LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » luigi bernardi http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 CI LASCIA LUIGI BERNARDI http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/10/16/ci-lascia-luigi-bernardi/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/10/16/ci-lascia-luigi-bernardi/#comments Wed, 16 Oct 2013 15:54:27 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=5533 Ho appreso la notizia da questo comunicato della casa editrice Perdisa. Lo ricopio di seguito…

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Ozzano Emilia, 16 ottobre 2013

Questa mattina lo scrittore, drammaturgo e fondatore della casa editrice Perdisa PopLuigi Bernardi, è scomparso.

Riportiamo qui di seguito la dichiarazione dell’editore in ricordo dell’amico Luigi.

Alberto Perdisa, con tutto lo staff della casa editrice, ricorda Luigi Bernardi, fondatore di Perdisa Pop, di cui ha diretto le collane per lungo tempo.
La scomparsa del grande scrittore e intellettuale, sempre avanti di un passo nell’intuire nuove tendenze e forme letterarie, costituisce una grave perdita per tutta la cultura nazionale.
L’augurio è che, finalmente, la sua grandezza venga riconosciuta da tutti.
Ciao Luigi.

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La notizia mi ha scosso tanto. Sono molto addolorato. Mi sentivo legato a Luigi Bernardi. Devo a lui la pubblicazione della mia raccolta di racconti “Viaggio all’alba del millennio” (Perdisa Pop).

Tra qualche giorno, con la collaborazione degli amici di Luigi, mi piacerebbe organizzare qualcosa per ricordarlo… anche qui, su questo blog.
Per il momento (con lo spazio commenti chiuso) mi limito a proporre la puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm” del 4 febbraio 2010, in cui ebbi il piacere e l’onore di ospitare Luigi per discutere sulla sua raccolta di racconti “Niente da capire” (Perdisa Pop, 2011). In quell’occasione discutemmo sulla differenza tra “giallo” e “noir”… e sulle “direzioni” prese dalla letteratura italiana di oggi…

PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCA SUL PULSANTE

Ciao, Luigi!

Massimo Maugeri

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LA MARSIGLIA DI JEAN-CLAUDE IZZO, incontro con Stefania Nardini http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/16/la-marsiglia-di-jean-claude-izzo/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/04/16/la-marsiglia-di-jean-claude-izzo/#comments Fri, 16 Apr 2010 21:35:17 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1932 Dieci anni fa – il 26 gennaio del 2000 – moriva Jean-Claude Izzo: noto scrittore e sceneggiatore francese.
Parlare di Izzo equivale – per certi versi – a parlare di Marsiglia, la sua città natale (dove vide la luce il 20 giugno 1945).

Ed è questo l’obiettivo della discussione che vi propongo: aprire una finestra su uno scrittore e sulla sua città (tutto il contrario di una città per turisti, perché la sua bellezza non si fotografa, si condivide). Lo spunto ce lo offre la nuova opera di Stefania Nardini, intitolata ”Jean Claude Izzo. Storia di un marsigliese” ed edita da Perdisa Pop nell’ambito della nuova collana diretta da Luigi Bernardi: Rumore Bianco.

Avremo senz’altro modo di discutere della trilogia che ha come protagonista il più noto personaggio letterario creato da Izzo: Fabio Montale (Casino totale, Chourmo, Solea); ma anche dei romanzi Marinai Perduti e Il sole dei morenti. “Cinque libri” – leggiamo nella scheda del saggio della Nardini – “che hanno conquistato migliaia di lettori in Francia e in molti paesi europei. Solo cinque libri perché Jean-Claude Izzo a 55 anni se ne è andato, lasciando un segno, non solo nella città a lui cara, Marsiglia, ma in tutti coloro che nei suoi testi hanno ritrovato sensazioni, emozioni, verità“.

Per narrare di Izzo, l’autrice di questo saggio ha trascorso un po’ di tempo a Marsiglia. Ecco cosa scrive nella nota finale al libro: “Andai a Marsiglia. Dovevo restarci due settimane. Ci sono rimasta quattro anni“. Ed è così che Marsiglia è diventata una delle “città elettive” di Stefania Nardini (l’altra è Napoli).

Alcune domande per favorire la discussione…

Conoscete Jean-Claude Izzo? Avete mai letto qualcosa di suo?

Qual è l’eredità principale che ha lasciato Izzo?

Che tipo di contributo ha dato, nell’ambito della narrativa europea e mondiale, la trilogia marsigliese che ha per protagonista Fabio Montale?

Avete mai avuto modo di visitare Marsiglia? Che ricordo ne conservate?

E quale città (diversa da quella dove siete nati) eleggereste a vostra “città elettiva”? E per quale ragione?

Vorrei approfittarne anche per invitare Luigi Bernardi a raccontarci del progetto editoriale Perdisa Pop (e delle varie collane che dirige).

Di seguito, la recensione firmata da Gordiano Lupi e l’articolo che Sandra Petrignani ha pubblicato sul quotidiano L’Unità.

Massimo Maugeri

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“JEAN CLAUDE IZZO. Storia di un marsigliese” di Stefania Nardini
Perdisapop – pp. 180 – Euro 14

recensione di Gordiano Lupi

Parte alla grande la nuova collana Rumore bianco diretta da Luigi Bernardi, ispirata al capolavoro di Don DeLillo e intenzionata a cercare uno squarcio di luce nel quotidiano. La grafica è a dir poco perfetta: libri agili, maneggevoli, belli da guardare, da sfogliare e da collezionare. Badate bene: non è un spot, non li so fare, è soltanto la prima cosa che viene in mente appena tocchiamo un volume. Caratteri di stampa ben leggibili, illustrazioni di Ivana Stoyanova che fanno respirare il testo, copertina – vivace ed elegante – che incoraggia l’acquisto. Un bel prodotto editoriale, non c’è che dire.
Il testo vibrante e partecipe di Stefania Nardini su Izzo e il suo rapporto con Marsiglia non poteva costituire miglior scelta per inaugurare la collana. A ogni pagina apprezziamo il legame intenso tra la scrittrice e la città francese, così come la narrativa di Izzo è inscindibile dalla realtà cittadina e non è possibile conoscere la sua opera se non si affondano le radici nel territorio dove ha vissuto. Stefania Nardini traduce molte poesie di Izzo e le utilizza per raccontare uno scrittore noto come autore della trilogia noir che vede protagonista l’ispettore Fabio Montale. Ci descrive un uomo nato in una città di frontiera, figlio di emigranti, immerso in una realtà meticcia e cosmopolita, ci fa capire che è impossibile raccontare Jean-Claude Izzo senza parlare di Marsiglia, una città consacrata dal mito, nata dall’incontro di un marinaio della Focide con la principessa ligure Gipsy, un’invenzione partorita da quell’incontro. Si vede che la Nardini ha amato Izzo, perché racconta la sua vita con passione e trasporto, narra di amori infelici, di solitudine estrema, del coraggio con cui è riuscito ad affrontare un male terribile. Il libro narra la passione politica di Izzo, il suo essere comunista e libertario, pacifista e sempre schierato dalla parte della povera gente, a fianco degli umili. Dove c’è rivolta c’è rabbia. Dove c’è rabbia c’è vita…, Izzo lo sa bene, si lascia travolgere dal maggio francese, dalla temperie sessantottina, dai movimenti di protesta e riesce a essere comunista, pure se il PCF – come il PCI – non vede di buon occhio chi passa tropo tempo sui libri. Alla lunga non potrà che arrivare la crisi tra Izzo e il partito, perché la sua intelligenza non può accettare verticismo e stalinismo. Resta un uomo libero, di sinistra, legato a ideali di libertà e democrazia, che fa il giornalista, un mestiere che considera umano e importante, perché ci si devono sporcare le mani con la realtà. Scrive una pièce teatrale su Angela Davis, ambasciatrice di un grido di dolore che veniva dalla terra della libertà, per mettere in primo piano il dramma dei neri e il problema razzista. Scrivere è il mio mestiere/ solitario con te morte solitaria nell’ignoto delle parole… scrive il poeta mentre vive la sua Marsiglia, ebbra di una povertà ancestrale, tutto il contrario di una città per turisti, perché la sua bellezza non si fotografa, si condivide. Per Izzo è importante l’atmosfera della città di confine, così come sono decisivi gli abitanti, individui portatori di sogni e cultura. La sua trilogia noir è il culmine di una grande opera che porta nei libri un intero mondo, una città con i suoi odori, il cibo, i profumi intensi, gli aromi che provengono dall’infanzia e i personaggi presi dal quotidiano. Sono cresciuto in mezzo all’odore del basilico come tutti i bambini del Sud… morirà in mezzo agli odori di un porto, malato di cancro ai polmoni, dopo una lunga lotta, scrivendo e soffrendo, perché scrivere era il suo mestiere.
Brava Stefania Nardini che ci fai capire cosa significa essere un vero scrittore. Izzo e Marsiglia: un binomio indissolubile che l’autrice comprende fino in fondo, perché si nota con chiarezza che anche tra lei e la città francese è nato un legame indissolubile.

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Jean-Claude Izzo e Marsiglia: misteri, allegria, disperazione
di Sandra Petrignani

Parigi non sarebbe quello che è se Simenon non l’avesse descritta come ha fatto nei suoi Maigret. Marsiglia, almeno la Marsiglia contemporanea, deve molto a uno scrittore dalla velocissima parabola e dalla scrittura ferma ed essenziale dei nostri giorni, oserei dire dei nostri giorni noir, Jean-Claude Izzo. Figlio di un nabo, un immigrato napoletano, mentre la madre era di famiglia spagnola, Izzo era dunque un rital, marsigliese figlio di immigrati, soprattutto era figlio del Panier, «il quartiere che spunta sulla collina e domina il porto, considerato un covo di ribelli… Un groviglio di vicoli in cui s’intrecciano storie, codici, misteri, allegria, disperazione». Così descrive la Marsiglia del 1945, data di nascita di Izzo, Stefania Nardini, giornalista culturale che viene dalla cronaca e che ha già fatto incursioni nel romanzo ( Matrioska e Gli scheletri di via Duomo, editi da Pironti). Jean-Claude Izzo. Storia di un marsigliese racconta un uomo e una città (quasi una doppia biografia) ed è in libreria il 7 di aprile, edito da Perdisa. Cinquantacinque anni – Izzo è morto nel 2000 per un cancro ai polmoni – pieni di storie, di amori, di ribellioni. Lo ricordo magrissimo e attraente a un convegno di scrittori in Provenza, già molto malato. Ricordo che mi colpì la sua serietà, un rigore che attraversava le sue parole, ma anche il suo modo di muoversi, di camminare. E ricordo l’aura che lo circondava, dovunque andasse era subito raggiunto da amici e fan, soprattutto giovani. Ora lo ritrovo nel racconto di Stefania Nardini con la sua parte d’ombra, di senso di colpa, di irresolutezza: un’umanità contorta e appassionata solo in parte riversata nel suo personaggio più famoso, il poliziotto Fabio Montale, protagonista della trilogia Casino totale, Chourmo, Solea (editi da e/o). Lo ritrovo giovane e innamorato della futura madre dell’unico figlio, Sébastien, che inizia con lei un percorso politico rigoroso, mentre scrive poesie non d’amore, ma sempre impegnate. Ha il mito di Rimbaud e nell’andare a Gibuti e ad Harar, a visitare la casa del poeta, scopre una realtà ancor più sconvolgente di quella miserabile degli operai e disoccupati di Marsiglia: la povertà totale, i lebbrosari. Sceglie una professione al servizio degli sfortunati, il giornalismo di denuncia. Politica, pacifismo, poesia. «E la poesia è nella strada come un senzatetto» dice un suo verso che potrebbe essere il suo manifesto. «Marsiglia non è una città per turisti». «Marsiglia, una verità alla luce del sole…». È sempre questa città a fare da sottofondo, a parte una parentesi parigina, alla sua narrativa come alla sua vita. Ma la narrativa arriva tardi e per caso. Un giorno pubblica un racconto di una ventina di pagine, Marseille, pour finir, su una rivista. Lo notano alla Gallimard e gli chiedono di farne un romanzo. Sarà Casino totale. Un inaspettato successo, l’inizio di una carriera di narratore (molto più interessante del poeta che credeva di essere) che non aveva programmato. Era il 1995. Aveva cinquant’anni: non era più iscritto al partito da tanto tempo, aveva macinato amori soffrendo della sua incapacità a essere fedele, lui così fedele ai suoi ideali, alla sua città. Cominciava una nuova avventura che lo avrebbe imposto anche fuori di Francia. Ma aveva poco tempo, pochissimo. Solo cinque anni per confermare un talento, che gli fu ampiamente riconosciuto da lettori e critica e che rimbalzò nelle trasposizioni cinematografiche e televisive. Nei suoi romanzi ritorna la sua esperienza personale, il suo impegno politico. Riflette in Solea: «L’attività criminale è strettamente associata, per l’opinione pubblica, al crollo dell’ordine pubblico. Vengono evidenziati i misfatti della piccola delinquenza, mentre il ruolo politico ed economico e l’influenza delle organizzazioni criminali internazionali restano invisibili». L’ultimo romanzo, Il sole dei morenti, parla di un clochard, un uomo che insieme all’amore ha perso tutto. Al funerale fu accompagnato dalla musica che preferiva, Aznavour, Ferré, Miles Davis. E «le sue ceneri furono gettate in mare», conclude Nardini. Il mare da cui era arrivato a Marsiglia suo padre, senza altra dote che la forza delle braccia.

7 aprile 2010
pubblicato sul quotidiano L’Unità (pag. 40) nella sezione “Culture”

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FEMMINA DE LUXE di Elisabetta Bucciarelli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/02/09/femmina-de-luxe-di-elisabetta-bucciarelli/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/02/09/femmina-de-luxe-di-elisabetta-bucciarelli/#comments Mon, 09 Feb 2009 22:27:53 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/02/09/femmina-de-luxe-di-elisabetta-bucciarelli/ Sul fatto che l’ispettore Maria Dolores Vergani fosse un personaggio seriale non avevamo alcun dubbio. Ci fornisce, tuttavia, ulteriore conferma l’uscita del nuovo romanzo di Elisabetta Bucciarelli con protagonista l’ispettrice di polizia più famosa d’Italia: dopo Happy hour e Dalla parte del torto il terzo capitolo della saga Vergani raggiunge le librerie sulle vele letterarie di PerdisaPop (e all’interno della collana Babele Suite diretta da Luigi Bernardi). Il titolo è: Femmina De Luxe (trovate approfondimenti qui). L’ambientazione ci fa riscoprire una Milano avvolta nel futile mito dell’opulenza e dell’apparire a tutti i costi. C’è un cadavere su cui indagare, e un pazzo che compie atti vandalici in serie imbrattando di sterco le cabine telefoniche. E ci sono personaggi femminili che escono dalla penna della Bucciarelli per offrirci un panorama inquietante, ma reale (o quantomeno realistico). Quello di una società che mira all’esteriore, all’edonismo, al perseguimento di modelli estetici esasperati, alla creazione di femmine de luxe (leggiamo nella nota: donne che vogliono essere perfette come oggetti da esibire, femmine di lusso per uomini tormentati dall’idolo della perfezione estetica).
Un romanzo breve, una storia guizzante narrata con scrittura sincopata e asciutta.
Avevo definito Elisabetta Bucciarelli come la regina del noir milanese. Credo che questo nuovo libro le potrà garantire la conservazione del titolo.

Vi invito a discutere di questo romanzo insieme all’autrice. Ci aiuterà a moderare il dibattito Mariano Sabatini, che ha intervistato la Bucciarelli per “Affari italiani” (potete leggere l’intervista di seguito).

Ne approfitto, inoltre, per porvi alcune delle mie solite domande…

Ritenete che, nell’ultimo decennio, ci sia stato un incremento o un decremento dell’ossessione alla ricerca della perfezione estetica?
Al di là dei luoghi comuni… ritenete che questa sorta di ossessione sia più forte nel Nord o nel Sud del paese?
È più a carico delle metropoli o delle periferie?
E perché?

Ne discutiamo insieme all’autrice di questo libro.

Massimo Maugeri

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L’intervista di Mariano Sabatini

Il ritorno di Maria Dolores Vergani, una vecchia conoscenza per gli estimatori dei romanzi della milanese Elisabetta Bucciarelli (nella foto). Questa figura di detective-psicologa, protagonista di “Femmina de luxe” (120 pp., 9 euro, Perdisa editore) nasce intorno a due pensieri. Il primo: le ragioni di un atto delittuoso sono molto più interessanti del colpevole da assicurare alla giustizia. Il secondo: l’indagine poliziesca altro non è che un modo per indagare su di sé. “Così Maria Dolores Vergani – spiega l’autrice – attraversa le scene del crimine come farebbe un’analista durante una seduta di psicoterapia. Considerando tutti i protagonisti, la vittima, i testimoni, l’assassino e se stessa personaggi dello stesso psicodramma”. Non è un detective fisso e immutabile, ma cambia e si modifica anche grazie alle consapevolezze che acquisisce durante il suo lavoro, rafforzandosi e prendendo coscienza, sbloccando emozioni sepolte e affrontando le sue paure peggiori.

Anche lei, che è una psicologa, come il medico Duca Lamberti di Scerbanenco, è stata sospesa dall’albo professionale. Caso o coincidenza studiata?
Sono un’estimatrice di Giorgio Scerbanenco e sicuramente l’omaggio è a lui. Ma devo confessare che non è stato affatto studiato. Sono molto distratta e ho una memoria selettiva, che ricorda solo quando è obbligata. Credo però abbia lavorato molto il mio inconscio. Anche se, a partire dal secondo libro, Maria Dolores Vergani viene del tutto riammessa all’albo degli psicologi. Ora è lei a scegliere di fare l’ispettore di polizia ma non sono sicura che abbia voglia di farlo per sempre.

“Femmina de luxe” è affollatissimo di figure strambe, che inquietano e che contribuiscono coralmente a dare un ritratto di una Milano che va mutando faccia. La preoccupano le trasformazioni della sua città?
No, ho solo cercato di raccontare alcune persone che mi è capitato di incontrare, enfatizzandone qualche tratto. Sono le persone “diverse” che mi interessano di più, colpiscono la mia fantasia e stimolano la curiosità. E mi fanno pensare. Se mai a preoccuparmi davvero è l’omologazione verso il basso. Stereotipi e macchiette di una presunta borghesia o di un proletariato antico. C’è molto meglio e molto peggio. Milano non è una città banale, ritrarla così sarebbe offensivo.

Stavolta l’ispettrice Vergani ha poco da indagare, deve solo constatare la solitudine di una donna che viene lasciata morire nel disinteresse generale.
Indagare sull’indifferenza credo sia la più difficile sfida che un poliziotto può lanciare a se stesso. Perché l’indifferenza è una malattia assai diffusa, molto contagiosa e si innesta sul terreno della stupidità. Tutti sembrano innocenti ma in realtà i danni provocati spesso vanno ben oltre un semplice omicidio. In “Femmina De Luxe” l’ispettore Vergani indaga sul corpo di due donne. Cerca di capire perché si sforzino in continuazione di aderire a un modello, perché non si sentano mai all’altezza. Le guarda muoversi tra gli eccessi del cibo e la ricerca di amore. Non può aiutarle a salvarsi, ma prova a indicare i colpevoli a noi che seguiamo la storia.

La rincorsa delle donne alla perfezione dell’immagine e del fisico, pensa sia da imputare agli uomini?
Non necessariamente una donna si trasforma per piacere a un uomo. Spesso è un’immagine di sé presunta e irraggiungibile che la ossessiona. Sia essa legata all’aspetto fisico che, sempre più spesso, al ruolo sociale. Ciò su cui siamo meno esercitate è vivere il momento per quello che è. Senza rincorrere nulla. Senza proiezioni future di successo, miglioramento, riuscita, potere. Semplicemente quell’istante. Olga, che non risponde a nessun canone di bellezza stereotipata, ci prova, ma si scontra con chi ormai non riconosce più il candore e non è in grado di dare valore a nulla se non al denaro e al potere.

Per chi scrive gialli oggi è più facile arrivare al grande pubblico dei lettori?
Dipende dalle storie. Ci sono storie gialle che vengono definite così solo perché hanno un morto e un poliziotto. Ma sono molto lontane dal “genere”. Altre che sono camuffate da giallo ma sono rosa, una forma di Liala, con il ritmo del giallo. Quindi forse si può dire che è possibile avere una chance in più di essere pubblicati, ma poi al grande pubblico si arriva per strade complicatissime e non sempre così chiare da comprendere.

Rincontreremo presto la Vergani?
Spero di sì. E’ quasi pronta la quarta indagine. Non so ancora quale sarà la casa editrice. Mi auguro solo di incontrare un altro editor come Luigi Bernardi, editor di PerdisaPop e responsabile dell’uscita di “Femmina de luxe”. Ne ho in mente una in particolare, proprio una donna, con cui mi piacerebbe moltissimo lavorare.
 http://www.affaritaliani.it/culturaspett…

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