LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » diego marani http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 L’E-BOOK E (È?) IL FUTURO DEL LIBRO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/06/20/ebook-e-il-futuro-del-libro/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/06/20/ebook-e-il-futuro-del-libro/#comments Mon, 20 Jun 2011 21:07:59 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3368 Vorrei riprendere la discussione sull’e-book già avviata a partire da questo post, offrendo come spunto per ulteriori riflessioni (e per un approfondimento del dibattito) la pubblicazione di questo nuovo volumetto che ho realizzato per i tipi della piccola casa editrice “Historica” (disponibile, ovviamente, anche in formato elettronico). Il titolo è già un punto di domanda: “L’e-book e (è?) il futuro del libro”.
L’intento non è quello di fornire approfondimenti tecnici sull’e-book, ma di divulgare opinioni emotive sull’argomento. Per far ciò ho coinvolto alcuni tra i più rappresentativi addetti ai lavori del mondo del libro – scrittori, editori, editor, critici letterari, giornalisti culturali – che hanno gentilmente messo a disposizione il loro parere (da qui il sottotitolo…).
Ho chiesto loro di ragionare sul “fenomeno e-book” ed esprimere un’opinione facendo riferimento alle seguenti domande: Cosa ne pensa dell’e-book? Come immagina il futuro dell’editoria e della letteratura tenuto conto del “peso crescente” delle nuove tecnologie? E cosa ne sarà dei libri di carta? C’è il rischio che possano diventare “pezzi da collezione”?
Dopo una parte introduttiva sulla evoluzione del libro elettronico e sugli e-book readers, e dopo una sintetica analisi di mercato, questo piccolo volume offre le “opinioni emotive” sull’e-book fornite da: Roberto Alajmo, Marco Belpoliti, Gianni Bonina, Laura Bosio, Elisabetta Bucciarelli, Ferdinando Camon, Daniela Carmosino, Antonella Cilento, Paolo Di Stefano, Valerio Evangelisti, Vins Gallico, Chiara Gamberale, Manuela La Ferla, Nicola Lagioia, Filippo La Porta, Gianfranco Manfredi, Agnese Manni, Diego Marani, Dacia Maraini, Daniela Marcheschi, Michele Mari, Raul Montanari, Antonio Paolacci, Romana Petri, Antonio Prudenzano, Giuseppe Scaraffia, Elvira Seminara, Filippo Tuena, Alessandro Zaccuri.

Vorrei coinvolgere nello sviluppo della discussione anche voi, proponendo come sempre alcune domande (e invitandovi a fornire la vostra risposta, se potete)…

1. L’e-book è davvero il futuro del libro?

2. Se sì, fino a che punto?

3. Che cos’è un libro: un supporto cartaceo, o il suo contenuto? O entrambi?

4. Tra un volume rilegato di fogli bianchi e un romanzo leggibile su un e-book reader, quale dei due è… più libro?

5. Come immaginate il futuro dell’editoria e della letteratura tenuto conto del “peso crescente” delle nuove tecnologie?

6. Cosa ne sarà dei libri di carta? C’è il rischio che possano diventare “pezzi da collezione”?

7. Una diffusione “significativa” dell’e-book  potrebbe favorire l’incremento della lettura?

La discussione on line proseguirà – per chi potrà partecipare – alla Feltrinelli Libri e Musica di Catania (via Etnea, n. 285 ) giovedì 30 giugno 2011, alle h. 18.

Vi aspettiamo!

Massimo Maugeri

P.s. Ne approfitto per segnalare questo post di Lipperatura incentrato sull’attuale crisi dell’editoria determinata dal decremento della vendita dei libri (il post riprende un articolo pubblicato su Repubblica, con dichiarazioni di Marco Polillo – presidente dell’Aie – anche sul “fenomeno e-book”)

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SCRITTURA SENZA GENERE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/15/scrittura-senza-genere/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/15/scrittura-senza-genere/#comments Wed, 15 Apr 2009 13:52:10 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/15/scrittura-senza-genere/ no-gender-in-the-language.JPGL’Unione europea ha sempre avuto a cuore il tema delle pari opportunità, anche – e soprattutto - tra i generi. Di recente, il Gruppo di alto livello sulla parità di genere e la diversità del Parlamento europeo ha pubblicato un opuscolo che sta facendo discutere, giacchè si parla di bandire ogni riferimento sessista dalle lingue europee.
Come mi scrive Diego Marani in una mail: “queste direttive linguistiche sono unicamente interne, rivolte ai parlamentari e ai funzionari. E hanno suscitato pesanti critiche proprio di un gruppo di eurodeputate italiane”.
Tuttavia il segnale lanciato è importante e significativo.
Il Domenicale del Sole24Ore del 22 marzo 2009 fa ha dedicato la prima pagina all’argomento con due articoli firmati da Diego Marani (già citato) e Giuseppe Scaraffia. Intrigante, il sottotitolo: la Ue vuole cancellare le differenze di genere nelle lingue europee. Cosa accadrà ai personaggi della letteratura, dalla Bovary a Maigret?
“Dovremo abolire qualche dottoressa e non potremo più fare un complimento a una tardona chiamandola signorina”, scrive Marani. “Anzi, perderemo anche la tardona e addio sogni erotici adolescenziali. Ma per il resto usciremo quasi indenni dalla castrazione linguistica europea. L’inglese invece avrà vita dura. Ogni fireman dovrà trasformarsi in fireperson, a portare le lettere sarà il postperson, e nella city saranno tutti businesspersons. La First Lady sarà degradata a First Woman e chissà come la si metterà con la girlfriend”.
Giuseppe Scaraffia va oltre e immagina l’applicazione delle suddette regole in letteratura. La versione purgata del più celebre romanzo di Flaubert si dovrebbe intitolare Bovary. “Tutto fila liscio”, scrive Scaraffia: Spesso, quando Bovary era fuori, Bovary andava a prendere nell’armadio il portasigari di seta verde. Lo guardava, lo apriva, annusava perfino l’odore della fodera che sapeva di verbena e di tabacco. A chi apparteneva?. Certo, se arretriamo di qualche riga, la situazione si complica. Infatti Bovary ha appena raccolto il portasigari e ha detto: Ci sono dentro due sigari. Andranno bene per questa sera dopo cena. Al che Bovary ha ribattuto: Ma come, tu fumi?, facendosi rispondere, sempre da Bovary: Qualche volta, quando capita l’occasione”.
Come ho scritto in premessa, l’orientamento del Gruppo di alto livello sulla parità di genere e la diversità del Parlamento europeo in tema di parità di genere nelle lingue sta facendo discutere.
Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione in proposito.
Cosa ne pensate?
Fino a che punto, a vostro avviso, la diversità di genere nelle lingue andrebbe combattuta?

E poi… annullare il genere nelle lingue può davvero favorire le pari opportunità?
È possibile immaginare una scrittura – anche letteraria – senza genere?

Ringrazio Diego Marani e Giuseppe Scaraffia per avermi inviato gli articoli citati (li potrete leggere di seguito) e la redazione di Domenica del Sole24Ore per avermi autorizzato a pubblicarli.
Ne approfitto per segnalare i due nuovi libri di Marani e Scaraffia (entrambi hanno a che fare con le donne):
L’amico delle donne” di Diego Marani (Bompiani)
Cortigiane. Sedici donne fatali dell’Ottocento” di Giuseppe Scaraffia (Mondadori).

Massimo Maugeri


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Addio, zitelle e mammoni
di Diego Marani

L’opuscolo pubblicato dal Gruppo di alto livello sulla parità di genere e la diversità del Parlamento europeo è perentorio. D’ora in poi ogni riferimento sessista deve essere bandito dalle lingue europee e sarà estirpato da ogni direttiva, da ogni regolamento comunitario. Con questo traguardo, come ogni dittatura, anche quella del politicamente corretto raggiunge perfino la lingua, credendo di piegare alla sua stupidità anche il pensiero. Bisogna dire che l’italiano soffrirà poco per le nuove regole sessolinguistiche. Da noi ancora si parla come si mangia. Dovremo abolire qualche dottoressa e non potremo più fare un complimento a una tardona chiamandola signorina. Anzi, perderemo anche la tardona e addio sogni erotici adolescenziali. Ma per il resto usciremo quasi indenni dalla castrazione linguistica europea. L’inglese invece avrà vita dura. Ogni fireman dovrà trasformarsi in fireperson, a portare le lettere sarà il postperson, e nella city saranno tutti businesspersons. La First Lady sarà degradata a First Woman e chissà come la si metterà con la girlfriend. Quanti gay saranno presi per semplicemente allegri! Fin qui tutto soltanto patetico. Le cose si complicano quando bisognerà bandire la fratellanza a favore della sorellanza, per non parlare degli effemminati che l’UNESCO in un suo analogo prontuario propone di definire delicati o languidi. Che ne sarà dell’uomo della strada? E la signora delle Camelie? Si metterà ancora in scena il Misantropo? Con Madame Bovary bisognerà stare attenti a dove mettere le corna. Addio pasionarie, muchachas e carmencite. Sarà vietato donneggiare anche alle donne. Una volta per descrivere la mia professoressa di latino bastava la formula “vecchia zitella”, adesso toccherà dire qualcosa come donna-non-sposata-inacidita-da-solitudine-e-non-facilitata-da-neo-peloso-su-labbro. Anche l’impareggiabile scapolone italiano ha i giorni contati. O si sposa o si chiamerà uomo-che-abita-con-la-mamma. Perderemo perfino il mammone, che sarà bambino-oltremodo-affezionato-ai-genitori-soprattutto-uno. Ci verrà strappato anche il figlio di papà, assieme alla paternale e al donnaiolo. Il primo passo dell’uomo sulla luna sarà da spartire con la donna, anche se lei non c’è mai stata. Non si potrà più castrare il gatto, ancor meno evirarlo. Bisognerà forse renderlo-genitalmente-opportuno. Ma noi sessisti avremo ancora diritto di sapere il sesso dell’urologo con cui stiamo per prendere appuntamento? O toccherà farci palpare la prostata dal primo essere-umano-esperto-di-minzione che passa?

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Madame Bovary?
di Giuseppe Scaraffia

Negli anni bui del medioevo una palla di fuoco apparve a Ildegarda di Bingen e si rivolse a lei chiamandola: “Homo”, uomo. Ildegarda non dubitò per un istante che la palla si stesse rivolgendo a qualcun altro.
Vogliamo mettere con la brutta abitudine maschilista di rivolgersi alle donne chiamandole signora o signorina? La nuova legge europea che sopprime questi termini si ispira a precedenti – alla lettera – sacrosanti. Lo diceva anche il Vangelo di Tommaso: “Che la donna diventi uomo, se vuole entrare nel regno dei cieli”.
Finalmente alle donne, assurte all’empireo del potere, verranno attribuiti epiteti sessualmente neutri. Là dove non fosse possibile, basterà sopprimerli e usare il solo cognome. Al bando anche tutti i sostantivi declinabili soltanto al maschile.
A fregarsi le mani dalla contentezza sono non solo tutte le donne europee, ma anche, se non soprattutto, gli editori. Pochi sanno infatti che entro due mesi tutti i libri in circolazione saranno ritirati, pena pesanti ammende [per i contravventori, sicuramente maschi e maschilisti], e verranno sostituiti da versioni europoliticamente corrette. [Un’innovazione importante che cambierà anche il nostro antiquato modo di leggere.]
I più intelligenti tra i geni del passato ci avevano già pensato. Shakespeare ad esempio non aveva intitolato la sua tragedia “Lady Macbeth”, ma semplicemente, secondo i corretti dettami dell’UE, “Macbeth”. Mentre cosa dovevamo aspettarci da quel rozzo campagnolo di Gustave Flaubert, che non viveva nemmeno a Parigi, ma in un buco di provincia? Ma non è mai troppo tardi. Apriamo a caso la versione purgata del suo più celebre romanzo, che ora si intitola “Bovary”. Tutto fila liscio: “Spesso, quando Bovary era fuori, Bovary andava a prendere nell’armadio il portasigari di seta verde. Lo guardava, lo apriva, annusava perfino l’odore della fodera che sapeva di verbena e di tabacco. A chi apparteneva?”. Certo, se arretriamo di qualche riga, la situazione si complica. Infatti Bovary ha appena raccolto il portasigari e ha detto: “Ci sono dentro due sigari. Andranno bene per questa sera dopo cena”. Al che Bovary ha ribattuto: “Ma come, tu fumi?”, facendosi rispondere, sempre da Bovary: “Qualche volta, quando capita l’occasione”. Ma non lasciamoci prendere dallo sconforto, guardiamo le cose dal lato positivo: “Bovary” è un passo importante verso il monologo interiore, Svevo e Joyce per intenderci.
Passiamo ai “Tre moschettieri” di Alexandre Dumas, diventati ovviamente “Tre portamoschetto”. D’Artagnan non incontra più la fatale Milady ma il neutro, ancorché biondo, Winter. D’altronde il primo a capirlo è stato La Fère (Athos): “Questa creatura non ha niente di una donna!”. Se lo dice lui che l’ha sposata/o!.
Secondo alcuni studiosi, Conan Doyle è stato un silente pioniere della riforma UE. Dietro al dottor Watson si nasconderebbe infatti la dottoressa Watson, un homo sapiens di media statura, di corporatura robusta, mascella quadrata e collo taurino. Ecco perché quel macho di Holmes continua a punzecchiarla: “Elementare, Watson!”, proprio come il Dr.House punzecchia la Cuddy.
In alcuni casi vengono addirittura sciolti degli enigmi. Restava incomprensibile perché Francesco (Petrarca) fosse stato rifiutato da Laura (al secolo Laure de Sade). Ma basta applicare la norma UE per capire che de Sade poteva solo rifiutare sadicamente il dolciastro corteggiatore.
Con Proust la normativa UE arriva al virtuosismo. Tutti sanno che lo scrittore travestiva da donne i suoi amori maschili. Che sollievo, nella versione purgata della Recherche, dimenticare Charles e Odette e avere a che fare con Swann e Crécy! E poi finalmente capiremo perché Crécy fa tanto soffrire Swann andando a letto con (la) Verdurin.
In altri casi la cautela esegetica si impone. Prendiamo le “Relazioni pericolose” di Laclos. Merteuil non ne vuole più sapere di Valmont. [Come direbbe il cantautore Povia, “Merteuil era gay ma non lo è più!”.] Per distrarre Valmont impone all’ex-amante di conquistare due prede, Tourvel (baciapile) e Volanges (vergine). Con Tourvel alla fine si capisce che c’è un marito, ma con Volanges è più difficile. Certo, ha un fidanzato, ma l’adolescenza, si sa, è un’età incerta. Poi c’è la storia un po’ ambigua della lettera al fidanzato di Volanges che Valmont scrive appoggiandosi sulle terga nude di Volanges. Insomma, si resta sul filo del rasoio fino al momento in cui veniamo a sapere che Volanges – ma sarebbe più giusto chiamarlo Volage – è incinto.
In definitiva i romanzi ci guadagnano in suspense e tengono il lettore inchiodato fino all’ultimo o lo lasciano pieno di promettenti interrogativi.
Pochi però sanno che si tratta solo di una fase preparatoria. Infatti il 17 settembre 2011, anniversario della morte di Bingen, l’Unione Europea uscirà dal purgatorio linguistico per entrare in una nuova, definitiva, paradisiaca fase. Troppo facile limitarsi a cancellare il maschile. Ogni essere vivente verrà, da allora, denominato al femminile, affinché non debba diventare “homo” (o “omo”) per entrare nel regno dei cieli.
Ancor maggiori guadagni si prospettano per l’editoria in crisi. Infatti tutti i volumi appena ristampati verranno nuovamente ritirati dalla circolazione e sostituiti con una versione ulteriormente emendata. I fanatici vorranno ribattezzare “Il rosso e il nero”, il capolavoro di Stendhal, in “La rossa e la nera“. Effettivamente, perché i colori dovrebbero essere maschili? Tornerà invece all’originario titolo femminile “La certosa di Parma”, trasformata dalla riforma precedente ne “Il certosino di Parma”. Il Mostro di Firenze diventerà, più culturalmente, la Mostra di Firenze. Qualunque declinazione vorrà ipotizzarsi per i nomi Garibaldi e Cavour, le alunne nelle scuole non parleranno più di Risorgimento Italiano, ma della Resurrezione d’Italia. Gli uffici studi dell’UE avranno un solo problema: come regolarsi col mito UE de “la ratta d’Europa”?

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