LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » leonardo sciascia http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 CENTO ANNI DALLA NASCITA DI LEONARDO SCIASCIA http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/01/08/cento-anni-dalla-nascita-di-leonardo-sciascia/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/01/08/cento-anni-dalla-nascita-di-leonardo-sciascia/#comments Fri, 08 Jan 2021 09:40:41 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8675 https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/f/fb/Sciascia_palazzolo.jpgIn occasione del centenario della nascita di Leonardo Sciascia, pubblichiamo questo articolo del saggista e critico letterario Giuseppe Giglio.

Ne approfittiamo per segnalare questo articolo di Antonio Di Grado (su Sicily Mag), l’iniziativa de La strada degli scrittori e altri approfondimenti da varie testate.

Di seguito: un video e la biografia di Sciascia

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Approfondimenti su: la Repubblica, Il Corriere della Sera, L’Espresso, Il Fatto Quotidiano, Vanity Fair

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Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989) è stato uno scrittore, giornalista, saggista, drammaturgo, poeta, politico, critico d’arte e insegnante italiano.
Spirito libero e anticonformista, lucidissimo e impietoso critico del nostro tempo, Sciascia è una delle grandi figure del Novecento italiano ed europeo. All’ansia di conoscere le contraddizioni della sua terra e dell’umanità, unì un senso di giustizia pessimistico e sempre deluso, ma che non rinuncia mai all’uso della ragione umana di matrice illuminista, per attuare questo suo progetto. All’influenza del relativismo conoscitivo di Luigi Pirandello si possono ricondurre invece l’umorismo e la difficoltà di pervenire a una conclusione che i suoi protagonisti incontrano: la realtà non sempre è osservabile in maniera obiettiva, e spesso è un insieme inestricabile di verità e menzogna.
Ebbe anche un’attività politica importante, attestato su posizioni di socialismo democratico e marxismo moderato, poi di radicalismo liberale, garantismo e socialdemocrazia. Dapprima fu consigliere comunale a Palermo (1975-1977) per il Partito Comunista Italiano, ed in seguito (dal 1979 al 1983) deputato in Parlamento per il Partito Radicale, infine fu simpatizzante del Partito Socialista.

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Leonardo Sciascia nasce l’8 gennaio 1921 a Racalmuto, in provincia di Agrigento, primo di tre fratelli, figlio di un impiegato, Pasquale Sciascia, e di una casalinga, Genoveffa Martorelli. La madre proviene da una famiglia di artigiani mentre il padre è impiegato presso una delle miniere di zolfo locali e la storia dello scrittore ha le sue radici nella zolfara dove hanno lavorato il nonno e il padre. Trascorre l’infanzia circondato da zie e zii nella casa di Racalmuto di via Regina Margherita, 37 (oggi via Leonardo Sciascia), aperta al pubblico nel luglio del 2019 da privati e inserita nel percorso turistico “Strada degli scrittori”.

Gli studi: il periodo nisseno
A sei anni Sciascia inizia la scuola elementare a Racalmuto. Nel 1935 si trasferisce con la famiglia a Caltanissetta dove si iscrive all’Istituto Magistrale “IX Maggio” nel quale insegna Vitaliano Brancati, che diventerà il suo modello e che lo guida nella lettura degli autori francesi, mentre l’incontro con un giovane insegnante, Giuseppe Granata (che fu in seguito senatore comunista), gli fa conoscere l’illuminismo francese e italiano. Egli forma così la propria coscienza civile sui testi di Voltaire, Montesquieu, Cesare Beccaria, Pietro Verri.
Nel capoluogo nisseno trascorrerà gli anni più indimenticabili della sua vita, come lui stesso confessa nella sua autobiografia, fatti delle prime esperienze e delle prime scoperte della vita oltre a rafforzare la sua formazione culturale.
Intanto intrattiene un rapporto epistolare con Giuseppe Tulumello, compaesano di Racalmuto, con cui si scambiava giudizi sui film. Un’amicizia fraterna, questa, che lo accompagnerà fino alla morte.
Richiamato alla visita di leva viene considerato per due volte non idoneo, ma alla terza viene accettato e assegnato ai servizi sedentari.
Nel 1941 consegue il diploma magistrale e nello stesso anno si impiega al Consorzio Agrario, occupandosi dell’ammasso del grano a Racalmuto, dove rimane fino al 1948. Ebbe così modo di avere un rapporto intenso con la piccola realtà contadina.
Nel 1944 sposa Maria Andronico, maestra nella scuola elementare di Racalmuto. Dalla loro unione nasceranno due figlie, Laura e Anna Maria.
Nel 1948 Leonardo Sciascia rimane scosso dal suicidio dell’amato fratello Giuseppe.

Le prime opere: poesie e saggi
Nel 1950 pubblica le “Favole della dittatura”, che Pier Paolo Pasolini nota e recensisce. Il libro comprende ventisette brevi testi poetici, “favole esopiche” classiche, con morali chiare, di cui sono protagonisti animali. Venti di questi testi erano apparsi tra il 1950 e l’estate del 1951 su “La Prova” fondato a Palermo dal politico democristiano Giuseppe Alessi, periodico politico con il quale Sciascia inizia a collaborare fin dal primo numero firmando il 15 marzo 1950 il necrologio “Molto prima del 1984 è morto George Orwell”.
Nel 1952, esce la raccolta di poesie La Sicilia, il suo cuore, che viene illustrata con disegni dello scultore catanese Emilio Greco.
Nel 1953 vince il Premio Pirandello, assegnatogli dalla Regione Siciliana per il suo saggio “Pirandello e il pirandellismo”.
Inizia nel 1954 a collaborare a riviste antologiche dedicate alla letteratura e agli studi etnologici, assumendo l’incarico di direttore di «Galleria» e de «I quaderni di Galleria» edite dall’omonimo Salvatore Sciascia di Caltanissetta.
Nel 1954 Italo Calvino scrive, riferendosi a un’opera di Sciascia:
«Ti accludo uno scritto d’un maestro elementare di Racalmuto (Agrigento) che mi sembra molto impressionante» (Lettera di Italo Calvino a Alberto Carocci, 8 ottobre 1954)
Nel 1956 pubblica “Le parrocchie di Regalpetra”, una sintesi autobiografica dell’esistenza vissuta come maestro nelle scuole elementari del suo paese. Nello stesso anno viene distaccato in un ufficio scolastico di Caltanissetta.
Nell’anno scolastico 1957-1958 viene assegnato al Ministero della pubblica istruzione a Roma e in autunno pubblica i tre racconti che vanno sotto il titolo “Gli zii di Sicilia”. La breve raccolta si apre con “La zia d’America”, un tentativo di dissacrare il mito americano dello “Zio Sam”, visto come dispensatore di doni e libertà.
Il secondo racconto è intitolato “La morte di Stalin”, nel quale, ancora una volta, il personaggio è un mito, quello del comunismo che viene incarnato, agli occhi del siciliano Calogero Schirò, da Stalin. Il terzo racconto, “Il quarantotto”, è ambientato nel periodo del Risorgimento (tra il 1848 e il 1860) e tratta del tema dell’unificazione del Regno d’Italia vista attraverso gli occhi di un siciliano. Nel racconto l’autore vuole mettere in evidenza l’indifferenza e il cinismo della classe dominante affrontando un tema già trattato da Federico De Roberto ne I Viceré (1894) e da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo.
Alla raccolta si aggiunge, nel 1960, un quarto racconto, “L’antimonio”, che ebbe favorevole consenso della critica e al quale Pasolini dedicherà un articolo sulla rivista Officina. In esso si narra la storia di un minatore che, scampato ad uno scoppio di grisou (chiamato dagli zolfatari antimonio), parte come volontario per la guerra civile in Spagna.

A Caltanissetta: i romanzi
Sciascia rimane a Roma un anno e al suo ritorno si stabilisce con la famiglia a Caltanissetta, assumendo un impiego in un ufficio del Patronato scolastico.
Nel 1961 esce Il giorno della civetta col quale lo scrittore inaugura una nuova stagione del giallo italiano contemporaneo. Al romanzo si ispira il film omonimo del regista Damiano Damiani, uscito nel 1968.
Gli anni sessanta vedranno nascere alcuni dei romanzi più sentiti dallo stesso autore, dedicati alle ricerche storiche sulla cultura siciliana.
Nel 1963 pubblica Il consiglio d’Egitto, ambientato in una Palermo del ‘700 dove vive e agisce un abile falsario, l’abate Giuseppe Vella, che “inventa” un antico codice arabo che dovrebbe togliere ogni legittimità ai privilegi e ai poteri dei baroni siciliani a favore del Viceré Caracciolo.

Il ritorno al saggio
Nel 1964 pubblica il breve saggio o racconto, come dice lo stesso Sciascia nella prefazione alla ristampa del 1967, Morte dell’Inquisitore, ambientato nel ‘600, che prende spunto dalla figura dell’eretico siciliano fra’ Diego La Matina, vittima del Tribunale dell’Inquisizione siciliana, che uccide Juan Lopez De Cisneros, inquisitore nel Regno di Sicilia.
La Compagnia del Teatro Stabile di Catania, diretta da Turi Ferro, mette in scena “Il giorno della civetta”, con la riduzione teatrale di Giancarlo Sbragia.
Risale al 1965 il saggio “Feste religiose in Sicilia”, che fa da cornice alla presentazione ad una raccolta fotografica ad opera di Ferdinando Scianna, fotografo di Bagheria, dove torna l’accostamento della Sicilia alla Spagna, soprattutto per quanto riguarda il valore e l’importanza, in ambedue le società, della superstizione religiosa e del mito.

Sempre nel 1965 esce la sua commedia L’onorevole che è un’impietosa denuncia delle complicità tra governo e mafia.

Nel 1966 ritorna con un romanzo, A ciascuno il suo, che riprende le modalità del “giallo” già utilizzate ne Il giorno della civetta.
La vicenda narrata è quella di un professore di liceo, Paolo Laurana, che inizia per curiosità personale le indagini sulla morte del farmacista del paese e dell’amico dottore, ma che si scontra con il silenzio di tutti i paesani, silenzio dovuto alla paura e alla corruzione. Come commento alla tenacia nelle indagini del professore e alla sua tragica fine, l’explicit del libro si risolve in una frase lapidaria:
«”Era un cretino.” disse don Luigi»
Dal romanzo, il regista Elio Petri trae, nel 1967, il film omonimo.


Le analisi sull’arte

Leonardo Sciascia si dedicherà all’analisi critica della pittura, e in particolare al siciliano Mario Bardi, asserendo nel 1967: “Non c’è niente nella pittura di Bardi, che non possa spiegarsi con la pittura. E tuttavia non c’è niente nella sua pittura che la Sicilia, a riscontro, non possa spiegare: e non soltanto negli avvenimenti, nei fatti, ma anche e soprattutto nel modo di essere. E nel suo modo di essere pittore”.
L’interesse di Leonardo Sciascia, si estende verso gli incisori jugoslavi Makuc, Jaki, Gliha… anche se la sua attenzione si focalizza sempre più sugli artisti di origine siciliana come Mario Bardi, Bruno Caruso, Piero Guccione, Andrea Vizzini.

A Palermo
Nel 1967 si trasferisce a Palermo per seguire negli studi le figlie e per scrivere. Esce intanto per l’editore Mursia un’antologia Narratori di Sicilia, curata da Sciascia in collaborazione con Salvatore Guglielmino.
Nel 1969 inizia la sua collaborazione con il Corriere della Sera e pubblica Recitazione della controversia liparitana dedicata ad A.D., che racconta, attraverso una rappresentazione teatrale, la controversia per la vendita di una partita di ceci per la quale il vescovado di Lipari non vuole pagare la tassa (siamo all’inizio del ‘700). Il vescovo aveva scomunicato i gabellieri, ma il re, mediante l’appello per abuso, aveva annullato la scomunica. La storia, apparentemente banale, in realtà denuncia i rapporti tra Stato-guida dell’ex Urss e gli Stati satelliti. Le iniziali A.D. identificano Alexander Dubček, che fu protagonista nel 1968 della Primavera di Praga.

La pensione
Nel 1970 Sciascia va in pensione e pubblica la raccolta di saggi “La corda pazza”, nella quale l’autore chiarisce la propria idea di “sicilitudine” e dimostra una rara sensibilità artistica espressa per mezzo di sottili capacità saggistiche. Quest’opera riporta, già dal titolo, a Luigi Pirandello che nel suo libro “Berretto a sonagli” sostiene che ognuno di noi ha in testa “come tre corde d’orologio, quella “seria”, quella “civile”, quella “pazza”".
Sciascia vuole indagare sulla “corda pazza” che, a suo parere, coglie le contraddizioni e le ambiguità ma anche la forza razionalizzante di quella Sicilia che è tanto oggetto dei suoi studi.
Il ritorno al genere poliziesco
Il 1971 è l’anno de “Il contesto”, con il quale l’autore ritorna al genere poliziesco. La vicenda si svolge intorno all’ispettore Rogas che deve risolvere una complicata vicenda che origina da un errore di giustizia e una serie di omicidi di giudici. Benché il romanzo sia ambientato in un paese immaginario, il lettore riconosce senza sforzo l’Italia contemporanea. Il libro desta molte polemiche, più politiche che estetiche, alle quali Sciascia non vuole partecipare, ritirando così la candidatura del romanzo al premio Campiello.
Dal romanzo venne ispirato il film di Francesco Rosi, uscito nel 1976 e intitolato Cadaveri eccellenti.
Con gli “Atti relativi alla morte di Raymond Roussel” del 1971, si comprende che in Sciascia la propensione ad includere la denuncia sociale nella narrazione di episodi veri di cronaca nera si fa sempre più forte. Così sarà ne “I pugnalatori” del 1976 e ne “L’affaire Moro” del 1978.
Nel 1973 pubblica “Il mare colore del vino” e scrive la prefazione ad un’edizione della “Storia della colonna infame” di Alessandro Manzoni, in cui scrive: «Più vicini che all’illuminista ci sentiamo oggi al cattolico. Pietro Verri guarda all’oscurità dei tempi e alle tremende istituzioni, Manzoni alle responsabilità individuali».
Nel 1974 pubblica la prefazione ad una ristampa dei “Dialoghi” dello scrittore greco Luciano di Samosata dal titolo “Luciano e le fedi”.
Esce intanto Todo modo, un libro che parla “di cattolici che fanno politica” e che viene stroncato dalle gerarchie ecclesiastiche. Il racconto, di genere poliziesco, è ambientato in un eremo/albergo dove si effettuano esercizi spirituali. In questo luogo, durante il ritiro annuale di un gruppo di “potenti”, tra i quali cardinali, uomini politici e industriali, si verifica una serie di inquietanti delitti.
Anche da questo romanzo verrà tratto un film dallo stesso titolo diretto dal regista Elio Petri nel 1976.

L’impegno politico
Alle elezioni comunali di Palermo nel giugno 1975 lo scrittore si candida come indipendente nelle liste del PCI; viene eletto con un forte numero di preferenze, ottenendo il secondo posto come numero di preferenze dopo Achille Occhetto, segretario regionale del partito, e davanti ad un altro illustre candidato, Renato Guttuso.
Nello stesso anno pubblica La scomparsa di Majorana, un’indagine sulla scomparsa del fisico Ettore Majorana avvenuta negli anni trenta.
Nel 1976 esce una ristampa delle commedie L’onorevole e Recitazione della controversia liparitana con l’aggiunta de I mafiosi. Nello stesso anno pubblica l’indagine I pugnalatori, un libro inchiesta su una vicenda avvenuta a Palermo nel 1862 che vide uccise a pugnalate 13 persone.
All’inizio del 1977 Sciascia si dimette dalla carica di consigliere del Partito Comunista Italiano. La sua contrarietà al compromesso storico e il rifiuto per certe forme di estremismo lo portano infatti a scontri molto duri con la dirigenza del Partito.
Nel 1978 pubblica L’affaire Moro sul sequestro, il processo e l’omicidio nella cosiddetta “prigione del popolo” di Aldo Moro organizzato dalle Brigate Rosse.
Nel giugno del 1979 accetta la proposta dei Radicali e si candida sia al Parlamento europeo sia alla Camera. Eletto in entrambe le sedi istituzionali resta a Strasburgo solo due mesi e poi opta per Montecitorio, dove rimarrà deputato fino al 1983 occupandosi dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage di via Fani, sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro (con una forte critica rivolta alla cosiddetta “linea della fermezza”, difatti Sciascia si era prodigato perché si trattasse con le Brigate Rosse per liberare Moro) e sul terrorismo in Italia. Da una parte si trova in lui il rifiuto della violenza, dall’altra una costante critica del potere costituito e dei suoi segreti inconfessabili. È inoltre membro della commissione agricoltura e della bicamerale antimafia.
Si espresse anche contro la legislazione d’emergenza, che istituiva poteri speciali e inaspriva molte fattispecie di reato; egli era inoltre contrario al “pentitismo” (sia per il terrorismo sia per la mafia), in quanto premiava troppo un colpevole in cambio di rivelazioni che potevano essere fallaci, anche a danno di innocenti. Fu inoltre uno dei primi a ravvisare lati oscuri nel rapporto tra il terrorismo e lo Stato.

I contatti con la cultura francese
In questi anni aumenta i suoi viaggi a Parigi e si intensificano i contatti con la cultura francese.
Nel 1977 pubblica “Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia”, dove è chiaro il riferimento al “Candido” di Voltaire.
Esce in quell’anno “Nero su Nero”, una raccolta di commenti ai fatti relativi al decennio precedente, “La Sicilia come metafora”, un’intervista di Marcelle Padovani e “Dalle parti degli infedeli”, lettere di persecuzione politica inviate negli anni cinquanta dalle alte gerarchie ecclesiastiche al vescovo Patti, con il quale inaugura la collana della casa editrice Sellerio intitolata “La memoria” che festeggia nel 1985 la centesima pubblicazione con le sue “Cronachette”.
Nel 1980 pubblica “Il volto sulla maschera” e la traduzione di un’opera di Anatole France, “Il procuratore della Giudea”.
Nel 1981 pubblica “Il teatro della memoria” e, in collaborazione con Davide Lajolo, “Conversazioni in una stanza chiusa”.
Nel 1982 esce “Kermesse” e “La sentenza memorabile”, nel 1983 “Cruciverba”, una raccolta di suoi scritti già pubblicati su riviste, giornali e prefazioni a libri.
Pubblica nel 1983 “Stendhal e la Sicilia”, un saggio per commemorare la nascita dello scrittore francese.
Gli ultimi anni di vita
In quegli stessi anni gli fu diagnosticato il mieloma multiplo. Sempre più spesso fu costretto a lasciare la Sicilia per Milano per curarsi ma lo scrittore continuò, sia pure con fatica, la sua attività di scrittore.
Nel 1985 pubblica “Cronachette” e “Occhio di capra”, una raccolta di modi di dire e proverbi siciliani, e nel 1986 “La strega e il capitano”, un saggio per commemorare la nascita di Alessandro Manzoni.
Carichi di tristi motivi autobiografici sono i brevi romanzi gialli “Porte aperte” del 1987, “Il cavaliere e la morte” del 1988 e “Una storia semplice”, ispirato al furto della Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi del Caravaggio, che uscirà in libreria il giorno stesso della sua morte.
Nel 1986 Sciascia scrive a Bettino Craxi, comunicandogli di aver votato per il PSI nelle elezioni regionali siciliane di quell’anno e invitando il leader socialista a favorire il ricambio della classe dirigente siciliana del partito.
Nel 1987 cura una mostra molto suggestiva, all’interno della Mole Antonelliana a Torino, dal titolo “Ignoto a me stesso” (aprile-giugno). Erano esposte quasi 200 rare fotografie scelte da Leonardo Sciascia e concesse in originale da importanti istituzioni di tutto il mondo. Si tratta di ritratti di scrittori famosi, dai primi dagherrotipi ai giorni nostri, da Edgar Allan Poe a Rabindranath Tagore a Gorkij a Jorge Luis Borges. Il catalogo viene stampato da Bompiani e oltre il saggio di Sciascia “Il ritratto fotografico come entelechia” contiene 163 ritratti e altrettante citazioni dei relativi scrittori. La chiave della mostra è forse la citazione di Antoine de Saint-Exupéry:
«Non bisogna imparare a scrivere ma a vedere. Scrivere è una conseguenza»

Una delle sue ultime battaglie politiche fu in difesa di Enzo Tortora (suo amico di lungo corso, vittima di errore giudiziario e divenuto anch’egli un militante radicale) e il sostegno dato ad Adriano Sofri, accusato nel 1988 dell’omicidio Calabresi (Sciascia chiese anche che si facesse finalmente luce sulla morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli del 1969).
Pochi mesi prima di morire scrive “Alfabeto pirandelliano”, “A futura memoria (se la memoria ha un futuro)”, che verrà pubblicato postumo, e “Fatti diversi di storia letteraria e civile” edito da Sellerio.

La morte
La tomba di Leonardo Sciascia accanto a quella della moglie, Maria Andronico, presso il cimitero di Racalmuto.
Leonardo Sciascia morì a Palermo il 20 novembre 1989, in seguito a complicazioni della malattia che lo affliggeva (nefropatia da mieloma multiplo con insufficienza renale cronica, per cui si sottoponeva spesso a emodialisi), e chiese i funerali in Chiesa, per “non destare troppo scandalo” attorno alla famiglia a Racalmuto. Con lui nella sua bara la moglie e gli amici vollero mettere un crocifisso d’argento, simbolo che egli rispettava, pur non essendo un credente in senso stretto (ma nemmeno ateo: «mi guidano la ragione, l’illuministico sentire dell’intelligenza, l’umano e cristiano sentimento della vita, la ricerca della verità e la lotta alle ingiustizie, alle imposture e alle mistificazioni», scrisse. Al funerale viene ricordato da numerose parole di stima, fra cui quelle del grande amico Gesualdo Bufalino.
È sepolto nel cimitero di Racalmuto, suo paese natale; sulla lapide bianca una sola frase:
«Ce ne ricorderemo, di questo pianeta»
(Epitaffio sulla tomba di Sciascia, la citazione è di Auguste de Villiers de L’Isle-Adam).

[Fonte: Wikipedia Italia]

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OMAGGIO A LEONARDO SCIASCIA (e al crollo del Muro di Berlino) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/11/18/muro-e-sciascia/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/11/18/muro-e-sciascia/#comments Mon, 18 Nov 2019 15:57:11 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1304 30 ANNI SENZA MURO, 30 ANNI SENZA SCIASCIA

muro-e-sciascia

Nel novembre del 2009 pubblicai il post che potete leggere di seguito, unendo due ricorrenze molto importanti.

La prima (come scrissi nel post in questione) riguardava un evento epocale, uno dei più importanti della storia recente: il crollo del Muro di Berlino, avvenuto il 9 novembre del 1989 (la ricorrenza del trentennale è stata celebrata qualche giorno fa).

La seconda segnava l’anniversario della morte di un grande della nostra letteratura, che si celebrerà tra un paio di giorni: Leonardo Sciascia (scomparso il 20 novembre del 1989).

Vi ripropongo il post in questione.

Massimo Maugeri

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sciascia-muro-berlino1Ci voglio provare. Voglio provare a unire due ricorrenze che si incrociano in questo mese di novembre dell’anno 2009.
La prima riguarda un evento epocale, uno dei più importanti della storia recente: il crollo del Muro di Berlino (avvenuto il 9 novembre di vent’anni fa).
La seconda segna il ventennale della morte di un grande della nostra letteratura: Leonardo Sciascia (scomparso il 20 novembre del 1989).
Due eventi collegati dal decorso di due decadi, ma non solo (in un modo o nell’altro, sia Sciascia, sia la caduta di quel muro, hanno contribuito all’abbattimento di barriere).

Sciascia morì undici giorni dopo la caduta del muro di Berlino. Mi chiedo se ebbe il tempo (e la possibilità) di ragionare con il dovuto grado di analisi sulla portata storica dell’evento. Un evento che riunificava una città (Berlino), una nazione (la Germania), un continente (l’Europa) segnati da una piaga profonda e dolorosa.
Un evento che avrebbe rivoluzionato gli equilibri geopolitici del pianeta.
Vi domando…
Che effetto vi fa, oggi, ripensare alla caduta del Muro di Berlino?
Cosa pensaste – e provaste – quel giorno?
Le speranze che ne conseguirono, fino a che punto si sono tramutate in realtà? Quali, tra queste speranze, sono rimaste disattese?


Di seguito, alcuni video… (vi invito a riportate citazioni e contributi di qualunque tipo su questo evento). Nel corso della discussione ne approfitterò anche per presentarvi un doppio sogno che lega Europa e Letteratura…

E poi vi invito a ricordare Leonardo Sciascia (riportate pure citazioni e contributi a lui dedicati).

Anche in questo caso vi (pro)pongo alcune domande…

Qual è, a vostro avviso, l’eredità principale che ha lasciato Sciascia?

Tra le sue opere, qual è quella che preferite?

E quella che – a prescindere dalle preferenze personali – considerate la più importante?

Quale libro di Sciascia proporreste a un/a ragazzo/a che non lo ha mai letto?

Tra i video disponibili ho scelto questo (sul “rapporto tra democrazia e assolutismi”;  in coda al post ne troverete un altro su “la Sicilia come metafora”).

Di seguito segnalerò alcune pubblicazioni, in tema con questo post… tra cui il volume “Sciascia e la cultura spagnola” (Edizioni La Cantinella) di Estela Gonzàlez de Sande – di seguito recensito da Laura Marullo – e l’audiolibro di “A ciascuno il suo” (Il Narratore audiolibri) di Leonardo Sciascia. Ma è possibile che questa sezione verrà aggiornata nel corso della settimana. Non è esclusa, inoltre, la partecipazione di ospiti speciali.
Massimo Maugeri

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«Leonardo Sciascia e la cultura spagnola» di Estela González De Sande
Hispanidad ovvero sicilitudine

di Laura Marullo

sciascia-e-letteratura-spagnola“Avevo la Spagna nel cuore” scriveva Leonardo Sciascia confessando, con inconsueto slancio emotivo, una bruciante passione per quel luogo dell’anima e “morada de la vida”, in cui “hispanidad” fa rima con “sicilitudine”, considerato non a caso rifrazione speculare della Sicilia, poiché “se la Spagna è, come qualcuno ha detto, più che una nazione un modo di essere, è un modo di essere anche la Sicilia; e il più vicino che si possa immaginare al modo di essere spagnolo”. L’amore di Sciascia per la Spagna è oggetto dell’interessante volume di Estela González De Sande, “Leonardo Sciascia e la cultura spagnola”, edito da la Cantinella con introduzione di Sarah Zappulla Muscarà e fotografie di Giuseppe Leone (pp. 240), che registra puntualmente gli innumerevoli segni di un sentimento che si colora di svariate sfumature, trascorrendo dalla “fraternità” intellettuale alla passione civile alla denuncia del dolore umano, cementato da esperienze storiche e letterarie di cui è traccia nell’affollato citazionismo di un autore che ha fatto del “riscrivere” la sua cifra poetica.
Seppure meno nota rispetto alla discendenza francese, l’influenza della cultura spagnola è parimenti fondamentale nella formazione umana e intellettuale di Sciascia, offrendogli più efficaci strumenti per quella ricerca della “verità” costantemente al centro del suo impegno di uomo e di scrittore. Lo documenta l’analisi comparativa di Estela González De Sande, Docente di Lingua e Letteratura Italiane nell’Università di Oviedo (Spagna) che a Sciascia ha dedicato importanti contributi, avviando una ricognizione capillare dell’opera del racalmutese di cui rubrica il dialogo ininterrotto con una cultura consustanziale a quella siciliana che risuona degli echi di antiche affinità elettive.
Suddiviso in due parti, la prima dedicata alla conoscenza della storia, della lingua, delle tradizioni, dell’arte spagnole e la seconda rivolta all’individuazione della pervasiva presenza della letteratura spagnola nella produzione dello scrittore siciliano, l’itinerario critico della studiosa getta fasci di luce su questioni cruciali dell’esegesi sciasciana, dimostrando come la specola ispanica nutra istanze letterarie, ideologiche, morali che l’autore sottopone a verifica proprio nell’approcciarsi alla Spagna, modello gnoseologico, mitico, interpretativo, cui rivolgerà sempre un culto devoto.
È infatti dall’Inquisizione come dalla guerra di Spagna che scaturisce il suo atto d’accusa nei confronti dell’impostura della storia, mentre la lezione dei grandi classici ne sostanzia il disincantato raziocinare: Cervantes col suo “libro unico” che dà “la gioia delle illusioni”, Ortega y Gasset da cui apprende la “capacità di spiegare tutto, di chiarire”, Castro riconosciuto “tra i pochi e i buoni maestri che ho avuto”, Azaña di cui ammira “ragione e diritto nella lotta”. E ancora, fra i numerosi altri, Unamuno e il suo razionalismo angosciato, la “splendida pleiade della generazione del ‘27″, e infine Borges, “lo scrittore più significativo del nostro tempo, delle nostre vertigini”, e l’amico Montalbán.
Uno “straordinario viaggio di conoscenza”, per usare la felice immagine di Sarah Zappulla Muscarà che sottolinea come la scoperta della Spagna, “corteggiata con lucida passione dall’innamorato Sciascia”, faccia prevalere, “come un primo amore intenso e disperato”, una componente emozionale tenacemente controllata dalla vigile attività censoria della controparte illumista.
Entelechia di una appassionata storia d’amore, le splendide immagini di Giuseppe Leone, l’amico fotografo che ha accompagnato Sciascia nel suo viaggio in terra iberica del 1984, restituiscono, nella duplice identità documentaria e narrativa, la singolare esperienza viatoria del partire per restare, per meglio conoscere, attraverso la Spagna, la Sicilia.
Laura Marullo
Da LA SICILIA del 7 giugno 2009

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Leonardo Sciascia – A ciascuno il suo
Audiolibro
Voce narrante: Massimo Malucelli
Durata: 4h 19’
Prezzo CDMP3: 19.99 €

aciascunoilsuo_cdowIn occasione del ventesimo anniversario della morte del grande scrittore e intellettuale siciliano, il Narratore propone in audiolibro (lettura di Massimo Malucelli) uno dei romanzi più conosciuti e apprezzati di Leonardo Sciascia. Pubblicato nel 1966, A ciascuno il suo traccia, attraverso l’indagine di un tranquillo uomo qualunque su un duplice omicidio apparentemente inspiegabile, il profilo di una mafia che ha ormai intriso l’intero sistema di potere, non soltanto la politica e l’economia siciliane, ma la stessa amministrazione centrale, i partiti politici e la burocrazia romana. Sullo sfondo, l’analisi minuziosa dell’animo siciliano, la contiguità di vita e morte, il mito carnale della donna. (Per dettagli e info, cliccare qui e qui).

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Il muro di Berlino. 13 agosto 1961-9 novembre 1989 (Mondadori)
di Taylor Frederick

Nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961, nell’inquietante scenario di un mondo sull’orlo della distruzione atomica, Berlino venne tagliata in due da un reticolo di filo spinato che separò, talvolta per sempre, genitori e figli, fratelli, amici e amanti. L’operazione, tanto inattesa quanto fulminea, riuscì grazie alla perfetta efficienza con cui fu compiuta. Lo scopo dichiarato di Walter Ulbricht, il leader tedesco orientale che l’aveva ordinata, era porre fine al continuo esodo di popolazione verso la parte occidentale della città (ancora controllata dalle forze armate di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia), unico ponte per raggiungere la ricca Germania Ovest. La mossa si rivelò vincente: nonostante l’angosciato sgomento di 4 milioni di berlinesi e lo sdegno dell’opinione pubblica mondiale, divenne subito chiaro che ogni reazione era di fatto impossibile, e comunque troppo rischiosa. Intrecciando dati ufficiali, fonti d’archivio e testimonianze personali, Frederick Taylor racconta tre decenni della storia di una capitale e di una grande nazione europea che, in un lungo e tormentatissimo dopoguerra, improvvisamente si trovarono spaccate a metà. Oltre che sulle trame politiche, l’interesse di Taylor si concentra sulla vita quotidiana, sulle paure e sulle speranze dei berlinesi prigionieri che, con sempre più ingegnosi e disperati tentativi di fuga, favorirono paradossalmente la trasformazione dell’originario reticolato nell’alto muro che li avrebbe privati a lungo della libertà.

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AGGIORNAMENTO DEL 23/11/2009

Aggiorno il post per presentare altri due ospiti (nella parte del dibattito dedicato a Sciascia): Marcello Benfante e Daniela Privitera, autori di due libri dedicati a Leonardo Sciascia (seguono schede). Avremo modi di conoscere i due autori nell’ambito della discussione già sviluppatasi in questo post.

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LEONARDO SCIASCIA di Marcello Benfante
Gaffi editore, Prezzo: 13.50 Euro, pagg. 182, 2009

Leonardo Sciascia. Appunti su uno scrittore eretico - Marcello Benfante - copertinaA vent’anni dalla morte (Palermo 20/11/1989), una riflessione appassionata e puntuale sul valore civile della scrittura e sull’enorme apporto di Leonardo Sciascia all’Italia del Secolo Breve. Un bilancio sul segno lasciato da questa scomparsa in venti anni di storia contemporanea passata solo apparentemente senza lasciare traccia. Chi è oggi “l’autore”? Che rapporto ha con la politica, la società, i suoi stessi lettori? Ha ragione chi pensa a Roberto Saviano come all’erede dello scrittore di Racalmuto?
Il dibattito culturale e quello politico, la cronaca e la letteratura, le querelles sulla mafia e la giustizia, confermano continuamente l’acutezza e la lungimiranza del suo sguardo critico e del suo pessimismo analitico, non cessando di causare scandalo e aspri contraddittori.

A metà strada tra critica militante e analisi letteraria, questo profilo esamina le diverse sfaccettature della sua poliedrica opera e della sua scomoda personalità di intellettuale disorganico: la produzione narrativa e quella saggistica, gli interventi giornalistici e le controverse polemiche, la sua tormentata riflessione sui temi del diritto e quella più olimpica sulla tradizione culturale. Ne emerge un appassionante ritratto icastico, chiaroscuro, di uno scrittore complesso e sofferto, diviso tra pessimismo e impegno civile, moralismo e disincanto, distacco ironico parodico e coinvolgimento nella tragedia umana. (Chiara Di Domenico)

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Il giallo siciliano da Sciascia a Camilleri. Tra letteratura e multimedialità, di Daniela Privitera (Kronomedia, 2009,euro 10, pagg. 134)

Il saggio di Daniela Privitera è una breve escursione nei territori del giallo.
Dopo una sintetica ed agile presentazione della storia del poliziesco classico, la diegesi narrativa si concentra sulla peculiarità del giallo siciliano che, secondo l’autrice, si rivela come un genere letterario ad alto livello di entropia, in quanto scardina gli automatismi strutturali del romanzo a circuito chiuso, tipici del poliziesco. Partendo da Sciascia (maestro esemplare del giallo atipico) e passando per Bufalino, Silvana La Spina, Piazzese, Enna e Camilleri, l’autrice ritrova un filo rosso che lega i giallisti siciliani alla sofferta indagine della problematicità del reale. Il noir siculo insomma, secondo l’autrice, diventa per i Siciliani, un “pre-testo” per disquisire e interrogarsi sui perchè della giustizia (umana o soprannaturale). Il giallo pertanto, per i nostri scrittori, diventa il colore di un popolo che tra le pieghe di una scrittura barocca, ironica, raziocinante e terragna grida la sua piccola ed unica verità: l’accettazione del mistero e la rinuncia all’eterno.
La terza parte del saggio propone una rapida visione dei risvolti del poliziesco nelle realizzazioni teatrali e nelle riduzioni televisive e cinematografiche”.

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