LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » marco valerio http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 DIBATTITO SU LETTERATURA E MUSICA http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/25/letteratura-musica/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/25/letteratura-musica/#comments Fri, 25 Jun 2010 21:52:21 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2270 imageQuesto post si è trasformato, nel tempo, in uno spazio permanente dedicato al dibattito sul rapporto tra letteratura e musica.
Si discuterà periodicamente su alcuni libri che rientrano nella tematica, coinvolgendo – laddove possibile – i rispettivi autori.
Ringrazio lo scrittore Claudio Morandini (consiglio la lettura di questa intervista sul blog “La poesia e lo spirito”), che mi darà una mano ad animare e moderare la discussione.
Massimo Maugeri
(11 ottobre 2010)

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POST ORIGINARIO DEL 25 GIUGNO 2010

letteratura-e-musicaVorrei avviare un nuovo e (spero) interessante dibattito su un tema particolare: il rapporto tra letteratura e musica…

Un rapporto che – a mio avviso – ha origini antichissime: basti pensare alla “musicalità” dei versi poetici o di certi testi narrativi (perché anche un romanzo deve “suonare” nella testa del lettore). Ma non mi riferisco solo a questo.
Mi piacerebbe poter prendere in considerazione, per poi analizzarli, i romanzi che si sono occupati di musica (e viceversa)… che hanno fatto vivere la musica all’interno delle loro pagine.

Di conseguenza, mi pongo (e vi pongo) alcune domande…

Che cosa hanno in comune letteratura e musica?
In cosa si differenziano nettamente?

In quali occasioni la musica è “entrata” nella letteratura (con particolare riferimento alla narrativa)?
Quali titoli di romanzi vi vengono in mente?

E in quali occasioni, viceversa, la musica ha “rappresentato” la letteratura?

Quale romanzo eleggereste come il più rappresentativo del rapporto tra musica e letteratura?

Per partecipare alla discussione inviterò alcuni autori che hanno scritto, di recente, romanzi che in un modo o nell’altro hanno a che fare con la musica.

Primi ospiti di questo forum (che spero possa diventare “permanente”) sono: Marta Morazzoni, Claudio Morandini e Achille Maccapani. Discuteremo dei loro nuovi libri e degli argomenti proposti.
Di seguito, le schede sui suddetti libri… e il contributo di Nicolò Carnimeo sul romanzo della Morazzoni.
Claudio Morandini mi darà una mano ad animare il post.

Mi raccomando… aspetto i vostri contributi.

Massimo Maugeri

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Il più recente romanzo di Marta Morazzoni si intitola “La nota segreta“, ed è pubblicato da Longanesi.
Questa, la trama del libro….

Nel monastero di Santa Radegonda, nella Milano del 1736, vive una ragazza dallo straordinario talento musicale. Il suo nome è Paola Pietra, una giovane contessa in clausura per imposizione della sua illustre famiglia. La voce di contralto, scura e potente, è la sua unica ragione di vita; ma la passione per la musica rappresenta una minaccia per la badessa del convento. Oltre la grata, nel corso delle messe cantate, un diplomatico inglese in missione presso l’arciduca d’Austria nota la sua voce e non la dimentica. Nasce così, da una suggestione del canto, da profumi e immagini rubate, l’amore proibito fra la novizia e Sir John Breval, a cui farà seguito la fuga dal convento sino a Venezia e da lì il viaggio della ragazza per nave in un mare pieno di insidie… Romanzo d’amore, romanzo d’avventura, romanzo di rivendicazione femminile, La nota segreta è un fiume narrativo in piena, che scorre fra intrighi e colpi di scena; al centro, un personaggio femminile straordinariamente consapevole e attuale, nel quale l’autrice si confronta e si riflette in un continuo, sorprendente gioco di specchi.

Recensione/ intervista a “La nota segreta” di Marta Morazzoni (Longanesi)
di Nicolò Carnimeo

Una voce unica, inconfondibile, negli acuti dello Stabat Mater lancia un messaggio disperato attraverso le fitte grate del convento di clausura di Santa Redegonda nella Milano del 1736. Colei che canta non conosce a chi sono destinati i suoi sentimenti, eppure nel profondo dell’animo sa che qualcuno è pronto ad accoglierli. Il modo in cui sboccia l’amore tra Paola Pietra monaca di clausura e il nobile inglese John Breval ne “La nota segreta” (Longanesi 2010) di Marta Morazzoni, ha del miracoloso, ma la magia è che ci si crede davvero, come se nell’amore vi sia una componente di predestinazione, più forte di qualunque condizione avversa. Ancor più straordinario è che in ognuno di noi, nascosta sotto coltri di cinismo, c’è ancora la consapevolezza che ciò possa essere reale. La fascinazione del racconto ci ha spinto ad incontrare l’autrice.

Paola Pietra è realmente esistita, come si è imbattuta in questo personaggio? Cosa ha trovato straordinario nel suo carattere?
Ho conosciuto Paola Pietra leggendo il romanzo di Rovani, ma è stato per così dire ritardato l’approccio all’idea di raccontarne la storia. Per molto tempo non me ne sono curata, fin quando il soggetto mi è sembrato di colpo come già formato e scritto, pur scegliendo di modificare e inventare tanti particolari e dettagli e addirittura cose sostanziali, altre dalla storia vera di Paola Pietra. La mia non voleva essere una biografia e non ho condotto studi particolari su questo soggetto. È stato solo il la di un’invenzione.

Quale è il suo rapporto e cosa rappresentano per lei la musica e il canto? Nel romanzo si nota non solo una spiccata sensibilità, ma una conoscenza profonda…
Il mio rapporto con la musica è molto tenace e fa parte della mia storia da quando ero piccola. Del resto lavoro sempre ascoltando musica e per conto mio avrei davvero amato molto saper cantare; quindi nella passione e nella vocalità di Paola e della sua maestra ho messo molto delle mie tensioni e emozioni, della mia idea di voce come strumento dell’anima ma anche del corpo.

Quanto di vero c’è nella storia narrata? Può descrivere come nell’immaginazione di un autore riesce a generarsi un sentimento così particolare capace d’essere portato solo dalle note oltre le grate di un convento?
Di vero nella storia narrata c’è la fuga di Paola e il matrimonio con l’inglese che si è innamorato di lei, nella realtà in altro modo rispetto alla mia invenzione, come è vero e documentato lo scioglimento dei voto da parte della Penitenzieria di Roma. A me è piaciuto inventare una storia che partisse da una sensualità e sensibilità così marcata attraverso aspetti di solito poco considerati, la voce di lei, l’olfatto, il tatto, cose apparentemente minori su cui si costruisce una storia di intensa profondità. Non so se credibili e meno e non mi preoccupo della credibilità dell’incontro che ho immaginato. Sono per altro convinta che certe storie e certe passioni nascano nei modi più inattesi e sfuggano alla razionalità. Paola Pietra mi ha dato il destro di costruire un’ipotesi così apparentemente assurda, ma segnata da una tensione che nasce per entrambi dal loro corpo prima che dalla loro mente.

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claudio-morandini-rapsodiaIl più recente romanzo di Claudio Morandini si intitola “Rapsodia su un solo tema. Colloqui con Rafail Dvoinikov” ed è edito da Manni.
Questa, la trama del libro…

Nel 1996 Ethan Prescott, giovane compositore di Philadelphia, si reca più volte in Russia a incontrare l’anziano collega Rafail Dvoinikov, per una lunga intervista che è anche l’omaggio di un discepolo nei confronti di un maestro quasi dimenticato. Il titolo del progetto, Rapsodia su un solo tema, rimanda a una delle partiture più emblematiche di Dvoinikov.
Il vecchio rievoca infanzia e giovinezza, incontri, amori, umiliazioni, con la libertà e il disincanto di chi finalmente non deve più rendere conto a nessuno. La sua musica e le sue parole dimostrano che si può rimanere liberi, come artisti e come uomini, anche sottostando alle direttive di un potere oppressivo.
Schiudendosi come una matrioska, questo romanzo combina tentativi di saggio, pagine di conversazioni e di diario, verbali di interrogatori, trascrizioni da un pamphlet settecentesco, per raccontare di musicisti che parlano di altri musicisti che raccontano di altri musicisti che immaginano la vita di altri musicisti ancora.
In sottofondo, la Storia, spesso dolorosa ed enigmatica, del Novecento.

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Bacchetta in levareIl più recente romanzo di Achille Maccapani si intitola Bacchetta in levare (edito da Marco Valerio).
Segue un breve scheda del libro…

Un direttore d’orchestra di fama internazionale, sconvolto da una lacerante crisi personale decide improvvisamente di smettere con la carriera artistica.

Con una serie di colpi di scena che condurranno ad esiti imprevedibili, sarà invece il ritorno sul podio a svelargli la verità che ad ogni costo cercava di rimuovere dalla propria vita. E a riconciliarsi col mondo che lo circonda.

Un romanzo che ci introduce dietro le quinte del mondo della musica sinfonica.

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AGGIORNAMENTO DEL 30 GIUGNO 2010
A proposito del rapporto tra letteratura e musica pop/rock, l’ufficio stampa della Fanucci mi ha segnalato il nuovo libro di Francesco Marchetti (già autore di saggi su Lucio Battisti). Si tratta di un romanzo, intitolato “Perdonami“, i cui protagonisti sono (musicalmente parlando) agli antipodi: Carlo è un giovane rockettaro (amante dei Deep Purple, degli AC/DC e dei Led Zeppelin); Marta, invece, stravede per Tiziano Ferro.
Di seguito, la scheda del libro. Invito Francesco Marchetti a partecipare alla discussione e a parlarci del suo romanzo.
Massimo Maugeri

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“Perdonami” di Francesco Marchetti (Fanucci, 2010)

Carlo è un giovane rockettaro, tutto Deep Purple e AC/DC, quello che si autodefinisce “un fan postgenerazionale dei Led Zeppelin”. Ma un giorno incontra Marta, ventitré anni, che ascolta solo Tiziano Ferro e che di musica non sembra affatto un’esperta, e proprio lui, che non pensava di poter ascoltare la musica “commerciale”, pur di conquistare il suo cuore si finge un estimatore del cantante. Con l’aiuto del suo migliore amico comincia a studiare la vita, le canzoni e ogni curiosità reperibile su Tiziano Ferro, e poco a poco fa breccia nel cuore di Marta. E mentre conosce meglio questa ragazza dal fisico perfetto e con una grande passione per lo sport, scopre che dietro l’apparenza c’è qualcosa di più: una storia personale tormentata dalla bulimia e dal difficile rapporto con una madre irraggiungibile e troppo bella. Nel cercare di capire Marta, Carlo finisce per spingersi troppo in là; e per riconquistarla potrà affidarsi solo alla musica che lei ama così tanto… perché “Un rockettaro che ascolta Tiziano Ferro è la fine del mondo”.

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AGGIORNAMENTO DEL 14 ottobre 2010

la-musica-e-il-mio-radar-nuzzoloAggiorniamo lo spazio inserendo notizie sul nuovo libro curato da Massimiliano Nuzzolo: “La musica è il mio radar“.
Tra fiction e realtà, diciannove autori famosi e meno famosi, giovani e meno giovani, scrivono di se stessi per rendere omaggio alla musica. Ne emerge un incredibile e variegato universo sonoro, a volte quasi impercettibile, pacifico e di sottofondo, altre volte dirompente e rumoroso, altre ancora divertente, spiazzante, ma sempre lì, a meno di un passo da noi, ben presente come un abbraccio, come un singolare compagno di viaggio dell’esistenza.
Dai dischi in vinile al mitico Walkman degli anni Ottanta, dalla musica come riscatto sociale e mezzo di comunicazione all’attuale processo di globalizzazione sonora e di saturazione del mercato, da Battisti, De Gregori e Tenco a Kurt Cobain e Bob Dylan, ricordi di infanzia, di tempi e luoghi lontani si mescolano in narrazioni oniriche e romantiche tra zarzuela e rock’n’roll.
Diciannove racconti che parlano di musica e di vita e di come la prima sia importante per la seconda, perché capace di legare imprescindibilmente a sé i momenti più indimenticabili dell’esistenza di ogni essere umano.
IVANO BARIANI – RICHARD BLANDFORD – FEDERICA DE PAOLIS – MARCO DI MARCO – RENZO DI RENZO – ELISA GENGHINI – TEO LORINI – ANDREA MALABAILA – IGNACIO MARTÍNEZ DE PISÓN – FEDERICO MOCCIA – RAUL MONTANARI – GIANLUCA MOROZZI – GIULIO MOZZI – PAOLO NORI – MASSIMILIANO NUZZOLO – TOMMASO PINCIO – MARCO ROSSARI – UGO SETTE – MAREK VAN DER JAGT

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ELENCO DI AUTORI E LIBRI CITATI NEL CORSO DEL DIBATTITO

Ho pensato che potrebbe essere utile inserire, in coda al post, un elenco aggiornato dei titoli citati nel corso della discussione. A ogni titolo corrisponde un link. Cliccandoci sopra si aprirà una pagina sul libro in questione.
Ringrazio Claudio Morandini che ha predisposto, dietro mia richiesta, l’elenco che segue.
Massimo Maugeri

  • Roberto Russi, “Letteratura e musica” (Carocci, 2005)
  • Thomas Bernhard, “Il soccombente”, Adelphi
  • Luciano Berio,“Lezioni americane” (Einaudi), e “Intervista sulla musica” (Einaudi)
  • Alex Ross “Il resto è rumore” (Bompiani)
  • Colloqui di Stravinskij con Robert Craft, Einaudi, poi Adelphi , le “Cronache della mia vita
  • Tiziano Scarpa “Stabat mater” Einaudi
  • Cristò “Come pescare, cucinare e suonare la trota” (ed. Florestano)
  • Minervini “Incanto classico” (Stilo)
  • Paolina Leopardi “Mozart” Il Notes Magico
  • Guido Conterio (”Città caffè”, “Fosca Bis”, entrambi Mobydick
  • Jean Echenoz “Ravel. Un romanzo”, Adelphi
  • Hélène Grimaud, “Variazioni selvagge” e “Lezioni private” , Bollati Boringhieri
  • Hella Haasse “La pianista e i lupi”, Iperborea
  • Patrizia Bisi “Daimon”, Einaudi
  • Thomas Mann, “Doctor Faustus”, Mondadori
  • Patrizia Rinaldi, “Piano Forte”, Sinnos
  • Bonnefoy “L’alleanza tra la poesia e la musica”, Archinto
  • Cortázar, “ Clone” in “Tanto amore per Glenda”, Guanda
  • Francis Scott Fizgerald, “Il Grande Gatsby
  • Matteo Di Giulio “Quello che brucia non ritorna”, Agenzia X
  • Toni Morrison, “Jazz”, Frassinelli
  • Paolo Maurensig “Canone inverso”, Mondadori
  • Nick Hornby “Alta fedeltà”, “Un ragazzo”, “Tutta un’altra musica”, Guanda
  • Murakami “Norwegian Wood. Tokio Blues”, Einaudi
  • Baricco, ”Novecento” e ”Le mucche del Wisconsin”, Feltrinelli
  • Andrea De Carlo, “Arcodamore”, Bompiani
  • Cecilia Chailly, “Era dell’amore”, Bompiani 1998
  • Renzo Rosso, “La dura Spina”, ISBN
  • Norma Stramucci, Paola Ciarlantini, “Il cielo leggero” Azimut 2008
  • Thomas Mann “Doctor Faustus”, Lev Tolstoi “La sonata a Kreutzer”
  • Thomas Bernhardt, “Il soccombente”, “Perturbamento”, “Ja”, Adelphi
  • Enzo Siciliano “Carta per musica” ,Oscar Mondadori
  • Enzo Siciliano ”I bei momenti”, Mondadori
  • Paola Baratto “Solo pioggia e jazz” e “Saluti dall’esilio”, Manni
  • AA VV “Mina, una forza incantatrice”, Euresis, 1998
  • R. Murray Schafer “Il paesaggio sonoro”, Unicopli/Ricordi 1985
  • Hans Werner Henze “Canti di viaggio”, Il Saggiatore 2005
  • Evan Eisenberg “L’angelo del fonografo”, Instar 1997
  • AA VV “Il silenzio” (a cura di Fabrizio Filiberti), Interlinea
  • AA VV “Dylan revisited – Racconti su Mr. Tambourine”, Manni 2008
  • Davide Sparti, “Suoni inauditi” e “L’ identità incompiuta. Paradossi dell’improvvisazione
  • Guido Michelone, “Mi ricordo il jazz. Guida bibliografica per “sfogliare” la musica
  • afroamericana”, Marcos y Marcos
  • Dino Buzzati, “Il musicista invidioso”, “La notizia”, “Paura alla Scala”, in “Sessanta
  • racconti”, e i libretti “Ferrovia soprelevata” – sic – e “Procedura penale” nei Meridiani Mondadori
  • Dino Buzzati, “Solitudini”, ne “Le notti difficili”, Oscar Mondadori 1971
  • Katò Havas “La paura del pubblico, Cause e rimedi – con particolare riferimento ai violinisti
  • Dino Buzzati, “Un amore”, Mondadori
  • Franco Marcoaldi “Sconcerto”, Bompiani 2010
  • Paola Capriolo “Il pianista muto”, Bompiani 2009
  • Giovanni Iudica “Il principe dei musici”, Sellerio, 2008
  • Giorgio Vigolo “Diabolus in musica – Prose ed elzeviri musicali”, Zandonai 2008.
  • Gert Jonke “La morte di Anton Webern”, Meridiano Zero
  • Antonio Pizzuto “Sinfonia 1923” Mesogea 2005.
  • Antonio Pizzuto “Sinfonia 1927”, Lavieri 2010
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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/25/letteratura-musica/feed/ 944
RECENSIONI INCROCIATE n. 11: Paolo Cacciolati, Achille Maccapani http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/05/04/recensioni-incrociate-n-11-paolo-cacciolati-achille-maccapani/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/05/04/recensioni-incrociate-n-11-paolo-cacciolati-achille-maccapani/#comments Mon, 03 May 2010 22:03:04 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2025 Nuova puntata delle “recensioni incrociate” di Letteratitudine. Gli scrittori/ospiti coinvolti sono: Paolo Cacciolati e Achille Maccapani.

I libri oggetto delle recensioni sono: “Digestione del personale” di Paolo Cacciolati (Tea) e “Confessioni di un evirato cantore” di Achille Maccapani (Frilli).

Il romanzo di Maccapani è ambientato nella Venezia del 1791: il protagonista della storia è Luigi Marchesi, primo sopranista del Teatro alla Scala: un cantore… evirato.

Il romanzo di Cacciolati ha per protagonista Mirco Michichi: il consulente aziendale perfetto, quello che ha le conoscenze e gli agganci giusti, quello che ti fa avere i fondi per i corsi di formazione, quello che usa tutte le paroline magiche (missione vision, competitorse challenge).

Cosa accomuna i due libri, a prima vista così profondamente diversi?

Intanto la presenza di un omicidio, in entrambe le storie.
Ma non solo…

Vi riporto due “passaggi” delle recensioni incrociate.

Cacciolati sul romanzo di Maccapani, scrive: “La narrazione ha un ritmo veloce, attacca con Luigi Marchesi che nel pieno di un incontro amoroso deve fuggire dai sicari e commette un omicidio. Poi il risveglio notturno e la consapevolezza dell’amaro che gli ha lasciato quel sogno: una vita trascorsa a rincorrere obiettivi fatui. Così matura la decisione di parlare con Padre Francesco, un giovane prete di campagna ai confini tra il Naviglio e l’Adda. Instaurerà con lui un fitto dialogo, attraverso vari incontri. E’ lo stratagemma che permette al protagonista, e a noi con lui, di ripercorrere tutte le tappe della sua vita a dir poco movimentata”.

Maccapani sul libro di Cacciolati, scrive: “Ciò che emerge da tutto il romanzo è una visione tremendamente cruda, realistica, quasi rispondente ad un’esperienza vissuta fino alle viscere dall’autore, dove tutti i personaggi, con le loro piccole e grandi meschinità, rivelano dentro di sé una profonda solitudine e una desolazione senza limiti, nonostante l’immagine di facciata, il modo lavorativo di presentarsi sempre perfetto, l’autocontrollo sempre pronto, la forza d’animo che non viene mai meno, nonostante tutti i brainstorming, i tagli e i licenziamenti in arrivo, dipendenti in teoria sulle teorie di valutazione formativa, ma in realtà suggeriti dal commenda di turno”.

Ecco, allora, un altro possibile “tratto” in comune… entrambi i protagonisti, a un certo punto, si ritrovano davanti a se stessi. E quando l’uomo si mette davanti a se stesso emerge – spesso – il disagio, la necessità di ritrovare il senso dell’esistenza,  il dover fare i conti con i buchi neri delle proprie contraddizioni… il bisogno di “confessarsi”.

Leggendo le recensioni di Achille e Paolo, e pensando ai protagonisti dei loro libri, mi sono venute in mente le seguenti domande rispetto alla condizione umana…

Quali sono le differenze fondamentali tra un uomo che ha vissuto alla fine del 1700 e un uomo che vive agli albori del terzo millennio? (Mi riferisco a uomini vissuti, comunque, nell’Occidente).

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’uomo che vive in quegli anni, rispetto ai vantaggi e svantaggi dell’ uomo di oggi?

L’esigenza di affermarsi a tutti costi, di sopravvivere a sé e al mondo, è davvero cresciuta – oggi – rispetto ad allora? E fino a che punto?

E quella di ritrovare se stessi, il senso delle cose e della propria esistenza… fino a che punto è cambiata?

E poi, naturalmente, avremo modo di discutere in generale dei due libri approfittando della presenza degli autori.

E ora, le due recensioni incrociate…

Massimo Maugeri

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Confessioni di un evirato cantore, di Achille Maccapani
Fratelli Frilli editore – 2009 – euro 15,90

recensione di Paolo Cacciolati

Confessioni di un evirato cantorePotrei titolare questo pezzo le cose che dovete sapere per scrivere un romanzo storico. Io è da una vita che vorrei scrivere un romanzo storico, ma mi hanno sempre bloccato mille dubbi. Come parlano le persone vissute qualche secolo fa? Che razza di dialoghi metto loro in bocca? Che pensieri vomerano i loro prati mentali? E, naturalmente, come fanno l’amore? Queste sono solo alcune tra le domande più stupide che mi vengono in mente.
Leggendo Confessioni di un evirato cantore, di Achille Maccapani, non ho trovato esattamente le risposte che mi aspettavo, ma ci sono andato vicino. E poi mi sono ricordato di quella frasetta che al liceo buttava lì il prof di greco, leggendoci Archiloco. L’uomo è sempre lo stesso, e così i suoi pensieri.
Più che un romanzo storico, definirei Confessioni di un evirato cantore un romanzo in costume, dove il lettore si immerge nei costumi di quella che è stata l’ultima epoca di sfarzo nobiliare, il periodo tra fine settecento e inizio ottocento, a cavallo tra rivoluzione e restaurazione, prima che lo tsunami storico della borghesia spazzasse via quel mondo fatto di alte (o basse) corti.
Così, per dirla con Marino Magliani che scrive la quarta di copertina (e per soddisfare uno dei miei balenghi quesiti di cui sopra), impariamo come un evirato potesse condurre al delirio -non solo dei sensi- le damazze dell’alta società, tra nastri e cuscini, parrucchini e concerti. E non solo. Impariamo come ci si sfidava a duello, gli intrighi di corte, l’ammissione a una loggia massonica, come si vestivano le ragazze negli strusci milanesi di inizio ottocento e cento altri dettagli che tratteggiano l’epoca meglio di un manuale di storia.
Ma sto volutamente trascurando il vero protagonista di questo libro. No, non è Luigi Marchesi, il nostro evirato cantore, primo sopranista del Teatro alla Scala, che ci prende per mano a seguire le sue avventure tra successi e pericoli in una società divisa tra la dominazione austriaca e la cometa napoleonica. Il Marchesi ha solo funzione di psicopompo nel condurci al vero protagonista della storia, ovvero a quello che potrebbe essere l’ospite dominante, tra le passioni del nostro Achille Maccapani. La scrittura? chiedete voi. Nooo, perlomeno non solo, rispondo io. La storia? Proverà a dire qualcun altro. Certo, dico io, nel nostro autore è evidente la cura per il dettaglio storico, il gusto per la riproduzione fedele della società dell’epoca. Ma non è neppure questa, secondo me, la sua vera passione.
I più perspicaci tra voi avranno sicuramente capito quale sia la più grande passione di Achille Maccapani, che emerge inesorabile in questo libro, prima in modo sommesso, come pisciatine fatte di nascosto all’ombra di un portone, poi in modo sempre più prepotente. Chi non ha ancora capito ovviamente non deve far altro che leggere il romanzo.
La narrazione ha un ritmo veloce, attacca con Luigi Marchesi che nel pieno di un incontro amoroso deve fuggire dai sicari e commette un omicidio. Poi il risveglio notturno e la consapevolezza dell’amaro che gli ha lasciato quel sogno: una vita trascorsa a rincorrere obiettivi fatui. Così matura la decisione di parlare con Padre Francesco, un giovane prete di campagna ai confini tra il Naviglio e l’Adda. Instaurerà con lui un fitto dialogo, attraverso vari incontri. E’ lo stratagemma che permette al protagonista, e a noi con lui, di ripercorrere tutte le tappe della sua vita a dir poco movimentata.
Foscolo, Mozart, Paganini, sono solo alcuni dei personaggi che il nostro incontrerà lungo il suo cammino. Non dico dove condurrà questo cammino, per non togliere al lettore il gusto della sorpresa, ma certo il percorso risulta leggiadro a seguirsi, lieve come una delle piume adornanti i cappellini delle nobildonne che si accompagnano al nostro evirato cantore.

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Digestione del personale, di Paolo Cacciolati
Tea – 2009 – euro 12

recensione di Achille Maccapani

Digestione del personaleUn meccanismo infernale a orologeria, che acchiappa il lettore con una virulenza tremenda e non lo molla più fino all’ultima pagina. La scelta strutturale, compiuta da Paolo Cacciolati con il suo romanzo d’esordio Digestione del personale, di far partire il tutto dalla fine, o meglio da un potenziale finale, senza svelare le ragioni del perché il protagonista, il formatore di risorse umane Mirco Michichi, si trovi in quella strana condizione.
Il meccanismo dei flashback incrociati scandisce quindi il ritmo di una trama narrativa moderna, vicina al mondo odierno, fatto di zone industriali, gestione esasperata dei bilanci aziendali col solo obiettivo di giungere al tanto agognato attivo, ricorrendo il più possibile ai tagli, ma non solo, anche a tutti gli espedienti più o meno legali che possano esistere. Lo scenario disegnato da Cacciolati, quello dell’hinterland torinese, è quello di una provincia metropolitana che non si differenzia affatto rispetto a quella milanese, in preda ad una frenesia e ad una tensione più che lavorativa, psicologica e in preda a dinamiche sempre più legate ad uno stato di isterismo ansioso, tipico dei nostri tempi, nel quale non si riesce a percepire i segni di una speranza rivolta al futuro, ma dove tutti lottano contro tutti e chi, come Michichi, si trova ad operare come freelance, resiste solo per merito degli agganci con l’ufficio pubblico che gli permette di avere una corsia preferenziale per i fondi statali o regionali per la formazione nelle imprese.
Ma ciò che emerge da tutto il romanzo è una visione tremendamente cruda, realistica, quasi rispondente ad un’esperienza vissuta fino alle viscere dall’autore, dove tutti i personaggi, con le loro piccole e grandi meschinità, rivelano dentro di sé una profonda solitudine e una desolazione senza limiti, nonostante l’immagine di facciata, il modo lavorativo di presentarsi sempre perfetto, l’autocontrollo sempre pronto, la forza d’animo che non viene mai meno, nonostante tutti i brainstorming, i tagli e i licenziamenti in arrivo, dipendenti in teoria sulle teorie di valutazione formativa, ma in realtà suggeriti dal commenda di turno.
Attraverso questo romanzo, emerge quindi un quadro profondamente diverso dalla mitologia dell’universo urbano torinese. Chissà per quale motivo, nel corso degli anni, abituato a conoscere le problematiche dell’hinterland milanese fino ai primi anni ’90, mi ero fatto una strana idea della vita lavorativa torinese: tutti uniti e compatti, fedeli all’azienda, zero mondanità, grigiore totale in città, al massimo il tifo per la Juve, e vacanze nei centri Fiat. Mi aveva molto colpito, invece, qualche anno fa un saggio di Bruno Babando, nel quale si analizzava la profonda trasformazione del sistema economico torinese, per giungere ad una teoria coraggiosa e dura: quella di considerare l’area del torinese come l’allargamento forzato della provincia di Milano. Una tesi, questa, che indirettamente è confermata dal romanzo di Paolo Cacciolati, che ci svela una realtà urbana e industriale sconosciuta, profondamente trasformata, sintomo di una pesante alienazione psicologica dei vari personaggi, dove alla fine il rischio serio, di fronte al fatto di continuare ad opporre, in reazione ai piccoli e grandi soprusi, l’arma della diplomazia e dell’autocontrollo, sia quello di abbattere di colpo l’argine, e trovarsi a compiere gesti folli, violenti, inaspettati, ma che in realtà rappresentano il frutto di una lunga serie di tensioni che si sono accumulate, a mano a mano, in silenzio, e sono tuttavia pronte ad esplodere in tutta la loro virulenza e scatenamento.
Ecco, quello che più mi ha colpito nel romanzo di Cacciolati è il modo in cui descrive tutte queste tensioni, sembra di averle vicine a noi queste situazioni, queste tensioni, pare di vivere gli episodi e gli sviluppi che si dipanano all’interno degli uffici della Elektracar, forse perché l’utilizzo delle tecniche cinematografiche recenti (penso a Pulp Fiction di Quentin Tarantino, in primo luogo, ma anche al John Woo di Face Off) o comunque più vicine al background personale dell’autore si fanno sentire in modo vistoso, al punto da farci sentire dentro l’azione, e con una progressione narrativa incandescente, tale da renderci consapevoli di come questo mondo urbano contemporaneo stia diventando sempre più alienante, più insostenibile, più inaccettabile, e non sia forse il caso di dire basta una volta per tutte, cambiare vita, cercare una soluzione diversa e più compatibile per il resto dei nostri giorni, visto che i lussi del consumismo non rappresentano certo la panacea per dare risposta alle nostre domande.
Forse l’unica carenza che si potrebbe cercare di trovare in questo incandescente romanzo dai toni thrilling, ma che illustra con forte evidenza, e meglio di uno dei tanti saggi sociologici editi da Franco Angeli o Cortina, lo stato della nostra società del Nord Italia di questi ultimi anni, l’assenza di un germe, anche il più piccolo, della speranza.
Ma, a ripensarci bene, non è affatto detto che sia l’autore a dover cercare e provare a suggerire al lettore le soluzioni, specie se – come nel caso di questo romanzo – l’io narrante è proprio il protagonista principale, Mirco Michichi, alle prese con un esito infernale, con la logica conseguenza di questa highway to hell percorsa senza un briciolo di pentimento, e che si trova, consapevolmente o meno, a trovarsi di fronte ad una battuta d’arresto destinata, probabilmente, ad essere suggellata dall’ennesimo articolo di cronaca nelle pagine locali de La Stampa, magari a poca distanza dalle notizie di una provincia torinese, che, passo dopo passo, si sta scoprendo sempre più meneghina, e dove alla fine i comuni dell’hinterland che circondano Torino non hanno, ormai, più nulla di diverso rispetto a quelli della cerchia metropolitana milanese, e si ritrovano unificati dalla grande serie di centri commerciali che, con il loro fattore aggregativo sempre più incombente, hanno praticamente cancellato l’identità di tante piccole comunità locali, trasformatesi in veri e propri dormitori al servizio delle grandi città.
Tematiche, queste, che emergono profondamente nel romanzo di Paolo Cacciolati, e che suscitano profonde riflessioni sull’Italia di oggi, con una lucidità e un’amarezza che ben difficilmente, forse a causa della contingenza delle news, della frenesia del sistema giornalistico attuale, si riesce a percepire dall’informazione italiana dei nostri giorni, ma che emergono in modo più stringente e vero, proprio grazie alla narrativa contemporanea: esempi come Digestione del personale ce lo confermano, appunto, in modo ulteriore.

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Extrapost

Bacchetta in levareIn coda al dibattito, esaurita la discussione sui due libri oggetto delle recensioni incrociate, avremo modo di approfondire la conoscenza del nuovo romanzo di Achille Maccapani: Bacchetta in levare (edito da Marco Valerio).

Segue un breve scheda del libro.

Un direttore d’orchestra di fama internazionale, sconvolto da una lacerante crisi personale decide improvvisamente di smettere con la carriera artistica. Con una serie di colpi di scena che condurranno ad esiti imprevedibili, sarà invece il ritorno sul podio a svelargli la verità che ad ogni costo cercava di rimuovere dalla propria vita. E a riconciliarsi col mondo che lo circonda. Un romanzo che ci introduce dietro le quinte del mondo della musica sinfonica.

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