LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Antonio Paolacci http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 NUVOLE BAROCCHE di Antonio Paolacci e Paola Ronco http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/04/13/nuvole-barocche-di-antonio-paolacci-e-paola-ronco/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/04/13/nuvole-barocche-di-antonio-paolacci-e-paola-ronco/#comments Sat, 13 Apr 2019 06:00:34 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8134 La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri) è dedicata al romanzo “Nuvole barocche” di Antonio Paolacci e Paola Ronco (Piemme).

I due coautori del romanzo hanno scelto di interpretare il “tandem letterario” di Letteratitudine utilizzando la forma del racconto (rigorosamente scritto a quattro mani). Un racconto che ha come obiettivo… l’incontro con il loro personaggio principale…

Antonio Paolacci (Maratea, 1974) e Paola Ronco (Torino, 1976) vivono a Genova e sono compagni di vita. Entrambi hanno già all’attivo diverse pubblicazioni, ma “Nuvole barocche“, che inaugura la serie di Paolo Nigra, è il loro primo romanzo scritto a quattro mani.

Una Genova particolarmente fredda, l’omicidio di un ragazzo, un vicequestore aggiunto pronto a indagare nel caos…

* * *

Il tandem letterario di Antonio Paolacci e Paola Ronco dedicato a “Nuvole barocche” (Piemme)

«A dottò, ce stanno due, de là».
Il vicequestore aggiunto Nigra sollevò lo sguardo dalle abominevoli carte su cui stava lavorando malvolentieri, un’imprecazione sommessa per ogni firma. L’assistente capo Marta Santamaria gli stava davanti, i capelli biondi raccolti nella coda d’ordinanza, la pipa in tasca.
«Mi sono dimenticato che aspettavo qualcuno?»
«No, dottò. È che vorrebbero vederla».
«E fagli vedere una foto», sbuffò in risposta.
C’erano alcune cose in grado di mettere Nigra di cattivo umore, tra le principali sicuramente la compilazione delle scartoffie, le visite inattese e la carenza di zuccheri. In quel preciso istante, troppo distante dalla colazione e non ancora abbastanza vicino al pranzo, la combinazione dei tre fattori rendeva pericolosa qualsiasi interazione con lui.
«A dottò».
«Santamaria, mi dici perché vogliono vedermi o devo indovinarlo io?»
«Oh, io non c’entro niente, sia chiaro», si affrettò a giustificarsi lei. «Questi sono, come dire», Marta Santamaria spostò il peso da un piede all’altro, finendo per preoccupare del tutto il suo superiore, che afferrò il portatabacco, pronto a cercare una via di fuga. «Insomma, dottò. Vorrebbero chiederle un po’ di cose sulla vita vera della polizia, sa».
«Uhm. Cioè sono giornalisti?»
«No, dottò. Sono due che…»
«Santamaria?»
«Due scrittori, ecco, l’ho detto».
Nigra la fissò per un istante con la sua consueta faccia da poker. «Scrittori».
«De gialli», aggravò la situazione l’assistente capo.
«Siccome non ce n’erano già abbastanza».
«Eh».
«E che gli devo dire io, della vita vera della polizia?»
«Ma sa, le solite cose. Le procedure, quelle robe lì. Sono pure carucci, eh, tanto gentili. Dice che vorrebbero farsi un’idea precisa su come funziona un’indagine».
«Porco Giuda, proprio quello che ci voleva stamattina», Nigra sollevò gli occhi al cielo e cominciò in automatico ad arrotolarsi una sigaretta. «Vabbè, ma il lavoro investigativo nella vita reale è una delle cose più noiose del mondo. Dovrei dire questo? Cioè che per il novantotto per cento delle mie giornate sto qui a firmare cartacce?»
«Vabbè, che esagerato, dottò», ridacchiò la Santamaria. «Qualche omicidio l’amo pure risolto, no? Lei je racconti quelli, che ne so. Anche perché questi, siccome dice che scrivono roba ambientata a Genova, vorrebbero anche farsi un’idea del territorio, dice, delle problematiche».
«Le problematiche. Che poi, se almeno questa gente arrivasse con dei cioccolatini, qualcosa. Capace che invece ti portano pure i loro libri in regalo. E perché sono in due?»
«Perché, com’è che se dice? Scrivono a quattro mani».
«Pure. E sono famosi?»
«E chi l’ha mai sentiti, dottò. Comunque so’ pure ’na coppia de loro, nel senso, stanno assieme tra de loro, un uomo e una donna, sulla quarantina».
«Giallisti genovesi coniugi eterosessuali. Senti, Santamaria, dì che non ci sono. Lasciali a Caccialepori e andiamo a fumare».
«Magari, dottò. Ci ho provato, ma l’ispettore è andato a casa. Ci aveva mal di testa».
«Certo. Scemo io a chiedere», Nigra sbuffò di nuovo e tamburellò con le dita sulla scrivania. «Ma di solito queste cose non se le accolla Virdis? È lui il primo dirigente, no?»
Marta Santamaria scosse il capo. «Virdis ha detto frasi in sardo che me parevano irripetibili, co’ rispetto parlando. Poi comunque ha detto di mandarli da lei, dottò, perché dice che lei è più sensibile, ci ha più, com’è che ha detto, la vena artistica».
«La vena artistica», ripeté Nigra, senza bisogno di cambiare espressione. «Guarda, lasciamo perdere. Dalli a Musso e se poi scriveranno un romanzo di fantascienza, pazienza. Non sarebbe il primo. Mi dispiace per loro, ma non ho tempo».
«Ecco, dottò, ho provato pure quello», sogghignò la Santamaria. «Ma Musso deve finire il rapporto sulla rissa allo stadio. Ci ha fatto pure un gioco de parole, rissa-Marassi, davanti a quei due, poracci».
«Porco Giuda», soffiò Nigra, aprì e chiuse senza ragione un cassetto, guardò fuori dalla finestra. «Com’è che si chiamano?»
L’assistente capo si strinse nelle spalle e controllò il post-it che teneva ripiegato nel pugno. «Paolacci e Ronco, dottò. Mo vai a capì chi dei due è Paolacci e chi Ronco, ma comunque».
«Non credo che possa cambiare qualcosa, Santamaria. E va bene, falli entrare», sospirò alla fine, rassegnato al suo destino.
Marta Santamaria fece per aprire la porta e uscire, poi si voltò, come colta da un pensiero improvviso. «A dottò, c’ho un’idea. Magari può raccontare del fidanzato suo. Insomma, je dice che sta con un uomo, no? Ha visto mai che magari se scandalizzano e se ne vanno subito. Così ha risolto».
Il vicequestore aggiunto Nigra la fissò, minacciosamente inespressivo. «Santamaria».
«Era giusto un suggerimento, dottò».
«Santamaria».
«Vabbè. Li vado a chiamare, sì?»
«Ancora qua stai?»
L’assistente capo aprì la porta di corsa. «Vado».

(Riproduzione riservata)

© Letteratitudine / Antonio Paolacci e Paola Ronco

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La scheda del libro

Nuvole barocche - Antonio Paolacci,Paola Ronco - copertinaUn protagonista dal fascino spiazzante, una città seducente e inquieta. Un giallo intrigante e sorprendente. La prima indagine del vicequestore aggiunto Paolo Nigra.

È sabato mattina e Genova si sta risvegliando da una notte di tempesta gelida. La pioggia ha smesso di cadere e il vento che soffia da est inizia a diradare le nubi lasciando intravedere i colori dell’aurora. Ma non è il cielo ad attirare l’attenzione di un uomo in tenuta da jogging, quanto piuttosto un cumulo di stracci che giace sulla passeggiata a qualche decina di metri da lui. 
Mezz’ora dopo, il Porto Antico è invaso da poliziotti e agenti della Scientifica. Il ragazzo è riverso a terra, il volto tumefatto, indosso un cappotto rosa shocking con cui, la sera prima, non era passato inosservato alla festa che si teneva lì vicino a sostegno delle unioni civili. Si tratta di Andrea Pittaluga, studente universitario della Genova bene e nipote di un famoso architetto. Quando arriva sul posto in sella alla sua Guzzi, il vicequestore aggiunto Paolo Nigra ha già detto addio alla sua giornata di riposo e messo su la proverbiale faccia da poker che lo rende imperscrutabile anche ai suoi più stretti collaboratori. Quarant’anni, gay dichiarato, nel constatare il feroce accanimento sulla vittima Nigra fatica a non pensare a un’aggressione omofoba. Negli ultimi tempi non sono mancati episodi preoccupanti, da questo punto di vista. I primi sospettati, però, hanno un alibi e la polizia arranca nel tentativo di trovare altre piste. Nigra è a mani vuote, una condizione che non gli dà pace. Lo sa bene Rocco, il suo compagno, che ne sconta il malumore, sentendosi rinfacciare per l’ennesima volta la scelta di tenere nascosta la loro relazione. Il rischio che, questa volta, la giustizia debba rimanere senza un colpevole è reale. A meno di sospendere il giudizio e accettare il fatto che a dominare il destino degli uomini non sia altro che il caos.

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L’E-BOOK E (È?) IL FUTURO DEL LIBRO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/06/20/ebook-e-il-futuro-del-libro/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/06/20/ebook-e-il-futuro-del-libro/#comments Mon, 20 Jun 2011 21:07:59 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3368 Vorrei riprendere la discussione sull’e-book già avviata a partire da questo post, offrendo come spunto per ulteriori riflessioni (e per un approfondimento del dibattito) la pubblicazione di questo nuovo volumetto che ho realizzato per i tipi della piccola casa editrice “Historica” (disponibile, ovviamente, anche in formato elettronico). Il titolo è già un punto di domanda: “L’e-book e (è?) il futuro del libro”.
L’intento non è quello di fornire approfondimenti tecnici sull’e-book, ma di divulgare opinioni emotive sull’argomento. Per far ciò ho coinvolto alcuni tra i più rappresentativi addetti ai lavori del mondo del libro – scrittori, editori, editor, critici letterari, giornalisti culturali – che hanno gentilmente messo a disposizione il loro parere (da qui il sottotitolo…).
Ho chiesto loro di ragionare sul “fenomeno e-book” ed esprimere un’opinione facendo riferimento alle seguenti domande: Cosa ne pensa dell’e-book? Come immagina il futuro dell’editoria e della letteratura tenuto conto del “peso crescente” delle nuove tecnologie? E cosa ne sarà dei libri di carta? C’è il rischio che possano diventare “pezzi da collezione”?
Dopo una parte introduttiva sulla evoluzione del libro elettronico e sugli e-book readers, e dopo una sintetica analisi di mercato, questo piccolo volume offre le “opinioni emotive” sull’e-book fornite da: Roberto Alajmo, Marco Belpoliti, Gianni Bonina, Laura Bosio, Elisabetta Bucciarelli, Ferdinando Camon, Daniela Carmosino, Antonella Cilento, Paolo Di Stefano, Valerio Evangelisti, Vins Gallico, Chiara Gamberale, Manuela La Ferla, Nicola Lagioia, Filippo La Porta, Gianfranco Manfredi, Agnese Manni, Diego Marani, Dacia Maraini, Daniela Marcheschi, Michele Mari, Raul Montanari, Antonio Paolacci, Romana Petri, Antonio Prudenzano, Giuseppe Scaraffia, Elvira Seminara, Filippo Tuena, Alessandro Zaccuri.

Vorrei coinvolgere nello sviluppo della discussione anche voi, proponendo come sempre alcune domande (e invitandovi a fornire la vostra risposta, se potete)…

1. L’e-book è davvero il futuro del libro?

2. Se sì, fino a che punto?

3. Che cos’è un libro: un supporto cartaceo, o il suo contenuto? O entrambi?

4. Tra un volume rilegato di fogli bianchi e un romanzo leggibile su un e-book reader, quale dei due è… più libro?

5. Come immaginate il futuro dell’editoria e della letteratura tenuto conto del “peso crescente” delle nuove tecnologie?

6. Cosa ne sarà dei libri di carta? C’è il rischio che possano diventare “pezzi da collezione”?

7. Una diffusione “significativa” dell’e-book  potrebbe favorire l’incremento della lettura?

La discussione on line proseguirà – per chi potrà partecipare – alla Feltrinelli Libri e Musica di Catania (via Etnea, n. 285 ) giovedì 30 giugno 2011, alle h. 18.

Vi aspettiamo!

Massimo Maugeri

P.s. Ne approfitto per segnalare questo post di Lipperatura incentrato sull’attuale crisi dell’editoria determinata dal decremento della vendita dei libri (il post riprende un articolo pubblicato su Repubblica, con dichiarazioni di Marco Polillo – presidente dell’Aie – anche sul “fenomeno e-book”)

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