dell’innocenza, pronte ancora a credere nel sogno affidandosi alla realtà.
Perché la realtà può anche essere una fata buona imprigionata dalla strega cattiva, una fata in attesa di essere liberata da occhi capaci di vederla e riconoscerla. Occhi uguali a quelli di Felice e di tutti coloro che sanno innamorarsi davvero di almeno una delle tante cose presenti al mondo.
Il cibo, con cui Felice sogna, gioca e dialoga, diventa il sostituto dell’Altro che manca, l’Altro che giudica, l’Altro che non comprende. Il cibo diventa l’amico unico e impareggiabile, presente sempre e comunque, quello che ti resta accanto quando altrove è più facile.
La passione è un valore da trasmettere ai nostri ragazzi, è l’abbraccio che salva da ogni inciampo e caduta, la stretta che ti rimette in piedi e ti permette di individuare ancora la linea d’orizzonte, anche quando sembra che tutto e tutti contribuiscano a cancellarti il cielo dagli occhi».

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La scheda del libro

Felice è un ragazzino diverso dagli altri, più leggero del normale, sia nel corpo che nella testa. Magrissimo e con un modo di pensare assai bizzarro, diventa facile bersaglio per i bulli della scuola che lo chiamano l’Alieno, togliendogli il diritto di essere un normale ragazzino che, come tutti, gioca, sogna, sbaglia e si corregge, cade e si rialza. Innamorato del cielo e delle stelle, affascinato dai disegni che gli astri creano nello spazio, Felice parla e si confida con la stella polare, come se fosse una seconda madre capace di comprenderlo nel profondo, al di là di ogni giudizio e pregiudizio. La sua è una quotidianità un poco magica e molto solitaria, condivisa in parte dalla madre, donna fragile nell’anima e nei nervi, e dalla nonna Lea, vivace anziana appassionata di cucina, colei che cura ogni tipo di male con il buono di torte e merende varie. La passione culinaria della nonna riuscirà a contagiare Felice, facendo nascere in lui un incondizionato amore per i fornelli. In poco tempo, la gente attorno scoprirà quale incredibile talento da cuoco si nasconda nel suo cuore e nelle sue mani. Felice comincia allora ad impegnarsi per quella che considera una vera missione da supereroe: cucinare piatti speciali, capaci di rendere gli umani più buoni, meno cattivi nei confronti dei diversi, meno ostili agli Alieni. La sua impresa verrà accolta e dopo riconosciuta, il suo talento premiato con un invito inatteso. Età di lettura: da 9 anni.

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PREMIO STREGA RAGAZZE E RAGAZZI quarta edizione: le cinquine finaliste http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/07/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-quarta-edizione-le-cinquine-finaliste/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/07/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-quarta-edizione-le-cinquine-finaliste/#comments Wed, 07 Nov 2018 15:03:27 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8008 Nel nuovo appuntamento di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, segnaliamo le cinquine finaliste della quarta edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi: categorie + 6 e + 11

Premio Strega Ragazze e Ragazzi - Home

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Sono state selezionate le due cinquine finaliste alla quarta edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi, promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da Strega Alberti Benevento – organizzatori del Premio Strega – con il Centro per il libro e la lettura (Cepell), istituto autonomo del MiBAC nato nel 2007 con il compito di divulgare in Italia la cultura del libro e della lettura, e con BolognaFiere-Bologna Children’s Book Fair, il maggior evento fieristico di settore a livello internazionale.

Il Comitato scientifico, presieduto da Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Bellonci, e composto da Flavia Cristiano (Centro per il libro e la lettura), Fabio Geda (scrittore), Nicoletta Gramantieri (Biblioteca Salaborsa Ragazzi, Bologna), Laura Giaretta (Scuola elementare Marco Polo, Rosà), Martino Negri (Università degli Studi di Milano-Bicocca), Elena Pasoli (Bologna Children’s Book Fair) e Paola Saoncella(Libreria Biblion, Granarolo), ha scelto i dieci libri che si contenderanno il premio tra i 66 titoli proposti quest’anno dagli editori, dopo una prima selezione di 12 titoli per ciascuna delle due categorie di concorso, una destinata a lettrici e lettori dai 6 ai 10 anni (+6) e una a lettrici e lettori dagli 11 ai 15 anni (+11).

L’annuncio è stato dato oggi nella libreria Ibs+Libraccio di Roma. Sono intervenuti Fabio Geda, scrittore e membro del Comitato scientifico, Romano Montroni, presidente del Centro per il libro e la lettura, Elena Pasoli, Exhibition Manager Bologna Children’s Book Fair e Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci.

I libri finalisti e le motivazioni del Comitato scientifico:

Categoria +6

  1. Michelle Cuevas, Il fantastico viaggio di Stella, De Agostini – Tradotto da T. Spagnoli
    “Un’avventura fantastica e surreale. Stella dopo la morte del padre si trova ad addomesticare un buco nero che inghiotte ogni cosa, buona o cattiva, e intraprende un viaggio interiore nel segno dell’amore, verso l’elaborazione del lutto. Un racconto caratterizzato da estrosità narrativa ed efficacia simbolica.”

  1. Luca Doninelli, Tre casi per l’investigatore Wickson Alieni, Bompiani – Illustrato da N. Donaldson
    “Un insieme di racconti che ruota intorno alla figura di Wickson Alieni, investigatore così ordinario da risultare invisibile agli occhi dei malviventi di cui sventa le improbabili malefatte in una Londra tanto inglese quanto surreale. Una scrittura scoppiettante, nel segno della leggerezza e della musicalità, che si presta alla lettura ad alta voce.”

  1. Anne Fleming, Una capra sul tetto, Mondadori Ragazzi – Tradotto da A. Ragusa. Illustrato da J. Portillo
    “L’autrice accompagna il lettore in una moderna fiaba metropolitana, ambientata in un palazzo newyorkese e animata da una galleria di personaggi umanamente imperfetti con cui identificarsi e per cui trepidare. Un racconto divertente, lieve e poetico, che intreccia mistero e speranza, ed è sostenuto da una scrittura brillante e da un ritmo cinematografico.”

  1. Michael Morpurgo, Lo sbarco di Tips, Piemme – Tradotto da M. Rullo. Illustrato da M. Foreman
    “Un episodio poco noto dello sbarco in Normandia viene raccontato con lo sguardo di una ragazzina. Molti anni dopo, attraverso le pagine del suo diario, il nipote scoprirà la storia di un amore capace di superare il tempo e lo spazio. Accuratezza documentaria e sensibilità narrativa trovano, nella scrittura di Morpurgo, una sintesi felice.”

  1. Ingunn Thon, Olla scappa di casa, Feltrinelli – Tradotto da A. Tonzig
    “La storia di Olla alla ricerca delle proprie origini – un padre assente e misterioso – si compie nella faticosa costruzione di una nuova famiglia. Una cassetta delle lettere sperduta nel bosco e una donna solitaria ed eccentrica sono le felici invenzioni che consentono all’autrice di intrecciare abilmente realismo e dimensione fiabesca.”

Categoria +11

  1. Pierdomenico Baccalario, Le volpi del deserto, Mondadori Ragazzi
    “Un tesoro nascosto e un mistero custodito gelosamente da un piccolo paese di mare sono gli ingredienti di una narrazione che intreccia Storia e storie. I segreti del passato sono il motore narrativo di un’avventura caleidoscopica che coinvolge un gruppo di ragazzi e tiene il lettore con il fiato sospeso.”

  1. Annet Huizing, Come ho scritto un libro per caso, La Nuova Frontiera Junior – Tradotto da A. Becchi
    “Katinka ha tredici anni e il suo desiderio più grande è imparare a scrivere un libro. L’incontro con un’autrice, sua vicina di casa, dà il via a un percorso di apprendistato che assume i contorni di un intimo viaggio di formazione. Un romanzo d’esordio riuscito e ricco di preziosi consigli sull’arte del racconto.”

  1. Maria Parr, Lena, Trille e il mare, Beisler – Tradotto da L. Barni
    “Un ritmo incalzante e una scrittura misurata, essenziale e poetica, sostengono questo romanzo ambientato sulle coste norvegesi, dove Lena e i suoi amici vivono i loro giorni tra scorribande, incontri e amori. Il racconto restituisce la complessità dei rapporti, anche nella loro dimensione intergenerazionale, muovendo ora al sorriso, ora alla commozione, ora al pensiero.”

  1. Katherine Rundell, Capriole sotto il temporale, Rizzoli – Tradotto da M. Pace
    “Le capriole del titolo non sono solo quelle di Will, protagonista esplosiva, ma anche della vicenda narrata, ricca di colpi di scena, e di una lingua vivace e inventiva che dona consistenza alle infinite tonalità delle emozioni. Le campagne dello Zimbabwe e il rigore della vecchia Inghilterra fanno da sfondo a una storia che celebra la vita e la capacità di non arrendersi.”

  1. Guido Sgardoli, The Stone. La settima pietra, Piemme
    “The Stone è una corrente impetuosa. Grazie a una lingua tesa e precisa trascina il lettore nel mistero e lo imprigiona in una rete di avventure e relazioni. L’importanza di non indietreggiare di fronte alla verità, di guardare in faccia il meraviglioso e di venire a patti con le proprie paure è al centro di una storia dalle atmosfere gotico-irlandesi.”

Istituito nel 2016, grazie alla collaborazione con la ditta Strega Alberti Benevento Spa, co-fondatrice del Premio Strega, e giunto alla quarta edizione, il Premio Strega Ragazze e Ragazzi viene assegnato a libri di narrativa per bambini e ragazzi pubblicati in Italia, anche in traduzione, tra il 1° luglio dell’anno precedente e il 30 giugno dell’anno in corso.

Spetta ora ai giovanissimi giurati leggere i libri finalisti selezionati dal Comitato scientifico ed esprimere le proprie predilezioni. Nato con lo scopo di andare alle radici della passione per la lettura promuovendone l’alto valore formativo e culturale, il Premio Strega Ragazze e Ragazzi coinvolge nell’assegnazione del riconoscimento circa mille studenti fra i 6 e i 15 anni di età, provenienti da 105 scuole e biblioteche in Italia e all’estero, invitandoli a rivelarci con il loro voto quali sono le storie, i personaggi, gli autori più amati.

Gli autori in gara saranno presenti a Più libri più liberi, la Fiera della piccola e media editoria, il 6 e il 7 dicembre, a Roma nella Nuvola.

Il premio sarà assegnato nell’ambito della Bologna Children’s Book Fair (1-4 aprile 2019).

BPER Banca assegnerà anche quest’anno una targa e un premio in denaro del valore di 1000 Euro, destinato all’acquisto di attrezzature scolastiche, a una delle scuole che compongono la giuria della categoria +6 per le originali attività di promozione della lettura svolte in classe a partire dai libri finalisti, e un premio del valore di 500 Euro a un componente della giuria +11 per la migliore recensione a un libro finalista nella propria categoria di concorso.

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© Letteratitudine

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PREMIO STREGA RAGAZZE E RAGAZZI quarta edizione: i libri selezionati http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/10/30/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-quarta-edizione-i-libri-selezionati/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/10/30/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-quarta-edizione-i-libri-selezionati/#comments Tue, 30 Oct 2018 15:40:34 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7985 Nel nuovo appuntamento di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, segnaliamo i libri selezionati per la quarta edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi: categorie + 6 e + 11

Premio Strega Ragazze e Ragazzi - Home

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Premio Strega Ragazze e Ragazzi, quarta edizione. Prima selezione

Istituito nel 2016 e giunto alla quarta edizione, il Premio Strega Ragazze e Ragazzi viene assegnato a libri di narrativa per bambini e ragazzi pubblicati in Italia, anche in traduzione, tra il 1° luglio dell’anno precedente e il 30 giugno dell’anno in corso. Il riconoscimento è promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da Strega Alberti Benevento – organizzatori del Premio Strega – con il Centro per il libro e la lettura (Cepell), istituto autonomo del MiBAC nato nel 2007 con il compito di divulgare in Italia la cultura del libro e della lettura, con BolognaFiere-Bologna Children’s Book Fair, il maggior evento fieristico di settore a livello internazionale.

Quali migliori giudici di libri per ragazzi, se non i ragazzi stessi? Nato con lo scopo di andare alle radici della passione per la lettura promuovendone l’alto valore formativo e culturale, il Premio Strega Ragazze e Ragazzi coinvolge nell’assegnazione del riconoscimento circa mille studenti fra i 6 e i 15 anni di età, provenienti da 100 scuole e biblioteche in Italia e all’estero, invitandoli a rivelarci con il loro voto quali sono le storie, i personaggi, gli autori più amati. Due le categorie di concorso: una destinata a lettrici e lettori dai 6 ai 10 anni (+6) e una per le lettrici e i lettori dagli 11 ai 15 anni (+11). I giovanissimi giurati riceveranno in lettura le due cinquine finaliste selezionate dal Comitato scientifico del premio tra i 69 titoli proposti quest’anno dagli editori, dopo una prima selezione di 12 titoli per ciascuna categoria.

Il Comitato scientifico, coordinato dal presidente della Fondazione Bellonci Giovanni Solimine, è composto da Flavia Cristiano (Centro per il libro e la lettura), Fabio Geda (scrittore), Nicoletta Gramantieri (Biblioteca Salaborsa Ragazzi, Bologna), Laura Giaretta (Scuola elementare Marco Polo, Rosà), Martino Negri (Università degli Studi di Milano-Bicocca), Elena Pasoli (Bologna Children’s Book Fair) e Paola Saoncella (Libreria Biblion, Granarolo).

Accedono alla seconda selezione i seguenti titoli:

Categoria +6

  1. Michelle Cuevas, Il fantastico viaggio di Stella, De Agostini – Tradotto  da Tania Spagnoli
  2. Zita Dazzi, La valigia di Adou, Il Castoro
  3. Luca Doninelli, Tre casi per l’investigatore Wickson Alieni, Bompiani – Illustrato da Nicole Donaldson
  4. Anne Fleming, Una capra sul tetto, Mondadori Ragazzi – Tradotto da Angela Ragusa. Illustrato da Josie Portillo
  5. William Joyce, Ollie e i giocattoli dimenticati, Rizzoli – Tradotto da Giuditta Capella, Illustrato da William Joyce
  6. Anna Lavatelli, Il violino di Auschwitz, Interlinea – Illustrato da Cinzia Ghigliano
  7. Michael Morpurgo, Lo sbarco di Tips, Piemme – Tradotto da Marina Rullo. Illustrato da Michael Foreman
  8. Griffin Ondaatje, I fratelli Zanzara, Giunti Editore –  Tradotto da Marina Marcello del Majno
  9. Roberto Piumini, Malagna e il gatto voglioso. Cinque storie per le prime letture, Gallucci –  Illustrato da Paolo Cossi
  10. Piret Raud, Micromamma, Sinnos – Tradotto da Daniele Monticelli. Illustrato da Francesca Carabelli
  11. Ingunn Thon, Olla scappa di casa, Feltrinelli –  Tradotto da Alice Tonzig
  12. Alki Zei, Il nonno bugiardo, Camelozampa – Tradotto da Tiziana Cavasino. Illustrato da Andrea Antinori

immagine per Selezionati categoria +6

Categoria +11

  1. Pierdomenico Baccalario, Le volpi del deserto, Mondadori Ragazzi
  2. Janna Carioli e Otto Gabos, La stella rossa di Ivan, LibriVolanti – Illustrato da Otto Gabos
  3. Afonso Cruz, I libri che divorarono mio padre. La strana e magica storia di Vivaldo Bonfim, Officina Libraria – Tradotto da Nunzia De Palma
  4. Francesco D’Adamo, Oh, Harriet!, Giunti Editore
  5. Françoise Dargent, La scelta di Rudi, EDT-Giralangolo – Tradotto da Claudine Turla
  6. Giuseppe Festa, Cento passi per volare, Salani
  7. Annet Huizing, Come ho scritto un libro per caso, La Nuova Frontiera Junior – Tradotto da Anna Becchi
  8. Gill Lewis, Una storia come il vento, Gallucci – Tradotto da Susanna Basso. Illustrato da Jo Weaver
  9. Alberto Melis, Ali nere, Notes Edizioni
  10. Maria Parr, Lena, Trille e il mare, Beisler – Tradotto da Lucia Barni
  11. Katherine Rundell, Capriole sotto il temporale, Rizzoli – Tradotto da Mara Pace
  12. Guido Sgardoli, The Stone. La settima pietra, Piemme

immagine per Selezionati Categoria +11

Il 5 novembre il Comitato si riunirà di nuovo per scegliere i cinque libri finalisti nelle due categorie. Gli autori in gara saranno presenti a Più libri più liberi, la Fiera della piccola e media editoria, il 6 e il 7 dicembre, a Roma nella Nuvola.

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UN AMORE TRA LE STELLE di Catena Fiorello http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/12/28/un-amore-tra-le-stelle-di-catena-fiorello/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/12/28/un-amore-tra-le-stelle-di-catena-fiorello/#comments Thu, 28 Dec 2017 17:48:13 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7692 Nel nuovo appuntamento di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo libro di Catena FiorelloUn amore tra le stelle” (Baldini & Castoldi – illustrazioni di Maria Cristina Costa)

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Il nuovo libro di Catena FiorelloUn amore tra le stelle” (Baldini & Castoldi – illustrazioni di Maria Cristina Costa), dedicato al pubblico dei giovani lettori, ha come protagonista Babbo Natale e la Befana

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Ho scritto questa fiaba per adulti e bambini per rendere omaggio a due personaggi che amiamo molto: Babbo Natale e Befana“, ha dichiarato Catena Fiorello con riferimento al suo nuovo libro intitolato “Un amore tra le stelle” (Baldini & Castoldi).
Un libro destinato ai lettori più giovani, ma non solo… dove troviamo, come protagonisti, questi due personaggi che vivono radicati nel nostro immaginario privato e collettivo. Due personaggi che sorvolano i cieli proprio in queste giornate di festa: uno su una slitta trainata da renne, l’altra a cavallo di una scopa.
Di loro però sappiamo poco”, ha evidenziato la Fiorello. “Che cosa fanno oltre il periodo delle feste natalizie? Che infanzia hanno avuto? E, sopratutto, che reazioni può innescare un loro incontro? Mi piaceva immaginare il loro strano mondo e consegnarvelo tra le righe scritte. Ecco perché a fine novembre questo libro è arrivato negli scaffali delle librerie, sperando che poi passasse sotto l’albero di alcuni di voi. Per donarvi serenità e allegria, compresi gli altri componenti delle vostre famiglie. Ed è giusto ricordare che… “Se da soli possiamo fare tanto, in due è tutta un’altra storia“.
Il libro è corredato dalle belle illustrazioni di Maria Cristina Costa.

In coda al post, l’incipit del libro…

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La scheda del libro
Chi sono il re e la regina della feste? Babbo Natale e la Befana, ma certo! Lui sulla sua slitta trainata da renne, lei con il sacco a cavallo della sua scopa distribuiscono regali a grandi e piccini. Un rapporto idilliaco? Una collaborazione fortunata? Non proprio. Anzi, l’avreste mai detto che tra i due non corre buon sangue? Pensateci bene: li avete mai visti insieme? E quando la sera dell’antivigilia, nel pieno dello stress prenatalizio di una grande città il nostro Babbo un po’ misantropo e pieno di acciacchi si scontra con la Signora della Notte, avvolta nel suo classico scialle, succede il patatrac. I due saranno costretti a parlarsi, a raccontarsi, e anche a passare un po’ di tempo sotto lo stesso tetto… Sarebbe davvero un peccato sprecare energie a litigare, quando il mondo là fuori aspetta solo gioia e serenità. Non sarebbe più opportuno seppellire l’ascia di guerra e collaborare? Da soli si sta bene ma in due è tutta un’altra storia!

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Catena Fiorello (Catania, 1966) ha pubblicato per Baldini&Castoldi “Nati senza camicia” nel 2003 e “Picciridda” nel 2006 (ripubblicato nel 2017 da Giunti in una nuova edizione), per Rizzoli “Casca il mondo, casca la terra” nel 2011, “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” nel 2013 e “Un padre è un padre” nel 2014, per Giunti “L’amore a due passi” nel 2016.

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IL CACCIATORE DI SOGNI di Sara Rattaro http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/12/18/il-cacciatore-di-sogni-di-sara-rattaro/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/12/18/il-cacciatore-di-sogni-di-sara-rattaro/#comments Mon, 18 Dec 2017 16:12:01 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7679 Nel nuovo appuntamento di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo libro di Sara Rattaro intitolato “Il cacciatore di sogni. La storia dello scienziato che salvò il mondo” (Mondadori).

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di Massimo Maugeri

Sara Rattaro è autrice di libri di grande successo. Si laurea in biologia nel 1999 e successivamente in scienze della comunicazione nel 2009. Il suo primo romanzo intitolato “Sulla sedia sbagliata” viene pubblicato nel 2010 da Morellini. Nel 2012 esce “Un uso qualunque di te” (Giunti). Con “Non volare via” vince il Premio città di Rieti 2014. “Niente è come te” (Garzanti, 2014) si aggiudica il Premio Bancarella 2015. Nel 2016 “Splendi più che puoi” – romanzo sulla violenza di genere basato su una storia vera – vince il Premio Rapallo Carige per la donna scrittrice (nell’estate 2017 “Splendi più che puoi” riceve anche il premio Fenice Europa nella sezione “Claudia Malizia”). Nel Marzo 2017 pubblica con l’editore Sperling e Kupfer “L’amore addosso” e con Mondadori – a ottobre – esce il suo primo romanzo per ragazzi “Il cacciatore di sogni“, la storia di Albert Bruce Sabin vista con gli occhi di un adolescente.
Per la sezione “Giovanissima Letteratura” di Letteratitudine ci occupiamo di “Il cacciatore di sogni“, dialogando con l’autrice…

Il cacciatore di sogni- Cara Sara, cosa ti ha spinto a scrivere un libro rivolto soprattutto ai giovanissimi lettori?
È stata la storia strepitosa da raccontare a convincermi. Albert Sabin, il grande scienziato che ha salvato il mondo, è sempre stato il mio mito umano fin da bambina. Era la storia di cui ero più orgogliosa.

- Quali sono, a tuo avviso, le principali differenze tra scrivere un libro per adulti e scrivere un libro per ragazzi?
Non ho trovato grandi differenze o difficoltà, forse perché nei miei libri avevo comunque già dato voce a protagonisti più giovani (“Non volare via” e “Niente è come te”). Sicuramente, rispetto ai libri per i più grandi la differenza sta nell’intreccio che si presenta più lineare e semplice.

- L’anno di ambientazione del libro è il 1984. C’è anche un giorno di riferimento: il 4 luglio. Perché hai scelto proprio questi riferimenti temporali?
Perché quel giorno arrivò in Italia Diego Armando Maradona che paralizzò l’aeroporto di Fiumicino. Pare che sullo stesso volo ci fosse anche Albert Sabin che però nessuno notò. Il mio romanzo inizia su quell’aereo, dove Luca, un ragazzino con una mano rotta e il sogno di fare il pianista, si siede vicino ad un uomo anziano che gli racconta la storia più bella del mondo, la vita di Sabin.

- Parlaci di Luca, il protagonista della storia. Come descriveresti questo ragazzino ai nostri amici lettori?
È un ragazzino serio, di quelli che non amano essere presi in giro dai fratelli maggiori e vorrebbero essere presi sul serio quando parlano del loro futuro. È acuto, critico nei confronti del mondo ed estremo quando si parla di sogni da realizzare.

- Il titolo del libro è molto evocativo. Perché “cacciatore di sogni”?
Perché il libro che ispirò Albert Sabin fu “Il cacciatore di microbi”, una raccolta delle biografie dei grandi uomini di scienza di quell’epoca che lo ispirò a trovare la sua strada. Sabin era destinato a fare il dentista ma per fortuna di tutti noi, ha cambiato idea.

Sara Rattaro- A questo punto, cara Sara, ti chiederei di spendere qualche parola sulla figura di Albert Bruce Sabin (i nostri amici lettori sono invitati ad approfondire la sua conoscenza attraverso la lettura di questo tuo libro)…
Albert Sabin è stato un grande uomo e un grande scienziato. Nato nel 1906 in quella che oggi chiamiamo Polonia, era cieco da un occhio e di religione ebraica. Fuggì dalla sua terra per sfuggire alle persecuzioni raziali e quando scoprì il vaccino per curare la malattia più terribile di quegli anni disse: “Il nazismo sterminò parte della mia famiglia, io per vendetta salverò la vita ai bambini di tutto il mondo! Regalate il mio vaccino!”.
Non ha mai brevettato il vaccino, rinunciando a diventare molto ricco, per salvare la vita a tutti noi.

Grazie, Sara. Auguro molta fortuna a te e a questo tuo nuovo libro.

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Il cacciatore di sogniLa scheda del  libro

Luca che da grande sogna di diventare pianista, ha un mano rotta, un fratello maggiore fastidioso, una mamma rompiscatole e un aereo da prendere per tornare da Barcellona in Italia. E’ il 4 luglio 1984 e, su quell’aereo, la sua vita cambia per sempre. Luca incontra un eroe… No, non si tratta di Maradona, che in aereoporto ha attirato l’attenzione di tutti (e in particolare di suo fratello Filippo), ma di un misterioso signore che somiglia un pò a Babbo Nataleeoccupa il sedile accanto al suo. All’improvviso l’uomo gli chiede: “Posso raccontarti una storia?”. Comincia così un’avventura straordinaria, fatta di parole e ricordi, con una sorpresa davvero inaspettata..l’avventura di un cacciatore di sogni, lo scienziato Albert Bruce Sabin.

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Risultati immagini per Sara Rattaro letteratitudineSara Rattaro nasce e cresce a Genova, dove si laurea con lode in biologia e scienze della comunicazione.
Nel 2009 completa il suo primo romanzo Sulla sedia sbagliata che viene letto e scelto dall’editore Mauro Morellini. Il romanzo ottiene un buon successo di pubblico e critica. Nel 2011 scrive il suo secondo romanzo Un uso qualunque di te, che ben presto scala le classifiche e diventa un fenomeno del passaparola, pubblicato dalla casa editrice Giunti nel 2012.
Non volare via è il suo primo romanzo pubblicato con Garzanti. La scrittura di Sara e la sua voce unica hanno già conquistato i più importanti editori di tutta Europa, che hanno deciso di scommettere su di lei e di pubblicarla.
Del 2014 il romanzo Niente è come te, sempre edito da Garzanti, vince il premio Bancarella 2015; nel 2016 esce Splendi più che puoi, sempre per Garzanti. Nel 2017 pubblica con l’editore  L’amore addosso (Sperling e Kupfer) e Il cacciatore di sogni (Mondadori).

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PREMIO STREGA RAGAZZE E RAGAZZI 2018: le cinquine finaliste http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/10/31/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-2018-le-cinquine-finaliste/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/10/31/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-2018-le-cinquine-finaliste/#comments Tue, 31 Oct 2017 17:30:31 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7655 Nel nuovo appuntamento di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, segnaliamo le cinquine finaliste del Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2018: categorie + 6 e + 11

Premio Strega Ragazze e Ragazzi - Home

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Sono state selezionate le due cinquine finaliste alla terza edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi, promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, Strega Alberti Benevento SpA, Bologna Fiere-Bologna Children’s Book Fair, Centro per il libro e la lettura e BPER Banca.

Il Comitato scientifico – presieduto da Giovanni Solimine (Fondazione Bellonci) e composto da Emma Beseghi (Università di Bologna), Pino Boero (Università di Genova), Ermanno Detti (“Il pepe verde”), Arianna Di Pietro (libreria Il mosaico, Imola), Marta Marchi (Scuola Primaria Arcobaleno, Padova), Riccardo Pontegobbi (“Liber”) e Fiammetta Terlizzi (Biblioteca Angelica, Roma) – ha scelto i dieci libri che si contenderanno il premio fra gli 80 titoli candidati: 40 nella categoria di concorso +6, rivolta alla fascia di lettori dai 6 ai 10 anni, e 40 nella categoria +11, rivolta alla fascia dagli 11 ai 15 anni.

“Le proposte degli editori sono state anche quest’anno particolarmente ricche dal punto di vista qualitativo – dichiara Giovanni Solimine – circostanza che ha felicemente complicato il lavoro del comitato scientifico. Della scelta conclusiva mi fa piacere rilevare due cose: la presenza di storie dove l’umorismo, l’avventura e la poesia vivono accanto a temi di grande rilievo dell’attualità, e la presenza di libri pubblicati da piccoli ma agguerriti editori specializzati accanto a varie sigle dei maggiori gruppi editoriali”.

I libri finalisti e le motivazioni del comitato scientifico:

Categoria +6

- La bambina selvaggia di Rumer Godden, tradotto da Marta Barone (Bompiani)
“Kittzy lotta per conservare la sua identità in un mondo che la vorrebbe omologare. È la storia di una bambina zingara che ci parla di bulli, anzi di bulle, di libertà, di accettazione. Conosciuta soltanto ora dai lettori italiani, è in Inghilterra un classico della narrativa per ragazzi”.

- I numeri felici di Susanna Mattiangeli (Vànvere)
“Questo libro mette in scena con leggerezza e profondità un’infanzia libera, curiosa, affascinata dal mondo che la circonda e dai personaggi che incontra. L’originalità dell’idea narrativa è declinare gli eventi quotidiani attraverso i numeri”.

- Hachiko. Il cane che aspettava di Lluis Pratz Martinez, tradotto da Alberto Cristofori (Albe)
“Un cane attende il padrone morto alla stazione di Tokyo. La trama riprende un fatto realmente accaduto che tocca sentimenti profondi. È la storia di una fedeltà che vince la morte raccontata con una scrittura lieve”.

- L’università di Tuttomio di Fabrizio Silei (Il Castoro)
“Un bambino altruista e generoso in una famiglia egoista e avida che lo rifiuta e lo invia in una università dove si insegna l’individualismo e il senso del possesso. Da questa situazione scaturiscono scene esilaranti al limite del grottesco”.

- Io sono soltanto una bambina di Jutta Ricther, tradotto da Bice Rinaldi (Beisler)
“Al centro del racconto ci sono i rapporti famigliari visti dallo sguardo scanzonato di una bambina. Il mondo degli adulti ci appare attraverso la scrittura vivace e umoristica dell’autrice meno saggio di quanto ci aspetteremmo”.

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Categoria +11

- Il grido del lupo di Melvin Burgess, tradotto da Angela Ragusa (Equilibri)
“Scritto da uno dei migliori autori per adolescenti, è la storia cruda e crudele di un cacciatore e della sua ossessione: la caccia all’ultimo lupo di Inghilterra. L’animale terrore delle fiabe è qui meno pericoloso e disumano dell’uomo stesso”.

- L’albero delle bugie di Frances Hardinge, tradotto da Giuseppe Iacobaci e Claudia Lionetti (Mondadori)
“Un libro che ha l’impronta di un classico dell’età vittoriana: la passione per la conoscenza ma anche il perbenismo della società in una trama che si tinge di giallo. Un libro di qualità eccellente per la scrittura e l’accuratezza dell’ambientazione storica”.

- Hotel Grande A. di Sjoerd Kuyper, tradotto da Anna Patrucco Becchi (La Nuova Frontiera)
“Kos, il protagonista, ha un padre colpito da infarto. Tocca a lui e alle sue sorelle il compito di gestire l’albergo. Una trama dissacrante e ricca di sorprese come in tanta letteratura dall’Olanda, che mette in scena un’educazione sentimentale ad uso di ragazzi e ragazze”.

- Il giardino dei musi eterni di Bruno Tognolini (Salani)
“In un cimitero-paradiso degli animali domestici sono scomparse alcun anime. Da uno dei migliori poeti italiani per l’infanzia, il racconto filosofico di un’investigazione che si sviluppa in una lingua piena di invenzioni, intrecciando morte e rinascita, tempo ed eternità”.

- L’ultimo faro di Paola Zannoner (DeA)
“Quattordici ragazze e ragazzi che si raccontano intorno a un faro mettendo in comune le loro storie problematiche e affrontando un percorso di crescita condiviso. Un romanzo corale condotto con abilità e leggerezza nel tratteggiare le diverse psicologie adolescenziali”.

Assegnato a opere di narrativa pubblicate in Italia, anche in traduzione, tra il 1° aprile dell’anno precedente e il 30 giugno dell’anno in corso, il Premio Strega Ragazze e Ragazzi nasce con lo scopo di andare alle radici della passione per la lettura, promuovendone il valore formativo e culturale fin dall’infanzia e dall’adolescenza. Saranno infatti decine di ragazzi fra i 6 e i 15 anni, provenienti da circa 70 scuole dislocate in Italia e all’estero, ad assegnare con il loro voto il riconoscimento, rivelandoci quali sono le storie e gli autori che amano di più.

Il premio di 5.000 Euro, attribuito ai libri vincitori nelle due categorie di concorso, è offerto dall’azienda Strega Alberti e verrà consegnato alla presenza di tutti gli autori finalisti a Bologna, nell’ambito della Fiera del Libro per Ragazzi (26-29 marzo 2018). Nel caso in cui l’opera più votata sia tradotta in italiano da un’altra lingua, è previsto un premio di pari entità per il traduttore, offerto da Bologna Fiere.

A partire dalla scorsa edizione BPER Banca assegna una targa e un premio in denaro a una delle scuole componenti della giuria +6 e a un ragazzo componente della giuria +11, che vincono rispettivamente un bonus di 1.000 e di 500 euro.

L’elenco delle scuole che compongono la giuria e i titoli degli 80 libri candidati, ciascuno proposto dal proprio editore, sono sul sito www.premiostrega.it/PSR

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PAPÀ GUGOL di Paolo Di Paolo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/07/24/papa-gugol-di-paolo-di-paolo/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/07/24/papa-gugol-di-paolo-di-paolo/#comments Mon, 24 Jul 2017 14:15:46 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7583 La scheda del libro Carlo detto Carl abita [...]]]> Nel nuovo appuntamento di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, pubblichiamo questo video in cui Paolo Di Paolo racconta il suo volume per ragazzi intitolato “Papà Gugol” (Bompiani) di cui ha curato anche le illustrazioni.

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Copertina Papà GugolLa scheda del libro

Carlo detto Carl abita al numero 7 di via Spensierati. Vicino c’è una casa in costruzione e Carl è un po’ preoccupato: se i nuovi vicini non gli piacessero? se fossero rumorosi come il cantiere? antipatici? prepotenti? Invece poi arriva Emilia, che è gentile, curiosa ma un po’ bizzarra: quando vuole sapere una cosa la chiede via telefonino a un certo Papà Gugol. Anche i suoi genitori sono piuttosto telefonici, collegati, telecomandati, efficienti. Invece Carl abita con i nonni in una casa vecchiotta e polverosa, però piena di libri che sanno dare risposte. Come faranno a incontrarsi questi bambini, questi mondi? E che cosa succede quando Papà Gugol entra in sciopero e si rifiuta di rispondere alle domande di Emilia?
Dopo ”La mucca volante”, finalista al Premio Strega Ragazzi 2016, Paolo Di Paolo torna a parlare di bambini veri e interrogativi seri, e lo fa col suo tono lieve e profondo, accompagnando le parole con i disegni.

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Risultati immagini per paolo di paoloPaolo Di Paolo nel 2003 entra in finale al Premio Italo Calvino per l’inedito, con i racconti “Nuovi cieli, nuove carte”. Ha pubblicato libri-intervista con scrittori italiani come Antonio Debenedetti, Raffaele La Capria e Dacia Maraini. È autore di Ogni viaggio è un romanzo. Libri, partenze, arrivi (2007), Raccontami la notte in cui sono nato (2008). Ha lavorato anche per la televisione e per il teatro: “Il respiro leggero dell’Abruzzo” (2001), scritto per Franca Valeri; “L’innocenza dei postini”, messo in scena al Napoli Teatro Festival Italia 2010. Nel 2011 pubblica Dove eravate tutti (Feltrinelli, vincitore del premio Mondello, Superpremio Vittorini e finalista al premio Zocca Giovani), nel 2012 nella collana di ebook “Zoom” Feltrinelli La miracolosa stranezza di essere vivi.
Nel 2013 con Mandami tanta vita (Feltrinelli), è finalista al Premio Strega 2013. Nel 2016 pubblica con Einaudi Tempo senza scelte e con Feltrinelli Una storia quasi solo d’amore.

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TaoKids a TAOBUK 2017: Illuminiamo il Futuro con la lettura http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/06/19/taokids-a-taobuk-2017-illuminiamo-il-futuro-con-la-lettura/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/06/19/taokids-a-taobuk-2017-illuminiamo-il-futuro-con-la-lettura/#comments Mon, 19 Jun 2017 13:25:55 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7550 Nel nuovo appuntamento di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ne approfittiamo per segnalare l’evento di TaoKids: “Illuminiamo il Futuro… con la lettura” (organizzato dal Festival letterario Taobuk in collaborazione con Save the Children). Anticipiamo che, nelle prossime settimane, gli scrittori protagonisti di questo evento saranno ospitati all’interno di questo spazio per approfondire la conoscenza dei loro libri

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Martedì 27 giugno a Taormina (Me), dalle h. 10 alle h. 13, presso la Fondazione Mazzullo, nell’ambito degli eventi di TAOBUK 2017 si svolgerà l’incontro intitolato “Illuminiamo il Futuro… con la lettura” (evento di Taobuk organizzato in collaborazione con Save the Children)

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10.00/13.00 Fondazione Mazzullo

TaoKids

Illuminiamo il Futuro… con la lettura

La visione condivisa di Taobuk e Save the Children

Evento in collaborazione con Save the Children

Conversazione con alcuni dei più amati scrittori per ragazzi. Seguirà la consegna del Premio Illuminiamo il futuro ad uno degli autori presenti da parte della giuria di ragazzi, che hanno partecipato al progetto lettura promosso da Taobuk e Save the Children.

Intervengono

Viviana Mazza, autrice de Il bambino Nelson Mandela (Mondadori): inviata della Redazione Esteri de Il Corriere della Sera, ha vinto il Premio Luchetta dedicato ai bambini vittime della guerra.

Luigi Garlando, autore di Io e Il Papu (Rizzoli): giornalista de La Gazzetta dello Sport e autore per ragazzi, gli è stato assegnato il Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2017.

Alberto Pellai e Barbara Tamborini, autori di Ammare (De Agostini) e L’età dello tsunami (De Agostini): coppia nella scrittura e nella vita, Barbara ha vinto il Premio Giovanni Arpino Inediti, Alberto è psicoterapeuta dell’età evolutiva e collabora con Radio24 in un programma dedicato alla relazione genitori-figli.

Modera

Massimo Maugeri, ideatore di Letteratitudine, open blog culturale

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Approfondimenti sui libri

Libro Il bambino Nelson Mandela Viviana MazzaIl bambino Nelson Mandela di Viviana Mazza (Mondadori)

Questa è la storia di Rolihlahla, che nella lingua xhosa significa “colui che tira i rami dell’albero”. Un gran combinaguai, insomma. E mai nome fu più azzeccato. Questa è la storia che una nonna sudafricana racconta ai cinque nipoti. La storia di Rolihlahla, che correva su e giù per le colline a piedi nudi, portava il bestiame al pascolo e cavalcava gli asini. La storia di Nelson, che stava per dimenticarsi di andare a scuola proprio nel giorno degli esami, perché giocava con Mackson. La storia di Dalibhunga, “colui che promuove il dialogo”, che affrontò con coraggio la cerimonia d’iniziazione, andò lontano da casa per studiare, e una volta rubò il bestiame del reggente. La storia di Rolihlahla Dalibhunga Nelson Mandela – Madiba, per il suo popolo – bambino fuori dal comune che divenne un grande uomo di pace e vinse il premio Nobel. Età di lettura: da 11 anni.

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Ebook Io e il Papu Garlando, LuigiIo e Il Papu di Luigi Garlando (Rizzoli)

Arcadio ha undici anni e non parla da due. Da quella sera dell’attentato in cui la mamma è rimasta ferita a un braccio. Quando il Papa riceve la sua lettera, diversa dalle altre perché non ci sono parole ma solo figurine di calciatori, non ha dubbi: questo bambino sta soffrendo, e lui deve aiutarlo. Anche se è la Settimana Santa, anche se la sua agenda è piena di impegni. Sotto gli occhi increduli delle guardie e degli alti prelati, Francesco si toglie l’abito talare e si getta nella sua personale missione: liberare il bambino dall’armadio di paure in cui è rinchiuso. E la chiave la trova proprio nelle figurine dei calciatori, di cui Arcadio è appassionatissimo. Quei cognomi, Basta, Lasagna, Parolo, Totti, compongono una lingua speciale che fa decollare l’amicizia tra il bambino e Francesco, presto ribattezzato Papu come Alejandro Gómez, il centrocampista argentino dell’Atalanta. Arcadio si fida ogni giorno di più dell’imprevedibile Santo Padre che si comporta come un nonno, gli racconta storie che vengono da lontano e lo porta in giro in car sharing. E che, proprio come lui, ha una grande paura nel cuore. Ma questo Arcadio ancora non lo sa. Dal maggiore autore italiano per ragazzi, l’amicizia tra un uomo eccezionale, ispirato al Pontefice più umano e più amato, e un bambino che per ricominciare a vivere ha bisogno di lui.

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Libro Ammare. Vieni con me a Lampedusa Alberto Pellai , Barbara TamboriniAmmare di Alberto Pellai e Barbara Tamborini (De Agostini)

Mattia ha quindici anni, Caterina tredici. Hanno mille domande e poche risposte: sul mondo, sul futuro, su di sé. Le loro strade si incrociano. Prima, quasi per caso, nella vita reale. Poi, di proposito, tra le righe di un blog: Vieniconmealampedusa. È Mattia a curare il blog, sotto falsa identità. Lì è Franz, un ragazzo che vuole sensibilizzare il mondo sul destino dei migranti. L’idea nasce da una ricerca scolastica: lui che non si è mai messo davvero in gioco, lui che si nasconde dietro una massa di ricci disordinati, lui che ha una lista di sogni ben custodita nel cassetto, sente di non poter più rimanere in silenzio. Non davanti al dramma di chi muore nel Mar Mediterraneo cercando una speranza, una via d’uscita. Per la prima volta Mattia prende in mano la sua vita per fare qualcosa di concreto, per lasciare il segno. E invita un politico a trascorrere una settimana con lui in un centro per migranti. Forse questo non accadrà, forse nessun politico risponderà all’appello di Mattia, ma quello che il ragazzo troverà grazie al suo blog è molto di più. Migliaia di followers disposti ad alzare lo sguardo insieme a lui. E un’amica speciale, come Caterina.

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Libro L' età dello tsunami. Come sopravvivere a un figlio pre-adolescente Alberto Pellai , Barbara TamboriniL’età dello tsunami di Alberto Pellai e Barbara Tamborini (De Agostini)

Tutto è iniziato con l’ingresso alle scuole medie. Fino a ieri vostro figlio era un bambino angelico, e ora di colpo è pronto a darvi battaglia su tutto, pensa solo a divertirsi e vive di emozioni intense e improvvise, come sulle montagne russe. Lo tsunami che vi sta travolgendo si chiama preadolescenza, e sappiate fin da subito che non c’è cura; ma un segreto per sopravvivere, sì: capire cosa sta succedendo in un cervello in piena evoluzione, che funziona in modo diverso rispetto a quello di un adulto. Barbara Tamborini e Alberto Pellai ne sanno qualcosa: esperti di psicologia dell’età evolutiva e genitori di due figli preadolescenti (e di altri due che stanno per diventarlo), sapranno introdurvi alle meraviglie di quest’età e darvi i consigli giusti per ritrovare un canale di comunicazione che vi sembra impossibile. Non solo. Vi aiuteranno anche a guardarvi dentro e a capire che tipo di genitori siete e vorreste diventare, per essere mamme e papà “sufficienternente buoni’; capaci di riflettere sui propri errori e aggiustare il tiro. Senza prendersi troppo sul serie, perché la perfezione non è di questo mondo.

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NATALE IN CASA CUCUZZA http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2016/12/22/natale-in-casa-cucuzza/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2016/12/22/natale-in-casa-cucuzza/#comments Thu, 22 Dec 2016 17:34:53 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7390 Il nuovo appuntamento di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, è incentrato sulla fiaba “Natale in casa Cucuzza” (Sipintegrazioni) di Lia Sellitto, autrice e psicoterapeuta, illustrata dai disegni di Bianca Pacilio.

La scrittrice Adelia Battista ci racconta qualcosa sulla collana “Le Fiabe di Minima” di Sipintegrazioni (di cui ne è la direttrice). A seguire Lia Sellito ci introduce nelle atmosfere della sua storia natalizia.

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di Adelia Battista

Una sera, passeggiando per i vicoli di Trastevere, insieme a Lia Levi, e all’amico Luciano Tas, storico e giornalista, parlavamo delle novelle di Antòn P. Cechov, e ne discutevamo con passione, con interesse. Lo spunto era stata una riflessione di Lia Levi sulla <narrazione> cechoviana. Fu allora che cominciammo a lavorare intorno a un progetto editoriale dedicato ai “racconti”. A questa idea, nata nel 2010, aderirono scrittori, traduttori, storici, Istituti italiani e università.
È nata così la Collana letteraria “I Racconti di Minima”, per Sipintegrazioni Edizioni, di Casoria, (Na), con cui abbiamo pubblicato Dvora Baron, Wladislaw Szlengel, Maria Konopnicha, Lia Levi. L’intento è far conoscere al pubblico italiano i grandi nomi della letteratura, scrittori mai pubblicati nel nostro paese, che si distinguono per l’alto contenuto umano delle loro opere e per il messaggio di pace e di speranza di cui il nostro tempo ha così bisogno.
Ai racconti si è affiancata la Collana, Fabula, con cui è uscita la seconda edizione di Natale in casa Cucuzza, di Lia Sellitto, autrice e psicoterapeuta, illustrata dai disegni di Bianca Pacilio.

Il Direttore di Sipintegrazioni, Giovanni Ariano, ci ha lasciati liberi di scegliere e di sperimentare. Questo ha significato libertà, ma anche grande impegno da parte di tutta la redazione. Nella scelta degli scrittori oltre ai motivi artistici ci guidano i contenuti, sentiamo l’esigenza di verità e di poesia, ma anche la necessità  di rappresentare vivamente il senso della nostra contemporaneità.

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di Lia Sellitto

“Natale in casa Cucuzza” la definisco una storia dolce-amara, perché come tutte le favole ha un cuore triste, ma come tutte le favole ha un finale che scalda i cuori, e offre a tutti, genitori e bambini, un cammino fatto di promesse e speranze.
I nostri protagonisti hanno la fortuna di avere una casa di pietra in mezzo al verde dove giocare con i soffioni di tarassaco che il vento li porta via, o di far correre gli aquiloni colorati in un cielo smaltato d’azzurro con grandi pennellate viola, come si vede nelle illustrazioni. Hanno una nonna amorevole e soffice, che prepara pranzetti per i nipoti che ama, disposta a farsi piccola e invisibile ma presente quando si tratta di vegliare su di loro o consegnarli nelle braccia di sogni alati. Ma anche la sfortuna di avere un papà e una mamma che si evitano o si contraddicono.
Ci sono dei nodi nei rapporti tra grandi e piccoli, ci sono emozioni, desideri, che l’infanzia prova al di là delle contingenze temporali ci ricorda Bianca Pitzorno.
Ho messo insieme una famiglia, una nonna, due nipoti, una mamma e papà. Come in molte famiglie papà è lontano a lavorare, la mamma si lamenta e impreca per la vita miserevole che le tocca vivere, dando agli altri la colpa di tutto. Ognuno ha la sua verità, la nonna desidera fare felici i nipoti preparando loro una cena con le luci la notte di Natale, i nipoti sperano nella gioia di una famiglia affettuosa capace di voler bene.
Certo la cena, il cibo, non sono senza importanza, si può essere poveri, e avere poco è triste, ma è ancora più triste avere un cuore arido privo di fantasia e di amore per gli altri.
Creatività, sapienza antica, amore, non sono gli ingredienti migliori per vivere insieme un Natale che porti la pace e la tolleranza là dove ci sono macerie? L’unione fa la forza, la buona volontà vince, cura. E la nonna che è abituata a tacere, a sopportare ma dentro si sente libera, anche se prigioniera, mette in moto la sua creatività e si inventa un Natale con i fiocchi: “in casa non c’era molto. Aveva aperto la cassa e tirato fuori la tovaglia di fiandra azzurra con tralci di pesco e piccole margherite bianche…”. Nella favola ognuno sorride delle furbizie dell’altro, beh se cambiamo noi cambiano anche gli altri, l’unico modo per rendere migliore il mondo.

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Il libro

Provate a figurarvi una vecchia casa di pietra circondata da un bosco smagliante che biondeggia tutto intorno. Una nonna dai capelli bianchi piccola e bonaria, Corallina, e due nipoti che attendono la Notte di Natale con un desiderio nel cuore. Corallina aveva un sogno: una cena con le luci, la notte di Natale. In casa non c’era molto .. Aveva aperto la cassa e tirato fuori la tovaglia di fiandra azzurra coi tralci di pesco e piccole margherite bianche … Cosa riserva la notte di Natale alla famiglia Cucuzza? Scopriremo, leggendo, che la sorpresa finale non deluderà, ma allieterà il cuore di tutti i lettori ancora capaci di stupirsi. “Come in una miniatura, attraverso una prosa elegante, l’autrice ci restituisce, con finezza, la poesia del Natale nei colori e nei sapori della natura. I personaggi, nella loro bontà primigenia, si muovono fiduciosi nei valori della vita che ogni lettore può decidere di fare suoi. Poesia e prosa fanno un corpo unico, un risultato raro”.

(Adelia Battista)

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Lia Sellitto, psicologa, psicoterapeuta specializzata alla S.I.P.I., Società Italiana di Psicoterapia Integrata, docente di Counselling, lavora in ambito clinico da molti anni e nel campo della formazione di insegnanti e di genitori. Scrittrice di favole e racconti per ragazzi ha pubblicato nel 2007 con la casa editrice Mephite, presentazione di Lia Levi, Nuvoletta e l’orto stregato di Zuccalà; nel 2009 il racconto Malvina, il gattino ed un paio di occhiali in Rosa Napoletano3. Ha ancora tante storie che aspettano solo di essere raccontate a grandi e piccini.

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STRETTA LA FOGLIA, LARGA LA VIA: Tutte le fiabe di Luigi Capuana http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2016/08/08/stretta-la-foglia-larga-la-via/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2016/08/08/stretta-la-foglia-larga-la-via/#comments Mon, 08 Aug 2016 13:30:55 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7235 STRETTA LA FOGLIA, LARGA LA VIA

Il nuovo appuntamento di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, è incentrato sul volume STRETTA LA FOGLIA, LARGA LA VIA. Tutte le fiabe di Luigi Capuana (Donzelli) – volume curato da Rosaria Sardo e illustrato da Lucia Scuderi.
Ne approfittiamo, altresì, per segnalare il volume di Giuseppe PitrèCola Pesce e altre fiabe e leggende popolari siciliane” (anche questo edito da Donzelli).

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Luigi Capuana – Stretta la foglia, larga la via (Donzelli) – Tutte le fiabe

A cura di: Rosaria Sardo  -  Illustrazioni di: Lucia Scuderi

di Massimo Maugeri

Chi ama le fiabe non può rinunciare ad avere nella propria libreria quest’opera di Luigi Capuana intitolata “Stretta la foglia, larga la via”. Il volume, edito da Donzelli nel 2015 (pagg. 656, euro 34), in occasione della ricorrenza del centenario della morte di Capuana, raccoglie infatti tutte le fiabe dello scrittore di Mineo (a cura di Rosaria Sardo e con le illustrazioni di Lucia Scuderi).
Quest’opera, peraltro, contribuisce a mettere in risalto la complessità e la poliedricità di Capuana, che non solo fu il più grande teorico del verismo, svolse il ruolo di critico letterario e critico teatrale, produsse alcuni grandi capolavori della narrativa tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento (tra tutti: Giacinta, 1879 e Il marchese di Roccaverdina, 1901), ma – tra le tante cose – fu un amante della letteratura fantastica e gotica e, soprattutto, un grande e appassionato scrittore di fiabe. Con riferimento a quest’ultimo aspetto della poliedricità di Capuana, questo volume ci dimostra il ruolo importante, di primo piano, che queste fiabe ebbero nell’ambito della sua carriera artistica. In esse emerge il desiderio di offrire il meglio di sé a questo particolarissimo pubblico di lettori, rappresentato dai bambini. Del resto, Capuana – anche al di là delle fiabe – svolse una funzione di rilievo come educatore, giacché fu autore anche di testi per la scuola e ispettore scolastico. In tal senso, proprio per sottolineare l’importanza che lo scrittore di Mineo attribuiva alle fiabe e alla letteratura per l’infanzia, è molto emblematica questa sua frase dove dichiara di “aver studiato la vita dei bambini con lo stesso metodo con cui avevo studiato le passioni umane nelle novelle e nei romanzi”. Va segnalato anche quest’altro pensiero dell’autore: “le fiabe saranno il lavoro nel quale probabilmente vivrà il mio nome», come scrisse in chiusura di una lettera spedita all’amico Corrado Guzzanti il 31 dicembre 1882. E ancora: “non ho fatto e non farò nulla di meglio delle Fiabe”, scrisse a Verga (il 18 ottobre dello stesso anno).
Come giustamente fa rilevare Rosaria Sardo: “sono dichiarazioni importanti in un’epoca che vedeva la letteratura per l’infanzia, soprattutto nei decenni postunitari, come territorio a sé stante, luogo principe per veicolare i dettami di un’educazione ideologicamente orientata”.
Sono fiabe che non hanno nulla da invidiare a quelle prodotte dai grandi narratori conosciuti a livello internazionale (come i fratelli Grimm, Andersen, o Perrault), anche se da esse non è emerso un personaggio destinato a raggiungere una potenza mediatica interplanetaria e di grande longevità come – per fare un esempio – il Pinocchio di Collodi. Eppure, queste di Capuana, sono fiabe dotate di grande forza narrativa e di ottimo impatto. E magari – perché no? – prima o poi la Walt Disney o la Pixar potrebbero decidere di utilizzare uno o più di questi personaggi fiabeschi per renderli protagonisti di film a cartoni animati di successo. A proposito di multimedialità, è opportuno evidenziare come lo stesso Capuana dimostri già all’interno di queste sue fiabe (come si evince anche dalla corrispondenza intrattenuta con artisti e scrittori suoi contemporanei) il desiderio di dotare personaggi, situazioni e ambientazione di una valenza narrativa che oggi potremmo definire, appunto, multimediale. È riscontrabile – per esempio – una costante aura di musicalità, anche attraverso l’utilizzo di rime, filastrocche e ritornelli; c’è un forte senso del ritmo e della teatralità, come dimostrato dall’ampio ricorso alla narrazione dialogica (nonché dall’impegno dell’autore volto a trasporre – o a pensare – nella forma di pièce teatrali alcune di queste fiabe). E ancora, dal punto di vista del linguaggio, bisogna sottolineare la scelta di fare ricorso in maniera molto limitata ai sicilianismi.
La linguista e docente di letteratura Rosaria Sardo ha svolto un lavoro importante e lodevole nel raccogliere questi racconti fantastici per bambini all’interno di un volume corposo e raffinato, nonché esteticamente molto gradevole (complimenti all’editore Donzelli). Nel farlo ci ha donato un ampio saggio introduttivo di grande interesse, che offre svariate informazioni sul Capuana autore di fiabe, sulle caratteristiche di queste fiabe, sul contesto in cui esse furono realizzate, nonché sui contenuti delle fiabe medesime. Inoltre, con l’obiettivo di rendere ancora più efficace la lettura, attraverso una leggera e oculata opera di depurazione di alcuni “arcaismi” e “toscanismi” presenti nel testo (scelta più che condivisibile), la Sardo ha realizzato un’opportuna attività di editing a giovamento della fruibilità da parte dei nuovi (e speriamo tanti) giovanissimi lettori che si avvicineranno a queste storie fantastiche popolate da Regine e da Re, da Reginotte (principesse) e da Reucci (principi), da maghi e fate, da mostruosità tipiche del genere (Mammedraghe, Lupi Mannari, Draghi, Orchi), ma pure da personaggi rivestiti di un’aura di normalità (ciabattini, falegnami, contadini, sarti, barbieri, mugnai, pescatori, fornaie). Potremmo dire che il grande e necessario lavoro di editing di Sissi Sardo equivale a un’essenziale opera di restauro volta a ripristinare la bellezza di un bene artistico di valore in parte obnubilata dal decorso del tempo.
A corredo del libro, c’è il prezioso contributo dell’illustratrice Lucia Scuderi (premio Andersen 2013 come miglior illustratrice) che con i suoi ottimi disegni ha reso vividi personaggi e situazioni narrati nelle fiabe, a partire dalla bellissima copertina dedicata alla Reginotta («La Reginotta si mise a cavalcioni del pesciolino e gli si afferrò alle branchie; e il pesciolino, nuota, nuota, la portò in fondo al pozzo. Ma ecco un pesce grossissimo, con tanto di bocca spalancata, che voleva ingoiarli: «Pagate il pedaggio, o di qui non si passa». La Reginotta si strappò un’orecchia e gliela buttò).
A tal proposito è opportuno evidenziare il fatto che Capuana credeva molto nell’importanza delle illustrazioni nei libri di fiabe. Ebbe problemi con il suo primo editore Ottino (1881). Per la sua prima fiaba “La Reginotta” avrebbe voluto le illustrazioni del grande Michetti personaggio noto dell’epoca (illustratore/pittore/fotografo di stampo naturalista che però virava verso forme espressive di realismo magico, amico di Matilde Serao e di D’Annunzio). Tuttavia dovette rinunciare a tale possibilità giacché, in quel periodo (potremmo dire… anche in quel periodo), l’editoria stava attraversando serie difficoltà. In seguito Capuana poté beneficiare dell’aiuto dell’amico Verga il quale si adoperò per metterlo in contatto con l’editore Treves. Treves pubblicò, per l’appunto, “La Reginotta” (già pubblicata da Ottino) in un’edizione più ampia.
Tra gli elementi che caratterizzano le fiabe di Capuana bisogna considerare anche quello della “originalità”: a dispetto del genere, non sempre hanno finale consolatorio. C’è anche – ed è molto importante -  l’elemento della “ironia” (che è piuttosto costante): come ben evidenzia Sissi Sardo nella sua prefazione, gli inserti moraleggianti espliciti sono spesso stemperati da una “ironia bonaria” (non mancano, inoltre, considerazioni ironiche sul servilismo e sulla fannullaggine di certi Ministri, così come sull’avidità dei mercanti).
In definitiva questa raccolta di tutte le fiabe di Capuana, “Stretta la foglia, larga la via”, arricchita dalla preziosa cura e dal succoso ed esaustivo saggio introduttivo di Rosaria Sardo, nonché dalla bellissima narrazione iconografica offertaci dalle illustrazioni di Lucia Scuderi, è un’opera letteraria che continua ancora oggi a esercitare un potente fascino e che aspetta di essere letta da un numeroso pubblico di nuovi piccoli lettori e… da un altrettanto folto pubblico di adulti.

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Luigi Capuana, scrittore, giornalista, teorico del verismo, nasce nel 1839 a Mineo, in provincia di Catania, dove vive fino al 1864, per spostarsi poi a Firenze, critico teatrale della «Nazione». Tornato a Mineo, è ispettore scolastico e sindaco. Nel 1877 è a Milano, critico letterario del «Corriere della Sera», e comincia la produzione fiabesca che lo accompagnerà tutta la vita. Nel 1879 esce la prima edizione di Giacinta. Negli anni successivi vive tra Roma, dove dirige il «Fanfulla della domenica» e insegna alla Facoltà di Magistero, e Mineo, dove viene rieletto sindaco; in questo stesso periodo pubblica novelle, saggi critici e romanzi, tra cui Il marchese di Roccaverdina (1901), e si dedica alla narrativa per ragazzi. Dal 1902 insegna Lessicografia e Stilistica all’Università di Catania, città dove muore nel 1915.

Rosaria Sardo insegna Linguistica italiana presso l’Università degli Studi di Catania. Tra i suoi interessi, il verismo («Al tocco magico del tuo lapis verde…». De Roberto novelliere e l’officina verista, 2010), la didattica e la letteratura per l’infanzia (Educazione linguistica e Risorgimento, 2012); ha curato le edizioni delle Storie allegre di Collodi (2009) e di Gambalesta di Capuana (2010).

Lucia Scuderi vive e lavora a Catania. Ha scritto e illustrato libri per bambini con diverse case editrici italiane e straniere ed esposto in prestigiose collettive in Italia e all’estero. Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti, il premio Andersen 2013 come «Miglior illustratrice».

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ELSINA E IL GRANDE SEGRETO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/12/12/elsina-e-il-grande-segreto/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/12/12/elsina-e-il-grande-segreto/#comments Sat, 12 Dec 2015 10:32:54 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6989 ELSINA E IL GRANDE SEGRETO di Sandra Petrignani

di Massimo Maugeri

Il nuovo appuntamento di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, vede come protagoniste Sandra Petrignani e Elsa Morante (nei giorni scorsi abbiamo ricordato la Morante per il trentesimo anniversario della morte).  L’occasione è offerta dalla recente pubblicazione di un nuovo volumetto della benemerita casa editrice Rrose Sélavy intitolato “Elsina e il grande segreto“. Elsina è, naturalmente, Elsa Morante da bambina. A “ritrarne” la voce è – appunto – Sandra Petrignani, con l’accompagnamento visivo delle illustrazioni di Gianni De Conno. Il testo è introdotto da Franco Lorenzoni. (È possibile sfogliare le prime pagine del libro, cliccando qui).

Ho avuto la possibilità di discuterne con Sandra Petrignani, a cui peraltro – proprio per «Elsina e il grande segreto» -  è stata assegnata la targa ‘Morantiana’ del Premio Morante che inaugura la nuova sezione dedicata agli autori che tengono viva la memoria di Elsa Morante promuovendone storia e letteratura.

- --Cara Sandra, cosa ti lega in particolare alla figura di Elsa Morante?
La sua grandezza: è stata la scrittrice italiana che ho più letto e meditato nella giovinezza con un effetto di folgorazione. Poi mi sono appassionata alla sua vita, mi ha sempre incuriosita il suo carattere aspro. Anche se ho evitato di conoscerla, quando ne ho avuto l’occasione, perché non volevo disturbare il mio amore per lei. Oggi, con l’equilibrio dell’età, mi sono permessa di riflettere in forma di fiaba sulla sua infanzia difficile, giocandoci anche un po’.

- Con quale spirito hai affrontato questa piccola grande sfida che ti ha proposto Rrose Sélavy?
Con fedeltà e libertà insieme, rispetto ai fatti della realtà biografica. Di vero nella mia fiaba c’è che Elsa ha avuto due padri, uno biologico, e uno “ufficiale”, ci sono tratti del suo carattere prepotente e creativo, il suo amore sconfinato per gli animali. La “soluzione” del conflitto infantile è tutta mia invece, ma in linea – spero – con lo spirito libero e manipolatorio della Morante adulta.

- Che tipo di approccio hai usato con riferimento alla stesura del testo e al linguaggio da adottare?
Ho pensato a un racconto orale davanti a un pubblico di bambini, nessun intento didattico, ma solo la voglia di mettermi sullo stesso piano, di trovare una complicità con un uditorio infantile. Spiegare sentimenti complessi in modo semplice e diretto è necessario, quando si vuol comunicare a un livello profondo con un bambino. E pensare che la fiaba non sarebbe stata letta, ma ascoltata (attraverso la voce di un genitore, un insegnate, o altra persona adulta) mi ha aiutata a trovare il tono giusto. Perché i bambini, anche quando sono in grado di leggere da soli, sempre hanno in testa la voce che narra.

- Cos’è che più di ogni altra cosa apprezzi della Elsina che emerge da questo tuo racconto?
Forse proprio le sue contraddizioni. E’ una bambina un po’ arrogante, ma molto fragile, che sente il peso di una responsabilità che, pur controvoglia, è tentata di condividere. Lei sa qualcosa che i fratelli non sanno: dirlo o non dirlo? E’ un problema che la turba e che risolverà in modo scanzonato e artistico, raccontando la verità in forma di filastrocca.

- Come commenteresti le illustrazioni di Gianni De Conno?
Sono molto in sintonia coi disegni di De Conno, con la sua sensibilità. Mi piace il taglio che dà alle immagini, concentrandosi su dettagli. Trovo che è finissimo soprattutto quando riproduce gli animali: fa parlare i corpi, le zampe, un orecchio. Come Elsa, mi trovo a mio agio con i bambini e con gli animali e credo di indovinare che anche per De Conno sia lo stesso.

-Grazie mille, carissima Sandra!

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La scheda del libro
Elsina e il grande segretoIn questo racconto – che fila via in modo avvincente perché è anche una storia vera – Elsina (che diventerà la grande scrittrice Elsa Morante) è una bambina molto brava a scuola ma alunna pestifera, ribelle in famiglia e sempre arrabbiata con tutti.
Però si sta dalla sua parte perché detesta recitare in pubblico le poesie che già compone precocissima, si sta dalla sua parte quando ruba le polpette ai fratelli per darle ai cani randagi. Se a casa le dicono «Attenta, Elsina, non li toccare che sono malati, puzzano e ti prendi una malattia» lei risponde sdegnata «Puzzate voi!».
E il suo grande segreto cos’è? Un segreto che nel periodo di questa storia (siamo negli anni Venti) piena di ribellioni e di desideri – e non mancano le tenerezze – è davvero qualcosa di sorprendente. Ciò che può sembrare bizzarro è invece straordinario. Per Elsina lo è. Andiamo allora a scoprire cosa accade nella sua stravagante famiglia, e chi sono davvero il papà Augusto, lo “zio” Ciccio, la mamma Irma, i fratelli Aldo e Marcello, il cane randagio e la gattina che fa le puzzette.
Una storia più che mai attuale, che ci racconta anche delle difficoltà in cui si trovano a volte i bambini di fronte ai pasticci creati dai loro genitori.
* * *

Sandra Petrignani è nata a Piacenza e vive più in campagna (in Umbria) che a Roma. Per bambini ha scritto, tanti anni fa, una favola illustrata dal titolo Il ciclamino Leopoldo (Lisci&Zampetti). Per grandi (ma non poi così grandi), la storia della sua infanzia che s’intitola Il catalogo dei giocattoli (Beat). Ha dedicato a Roma due libri, uno sulla città di oggi, E in mezzo il fiume (Laterza), e uno sulla città com’era negli anni ‘50 e ‘60, Addio a Roma (Neri Pozza). Per questo editore, siccome le piacciono i fantasmi, ha pubblicato anche Care presenze, che fa un po’ paura, accanto ad altri romanzi e libri di viaggio. L’ultimo, Marguerite, è ispirato alla vera vita della Duras, una grande scrittrice francese. E a una grande scrittrice italiana sarà dedicato il suo prossimo libro, Natalia, una biografia della Ginzburg.
www.sandrapetrignani.it

* * *

Gianni De Conno, illustratore tra i più affermati e apprezzati, vive e lavora a Milano (dove è nato).
Dopo gli studi superiori (liceo artistico e conservatorio musicale) si è specializzato in scenografia
e da qui ha iniziato la sua carriera di scenografo e poi di illustratore. Collabora con i più importanti editori italiani e internazionali. Premio Andersen come illustratore dell’anno nel 2005, e numerose menzioni nel Communication Arts Award of Excellence, tra il 1998 e il 2010. Nel 2008 e nel 2010 ha ricevuto la Gold Medal dalla Society of Illustrator di New York.
Ha tenuto mostre collettive e personali in Italia, Svizzera, Germania, Giappone, Taiwan, Francia,
Stati Uniti.
www.giannideconno-illustrator.com

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Franco Lorenzoni fa il maestro elementare. È nato a Roma e vive ad Amelia, in Umbria, dove ha fondato nel 1980 la Casa-laboratorio di Cenci, un luogo di ricerca educativa ed artistica, su tematiche ecologiche, scientifiche, interculturali e di inclusione, che ospita bambini, ragazzi e adulti (Premio Lo straniero, nel 2011, insieme a Roberta Passoni).
Attivo nel Movimento di Cooperazione Educativa, ha girato il documentario Elementare. Appunti di un percorso educativo. Ha pubblicato I bambini pensano grande. Cronaca di una avventura pedagogica (Sellerio 2014), Con il cielo negli occhi (Marcon 1991 – La Meridiana 2009), L’ospite bambino (Theoria 1994 – Nuova Era 2002), con Marco Martinelli Saltatori di muri (Macro 1999), con Amaranta Capelli La nave di Penelope (Giunti 2001). Collabora alle riviste Cooperazione Educativa, Gli Asini, Lo Straniero e al Domenicale del Sole 24 ore.
www.cencicasalab.it

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LA BANANOTTERA di Maria Lucia Riccioli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/23/la-bananottera-di-maria-lucia-riccioli/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/23/la-bananottera-di-maria-lucia-riccioli/#comments Mon, 23 Nov 2015 14:30:28 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6967 Nell’ambito di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi” e alla “letteratura per l’infanzia“, Maria Lucia Riccioli ci racconta la sua fiaba intitolata La bananottera(VerbaVolant, 2015): la storia di una balena particolare chiamata Nana (illustrazioni di Monica Saladino).

A seguire, qualche estratto del libro.

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LA BANANOTTERA

di Maria Lucia Riccioli

La bananottera” (VerbaVolant edizioni, Siracusa 2015) è una fiaba scritta grazie ad un’ispirazione lieve e giocosa: posso dire che è il più sereno e felice dei miei libri, frutto com’è dei giochi di parole che io e mia sorella Manuela amiamo particolarmente: “bananottera” è infatti quello che i francesi chiamerebbero “mot valise”, cioè parole macedonia. Se date un’occhiata alla copertina di Monica Saladino – che ha illustrato il libro con i suoi lavori materici, coloratissimi, fatti di perline e stoffe, ritagli di giornali che rivivono in collage personalissimi – potrete vedere questa “addizione” di parole e concetti resa visivamente: banana + balenottera = bananottera.
A parte i dovuti ringraziamenti a Fausta Di Falco, giovane ma determinata editrice siracusana che si sta ritagliando uno spazio importante nel mondo delle pubblicazioni per bambini e non solo – mi permetto di ricordare i Libri da parati, albi illustrati e poster d’autore insieme, storie che diventano complementi d’arredo –, che ha creduto in questo progetto, mi corre l’obbligo di ringraziare Annamaria Piccione, che io amo chiamare la “decana” siracusana della letteratura per bambini per via della sua competenza ed esperienza – e ovviamente Monica Saladino: un incontro che non definirei casuale – nulla lo è, quando si tratta di letteratura – ha fatto sì che Nana, la mia bananottera gialla, trovasse posto sugli scaffali e on line.
Nana ha esordito “nuotando” al Salone internazionale del Libro di Torino 2015: è stata infatti presentata in anteprima presso il Bookstock Village al Laboratorio Scienza e Saperi, con lettura animata e laboratorio per i bambini, poi ha iniziato un viaggio quasi come quelli delle balene vere! Penso a Palermo (presso la Libreria Un mare di libri), a Siracusa (presso la Casa del Libro Rosario Mascali), alla fiera “Una marina di libri” di nuovo a Palermo (presentazione e laboratorio), a Ragusa (A tutto volume) alla Libreria dei Ragazzi di Siracusa (a proposito, le labomerende sono un’idea VerbaVolant: si ascoltano e leggono storie, si pasticcia con i colori e tanti altri materiali e… si fa merenda!), alla fiera letteraria “Gufi e melone” di Joppolo Giancaxio (AG), alla spiaggetta del Castello Maniace (che fa parte dell’area marina protetta del Plemmirio di Siracusa) per “C’era un mare da favola…”.
E ancora: alla manifestazione “Il risveglio di Siracusa” organizzata da “Archimede in movimento”, al Buk Catania, al Museo del mare di Siracusa, ad “È Bio” e a La Città del Sole a Palermo, al Book b@ng di Messina,  a Ragusa presso “Le Fate”.
Ehi! È ancora un segreto… ma Nana forse nuoterà fino alla Fiera Più Libri Più Liberi di Roma!
Tra gli altri, ne hanno parlato Rosalia Messina, Costanza Lindi, Salvo Zappulla e Daniela Tralongo… e poi che sorpresa ritrovare Nana che sguazza tra le pagine di Casa Facile e Vanity Fair!

Copertinabananottera 300x300 La BananotteraChe dire degli incontri con i bambini? Una presentazione è un qualcosa di completamente differente… qui invece devi metterti in gioco – letteralmente! – raccontando, leggendo, cercando di creare una sorta di atmosfera magica. E poi si colora si ritaglia si inventa… In quest’alchimia crediamo di dover recitare la parte principale, ma in realtà i protagonisti veri sono i bambini, con i loro sorrisi i loro commenti le loro creazioni… mi hanno stupita fin dal primo laboratorio e continuano a farlo oggi, che sia in un’aula o in un cortile scolastico o in un chiostro, in una libreria o in una biblioteca.
Ma… aspettate! Qualcuno mi sta prendendo a colpi di pinne… è Nana! Non vi ho ancora presentati, scusatemi!
Nana è una bananottera, cioè una balenottera giallo banana. Sì, perché la sua nascita è legata ad una splendida notte di luna piena… gialla anche lei!
Non è cosa che si veda tutti i giorni, una cucciola di balena di questo colore così originale… l’iniziale diffidenza delle altre creature nei confronti di Nana si scioglierà come ghiaccio al sole. Beh, c’è pure un iceberg in questa storia, un capitano, suo figlio Zefirino, delfini, tartarughe marine, gabbiani seppie… vabbè, non vi rovino la sorpresa.
Alla fine del libro, una filastrocca con il decalogo di Legambiente per rispettare e amare sempre di più il mare e le sue creature. E non è finita qui: nel sito della casa editrice troverete un pdf con storie e personaggi legati al mare – dalla Bibbia a Pinocchio, da Moby Dick a Ulisse… –, giochi di parole, schede sugli animali marini e perfino ricette!

Primo sbuffo

Sulla terra ora si direbbe “C’era una volta” e la storia sarebbe divisa in capitoli.
In fondo al mare però è diverso: le storie sono divise in sbuffi e ogni creatura
le inizia a modo suo.
La piovra gigante comincia così: – Quando i miei tentacoli erano piccini…
Il corallo, attaccato alla scogliera, parla poco e ogni parola è tonda come
una bolla di sapone che dal fondo viene a galla. Lui invece dice: – Quando
ero un bastoncino rosa…
Poi arriva il delfino Fino, con il dorso lucido grazie alle carezze della schiuma di mare, e inizia:
– Quando la mia mamma mi portava nella pancia, anche la mamma di Nana la portava nella sua…
Proprio così: Delfia, la mamma di Fino e Lena, la mamma di Nana, aspettavano
i rispettivi cuccioli nello stesso periodo.
La differenza era che Delfia era una delfina che saltava nell’acqua come le acrobate del circo, mentre Lena era una balena, l’animale più grande dell’oceano.

Secondo sbuffo

Il piccolo delfino Fino e la sua mamma Delfia a volte danzavano sulle onde
per farsi applaudire dai marinai, ma non si avvicinavano mai troppo alle
navi. Sapevano che l’uomo è un animale capriccioso che un giorno ti prende
in simpatia e l’altro ti fa finire in una scatoletta, come capita ai tonni e
alle aringhe.
Ai pesciolini più piccoli tremavano le branchie solo al sentirlo nominare.
– L’uomo? Fuori dalle pinne!
Lena, la mamma di Nana, invece non aveva paura degli uomini e si divertiva
a seguire le navi da pesca e i transatlantici zeppi di turisti.
– Non hai paura delle baleniere che possono acchiapparti? – le chiedevano
in tanti.
Gli umani infatti catturano le grandi balene per farne grasso, olio e cibo.
La grande balena però rideva come solo le balene sanno fare.
– L’uomo capace di acchiapparmi deve ancora nascere! Mi fanno ridere i
loro rampini: sembrano ami per pescare lucci e trote. Per un cetaceo come
me ci vuole altro! Io sono la regina del mare e di fronte a me l’uomo è solo
una formichina che naviga in un guscio di noce!
La mamma di Nana nuotava lenta e maestosa, sembrava proprio una regina
nel suo palazzo. E la spuma dietro di lei ricordava uno strascico d’argento.

Terzo sbuffo

Un bel giorno Lena incontrò Fanone, un immenso re elegante e gentile, e
lo sposò in una notte di luna piena.
La grande palla dorata splendeva nel buio come neppure il sole aveva mai
fatto nelle giornate serene, e la grossa balena ne rimase incantata.
Forse fu quella luce luminosa la causa di tutto e qualche mese dopo nacque
Nana, che già da neonata era robusta e forte, ma con una caratteristica
molto speciale.
Va infatti detto che il giorno della sua nascita l’intero oceano rimase a bocca
aperta per lo stupore a guardarla.
– Ma l’avete vista? – gridarono i coralli, quasi staccandosi dal fondo.
– Ma l’avete vista? – esclamarono i tonni con le pinne paralizzate.
Anche mamma delfina e il piccolo Fino smisero di saltare e rimasero imbambolati.
– Ma l’avete vista? – proferirono infine.
Certo, Nana era una balenottera bellissima, questo sì.
Solo che… era tutta gialla.
Gialla.

(Riproduzione riservata)

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WOODY di Federico Baccomo (intervista all’autore) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/11/woody-di-federico-baccomo/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/11/woody-di-federico-baccomo/#comments Wed, 11 Nov 2015 15:02:24 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6954 Nell’ambito di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, il nuovo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi” e alla “letteratura per l’infanzia“, incontriamo Federico Baccomo autore di WOODY (Giunti, 2015) , una storia comica e commovente illustrata da Alessandro Sanna e narrata dal punto di vista di  un cane di razza basenji.

Un estratto del libro è disponibile qui…

* * *

di Massimo Maugeri

Federico Baccomo è nato a Milano nel 1978. Ex avvocato, ha lasciato la professione per dedicarsi alla scrittura. È autore dei romanzi “Studio illegale” (2009), “La gente che sta bene” (2011) e “Peep Show” (2014), pubblicati da Marsilio. Dai primi due sono stati tratti gli omonimi film.
Incontro Federico per discutere del suo nuovo libro “Woody” (Giunti, 2015). Un libro particolare, per un personaggio particolare; perché Woody è… “un cane basenji, quasi tre anni e due occhi curiosi che guardano il mondo con stupore“.

Woody- Caro Federico, raccontaci intanto qualcosa sulla genesi di questo libro. Come nasce “Woody”?
Da lettore, l’impulso che più di ogni altro mi spinge ad aprire un libro è la possibilità speciale offerta da un romanzo di guardare attraverso occhi diversi dai miei, che siano gli occhi di un investigatore, di un vedovo o di una bambina persa in un bosco, e, attraverso quegli occhi, seguire persone, luoghi e storie inusuali. Woody nasce dal desiderio di spingersi un pochino più in là: assumere uno sguardo laterale, quello di un cane, che restituisse un’impressione di meraviglia a persone, luoghi e storie comuni. Penso, ad esempio, al bacio di due ragazzi, ai nostri occhi appare un’abitudine; per un cane, con i suoi moduli di comunicazione differenti, rappresenta invece uno stupore con cui fare i conti. Quello stupore, a livello narrativo, mi sembrava motore e carburante.

- Tra i vari animali a cui potevi pensare, perché hai scelto proprio un cane come protagonista della storia?
Al cane, con tutta la sua fedeltà e tutti i suoi bisogni, viene schiusa la porta di luoghi spaziali e sentimentali raramente aperti persino agli umani. Questo mi sembra lo renda un compagno di vita privilegiato, il testimone ideale di una storia che, in fondo, resta la storia di una Padrona, un segmento duro di vita che mi piaceva osservare dalla prospettiva bassa e ancora innocente del suo cane.

- Parlaci di lui, del protagonista: chi è Woody? Come lo descriveresti al pubblico dei lettori?
Woody è un basenji di tre anni, curioso, deciso, fedele, a tratti indisciplinato, spesso smarrito. È un carattere semplice come lo sono i caratteri animali, poco mediati, istintivi, che non conoscono il sotterfugio, l’inganno.

- La voce narrante che hai scelto per Woody è molto particolare. Cosa puoi dirci a riguardo?
Ho pensato che la scelta di un punto di vista insolito potesse conservare la sua efficacia solo se avesse trovato espressione in una lingua coerente, una lingua che riflettesse la meraviglia e il candore dello sguardo. Così, mi è venuto in mente lo smarrimento dello straniero, di chi è in un paese di cui non conosce luoghi e lingua, e con quel piccolo bagaglio di parole cerca di tirarsi fuori da ogni situazione, che sia una cena al ristorante oppure, per ricordare un momento di personale di gran disorientamento, in una stazione di Scotland Yard a cercare di denunciare un furto. Woody si esprime allo stesso modo, senza rifugi verbali, con la stessa spontaneità e incertezza.

- Questa è una storia che, in un certo senso, apre uno sguardo sul mondo e sulle sue contraddizioni. In che modo una storia come quella di Woody può aiutare ad acquisire maggiore consapevolezza su tutto ciò che ci circonda?
C’è un momento in cui a tutti viene ordinato di mettersi alle spalle, più o meno definitivamente, l’innocenza con cui si viene al mondo, il momento in cui realizziamo che esistono parecchie cose sbagliate che non sempre, anzi direi spesso, non trovano una giustizia che le possa cancellare. Quel momento, che non ha un’età precisa, è l’istante in cui, a seconda di come lo elaboriamo (e mi viene da usare una parola associata ai lutti), mi sembra decida il modo in cui affronteremo la vita che resta: con speranza, con cattiveria, con cinismo, con rabbia, con impegno, con pietà. Woody, come piccola forma di vita in cui la razionalità umana si scontra con l’istinto animale, di fronte a quel momento è particolarmente disarmato, più di chiunque altro, e in lui mi sembrava potesse risuonare con più forza la domanda: e adesso?

- Ti andrebbe di commentare le illustrazioni di Alessandro Sanna?
Speravo che questo romanzo, al di là del suo contenuto, potesse offrire al lettore l’incanto di un bell’oggetto, un po’ come un libro di altri tempi, con una copertina speciale e un pugno di illustrazioni che ne arricchissero la forma. E lì è entrato in scena Alessandro Sanna, uno dei più grandi illustratori italiani, capace di vere e proprie meraviglie. Ha interpretato il protagonista e alcuni dei cosiddetti momenti salienti della trama con una grazia, una generosità e un cuore che mi fanno pensare a quelle illustrazioni come una parte ormai integrante e irrinunciabile di questa storia.

- Cosa ti aspetti dalla pubblicazione di questo libro?
È un libro delle tonalità differenti rispetto a quello che ho scritto fino ad oggi, è come se mi avesse aperto a nuove possibilità narrative. La speranza è che questa mia sensazione possa essere condivisa dai lettori, che ci trovino quella piccola originalità e intensità nuova che mi sembra che Woody abbia regalato alla mia scrittura.

* * *

La scheda del libro
Copertina WoodyFederico Baccomo riesce a raccontare la difficile realtà della violenza sulle donne dal punto di vista di Woody, un cane basenji, quasi tre anni e due occhi curiosi che guardano il mondo con stupore.
Woody, cresciuto sempre con la sua adorata padrona, una ragazza giovane e allegra che lui ama sopra ogni cosa. Finché un giorno, aprendo gli occhi, scopre che tutto è cambiato: il mondo che conosceva, pieno di gioia, avventure e affetto, è stato sostituito dal buio e dalla sporcizia di una gabbia. Come è finito lì dentro? Perché? E, soprattutto, come può tornare dalla sua padrona? È da queste domande che comincia la storia di Woody: una storia in cui, a poco a poco, si affacciano i segni di qualcosa di terribile, un evento drammatico di cui Woody è l’unico testimone.
E come tutti noi il piccolo basenji sarà costretto a confrontarsi con domande che pesano sulla sua innocenza. Che cos’è il Bene? Che cos’è il Male? E come ci si può mettere al sicuro, essere felici, in un mondo che finisce per tradire la meraviglia?


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Le cinquine finaliste del PREMIO STREGA RAGAZZE E RAGAZZI 2016 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/09/le-cinquine-finaliste-del-premio-strega-ragazze-e-ragazzi-2016/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/09/le-cinquine-finaliste-del-premio-strega-ragazze-e-ragazzi-2016/#comments Mon, 09 Nov 2015 16:03:56 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6955 Nell’ambito di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, il nuovo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi” e alla “letteratura per l’infanzia“, segnaliamo le cinquine finaliste del Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2016 (l’edizione 2016 è anche la prima edizione del medesimo premio).

Massimo Maugeri

* * *

Le cinquine finaliste del PREMIO STREGA RAGAZZE E RAGAZZI 2016

70 Anni di Premio Strega

Roma, 9 novembre 2015. Il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del TurismoDario Franceschini ha annunciato oggi presso la Fondazione Bellonci le due cinquine finaliste della prima edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi, promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da Strega Alberti Benevento con il Centro per il libro e la lettura e la Fiera del libro per ragazzi di Bologna, e realizzato con il sostegno di BPER Banca.

Premio Strega Ragazze e Ragazzi - HomeFra i 55 libri candidati24 nella categoria di concorso +6, rivolta alla fascia di lettori dai 6 ai 10 anni, e 31 nella categoria +11, rivolta alla fascia dagli 11 ai 15 anni (13 i titoli in traduzione in entrambe le liste), il Comitato scientifico – coordinato dal presidente della Fondazione Bellonci Tullio De Mauro e composto da Giuseppe BartorillaEmma BeseghiPino BoeroErmanno DettiSilvana LoieroCarla Ida SalviatiMaria Romana Tetamo – ha selezionato:

Categoria +6

·     La mucca volante (Bompiani) di Paolo Di Paolo

·     Il riscatto di Dond (Uovonero) di Siobhan Dowd

·     Le nuove storie del piccolo Nicolas (Donzelli) di Goscinny & Sempé

·     Cuori di waffel (Beisler) di Maria Parr

·     Salta, Bart! (Giunti) di Susanna Tamaro

Categoria +11

·     Fuori fuoco (Bompiani) di Chiara Carminati

·     Dalla parte sbagliata (Giunti) di Francesco D’Adamo

·     La trottola di Sofia (Editoriale Scienza) di Vichi De Marchi

·     La fine del cerchio (Fanucci) di Beatrice Masini

·     Zorro nella neve (Il Castoro) di Paola Zannoner

Questa prima edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi è figlia di una fruttuosa collaborazione tra la Fondazione Bellonci, il Centro per il libro e la lettura e la Fiera del libro per ragazzi di Bologna ha dichiarato il Ministro Dario Franceschini. “Abbiamo messo insieme energie diverse per un impegno comune: aiutare la lettura e creare nuove generazioni di lettori”.

Il Premio Strega Ragazze e Ragazzi si affianca ad altre iniziative di promozione della lettura della Fondazione Bellonci come quelle che coinvolgono gli studenti delle scuole superiori nell’assegnazione del Premio Strega Giovani” spiega Tullio De Mauro, Presidente della Fondazione Bellonci. “Il nuovo premio intende concorrere al radicamento dell’abitudine alla lettura fin dall’infanzia e dall’adolescenza, indispensabile affinché la passione per i libri possa crescere e durare. Alle alunne e agli alunni di scuole elementari e medie in tutto il Paese offre l’occasione di leggere, confrontare e valutare libri scritti proprio per loro. Una «giuria vasta e democratica» come quella degli Amici della domenica immaginata nel 1947 da Maria Bellonci e Guido Alberti nell’ideare il Premio Strega”.

Con questo nuovo Premio, la Fiera del libro per ragazzi intende ampliare la rosa di riconoscimenti con cui da sempre premia l’eccellenza del libro per ragazzi, concentrando l’attenzione sulla letteratura oltre che sull’illustrazione”, spiega Duccio Campagnoli, Presidente di BolognaFiere. “E lo fa con i partner più qualificati, nella convinzione che porre i libri per ragazzi nel cuore del più importante premio letterario del Paese sia la strada giusta per sostenere il grande lavoro degli scrittori, degli editori e dei traduttori che dedicano il loro impegno  alla scrittura destinata al giovane pubblico”.

Assegnato a opere di narrativa pubblicate in Italia, anche in traduzione, tra il primo aprile dell’anno precedente e il 31 marzo dell’anno in corso, il Premio Strega Ragazze e Ragazzi nasce con lo scopo di andare alle radici della passione per la lettura, per promuoverne il valore formativo e culturale fin dall’infanzia e dall’adolescenza. Un proposito che si fa azione dando voce diretta a numerosi bambini e ragazzi fra i 6 e i 15 anni che con il loro voto ci racconteranno quali sono le storie più amate. Grazie alla collaborazione con una rete di scuole primarie e secondarie in tutta Italia individuate dal Centro per il libro e la lettura, saranno proprio i lettori più giovani a decretare le opere vincitrici nelle due categorie di concorso.

La cerimonia di premiazione avverrà nel 2016, durante la prossima edizione dellaFiera internazionale del libro per ragazzi alla presenza di stampa, editori, scrittori e illustratori provenienti da 98 Paesi, abituali frequentatori della autorevole Fiera bolognese. Agli autori dei due libri più votati verranno assegnati 5.000 Euro. Nel caso risulti vincitrice un’opera in traduzione, è previsto inoltre un premio di 2.000 Euro per il traduttore.

© Letteratitudine

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STORIA DI UN CANE CHE INSEGNÒ A UN BAMBINO LA FEDELTÀ di Luis Sepúlveda http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/10/30/storia-di-un-cane-che-insegno-a-un-bambino-la-fedelta/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/10/30/storia-di-un-cane-che-insegno-a-un-bambino-la-fedelta/#comments Fri, 30 Oct 2015 16:44:23 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6941 Nell’ambito di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, il nuovo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi” e alla “letteratura per l’infanzia“, dedichiamo un post al nuovo volume di Luis Sepúlveda intitolato Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà(Guanda).

Sul post proponiamo: un video realizzato da Letteratitudine, un estratto del libro e il booktrailer.

Massimo Maugeri

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Le prime pagine di “STORIA DI UN CANE CHE INSEGNÒ A UN BAMBINO LA FEDELTÀ” (Guanda) di Luis Sepúlveda

Kitie — Uno

Il branco di uomini ha paura. Lo so perché sono un cane e fiuto l’odore acido della paura. La paura ha sempre lo stesso odore e non importa se la prova un uomo spaventato dal buio della notte o se la prova waren, il topo che mangia finché il suo peso diventa una zavorra, quando wigna, il gatto delle montagne, si muove guardingo fra gli arbusti. Il fetore della paura negli uomini è così forte da guastare gli aromi della terra umida, degli alberi e delle piante, delle bacche, dei funghi e del muschio che il vento mi porta dal folto del bosco. L’aria mi porta anche, molto leggero, l’odore del fuggiasco, ma quello sa d’altro, sa di legna secca, di farina e di mele, sa di tutto quel che ho perduto.
« L’indio si nasconde di là dal fiume. Non dovremmo slegare il cane? » domanda uno degli uomini. « No, è molto buio. Lo sleghiamo alle prime luci dell’alba » risponde l’uomo che comanda il branco. Il branco di uomini è diviso in due: quelli seduti intorno al fuoco, che hanno acceso maledicendo la legna umida, e quelli che con le loro armi per uccidere in mano guardano verso il buio del bosco, senza vedere altro che ombre. Anche io mi accuccio sulle zampe, tenendomi a distanza. Mi piacerebbe stare al caldo, ma evito il fuoco che hanno acceso perché il fumo mi annebbierebbe gli occhi e mi impedirebbe di fiutare i mutevoli odori. Il fuoco è stato acceso male e si spegnerà presto. Gli uomini di questo branco non sanno che lemu, il bosco, dà buona legna secca, basta chiederla dicendo mamull, mamull, e allora il bosco capisce che l’uomo ha freddo e lo autorizza ad accendere un fuoco. Mi arriva alle orecchie il gracidio di llungki, la rana, nascosta frai sassi sull’altra riva di leufu, il fiume che scende dalle montagne. A tratti konkon, il gufo, imita il vento dalla cima degli alberi e pinuyke, il pipistrello, sbatte le ali volando mentre divora gli insetti notturni. Il branco di uomini teme i rumori del bosco. Si muovono inquieti e io sento il fetore penetrante della paura che non li lascia riposare. Cerco di allontanarmi un po’ da loro, ma la catena che ho al collo, assicurata a un tronco, me lo impedisce. « Diamo qualcosa da mangiare al cane? » domanda uno degli uomini. « No. Un cane caccia meglio quando è affamato » risponde il capobranco. Chiudo gli occhi, ho fame e sete, ma non mi importa. Non mi importa di essere solo il cane per quel branco di uomini e da loro non mi aspetto altro che frustate. Non mi importa, perché dal buio mi arriva il lieve aroma di quel che ho perduto.

(Riproduzione riservata)

© Guanda editore


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Il booktrailer del libro


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La scheda del libro
È dura per un cane lupo vivere alla catena, nel rimpianto della felice libertà conosciuta da cucciolo e nella nostalgia per tutto quel che ha perduto. Uomini spregevoli lo hanno separato dal suo compagno Aukamañ, il bambino indio che è stato per lui come un fratello. Per un cane cresciuto insieme ai mapuche, la Gente della Terra, è odioso il comportamento di chi non rispetta la natura e tutte le sue creature. Ora la sua missione – quella che gli hanno assegnato gli uomini del branco – è dare la caccia a un misterioso fuggitivo, che si nasconde al di là del fiume. Dove lo porterà la caccia? Il destino è scritto nel nome, e questo cane ha un nome importante, che significa fedeltà: alla vita che non si può mai tradire e anche ai legami d’affetto che il tempo non può spezzare.

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© Letteratitudine

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PREMIO STREGA RAGAZZE E RAGAZZI 2015: i 55 libri candidati http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/10/26/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-2015-i-55-libri-candidati/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/10/26/premio-strega-ragazze-e-ragazzi-2015-i-55-libri-candidati/#comments Mon, 26 Oct 2015 16:45:11 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6933 Nell’ambito di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, il nuovo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi” e alla “letteratura per l’infanzia” dedichiamo un post alla prima edizione del Premio Strega ragazze e ragazzi, segnalando l’elenco dei 55 libri candidati.

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Premio Strega ragazze e ragazzi: ecco i 55 libri candidati alla prima edizione

La prima edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi entra nel vivo: in attesa di conoscere le due cinquine finaliste, che saranno annunciate nella sede della Fondazione Bellonci lunedì 9 novembre 2015 (ore 15,30) alla presenza del Ministro dei beni e delle attività culturali Dario Franceschini, ecco i 55 libri candidati nelle due categorie di concorso: una per testi destinati alla fascia di lettoridai 6 ai 10 anni, l’altra alla fascia di lettori dagli 11 ai 15 anni. Per la prima categoria sono stati proposti dagli editori 24 libri, per la seconda 31 (presenti 13 titoli in traduzione in entrambe le liste).

Premio Strega Ragazze e Ragazzi - HomeAssegnato a opere di narrativa per ragazzi pubblicate in Italia, anche in edizione tradotta, tra il primo aprile dell’anno precedente e il 31 marzo dell’anno in corso, il nuovo riconoscimento letterario è promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e daStrega Alberti Benevento Spa – organizzatori del Premio Strega – con il Centro per il libro e la lettura, istituto autonomo del MiBACT nato nel 2007 con il compito di divulgare in Italia la cultura del libro e della lettura, la Fiera del libro per ragazzi di Bologna, il maggior evento fieristico di settore a livello internazionale, e con il sostegno di BPER Banca.

Le due cinquine finaliste saranno selezionate dal Comitato scientifico, coordinato dal presidente della Fondazione Bellonci Tullio De Mauro e composto da Giuseppe BartorillaEmma BeseghiPino BoeroErmanno DettiSilvana LoieroCarla Ida SalviatiMaria Romana Tetamo (da qui è possibile scaricare le note biografiche).

Grazie alla collaborazione con una rete di scuole primarie e secondarie in tutta Italia individuate dal Centro per il libro e la lettura, saranno i lettori più giovani a decretare con il loro voto le due opere vincitrici. La cerimonia di premiazione si terrà a Bologna, sabato 2 aprile 2016, in occasione del weekend dei giovani lettori realizzato dalla Fiera del libro per ragazzi. Al libro più votato in ciascuna delle due categorie verranno assegnati 5.000 Euro. Nel caso risulti vincitrice un’opera in traduzione, è previsto un premio di 2.000 Euro per il traduttore.

I LIBRI CANDIDATI

Categoria 6-10 anni

AA.VV. La Grammatica la fa… la differenza! (Mammeonline)

Annie Barrows Ely + Bea. Ma che bella pensata! (Gallucci)

Luciana Breggia Il giudice alla rovescia (Einaudi Ragazzi)

Vincent Cuvellier Giancretino e io (Biancoenero)

Erminia Dell’Oro Il gatto rapito (Piemme)

Paolo Di Paolo La mucca volante (Bompiani)

Siobahn Dowd Il riscatto di Dond (Uovonero)

Goscinny & Sempé Le nuove storie del piccolo Nicolas (Donzelli)

Jean-Claude Grumberg Cappuccetto Uf (Cleup)

F. Harrold Il mio amico immaginario (Mondadori Ragazzi)

Mirko Montini Battaglia in mensa (La memoria del mondo)

Tom Moorhouse La canzone del grande fiume (Feltrinelli)

Paolo Nori La bambina fulminante (Rizzoli)

Maria Parr Cuori di Waffel (Beisler)

Guido Quarzo e Anna Vivarelli Mangia, Matilde! (Interlinea)

Chris Riddell Agata De Gotici (Il Castoro)

Gabriella Santini Leonardo e il fiore della vita (Raffaello Libri)

Janneke Schotveld La nonna in fuga (Lo Stampatello)

Brigitte Smadja Lasciami un po’, papà (Loescher)

Tanya Stewner Lilli. Vietato parlare agli elefanti (La nuova frontiera)

Susanna Tamaro Salta, Bart! (Giunti)

Andrea Valente Un elefante sotto il letto (Lapis)

Chiara Vincenzi Noè, il topolino con la paura della propria ombra (Il Ciliegio)

Laurence Yep e Joanne Ryder, Storia di un drago e della bambina che gli cambiò la vita (De Agostini)

Categoria 11-15 anni

Daniela Bisagno Il mistero delle statue rubate (Edisco)

Benedetta Bonacina Fuga dal buio (il Ciliegio)

Chiara Carminati Fuori fuoco (Bompiani)

Francesco D’Adamo Dalla parte sbagliata (Giunti)

Vichi De Marchi La trottola di Sofia. Sofia Kovalevskaja si racconta (Editoriale Scienza)

Silvio Donà Extasia (Leone)

Siobahn Dowd Crystal della strada (Uovonero)

Giuseppe Festa L’ombra del gattopardo (Salani)

Loredana Frescura Vado a essere felice (Raffaello)

Jostein Gaarder Il mondo di Anna (Longanesi)

Yahel Hassan Finché la terra piangerà (Lapis)

A.G. Howard Il mio splendido migliore amico (Newton Compton)

Erin Hunter Warrior Cats. La profezia di Stella Blu (Sonda)

Eleonora Lanfranchini Corse di tram (Mammeonline)

David LaRochelle Io no!… O forse sì (Biancoenero)

Emily Lockhart L’estate dei segreti perduti (De Agostini)

Laura Marx Fitzgerald L’incredibile caso dell’uomo e del Raffaello Perduto (Fabbri)

Beatrice Masini La fine del cerchio (Fanucci)

Luisa Mattia L’isola di Arcangelo (Beisler)

Emily Murdoch Il segreto delle stelle bianche (Feltrinelli)

Patrick Ness Chaos. La fuga (Mondadori Ragazzi)

Moni Nillson La gita di classe (Qudulibri)

Alessandra Parodi Tutti a bordo… con filosofia (La memoria del mondo)

Tommaso Percivale Messaggio dall’impossibile (Einaudi Ragazzi)

Margi Preus Il segreto di Espen (EDT – Giralangolo)

Patrizia Rinaldi Federico il pazzo (Sinnos)

Davide Rondoni Se tu fossi qui (San Paolo)

Liliana Segre e Daniela Palumbo Fino a quando la mia stella brillerà (Piemme)

Guido Sgardoli Il giorno degli eroi (Rizzoli)

Ellis Weiner I gemelli Templeton danno spettacolo (Gallucci)

Paola Zannoner Zorro nella neve (Il Castoro)

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GIOVANISSIMA LETTERATURA http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/10/26/giovanissima-letteratura/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/10/26/giovanissima-letteratura/#comments Mon, 26 Oct 2015 16:37:34 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6925

Apro un nuovo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “Letteratura per ragazzi” e alla “Letteratura per l’infanzia“. Insomma, uno spazio tutto dedicato ai lettori più giovani e che prenderà il nome di  “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, dove troverete vari tipi di contributi: articoli, interviste, estratti, recensioni, interventi, notizie e quant’altro dedicati alla letteratura per ragazzi e per l’infanzia.

Tutti i post saranno pubblicati all’interno di questa categoria del blog.

Massimo Maugeri

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