LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Bernardo Bertolucci http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 OMAGGIO A BERNARDO BERTOLUCCI http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/26/omaggio-a-bernardo-bertolucci/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/26/omaggio-a-bernardo-bertolucci/#comments Mon, 26 Nov 2018 14:00:40 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8024 Ricordiamo il grande regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano Bernardo Bertolucci scomparso oggi, 26 novembre 2018, all’età di 77 anni.

Nel 1988 ricevette l’Oscar al miglior regista per il film “L’ultimo imperatore”.


Proponiamo di seguito due video (la premiazione all’Oscar nel 1988 e un’intervista nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia del 1994), vari approfondimenti e una nota biografica

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Bernardo Bertolucci (Parma, 16 marzo 1941 – Roma, 26 novembre 2018) è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano.

Tra i registi italiani più rappresentativi e conosciuti a livello internazionale, ha diretto film di successo come Il conformista, Ultimo tango a Parigi, Il tè nel deserto, Novecento e L’ultimo imperatore, che gli valse l’Oscar al miglior regista e alla migliore sceneggiatura non originale.

Nel 2007 gli fu conferito il Leone d’oro alla carriera alla 64ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e nel 2011 la Palma d’oro onoraria al 64º festival di Cannes.

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Approfondimenti su: la Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa, Il Messaggero, Il Giornale, Il Fatto Quotidiano, Il Mattino, Il Sole24Ore, Ansa

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Primogenito del poeta Attilio Bertolucci, è cugino del produttore cinematografico Giovanni (Parma, 24 giugno 1940) e fratello del defunto regista cinematografico Giuseppe (1947 – 2012). Inizialmente sembra seguire la strada paterna, interessandosi di poesia e iscrivendosi al corso di laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, ma ben presto abbandona gli studi per il cinema facendo da assistente a Pier Paolo Pasolini, suo vicino di casa, ai primi passi come sceneggiatore nel mondo della settima arte. Con una camera a passo ridotto Bertolucci gira due cortometraggi amatoriali nel biennio 1956-1957, La teleferica e La morte del maiale.

Proprio grazie a Pasolini e all’interessamento del produttore Cino Del Duca, Bertolucci lavora come assistente nel primo film diretto dal letterato friulano, Accattone (1961). Su quel set incontra l’attrice Adriana Asti, che sarà poi sua compagna per diversi anni. L’anno seguente, con Tonino Cervi come produttore, realizza il suo primo lungometraggio, La commare secca, su soggetto e sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini. Ma Bertolucci si stacca ben presto dal mondo e dalla poetica pasoliniani per inseguire un’idea personale di cinema basata sostanzialmente sull’individualità di persone che si trovano di fronte a bruschi cambiamenti del loro mondo e di quello circostante, a livello esistenziale e politico, senza che essi possano o vogliano cercare una risposta concisa.

Tale tematica sarà presente praticamente in tutte le opere di Bertolucci, a partire dal secondo film, Prima della rivoluzione (1964), dove è esemplificata molto chiaramente nella storia di un giovane della borghesia agricola medio-alta di Parma (Francesco Barilli), il quale, incapace di reagire al suicidio del suo amico più caro e incerto su una direzione da prendere, si getta a capofitto in una relazione con una matura e piacente zia (Adriana Asti) giunta da Milano. Entrambi, però, si rendono conto che quella storia non può durare – lei è anche in cura da uno psicologo – e alla partenza della donna, al giovane non resta che sposare la sua precedente fidanzata, che lui non ama, facente parte dell’alta borghesia, matrimonio ben visto dalla sua famiglia.

Anche nei film che seguono, Bertolucci continua il suo personale discorso intorno all’ambiguità esistenziale e politica, soprattutto in Partner (1968), interpretato da Pierre Clémenti, in Strategia del ragno e con Il conformista (1970) con Jean-Louis Trintignant, opere presentate in diversi festival ma dallo scarso successo di pubblico.

La grande notorietà per Bertolucci arriva nel 1972, con un film “scandaloso” che ha di fatto segnato un’epoca: Ultimo tango a Parigi, con Marlon Brando e Maria Schneider, Jean-Pierre Léaud e Massimo Girotti, dove il sesso è visto come unica risposta possibile, ma non definitiva, al conformismo del mondo circostante; i protagonisti di questo film, come quelli che seguiranno, sono esseri alla deriva, quasi sbandati, la cui unica via d’uscita è la trasgressione.
Il film, dopo la sua prima proiezione a New York, subì notevoli traversie censorie in Italia (che comunque non impedirono al film di piazzarsi secondo nella classifica degli incassi della stagione cinematografica 1972-1973); ben presto sequestrata, la pellicola venne ritirata dalla Cassazione il 29 gennaio 1976, e il regista fu condannato per offesa al comune senso del pudore, colpa per la quale venne privato dei diritti civili per cinque anni, fra cui il diritto di voto. Dopo svariati processi d’appello, la pellicola venne dissequestrata nel 1987. Le copie rimaste dopo il macero vennero depositate alla Cineteca Nazionale di Roma e quelle integrali, conservate in cineteche estere, sono servite come base per editare il film in DVD.
A 46 anni dalla sua realizzazione, il film è tornato nelle sale cinematografiche nel maggio 2018 nella versione in lingua originale restaurata in 4K a cura della Cineteca Nazionale e della Cineteca di Bologna, con la supervisione di Vittorio Storaro per l’immagine e di Federico Savina per il suono. La prima mondiale ha avuto luogo a Bari nel corso del Bari International Film Festival (Bif&st) alla presenza del regista.

Bertolucci incrementa la sua notorietà con le opere successive, da Novecento (1976), epico affresco delle lotte contadine emiliane dai primi anni del secolo alla Seconda guerra mondiale che si avvale di un prestigioso cast internazionale (da Robert De Niro a Gérard Depardieu, Donald Sutherland, Sterling Hayden, Burt Lancaster, Dominique Sanda a un cast di noti attori italiani come Stefania Sandrelli, Alida Valli, Laura Betti, Romolo Valli e Francesca Bertini), a La luna, ambientato a Roma e in Emilia-Romagna, in cui affronta lo scabroso tema della droga e dell’incesto, fino a La tragedia di un uomo ridicolo (1981), con Ugo Tognazzi.

Negli anni ottanta Bertolucci gira soprattutto all’estero kolossal di straordinaria potenza visiva. Nel 1987 dirige in Cina L’ultimo imperatore, un grande successo internazionale che si aggiudica ben nove premi Oscar, tra cui quelli per il miglior film e la migliore regia; diventa così l’unico regista italiano insieme a Frank Capra a vincere il premio di categoria.
L’ultimo imperatore (The Last Emperor) è un film epico e biografico del 1987 il cui soggetto trae spunto da Sono stato imperatore, l’autobiografia di Pu Yi. Colossal di successo mondiale, segnò una svolta decisiva nella carriera del regista e ricevette un vasto numero di riconoscimenti, tra cui nove Oscar e nove David di Donatello.

Nel 1990 gira in Marocco il film Il tè nel deserto (1990), tratto da un romanzo di Paul Bowles, mentre nel 1993 è la volta del Piccolo Buddha con Keanu Reeves, ambientato in Nepal e negli Stati Uniti. In seguito il regista torna a girare in Italia riprendendo le sue predilette tematiche intimiste con risultati alterni di critica e pubblico, a partire da Io ballo da sola (1996), per proseguire con L’assedio (1998) e The Dreamers – I sognatori (2003), che ripercorre una vicenda di passioni politiche e rivoluzioni sessuali di una coppia di fratelli, nella Parigi del 1968. Nel 2007 riceve il Leone d’oro alla carriera al Festival di Venezia, mentre nel 2011 riceve la Palma d’oro alla carriera al Festival di Cannes. Nel 2012 gira  Io e te tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti, intitolata appunto Io e te.

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Premi cinematografici

1971: National Society of Film Critics Award al miglior regista
1972: nomination all’Oscar alla migliore sceneggiatura non originale per Il conformista.
1973: Nastro d’argento al regista del miglior film
1974: nomination all’Oscar al miglior regista per Ultimo tango a Parigi
1988: Oscar al miglior regista per L’ultimo imperatore.
1988: Oscar alla migliore sceneggiatura non originale per L’ultimo imperatore.
1988: Golden Globe per il miglior regista per L’ultimo imperatore.
1988: Golden Globe per la migliore sceneggiatura
1988: David di Donatello per il miglior film
1988: David di Donatello per il miglior regista
1988: David di Donatello per la migliore sceneggiatura
1988: Nastro d’argento al regista del miglior film
1988: Directors Guild of America Award al miglior regista cinematografico
1997: Pardo d’onore al Festival del film Locarno
1997: Premio per la speciale sensibilità visiva nella regia al Camerimage
1997: Premio per la collaborazione regista – direttore della fotografia (Vittorio Storaro) al Camerimage
1998: Riconoscimento per la libertà di espressione dal National Board of Review
2007: Leone d’oro alla carriera alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
2011: Palma d’oro onoraria al Festival di Cannes
2018: Fellini Platinum Award for Artistic Excellence al Bari International Film Festival

(Fonte: wikipedia italia e varie)

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IO E TE di Bernardo Bertolucci http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/10/31/io-e-te-di-bernardo-bertolucci/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/10/31/io-e-te-di-bernardo-bertolucci/#comments Wed, 31 Oct 2012 18:14:16 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=4581 IO E TE di Bernardo Bertolucci

con Jacopo Olmi Antinori e Tea Falco

Recensione di Ornella Sgroi

Non c’è sensazione più appagante di quella che si prova uscendo da una sala cinematografica con la certezza di avere visto un grande film. Senza dubbi, senza sospesi, senza perplessità. Ancor di più quando la sensazione della sua grandezza non è legata a maestosità e magniloquenza, quanto piuttosto ad una lineare e chiara semplicità di sentimenti ed emozioni. Come quella che attraversa Io e te, il nuovo film di Bernardo Bertolucci che, ispirato dall’omonimo racconto di Niccolò Ammaniti, è tornato dietro la macchina da presa dopo nove anni (The Dreamers è del 2003) vincendo l’immobilità che lo tiene legato alla sua “sedia elettrica” – come lui stesso l’ha ironicamente definita.
E il suo nuovo film è tutt’altro che immobile, nonostante sia girato quasi interamente all’interno di una cantina, enorme e stipata di oggetti provenienti da un passato polveroso che odora di muffa. Antro sotterraneo nel quale si rifugia Lorenzo (Jacopo Olmi Antinori), un quattordicenne in cerca di libertà dalla sua stessa adolescenza problematica, fingendo con i genitori di essere in settimana bianca con i compagni di classe. Computer, playstation, cibo-spazzatura, musica sparata nelle cuffie. Un microcosmo perfetto, il cui equilibrio viene infranto dall’arrivo inatteso della sorellastra più grande Olivia (Tea Falco), eroinomane in crisi di astinenza che Lorenzo non vede da anni. Due mondi distanti anni luce, paralleli, destinati a non incontrarsi mai. Che invece si scontrano, collidono, esplodono, per poi rigenerarsi.
I due protagonisti, creati da Ammaniti e interpretati per Bertolucci da due giovani esordienti straordinari, insieme e ciascuno per sé, sono in fondo due immagini speculari dell’adolescenza. Quella di Lorenzo, ancora in corsa e piena di possibilità. Quella di Olivia, negata e perduta nella degenerazione della sua complessità.
Dal loro scontro-incontro il regista ne estrae un film intimo e caldo, nutrito dalla fisicità di due corpi e dalla fragilità di due anime che si respingono e allo stesso tempo si attraggono, diffidenti ma anche bisognosi di un contatto inevitabile. Un film asciutto, privo di divagazioni, eppure pieno di sfumature colte da Bertolucci con lo sguardo del grande maestro che è. Facendo tesoro degli elementi caratterizzanti del suo cinema, dalla curiosità per la psicanalisi alla sua ben nota cinefilia, che però rielabora senza troppe contorsioni per metterle al servizio di una storia che gli ha restituito l’entusiasmo per il suo mestiere. Del resto, sebbene la narrazione avvenga con unità di luogo e di tempo, in quel tempo sospeso che c’è tra un prima e un dopo, il suo Io e te è anche carico di vitalità. Di quella vitalità che è propria dei suoi due giovani protagonisti, più forte del loro già forte disagio che contagia anche lo spettatore, coinvolto in un percorso di crescita disturbante e liberatorio. Per il quale Bernardo Bertolucci, con i suoi settantuno anni, rinuncia al finale tragico del racconto affidato al sentore di un lontano presagio, optando per la speranza. Che ferma per sempre la storia in uno scatto fotografico, fissando negli occhi dello spettatore il sorriso appena scoperto di un ragazzo in fuga che si apre al mondo perché ha promesso, e deciso, di non fuggire più.

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Leggi l’introduzione di Massimo Maugeri

Il trailer del film

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