LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » LA CAMERA ACCANTO http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 LA CAMERA ACCANTO 19° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/02/21/la-camera-accanto-19/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/02/21/la-camera-accanto-19/#comments Tue, 21 Feb 2012 21:15:13 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3660

Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto. La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine). Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc. Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere. Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili. Aggiungo che la camera accanto è anche un luogo “integrato” con altri spazi di Letteratitudine, ovvero… il programma radiofonico Letteratitudine in Fm e la pagina Libri segnalati speciali. Di conseguenza potete lasciare qui i commenti riferiti ai suddetti spazi. (Massimo Maugeri)

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LA CAMERA ACCANTO 18° appuntamento (LA QUESTIONE NUCLEARE) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/06/11/camera-accanto-18/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/06/11/camera-accanto-18/#comments Sat, 11 Jun 2011 16:17:51 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2977 Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto. La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine). Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc. Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere. Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili. Aggiungo che la camera accanto è anche un luogo “integrato” con altri spazi di Letteratitudine, ovvero… il programma radiofonico Letteratitudine in Fm e la pagina Libri segnalati speciali. Di conseguenza potete lasciare qui i commenti riferiti ai suddetti spazi. (Massimo Maugeri)

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AGGIORNAMENTO DELL’8 giugno 2011

Aggiorno il post segnalando l’uscita di un libro pubblicato (anche in formato elettronico) da Nottetempo – Aliberti. Si tratta di un libro attinente alla “questione nucleare” di cui abbiamo discusso in questa puntata della camera accanto.
Segue la scheda del libro.
Massimo Maugeri

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LA FINE DEI DINOSAURI
nottetempo – Aliberti editore

La fine dei dinosauriEsce venerdì 10 giugno in tutte le librerie La fine dei dinosauri, (nottetempo/Aliberti editore), un libro nato dopo Fukushima per affiancare il referendum sugli impianti e le energie nucleari in Italia, e fornire gli argomenti sia per una risposta immediata che per una riflessione futura. Il libro è composto dagli interventi originali dei maggiori scienziati nucleari italiani, di scrittori, e dei referenti di alcune delle maggiori associazioni ecologiste internazionali, di esperti europei di energie alternative.
La considerazione di fondo di tutti coloro che hanno contribuito è concorde: una società che investe sull’energia nucleare è una società che ha deciso di non fare i conti con l’estinzione nostra e della Terra. Le politiche energetiche attuali infatti non prevedono un futuro, sia che si concentrino sui combustibili fossili, sia che scommettano sul nucleare.
nottetempo e Aliberti si sono uniti in questo progetto per dargli maggiore forza e tempestività:
La fine dei dinosauri non è solo un libro “contro”, ma la descrizione di un futuro possibile, purché gli investimenti si concentrino decisamente sulle energie rinnovabili, con un impegno generale, di cui i comuni, le regioni e i cittadini saranno i principali protagonisti.
“La fine dei dinosauri” richiama il rischio che corre la specie umana proseguendo sulla strada che il nucleare sta delineando.
Hanno contribuito Stefano Argirò (fisico), Federico M. Butera (fisico), Stefano Caserini (climatologo), Marcello Cini (fisico), Guido Cosenza (fisico), Giuseppe Genna (scrittore), Roberto Natalini (matematico), Giuseppe Onufrio (fisico, Greenpeace Italia), Wolfgang Palz (fisico), Giorgio Parisi (fisico), Tommaso Pincio (scrittore), Francesca Sartogo (architetto, EuroSolar Italia), Hermann Scheer (premio Nobel alternativo ’99 per l’Energia Solare), Stefano Sylos Labini (geologo), Junko Terao (giornalista), Paolo Valente (fisico).

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PROPOSTA DI DISCUSSIONE DEL 20 marzo 2011

LA QUESTIONE NUCLEARE

Il mondo guarda ancora attonito alla terribile sciagura che ha colpito il Giappone e il suo popolo: prima percossi da un terremoto devastante, poi sommersi da uno tsunami di inaudita violenza.
A questo si aggiunge l’agghiacciante tragedia nucleare. Una tragedia dalla portata enorme, destinata a varcare i confini giapponesi. Una tragedia che, tra l’altro, sta facendo discutere tutto il mondo circa il futuro dell’energia nucleare e del suo utilizzo.
Quella del nucleare è una questione planetaria, che varca qualunque tipo di confine (geografico, politico, di appartenenza di ogni genere).
Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione in proposito…

Fino a che punto, a vostro avviso, siamo davvero al corrente di quali sono i pro e i contro della produzione e dell’utilizzo dell’energia nucleare?

Ritenete che l’attuale consumo di energia sia eccessivo, oppure in linea con le esigenze insopprimibili della società odierna?

Se qualcuno decidesse di impiantare una centrale nucleare di nuovissima generazione nei pressi di casa vostra, assicurandovi che è ultrasicura… come reagireste?

E comunque… è davvero immaginabile una società occidentale (e non solo) senza energia nucleare?

Aspetto i vostri pareri, ringraziandovi in anticipo.

Massimo Maugeri

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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/06/11/camera-accanto-18/feed/ 269
LA CAMERA ACCANTO 18° appuntamento (Elvira Sellerio, Luciano Erba e Michele Perriera) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/09/21/la-camera-accanto-18/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/09/21/la-camera-accanto-18/#comments Tue, 21 Sep 2010 20:25:27 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2371 Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto. La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine). Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc. Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere. Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili. Aggiungo che la camera accanto è anche un luogo “integrato” con altri spazi di Letteratitudine, ovvero… il programma radiofonico Letteratitudine in Fm e la pagina Libri segnalati speciali. Di conseguenza potete lasciare qui i commenti riferiti ai suddetti spazi. (Massimo Maugeri)

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AGGIORNAMENTO DEL 1° novembre 2010
Questo appuntamento de “La camera accanto” si è trasformato in un post/tributo dedicato alla memoria di Elvira Sellerio, Luciano Erba e Michele Perriera. Qualche giorno fa mi ha scritto l’autrice della foto di Elvira Sellerio che trovate qui sotto. Si tratta di Donatella Polizzi.
La foto si trova all’interno di un volume pubblicato dall’editore Bonanno e intitolato “Sicilia singolare femminile“.
Ho chiesto a Donatella Polizzi di scrivermi due parole su questo volume. Eccole…
“E’ un libro di fotografie in bianco e nero di donne, realizzate tutte in Sicilia che rappresentano la donna con un’iconografia diversa a quella dell’immaginario fatta di nero e sguardi bassi. Il libro si articola in varie sezioni tutte accompagnate da brevi testi di Giovanna Bongiorno. Questo e’ il mio testo sul risvolto di copertina che spiega un po’ il senso del libro: “Sono scorsi, i miei occhi, su troppe immagini cariche del nero di scialli e fazzoletti a incorniciare sguardi sfuggenti, occhi che si muovono veloci in cerca di una via di fuga. Ho ascoltato, parole insensate che parlano di gelosia e fedelta’, di intensita’ di sentimenti e di mancate risposte, di violenza, sangue e passivita’. E allora e’ sorto in me il desiderio di mostrare delle immagini che parlino dell’armonia e della storia, della sensualita’ e dell’energia, della gioia di vivere e del legame con la propria terra. Cosi’ questo libro che si e’ potuto realizzare grazie alla complicita’ di tutte coloro che mi hanno aperto la loro casa, vuole solo essere una voce in prima persona, un invito a un viaggio fra le donne di Sicilia che quando tacciono e’ perche’ lo vogliono”.

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(Post del 21 settembre 2010)

ADDIO A ELVIRA SELLERIO

Elvira Giorgianni Sellerio, fondatrice con il marito Enzo dell’omonima casa editrice, è morta oggi – 3 agosto – a Palermo. Vorrei ricordarla qui, invitandovi a fare altrettanto. Forse, uno dei modi per ricordarla meglio è ringraziarla per il contributo che ha dato (con la sua casa editrice) al popolo dei lettori. Vi invito dunque (se volete) a dare un’occhiata nella vostra libreria (o a “spulciare” il catalogo della Sellerio) per scegliere – tra i vari libri pubblicati – quello che per voi è stato più importante… Grazie, Elvira. Riporto, di seguito, la notizia diramata dall’Ansa.

Massimo Maugeri

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PALERMO

- Elvira Giorgianni Sellerio, fondatrice con il marito Enzo dell’omonima casa editrice, è morta oggi a Palermo. La Sellerio, che in passato era stata anche componente del Cda della Rai, scoprì e incoraggio’ a pubblicare per la sua casa editrice numerosi autori di successo, da Leonardo Sciascia a Gesualdo Bufalino fino ad Andrea Camilleri.

UNA STORIA COMINCIATA CON SCIASCIA

- Elvira Giorgianni Sellerio era nata a Palermo il 18 maggio 1936 ed aveva 74 anni. Figlia di un prefetto, era laureata in giurisprudenza, cavaliere del lavoro, nel 1991 è stata insignita di una laurea honoris causa in Lettere dalla facoltà di magistero di Palermo. Ha cominciato a lavorare nell’ editoria nel 1970, fondando la casa editrice Sellerio ( dal nome del marito, il fotografo Enzo, dal quale si era separata) che ha avuto tra i suoi autori Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino. Al forte rapporto con lo scomparso scrittore di Racalmuto si deve il successo di una “scommessa”: così la Sellerio ha più volte definito la sua “pretesa” di lanciare da Palermo una casa editrice, che si propone come “nazionale”, scontando tutte le conseguenze di una localizzazione periferica. Attraverso Bufalino la Sellerio è stata premiata con il Spercampiello nel 1981 per ‘Diceria dell’ untoré, il romanzo che ha fatto conoscere al grande pubblico lo scrittore di Comiso. Nel 1991 alla Sellerio è stato attribuito il premio ‘Marisa Belisario’. La casa editrice ‘Sellerio’ si è segnalata per la sua collana di “libretti” dalla caratteristica copertina in blu scuro che ripropongono testi apparentemente “minori”, che spaziano tra classico e moderno, ma di grande spessore culturale. La Sellerio ha pubblicato tutti i libri di Andrea Camilleri che ha assicurato alla casa editrice un grandissimo successo. E’ stata anche membro del Cda della Rai nel 1993-1994 all’epoca dei “professori”.

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UN SALUTO ANCHE A LUCIANO ERBA


poesie di Luciano Erba

Lo stesso giorno in cui ci ha lasciato Elvira Sellerio è scomparso Luciano Erba: (Milano, 18 settembre 1922 – Milano, 3 agosto 2010) poeta e critico letterario italiano del secondo Novecento, appartenente alla cosiddetta “quarta generazione”. È stato docente universitario di letteratura francese all’Università Cattolica di Milano. Poeta innovativo nel seno della tradizione “lombarda”, esordì con Linea K nel 1951; sono seguite poi le raccolte Il bel paese (1955), Il prete di Ratanà (1959), Il male minore (1960), Il prato più verde (1977), Il nastro di Moebius (1980), Il cerchio aperto (1984), Il tranviere metafisico (1987), L’ippopotamo (1989), Variar del verde (1993), L’ipotesi circense (1995), Nella terra di mezzo (2000). Stilisticamente, Erba si può dire che abbia ripreso la lezione di Jacques Prévert, tenendosi ad equa distanza da neorealismo ed ermetismo. Di conseguenza mantenne uno stile apparente semplice, leggibile, ma al tempo stesso raffinato e sottile. Fu autore d’una antologia di poesia contemporanea in collaborazione con Piero Chiara Quarta generazione (1954). Scompare il 3 agosto 2010 a Milano, all’età di 88 anni (Fonte: Wikipedia Italia) Segnalo gli articoli pubblicati su Il Corriere della Sera a su La poesia e lo spirito.

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AGGIORNAMENTO DEL 21 settembre 2010

Aggiorno questa pagina ricordando lo scrittore e regista Michele Perriera (in basso, nella foto di Palazzotto) scomparso a 73 anni, nell’ospedale Giglio di Cefalù, l’11 settembre scorso.
Perriera ha fondato e diretto la scuola di teatro Teate’s di Palermo. Era stato tra i fondatori del gruppo ‘63. Dal 1994 ha diretto la collana di teatro della casa editrice Sellerio. Lo scrittore, considerato il drammaturgo dell’anima, se n’e’ andato dopo una lunga malattia che lo aveva allontanato dal teatro.
Segnalo questo articolo pubblicato su la Repubblica (Palermo).
Di seguito, un bell’articolo scritto da Domenico Calcaterra (che ringrazio).
Massimo Maugeri

P.s. Si consiglia anche la lettura del minisaggio di Domenico Calcaterra, dedicato a “Romanzo d’amore” di Michele Perriera, disponibile su La poesia e lo spirito.

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MICHELE PERRIERA: LA MORTE NON VINCE LA MEMORIA

di Domenico Calcaterra

Teatro, addio a Michele Perriera  drammaturgo dell'anima palermitana«Ho sempre desiderato che qui, a Palermo, mi fosse ricambiato, almeno in parte, l’immenso amore chi mi ha sempre animato verso questa città crudele e meravigliosa», così scriveva in un angolo del suo sterminato Romanzo d’amore Michele Perriera. E ha dovuto attendere la fine, perché le istituzioni cittadine si producessero in un “estremo saluto” degno della sua levatura e che ci sforziamo di credere sincero. Ma il congedo senz’altro più sentito è venuto dalla schiera fedele e numerosa di amici, artisti, attori, scrittori, ex allievi della scuola di teatro Teatès (da lui fondata e diretta dal 1979), semplici ammiratori, giovani, che hanno saputo rendergli un genuino e commosso omaggio.
Del resto, Michele Perriera la conosceva assai bene la sua Palermo, il deserto che non ha mai rinunciato di vivere (ma da «separato in casa»), il paradiso ottuso dove si è ostinato con coerenza a contrabbandare da periferico (per oltre quarant’anni) le sue visionarie provocazioni: legato alla sua città da un destino di coriacea resistenza, reagendo alle tentazioni del successo e alla comoda fuga dal caos, ha finito per eleggerla a centro della propria vicenda umana e intellettuale, spelonca dalla quale affinare il suo particolare sguardo sulle ferite e le cose del mondo. Alla “distanza fisica”, alla parola pronunciata dal distacco rassicurante dell’esilio, ha preferito la via più coraggiosa di una letteratura della “distanza logica”, vittorioso sull’enorme rischio dell’abbaglio, sulle infide seduzioni connesse al nido. M’imbatto non a caso in tale digressione, con l’intento preciso di smentire l’idea diffusa che la fuga, l’emigrare verso lidi di presupposto progresso, sia l’unico viatico d’emancipazione possibile per chi abbia avuto la ventura di nascere in una terra di particolare e tormentata storia come la Sicilia.
A voler ripercorrere la parabola intellettuale di Michele Perriera, emerge il basso continuo d’uno sperimentalismo mai pago che progressivamente si va depurando sul piano formale e i cui esiti possono essere letti come inesausta perorazione (senza soluzione di continuità alcuna) sulla condizione umana e sulla melliflua seduzione del potere: dall’isterismo linguistico e dalla verve contestataria delle prime eretiche prove, già all’interno del novero dei decostruttori-sperimentatori del Gruppo ‘63 (Principessa Montalbo e Lo scivolo, 1963), con quella “tridimensionalità” di scrittura ricreata sulla pagina che sembra esserne la nota più caratteristica (paradigmatica in tal senso la prima edizione de Il Romboide, 1968), alle scritture e riscritture teatrali, alle regie, degli anni Settanta e Ottanta, da Morte per vanto (1970) a Macbeth (1973), da I pavoni (1983) a Il Gabbiano (1981); al graduale e definitivo affrancarsi dal duplice capestro di ideologia e impegno, inaugurando una vera e propria inversione rispetto ai primi furori sperimentali e alla schizofrenia linguistica degli esordi, alla ricerca della parola creativa, della rarefazione visionaria, della limpidità della voce, con la particolare tessitura romanzesca tra nera favola tecnologica e stilizzato fumetto di A presto (1990, primo movimento e avvio di una trilogia fanta-gialla poi proseguita e culminata con Delirium cordis e Finirà questa malìa) o con l’analogo riverberarsi di una ricalibrata più luminosa visionarietà nei coevi testi teatrali di Ogni giorno può essere buono (1984), Qui è quasi giorno (1991), Anticamera (1994); fino alla singolare teologia per sottrazione espressa con la straordinaria invenzione di un Dio che stanco e impotente, seguendo le orme del Figlio, facendosi a sua volta figlio del Figlio, decide di ricominciare di nuovo tornando sulla terra, in uno dei vertici del suo teatro, vera e propria resurrezione a rebours, nella fiaba in tre giornate di Ritorno (1995).
«La letteratura e il teatro sono per me due diversi modi per articolare la stessa passione della scrittura e della scena», diceva – a rimarcare come fisicità e parola si compenetrassero con infinita ostinazione in ogni sua scrittura, per cui il suo teatro risulta anche fortemente narrativo e la sua narrativa concepita per frammenti, retabli, scene giustapposte, veri e propri monologhi o spiazzanti scambi di battute (talvolta al limite del non senso); volontari sconfinamenti e contaminazioni che uniscono a refe doppio, in una continua virtuosa osmosi, il teatro e il racconto, e tale da rendere l’intera sua opera un unico poliedrico sistema. Ma per chi voglia addentrarsi con cognizione e pazienza nell’universo poetico perrieriano non può che abbandonarsi alla cesellata fluvialità di Romanzo d’amore (2002): monumentale autobiografia in tre libri, singolare neospecie di ‘opera mondo’, variante aggiornata di romanzo assoluto che salda Bildung e Weltanschauung, apprendistato e conseguente idea del mondo (colta nel suo farsi, nel gorgo di un dinamico sviluppo). Immensa cattedrale di scrittura, costruita per innesti, esponenziale contaminazione di generi: ripasso di memoria, autobiografia intellettuale, diario intimo ed epistolario, reperto saggistico e di passione civile; effusione lirica, visionaria ricognizione d’un tempo e tuffo nei suoi miti ingannevoli… Praticati tutti con un peculiare tocco che rende omogeneo, assimilabile ad un’unica voce, il dettato dello scrittore. Perriera (in un tour de force di oltre 1200 pagine), generoso, mette in scena sé stesso, declina il suo discorso amoroso per le ragioni stesse della vita e della morte: il teatro è quello della memoria, la scena quella del suo cervello, perennemente assediato da tragiche e magnifiche ossessioni. L’ultramondo (per dirla con Ortega y Gasset) del teatro perrieriano, scaturisce dall’innaturale e coatta frizione tra «ciò che sta al di qua con ciò che sta al di là delle grate»: è un’ultravita che esibisce e lascia coesistere la prigione e l’eversione fantastica e tremenda della fuga, la falla che allenta le maglie di un sistema di vita che si agghinda col vanto dell’essere il migliore, il più desiderabile, l’unico possibile; che scruta, mettendo a fuoco colpa e innocenza, l’incubo e il grido disperato, l’SOS lanciato per la vita. Condizione sintomatica che si avvita su di un paradigma scenico non di rado giocato su di un personaggio-prototipo che agisce (o si prova ad agire), sempre più ingolfato, colto al limite tra claustrofobia e claustrolalia: ridotto a pura cifra di un sé stesso che si offre hic et nunc nella sola possibilità d’esistenza concessagli sulla scena, marchiato da quella «speciale rigidità» cui Perriera affida al massimo grado il segno forte di una così tragica concezione. Costretti ad abitare sul limitare dell’estinguersi dell’umano, schiacciati nella speciale condizione di una precaria resistenza, i personaggi perrieriani condividono tutti più o meno uno stato di docile allerta, nonostante si viva ormai nel “troppo tardi”. E solo di qui, a partire da simili anguste latitudini di letargica utopia che ci si può attendere di acciuffare quell’«elemento di salvezza» di cui era irrimediabilmente e assurdamente orfano il claustrofobico universo kafkiano. L’aver introiettato e rimeditato, ribaltandola, la duplice lezione di Beckett e di Kafka, la dice lunga sulla dimensione pienamente europea della sua letteratura. Nel sapore della resistente agnizione di una eticità del limite che sia alternativa al marasma, consiste la ineguagliabile qualità politica del suo essere scrittore altrimenti ingaggiato, ma della specie più lucida e rara: lo straordinario interprete dell’impegno con la scrittura, oltre le catene e le aride ingessature dell’ideologia, convinto che esso (l’impegno) debba contemplare in sé pure la sua stessa «distrazione»; atteggiamento che spesso, soprattutto in passato, gli costò il macroscopico fraintendimento d’una critica gretta e ideologizzata (perlopiù miope e immiserita da griglie interpretative obsolete), che finì per tacciarlo di conservatorismo borghese.
Magistero che ha pure saputo sintetizzare in pagine di estrema lucidità (si leggano i saggi di La spola infinita, 1995 o le «note ai margini in forma di diario» di Con quelle idee da canguro, 1997), mettendone a nudo quelle stesse coordinate strabiche (all’esatto incrocio tra immaginazione e realtà) che sarebbero poi sfociate nell’inconfondibile marca d’uno stile sempre giocato sulla drammatica coesistenza di rarefatta armonia e incandescente urgenza espressiva, portando il mondo sulla pagina per esorcizzarne mostruosità, rivelarne inattese epifanie, fintanto che lo scrittore (novello sciamano) sia in grado di ricrearlo, renderlo accettabile, con il coraggio e la forza della parola. Un’intenzione di scrittura che, prendendo in prestito le parole di Freud, si potrebbe dire: ‹‹mira […] a destare in noi lo stesso atteggiamento emotivo, la stessa costellazione mentale che ha prodotto in lui [nello scrittore] l’impeto creativo››.

Abbandonando il giudizio di valore, vorrei concludere con un ricordo privato, raccontare dell’ultimo mio incontro avuto con Michele Perriera nella sua casa di Palermo, al numero 40 di via Tasso, pochi mesi prima dell’ultimo prolungato suo ricovero: non mi venne incontro quella volta con il suo passo strascicato e allargando le braccia come era solito fare; mi aprì Lisa, la moglie, invitandomi ad entrare. Lo trovai, i segni della malattia fattisi ancora più evidenti, adagiato su una sedia a rotelle che mi attendeva nel salottino vicino all’ingresso, voglioso di sapere come procedesse il lavoro su quel libro tanto atteso. Il contrasto (ancor più accentuato) tra il suo corpo, provato fino all’inverosimile dalla malattia, e il vigore trasparente e combattivo del suo spirito, mi parve aver raggiunto una soglia estrema, insopportabile. Squarciò il disagio, invitandomi a interloquire indicando il registratore che stringevo perplesso tra le mani. Gli chiesi titubante della sua idea di romanzo, di cosa intendesse precisamente quando scriveva del dilagare della “peste del tragico” o della fiaba moderna del mito del desiderio di morire e rinascere… Dopo un silenzio di qualche secondo che a me sembrò lunghissimo, iniziò a parlare quasi balbettando, la cadenza del suo dire funambolico appena rallentato, fino quasi a tornare privo di sforzo. E mentre parlava, con lentezza ma pacificato come il Pippo Badalamenti di Romboide in carrozzella, assai spesso diceva noi, ricorreva al plurale, per cercare di spiegare la sua “visione d’amore; le ultime parole che adesso con commozione (mentre scrivo) riascolto sul nastro sono state queste: «L’amore è la cultura del romanzo: è grazie all’amore che il romanzo prende l’aspetto della volontà di cogliere la complessità della vita. Noi vogliamo condurre la visione del mondo verso la scommessa della volontà di vincere il destino della vita. Il destino della vita è il destino della morte. E il destino della morte è il destino della vita. E noi vogliamo scommettere su questo per condurre la nostra esistenza verso l’amore. L’amore è la chiarezza raggiunta: e la chiarezza raggiunta permette di ottenere una chiarezza in sovrappiù… Vogliamo scommettere sull’amore».
Il prezioso luminescente romboide di Michele Perriera continua a parlare, inestinguibile, a chi ha avuto la fortuna di averlo conosciuto, avuto come amico e involontario maestro.

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LA CAMERA ACCANTO 17° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/05/27/la-camera-accanto-17/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/05/27/la-camera-accanto-17/#comments Wed, 26 May 2010 22:42:18 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2148 Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine).

Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc.

Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.

Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili.

Aggiungo che la camera accanto è anche un luogo “integrato” con altri spazi di Letteratitudine, ovvero… il programma radiofonico Letteratitudine in Fm e la pagina Libri segnalati speciali. Di conseguenza potete lasciare qui i commenti riferiti ai suddetti spazi.

(Massimo Maugeri)

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1) Vorrei dedicare questo nuovo appuntamento de La camera accanto alla memoria di Edoardo Sanguineti, che – come tutti voi saprete – è scomparso il 18 maggio scorso. Vi propongo, di seguito, un articolo di Piero Bianucci pubblicato su La Stampa… e vi invito – se avete piacere – a ricordare Sanguineti con un messaggio, anche in riferimento alle sue opere.

2) La seconda parte di questo appuntamento de La camera accanto la dedico a un nuovo progetto letterario collettivo di Marco Minghetti (leader de Le aziende In-visibili, vi ricordate?): si chiama La  Mente In-visibile, e avremo modo di parlarne nel corso della discussione.

3) Tempo di interviste. Vi segnalo questa, che ho rilasciato a Morgan Palmas per il blog Sul romanzo, quest’altra che ho rilasciato a Sabina Corsaro per Lo Schiaffo. Segnalo, inoltre, sempre su Lo Schiaffo l’intervista a Simona Lo Iacono e quella a Salvo Zappulla.

Aggiorno la sezione interviste, segnalandovi questa pubblicata da Sergio Sozi su Flanerì. L’intervista è divisa in due sezioni: prima parte e… seconda parte.

 

4) Alcune considerazioni sull’editoria in un articolo firmato dallo scrittore Gianfranco Manfredi

Per gli amanti della filosofia, infine, segnalo la rivista di cultura filosofica online L’accento di Socrate.

Segue il pezzo dedicato alla memoria di Edoardo Sanguineti e l’articolo di Gianfranco Manfredi.

Massimo Maugeri

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ADDIO A SANGUINETI, POETA DEI BUCHI NERI
(da La Stampa.it)

di PIERO BIANUCCI

Edoardo Sanguineti, poeta, critico letterario, intellettuale impegnato, fondatore dell’avanguardia Gruppo ’63, maestro di tanti studenti universitari a Torino, Salerno e Genova, se n’è andato a 79 anni, sotto i ferri di un chirurgo che cercava di salvarlo da un aneurisma.

L’ultima cosa che ha scritto è un “Sonetto astrale” (sonetto a modo suo) di tema astrofisico. Il 12 marzo scorso Gian Luigi Beccaria, che lo aveva ricevuto da Sanguineti per pubblicarlo sulla rivista Porti di Magnin, lo ha letto e commentato al Planetario di Torino Infini.To, dopo averlo distribuito in fotocopia al pubblico. C’era anche un altro illustre storico della lingua italiana, nonché appassionato astrofilo, Claudio Marazzini. Sapevamo che Sanguineti non stava bene, ma naturalmente non si pensava a una fine così vicina. Certo, leggendo quei versi, Gian Luigi Beccaria ce lo fece sentire presente e amico.

L’inedito “Sonetto astrale” è stato pubblicato su “ La Stampa” con la notizia della morte del poeta. Dunque non è più inedito. Ma vorrei ugualmente riprodurlo qui in memoria del suo Autore, che ebbi la fortuna di avere come professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Torino nella prima metà degli Anni 70 del secolo scorso.

Pulsano pulsar con forti pulsioni:
ecco a voi quasar, quasi stelle vive:
collassano assai dense, per pressioni
che imbucano per sempre, in nere rive;

così forse è: facelle in evezioni,
sciami di nebulose fuggitive,
supergiganti, code in librazioni,
variabili cefeidi recidive:

protuberanze, e getti, e radiazioni
corpuscolari, eclissi comprensive
di pieni pianetini e pianetoni,
aurore ipercompresse in somme stive:

oh, chiare notti gravitazionali,
mie fragili scintille zodiacali!

La data: 10 ottobre 2008. Sorprende quanto il lessico astrofisico abbia affascinato Sanguineti, e come il poeta sia riuscito a farne proprio sangue, fino a quel verso conclusivo che di colpo ribalta il registro e ci riporta dal linguaggio tecnico a un’emozione quasi gozzaniana. Quel Gozzano che Sanguineti aveva studiato e capito e spiegato così bene a noi suoi allievi. E viene in mente anche il Pascoli cosmico quello del bolide, come Gian Luigi Beccaria ci ricordò, quella sera, al Planetario:

Mentre pensavo, e già sentìa, sul ciglio del fosso, nella siepe, oltre un filare di viti, dietro un grande olmo, un bisbiglio truce, un lampo, uno scoppio… ecco scoppiare e brillare, cadere, esser caduto, dall’infinito tremolìo stellare, un globo d’oro, che si tuffò muto nelle campagne, come in nebbie vane, vano; ed illuminò nel suo minuto siepi, solchi, capanne, e le fiumane erranti al buio, e gruppi di foreste, e bianchi ammassi di città lontane. Gridai, rapito sopra me: Vedeste? Ma non v’era che il cielo alto e sereno. Non ombra d’uomo, non rumor di péste. Cielo, e non altro: il cupo cielo, pieno di grandi stelle; il cielo, in cui sommerso mi parve quanto mi parea terreno.

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SULL’EDITORIA E SULLA LOGICA DEGLI “INTRALLAZZI”

di Gianfranco Manfredi

gianfranco-manfrediSu un articolo pubblicato dalla Lipperini nella sua rubrica su Repubblica “Internet club” si parla di un sito di un Anonimo Ben Informato (editor per numerose case editrici, a quanto sostiene) il quale sostiene quanto segue: su dieci libri pubblicati, tre sono consigliati da agenti letterari, sei sono di amici degli amici, uno solo è stato “scelto dal mucchio dei manoscritti” (dunque di esordiente). Mi pare una questione su cui si potrebbe aprire un forum di discussione (unitamente all’altra della corruttela dei premi letterari, vedi articolo – sempre su Repubblica – di Sandro Veronesi).
A mio modesto avviso, l’Italia è ad ogni livello un paese dalla corruzione facile, ma questo si accoppia a un’altra sorprendente caratteristica: è anche il paese dalla denuncia facile e indiscriminata che continua a levare lamenti sulla corruzione di tutto e di tutti senza riuscire a scalfirla minimamente e autorizzando dunque il sospetto che molte denunce siano frutto di mera frustrazione. E’ possibile riuscire ad avere un atteggiamento più equilibrato, cioè da un lato evitare di partecipare alla corruttela, dall’altro denunciare quando è il caso fatti specifici, con responsabilità definite, inclusa la responsabilità e la firma di chi denuncia? Se guardo alla mia esperienza più che decennale di scrittore, posso testimoniare:

1. Una quantità di miei colleghi non si sono MAI fatti rappresentare da un’agenzia letteraria. A me è capitato una sola volta di farmi rappresentare, con il risultato che sono stato io a procurare un contratto editoriale (anzi due) al mio agente e non viceversa. Dopo d’allora non ho mai più avuto un agente. Né prima, né durante, né dopo i miei romanzi sono stati scelti e pubblicati per intervento di un’agenzia letteraria;

2. Ho segnalato scrittori esordienti da pubblicare a diversi editori e in alcuni casi la cosa è andata in porto. Quegli scrittori NON erano miei amici, io NON ho percepito compenso alcuno, e a volte non ho fatto neanche un gran favore agli editori cui li ho segnalati, perché i romanzi pubblicati hanno venduto poco. Stessa cosa è avvenuta e avviene a dozzine di altri autori come me che segnalano un lavoro non per amicizia o per sottobosco, ma semplicemente perché un manoscritto gli è piaciuto. Io stesso al mio esordio, sono stato segnalato alla Feltrinelli da Giampaolo Dossena che aveva letto il prologo del mio “Magia rossa” e aveva in passato fatto parte del gruppo dei consulenti della Feltrinelli. Giampaolo, persona di assoluto disinteresse e specchiata moralità, non ha ricevuto compenso alcuno, né da me, né dalla Casa editrice. Cosa da gentiluomini d’antan? Sarà, ma so di molti che continuano a comportarsi così, per fortuna.

3. Nell’analisi dell’Anonimo non si spiega come mai su dieci libri pubblicati, nemmeno uno sarebbe di uno scrittore professionista senza agenzia di riferimento. La rivelazione mi sembra quanto meno dubbia.

4. Uno scrittore esordiente, viene pescato a caso dal mucchio? Anche questa mi risulta strana. E’ noto il caso di Aldo Busi che lavorava come cameriere al bar sotto l’Adelphi e che recapitò il manoscritto del suo romanzo d’esordio, unitamente al vassoio della colazione. Calasso lesse e pubblicò. Caso insolito? Non quanto sembra. Non è vero che ogni scelta editoriale sia mediata o sotto pressione.

5. Il fatto che gli editori accolgano segnalazioni da parte di altri scrittori o di esperti o di consulenti delle case editrici, è un bene, non un male. Li aiuta a non affondare nella massa di carte ricevute. Un tempo questo era addirittura un lavoro organico delle case editrici: le più grosse avevano lettori professionisti, talent scout, consulenti, editor, che compilavano schede e segnalavano dietro compenso “a scheda”. Dopodichè su questa base, la casa editrice faceva le sue scelte. Questa struttura non esiste più, nelle case editrici, non in questa forma, almeno. Il risultato è che tra chi segnala, alcuni lo fanno per assoluto disinteresse, altri perché complici d’agenzia o per inconfessabili motivi di cricca. Non sarebbe il caso di restaurare le figure professionali d’un tempo, cioè lettori professionisti che segnalano compilando schede all’attenzione del direttore editoriale sotto trasparente quanto modico pagamento? Questo non escluderebbe chi volesse segnalare sua sponte e senza compenso alcuno, per disinteresse economico, ma per interesse riguardo all’opera segnalata.

Se invece discutere di questi concreti rimedi, si continua con il mero lamento contro l’intrallazzo, si ottiene l’effetto contrario a quello auspicato: dato che si diffonde l’idea che in Italia si può pubblicare solo tramite intrallazzo, si consegnano gli esordienti agli intrallazzatori.

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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/05/27/la-camera-accanto-17/feed/ 189
LA CAMERA ACCANTO 16° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/07/la-camera-accanto-16%c2%b0-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/07/la-camera-accanto-16%c2%b0-appuntamento/#comments Wed, 07 Apr 2010 21:51:35 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1893 Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine).

Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc.

Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.

Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili.

Aggiungo che la camera accanto è anche un luogo “integrato” con altri spazi di Letteratitudine, ovvero… Letteratitudine Radio e Libri segnalati speciali. Di conseguenza potete lasciare qui i commenti riferiti ai suddetti spazi.

(Massimo Maugeri)

I temi che vi propongo in questo nuovo appuntamento della camera accanto sono:

- A dieci anni dalla scomparsa di Giorgio Bassani
- L’e-book secondo Gian Arturo Ferrari
- Il bookcast

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A dieci anni dalla scomparsa di Giorgio Bassani

Il 13 aprile 2000 si spegneva a Roma Giorgio Bassani. Nel decennale della sua scomparsa Gaffi editore lo ha ricordato con la pubblicazione di questo volume scritto da Marilena Renda (che inviterò a partecipare a questa discussione) e intitolato “Bassani Giorgio: un ebreo italiano” (Gaffi, 2010, p. 177, euro 10).

Questa, la scheda del libro:
Il 13 aprile 2000 moriva a Roma Giorgio Bassani, l’ennesima perdita per un’Italia ancora troppo smemorata per crescere e con ancora troppi conti aperti col Secolo Breve.
A dieci anni dalla sua scomparsa Alberto Gaffi editore vuole ricordarlo con questo saggio breve e dai tratti accurati e attuali. Autore dagli esordi difficili e di grande successo nella maturità, vincitore dello
Strega e Vicepresidente Rai negli anni Cinquanta, sceneggiatore cinematografico e direttore editoriale, Bassani ebbe il merito di dar voce sempre nei “momenti sbagliati” alle minoranze penalizzate dalla Storia attraverso personaggi umani e indimenticabili. Il ritratto tracciato da Marilena Renda analizza le tensioni sotterranee che percorrono l’opera dello scrittore ferrarese nel tentativo di scoprire quello che il testo dice cercando di non dire. Il saggio pone l’attenzione sui diversi piani di lettura: si scopre, così, che tra le pieghe e ai margini di un testo letterario all’apparenza esplicito e lineare si possono nascondere tensioni inconfessabili, linee di forza, nodi esistenziali mai risolti che gettano nuova luce su uno scrittore e su un testo che credevamo di conoscere. E che invece si rivela inesauribile e pieno di segreti da scoprire. Un testo di critica letteraria “civile” pensato non solo per raffinati addetti ai lavori, ma per il lettore curioso che vuole ricostruire la figura di uno degli autori più significativi del Novecento italiano attraverso tasselli di pura umanità.

Marilena Renda (Erice, 1976) vive a Roma dove insegna, studia e traduce. Ha scritto e pubblicato in rivista e volume saggi su Bassani, Primo Levi, Annamaria Ortese, Jolanda Insana e Amelia Rosselli. Collabora a «Poesia» e «L’Indice dei libri del mese». Ha vinto il Premio Delfini 2009 per la sua opera poetica.

Vi invito a ricordare Giorgio Bassani e le sue opere, interagendo con Marilena Renda che inviterò a partecipare alla discussione.

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L’e-book secondo Gian Arturo Ferrari

Come vi ricorderete nel post Oronzo Macondo, tra le altre cose avevamo discusso dell’e-book. Mi piacerebbe riprendere il discorso alla luce della seguente dichiarazione di Gian Arturo Ferrari (Presidente del nuovo Centro per il Libro ed ex direttore della Divisione Libri della Mondadori) rilasciata ad Affaritaliani.it:
Anch’io all’inizio ero dubbioso (sull’e-book – ndr), poi mi sono reso conto che su un Kindle un libro si legge meglio. Il futuro è del libro elettronico, quello cartaceo è destinato a sparire. Ma siamo davanti a una rivoluzione, non a una catastrofe”.

Una affermazione forte, questa di Ferrari. Cosa ne pensate?

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Cos’è il bookcast?

Ce ne parla Luca Corte, creatore di Plettro.org ed esperto di marketing presso Radio24 (la radio de Il Sole24Ore).
Il bookcast” dice Luca Corte “è, in pratica, il podcast di libri… per facilitare la fruizione sui nuovi device. In pratica l’utente paga un abbonamento e ogni giorno (o ogni settimana, come vuole) riceve un capitolo di un libro (o un pezzo in più… o quello che si vuole). È, in breve, il podcast applicato all’editoria.”

Vi convince l’idea del bookcast? Potrebbe avere possibilità di successo?

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Aggiornamento del 22 aprile 2010

IL PREMIO CHIANTI
Aggiorno questo appuntamento della camera accanto dando spazio a un premio letterario che – nel corso di vent’anni – è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante nel panorama culturale nazionale: il Premio Chianti. Ho avuto modo di discuterne – per mail - con il fondatore, lo scrittore Paolo Codazzi (Direttore della rivista culturale Stazione di Posta) che ho il piacere di invitare qui perché ci possa raccontare la storia e le peculiarità di questo Premio.
(Massimo Maugeri)

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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/07/la-camera-accanto-16%c2%b0-appuntamento/feed/ 121
LA CAMERA ACCANTO 15° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/02/08/la-camera-accanto-15%c2%b0-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/02/08/la-camera-accanto-15%c2%b0-appuntamento/#comments Mon, 08 Feb 2010 21:50:37 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1697 Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine).

Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc.

Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.

Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili.

Aggiungo che la camera accanto è anche un luogo “integrato” con altri spazi di Letteratitudine, ovvero… Letteratitudine Radio e Libri segnalati speciali. Di conseguenza potete lasciare qui i commenti riferiti ai suddetti spazi.

(Massimo Maugeri)

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Vorrei dedicare questo nuovo appuntamento de La camera accanto per illustrarvi il progetto plettro.org di Luca Corte… un nuovo esempio di editoria on line.
Domanda secca: secondo voi gli scrittori (ma anche i lettori) sono un po’ prevenuti nei confronti dell’editoria on line? Se sì, perché?
Ne parliamo con Luca Corte…

Altro argomento…
Secondo voi esiste una “età giusta” per pubblicare? E- eventualmente – quale sarebbe?
A proposito, vi ricordate l’età in cui – per la prima volta – vi siete cimentati con la cosiddetta “scrittura creativa”?

Contestualmente vi presento il caso di Diletta Rosestolato: ha dodici anni ed è la scrittrice più giovane d’Italia (almeno credo). Diletta ha realizzato il suo sogno letterario pubblicando: “AMANDA vs LAILA” (Il Foglio, 2009).

Vi ricordo che la camera accanto è un luogo in cui si può discutere di tutto… e gli argomenti li scegliete voi. (Massimo Maugeri)

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FESTIVAL DI SANREMO 2010
Cari amici è in corso l’edizione 2010 del Festival di Sanremo. Vi invito a parlarne qui (se potete e se vi va). Insomma… trasformatevi in critici musicali! Almeno mi terrete un po’ aggiornato, visto che difficilmente riuscirò a seguire l’evento. (Massimo Maugeri)

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Aggiornamento del 29 marzo 2010

mister-noir-disegno-di-marco-giannuliL’appena trascorso Festival di Sanremo (di cui abbiamo discusso in questo post), ha ispirato lo scrittore Sergio Rilletti (il creatore di Mr. Noir).

Vi invito a leggere – e a commentare – il racconto Festival o morte e questa intervista rilasciata dallo stesso Rilletti.
Massimo Maugeri

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LA CAMERA ACCANTO 14° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/12/03/la-camera-accanto-14%c2%b0-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/12/03/la-camera-accanto-14%c2%b0-appuntamento/#comments Thu, 03 Dec 2009 00:08:58 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1393 Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine).

Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc.

Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.

Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili.

Aggiungo che la camera accanto è anche un luogo “integrato” con altri spazi di Letteratitudine, ovvero… Letteratitudine Radio e Libri segnalati speciali. Di conseguenza potete lasciare qui i commenti riferiti ai suddetti spazi.

(Massimo Maugeri)

Vorrei dedicare questa puntata de “La camera accanto” alla fiera romana Più libri, più liberi. Si terrà all’EUR, Palazzo dei Congressi, dal 5 all’8 dicembre. Io, quest’anno, non potrò andare. Chi di voi andrà?  Vi sarei grato se poteste aggiornarmi, o farmi pervenire notizie lì da Roma: sugli eventi della fiera, sugli incontri (personali e collettivi) e quant’altro. Aspetto i vostri interventi, dunque.
Grazie.
(Massimo Maugeri)

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LA CAMERA ACCANTO 13° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/11/01/la-camera-accanto-13%c2%b0-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/11/01/la-camera-accanto-13%c2%b0-appuntamento/#comments Sun, 01 Nov 2009 22:59:27 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1270 Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine).

Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc.

Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.

Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili.

Aggiungo che la camera accanto è anche un luogo “integrato” con altri spazi di Letteratitudine, ovvero… Letteratitudine Radio e Libri segnalati speciali. Di conseguenza potete lasciare qui i commenti riferiti ai suddetti spazi.

(Massimo Maugeri)

[Oggi, 1° novembre 2009, è scomparsa Alda Merini: ho aggiornato il post riportando la notizia della sua scomparsa]

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P.s. Giovedì 30 ottobre sarò a Perugia. Alle ore 17.00, presso Palazzo Donini, Salone d’Onore – Corso Vannucci, 96 – ci sarà la premiazione dei vincitori della I edizione del Premio letterario “Insula Europea rivolto a giovani autori under 35 cittadini dell’Unione Europea. Oltre me interverranno: Silvano Rometti, Birgit Vanderbeke, i vincitori del premio e i membri della Giuria Tecnica.

Il prof. Carlo Pulsoni, direttore del Premio, mi ha inviato un articolo che pubblico di seguito…
Ne approfitto per proporre un interessante tema di dibattito che in un certi qual modo sfiora il premio “Insula europea”.
Vi pongo tre domande secche.
Che percezione avete dell’Unione europea?
Ritenete che il sogno dei padri fondatori sia stato realizzato?
In caso contrario, ritenete che sia vicino o lontano dall’esserlo?

IL PREMIO “INSULA EUROPEA”
di Carlo Pulsoni

insula-europeaNella miriade di premi letterari disseminati nei paesi della sempre più ampia Unione Europea, Perugia si può fregiare d’aver dato i natali al primo premio transnazionale, rivolto a tutti i cittadini della UE, sotto i 35 anni, che abbiano pubblicato, tra il 2008 e il 2009, un romanzo inedito in italiano. Il desiderio dei creatori di Insula europea è quello di contribuire alla formazione d’una comune coscienza culturale europea. Come dimostra infatti il recente passato di varie nazioni del nostro continente (Germania, Romania, e soprattutto Italia durante il Risorgimento), la letteratura è stata uno degli elementi unificanti nella costituzione di un’identità nazionale. Se da un lato può sembrare prematuro parlare di una coscienza comune europea, dall’altro non si può trascurare che proprio grazie alla dissoluzione dei blocchi, a seguito della fine della guerra fredda, si sono creati nuovi ponti tra i popoli, al punto che un’intellettuale rumena, Simona Popescu, è arrivata a scrivere che la sua conoscenza della cultura dei paesi allora “fratelli” dell’est è potuta avvenire solo dopo la caduta del Muro di Berlino: “Prima del ‘90 l’est nemmeno mi interessava. Cosa doveva interessarmi? I loro scrittori ufficiali? Gli unici tradotti… No, non mi interessavano, allo stesso modo in cui non mi interessavano per le stesse ragioni nemmeno i nostri, ufficiali, ‘conosciuti’. La letteratura di esportazione dell’Est è stata una, se non ufficiale, tollerata”. Abbiamo chiesto ai vincitori del premio Insula europea, il rumeno Adrian Chivu (Caiet de desen, Bucarest, Curtea Veche, 2008) e l’olandese Christiaan Weijts (Via Cappello 23, Amsterdam, Uitgeverij De Arbeiderspers, 2008), che saranno a Perugia in occasione della premiazione del 30 ottobre (Palazzo Donini, Salone d’onore, ore 17), di dirci in che modo la letteratura può contribuire alla formazione di una coscienza europea: “Come ogni arte, la letteratura è un martello che dà forma al mondo, crea universi costituiti di piccoli e grandi dettagli della vita vissuta. La letteratura distrugge le barriere ideologiche, sociali, culturali e costruisce ponti, realizzando l’unità partendo dalla diversità e consolidando una coscienza europea che accetta l’idea della varietà culturale, sociale, morale” (Chivu); “Nel mio lavoro mi rifaccio costantemente alla letteratura e all’arte europea, da Dante a Shakespeare, da Tiziano a Modigliani, e dunque vedo l’Europa come un’unica identità culturale. D’altro canto, nel mio libro Via Cappello 23, esprimo anche le preoccupazione che avverto per la ‘vecchia Europa’ minacciata dalla globalizzazione, il turismo, la superficialità, il consumismo e così via. La metafora che uso è la città di Venezia, che sprofonda nel mare. Mi riferisco a un gondoliere che muore nel libro come il ‘Caronte della vecchia Europa’ ” (Weijts). Venendo ai libri per cui i due autori sono stati premiati, domandiamo loro quanto siano figli di un’idea sovranazionale di Europa e quanto invece siano legati ai paesi nei quali vivono, considerando soprattutto le tematiche affrontate: “Il libro è alla base di un’idea europea nella misura in cui i suoi personaggi sono immersi nella realtà attuale. D’altra parte, però, essi vivono un dramma individuale e profondamente umano generato dall’assenza della gioia, contribuendo attraverso il loro microcosmo a una esperienza universale dolorosa” (Chivu); “Il libro è ambientato tra Italia e Olanda. In particolare i capitoli ‘italiani’ descrivono l’idea di Europa, perché si svolgono nei luoghi dove si ammassano le frotte di turisti, come il balcone di Romeo e Giulietta a Verona (l’indirizzo è il titolo stesso del libro, Via Cappello 23) e Venezia. Questi luoghi sono diventati il centro di una coscienza più globale, smettono di essere solo italiani, per appartenere al mondo intero. Ma nel romanzo ci sono anche alcuni elementi tipici olandesi, specialmente nella parte in cui descrivo un giovane studioso d’arte che lavora all’Università di Leiden. Tutto questo allude al sistema educativo olandese (al momento piuttosto povero), e alla cultura giovanile del paese” (Weijts). Se una volta costituita l’integrazione politica dei paesi della UE uno degli obiettivi da perseguire sarà la creazione di un’identità culturale comune dei suoi abitanti, ci auguriamo che il premio Insula europea possa rappresentare una tappa di questo percorso.

Carlo Pulsoni

(docente di Filologia romanza-

Università degli Studi di Perugia)

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Domenica, 1° novembre 2009: è scomparsa la poetessa Alda Merini

Ho appreso la notizia della scomparsa di Alda Merini proprio qui, sul blog, da un commento di Gaetano Failla. “Era una straordinaria figura poetica”, ha affermato Dario Fo su La Stampa. “Tra le più grandi in Italia”. Riporto di seguito l’intero articolo e vi invito – se volete – a lasciare un “pensiero” alla memoria di questa grande donna.
Massimo Maugeri

da LA STAMPA

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, profondamente rattristato dalla notizia della scomparsa di Alda Merini in un messaggio alla famiglia ha espresso il commosso rammarico per questa grave perdita della cultura italiana: «viene meno un ispirata e limpida voce poetica».

«Alda Merini è l’esempio di una donna profondamente radicata a Milano, al suo quartiere, alla sua via, alla sua casa che ha saputo dare con la sua arte una testimonianza universale della vita di oggi e delle sue contraddizioni». Il sindaco di Milano Letizia Moratti la ricorda così. «Ricordo – aggiunge Letizia Moratt i- con commozione quando Alda la scorsa estate mi regalò una sua poesia, dolcissimi versi che tengo incorniciati nel mio ufficio a Palazzo Marino e testimoniano la sua grande sensibilità e la sua passione. Come tutta la sua opera, riflessioni poetiche di una donna di cultura che ha onorato e amato fino all’ultimo la sua Milano, impegno per il quale nel dicembre del 2002 ha ricevuto la Medaglia d`Oro di Benemerenza Civica».

Anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha spesp parole in ricordo della Merini.«Apprendo con molta tristezza della scomparsa della grande poetessa Alda Merini. Una donna anticonformista, coraggiosa, capace di esprimere la profondità dell’animo umano senza schemi e senza pregiudizi di alcun genere, sempre alla ricerca dell’autenticità. Ai familiari di questa grande donna va il mio cordoglio e la vicinanza della città di Roma».

Paolo Bonaiuti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e portavoce del premier Silvio Berlusconi, parla di «una delle voci più alte della poesia contemporanea italiana. I suoi versi tormentati, talvolta fuori dalle righe, mai scontati, sempre limpidi e preziosi restano un dono per i giovani che abbiano desiderio di avvicinarsi alla poesia». La Melandri (Pd) esprime «profonda tristezza per la scomparsa della poetessa Alda Merini. Con lei si spegne una voce preziosa e importante che ha espresso in modo straordinario le sensibilità e le inquietudini degli uomini e delle donne del nostro tempo».

«I premi Nobel hanno la possibilità di scrivere alla giuria per segnalare altri candidati, ed io l’avevo fatto per Alda Merini». Così Dario Fo, parlando «con grande dispiacere» della scomparsa della poetessa milanese. «Io l’ho conosciuta e incontrata, avevo più volte parlato con lei, e letto le sue cose più importanti. Ora tutti lo dicono ma io lo dico da tempo: era una straordinaria figura poetica, tra le più grandi in Italia e per questo – conclude – avevo partecipato attivamente alla sua candidatura al Nobel».

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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/11/01/la-camera-accanto-13%c2%b0-appuntamento/feed/ 106
LA CAMERA ACCANTO 12° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/08/18/la-camera-accanto-12%c2%b0-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/08/18/la-camera-accanto-12%c2%b0-appuntamento/#comments Tue, 18 Aug 2009 19:37:15 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1046 Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine).

Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc.

Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.

Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili.

(Massimo Maugeri)

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È morta Fernanda Pivano: 18 agosto 2009

Ne approfitto di questo spazio per comunicare la notizia della morte di Fernanda Pivano. Apprendo da Repubblica.it che la scrittrice e giornalista si è spenta in una clinica privata di Milano, dove era ricoverata da tempo. I funerali si svolgeranno probabilmente venerdì prossimo, a Genova, dove era nata il 18 luglio 1917.

Wikipedia Italia la ricorda così:
Fernanda Pivano (Genova, 18 luglio 1917 – Milano, 18 agosto 2009) è stata una giornalista, scrittrice, traduttrice e critica musicale italiana.

Figura di rilievo nella scena culturale italiana, protagonista e testimone dei più interessanti fermenti letterari del secondo novecento, amica, ambasciatrice e complice di autori leggendari, a lei si deve la pubblicazione e la diffusione in Italia degli autori della cosiddetta Beat Generation.
Nata a Genova, adolescente si trasferisce con la famiglia a Torino dove frequenta il liceo classico Massimo D’Azeglio. Nel 1941 si laurea in lettere con una tesi in letteratura americana sul capolavoro di Herman Melville, Moby Dick, che viene premiata dal Centro di Studi Americani di Roma.
Nel 1943 pubblica per Einaudi la sua prima traduzione, parziale, della Spoon River Anthology di Edgar Lee Masters, lavoro che segna l’inizio della carriera letteraria sotto la guida di Cesare Pavese, già suo professore al liceo. Nello stesso anno si laurea in filosofia con Nicola Abbagnano, di cui sarà assistente per diversi anni.
Nel 1948 a Cortina Fernanda Pivano incontra Ernest Hemingway con il quale instaura un intenso rapporto professionale e di amicizia. L’anno successivo la Mondadori pubblica la sua traduzione di “Addio alle armi”, traduzione che in realtà era stata realizzata clandestinamente nel 1943, e per la quale, durante l’occupazione nazista di Torino, la Pivano era stata arrestata. Negli anni seguenti curerà la traduzione dell’intera opera di Hemingway, intensificando l’amicizia con lo scrittore americano, del quale sarà più volte ospite in Italia, a Cuba e negli Usa.
Dal 1949 al ‘54 cura per la Mondadori la traduzione dei principali libri di Francis Scott Fitzgerald: “Tenera è la notte” (dapprima pubblicata da Einaudi), “Il grande Gatsby”, “Di qua dal paradiso” e “Belli e dannati”.
Nel 1956 compie il primo viaggio negli Stati Uniti, che sarà seguito da numerosi altri in America e in vari Paesi (India, Nuova Guinea, Mari del Sud, diversi Paesi orientali e africani).
Nel 1959 appare la sua prefazione a “Sulla strada” di Jack Kerouac, per la Mondadori.
Nel 1961 compie il suo primo viaggio in India.
Nel 1964 scrive l’introduzione a Poesie degli ultimi americani Feltrinelli e nello stesso anno si dedica alla traduzione e cura di Jukebox all’idrogeno di Allen Ginsberg – Mondadori.
Nel 1966 scrive la prefazione di “I denti cariati e la Patria” di Antonio Infantino edito dalla Feltrinelli.
Nel 1971 cura l’introduzione della riedizione di “Il mio mondo è qui” di Dorothy Parker, e de “L’altra America negli Anni Sessanta” – Officina
Nel 1972 cura l’introduzione alla prima raccolta di testi e traduzioni italiane di Bob Dylan “Blues ballate e canzoni” – Newton Compton. Esce la Raccolta di saggi “Beat, Hippie, Yippie” – Arcana.
Nel 1976 pubblica il saggio “I Mostri degli Anni Venti”, in cui dedica un appassionato ritratto ai più grandi scrittori dell’ “età del jazz”, quali Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Dorothy Parker, William Faulkner e Edgar Lee Masters. Nello stesso anno esce la Raccolta di saggi “C’era una volta un beat” – Arcana
Nel 1982 pubblica “Quello che mi importa è grattarmi sotto le ascelle” – Intervista a Charles Bukowski.
Nel 1985 pubblica la biografia di Hemingway, Milano, Rusconi, 1985, che riceve il Premio Comisso nello stesso anno.
Nel 1995 pubblica “Amici scrittori” – Mondadori, Raccolta di saggi
Nel 2000 pubblica “I miei quadrifogli” – Frassinelli
Nel 2002 pubblica uno scritto su Fabrizio De André all’interno del volume “De André il corsaro” assieme a Michele Serra e a Cesare G. Romana.
Nel 2003 pubblica “Un po’ di emozioni”, Fandango Libri.
Nel 2004 pubblica “The beat goes on” a cura di Guido Harari – Mondadori, album fotografico.
Nel 2005 pubblica “I miei amici cantautori” – Mondadori, raccolta di saggi e interviste sui poeti della canzone d’autore e del rock, a cura di Sergio Sacchi e Stefano Senardi e “Pagine Americane” – Frassinelli, raccolta di scritti su narrativa e poesia dal 1943 al 2005.
Nel 2006 pubblica “Spoon River, ciao” con fotografie di William Willinghton scattate nei luoghi dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters in Illinois – Dreams Creek e “Ho fatto una pace separata”, – Dreams Creek.
Nel 2007 pubblica “Lo scrittore americano e la ragazza perbene. Storia di un amore: Nelson Algren e Simone de Beauvoir”, Tullio Pironti
Nel 2008 pubblica “Diari (1917.1973)” a cura di Enrico Rotelli con Mariarosa Bricchi e contributi di Erica Jong, Bret Easton Ellis, Jay McInerney, Gary Fisketjon – Bompiani e “Complice la musica” – BUR

Fernanda Pivano ha contribuito ininterrottamente alla diffusione e alla conoscenza critica degli scrittori contemporanei più significativi d’America in Italia: da quelli del dissenso “negro”, come Richard Wright, a quelli del dissenso non violento degli anni Sessanta (Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs, Gregory Corso e Lawrence Ferlinghetti), l’autore della dissacrazione del sogno americano Charles Bukowski, fino a giovani autori come Jay McInerney, Bret Easton Ellis, David Foster Wallace, Chuck Palahniuk e Jonathan Safran Foer.
Altre informazioni, qui.

Inserisco, di seguito, il video di una vecchia intervista che Jack Kerouac rilasciò a Fernanda Pivano.

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È morto Turi Vasile: 1° settembre 2009

Ho appena appreso la notizia da Andrea Di Consoli. Nella mail, Andrea scrive così: “Lo scrittore, regista e produttore cinematografico TURI VASILE è morto. Qualche giorno fa anche Silvana, sua “eterna” moglie, è morta. Noi della casa editrice Hacca (il sottoscritto, Francesca Chiappa, Alessandra, Caterina, Francesca e Dora) ci sentiamo vicini alla famiglia Vasile in questo triste momento.
Abbiamo avuto l’onore di pubblicare il suo ultimo libro di racconti, “L’ombra” (www.hacca.it), e abbiamo sempre creduto nella eccezionalità di questo scrittore.
Parole comunque, in questo momento, non ce ne sono molte.
Speriamo solo che d’ora innanzi ci si ricordi dei suoi libri.
Addio Turi, che il dio che hai tanto cercato possa davvero esistere.
Andrea Di Consoli”

Segue un pezzo firmato dallo stesso Andrea Di Consoli…

È morto a Roma lo scrittore, regista e produttore cinematografico Turi Vasile. Era nato a Messina nel 1922, e sin dai tempi dell’università – durante il fascismo – si era trasferito a Roma. Molto intensa è stata la sua attività teatrale (L’arsura, La procura e L’acqua) e cinematografica, sia come sceneggiatore (per Luigi Zampa e Michelangelo Antonioni), sia come regista (Gambe d’oro con Totò), e sia come produttore (Roma di Federico Fellini, I vinti di Michelangelo Antonioni e Pane e cioccolata di Franco Brusati).
Di Roma di Fellini parlava, negli ultimi anni, come del più grande dolore della sua vita, perché Fellini non rispettò i patti, e fece lievitare i costi iniziali fino a costringere Vasile a indebitarsi pesantemente. Ma, per i bizzarri giochi del destino, negli ultimi anni proprio una badante ucraina di nome Roma lo ha accudito premurosamente, proprio come una figlia, tanto che più volte nei suoi racconti si parla di lei come di un angelo inaspettato.
A partire dal 1992 Turi Vasile ha iniziato a pubblicare una serie di libri, quasi tutti con l’editore Sellerio di Palermo (tra gli altri: Paura del vento, Un villano a Cinecittà, L’ultima sigaretta, Male non fare). Con l’editore napoletano Pironti ha pubblicato il romanzo Giòn, mentre con l’editore Avagliano ha pubblicato Morgana (2007) e Silvana (2008). L’ultimo suo libro di racconti, appena uscito per le edizioni Hacca, è intitolato L’ombra.
Ho avuto la possibilità di essere suo editore per ben due libri (per Morgana e per L’ombra). Per tanti anni ho ascoltato le sue storie affascinanti (la sua nostalgia per Anonimo veneziano di Enrico Maria Salerno, la sua devozione per scrittori quali Omero, Bellow, Flaiano, Babel, Bufalino, la sua ossessione per una Sicilia che non riconosceva più, ecc.). Sempre ci si incontrava nella sua piccola casa sulla Cassia, dove viveva prendendosi devotamente cura della moglie Silvana, gravemente ammalata, e protagonista di molti racconti dell’ultimo Vasile.
Non nascondo che uno dei nostri temi di conversazione era l’ipocondria – di cui soffrivamo entrambi – e che lui chiamava, in dialetto messinese, “la lissa”.
Nel 2008 lo accompagnai per alcuni giorni in Sicilia (a Siracusa, a Lentini, a Noto) per presentare Morgana, e quel viaggio rimane per me indimenticabile. Per rendere omaggio alla sua Sicilia perduta, aveva anche trasformato il suo piccolo giardino romano in un Eden di fiori e di frutti siciliani.
Tranne pochissime eccezioni, Vasile è sempre stato uno scrittore di racconti, finanche di scritti brevi (questo, insieme a una limpidezza di scrittura, lo affratellava a Raffaele La Capria, che più volte ha scritto di lui). La sua memoria era popolata di miraggi mediterranei, di favolose mitologie, di storie bibliche, e poi di tanti personaggi veri incontrati nel mondo del teatro e del cinema. Diciamo che i due poli estremi della sua geografia sentimentale sono sempre stati Cinecittà e Messina: il teatro del cinema, e il teatro della memoria.
Non sappiamo se per fortuna o per sfortuna – ma credo che Turi Vasile lo consideri un regalo del destino – venerdì scorso è morta anche Silvana, l’amata moglie. Negli ultimi anni era tormentato dalla malattia della moglie, e più volte l’ho guardato in silenzio mentre tentava disperatamente – con canzoncine antiche, con stornelli siciliani, con frasi del loro lungo codice amoroso – di suscitare la sua attenzione, di strapparla dall’oblio della malattia.
I funerali si svolgeranno a Roma giovedì pomeriggio alle 15 nella chiesa S. Andrea sulla Cassia.
Andrea Di Consoli

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LA CAMERA ACCANTO 11° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/06/01/la-camera-accanto-11%c2%b0-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/06/01/la-camera-accanto-11%c2%b0-appuntamento/#comments Mon, 01 Jun 2009 20:15:28 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/05/19/la-camera-accanto-11%c2%b0-appuntamento/ Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine).

Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc.

Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.

Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili.

(Massimo Maugeri)

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Questo appuntamento della camera accanto si è evoluto in maniera strana. Prima la notizia (falsa) della morte di Debenedetti, poi quella (ahimé, vera) della morte di Nico Orengo. Aggiorno il post inserendo un articolo che mi ha inviato Paolo Di Paolo proprio per ricordare questo celebre scrittore scomparso il 30 maggio. Vi invito – se vi va – a lasciare commenti in memoria di Orengo.

Altro argomento di discussione: 2 giugno, festa della Repubblica. Cosa significa per voi?

Segue l’articolo di Paolo Di Paolo a cui facciamo i migliori auguri per il suo nuovo romanzo appena uscito.

(Massimo Maugeri)

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In ricordo di Nico Orengo
di Paolo Di Paolo

Senza l’idea del mare (un odore di alga bagnata e di limoni, avrebbe detto lui), e senza l’idea di margine (di confine, di frontiera), è quasi impossibile ripensare l’opera letteraria di Nico Orengo (nella foto). C’è qualcosa – la presenza insistita di certi luoghi (ma, se si tratta di ossessione, è senza ombre: un’ossessione felice), con le luci e gli odori che li definiscono –, qualcosa che non è solo una quinta, un fondale, ma la prima sostanza poetica. In un suo libro di vent’anni fa, Miramare, non accadeva altro se non un’esplosione del paesaggio in forma di enumerazione: piante, fiori – e profumi, e molta luce. Con un gusto quasi voluttuoso, Orengo accumulava tutto ciò che, nel paesaggio della vita (la sua), gli stava a cuore.
Si può dire che ogni suo libro sia un ritorno al luogo da cui non si è mai separato. Nato a Torino nel 1944, ha sempre privilegiato – di là da alcune soste collinari, nelle Langhe – la riviera ligure; e in questo margine, altri margini: tra Piemonte e Liguria, tra Liguria e Provenza (per esempio in Ribes, o nell’Autunno della signora Waal, malinconico e pungente). È possibile vivere senza un giardino e una terrazza sul mare? senza il sapore del vino e senza, nella pelle, un desiderio invadente e sottile, anche erotico? viene da pensare leggendo i romanzi di Orengo. Nelle sue storie non accade quasi niente, quindi accade tutto: c’è il rumore, verrebbe da dire il ronzio, della vita che trascorre, assumendo forme varie e strane; a volte tanto ridicole da commuovere o irritare, a volte tanto commoventi da fare ridere. Talvolta si sarebbe tentati di accostare Orengo, cercandogli padri o fratelli maggiori, a Fellini, a un Fellini che fosse nato ligure; oppure di farlo entrare nel novero di scrittori lunatici, “ventosi” e dalla vena surreale come Cavazzoni. Ma poi una questione, appunto, di geografia sensoriale subito impone di riconsegnare Orengo a uno spazio (liminare) che porta soltanto il suo nome. La sua leggerezza, il suo disincanto, capace di tenerezze e di un’ironia acida e a volte impudica, spingono a chiedersi quale visione del mondo, quindi idea di letteratura, avesse Orengo; e perché, mentre il suo microcosmo sembrava precipitare nell’inattualità, lui sembrava tanto più intento nel salvarlo, nel tenerlo in vita. È stato, credo, per una questione di principio: la difesa di un preciso spazio dell’immaginazione, che rischiava (rischia) di svalutarsi e compromettersi. Nell’Intagliatore di noccioli di pesca, una voce che somigliava alla sua notava come fosse diventato sanguinolento l’orizzonte della letteratura italiana recente. E dove sono finiti – si domandava – i Calvino, i Pavese, le Ortese ecc.? Non per nostalgia, ma constatando come l’immaginazione letteraria più recente fosse praticamente ostaggio di detective e serial killer. Si può capire il mondo, l’esistenza – sembrava dire Orengo – anche osservando la signora Waal che raccoglie i fiori e li porta in casa; anche raccontando la storia sbagliata di un giocattolaio (L’ospite celeste,1999), quella di un’alga assassina (La guerra del basilico, 1994), della Riviera in una incredibile Belle Époque (Islabonita, 2008) o di una penna che Goethe donò a Puskin (Hotel Angleterre, 2007). Si può capire la storia e il proprio tempo anche spedendo una serie di Cartoline di mare vecchie e nuove (1984). O, ancora – come in uno dei suoi romanzi più felici, La curva del Latte (2002) – entro i confini di una scanzonata, sempre un poco perplessa, elegia per un’Italia prima della modernità: con una piccola folla di donne focose e di improbabili comunisti, tra insegnanti che aspirano a scrivere canzoni per il Festival di Sanremo e statue della Madonna a cui rubano la testa. È anche così – mostra l’opera di Nico Orengo – che si può restare davvero fedeli alla letteratura e a sé stessi: camminando soltanto nei luoghi che davvero ci appartengono, inseguendoli nella memoria o nella favola; cercando vizi e virtù dell’esistere nei dettagli che nessuno guarda, in un mondo minuscolo, rarefatto, strambo che specchia quello più vasto, generico, meno autentico. Si vede già tutto, insomma, dalla finestra della signora Waal – che “ascolta il cuore batterle nel petto”, ha un po’ paura di addormentarsi perché ¨ha capito che non è facile sentirsi morire, ascoltare l’arrivo della propria morte¨, e nonostante questo decide che è meglio pensare all’amore, al mare, o al prossimo bicchiere di moscato.

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Martedì 19 maggio 2009

Dedico questo nuovo appuntamento de La camera accanto all’annuncio di due dipartite. Il primo si riferisce a un trapasso avvenuto davvero: quello di Susanna Agnelli. Il secondo, invece, riguarda la notizia della morte di Antonio Debenedetti… prontamente smentita dall’interessato.

Vi invito dunque a ricordare Susanna Agnelli – se vi sentite di farlo – e a leggere, di seguito, un articolo sulla falsa morte di Debenedetti. E – mentre che ci sono – ne approfitto per porvi questa domanda:

Come reagireste di fronte alla notizia (errata) della vostra morte? Che effetto vi farebbe?
E come difendersi dalle “bufale” in rete?

Per il resto… la camera accanto rimane a vostra disposizione per ogni esigenza comunicativa.

Massimo Maugeri

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da IL TEMPO del 18 maggio 2009

Morto e risorto, i giornali tra “bufale” e “coccodrilli”: Antonio Debenedetti dato per defunto da giornali e televisioni. Lui replica: sono vivo e vegeto. Successe anche a Vitti e Loren.

di Lidia Lombardi

Dicono che allunghino la vita. Lo dicono dei coccodrilli, le articolesse sulle gesta di questo o quel personaggio che riempiono a faldoni le redazioni dei giornali, pronti ad andare in pagina appena l’«indagato» tira le cuoia. Dicono che allungano la vita, i coccodrilli, anche quando – massimo dell’onta per qualsivoglia testata – escono intanto che il «coccodrillato» non è ancora allo stato di de cuius. Ieri è toccato ad Antonio Debenedetti. Scrittore e giornalista, figlio di Giacomo, tra i maggiori critici letterari del Novecento.
Un quarto d’ora dopo mezzanotte l’agenzia Agi batte la notizia: l’Antonio in questione «è morto improvvisamente a Roma nella sua abitazione. Aveva 72 anni. Nato a Torino, esordì giovanissimo con la raccolta di poesie “Rifiuto di obbedienza”». Eccetera eccetera. S’affannano – e sbuffano – i redattori di notte di molti giornali. Riaprono le pagine, smanettano per ribattere la novità. Ci cascano i notiziari notturni radiotv, Repubblica.it, Televideo. Il «Corriere della Sera» telefona a Debenedetti, suo editorialista e inviato. Risponde lui in persona, fa segni apotropaici di scongiuro: «Sono vivo, è stata una prova generale che uno non vorrebbe mai fare».
E ancora: «Gli amici del Corriere mi hanno ricordato che la stessa cosa è successa a Hemingway e a Moravia. Ma mi sento troppo piccolo per sostenere il paragone. E però mi preoccupa la facilità con cui i media danno alcune notizie senza verificarle». Insomma, il colto scrittore che ha un Premio Strega e un Viareggio nel curriculum e un libro in uscita a fine maggio, non l’ha presa poi tantissimo bene. E invece che risate si fece Monica Vitti, data per schiattata nel 1988 da Le Monde, che abboccò alla telefonata di un tipo qualificatosi come Roger Baume, agente dell’attrice. «Così mi allungate la vita», ringraziò la rossa i giornalisti. Idem per Alberto Sordi. Idem per la Loren. «Pare sia morta», disse un fotografo nel 1998 lasciando in fretta e furia una conferenza stampa a Napoli e sconvolgendo il mondo intero. «Da due settimane gira voce che sia in coma», constatò seccata la sua portavoce a Los Angeles. Verificate, gente, verificate.
Anche perché le bufale fioccano in rete. Lo scorso dicembre Wikipedia pensò di mettere paletti alla diffusione degli articoli dopo che sull’enciclopedia on-line Ted Kennedy e il collega senatore Robert Byrd furono dati per morti. C’è malizia in queste siderali balle? Sono detrattori politici, colleghi invidiosi a seppellire tizio o caio? Oppure – boccaccia mia statti zitta – sono i diretti interessati a darsi per defunti, per farsi pubblicità? Paolo Villaggio annunciò qualche anno fa il suidicio. E andò su tutti i giornali. Due futuristi degli anni Trenta, Pannaggi e Fillia, fecero scena disegnandosi il manifesto funebre (il primo lo attaccò pure sui muri cittadini). Debenedetti non c’entra con queste manovre.
Lidia Lombardi
18/05/2009

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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/06/01/la-camera-accanto-11%c2%b0-appuntamento/feed/ 192
LA CAMERA ACCANTO 10° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/06/la-camera-accanto-10-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/06/la-camera-accanto-10-appuntamento/#comments Mon, 06 Apr 2009 16:15:19 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/06/la-camera-accanto-10%c2%b0-appuntamento/ Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine).

Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc.

Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.

Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili.

(Massimo Maugeri)

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TERREMOTO IN ABRUZZO – 6/4/09

 

Non potevo aprire questa nuova puntata de “La camera accanto” in maniera diversa. Vivo in una zona altamente sismica e il terremoto è la cosa che temo di più in assoluto.
Il pensiero e le preghiere vanno alle vittime di questo disastro colossale, ai senzatetto, a coloro che – nel vivere (e sopravvivere a) questa tragica esperienza – non si sono ancora ripresi dallo shock. Su Repubblica.it c’è uno speciale: qui, qui e qui.

Lasciate pensieri e considerazioni, se ne avete voglia…

Ma soprattutto: cosa potremmo fare per renderci utili? Se avete notizie e/o idee in tal senso vi prego di riportarle qui.

Ecco qualche numero utile:
- Protezione Civile della Regione Abruzzo: Numeri verdi 800861016 e 800860146
- Il centralino della Protezione civile nazionale: 06 68201

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Dieci anni fa, il 5 aprile 1999, moriva Giulio Einaudi… un uomo che ha fatto la storia dell’editoria italiana del Novecento. Di seguito troverete un articolo di Ceronetti e una recensione di Alberto Pezzini a un volumetto che parla di Einaudi.

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da LA STAMPA del 2 aprile 2009
Il mio editore amabilmente invivibile
di Guido Ceronetti

Un insieme di leggendari difetti (da renderlo, si diceva, amabilmente invivibile) e l’arcana cifra di una genialità specifica nel far passare i libri dal Caos d’ombra delle parole all’evento che, superficialmente, la lingua ordinaria chiama «pubblicazione» – tale fu, nel secolo europeo XX, Giulio Einaudi. Al suo alone mi avvicinai poco. Ebbi a che fare sempre coi suoi collaboratori – cioè con la Casa da lui fondata. I libri Einaudi d’epoca ancora fascista restano memorabili: mi generarono lettore. La casa di tolleranza più volentieri frequentata, con vivo senso del peccato, da giovani in cerca di qualcosa d’impreciso e dai lettori di vita, era la bancarella, radunata di meretrici non sempre fresche dalla bassa tariffa. Nel 1950 scoprii i bouquinistes dei lungosenna, ma a Torino c’erano anche i chioschetti incrostati ai portici, e buona parte ne è arrivata fino a questo oltreduemila dopo Cristo.
La bancarella torinese cominciò a migliorarmi un po’ lo squallore dell’esistenza all’età, circa, di quattordici-quindici anni; in specie, tra 1943 e 1945, fu evasione nelle notti di coprifuoco. Sono certo, ancora adesso, dei titoli che determinarono scelte di vita (lo Spinoza di Rensi edito da Bocca) e tra questi i libri Einaudi furono numerosi: le edizioni in carta avorio degli Ossi di seppia e delle Occasioni, i Narratori tradotti dalla copertina azzurra (oggi da collezione, vivi sempre) e nei Saggi contornati di rosso fu decisivo La crisi della civiltà dello storico olandese Johann Huizinga (credo fosse del 1938) che mi svegliò all’attenzione critica dei fenomeni del secolo. Montale mi fu ostico per parecchi anni. Non mi riusciva di digerire quel famoso attacco: Godi se il vento ch’entra nel pomario… E perché, entrando nel pomario, vi rimenava «l’ondata della vita»? Avrei mai potuto immaginare che a quel nome sconosciuto una trentina di anni dopo, insieme a mia moglie, avrei portato con reverenza fiori in via Bigli? Vecchio e senatore venne una volta in casa nostra, vicino a Roma, con Paolo Milano e avrei voluto chiedergli di firmarmi quella edizione Einaudi degli Ossi: fui bloccato dal Timido interno, mai del tutto guarito.
Opprimente e oppressiva divenne l’Editrice a causa dell’ambiente che la teneva sequestrata nel periodo di conversione di Giulio Einaudi all’ortodossia totalitaria più ciecamente stalinista. Un demone incubo, che gravava su tutto, un capriccio dell’uomo, che esercitava il fascino di una dittatura culturale, richiamando autori sovietici e altra perfetta illeggibilità. Volendo essere alla moda, mi caricai di letture einaudiane di puntiglioso perditempo. Ero andato in trance per Dieci giorni che sconvolsero il mondo, che non era noioso, ma pestare nel marxismo maniacale di Quando l’America diventò nazione indica, da parte mia, più ottusità che pazienza. Ma c’era di mezzo quella porca ruffiana della Corazzata! Ero della generazione, nel post-Duce e Impero, della Corazzata! La Corazzata Potemkin! Tutti rotolati sui gradini della Scalinata di Odessa, fino in fondo e più giù ancora… Il giorno dopo la magica abbeverata i giovani spettatori correvano a iscriversi al Pci, ma qui fui lucido, alla larga dalle sezioni e dai loro predicatori… Non ho mai amato i problemi giuridici, e un autore allora notissimo dirigente comunista, Antonio Giolitti, altro einaudiano delle grandi covate, mi aveva tentato, tuttavia… Illeggibile a morte, povero Giolitti, che nel 1956 ebbe il merito, con Calvino e Bollati, di buttare la tessera…
In un capitolo dei suoi (al contrario di Giolitti, leggibilissimi) I migliori anni della nostra vita, Ernesto Ferrero ha raccontato, con molta piacevolezza e lusinghiero acume, i miei esordi da Einaudi, come traduttore, a partire dal 1961. Data veridica e ufficiale, ma avevo giù avuto contatti formali con l’Editore temuto, ancora in epoca Pavese, nei due anni prima dell’Hôtel Roma: gli avevo taciuto il mio incurabile anticomunismo e proposto (quale astuzia!) un saggio anti Patto Atlantico (futura Nato): scrivevo versi, ma la via più corta, da Einaudi, era proporgli politica. Mi rispose, infatti, con molto interesse, e sarebbe stato per lui uno scivolone… Tempestivamente, quantunque ancora minimamente Potemkin per amore di Eizenstejn, dopo tre anni di lavoro, saggiamente consigliato, buttai il manoscritto nel cesso. Amen!
Giulio Einaudi non sprecava elogi. Da lui, esplicitamente, ne ricevetti uno solo, incontrandolo nel corridoio di via Biancamano 1: aveva appena pubblicato la mia versione di tutti gli Epigrammi di Valerio Marziale, lavoro enorme mio tra il Collegio Romano e le rovine del Palatino dove tiravo su come da una calabaza di màte immaginari succhi di Subura domizianea, spesso dopo mezzanotte (Roma era sicura, mai brutti incontri!). Einaudi mi lodò quel lavorone di poesia con autentica liberalità e convinzione – roba da sprofondare!! A confermarne il genio editoriale, nello stesso corridoio – era ancora il patron, ma per poco – mi chiese di fargli «qualcosa di narrativo»; risposi che ci avrei pensato, ben sapendo di non avere nessun talento a narrare. Finii per proporgli di fare un viaggio attraverso l’Italia – e fu, nel 1983, Un viaggio in Italia, che uscì nei Saggi, come desideravo, e anni dopo nella Narrativa, come profetizzato dall’Oracolo e dalla sua misteriosa sensibilità delfica, in quell’incontro durato meno di trenta secondi, mentre ne declinava materialmente il potere – intatto e perdurante, sugli autori in atto e futuri, il carisma.

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Rhemes o della felicità – Ernesto Ferrero – Liaison 2008 – pagg. 52 – euro 12,00.
di Alberto Pezzini
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Questo libro nasce come la rielaborazione ampliata del capitolo Nos jours passent comme l’ombre inserito ne I migliori anni della nostra vita edito da Feltrinelli nel 2005.
Racconta dei “ritiri” che Giulio Einaudi organizzava in questa valle aspra della Val d’Aosta. Ancora oggi trascurata dalla massa più feroce dello sci di massa. Trattasi infatti di zona ancora ritirata su sé stessa, avara di espansione umana ma ricchissima di un fascino antico, finalmente ancora montano.
Qui Ferrero ambienta un mondo estivo trafitto di ricordi anche dolorosi per quanto sono pieni, ed oggi insostenibili. Il peso della malinconia, e della nostalgia, è a volte un bagaglio troppo pesante da portare. Allora bisogna anche parlarne per alleggerirlo. Ferrero narra degli uomini dell’Einaudi e lo fa con l’occhio alla montagna. Un aspetto inedito, questo, anche perché pochi conoscono la voglia di escursioni che divorava Giulio Einaudi. Quell’editore così raffinato, e così intento a creare un progetto editoriale unico, aveva una camminata sciolta, da camoscio. Quella che fa sì che gli altri restino subito indietro con la lingua a penzoloni. Sempre abbronzato, alla ricerca della montagna per creare anche qui un’energia rinnovante. Progetto editoriale e ricerca in montagna dello spirito fisico, ossia quello che garantisce un ricambio spirituale. La cosa più curiosa è che in quei ritrovi, dove all’albergo Granta Parey soltanto l’editore aveva una camera singola ( ed un altro personaggio a lui viciniore), Massimo Mila non veniva. Non veniva precettato, o invitato, chiosa Ferrero. Il chè si spiega facilmente. Massimo Mila, insuperabile musicologo e scrittore di montagna oltrechè civile, aveva dentro di sé non soltanto e semplicemente il senso della ascensione. Per spiegarsi meglio. La montagna è schematica quando divide i suoi amanti in due categorie che non si incontrano mai:gli escursionisti e gli alpinisti. Quelli che si riunivano presso la valle di Rhemes erano tutti escursionisti per necessità, nel senso che Giulio Einaudi li precettava. Lo stesso Ferrero si ricorda delle sue escursioni a cui si dichiara non abituato. Anche se poi le ricorda con piacere fisico puro. Perché la montagna ha in sé un ormone, anzi un feromone che riesce a far secernere agli uomini come alle api il miele.
Gli altri sono gli alpinisti, come Mila.Che non si mischiano con i primi. Mila sarebbe venuto se ci fosse stato un Messner che ammirava anche come scrittore. Ed anche questa è una chiosa golosa chè apre una discussione ampia come il mare sul valore letterario degli scritti di Messner. Sui quali si può dire di tutto tranne che non siano decisamente belli, o che non lasciano addosso una voglia di continuare a leggerli.
Poi Ferrero ci lascia il testamento spirituale di Mila. Quello forse più significativo nell’ambito del libro, e della filosofia che alligna dentro la casa editrice Liaison. La montagna. Bene. A questo proposito bisogna essere schietti come acqua fontis. Due sono i libri ai quali va riconosciuto il merito di avere individuato con precisione più vicina all’esoterico il senso effettivo della montagna. Ciò che essa davvero ha dentro e quello che trasmette agli umani. Uno è Terre alte di Carlo Grande ( Ponte alle Grazie) e l’altro, anche se in forma quantitativa più contenuta, questo di Ferrero.
Quest’ultimo traccia il contenuto della montagna anche grazie alle indicazioni spirituali di Massimo Mila e quindi è avvantaggiato rispetto a Carlo Grande, che è però più uomo di montagna di suo. E quindi più incline a sentire le voci che il vento fa fare ai monti e tra i sentieri. Ferrero è qui un distillatore ed un eccezionale aedo di memorie che forse, diversamente, si sarebbero perse.
Secondo Mila la montagna “è l’unica attività conoscitiva che non avviene attraverso lo studio, a tavolino o in laboratorio, ma si esplica attraverso il fare”.
E ancora:”Di Mila ho fisso il ricordo del movimento appena accennato che gli stira le labbra quando siede accanto a Bobbio al tavolo ovale delle riunioni del mercoledì. Ha l’aspetto pacificato di chi è appena tornato da un’arrampicata impegnativa, e la soddisfazione gli sta scritta ne tono muscolare del corpo.La fatica lo ha depurato, tonificato,gli ha dato la serenità de lavoro ben fatto”.
Forse qui Ferrero sta al di sopra del semplice aedo che trascriva delle memorie. O per osmosi, o per trasmigrazione di qualche essenza, ha capito in quattro frasi cosa significa la montagna per le persone, per i cittadini, per gli uomini e per gli eroi.
La montagna è sacrificio silenzioso (La montagna è un signore che bisogna servire in umiltà e letizia) attraverso il quale è possibile, ala sera, guardare dabbasso, verso gli umani, con degli occhiali – e qui l’aggettivo è magniloquente – pacificati.
Quando si sale in montagna e si compie una fatica fisico – spirituale(inevitabile), scende l’attenzione verso le cose umane e si perde l’adrenalina che le rende nevrotiche e perseveranti. Esse diventano diverse, non si perdono, ma si sentono ridotte nell’eco. Ed il peso si fa più leggero. Mila aveva la grande passione della montagna che gli rese possibile sopportare tanti anni di carcere politico, ma pur sempre carcere.E’ una filosofia esistenzialista, quella della montagna. Solo che porta all’emersione uomini di acciaio, fatti con un filo di dannata resistenza e di silenzi – talvolta – enigmatici.
Però quel filo così d’angelo e d’acciaio al contempo, una liaison inossidabile, era quella intuita da Einaudi e covata intimamente da Mila. La montagna come culla di energie, e come scalino su cui poggiare i piedi prima di compiere anche il salto più modesto. Un momento di ricreazione intellettuale necessario. Che non è il mare, si badi bene. E non per snobismo intellettuale. Ma perché il mare non possiede quella energia cosmica che nasce dalla fatica umana.
Andate tutto il giorno al mare, e poi un altro giorno state in montagna l’intera giornata. Anche a camminare semplicemente. Alla sera vi confronterete con due condizioni psicologiche nettamente distanti. Come pianeti diversi. Come soli e lune antifronti. Solo che soltanto la montagna vi offre una pacificazione interiore superiore, indecifrabile ma sicura. Soltanto la montagna è come lo struzzo della casa Einaudi:Durissima coquit, capace di sminuzzare anche le pietre più dure assimilandole con calma. Senza sbalzi. Ma digerendole.
A Ferrero il merito di avere intuito la montagna in un libro che parla di letteratura soprattutto umana. Con uno stile chè beato lui per quanto è sinottico e musicante. Suona bene.Come le montagne quando il vento le copre.

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LA CAMERA ACCANTO 9° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/02/16/la-camera-accanto-9%c2%b0-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/02/16/la-camera-accanto-9%c2%b0-appuntamento/#comments Mon, 16 Feb 2009 14:30:14 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/02/16/la-camera-accanto-9%c2%b0-appuntamento/ Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine).

Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc.

Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.

Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili.

(Massimo Maugeri)

 Extrapost: segnalo i racconti Il labirinto di Lucia Arsì e Non ha importanza di Ettore Malacarne.

Questo nuovo appuntamento della camera accanto comincia con… Charles Darwin: il 12 febbraio si è festeggiato il bicentenario della nascita di quest’uomo considerato come il padre dell’evoluzionismo… colui che ha svelato i segreti della genesi della specie umana.

Repubblica ne ha parlato qui. Altri riferimenti su Le Scienze.

Cosa ne pensate di Darwin?
Conoscete la sua opera principale?

darwin.JPGNe approfitto per segnalarvi l’edizione della Newton&ComptonL’origine delle specie” di Charles Darwin (pagg. 448, euro 6,00), con introduzione di Pietro Omodeo e traduzione di Celso Balducci. La principale opera di Darwin festeggia 150 anni.

L’idea che gli esseri viventi abbiano trovato origine in forme elementari primordiali, dalle quali si sarebbero poi sviluppate per gradi le specie attuali, si ritrova, variamente abbozzata, nella storia del pensiero dai Greci in poi: ma solo con Charles Darwin questa intuizione raggiunge una struttura sistematica e una fisionomia definita. Sulla base d’un numero imponente di dati, osservazioni, raffronti sulla flora e la fauna di differenti latitudini, il giovane naturalista inglese giunse, verso la metà del secolo XIX, a conclusioni sconvolgenti, rivoluzionarie circa l’origine della vita. La pubblicazione, nel 1859, dei risultati delle sue ricerche, procurò a Darwin la notorietà, la gloria, e il biasimo a un tempo. Il successo editoriale fu prodigioso, la prima edizione (oltre mille esemplari) fu esaurita in un giorno. Con quest’opera rigorosa e straordinaria, Darwin scardinava la tradizione biblica della creazione del mondo, introducendo il concetto di una lenta evoluzione delle specie animali e vegetali da antenati profondamente diversi.

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LA CAMERA ACCANTO 8° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/01/09/la-camera-accanto-8-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/01/09/la-camera-accanto-8-appuntamento/#comments Fri, 09 Jan 2009 21:38:25 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/01/09/la-camera-accanto-8%c2%b0-appuntamento/ Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine).

Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc.

Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.

Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili.

(Massimo Maugeri)

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LA CAMERA ACCANTO 7° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/11/03/la-camera-accanto-7-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/11/03/la-camera-accanto-7-appuntamento/#comments Mon, 03 Nov 2008 22:40:04 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/11/03/la-camera-accanto-7%c2%b0-appuntamento/ Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine).

Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc.

Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.

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(Massimo Maugeri)

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SPECIALE ELEZIONI PRESIDENZIALI AMERICANE 2008: OBAMA VS McCAIN

obama_mccain.jpg

OBAMA È PRESIDENTE…
IL SOGNO AMERICANO SI FA STORIA

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LA CAMERA ACCANTO 6° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/16/la-camera-accanto-6%c2%b0-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/16/la-camera-accanto-6%c2%b0-appuntamento/#comments Mon, 15 Sep 2008 22:02:32 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/09/16/la-camera-accanto-6%c2%b0-appuntamento/ Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

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AGGIORNAMENTO DEL 6/10/2008: foto della fieralibro di Sortino (SR)

fiera-sortino-1.JPG

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LA CAMERA ACCANTO 5° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/07/17/la-camera-accanto-5-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/07/17/la-camera-accanto-5-appuntamento/#comments Thu, 17 Jul 2008 15:40:55 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/07/03/la-camera-accanto-5%c2%b0-appuntamento/ Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

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LA CAMERA ACCANTO 4° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/05/19/la-camera-accanto-4-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/05/19/la-camera-accanto-4-appuntamento/#comments Mon, 19 May 2008 09:40:53 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/05/19/la-camera-accanto-4%c2%b0-appuntamento/ Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

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LA CAMERA ACCANTO 3° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/04/04/la-camera-accanto-3-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/04/04/la-camera-accanto-3-appuntamento/#comments Fri, 04 Apr 2008 21:46:15 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/04/04/la-camera-accanto-3%c2%b0-appuntamento/ Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

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LA CAMERA ACCANTO 2° appuntamento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/24/la-camera-accanto-2-appuntamento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/24/la-camera-accanto-2-appuntamento/#comments Sun, 24 Feb 2008 10:55:27 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/02/24/la-camera-accanto-2%c2%b0-appuntamento/ LA CAMERA ACCANTO diventa rubrica del blog

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LA CAMERA ACCANTO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/07/la-camera-accanto/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/07/la-camera-accanto/#comments Mon, 07 Jan 2008 21:30:26 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/01/07/la-camera-accanto/ Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.

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