LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » letteratitudine http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 L’ULTIMO POST http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/12/08/lultimo-post/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/12/08/lultimo-post/#comments Wed, 08 Dec 2021 19:20:35 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8907 L’ultimo post di Letteratitudine (su Kataweb)

di Massimo Maugeri

È strano scrivere questo post.
Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto. Nulla di sorprendente, dunque. Tuttavia rimane comunque una sensazione di “smarrimento”.
E una certa tristezza.
Il fatto è che il gruppo GEDI ha deciso di chiudere il portale Kataweb: quello che ospita – tra gli altri – anche questo blog. Dunque, a partire da metà gennaio 2022, questo spazio (questo luogo virtuale) non esisterà più.
Non su Kataweb, almeno.

Non temete. Continueranno regolarmente le attività di LetteratitudineNews e del mio programma radiofonico… e quasi certamente verrà implementato il sito Letteratitudine.it.

In ogni caso, nulla sarà perduto. Nemmeno il più piccolo post o l’ultimo dei commenti che hanno caratterizzato gli appassionanti dibattiti online che, negli anni, si sono svolti in questo luogo (qui su Kataweb). Semplicemente ci si sposterà altrove. L’ottica, dunque, è quella del “trasloco” (o della “migrazione”, se preferite). Ve ne darò notizia proprio su LetteratitudineNews e sui vari canali social.
Rimane comunque un velo di tristezza per via del legame affettivo ed emotivo con questo luogo virtuale.

Vedete… è come se, a un certo punto qualcuno vi comunicasse (al di là di possibili ripercussioni di natura economica, ma non è questo il caso): “Ci dispiace, purtoppo dobbiamo abbattere il palazzo dove si trova l’appartamento in cui siete cresciuti. Sapete, è ridotto a un rudere e bisogna demolirlo”. Voi direte: “Okay, d’accordo. Nessun problema. Vorrà dire che sposteremo tutti i mobili altrove. Magari in un appartamento più bello, all’interno di un quartiere più accogliente”. O forse, penserete, sarà la volta buona per andare a vivere in una casa indipendente (niente più palazzi, né condomini). Comunque sia, un po’ di tristezza rimarrà comunque. Sarà inevitabile. Perché in quell’appartamento ci siete comunque cresciuti. E l’idea che non esisterà più non potrà rendervi felici.
Ma andrete avanti, in una prospettiva di miglioramento.
È il bello della vita, in un certo senso.

Letteratitudine nasce nel settembre del 2006: prima con un semplice post di “Benvenuto” e subito dopo con un post intitolato “Un caffè letterario virtuale” (come immagine compare – piuttosto banalmente – una tazzina di caffè accanto a un libro; la stessa che – in ottica di “circolarità” – ho deciso di riprorre nell’ambito di questo post di chiusura). È partito tutto da qui…

Ho sempre avuto il timore che questi testi scritti online prima o poi finissero con l’andare perduti. Anche per questa ragione, nel corso degli anni, ho deciso di far uscire libri legati all’attività del blog. A oggi ne sono usciti tre. Nell’ultimo -  uscito nel gennaio 2017, per celebrare i primi dieci anni di vita di Letteratitudine – ne ho ripercorso un po’ la storia.
Riporto, in chiusura, uno stralcio della prefazione di questo terzo libro. Benché si riferisca solo al primo decennio di attività, sintetizza comunque il senso dei primi anni (dei “vecchi tempi”, direi).
Lascio dunque la parola al “me stesso” di fine 2016.
Per il resto, continueremo ad andare avanti.
Grazie di cuore a tutte le amiche e a tutti gli amici di Letteratitudine per l’affetto con cui ci avete seguito fino a oggi e per quello con cui continuerete a seguirci.

* * *

Un brano estratto dalla prefazione di “Letteratitudine 3. Letture, scritture e metanarrazioni” (LiberAria, 2017)

La nascita di Letteratitudine

letteratitudineEra il settembre del 2006 quando pubblicai online il primo post di Letteratitudine. In quel periodo, nel territorio dove vivevo (Catania e dintorni), contribuivo a organizzare e a portare avanti una serie di iniziative culturali di natura letteraria. L’anno precedente avevo pubblicato il mio primo romanzo con una piccola casa editrice della mia città (“Identità distorte”, Prova d’Autore). Il libro, per quelle che erano le aspettative iniziali, aveva goduto di buon successo: era stato recensito positivamente su quotidiani e magazine nazionali e aveva vinto la sezione opera prima del “Premio Martoglio”. Andavo in giro a presentarlo ovunque mi invitavano.
È in questo contesto, come ho avuto modo di riferire in diverse occasioni, che nacque Letteratitudine. Il progetto prese vita in maniera piuttosto fortuita, per via di una mia esigenza personale: mia figlia (la secondogenita) era appena nata e dunque, per essere il più possibile presente in casa, decisi di ridurre drasticamente la mia partecipazione fisica agli eventi culturali a cui dedicavo parte del mio tempo libero. In effetti sapevo che c’era la possibilità di continuare a occuparsi di letteratura e di “incontri letterari” anche rimanendo in casa. E questa possibilità passava dalla Rete. Del resto erano già operativi blog letterari che seguivo con grande piacere (“Nazione Indiana” era già online dal 2003 e “Lipperatura” aveva aperto l’anno successivo). Pensai: perché non creare anch’io un blog incentrato sui libri e sulla letteratura? In verità non c’era alcuna ambizione particolare in quel pensiero. Solo il desiderio di creare un’occasione d’incontro, se pur virtuale, tra le persone che conoscevo, con l’obiettivo di discutere dei nostri amati libri. Ciò che avevo ben chiaro fin dall’inizio, però, era che in questo blog non dovevo parlare di me e delle “mie cose”, o proporre “miei testi”, o divulgare le “mie opinioni”. Desideravo creare un piccolo crocevia che, in maniera dichiarata, favorisse lo scambio di opinioni tra i vari protagonisti del mondo del libro. Questo blog, dunque, doveva nascere in un’ottica “di servizio”. Doveva essere un “open-blog”, ovvero “un luogo d’incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali”. Stiamo parlando di un’idea e di un’esigenza nate in un periodo in cui “l’esplosione” dei social network come Facebook e Twitter era ancora ben di là da venire (altrimenti è presumibile che avrei usato direttamente i canali dei social).
Mi serviva un nome. Doveva essere un nome composto da una sola parola e che richiamasse in qualche modo la letteratura; possibilmente un acronimo. Da buon siciliano si affacciò alla mia mente il neologismo sicilitudine, che Leonardo Sciascia aveva reso celebre utilizzandolo nel suo saggio intitolato, appunto, “Sicilia e sicilitudine”. Da qui nacque Letteratitudine, termine che aveva (e ha) anche la valenza di acronimo (letteratura + attitudine, letteratura + latitudine, letteratura + longitudine, letteratura + solitudine e così via).

letteratitudineL’idea iniziale, come ho già accennato, non aveva pretese particolari. Si trattava di pubblicare post letterari provando a coinvolgere un gruppuscolo di persone potenzialmente interessate. Creai, dunque, questo blog sul portale Kataweb, pubblicai i primi post e cominciai a divulgare i link attraverso l’invio di una newsletter (una lettera informativa) a una trentina di indirizzi email di persone che conoscevo e che pensavo potessero essere interessate agli argomenti proposti.
Nel tempo questa mailing list crebbe a vista d’occhio, con svariate decine di migliaia di iscritti [dalla data di entrata in vigore del "Regolamento Generale europeo per la protezione dei Dati personali", siamo nel maggio 2018, ho preferito interrompere l'invio della newsletter ed eliminare la mailing list, confidando sul fatto che non fosse più necessario... in effetti il numero delle visualizzazioni è continuato a crescere a prescindere dall'invio della newsletter - n.d.r].
Dopo pochi mesi dalla sua nascita, peraltro, Letteratitudine divenne uno dei blog d’autore del Gruppo L’Espresso.

La prima fase di crescita del blog fu caratterizzata dal tentativo di coinvolgimento di un numero crescente di persone che, in un modo o nell’altro, avesse a che fare con il mondo del libro. A qualche amico scrittore (tra i primissimi, Roberto Alajmo e Antonella Cilento) proposi la cura di uno spazio: una sorta di rubrica. Nel frattempo cominciai a proporre, stimolare e moderare una serie di dibattiti di natura letteraria. Potevano avere per oggetto articoli pubblicati sulle pagine culturali di quotidiani e magazine, oppure potevano nascere da idee di varia provenienza e da argomenti incentrati sulle storie narrate da alcuni romanzi (con il coinvolgimento diretto degli autori). Sempre più di frequente cominciai a formulare alcune domande “aperte” (cioè rivolte a tutti) per favorire il dibattito. Nacque così una serie di discussioni molto appassionate e appassionanti con contributi forniti da una schiera di preparatissimi commentatori (nella loro veste di semplici lettori, o di scrittori, o di giornalisti e critici letterari, o di editor, librai e così via). Una selezione di questi dibattiti è confluita sui due precedenti libri di Letteratitudine: “Letteratitudine, il libro: vol. I – 2006-2008” (Azimut), Letteratitudine, il libro: vol. II – 2008-2011” (Historica). [Questi libri – tra le altre cose – sono stati oggetto di studio da parte di alcune Facoltà universitarie di Lettere e di Scienze della Comunicazione nell’ambito di diverse tesi di laurea - n.d.r.].

Non si vive, però, solo di dibattiti. A ripensarci adesso mi tornano in mente, con un forte carico di nostalgia, anche alcune attività ludiche che proposi nei primissimi anni di vita del blog. Veri e propri giochi letterari di gruppo. Il primo si intitolava “Due libri da salvare” e trovò vita online in un post pubblicato il 9 novembre del 2007. L’idea era semplice, ma stimolante. I frequentatori del blog erano invitati a immaginare una catastrofe immane destinata a colpire ineluttabilmente i libri. Qualcosa di peggio (molto peggio) della tragedia libresca descritta in “Fahrenheit 451” (celebre romanzo di Ray Bradbury). Per farla breve bisognava salvare dall’oblio solo due libri. Per facilitare il compito, limitai la possibilità di scelta a due testi di narrativa: uno per l’Ottocento, uno per il Novecento. Ciascun frequentatore aveva la possibilità di motivare la scelta e di convincere gli altri a sostenerli. Nacquero vere e proprie (giocose) fazioni.
Il gioco durò all’incirca una decina di giorni, giunsero quasi 800 commenti e – alla fine – furono scelti i “due libri da salvare” che, nella fattispecie, furono: per l’Ottocento, “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij; per il Novecento, “I nostri antenati” di Italo Calvino.
La notizia di questo gioco letterario online ebbe un effetto “virale” e divenne persino oggetto di un articolo di Panorama. Era la prima volta che un grande magazine nazionale citava Letteratitudine.
Un altro gioco che ricordo con piacere fu il cosiddetto “Letteratitudine Book Award” che proposi nei primi anni. Si trattava di una sorta di Premio Letterario (senza Premio) finalizzato a individuare il libro preferito dai lettori di Letteratitudine uscito in Italia l’anno precedente.
La prima edizione di questo gioco è datata 12 marzo 2008: l’obiettivo era quello, per l’appunto, attraverso un sistema di votazione online, di individuare (secondo il gusto dei frequentatori di Letteratitudine) quale fosse stato il miglior libro pubblicato in Italia l’anno precedente. Vinse il romanzo “La strada” di Cormac McCarthy (Einaudi), dopo un feroce testa a testa con “Everyman” di Philip Roth (Einaudi). Nell’ambito della prima edizione di questo gioco, però, emerse con prepotenza il nome di uno scrittore napoletano che aveva pubblicato per Fandango un giallo ambientato nella Napoli degli anni Trenta con protagonista un personaggio letterario che avrebbe avuto molta fortuna negli anni a venire. Il romanzo si intitolava “Il senso del dolore”, lo scrittore in questione si chiama Maurizio de Giovanni e il personaggio è il commissario Ricciardi (oggi uno dei personaggi letterari italiani più noti e amati dal pubblico dei lettori).
Nell’ambito di quel gioco, oltre al nome di de Giovanni emerse quello di un altro autore italiano. Si trattava di uno scrittore che aveva pubblicato un romanzo con Rizzoli intitolato “L’ultimo parallelo”. Un certo Filippo Tuena.
Entrambi gli autori citati ricevettero una “menzione speciale” al Letteratitudine Book Award e furono invitati a partecipare a un dibattito online sui loro libri nell’ambito di un post pubblicato il giorno successivo (il 13 marzo 2008).

Questo è quel che accadeva nei primissimi anni di Letteratitudine… svariate attività con al centro una corposa serie di dibattiti “appassionati e appassionanti” da cui ritengo di aver ricevuto tanto in termini di apprendimento, scambio di opinioni, accrescimento del senso critico (in fondo per me – e spero non solo per me – Letteratitudine in questi anni è stata anche una sorta di scuola). Centinaia di discussioni che ho avuto il piacere di organizzare, stimolare e moderare con molta abnegazione e altrettanta fatica. In alcuni casi, lasciatemelo dire, tali attività si sono rivelate come vere e proprie imprese gargantuesche. Penso in particolare al megadibattito sul “romanzo storico” (una selezione è poi confluita su “Letteratitudine, il libro – vol. II”) condotto su due filoni e con la ricezione complessiva di più di un migliaio di commenti; ma penso soprattutto al post in assoluto più commentato della storia del blog: quello dedicato alla “letteratura dei vampiri” (dal Dracula di Bram Stoker ai succhiasangue di Twilight), dove sono pervenuti (grazie anche all’attività di “animazione” dello scrittore Gianfranco Manfredi, figura leader nell’ambito della letteratura horror-gotica italiana) oltre 2.800 commenti (il materiale sorto dallo sviluppo di questo dibattito, meriterebbe di essere “risistemato” e pubblicato in un volume a parte… e non è escluso che prima o poi non lo faccia). [Ne approfitto per segnalare la partecipazione straordinaria del compianto Alan D. Altieri - n.d.r.].
C’è da dire che in questi ultimi anni ho notevolmente alleggerito l’organizzazione dei dibattiti online. E non solo a causa della naturale e inevitabile stanchezza (che pure, nel tempo, ha cominciato a manifestarsi).
Quando creai il blog, come ho scritto prima, lo feci in un’ottica di servizio… con l’intento di creare un “luogo d’incontro virtuale” tra gli appassionati e gli addetti ai lavori del mondo del libro. A mano a mano che il blog cresceva, le attività legate all’organizzazione e alla gestione di questi dibattiti divenivano sempre più entusiasmanti e impegnative. Emergeva in maniera chiara – da parte dei tantissimi frequentatori del blog – l’esigenza di confrontarsi e di, appunto, incontrarsi in un luogo (virtuale) come Letteratitudine. A seguito dello sviluppo e della diffusione dei social network più popolari (mi riferisco a Facebook e a Twitter) quest’esigenza si è inevitabilmente affievolita. I dibattiti, com’era giusto e naturale che fosse, si sono spostati sulle bacheche Facebook e sui profili Twitter dei vari utenti. Questa fase di passaggio, questa sorta di metamorfosi, delle discussioni online – come sempre accade – è stata accompagnata da effetti positivi e negativi. Da un lato, infatti si è sviluppata in maniera esponenziale l’interattività tra coloro che desideravano scambi di opinioni online (con dibattiti che rimbalzavano – e che rimbalzano – da una bacheca all’altra), dall’altro è aumentata la frammentarietà e la volatilità delle discussioni medesime (nonostante il ricorso ai cosiddetti hashtag). In ogni caso, i tempi erano cambiati. I dibattiti letterari e culturali (con i pro e i contro a cui ho fatto cenno) sorgevano adesso in maniera spontanea e fulminea dentro questi megacontenitori americani online in cui tutti noi siamo schedati e tracciati e a cui tutti noi contribuiamo a foraggiarne il business con i nostri interscambi. Pro e contro, come in ogni cosa. L’importante è esserne consapevoli. Ed è con questa consapevolezza che ho aperto – su Facebook e su Twitter – profili intestati sia al sottoscritto sia a Letteratitudine.
In ogni caso, questa mutazione mi ha consentito di ri-organizzare le attività del blog. Se l’esigenza di animare dibattiti online si era affievolita, potevo tirare un po’ il fiato e utilizzare il maggior tempo libero a disposizione per sviluppare nuove idee e progetti.
Cosa che ho fatto… a partire dall’ulteriore crescita dell’attività radiofonica integrata al blog (ma soprattutto attraverso la cura del progetto LetteratitudineNews, di cui accennerò tra breve).

Partiamo dalla radio. Tra le pietre miliari di Letteratitudine va sicuramente inclusa l’esperienza radiofonica (ancora in pieno svolgimento) giunta ormai al settimo anno di attività.
Nell’ottobre del 2009, Gabriele Pugliese, il direttore di Radio Hinterland (una radio indipendente che trasmette in Fm in Lombardia, ma che va in diretta – in streaming – anche via Internet) mi contattò per propormi la conduzione, all’interno della radio, di una trasmissione culturale di libri e letteratura. Dopo qualche perplessità iniziale, accettai l’invito. Nacque, così, “Letteratitudine in Fm”: un programma radiofonico di libri e letteratura curato e condotto dal sottoscritto (con il prezioso supporto in regia di Federico Marin) e integrato con il blog.
In trasmissione ho avuto la possibilità di incontrare centinaia di protagonisti del mondo letterario ed editoriale con l’obiettivo di metterli a loro agio e indurli a raccontare e a raccontarsi nel modo più naturale possibile: trattamento, questo, riservato sia agli autori noti da tempo al grande pubblico, sia agli esordienti, sia agli addetti ai lavori più tecnici (come editor ed editori).
[Oggi la trasmissione non va più in onda su Radio Hinterland, ma su Radio Polis (sempre diretta da Gabriele Pugliese) - n.d.r.].

Un altro aspetto che mi è sempre stato a cuore riguarda ciò che io chiamo “processo di internazionalizzazione” di Letteratitudine, poiché c’è un numero molto consistente di italiani residenti all’estero e italianisti di tutto il mondo che seguono le attività del blog. In tal senso vanno evidenziate le molteplici potenzialità della Rete (di cui, peraltro, si è ampiamente discusso in passato); ovvero le enormi possibilità che essa offre per annullare distanze, oltrepassare barriere, creare nuove occasioni di scambio e di confronto.
Un contributo importante, nell’ottica dell’internazionalizzazione di Letteratitudine, è dato dai numerosi Istituti Italiani di Cultura e dagli istituti appartenenti alla Società Dante Alighieri sparsi per il mondo che sono iscritti alla newsletter del blog (il già citato comunicato via email con cui invio aggiornamenti sulle attività del sito).
Tale “processo di internazionalizzazione” è iniziato già da diversi anni. Nel 2009, per esempio, proprio con riferimento alle attività di Letteratitudine, fui intervistato dal network radiotelevisivo australiano SBS.
Nel corso degli anni sono state tante le iniziative che vanno in questa direzione. Tra i dibattiti extranazionali, ricordo quello intitolato “Vent’anni senza muro, vent’anni senza Sciascia” (un estratto è contenuto all’interno di “Letteratitudine, il libro – vol. II”) a cui hanno partecipato due cattedratici e italianisti spagnoli: Estela Gonzalez De Sande, Docente di Lingua e Letteratura italiane all’università di Oviedo e Vicente Gonzalez Martin, cattedratico di Letteratura italiana nella prestigiosa università di Salamanca.
Oppure, per fare un altro esempio, potrei citare gli interventi della tunisina Rawdha Zaouchi-Razgallah, saggista e docente di letteratura italiana presso l’Università di Cartagine, in Tunisia (sempre su “Letteratitudine, il libro – vol. II” ho riportato un suo ottimo intervento dedicato alla scrittura di Giuseppe Bonaviri).
Mi viene in mente anche una rubrica molto particolare – che chiamai “Babelit” (acronimo che deriva da due parole inglesi: babel e literature) - nata con l’obiettivo di ospitare autori stranieri nell’ambito di dibattiti bilingue: in italiano (naturalmente) e nella lingua d’origine dell’autore/autrice di volta in volta invitato/a.
Tra gli ospiti ricordo la scrittrice tedesca Birgit Vanderbeke, l’autore cubano Amir Valle e l’autrice irlandese Catherine Dunne.
Inoltre – nell’ambito delle iniziative legate al progetto “Autoracconto” (che illustrerò tra breve) – ho avuto il piacere di ospitare autori del calibro di: Glenn Cooper, Maylis de Kerangal, Ildefonso Falcones, Joe R. Lansdale, Pierre Lemaitre, Lilia Carlota Lorenzo, Amélie Nothomb, Amos Oz, Clara Sánchez, John Scalzi, Adam Thirlwell, Caroline Vermalle, Gabrielle Zevin.

letteratitudinenewsPrima di descrivere il progetto legato agli “Autoracconti” vorrei dedicare qualche parola alla nascita di LetteratitudineNews (sito gemello dello storico LetteratitudineBlog) che, in questi anni, ha assunto un’importanza crescente. Si tratta di un sito parallelo che inizialmente avevo creato con l’intento di pubblicare post dedicati alla segnalazione di eventi letterari speciali e che, nel tempo, si è trasformato in un vero e proprio magazine culturale; o meglio, una sorta di quotidiano culturale online che accoglie (oltre alla segnalazione di eventi): articoli, recensioni, “Autoracconti” (appunto), interviste, brani ed estratti e altri contenuti di carattere culturale e letterario (con contributi miei e di vari amici scrittori, critici e giornalisti culturali).
L’apertura di “LetteratitudineNews” ha segnato un cambio di rotta in seno a Letteratitudine che (tenuto conto anche dell’attività radiofonica), da semplice blog letterario, si è trasformato in una sorta di marchio culturale integrato.
Ne approfitto, inoltre, per segnalare anche l’attività video di Letteratitudine attraverso l’apertura di un apposito canale YouTube collegato al blog dove avrete la possibilità di visionare vari filmati (interviste, documentari, booktrailer, ecc.) legati al mondo dei libri e della letteratura.

Gli Autoracconti d’Autore
Avevo accennato al progetto legato agli Autoracconti. Cosa bisogna intendere, intanto, per Autoracconto? Il termine – da me coniato – ha una duplice valenza: da un lato, infatti, può essere considerato come l’acronimo delle due seguenti parole: autore + racconto (e dunque “racconto d’autore”); dall’altro indica un’attività narrativa incentrata sul racconto di una propria narrazione.
Quando ho fatto cenno alla nascita del blog, l’ho descritto come “luogo d’incontro”. Anche l’Autoracconto è pensato nell’ottica dell’ “incontro”. Le autrici e gli autori ospiti – dietro apposito invito da parte del sottoscritto – incontrano (per l’appunto) il pubblico dei lettori per “raccontare”, attraverso un testo scritto, un proprio libro (come nasce? dove è ambientato? chi sono i personaggi? che tipo di esperienza è stata la scrittura del libro in questione?, ecc.) in maniera il più possibile originale e creativa e senza vincoli di sorta, in termini di spazio e di contenuti. Di fatto, è come se le amiche scrittrici e gli amici scrittori di Letteratitudine, invitati a partecipare a questa iniziativa, salissero sul palco del blog con un microfono in mano per condividere con il pubblico l’esperienza di scrittura che ha generato una determinata opera letteraria di loro produzione. Solo che al posto del microfono è previsto l’utilizzo della penna (o meglio, della tastiera di un pc) e al posto della voce, si dà spazio al pensiero (che si fa parola scritta). Per farla breve, l’Autoracconto è una vera e propria prova narrativa, una sorta di metanarrazione (la narrazione di una narrazione e di ciò che è a essa legata, con ovvi riferimenti al processo creativo). Per ciò che ho avuto modo di constatare, si tratta di un’esperienza di scrittura (per l’autore) e di lettura (per il lettore) particolarissima e stimolante.
Devo dire che, da un certo punto di vista, lo sdoganamento dell’Autoracconto (l’iniziativa, peraltro, ha avuto un enorme riscontro anche oltre Letteratitudine, dato che – di fatto – è stata “replicata” dal alcuni quotidiani e da altri siti) ha determinato il superamento definitivo di quella specie di tabù che prevedeva il silenzio dell’autore su tutto ciò che riguardava il testo da lui scritto e pubblicato. Secondo tale visione, tutto ciò che l’autore intende dire è già contenuto all’interno del libro. Ogni parola in più sarebbe fuori luogo. O autoreferenziale. Naturalmente c’è del vero in questo tipo di argomentazione (a parte il fatto che nell’epoca dei social network parlare di autoreferenzialità fa un po’ sorridere: sarebbe come parlare di umidità mentre si passeggia sotto la pioggia). Ma l’Autoracconto di cui parlo io è altra cosa. Intanto non ha nulla a che vedere con valutazioni critiche sul proprio lavoro. L’obiettivo è individuare il germe creativo che ha dato origine alla narrazione e seguire il percorso che, da quel punto di origine, ha dato vita alla storia… adoperando un approccio narrativo. Del resto, questo tipo di lavoro sulla parola e sulla narrazione inerenti l’origine creativa di una determinata opera letteraria non può farlo nessun altro al di fuori dell’Autore.
L’Autoracconto di cui vi sto parlando è, dunque, una vera e propria forma letteraria. Ognuno di essi è la condivisione di un’esperienza, ma anche un invito (alla lettura) e una promessa (di coinvolgimento in una storia).
(…)
Ancora una volta, grazie di vero cuore a tutti voi, amiche e amici di Letteratitudine, ovunque voi siate, per questi dieci anni di vita letteraria che avete voluto condividere con me (e che mi hanno arricchito intellettualmente e interiormente al di là di ogni possibile previsione).
E grazie in anticipo per tutti quelli che, nel futuro, avrete la bontà di voler condividere.
Grazie!
(Massimo Maugeri - settembre/dicembre 2016)

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LETTERATITUDINE 3: LETTURE, SCRITTURE E METANARRAZIONI http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/02/24/letteratitudine-3-letture-scritture-e-metanarrazioni/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/02/24/letteratitudine-3-letture-scritture-e-metanarrazioni/#comments Fri, 24 Feb 2017 14:21:53 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7445 Care amiche e cari amici,
come qualcuno di voi saprà, di recente è uscito il volume intitolato “Letteratitudine 3: letture, scritture e metanarrazioni” (LiberAria).
Si tratta del terzo volume che ho curato e pubblicato con riferimento alle attività di Letteratitudine. Quest’ultimo, tuttavia, è un libro speciale. Anzi, specialissimo. Perché nasce anche – e soprattutto – con l’intento di festeggiare i dieci anni di attività online di questo “luogo d’incontro virtuale” (Letteratitudine nasce, infatti, nel mese di settembre dell’anno 2006).
Come ho provato a spiegare nella prefazione del libro, quella di Letteratitudine è stata (e continuerà a essere) un’esperienza di “condivisione” (una parola che – credo – oggi più che mai debba essere tutelata e valorizzata).
In tutti questi anni posso dire che “condivisione” è stata la parola chiave per eccellenza di Letteratitudine. Del resto è evidente il fatto che la letteratura, la cultura, i libri, i “saperi”, hanno ragion d’essere solo in un’ottica di condivisione. Lo spirito di condivisione – peraltro – favorisce anche l’accoglienza di punti di vista differenti, persino opposti e contrapposti (partendo dalla considerazione che la diversità di idee e opinioni, fondata sul reciproco rispetto, è sempre occasione di crescita). In oltre dieci anni di attività ho sempre lavorato perché lo spirito della condivisione, così inteso, fosse presente e aleggiasse su ogni attività organizzata e portata avanti con Letteratitudine.
Ecco perché questo libro è nato nell’ottica dello spirito di condivisione.
Ringrazio, ancora una volta, di vero cuore le amiche scrittrici e gli amici scrittori che mi hanno aiutato a realizzarlo donandomi il loro contributo.
Grazie, amici cari. Grazie di vero cuore!

* * *

Ne approfitto per fornire qualche informazione ulteriore sui contenuti di questo libro.
Credo che il sottotitolo sia già di per sé piuttosto indicativo: letture, scritture e metanarrazioni.
In estrema sintesi direi che le sezioni che lo compongono ruotano fondamentalmente sui due pilastri della “condivisione letteraria”: la lettura e la scrittura.

Il volume è formato da quattro sezioni, precedute – come già accennato – da una mia prefazione dove tento di “fare il punto” su questi dieci anni. La prima parte del libro è dedicata a una serie di interviste (sulla lettura e sulla scrittura) incentrate sul numero dieci. Dieci interviste strutturate sulla base di dieci domande (in questa sezione ho coinvolto: Ferdinando Camon, Massimo Carlotto, Antonella Cilento, Giancarlo De Cataldo, Maurizio de Giovanni, Nicola Lagioia, Dacia Maraini, Melania G. Mazzucco, Raul Montanari, Clara Sereni). La seconda sezione ospita una lunga serie di Autoracconti (dove gli scrittori sono stati invitati a raccontare i loro libri concentrandosi soprattutto sull’aspetto “creativo” della loro attività di scrittura). La terza sezione è dedicata alle Lettere (rivolte a scrittori scomparsi e/o personaggi letterari): qui ho chiesto agli amici scrittori di scegliere uno scrittore scomparso che avevano avuto modo di conoscere personalmente (o di studiare in maniera approfondita) oppure un personaggio letterario particolarmente amato… e di scrivergli una lettera immaginando che il “ricevente” (scrittore scomparso o personaggio letterario) avesse davvero la possibilità di leggerla. La parte finale del libro è dedicata a Vincenzo Consolo che ho voluto ricordare con il contributo di tanti amici scrittori e critici letterari.

Di seguito, riporterò l’indice completo del volume.

* * *

Care amiche e cari amici di Letteratitudine, che ci seguite con affetto da così tanto tempo… spero che possiate trovare questo libro utile e di vostro gradimento. E spero che possiate darci una mano a renderlo “vivo” attraverso la vostra lettura.
Ancora una volta, la condivisione si rivela come necessaria.

* * *

Il libro è disponibile nelle migliori librerie e presso i punti di rivendita online (Amazon libri, Ibs, Feltrinelli libri, Mondadori store, Libreria Universitaria, ecc.)

Indice
Prefazione di Massimo Maugeri pag. 7

Parte I
Lettura e scrittura:
dieci domande a dieci scrittori:

Ferdinando Camon – pag. 31
Massimo Carlotto - pag. 35
Antonella Cilento - pag. 38
Giancarlo De Cataldo - pag. 44
Maurizio de Giovanni - pag. 47
Nicola Lagioia - pag. 50
Dacia Maraini - pag. 52
Melania G. Mazzucco - pag. 55
Raul Montanari - pag. 61
Clara Sereni – pag. 67

Parte II
Autoracconti d’Autore:
scrittori raccontano i propri romanzi

Emanuela E. Abbadessa, Fiammetta - pag. 73
Eraldo Affinati, L’uomo del futuro - pag. 75
Marco Balzano, L’ultimo arrivato - pag. 78
Alessandro Bertante, Gli ultimi ragazzi del secolo - pag. 82
Rossana Campo, Dove troverete un altro padre come il mio – pag. 84
Paola Capriolo, Mi ricordo - pag. 86
Glenn Cooper, Il calice della vita - pag. 89
Mauro Covacich, La sposa - pag. 92
Maria Rosa Cutrufelli, Il giudice delle donne - pag. 94
Mario Di Caro, La capitana dell’isola di nessuno - pag. 96
Luca Doninelli, Le cose semplici - pag. 98
Ildefonso Falcones, La regina scalza - pag. 102
Catena Fiorello, L’amore a due passi - pag. 106
Chiara Gamberale, Per dieci minuti - pag. 109
Vittorio Giacopini, La mappa - pag. 112
Luigi Guarnieri, Il sosia di Hitler - pag. 116
Orazio Labbate, Lo Scuru - pag. 119
Nicola Lagioia, La ferocia - pag. 122
Joe R. Lansdale, La foresta - pag. 125
Simona Lo Iacono, Le streghe di Lenzavacche - pag. 128
Massimo Lugli, Stazione omicidi - pag. 131
Lorenzo Marone, La tentazione di essere felici - pag. 134
Paola Mastrocola, L’esercito delle cose inutili - pag. 138
Giordano Meacci, Il cinghiale che uccise Liberty Valance - pag. 143
Elena Mearini, Bianca da morire - pag. 147
Claudio Morandini, Neve, cane, piede - pag. 149
Giorgio Nisini, La lottatrice di sumo - pag. 153
Marilù Oliva, Le sultane - pag. 155
Demetrio Paolin, Conforme alla gloria - pag. 157
Marco Peano, L’invenzione della madre - pag. 162
Sergio Pent, I muscoli di Maciste - pag. 166
Sergio Claudio Perroni, Il principio della carezza - pag. 168
Romana Petri, Le serenate del Ciclone - pag. 170
Piergiorgio Pulixi, La notte delle pantere - pag. 174
Sara Rattaro, Splendi più che puoi - pag. 180
Paolo Roversi, Solo il tempo di morire - pag. 183
Clara Sánchez, Le cose che sai di me - pag. 185
Evelina Santangelo, Non va sempre così - pag. 187
Vanni Santoni, Terra ignota - pag. 192
Giuseppe Schillaci, L’età definitiva - pag. 195
Brunella Schisa, La scelta di Giulia - pag. 197
Elvira Seminara, Atlante degli abiti smessi - pag. 199
Marcello Simoni, L’Abbazia - pag. 202
Simona Sparaco, Equazione di un amore - pag. 204
Mariapia Veladiano, Una storia quasi perfetta - pag. 206
Grazia Verasani, Senza ragione apparente - pag. 209

Parte III
Lettere a personaggi letterari e autori scomparsi

Lettera ad Alice
di Francesca G. Marone – pag. 213
Lettera a Honoré de Balzac
di Mariolina Bertini – pag. 218
Lettera a Rocco Carbone
di Romana Petri – pag. 223
Lettere a Marianna Coffa
di Marinella Fiume – pag. 228
di Maria Lucia Riccioli – pag. 234
Lettera a Cthulhu
di Marco Peano – pag. 238
Lettera a Stefano D’Arrigo
di Tea Ranno – pag. 242
Lettera a Dracula
di Guglielmo Pispisa – pag. 244
Lettera a Marguerite Duras
di Sandra Petrignani – pag. 248
Lettera ad Alfonso Gatto
di Carmen Pellegrino – pag. 252
Lettera a Jean-Claude Izzo
di Stefania Nardini – pag. 256
Lettera a Primo Levi
di Sara Rattaro – pag. 258
Lettera a Katherine Mansfield
di Lia Levi - pag. 261
Lettera a Elsa Morante
di Graziella Bernabò - pag. 266
Lettera ad Anna Maria Ortese
di Adelia Battista - pag. 272
Lettera a padre Paneloux
di Filippo Tuena - pag. 278
Lettera a Pier Paolo Pasolini
di Francesco Pecoraro - pag. 284
Lettera a Perelà
di Claudio Morandini - pag. 289
Lettera a Hercule Poirot
di Ornella Sgroi - pag. 293
Lettera a Giuseppe Pontiggia
di Daniela Marcheschi - pag. 298
Lettera a Ugo Riccarelli
di Giulia Ichino - pag. 302
Lettera a Emilio Salgari
di Patrizia Rinaldi - pag. 304
Lettera a Gregorio Samsa
di Andrea Caterini - pag. 309
Lettere a Leonardo Sciascia
di Antonio Di Grado - pag. 312
di Vincenzo Vitale - pag. 315
Lettera a Manlio Sgalambro
di Domenico Trischitta - pag. 319
Lettera a Winston Smith
di Carlotta Susca - pag. 322
Lettera ad Antonio Tabucchi
di Paolo Di Paolo - pag. 326
Lettera a Tereza
di Mavie Parisi - pag. 329
Lettera a Marianna Ucrìa
di Simona Lo Iacono - pag. 334
Lettera a Sebastiano Vassalli
di Michele Rossi - pag. 337

Parte IV
Omaggio a Vincenzo Consolo

In ricordo di Vincenzo Consolo
intervista a Consolo di Massimo Maugeri – pag. 341
Per Vincenzo Consolo, poeta e profeta
di Maria Attanasio – pag. 346
Alle soglie del témenos
di Sebastiano Burgaretta – pag. 349
La memoria di una “voce narrante”
di Domenico Calcaterra – pag. 352
Quei frammenti caduti dal cielo: Lunaria 2.0
di Eliana Camaioni – pag. 356
Un mite guerriero
di Maria Rosa Cutrufelli – pag. 362
Per Vincenzo Consolo (e per Bufalino e Sciascia)
di Antonio Di Grado – pag. 367
L’utopia di Vincenzo Consolo: Itaca senza proci
di Giuseppe Giglio – pag. 369
Come Nicolas De Staël d’après Seghers
di Salvatore Silvano Nigro – pag. 373
Vincenzo Consolo, scrittore antagonista
in lotta con il potere

di Massimo Onofri – pag. 377
L’amara saggezza del narrare: Vincenzo Consolo
e Los desastres de la guerra di Francisco Goya

di Salvo Sequenzia – pag. 381
Vincenzo Consolo, l’irrequietudine
e il sigillo della scrittura

di Natale Tedesco – pag. 387
Vincenzo Consolo: la ferita che non guarisce
di Anna Vasta – pag. 389

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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/02/24/letteratitudine-3-letture-scritture-e-metanarrazioni/feed/ 48
LETTERATITUDINE, IL LIBRO – VOL. II (sei anni di Letteratitudine) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/11/05/letteratitudine-il-libro-vol-ii/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/11/05/letteratitudine-il-libro-vol-ii/#comments Mon, 05 Nov 2012 20:03:30 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=4606 max-maugeri-twitter-fbCari amici, sono passati sei anni dalla nascita di Letteratitudine (il blog ha visto la luce nel settembre del 2006). Sono stati anni appassionanti, ricchi di stimoli e di interscambi (“condivisione” continua a essere una delle mie parole preferite)… ma sono stati anche anni di grandi sudate. Per questo, la ormai “mitica” camicia celeste della foto è diventata blu! (E le rughe aumentano e i capelli si diradano: lo so!) Scherzi a parte, ne approfitto per ringraziare di cuore tutti coloro che – con  il loro contributo – hanno permesso a questo blog di crescere (siete davvero tanti: impossibile citarvi tutti).

Uno dei frutti della seconda metà del percorso che abbiamo intrapreso insieme, è questo nuovo libro che nasce – appunto – dalle attività del blog. A essere sincero, ci ho pensato molto prima di decidermi a pubblicare il secondo volume di “Letteratitudine, il libro”. Come molti di voi ricorderanno, il volume primo era stato pubblicato nel 2008, dalla casa editrice Azimut e aveva beneficiato di buoni riscontri (l’idea che un blog letterario diventasse libro, peraltro, incuriosiva molto). Venuto meno “l’effetto novità”, e trascorsi oltre tre anni (quasi quattro) da quel periodo, mi sono domandato se avesse ancora “senso” pubblicare un nuovo libro nato dalle discussioni online sviluppatesi su Letteratitudine… proprio adesso che – a seguito dell’esplosione dei social network (Facebook e Twitter in testa) – si parla di (presunta) morte dei blog (giacché le comunicazione e gli “scambi” sembrano essersi spostati prevalentemente su quei versanti). letteratitudinelibroiiA ogni modo, dopo una lunga riflessione, ho deciso di procedere alla pubblicazione di questo volume per una ragione molto semplice, che potrei sintetizzare nelle due seguenti parole: lasciare traccia. Le discussioni on line, in qualunque contesto e in qualunque ambito, sono destinate a perdersi nel mare magnum delle Rete, alla stregua di gocce nell’oceano. Alcune di queste, a mio modo di vedere, meritano di essere salvate. La speranza è che, tra qualche anno (volendo essere ambiziosi, si potrebbe dire: tra qualche decennio), possano contribuire a fornire indicazioni su quali sono state le nostre abitudini, le nostre letture, il nostro modo di pensare, la nostra visione del mondo. Alcune di queste “gocce”, dunque, sono contenute in questo volume: il libro, appunto, che racchiude una porzione importante dell’esperienza online vissuta su Letteratitudine nel periodo che va dalla seconda metà del 2008 al 2011. Prima, però, di accennare ai contenuti di “Letteratitudine, il libro – vol. II – 2008/2011” (Historica, 2012, pagg. 510, euro 22), vorrei tentare di avviare una discussione “in tema”. Pongo, dunque, alcune domande…

1. Come è cambiata la letteratura in questi sei anni?

2. E l’editoria?

3. Qual è il post, la discussione, o il “momento letteratitudiniano”, che ricordate con maggiore piacere e nostalgia?

Adesso, una piccola pausa con il booktrailer del libro…

Cosa troverete nelle pagine di questo libro?

La prima parte del libro si intitola “Vista da Sud” e contiene la selezione di alcuni dibattiti DOM (Di Origine Meridionale). I primi sono incentrati sulle figure di tre scrittori e intellettuali siciliani di spicco e di indubbio spessore (Leonardo Sciascia, Giuseppe Bonaviri, Sebastiano Addamo). Segue un importante dibattito sulla “letteratura del nuovo Sud” (che prende spunto da un saggio pubblicato da Daniela Carmosino per i tipi di Donzelli), un dibattito sullo scottante tema dei clandestini e degli sbarchi (condotto dalla scrittrice e magistrato Simona Lo Iacono) e un estratto degli “scambi” che hanno visto il coinvolgimento della scrittrice catanese Elvira Seminara. La parte centrale del volume è dedicata alle discussioni incentrate su cinque libri: “Accabadora” di Michela Murgia, “La malattia chiamata uomo” di Ferdinando Camon, “La ragazza di via Maqueda” di Dacia Maraini, “Settanta acrilico, trenta lana” di Viola Di Grado, “Libertà” di Jonathan Franzen. La parte finale del libro è dedicata all’iniziativa culturale “Le strane coppie” proposta da Antonella Cilento (nella fattispecie troverete accoppiati Marcel Proust e Natalia Ginzburg) e al dibattito sul tema “Il blocco dello scrittore e quello del lettore”. In chiusura, la selezione di una discussione lunghissima dedicata al “romanzo storico”.

letteratitudineortigiaNe approfitto, infine, per segnalare la prima presentazione di “Letteratitudine, il libro – vol. II”. Si terrà a Siracusa, il 10 novembre (con inizio alle h. 18), nella splendida Ortigia della cara amica Simona Lo Iacono (che, con la generosità che la contraddistingue, ha voluto inserire questo evento nell’ambito della rassegna culturale e letteraria da lei ideata e curata). L’evento si svolgerà presso la Galleria Roma, sita – appunto –  in Ortigia, a Piazza San Giuseppe 2, Siracusa e ha come titolo: “Letteratura e cantastorie“. Oltre a Simona e al sottoscritto, parteciperà alla presentazione anche Alfio Patti (alias, l’aedo dell’Etna). Sull’evento vi fornirà ulteriori dettagli la cara Simona (che ringrazio sin da subito!).

Ultimo, importante, avviso. Letteratitudine, il libro – vol. II”  esce, per mia precisa scelta, in tiratura limitata (confidando anche sull’esistenza della versione ebook). Chi vorrà, potrà acquistarlo nelle librerie online, oppure richiedendolo direttamente all’editore su  info at historicaweb.com (che, per l’occasione, si è impegnato a vendere il libro con uno sconto significativo: lo invito a intervenire nel dibattito per fornire dettagli). Inoltre il volume è pure disponibile in formato e-book (euro 4,90).

Ringrazio tutti, in anticipo,  per l’attenzione e l’affetto con cui seguite questo blog!

Massimo Maugeri

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AGGIORNAMENTO DEL 15 NOVEMBRE 2012

(Il video della presentazione a Siracusa con Simona Lo Iacono)

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[Cliccare sui link, per seguire LetteratitudineNewsLetteratitudineRadio]

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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/11/05/letteratitudine-il-libro-vol-ii/feed/ 307
LETTERATITUDINE SU RAI LETTERATURA http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/10/09/letteratitudine-su-rai-letteratura/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/10/09/letteratitudine-su-rai-letteratura/#comments Tue, 09 Oct 2012 21:15:47 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=4444 Il portale sulla letteratura di Rai EducationalRingrazio lo staff di Rai Letteratura e Rai Edu per avermi invitato a partecipare a una delle loro trasmissioni realizzate attraverso registrazioni via web cam. Mi è stato chiesto di raccontare qualcosa su: la storia di Letteratitudine, la sua “apertura internazionale”, il concetto di “open blog”, la sua “interdisciplinarietà” e sull’imminente uscita del nuovo volume di “Letteratitudine, il libro“.
Chi lo desidera, può dare un’occhiata cliccando qui.

letteratitudine-su-rai-letteratura
Ecco… ci tenevo a segnalare questo nuovo importante appuntamento per Letteratitudine e per tutti coloro che seguono questo blog. Chiederò la vostra partecipazione e i vostri commenti in un prossimo post (lo pubblicherò la settimana prossima) dedicato ai sei anni di vita di questo blog. Una vera e propria “festa” online a cui spero che non mancherete.
Grazie di cuore per l’attenzione!
Massimo Maugeri

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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/10/09/letteratitudine-su-rai-letteratura/feed/ 0
Il booktrailer di LETTERATITUDINE, IL LIBRO – vol. II http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/09/16/il-booktrailer-di-letteratitudine-libr/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/09/16/il-booktrailer-di-letteratitudine-libr/#comments Sun, 16 Sep 2012 06:03:37 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=4288 Buone nuove, cari amici di Letteratitudine! LETTERATITUDINE, IL LIBRO – vol. II (Historica) è già disponibile in versione ebook su Bookrepublic (e sui vari negozi online). Qui sopra il booktrailer del libro! La versione cartacea sarà disponibile a fine mese… Ne approfitto altresì per ringraziare la casa editrice Historica che, per festeggiare [...]]]>

Buone nuove, cari amici di Letteratitudine!
LETTERATITUDINE, IL LIBRO – vol. II (Historica) è già disponibile in versione ebook su Bookrepublic (e sui vari negozi online). Qui sopra il booktrailer del libro! La versione cartacea sarà disponibile a fine mese…

L'e-Book e (è) il futuro del libro

Ne approfitto altresì per ringraziare la casa editrice Historica che, per festeggiare l’evento, ha deciso di offrire in promozione, a soli 0,99 €, l’ebook di L’E-BOOK E (È’) IL FUTURO DEL LIBRO. La promozione durerà una settimana a partire da oggi (dal 10 al 17 settembre 2012). Grazie, amici!

Massimo Maugeri

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LETTERATITUDINE SUDMEDIATIKA http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/05/31/letteratitudine-sudmediatika/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/05/31/letteratitudine-sudmediatika/#comments Thu, 31 May 2012 19:50:31 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=4139 ]]> Ringrazio la scrittrice e giornalista di Repubblica Rosa Maria di Natale per la realizzazione di questo video, che parla dell’esperienza di Letteratitudine, e per la successiva pubblicazione sul suo bel blog SudMediatika.
Grazie, Rosa Maria!
Massimo Maugeri

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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/05/31/letteratitudine-sudmediatika/feed/ 0
DIBATTITO SU LETTERATURA E PIRATI: da Salgari ai nostri giorni http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/28/letteratura-e-pirati/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/28/letteratura-e-pirati/#comments Thu, 28 Jan 2010 19:30:21 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1557 Sono molto lieto di poter avviare un nuovo dibattito letterario a largo respiro. Il tema che propongo è il seguente: “Letteratura e pirati (da Salgari ai nostri giorni)“.
La figura del pirata è entrata a far parte dell’immaginario collettivo da moltissimo tempo: ha invaso le pagine di romanzi e saggi, di film e serie Tv, di cartoni animati e opere musicali. Eppure ho l’impressione che, di recente, si sia sviluppato un interesse ancora maggiore, che dal cinema (valga come esempio “I pirati dei Caraibi” di Johnny Depp) si è riversato sulle pagine dei libri e altrove.
Diversi gli ospiti che parteciperanno a questa discussione. Intanto, Maria Lucia Riccioli (a cui chiedo di darmi una mano a coordinare e a moderare gli interventi) che ha scritto un articolo sui “pirati in letteratura”. E poi alcuni autori di saggi molto interessanti (che mi piacerebbe potessero discutere del tema in generale, parlarci dei loro libri e interagire tra loro):
- Nicolò Carnimeo, autore di “Nei mari dei pirati. I nuovi predoni degli oceani” (Longanesi)
- Giovanna Fiume, autrice di “Schiavitù mediterranee. Corsari, rinnegati e santi di età moderna” (Bruno Mondadori)
- Ignazio Cavarretta e Eletta Revelli, autori di “Pirati. Dalle origini ai giorni nostri, dai Caraibi alla Somalia” (Nutrimenti).
Di seguito troverete le schede dei tre volumi. Nel corso della discussione avrò modo di presentare gli autori e di fornire ulteriori contributi sulle loro opere.
In coda al post troverete un doppio articolo di Alberto Pezzini sui “nuovi romanzi dei pirati”, con riferimento alle recenti pubblicazioni di Michael Crichton, Valerio Evangelisti, Arturo Pérez–Reverte.

Per avviare il dibattito provo a formulare alcune domande (che potrebbero essere integrate e/o modificate nel corso della discussione).

Che tipo di rapporto avete con la “letteratura dei pirati”?

Qual è, a vostro avviso, il miglior romanzo sui pirati della storia della letteratura?

Di recente, c’è stato davvero un effettivo aumento di interesse per la “figura” del pirata? E se sì, per quale motivo?

La “figura” del pirata è stata eccessivamente “mitizzata”? C’è uno scollamento tra “fiction” e realtà? Che percezione avete in proposito?

Al di là dell’invenzione letterario-cinematografica… avete mai pensato di poter rimanere vittime di una reale “scorribanda piratesca”?

Che rapporto c’è tra storia e letteratura a proposito del fenomeno di cui ci stiamo occupando?

Che rapporto c’è (e c’è stato) tra pirateria e schiavitù?

Siete tutti invitati a partecipare.

Massimo Maugeri

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Pirati in letteratura
di Maria Lucia Riccioli

http://letteratitudine.blog.kataweb.it/files/2008/08/maria_lucia-riccioli.JPGQuant’è forte il potere evocativo delle parole… quelle tre semplici sillabe sanno ricreare magicamente un mondo fatto di mare, cordami e sartie, alberi maestri, coffe e trinchetti, daghe e cofani bellamente riempiti di dobloni spagnoli!
Ho amato Stevenson ed il suo capitan Silver, capitan Uncino che attenta alla vita di Peter Pan, Achab e la sua disperata caccia a Moby Dick, e leggendo “Piccole Donne” mi sono imbattuta in un gioco di società, una specie di domino letterario, con uno dei personaggi che monopolizza la serata citando a memoria una scena dei romanzi pirateschi che tanto ama…
E la leggenda dell’Olandese volante? E il nostro Salgari, che senza praticamente muoversi dal tavolino di un caffè ci ha regalato la figura del Corsaro Nero, oltre che a quelle di Sandokan e dei suoi tigrotti della Malesia?
I pirati hanno popolato le pagine dei romanzi fin dall’antichità. Se pensiamo a quanta letteratura greca è letteralmente naufragata nel mare magnum della storia, specialmente per quanto riguarda la narrativa, c’è da rimpiangere i romanzi, in cui i pirati la facevano da padroni nel “mare colore del vino” e separavano fanciulle e giovinetti innamorati per venderli come schiavi, come accade anche nelle novelle del Decameron, in cui ancora permane l’eco delle scorrerie saracene, di quei pirati che saccheggiavano e rapivano, alonati di fascino misterioso.
Bucanieri. Barbareschi.
E il corsaro. Altra figura leggendaria, legittimata però nel suo scorribandare in cerca di fortuna dalla protezione di alti personaggi, addirittura di sovrani: pensiamo a Francis Drake, addirittura Sir.
I filibustieri. Altra parola che poi è divenuta un insulto, un po’ datato ma che ci riporta all’epopea dei pirati.
E cos’altro è in fondo Ulisse? Il suo nostos verso Itaca si colora d’avventura e l’uomo dall’ingegno versicolore sembra più un corsaro che un re in fuga da Troia.
Il cinema molto deve ai pirati: scene spettacolari, isole e galeoni, combattimenti all’arma bianca col coltello tra i denti… e la classica camminata sulla passerella di legno per finire in pasto ai pescecani, già pronti con le mascelle spalancate.
Pensiamo ai pirati dei Caraibi, fantastici e glamourous, ad Erroll Flynn, alle trasposizioni filmiche dei romanzi pirateschi (chi non ricorda “Quindici uomini, quindici uomini, sulla cassa del morto” e la gamba di legno di Long John Silver?), i pirati di Polanski, il Capitan Harlock dei cartoni animati, il “pirata tutto nero che per casa ha solo il cielo” e che ha lasciato gli antichi vascelli per un’astronave?
Oggi i pirati sono informatici, ancora più misteriosi dei personaggi mascherati col fazzoletto al collo e il pappagallo sulle spalle, ma le loro incursioni nei sistemi computerizzati e nei nostri pc sono dannosi quanto un arrembaggio…
E che dire dei cacciatori di relitti e tesori? C’è chi spera ancora di trovare la cassaforte del Titanic, o l’oro spagnolo disseminato per l’Atlantico.
Senza dire che i pirati esistono ancora, e depredano carghi, sequestrano e uccidono. E nelle loro imprese non vi è nulla di romantico.
La bandiera nera con il teschio e le tibie, simbolo potente della morte per mare, resterà ancora a lungo nell’immaginario collettivo.
Fino a quando vivranno lo spirito d’avventura, il desiderio dell’ignoto e – perché no? – la trasgressione o meglio l’elusione delle regole del vivere civile, del mondo dei terricoli che non conosce le dure leggi del mare.

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Nei mari dei pirati. I nuovi predoni degli oceani di Nicolò Carnimeo
Longanesi, 2009, pagg. 254, euro 17,60

Lo dimostrano le cronache più recenti: i pirati sono sempre esistiti e sono ancora fra noi, ma questa volta non siamo in un romanzo d’avventura, e men che meno al cinema. La pirateria è una guerra silenziosa: si stima che negli ultimi venticinque anni nelle sole acque del Sudest asiatico siano state attaccate più di diciassettemila navi, con una media di settecento all’anno. Tutto ciò ha costi economici e sociali altissimi. I nuovi predoni del mare dispongono di armi sofisticate e tecnologia satellitare, prosperano nelle acque di quelle nazioni in cui vi è forte instabilità causata da guerre e carestie, come in Somalia, oppure dove i governi sono deboli e corrotti, come in Nigeria e Indonesia, ma tutti i mari del mondo ne sono infestati e chiunque può diventarne vittima, magari durante una crociera nel mar Rosso o ai Caraibi oppure nell’incantevole soggiorno low cost di un villaggio turistico in Borneo. Nel seguire le tracce della pirateria moderna, dal sequestro del veliero da crociera francese Ponant, a quello della gigantesca petroliera Sirius Star, alle “navi fantasma” depredate dalle mafie orientali del mar della Cina, questo appassionante reportage, scritto da un esperto di “cose di mare”, porta in luoghi lontani ed esotici, fa conoscere i nuovi spietati bucanieri e chi ogni giorno li combatte. La guerra ai pirati del terzo millennio è appena iniziata e nessuno può sentirsi al sicuro: oggi anche una tranquilla vacanza in barca a vela può diventare un incubo.

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Schiavitù mediterranee. Corsari, rinnegati e santi di età moderna di Giovanna Fiume
Bruno Mondadori, 2009, pagg. 349, euro 22

Durante l’età moderna, l’area mediterranea è segnata dalla guerra da corsa e dalla pirateria, su cui prosperano intere città, cristiane e musulmane; il conflitto per mare assume i toni dello scontro religioso, quasi da crociata contro gli infedeli. Quanti cadono in mano dei corsari, ridotti in schiavitù, attendono di essere riscattati o scambiati, e in cattività danno origine a un’intricata storia di abiure e conversioni – dall’islam al cristianesimo e viceversa. L’analisi dell’autrice, basata su ricche e talvolta inesplorate fonti documentarie, mostra il forte coinvolgimento delle istituzioni laiche ed ecclesiastiche in questa nuova dimensione della contesa politica internazionale e offre un quadro significativo sulle condizioni di vita dei captivi, in bilico tra la vecchia fede religiosa e l’esigenza di inserirsi in un diverso tessuto sociale. L’efficacia nell’evangelizzazione degli schiavi ha come risultato più eclatante la canonizzazione di santi neri, quali Antonio Etiope e Benedetto il Moro, ma si spinge sino in terra africana, dove Juan de Prado guadagna la palma del martirio, mettendo in luce inediti aspetti del ruolo politico dell’attività missionaria degli ordini religiosi nel regno del Marocco.

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Pirati. Dalle origini ai giorni nostri, dai Caraibi alla Somalia di Ignazio Cavarretta e Eletta Revelli

I pirati dei film non rappresentano che una realtà parziale, quella del mar dei Caraibi o della Malesia; per questo molti ignorano che la pirateria ha giocato un ruolo importante in tutti i mari, Mediterraneo compreso. Dal punto di vista storico, poi, si tende comunemente a collocare le ultime imprese dei pirati nel Settecento, dimenticando circa tre secoli di feroci scorribande, che si protraggono fino ai nostri giorni. Questo libro intende restituire un volto più reale al fenomeno, con uno sguardo che comprende i Caraibi, ma a cui non sfugge la storia della navigazione a partire dai fenici, la guerra di corsa nel Mediterraneo, la pirateria nell’Estremo Oriente, nonché le ‘navi ausiliarie’ delle due guerre mondiali e gli odierni pirati delle coste somale.
Con una trattazione avvincente e leggera, corredata da numerose immagini, Pirati ci trasporta in un viaggio a bordo delle navi dei Barbarossa o di Andrea Doria; ci costringe al remo tra forzati musulmani o cristiani; ci conduce alla corte di Elisabetta I o al patibolo di Wapping Old Stairs. E ci rivela il naturale sodalizio tra pirateria e guerra: non esiste bucaniere, filibustiere o corsaro, se non in uno scenario reso instabile da un conflitto.

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Nuove storie di pirati (parte I): Michael Crichton, Valerio Evangelisti

 articolo di Alberto Pezzini

 Chissà se Michael Crichton si è ispirato a Hornblower di C.S. Forester per scrivere la postuma “Isola dei Pirati (Garzanti, 2009, pagg. 332). Della Giamaica in cui è ambientato il libro Crichton ci aveva già parlato in un suo racconto di vita, relativo ad uno suo viaggio personale legato ad una separazione sentimentale (Giamaica, in Viaggi, Garzanti Elefanti 2005).

Ma il personaggio dello spregiudicato Capitano Charles Hunter, inglese, che combatte gli spagnoli, sa moltissimo di un suo antenato molto più ortodosso: il Capitano Hornblower, che nelle galere spagnole ci resterà per due anni da prigioniero.

Sembrano figure molto vicine e contrarie.

Hornblower è un comandante nato che combatte per la regia marina, Hunter è un corsaro, una sorta di irregolare con la patente di uccidere in segreto per la corona.

Dire che il romanzo di Crichton sia stato pensato con un occhio avido verso una futura sceneggiatura è pur vero, ma banale.

Se vale il fatto che la sua scrittura – alla fine – era divenuta carne per il cinema, ciò non cancella il suo personale approccio alla scrittura. Predisposta quasi naturalmente per gli adattamenti cinematografici. Crichton è stato medico, e quindi era in possesso di una formazione scientifica per cui si impara a scrivere con parole secche. La frase – come diceva Terzani quando scriveva per Der Spiegel – doveva essere “piccante”. Senza niente di più addosso.

Il suo corsaro risente molto di Hornblower e della sua epopea nei contenuti.

Forester aveva fatto sentire molto di più il mare in una saga di quasi millecinquecento pagine dove gli spagnoli vengono gradualmente sostituiti dagli odiati francesi di Napoleone.

Il capitano Charles Hunter è un avventuriero che in Giamaica, nel 1665, decide di espugnare un galeone ancorato in un’isola vicina a Matanceros, sotto gli occhi di un sadico comandante di nome Cazalla. Si tratta di un’impresa quasi impossibile. Così come era quella di espugnare Veracruz per il capitano De Grammont nell’omonimo romanzo di Valerio Evangelisti.

In entrambi i casi si tratta di uomini che hanno scelto la guerra di corsa per combattere gli spagnoli. Mentre in Evangelisti, però, la figura di Hornblower con tutti i suoi valori non è mai esistita, e dove vince una concezione meridionale (il sesso è preminente, cioè) della pirateria, in Crichton, invece, il sesso c’è ma passa senza sfiorare nessuno. Non fa danni. Evangelisti fa parte di un girone letterario tutto suo dove la guerra di corsa e la pirateria sono qualcosa di barbaro, un reparto dove la macellazione è garantita se ti prendono e dove lo stupro è una regola fissa a cui in qualche modo il lettore è preparato pagina dopo pagina. In “Tortuga l’io narrante vive di una donna meravigliosa – anche se muta – la quale si rivelerà una nemesi feroce per le sue voglie di uomo preso alla sprovvista. Solo che il sesso resta una componente molto forte, e molto partecipata di una vita dove il mare, l’assenza di regole in guerra e la voglia di godere lasciavano davvero poco ogni giorno in cui il sole cominciava a prendere l’orizzonte. Non è un sesso espresso, però, ma più che altro una vena mentale per cui nella vita di questi uomini è la donna che comanda. Lei viene presa una volta, ma l’uomo è preso tutta la vita… e, dunque, è in manette. È la concezione di Filippo II rinchiuso nell’Escorial dove la luce è preda del buio.

Crichton in questo è più wasp, molto più anglosassone.

La visione della guerra di corsa dell’americano è forse anche più feroce di quella di Evangelisti, ma non è così bulimica sulla pagina, insomma sprizza sangue meno rosso. In entrambi si respira lo studio della marineria e della guerra di corsa sul mare che – in moti autori – diventa quasi una sorta di prova di scrittura. Ci siamo chiesti il motivo per cui molti scrittori si cimentino in una nuova edizione del Corsaro Nero. Il punto di partenza resta il romanzo di Salgari.

La prima risposta che viene in mente quando si parla di pirati è che l’animo maschile sia in profondità un pozzo dove i giochi dell’infanzia restano sempre ad un centimetro dalla superficie. Stanno sempre sotto un velo molto sottile.

Le navi rappresentano isole ove la vita è il frutto di regole rigidissime che non esistono in altri luoghi. Sono luoghi atopici, insomma, dove tutto è possibile.

Le avventure in mare sono infinite come tutte diverse – in ogni menoma particella – ne sono le onde. Mai uguali.

Il Corsaro Nero nasce come romanzo per ragazzi e diviene la base di una letteratura per adulti dove si arriva a mescolare un arrembaggio con uno stupro per tenere meno acido il sapore di una storia ormai abusata.

Crichton scrive questo romanzo verso la fine della sua vita, quando la malattia gli ha già dato qualche potente strattone tipo quelli della Morte in “Vi presento Joe Black”. Deve aver pensato a quando navigava con la mente da piccolo e lì, in quella zona di calma apparente, ha provato a fermare un poco il battito del cuore .

Il romanzo di Crichton termina con la parola latina Vincit: come il suo autore, vittorioso sulla morte per aver navigato nei mari estremi anche da adulto. Tutti siamo stati bambini, ma pochi se ne ricordano, come diceva “Il Piccolo Principe”.

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  Nuove storie di pirati (parte II): Valerio Evangelisti, Arturo Perez–Reverte

 articolo di Alberto Pezzini

 A distanza di un anno, ma neanche visto che “Tortuga” è del gennaio 2008, tornano i pirati della Tortue di Evangelisti. Un euro in più, uguale numero di pagine – per la verità una in meno – “Veracruz” è il prequel di Tortuga. Parliamo di una città situata all’interno del Golfo del Messico, proprio nel cuore pulsante della Corrente del Golfo. Viene assalita dai nostri corsari, depredata, messa a fuoco, violentata nelle donne e denudata delle merci. Diventa un deserto. Siamo nel 1683 e Michel De Grammont, l’ultimo comandante guida dei Fratelli della Costa, prende questa decisione rivoluzionaria. Espugnare Veracruz, la città più importante della Nuova Spagna, distruggendo così tutta la rete dei contatti diplomatici europei dell’epoca. L’impresa sarà condannata anche dalla corona di Francia in nome della quale i Fratelli si dicono gli agenti segreti sui mari. Veracruz si trasforma così in un casus belli che condannerà i Fratelli ed il loro comandante. Ostaggio, lui, di una donna che riesce a far liberare, la sua sorella più piccola tumulata viva dentro una prigione inumana dai cattolici spagnoli. La sete di vendetta diventa per De Grammont una benda spessa sugli occhi e gli fa perdere la visione strategica dei mari. Insieme alla moribonda, un’altra presenza femminile che conturba le menti è Gabriela Junot – Vergara, preda del saccheggio, e stuprata con piacere apparente da uno dei comandanti del Re della Corsa. Tutto viene narrato dalla voce di Hubert Macary, ufficiale votato all’obbedienza più cieca se non fosse per quell’inclinazione incoercibile verso le donne fatte di senso e bellezza. Macary sarà poi colui che si perderà nelle ultime pagine di Tortuga scomparendo dentro una fine tanto nefasta quanto inattesa. La storia dei corsari è tutta qui, sempre con il solito meccanismo del romanzo d’appendice. Ogni paragrafo fa saltare di corsa verso l’altro, sempre con il fiatone. Evangelisti ha individuato un filone aurifero che sa gestire molto bene. L’impasto è il solito: avventura, sangue, intrighi, passioni e sesso. Qui, rispetto a “Tortuga”, è più fine, più lontano all’orizzonte ma lo si avverte come la vera molla della storia. Se si apre “Il Corsaro Nero” di Emilio Salgari (1898) ci si può toccare e pizzicare perché le cose non sono cambiate. La stessa orditura, la stessa velocità nella narrazione, soltanto con qualche pepita di appetito maschile concessa in più ai lettori (che sociologicamente si sono evoluti verso un tipo di avventura dove il sesso è divenuto una componente fisiologica).
Evangelisti ci confessa nella Nota finale di avere già in mente il terzo tomo con il titolo “Cartagena”, che prima o poi scriverà. Conterà le stesse pagine, costerà un euro in più, e sarà anch’esso capace di far sentire il mare come le conchiglie.

La mano di Evangelisti – quel che è giusto va detto – è però la più abile nell’arte di “affiancarsi” a Salgari e la sua capacità mimetica supera di gran lunga anche “I Corsari di Levante”, Tropea 2009, di Arturo Pérez–Reverte, che letto in controluce è più intellettualistico e meno maroso. Evangelisti – in fatto di corsari – è più audace, ha una maggiore visione fumettistica dell’intreccio che sa far pesare di più sulla bilancia. Perez Reverte è in affanno perché la sua mano resta quello dello spadaccino, dell’indimenticabile e supremamente terreste maestro di scherma Alatriste che – sul mare – fa la figura del piemontese alla spiaggia. D’altro canto gli spagnoli, con quei galeoni così pesanti, perdono sempre contro i corsari. È una legge che regola le storie della Corsa. La Spagna è sovrana di un impero dove il sole non tramonta mai. Sulla terra, però…  soltanto sulla terra.

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È MORTO SALINGER http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/28/e-morto-salinger/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/28/e-morto-salinger/#comments Thu, 28 Jan 2010 19:01:28 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1648 jd-salingerJerome David Salinger è morto oggi, 28 gennaio 2010, a Cornish, nel New Hampshire. Aveva 91 anni. Era nato a New York il 1° gennaio del 1919.
Celebre per il suo romanzo di formazione “Il giovane Holden” (The Catcher in the Rye), pubblicato nel 1951 (e divenuto libro-simbolo di diverse generazioni), Salinger era noto anche per la sua vita caratterizzata dal grande isolamento volontario (una sorta di “auto-reclusione”, secondo qualcuno). Una vita, la sua, sempre tenuta lontana dalle luci dei riflettori.
Pochissime le immagini disponibili, altrettanto rare le interviste rilasciate nel corso della sua particolarissima carriera da scrittore.
Il suo ultimo scritto - un racconto – apparve sul “New Yorker” nel 1965. Da allora, più nulla.
Secondo una specie di leggenda metropolitana, Salinger avrebbe lasciato, in una cassaforte, diversi dattiloscritti di romanzi inediti che avrebbero dovuto vedere la luce dopo la sua morte.

Vi domando:
Avete mai letto “Il giovane Holden”?
Che ricordo ne conservate?

Dedico questo spazio, alla memoria di questo grande e peculiare scrittore.
A voi, se volete, il compito di riempirlo con commenti, pensieri, notizie e considerazioni.
Massimo Maugeri

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AGGIORNAMENTO DEL 1° febbraio 2010

Vorrei approfondire i temi tracciati su questo post…
Nei giorni scorsi vi avevo chiesto di riempirlo con commenti, pensieri, notizie e considerazioni (e vi ringrazio per l’ampia partecipazione). Adesso, invece, vorrei soffermarmi sulle ragioni del successo de “Il giovane Holden“.
Mi chiedo (e vi chiedo)
Perché, a vostro avviso, questo romanzo è penetrato in maniera così forte nell’immaginario collettivo di intere generazioni?

Poi vi riporto questa frase di Antonio Scurati, estrapolata da questo articolo pubblicato su “La Stampa“: “non ho mai trovato molti motivi per appassionarmi al Giovane Holden ma ho, invece, avuto numerose occasioni di soffrirne gli eredi. Certo, l’epigonia è da tempo un problema universale, e non si può imputare agli archetipi i loro epigoni, ma con i maestri della levità il problema degli epigoni si fa particolarmente pesante“.
Cosa ne pensate?

Sull’inserto Domenica de Il Sole 24Ore di ieri (cfr. pag. 34), Rick Moody sostiene che “l’ultima parte del lascito di Salinger è sicuramente il suo silenzio. (…) Per alcuni questo silenzio è stato irritante, ma dal mio punto di vista è stato parte della spiritualità che contrassegna la sua opera più recente. È stato rispettoso, esteticamente coerente e riservato.”
Che ne pensate?

E – rimanendo al domenicale del Sole – dal suo contrappunto, Riccardo Chiaberge domanda: “Salinger sarebbe mai diventato un autore di culto, un’icona del Novecento, se avesse pubblicato non uno, ma dieci o venti romanzi come John Updike o García Márquez?”
Secondo voi?

Qui in basso, il servizio di Federica Borrelli su Rai Tre.

Massimo Maugeri

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E SONO CRETA CHE MUTA di Mavie Parisi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/22/e-sono-creta-che-muta-di-mavie-parisi/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/22/e-sono-creta-che-muta-di-mavie-parisi/#comments Fri, 22 Jan 2010 21:06:35 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1561 “È da qui che intendo iniziare la mia storia. A proposito, mi chiamo Kita Narea, ed è l’estate del 2006. Fa talmente caldo che mi suda l’interno delle ginocchia ripiegate sui morbidi piedistalli di una di quelle strane e costose sedie ergonomiche importate dalla Svezia. Sono davanti al computer a raccontare i fatti miei più intimi a un tizio mai visto”.
Inizia così il romanzo desordio di Mavie Parisi intitolato “E sono creta che muta” (edito da Perrone Lab).
La protagonista si chiama Kita. Tre figli e un matrimonio alle spalle, forse con qualche rimpianto. Il mare, presto la mattina. Le sue tele e i suoi colori, lasciati lì, a riposare, forse per troppo tempo. E il bisogno di un incontro, di gesti e di parole. Per ritrovarsi, per ricominciare.
Il tema del libro è duplice e di grande attualità: da una parte quello dell’abbandono, dall’altra quello delle relazioni sentimentali nate via chat.
Vi invito a discutere di questo romanzo e dei temi a esso legato.

Come al solito pongo alcune domande con l’intento di favorire la discussione.

Nelle relazioni sentimentali l’abbandono, in qualunque forma si concretizzi, è sempre un trauma.
Esiste un antidoto o, comunque, una “strategia” per neutralizzarlo (o per lenire le conseguenti sofferenze)?

Il trauma si abbatte solamente sul soggetto che subisce l’abbandono, o non è forse la separazione un evento doloroso anche per chi ne è parte attiva?

È possibile dopo una relazione sentimentale di una certa importanza, che si spezza nel dolore e nell’indifferenza, ricostruire un rapporto sebbene su basi diverse?

Le relazioni nate in chat che possibilità hanno di dare esiti positivi? Sono una “opportunità” o un “ripiego”? E fino a che punto si riesce a essere davvero se stessi interagendo attraverso uno schermo e una tastiera? Quali i pro, e quali i contro?

Di seguito, la recensione di Maria Rita Pennisi.
Massimo Maugeri

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Lei e gli uomini troppo deboli per legami forti
di Maria Rita Pennisi

«E sono creta che muta». Evocativo il titolo di questo primo romanzo di Mavie Parisi pubblicato da Giulio Perrone editore S.r.l., Roma. Questa E iniziale sembra collegarsi a un pensiero sottile, che è già maturo nella mente dell’autrice. La creta che muta, invece, ci rimanda alla duttilità del materiale, alle sue molteplici e mutevoli forme. Ci fa pensare alla voglia di cambiamento, che spesso è presente in ognuno di noi. La protagonista del romanzo, Kita Narea viene lasciata dal marito e sente nel profondo l’abbandono. Questo senso d’abbandono si stende a macchia d’olio su di lei e sulla casa. Di questo luogo, che un tempo ha rappresentato il centro dell’armonia, solo il giardino nascosto “sul retro di quell’appartamento qualunque” è il suo rifugio, il suo angolo di paradiso, come il mare che è l’elemento rasserenante con cui Kita si fonde. Per lei la rottura degli equilibri è forte come l’infrangersi degli specchi, quegli specchi che non le restituiscono più un’immagine in cui si riconosce. Inizia la ricerca di possibili partner in Chat, altra grande protagonista del romanzo. La Chat fa sentire Kita protetta e lì può abbandonarsi alle sue fantasie, ma tutto cambia quando gli interlocutori si materializzano e prendono forma di uomini troppo deboli, per creare legami forti. L’autrice però non si erge a giudice, anzi è indulgente e lascia che i suoi personaggi vivano liberamente il loro modo di essere. Un romanzo dalla struttura originale in cui si alternano delle narrazioni in prima persona e delle altre in terza persona in cui un narratore esterno interviene, quasi per alleggerire la tensione narrativa, raccontando sia di Kita che di altri personaggi. Il ritmo del romanzo è agile, la trama è avvolgente. Il linguaggio è asciutto, quasi essenziale. I periodi brevi e incisivi. Ogni parola si carica di significato profondo. Ottimi i dialoghi, quasi teatrali. Profonde le riflessioni, sofferti i monologhi interiori. E’ un romanzo particolare in cui tutti sono compartecipi del dolore. Non ci sono buoni e cattivi, vincitori e vinti. Il dolore è sottile e capillare. Però Kita sa che, anche se non si può guarire del tutto dal dolore, si può certo rialzare la testa e riprovare a risalire la china guardando la vita in modo diverso.
La Sicilia del 20/01/2009

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IL RITORNO DI STILOS http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/18/il-ritorno-di-stilos/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/18/il-ritorno-di-stilos/#comments Mon, 18 Jan 2010 00:18:35 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1542 stilosSono particolarmente lieto di poter dedicare questo post a Stilos, noto magazine di libri e letteratura nato nel 1999 e diventato poi un quindicinale a diffusione nazionale. Dopo due anni di fermo, Stilos, ritorna in edicola. A dirigerlo sarà ancora il suo fondatore, Gianni Bonina, che ha trasformato il giornale in una rivista mensile di 148 pagine a colori e caratteristiche tecniche di alta qualità.
Mi piace sottolineare questa frase di Bonina: «in una stagione che ha segnato la chiusura di altre testate culturali e penalizza sempre più il mondo dei libri, Stilos vuole provare a dimostrare che, ovunque andrà, il mondo finirà sempre in un libro».
So che il ritorno in edicola di Stilos ha implicato (e implicherà) un grande sforzo economico. Ecco perché vi segnalo la possibilità di sottoscrivere un abbonamento al magazine (che peraltro comporta un risparmio sul prezzo di copertina).
Veniamo ai contenuti del magazine…
La compagine dei collaboratori è pressoché immutata (con i contributi fissi di Antonio Debenedetti, Andrea Di Consoli, Enzo Golino, Giuseppe Montesano…), ma l’interesse si è esteso anche, con rapide escursioni, a cinema, teatro, arti figurative e fumetti.
Ogni mese, inoltre, sarà scandito dall’appuntamento con le rubriche a tema libero di Benedetta Centovalli, Arnaldo Colasanti, Guido Conti, Andrea Cortellessa, Aurelio Grimaldi, Filippo La Porta, Giulio Mozzi, Sergio Pent, Silvio Perrella e Vanni Ronsisvalle.

Tra i vari collaboratori ci sarò anch’io. Nel primo numero troverete, infatti, una lunghissima e interessante intervista che mi ha rilasciato Melania G. Mazzucco sulla figura del pittore Tintoretto (in riferimento alla pubblicazione di questo suo romanzo e di questo suo saggio).
Tra le varie domande che ho posto a Melania, ci sono queste… che rivolgo anche a voi (con l’intento di avviare una discussione parallela a quella sulla rivista):

Esistono connessioni tra pittura e letteratura?

In cosa il pittore somiglia allo scrittore? E in cosa se ne differenzia nettamente?

A proposito, qualcuno di voi ha letto il romanzo “La lunga attesa dell’angelo” della Mazzucco (edito da Rizzoli)?

Una delle novità più rilevanti del ritorno in edicola di Stilos è la seguente: a ciascun numero sarà allegato un libro inedito in omaggio. Il primo sarà “Lo stivale di Garibaldi” di Andrea Camilleri, una gustosa parodia in dialetto siciliano di avvenimenti veri nella Sicilia postunitaria, illustrata da Piero Guccione.
Come in passato”, spiega una nota della società editrice, “Stilos intende privilegiare la letteratura e la nuova scena italiana, entro un impegno che auspichi il ritorno del libro al centro dell’interesse culturale e la sua riconsiderazione anche come strumento di impiego del tempo libero: contro le logiche del mercato, lo strapotere di televisione e telematica, le recrudescenze di tipo accademico, la riduzione dell’attività editoriale a fredda impresa speculativa”.
Credo che il ritorno in edicola di un magazine cartaceo di libri e letteratura meriti senz’altro di essere celebrato. Tanti in bocca al lupo a Stilos, dunque!

Massimo Maugeri

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AGGIORNAMENTO DEL 10 MARZO 2010: È USCITO IL N. 2 di STILOS

stilos-n-2Il numero di marzo di Stilos, il magazine culturale dedicato alla letteratura e alle arti, è in edicola con due omaggi: un testo inedito di Marcello Fois e una monografia su Leonardo Sciascia.

Stilos propone un testo teatrale di Fois per atto unico dal titolo Stanze. La pièce rappresenta il dramma di due sorelle che si ritrovano in una casa e fanno i conti con il loro passato. In un’intervista, inclusa nel libro, l’autore sardo ne spiega lo spirito surreale e intimistico.

Il supplemento di 32 pagine su Sciascia, il primo dei Quaderni di Stilos, raccoglie testi rari e dispersi nonché cinque lettere inedite a Gaspare Giudice (il biografo di Pirandello) più scritti dei maggiori studiosi di Sciascia, fra cui Claude Ambroise e Massimo Onofri.

La cover story del nuovo numero di Stilos è poi dedicata a tre esordienti under 30: Silvia Avallone con Acciaio (Rizzoli), Valentina Brunettin con I cani vanno avanti (Alet) e Paolo Piccirillo con Zoo col semaforo (Nutrimenti), che, da Nord a Sud, mettono sotto accusa il sistema sociale e la qualità della vita delle città in cui vivono. Completa il servizio sulla nuova scena un’intervista ad Alessandro D’Avenia, autore di Bianca come il latte, rossa come il sangue (Mondadori).

In anteprima anche un brano del prossimo romanzo di Dario Voltolini dal titolo Foravia, in uscita da Feltrinelli a maggio.

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AGGIORNAMENTO DEL 10 APRILE 2010: È USCITO IL N. 3 di STILOS

stilos-n-3Il numero di aprile di Stilos, il mensile dei libri, è in edicola con allegato un inedito di Giancarlo De Cataldo, il celebre autore di Romanzo criminale.

Non so che farmene degli angeli è il titolo del romanzo breve inedito dello scrittore-magistrato di origini tarantine e abbinato a Stilos. Si tratta di un testo scritto nel 2000 a quattro mani con la moglie Tiziana Pomes. «Ispirato da fatti veri, di persone vere», come afferma lo stesso autore in un’intervista al termine del volumetto, il romanzo è costituito da un diario incrociato di due bambini che osservano il mondo enigmatico degli adulti giudicandolo e intervenendo per cambiarlo.

Stilos dedica la cover story di aprile a Georges Minois, storico francese e uno dei massimi esperti in tema di religione. Minois è autore del saggio Il libro maledetto (Rizzoli, 2010) che ricostruisce la secolare vicenda del libro De tribus impostoribus (che tutti conoscono sin dal medioevo ma che nessuno ha mai letto) secondo il quale Mosè, Gesù e Maometto sarebbero stati degli impostori.

All’ambito religioso riportano le altre tre interviste: ad Armando Torno, editorialista del Corriere della Sera, autore de La scommessa; a Sandro Mayer, vicedirettore di Dipiù e direttore di Dipiù Tv e TvMia, autore de La grande storia di Gesù; a Vito Mancuso autore de La vita autentica.

Stilos dedica inoltre un dossier ai libri che sulla mafia sono apparsi in Italia tra il 2009 e il 2010. In un’intervista, Antonio Laudati, magistrato, coautore insieme a Elio Veltri del saggio Mafia pulita, sostiene che «la mafia ha cambiato volto. È quella dei colletti bianchi, del business e delle imprese. È diventata una regola dell’agire civile», afferma Laudati nell’intervista e conclude affermando che «può essere sconfitta solo col contributo di tutti». Vincenzo Ceruso, palermitano, nel suo saggio Il libro che la mafia non ti farebbe mai leggere racconta l’evolversi della nuova mafia.

Stilos è distribuito nelle librerie Feltrinelli e in edicola sempre al prezzo di 4 euro. È facilmente acquistabile sul sito www.stilos.it dove è anche possibile sottoscrivere un abbonamento.

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AGGIORNAMENTO DEL 10 MAGGIO 2010: È USCITO IL N. 4 di STILOS

Giorgio Bocca: “Italiani e cattolici fascisti inconsapevoli”
Su Stilos di maggio un’intervista al giornalista scrittore di Cuneo

stilos-n-4Roma,  maggio 2010. “Gli italiani sono dei fascisti inconsapevoli o fascisticamente tracotanti. Altro che popolo sovrano”. A dirlo è il celebre giornalista e scrittore Giorgio Bocca in un’intervista rilasciata al magazine culturale Stilos, in edicola e nelle librerie Feltrinelli da mercoledì 5 maggio.

Per Giorgio Bocca “il fascismo è nel Dna degli italiani, anche tra i cattolici”. È lo j’accuse che nel suo ultimo libro Annus horribilis (Feltrinelli) Bocca rivolge “non tanto a Berlusconi che ho conosciuto bene sin da quando lavoravo con lui, ma agli italiani”. Infatti secondo il giornalista “per noi italiani la politica, come la religione, come la giustizia, come tutto, significa sopravvivere usando furbizia e volubilità”.

Bocca nell’intervista ricorda poi il suo passato al Guf senza fare politica e la guerra partigiana che definisce “una grande illusione”.

E la cultura? “È terribile la debolezza intellettuale degli italiani. La voce della cultura in questi anni è stata flebile, a meno di considerare cultura la voce di Di Pietro che grida”.

Si segnala, altresì:

  • Un’intervista a Erri De Luca nel sessantesimo compleanno e nel momento di suo massimo successo in Italia
  • Interviste a Emanuele Trevi, Sebastiano Nata, Domenico Starnone, Giorgio Bocca, Gillo Dorfles, Paolo Nori Pieter Aspe, Dan Fante, Preeta Samarasan
  • Una ricerca sul Cenacolo di Leonardo dal quale risulta una nuova anagrafe del genio fiorentino
  • Uno speciale sui nuovi pamphlet
  • Un servizio sulle prime edizioni più ricercate e la classifica secondo le loro quotazioni
  • Le rubriche di Benedetta Centovalli, Arnaldo Colasanti, Andrea Cortellessa, Antonio Debenedetti, Cesare de Seta, Aurelio Grimaldi, Filippo La Porta, Giulio Mozzi, Sergio Pent, Silvio Perrella, Vanni Ronsisvalle

Stilos è distribuito nelle librerie Feltrinelli ed è disponibile in edicola dal 5 maggio al prezzo di 4 euro. È facilmente acquistabile sul sito www.stilos.it dove è anche possibile sottoscrivere un abbonamento.

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AGGIORNAMENTO DELL’8 GIUGNO 2010: È USCITO IL N. 5 di STILOS

cover-stilos-giugno-010Nel numero di giugno di Stilos:
Esclusivo: Roberto Saviano si racconta a Gianpaolo Mazza che è andato a trovarlo nella residenza segreta dove si trova.
«Per me la televisione è fondamentale perché mi ha protetto e mi protegge fisicamente» – e ancora – «il meccanismo di protezione militare lo devo alla mia esposizione mediatica altrimenti, in un paese come l’Italia, sarei ignorato» – dice Saviano – e poi aggiunge: «Non ho la spocchia degli intellettuali di considerare la televisione sterco del demonio».
Gli scrittori più amati, quelli che lo hanno formato, le letture preferite;  e poi gli hobby, la musica, il cinema, Lionel Messi, la personale visione del mondo: dal suo nascondiglio segreto, l’uomo più ricercato dalle mafie parla a un inviato di Stilos di se stesso, un giovane che sta diventando velocemente adulto e che, nelle ristrettezze delle sue condizioni, vive al massimo delle possibilità. Un uomo che ragiona sul suo stato, sulla sua “fortuna”, sugli invidiosi, gli amici e i nemici. E tra i primi figura senz’altro Vincenzo Consolo, che racconta per la prima volta come conobbe Saviano molto tempo prima di Gomorra, e di come finì per “adottarlo”.

In allegato alla rivista: un inedito di Enzo Siciliano.
A quattro anni esatti dalla morte dello scrittore, Stilos lo ricorda pubblicando un suo inedito dal titolo Tournée, gentilmente concesso dalla famiglia Siciliano: l’originale è andato perduto, tuttavia la famiglia ne conservava una fotocopia e Stilos ha provveduto a pubblicare il testo, rimanendo fedele all’autore e rispettando le correzioni indicate a penna sul dattiloscritto. Atto unico con due soli personaggi, una coppia di attori che lavorano poco recitando piccole parti e conducendo una vita di povertà e ristrette che esasperano la loro relazione, è stato scritto nel 1984 e mai pubblicato, ma nello stesso anno fu tuttavia portata in scena in occasione del “Festival del Partito repubblican” di Perugia.

Nella rivista segnaliamo inoltre:
Zanzotto: “La mia poesia” : a Pieve di Soligo, il paesino trevigiano dove vive,  Andrea Zanzotto il massimo poeta italiano vivente, ha ricevuto il nostro Fabio Pedone per parlargli del suo mondo, del suo ultimo libro Conglomerati e della sua poetica.
Francesco Alberoni: “L’amore al tempo dell’equivoco”: è perché immaginare le peripezia si una storia d’amore che alla fine si risolve in un epilogo felice per cui si possa dire che gli innamorati vissero “felici e contenti”? Perché non fare in modo che felici e contenti lo siano sin dal primo momento? Alberoni parla a Stilos delle strategie meno esplorate dei sentimenti
Mario Capanna: Rivoluzione ragionata : un libro per riflettere sul Sessantotto: da rifarsi, dice l’ideologo della contestazione, ma stavolta ragionando, senza più scendere in piazza o alzare barricate.

Stilos, il mensile dei libri, è distribuita in tutte le Librerie Feltrinelli, nelle Librerie della catena “La Nuova Editrice Librerie” in Abruzzo e ad Ascoli Piceno, nelle edicole del Gruppo Edicolè, nonché nelle principali edicole del centro di ogni capoluogo di provincia d’Italia.

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AGGIORNAMENTO DEL MESE DI LUGLIO 2010: È USCITO IL N. 6 di STILOS

stilos-cover-di-luglioIl numero di luglio di Stilos è in edicola e in libreria.

La cover story è dedicata a un’inchiesta sui centocinquanta anni dall’impresa dei mille: prendendo spunto dalla recente pubblicazione del libro “Terroni” del giornalista Pino Aprile, viene raccontato il lato oscuro dell’annessione del Meridione al Piemonte.

Nella rivista:
• una lunga intervista a Nicolai Lilin, che rivela a Stilos il suo punto di vista sulla guerra e sulla letteratura.
• Sebastiano Vasssalli e Giancarlo Carofiglio parlano dei loro ultimi libri.
• Giulio Ferroni critica il panorama culturale ed editoriale italiano e definisce la televisione oggi “cattiva letteratura”.
• Tzvetan Todorov e la lectio magistralis tenuta al Salone del libro di Torino.

Come ogni mese, il numero è arricchito da numerose recensioni e dalle rubriche di Benedetta Centovalli, Arnaldo Colasanti, Andrea Cortellessa, Antonio Debenedetti, Cesare de Vita, Aurelio Grimaldi, Filippo La Porta, Giulio Mozzi, Raffaele Nigro, Sergio Pent, Silvio Perrella, Vanni Ronsisvalle.
La sezione dedicata all’arte propone un’intervista di Andrea Caterini all’artista siciliano Piero Guccione; mentre le pagine dedicati ai fumetti e alla graphic novel curate da Sergio Rotino, presentano tra le altre cose, una recensione al romanzo grafico Groenlandia Manhattan (ispirato a una storia vera) della francese Chloé Cruchaudet.

Stilos è distribuita in tutte le Librerie Feltrinelli, nelle Librerie della catena “La Nuova Editrice Librerie” in Abruzzo e ad Ascoli Piceno, nelle edicole del Gruppo Edicolè, nonché nelle principali edicole del centro di ogni capoluogo di provincia d’Italia.
La rivista è ogni mese in edicola al costo di 4 € ma è possibile sottoscrivere l’abbonamento annuale per riceverla comodamente a casa, con tutti gli allegati e con notevole risparmio economico.

Si segnala anche il nuovo blog dedicato a Stilos.

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AGGIORNAMENTO DEL MESE DI AGOSTO 2010: È USCITO IL N. 7 di STILOS

stilos-6Dopo “Lo stivale di Garibaldi”, un secondo romanzo inedito di Andrea Camilleri, “Il palato assoluto”, metafora del primato della vita comune su quella di successo.
La storia di Caterino Zappalà, che diventa famoso e ricco grazie alla sua dote naturale di garantire la genuinità dei pasti, e dunque di decretare la fortuna o la rovina di un ristorante, e il sogno di avere una vita normale come vorrebbe la sua Annarosa. Un apologo in tono di fiaba e un paradosso sui valori che contano di più.
Ancora sul numero 7 di agosto due servizi di forte attualità: le reazioni in Italia alla morte di Saramago dopo l’attacco dell’Osservatore Romano, e le polemiche di ritorno sull’ultimo Premio Strega.
Sull’opera e la figura del Nobel portoghese, Stilos ha raccolto le opinioni di decine di scrittori e critici, verificando quanto anche in Italia i libri di Saramago dividano le coscienze.
Sul più importante trofeo letterario nazionale, oltre a una panoramica storica sul Premio e le sue particolarità, le interviste a due editori “interessati”: Stefano Mauri del Gruppo Mauri-Spagnol e Raffaello Avanzini di Newton & Compton. Accuse senza risparmio da entrambi: il primo parla di “squilibrio” nella scelte della giuria e il secondo di “giochi sporchi”.
Da segnalare ancora le interviste alla coppia che si cela sotto lo pseudonimo di Lars Kepler, l’ultimo fenomeno scandinavo, a Eugenio Scalfari, Pierluigi Battista, Antonio Calabrò, Stefano Bartezzaghi, Enrico Palandri, Marco Risi e Marco Baliani.
Stilos offre, in esclusiva, due racconti di altrettanti autori di successo: Federico Moccia e Loriano Macchiavelli. L’autore caro alle teen agers racconta di un suo viaggio a Tavolara per incontrare il re dell’isoletta sarda, mentre il pioniere della scuola bolognese del giallo testimonia la vicenda delle mondine del suo paese di cui narra l’epopea.
Inoltre, un appuntamento per gli amanti della letteratura classica: una ricognizione delle opere che negli ultimi tempi si sono occupate di Proust; e dunque un ritorno al genio europeo del primo novecento.
E ancora: recensioni, le rubriche dei maggiori critici e intellettuali italiani e le incursioni nel mondo dell’arte, del cinema, del fumetto e della musica.
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Fonte: comunicato stampa della redazione di Stilos

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È IN EDICOLA E IN LIBRERIA IL N. DI SETTEMBRE di STILOS

stilos-settembreIn questo numero:

Milano non è più la cap­i­tale ital­iana della cul­tura.

Lo dicono a Sti­los scrit­tori come Vin­cenzo Con­solo e Cor­rado Sta­jano, intel­let­tuali come Anto­nio Fran­chini, edi­tor quali Elis­a­betta Sgarbi e Valentina Fortichiari.
Ricorda Con­solo: “Quanti arrivai ebbi modo di fre­quentare Qua­si­modo, Mon­tale, Vit­torini. In quel peri­odo era davvero la cap­i­tale della cul­tura. Per questo decisi di trasferirmi”. Critico Sta­jano: “L’impressione è che gli edi­tori milanesi non abbiano più la pas­sione di un tempo e siano diven­tati dei con­tabili”. Fran­chini non vede molto romanzi ambi­en­tati a Milano: “ Roma, Napoli e il Nord-Est pos­sono vantare una mag­giore pre­senza di scrit­tori. Sono aree prob­lem­atiche. E le aree prob­lem­atiche pro­ducono più arte di quelle di rel­a­tivo benessere”.
Inter­ven­gono in questo spe­ciale ded­i­cato a Milano anche Daria Big­nardi e Piero Colaprico.

Alle­gato omag­gio al numero di set­tem­bre La vera sto­ria del papiro di Artemi­doro di Luciano Can­fora. Dopo mostre, libri, con­vegni e una svari­ata quan­tità di arti­coli di stampa, la decen­nale dis­puta filo­log­ica e arche­o­log­ica circa l’autenticità o meno del papiro si arric­chisce adesso di un nuovo capi­tolo, che nelle inten­zioni dell’autore è quello defin­i­tivo. Ricostru­endo l’intera vicenda, dal suo ritrova­mento in poi, Can­fora, suf­fra­gato anche dalle con­clu­sioni di una super­per­izia fotografica e dalla tes­ti­mo­ni­anza di un fun­zionario di polizia che ha svolto accu­rate indagini, e avval­en­dosi soprat­tutto delle ultime acqui­sizioni cui è per­venuto, apporta nuove argo­men­tazioni alla sua tesi, sec­ondo la quale si tratta di un falso: con­trari­a­mente all’opinione di insigni stu­diosi anche stranieri che ne sosten­gono l’autenticità.

La cover story di questo numero è ded­i­cata a un’inchiesta sugli e-book e al futuro dell’editoria con inter­viste a Bruce Ster­ling, Gino Roncaglia, Giuseppe Granieri ed Ettore Bian­cia­rdi, esperti e intel­let­tuali non tutti con­vinti che per il libro, come oggi lo con­cepi­amo, sia già stato into­nato il de pro­fundis. Il punto sulle ricerche, la situ­azione del mer­cato inter­nazionale e delle librerie, le prospet­tive dell’immediato futuro: la guerra tra e-book e libro è giunta all’ultima battaglia.

Il numero di set­tem­bre con­tiene inoltre inter­viste a Carlo Lucarelli, Gian­carlo De Cataldo, Gad Lerner, Marco Travaglio, Per Olov Enquist, Dmitry Glukhovsky e Luc Ferry.
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È IN EDICOLA E IN LIBRERIA IL NUMERO DI OTTOBRE di STILOS

cover_ottobre_stilosGli intellettuali italiani di fronte alla politica e alla società. Franco Ferrarotti e Mirella Serri discutono della loro condizione oggi. Per Ferrarrotti «ciò che distingue l’intellettuale italiano è la sua ambiguità che deriva dalla sua storia e dalla sua evoluzione». Per la Serri in Italia esiste sì il dissenso ma è frenato «da una forte tradizione di conformismo intellettuale determinato soprattutto dalla televisione lottizzata e dai giornali che non sono indipendenti».
Dopo il pronunciamento di Gheddafi a Roma, ci si chiede se gli autori islamici che pubblicano in Italia non facciano già da anni opera di indottrinamento. Rispondono Tahar Ben Jelloun e Khaled Fuad Allam. «Io ragiono, non voglio convertire nessuno» dice Allam.
Roma oggi. Bella e insipiente? Che ne è stato della dolce vita, del bar Rosati, del caffè Greco? Ne parlano Corrado Augias, Luca Canali, Ascanio Celestini, Roberto Cotroneo, Antonio Debenedetti, Giancarlo De Cataldo, Elido Fazi, Rosetta Loy e Valerio Magrelli.
Un saggio inedito in Italia di Lásló Földenyi, il filosofo ungherese che si interroga sullo stato della cultura oggi in Europa giungendo alla conclusione che è stata sostituita dall’informazione e dal mondo delle immagini.

Un dossier dedicato alla grande letteratura straniera sconosciuta in Italia o dimenticata: otto tra i migliori traduttori italiani parlano di autori e libri assolutamente da tradurre o ritradurre.

In anteprima su questo numero di Stilos: “Il bambino che sognava i cavalli” di Piano Nazio (ed. Sovera) dedicato a una storia che ha inorridito l’opinione pubblica: l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo per mano della mafia con la più terribile delle esecuzioni: lo “scioglimento” nell’acido.
Pino Nazio, giornalista, inviato del programma di Raitre “Chi l’ha visto?”, da cronista di razza, ha ricostruito la vicenda grazie alla testimonianza del padre del bimbo, Santino Di Matteo e conduce il lettore in un mondo, quello di “cosa nostra”, in cui la legge della violenza miete vittime anche tra gli innocenti. Una docu-fiction, quella scritta da Nazio, in cui la realtà non conosce omissioni.

Inoltre:

Viaggio nel mondo dei cantautori italiani. Discutono Giorgio Conte, Eugenio Finardi, Federico Sirianni, Piji Siciliani, Gianmaria Testa e Mirco Menna.

Carlo Lucarelli parla a Stilos del suo brigadiere Leonardi, il personaggio da fumetto che torna dopo quasi vent’anni.

Ida Di Benedetto discute con Aurelio Grimaldi di cinema e attori. “Il più grande di tutti i tempi è Gian Maria Volontè”.

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È IN EDICOLA E IN LIBRERIA IL NUMERO DI NOVEMBRE di STILOS

copertina-stilos_novembreQuanto vale la letteratura oggi? E cos’è la letterarietà? E’ vero che un libro tanto è più letterario e tanto più difficile è piazzarlo sul mercato? Sergio Pent riflette su questi temi giungendo a conclusioni sconfortanti: la letteratura è diventata merce da supermercato e vale nel segno di quanto si è visto nella cerimonia di consegna del Campiello: Bruno Vespa che guarda e ammira la scollatura della Avallone. Ne parlano anche Luperini, Canali, Tesio e Manica, quattro critici di diversissima estrazione.
Le cronache continuano a sciorinare rivelazioni sul cosiddetto “patto” tra mafia e stato. Pochi sanno però che ancor più di Massimo Ciancimino, un ruolo centrale lo ha avuto un mafioso, Luigi Ilardo, che nel 1995 stette per consegnare Provenzano alla giustizia, ma gli apparati più enigmatici dello stato lo fermarono. La sua vicenda è ora raccontata in un libro, Il patto, scritto da Nicola Biondo e Sigfrido Ranucci che Stilos ha intervistato, che costituisce il più aggiornato libro sulla mafia dal Dopoguerra in poi.

Altri apparati, altri intrighi. Sono usciti in concomitanza due libri che riguardano il Vaticano: uno (di Perluigi Nuzzi), Vaticano S.p.A., di indagine interna, sostenuta dall’archivio segreto di un prelato che ha voluto rendere pubblici i retroscena dell’attività dello Ior; l’altro (di Corrado Augias), I segreti del Vaticano, di riscoperta esterna dei tanti fatti e misfatti che dentro il colonnato di San Pietro, sono diventati storia rovente. Stilos ha intervistato entrambi gli autori per fare nuova luce sulla Santa Sede.

Dopo Roma e Milano è la volta di Torino. La vecchia e nobile capitale italiana, oggi una città in formidabile crescita, viene passata a rassegna, nei suoi aspetti prevalentemente culturali, da nove torinesi Doc e di importazione, da Baricco a Barbero. Ne viene fuori l’immagine di una regina colta nel suo massimo fulgore ma incapace di osare e sognare.

Nel numero di novembre interviste a Pietro Citati sul suo Leopardi, a Scurati, Romagnoli, Rankin, Schlesak, Fuentes, Russo, Di Ruscio, Lattanzi, Bianchi, Cibrario, Zanetti.
E ancora le sezioni dedicate ai fumetti (con un’intervista a Joe Sacco), al cinema (con uno speciale su Valerio Zurlini), all’arte (con un’intervista ad Andrea Fogli , un articolo di Massimo Raffaeli su un quadro che ha amato e un altro di Giuseppe Montesano sulla fotografa scandalo Nan Goldin) e alla musica (con un articolo di Toi Bianca sulla presenza della musica nella narrativa di genere oggi).

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È IN EDICOLA E IN LIBRERIA IL NUMERO DI DICEMBRE di STILOS

stilos-dicembreNel numero di dicembre di Stilos Pupi Avati parla con Aurelio Grimaldi di cinema, ma anche di se stesso dicendo che da molti suoi insuccessi ha tratto ragion per film fortunati.
“Non ho mai chiesto fondi ministeriali – ha dichiarato – perché uno che ha fatto quaranta film non può chiedere l’aiuto dello stato ma deve farcela da solo. La libertà la perdo solo se il pubblico non mi segue. Il mio ultimo film, Una sconfinata giovinezza, è andato male. So bene che affrontava un tema doloroso, ma mi aspettavo molto di più, ed è stata per me una profonda sofferenza, una delusione. E ora, progettando il prossimo film, ho dovuto accantonare un progetto a me molto caro perché “troppo difficile”, e dopo questo insuccesso non me lo posso permettere. Nel cinema, come nella vita, la libertà te la devi conquistare da solo”.
Stilos propone anche interviste ad Andrea De Carlo, Alessandro Piperno, Eraldo Affinati, Gianrico Carofiglio, Raffaele Nigro, Sandro Veronesi, Diego De Silva, Bret Easton Ellis, John Burnside e Karl Ove Knausgard.
E inoltre servizi sui poeti italiani under 35, una tavola rotonda su Napoli, un reportage dal paese natale di Saramago, una conversazione tra Tracy Chevalier e Massimo Ortelio, il suo traduttore italiano.
E come sempre ampi servizi, articoli e recensioni di arte, cinema musica, teatro e fumetti.

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È IN EDICOLA E IN LIBRERIA IL NUMERO DI GENNAIO di STILOS

cover-stilos-gennaioNel numero di gennaio la cover story di Vincenzo Ruggiero Perrino è dedicata ai crolli di Pompei, e venti scrittori dicono la loro sullo vergogna della gestione dell’area archeologica.
Sette anni dopo essere stata eletta “capitale europea della cultura”, Mara Pardini chiede a illustri cittadini e estimatori di Genova cosa pensano della città e se quel riconoscimento sia stato davvero un’opportunità di crescita e sviluppo.
Il recente Nobel a Mario Llosa riporta l’attenzione sugli autori latinoamericani e li scopriamo molto cambiati.
Stilos propone anche interviste ad Giancarlo De Cataldo, Enrico Remmert, Amara Lakhous, Riccardo Iacona e Giampaolo Pansa, Brunonia Barry, Gerard Roero di Cortanze, Federico Rampini.
E come sempre ampi servizi, articoli e recensioni di arte, cinema musica, teatro e fumetti.

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LA RAGAZZA DI VIA MAQUEDA. Incontro con Dacia Maraini http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/11/la-ragazza-di-via-maqueda-incontro-con-dacia-maraini/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/11/la-ragazza-di-via-maqueda-incontro-con-dacia-maraini/#comments Mon, 11 Jan 2010 15:58:13 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1530 Dacia Maraini torna a essere ospite di Letteratitudine (avevamo già avuto modo di incontrarla qui e qui).
L’occasione ce la fornisce la recente uscita di questa sua nuova opera letteraria: “La ragazza di via Maqueda” (Rizzoli, pp. 270, € 18,50).
Si tratta di una raccolta di racconti (alcuni già pubblicati su riviste e giornali, altri inediti) che compone una sorta di geografia dell’anima dell’autrice. Ci sono gli anni dell’adolescenza, qui. E quelli dei grandi incontri (Pasolini, la Callas, ovviamente Alberto Moravia). Ma è anche un libro che, mescolando la pura fiction con racconti della memoria, abbraccia i “luoghi per eccellenza” di Dacia Maraini: la Sicilia, Roma, l’Abruzzo.
Fornirò ulteriori informazioni nel corso della discussione.
Per il momento vorrei concentrarmi sul bel racconto che dà il titolo al volume (La ragazza di via Maqueda, appunto)… un racconto lungo ambientato a Palermo, una storia di denuncia che stigmatizza una sorta di doppio abuso, trattando due temi forti, duri: quello dello smaltimento illegale di sostanze radioattive e quello della prostituzione minorile. Il protagonista del racconto è un ingegnere palermitano, indicato con le sole iniziali: D.B.
Pur essendo un uomo onesto – e un buon padre di famiglia – finisce con il rivelarsi come un inetto, un debole. Per certi è una vittima del sistema. Una di quelle vittime, però, che non avendo la forza e il coraggio di ribellarsi finiscono, loro malgrado, per diventare parti del sistema stesso. Ingranaggi. Anelli della catena.
L’uomo si trova costretto ad apporre la propria firma su un foglio che – di fatto – (come avrà poi modo di scoprire) consente alla ditta per cui lavora di procedere allo smaltimento illegale (e occulto) di materiale radioattivo. L’ingegnere, all’inizio, tenta una timida protesta… che non sortisce alcun effetto. Poi si trova a vivere un conflitto che potrebbe sintetizzarsi nella seguente domanda: decidere di denunciare l’illecito (rischiando di perdere il posto di lavoro), oppure non reagire (ché in fondo lui stesso non è altro che una vittima)?
Mi fermo qui…
Sulla scorta di quanto accenato, provo a porre un paio di domande per favorire una discussione parallela a quella incentrata sul libro.

- La letteratura, oggi, ha ancora la forza e la capacità di denunciare, di stimolare le coscienze?

- Si diceva che il protagonista del primo racconto, in fondo, è un buon padre di famiglia a cui viene a mancare la forza e il coraggio di reagire a certe situazioni (anche se poi sfoga la propria frustrazione in maniera ulteriormente vergognosa e disdicevole)…
Oggi, il rischio di ritrovarsi (proprio malgrado) nello scomodo ruolo di “eroi” per perseguire il proprio “ordinario” senso di responsabilità… è più alto o più basso rispetto al passato?

Vi invito a intervenire e a porre domande a Dacia Maraini che parteciperà al dibattito.

Massimo Maugeri

Qui potete ascoltare l’intervista che Dacia ha rilasciato a Fahrenheit

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LETTERATITUDINE DIVENTA LIBRO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/10/24/letteratitudine-diventa-libro/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/10/24/letteratitudine-diventa-libro/#comments Fri, 24 Oct 2008 15:10:31 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/10/24/letteratitudine-diventa-libro/ Vi avevo mai parlato della possibilità di fare di Letteratitudine… un libro?
Sì?
Bene! Ci siamo. Questa “possibilità” troverà concreto riscontro agli inizi di dicembre grazie all’ottima casa editrice Azimut, che darà alla luce “Letteratitudine, il libro – vol. I”.
Sarà un volume che racchiuderà i dibattiti più interessanti che abbiamo condotto insieme nell’ambito di questo biennio, impostati in maniera nuova (e con piccoli brani inediti)… il tutto incorniciato con il supporto di una voce narrante “particolare”.

Vi dico la verità. Non è che di questo progetto ne sappia tantissimo. Per esempio, l’esistenza di questa voce narrante “particolare” mi lascia – come dire – un po’ perplesso.
Tanto per cominciare… da dove viene fuori ?
Vi faccio leggere l’incipit del libro:

Mettiamola così. Io esisto perché devo esistere, e non perché lo devo a qualcuno. Considero questa premessa essenziale e la espongo a scanso di equivoci. Se qualcuno ci resterà male mi dispiace… ma nemmeno tanto, per la verità. Mi riferisco in particolare all’uomo con la camicia celeste.

Ecco, non è che il senso di quest’incipit mi sia molto chiaro…
Che vuol dire “io esisto perché devo esistere”? Chi è che “esiste perché deve esistere”?
Cosa significa “se qualcuno ci resterà male mi dispiace”?
E quel riferimento a… l’uomo con la camicia celeste?
No, no. Qui c’è qualcosa che non mi convince.

Comunque… il libro si farà e ci sarete anche voi con i vostri commenti/interventi (opportunamente selezionati e – in qualche caso – accorciati per esigenze editoriali).
State tranquilli, non saranno inseriti e pubblicati commenti dai quali poter desumere dati “sensibili” ai fini della tutela della privacy. Tuttavia, chi non desiderasse comparire attraverso il proprio nome o nick name all’interno del suddetto libro, è pregato di farmene pervenire disdetta alla mail che conoscete ( letteratitudine at gmail.com) entro e non oltre la data del 29 ottobre 2008.
Insomma, ci siete dentro anche voi.

Ve l’aspettavate?
Cosa ne pensate?

Un’altra cosa…
Ho dato ad Azimut carta bianca per quanto concerne la realizzazione della copertina, e la bravissima Adriana Merola si è divertita a giocare un po’ con la mia immagine.
Così vi propongo, di seguito, le immagini di tre possibili copertine.
Qual è quella che vi piace di più (la prima, la seconda, o la terza)?
Dite la vostra, anche se la scelta finale spetterà comunque ad Azimut.

Dimenticavo… sia i diritti d’autore che i proventi dell’editore saranno interamente devoluti in beneficienza.

Io esisto perché devo esistere, e non perché lo devo a qualcuno.

Ma che vuol dire?
Mah!
Massimo Maugeri

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