LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Alessandro Sanna http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 WOODY di Federico Baccomo (intervista all’autore) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/11/woody-di-federico-baccomo/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/11/woody-di-federico-baccomo/#comments Wed, 11 Nov 2015 15:02:24 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6954 Nell’ambito di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, il nuovo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi” e alla “letteratura per l’infanzia“, incontriamo Federico Baccomo autore di WOODY (Giunti, 2015) , una storia comica e commovente illustrata da Alessandro Sanna e narrata dal punto di vista di  un cane di razza basenji.

Un estratto del libro è disponibile qui…

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di Massimo Maugeri

Federico Baccomo è nato a Milano nel 1978. Ex avvocato, ha lasciato la professione per dedicarsi alla scrittura. È autore dei romanzi “Studio illegale” (2009), “La gente che sta bene” (2011) e “Peep Show” (2014), pubblicati da Marsilio. Dai primi due sono stati tratti gli omonimi film.
Incontro Federico per discutere del suo nuovo libro “Woody” (Giunti, 2015). Un libro particolare, per un personaggio particolare; perché Woody è… “un cane basenji, quasi tre anni e due occhi curiosi che guardano il mondo con stupore“.

Woody- Caro Federico, raccontaci intanto qualcosa sulla genesi di questo libro. Come nasce “Woody”?
Da lettore, l’impulso che più di ogni altro mi spinge ad aprire un libro è la possibilità speciale offerta da un romanzo di guardare attraverso occhi diversi dai miei, che siano gli occhi di un investigatore, di un vedovo o di una bambina persa in un bosco, e, attraverso quegli occhi, seguire persone, luoghi e storie inusuali. Woody nasce dal desiderio di spingersi un pochino più in là: assumere uno sguardo laterale, quello di un cane, che restituisse un’impressione di meraviglia a persone, luoghi e storie comuni. Penso, ad esempio, al bacio di due ragazzi, ai nostri occhi appare un’abitudine; per un cane, con i suoi moduli di comunicazione differenti, rappresenta invece uno stupore con cui fare i conti. Quello stupore, a livello narrativo, mi sembrava motore e carburante.

- Tra i vari animali a cui potevi pensare, perché hai scelto proprio un cane come protagonista della storia?
Al cane, con tutta la sua fedeltà e tutti i suoi bisogni, viene schiusa la porta di luoghi spaziali e sentimentali raramente aperti persino agli umani. Questo mi sembra lo renda un compagno di vita privilegiato, il testimone ideale di una storia che, in fondo, resta la storia di una Padrona, un segmento duro di vita che mi piaceva osservare dalla prospettiva bassa e ancora innocente del suo cane.

- Parlaci di lui, del protagonista: chi è Woody? Come lo descriveresti al pubblico dei lettori?
Woody è un basenji di tre anni, curioso, deciso, fedele, a tratti indisciplinato, spesso smarrito. È un carattere semplice come lo sono i caratteri animali, poco mediati, istintivi, che non conoscono il sotterfugio, l’inganno.

- La voce narrante che hai scelto per Woody è molto particolare. Cosa puoi dirci a riguardo?
Ho pensato che la scelta di un punto di vista insolito potesse conservare la sua efficacia solo se avesse trovato espressione in una lingua coerente, una lingua che riflettesse la meraviglia e il candore dello sguardo. Così, mi è venuto in mente lo smarrimento dello straniero, di chi è in un paese di cui non conosce luoghi e lingua, e con quel piccolo bagaglio di parole cerca di tirarsi fuori da ogni situazione, che sia una cena al ristorante oppure, per ricordare un momento di personale di gran disorientamento, in una stazione di Scotland Yard a cercare di denunciare un furto. Woody si esprime allo stesso modo, senza rifugi verbali, con la stessa spontaneità e incertezza.

- Questa è una storia che, in un certo senso, apre uno sguardo sul mondo e sulle sue contraddizioni. In che modo una storia come quella di Woody può aiutare ad acquisire maggiore consapevolezza su tutto ciò che ci circonda?
C’è un momento in cui a tutti viene ordinato di mettersi alle spalle, più o meno definitivamente, l’innocenza con cui si viene al mondo, il momento in cui realizziamo che esistono parecchie cose sbagliate che non sempre, anzi direi spesso, non trovano una giustizia che le possa cancellare. Quel momento, che non ha un’età precisa, è l’istante in cui, a seconda di come lo elaboriamo (e mi viene da usare una parola associata ai lutti), mi sembra decida il modo in cui affronteremo la vita che resta: con speranza, con cattiveria, con cinismo, con rabbia, con impegno, con pietà. Woody, come piccola forma di vita in cui la razionalità umana si scontra con l’istinto animale, di fronte a quel momento è particolarmente disarmato, più di chiunque altro, e in lui mi sembrava potesse risuonare con più forza la domanda: e adesso?

- Ti andrebbe di commentare le illustrazioni di Alessandro Sanna?
Speravo che questo romanzo, al di là del suo contenuto, potesse offrire al lettore l’incanto di un bell’oggetto, un po’ come un libro di altri tempi, con una copertina speciale e un pugno di illustrazioni che ne arricchissero la forma. E lì è entrato in scena Alessandro Sanna, uno dei più grandi illustratori italiani, capace di vere e proprie meraviglie. Ha interpretato il protagonista e alcuni dei cosiddetti momenti salienti della trama con una grazia, una generosità e un cuore che mi fanno pensare a quelle illustrazioni come una parte ormai integrante e irrinunciabile di questa storia.

- Cosa ti aspetti dalla pubblicazione di questo libro?
È un libro delle tonalità differenti rispetto a quello che ho scritto fino ad oggi, è come se mi avesse aperto a nuove possibilità narrative. La speranza è che questa mia sensazione possa essere condivisa dai lettori, che ci trovino quella piccola originalità e intensità nuova che mi sembra che Woody abbia regalato alla mia scrittura.

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La scheda del libro
Copertina WoodyFederico Baccomo riesce a raccontare la difficile realtà della violenza sulle donne dal punto di vista di Woody, un cane basenji, quasi tre anni e due occhi curiosi che guardano il mondo con stupore.
Woody, cresciuto sempre con la sua adorata padrona, una ragazza giovane e allegra che lui ama sopra ogni cosa. Finché un giorno, aprendo gli occhi, scopre che tutto è cambiato: il mondo che conosceva, pieno di gioia, avventure e affetto, è stato sostituito dal buio e dalla sporcizia di una gabbia. Come è finito lì dentro? Perché? E, soprattutto, come può tornare dalla sua padrona? È da queste domande che comincia la storia di Woody: una storia in cui, a poco a poco, si affacciano i segni di qualcosa di terribile, un evento drammatico di cui Woody è l’unico testimone.
E come tutti noi il piccolo basenji sarà costretto a confrontarsi con domande che pesano sulla sua innocenza. Che cos’è il Bene? Che cos’è il Male? E come ci si può mettere al sicuro, essere felici, in un mondo che finisce per tradire la meraviglia?


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NIDI DI NOTE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/09/14/nidi-di-note/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/09/14/nidi-di-note/#comments Mon, 14 Sep 2015 13:35:03 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6887 In collegamento con il forum di Letteratitudine dedicato a “LETTERATURA E MUSICA“, ci occupiamo del volume “Nidi di note – un cammino in dieci passi verso la musica” – Testo di Bruno TognoliniDisegni di Alessandro Sanna - Musiche di Sonia Peana e Paolo Fresu (Gallucci, 2012)

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Nidi di note – un cammino in dieci passi verso la musica

Testo di Bruno TognoliniDisegni di Alessandro Sanna - Musiche di Sonia Peana e Paolo Fresu
Gallucci, 2012

a cura di Claudio Morandini

Come avvicinare i bambini alla musica? Be’, non dovrebbe essere difficile: i bambini sono naturalmente attratti dalla musica, hanno però bisogno che questo loro interesse perduri, si rafforzi, maturi, diventi consapevole. Nato dall’esperienza diretta e concreta di un laboratorio didattico a Bologna che poi si è sviluppato in una serie di incontri e concerti, “Nidi di note”, attraverso le movenze della fiaba, con accenti poetici e un franco umorismo lavora proprio su ciò che la musica è e su ciò che può dare, al di là del semplice e accattivante abbinamento di ritmo e melodia.
Due bambini, Cirino e Coretta, poveri ma belli e soprattutto intelligenti, partono alla ricerca del Sole Suonatore e della Luna Cantante dal regno di Quandomai, la cui popolazione è afflitta da un Re e una Regina che istupidiscono i loro sudditi cantando dalla sera alla mattina, come sirene ingorde, come televisori sempre accesi sui peggiori programmi. Nella loro peregrinazione, i due bambini attraversano paesi-città che mancano tutti di qualcosa: Iniziò è fatto di niente e non è mai iniziato, Forsecè è abitato da persone che, colte da dubbi e paure, non osano mai fare nulla, Machiè da poveretti che hanno tutti lo stesso nome (Peppino) e chiamano con quel medesimo nome ogni cosa, un po’ come i Puffi ma peggio; nel paese di Fanonfà il tempo non scorre e si rimane in un eterno presente; in quello di Fortepià ogni cosa è portata all’eccesso, tutti urlano e nessuno conosce le sfumature. E ancora: nel paese di Giù gli abitanti non conoscono l’alto, ma solo il basso, a Menopiù tutti evitano di avvicinare gli altri per paura di scoprire i loro odori, i difetti; a Maconché si mangiano e si usano solo cipolle, per ogni cosa; a Suonoquì sono banditi i rumori del corpo, compresa la voce e il canto, e si comunica attraverso un gran via vai di foglietti. In tutti questi paesi Cirino e Coretta, dopo un primo attimo di stupore, sono ben accolti, e provocano, con la spontaneità propria del fanciullo (almeno del fanciullo delle fiabe), un salutare scossone, risolvendo così le paure e i problemi degli abitanti e uscendone come eroi, carichi di doni.
Dove sta propriamente la musica in tutto questo? Sta nel CD che accompagna il libro e che contiene le tracce ispirate a un jazz lieve, cantabile, ma non rinunciatario (perché la fiducia nel buon gusto dei piccoli ascoltatori-lettori non deve venir meno), in cui domina, pacata e affabile, la tromba di Fresu, alternate alle filastrocche recitate da Bruno Tognolini con una voce per nulla pargoleggiante. La musica sta, soprattutto, nella chiave di lettura che danno i sottotitoli ai diversi capitoli: così l’episodio di Forsecè è presentato come “I suoni esistono”; quello di Machiè come “I suoni sono diversi”; Fanonfà come “I suoni si alternano al silenzio”; Fortepià ovviamente come “I suoni possono essere forti o deboli” e Suegiù come “I suoni possono essere acuti o gravi”. Si passa poi, da Menopiù in poi, alla scoperta dei timbri appartenenti ai diversi strumenti, all’armonia prodotta da combinazioni di più strumenti, alla voce e a tutto ciò che è suono del corpo. Negli interludi meditativi e boscherecci i due bambini ascoltano i mille suoni della natura e imparano a distinguere le foglie, il vento, i versi animali, l’acqua: la loro conoscenza si affina, si rafforza la loro capacità di cogliere la varietà del mondo e di trasmettere agli altri, meno fortunati o solo più distratti, le conoscenze che hanno acquisito.
Dietro alla scoperta del mondo dei suoni c’è – e non è una sorpresa – la scoperta della bellezza e della necessità delle relazioni umane, della tolleranza e del sorriso, della curiosità e anche dell’incontentabilità: tutte virtù che chi segue dei corsi di musica d’assieme impara a conoscere, attraverso la pratica paziente, il divertimento e la disciplina, la collaborazione, l’attenzione. Conoscendo gli altri – pian piano, per gioco, i giochi sempre molto seri a cui si dedicano i bambini – si finisce per conoscere più in profondità se stessi.
Forti dell’esperienza maturata nel loro viaggio, i due bambini torneranno al loro paese. Non aspettatevi conclusioni definitive alla “Vissero felici e contenti”, perché questa è una fiaba contemporanea, e i tiranni della città sono troppo forti e invadenti. Piuttosto, nel finale aperto, con un ribaltamento ironico alla Pifferaio magico, Cirino e Coretta, divenuti ispirati e abili musicanti, si porteranno dietro tutti i bambini della città, verso altre esperienze che il libro non racconta ma che ogni piccolo lettore può a questo punto immaginare in un’ideale continuazione di “Nidi di note”.

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