LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 CETTI CURFINO di Massimo Maugeri (La nave di Teseo) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/05/09/cetti-curfino-di-massimo-maugeri-la-nave-di-teseo/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/05/09/cetti-curfino-di-massimo-maugeri-la-nave-di-teseo/#comments Wed, 09 May 2018 15:13:21 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7782

Cetti Curfino (Cover)Care amiche e cari amici di Letteratitudine,

desidero condividere con voi la notizia dell’uscita del mio nuovo romanzo edito da La nave di Teseo e intitolato “Cetti Curfino“.

Con molti di voi ho già avuto modo di interagire su Facebook (e vi ringrazio per il vostro commovente affetto).

Qui di seguito troverete: un mio articolo (pubblicato sulla pagina cultura del quotidiano “La Sicilia”) in cui racconto la genesi del romanzo, una sintetica rassegna stampa (in corso di aggiornamento), la scheda del libro e il booktrailer (con la splendida interpretazione di Carmelinda Gentile nei panni di Cetti Curfino).

Comincia una nuova avventura letteraria, cari amici.

Grazie di cuore per il vostro sostegno!

Massimo Maugeri

(p.s. per un po’ di tempo lascerò questo post in evidenza)

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CETTI CURFINO: racconto di un romanzo

Massimo Maugeri racconta – sulle pagine de “La Sicilia” – come è nato il suo nuovo romanzo intitolato “Cetti Curfino”, in uscita il 10 maggio per La nave di Teseo

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di Massimo Maugeri

Ricordo benissimo il momento in cui la voce di questo personaggio giunse alle mie orecchie per la prima volta. Accadde qualche anno fa, ancor prima del 2011: anno in cui il racconto “Ratpus”, dove appare per l’appunto Cetti Curfino, venne pubblicato nella raccolta “Viaggio all’alba del millennio” edita da Perdisa. Ogni storia nasce a modo suo e non sempre è facile risalirne alle origini; ma in questo caso andò proprio così: prima di ogni altra cosa giunse la voce, poi il resto. E la voce era quella di una donna che pronunciava questa frase: «Intanto per incominciare è meglio che chiariamo un punto».

Si trattava di una donna arrabbiata, disperata. Provai a visualizzarla e l’immagine che mi apparve fu quella di una bella e problematica quarantenne con le mani aggrappate alle sbarre della cella di una prigione: occhi chiari, capelli castani, corpo sinuoso. Dal tono della voce sapevo che questa donna era tutt’altro che istruita. Doveva provenire da un quartiere degradato e dunque parlava in maniera sgrammaticata. A parte questo, non sapevo null’altro di lei. Di conseguenza cominciai a pormi delle domande. Per quale motivo era finita in carcere? Qual era il punto che voleva chiarire? E a chi si stava rivolgendo? Iniziai a scrivere buttando giù quella prima frase. Il resto venne da sé. Per prima cosa capii che questa donna aveva bisogno di raccontare la sua storia, di essere compresa. Così pensai che stesse scrivendo una lettera indirizzata al commissario di polizia che l’aveva arrestata (una lettera strampalata e, inevitabilmente, sgrammaticata). Mi misi in ascolto e la lasciai parlare. A mano a mano che lei parlava venni a conoscenza degli elementi fondamentali della storia e di come la sua vita si fosse trasformata in un vero e proprio inferno (perché, come dice Cetti, c’è l’inferno dei morti e quello dei vivi. Quest’ultimo è peggiore, perché i morti non hanno la necessità di «riempirsi la pancia»). E di come fosse giunta a commettere – sebbene in maniera non preventivata – un crimine che non può comunque essere giustificato. Ma c’è sempre (si spera) la possibilità di una redenzione.

Il racconto rimase custodito all’interno di “Viaggio all’alba del millennio” fino a che, circa tre anni dopo, non fui contattato dal regista Manuel Giliberti. Manuel aveva letto “Ratpus” ed era rimasto molto colpito. Mi disse che quel testo era perfetto per una trasposizione teatrale in forma di monologo in atto unico. Aveva già in mente l’attrice adatta a impersonare Cetti Curfino: Carmelinda Gentile. Fino a quel momento non avevo mai incontrato Carmelinda, ma la conoscevo anche grazie all’interpretazione del ruolo di Beba nell’ambito del “Commissario Montalbano” televisivo. Espressi a Manuel il mio entusiasmo e il progetto partì.

La prima, per la regia dello stesso Giliberti, ebbe luogo a Messina nel novembre 2015. Lo spettacolo beneficiò di successo e avrebbe travalicato i confini nazionali (nel 2016 sarebbe andato in scena persino ad Amsterdam), ma fu lì, a Messina, che capii che Carmelinda Gentile era l’interprete ideale di Cetti Curfino. Carmelinda non recitava. Carmelinda viveva Cetti. Carmelinda era Cetti. Posso affermare che il germe di questo libro nacque proprio mentre la protagonista finiva di raccontare la sua storia e si spegnevano le luci di quel primo spettacolo. È stato in quel momento che, con un’emozione mozzafiato, mi sono chiesto: e ora che ne sarà di lei? Quella domanda si ripropose ogni volta che ebbi modo di assistere alle successive rappresentazioni. Insomma, il personaggio (che ormai aveva le sembianze di Carmelinda Gentile) prese a bussare con insistenza alla mia porta (per dirla con Dacia Maraini).

Alla fine mi arresi e buttai giù l’incipit di questo romanzo: «Appena la vide, pensò due cose. La prima: il suo era uno di quegli sguardi capaci di bloccare il respiro. La seconda: la sua bellezza era dotata di un incanto ferale».

A chi apparteneva questa nuova voce? Chi era che, entrando in carcere, e incontrando per la prima volta Cetti, aveva pensato quelle due cose? Ai margini della mia immaginazione si materializzò questo giovane: simpatico, ma un po’ impacciato. Mi dissi che doveva essere un giovane giornalista spiantato che desiderava raccontare la storia della Curfino in un libro. Uno dei tanti che collaborano “quasi gratis” con un quotidiano locale online. Immaginai che vivesse con un’anziana zia, affettuosa ma asfissiante, un po’ fissata con le faccende domestiche. Insomma: sullo schermo della mia mente prendeva sempre più corpo una specie di Peter Parker italiano (anzi, siciliano), che viveva con una specie di zia May (anche lei sicula), ma senza avere i superpoteri di Spiderman. Gli dissi: ti chiamerai Andrea Coriano. Il giovane spiantato si strinse nelle spalle e annuì. È così che è nato “Cetti Curfino”: un romanzo strutturato sull’alternanza delle voci di questi due personaggi – Cetti e Andrea – che cercano nella scrittura una personale forma di riscatto.

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Per le conoscere le date della presentazione del romanzo e gli eventi in corso clicca qui

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RASSEGNA STAMPA

Romanzo finalista alla 32esima edizione 2018-2019 del Premio Letterario Chianti

Su “Il Sole 24Ore” – Domenica (recensione di Filippo La Porta)
[I due personaggi principali, il Cronista trentenne – esitante, eterno adolescente “adottato” da zia Miriam – e la Detenuta quarantenne – di una “bellezza selvaggia” che toglie il respiro, cosi determinata che infine scriverà lei il proprio libro! – sono disegnati con accuratezza (se qualcuno ne ricavasse una flction TV diventerebbero più banali: solo la parola può evocare tutte le sfumature che sfuggono alla piattezza dell’immagine). Ma la invenzione principale di Maugeri è la lingua che impresta a Cetti, un mezzo dialetto, un italiano sgraziato però educato a un ordine logico]

su “Tuttolibri”- “La Stampa” (recensione di Amedeo La Mattina)
[Cetti, dotata di «una bellezza ferale», di quelle che toglie il fiato, sceglie la strada che la porta in una cella. Massimo Maugeri ci conduce dentro questa prigione, ci fa entrare nella testa di una donna che concentra l’umiliazione e la disperazione di milioni di donne alla ricerca della propria dignità.]

su “Fahrenheit – Radio 3″ (Libro del giorno di Fahrenheit – con Loredana Lipperini)
[Cetti Curfino è una donna prorompente, con labbra carnose e occhi che rivelano abissi. Andrea ha letto la sua storia sui quotidiani: una donna semplice, un marito che muore mentre lavora in nero, un figlio da sistemare, e una lenta discesa nelle viscere di una società che sa essere molto crudele]. – per ascoltare la puntata clicca qui

Su Rai1 – La partecipazione di Massimo Maugeri al programma “Mille e un libro” di Gigi Marzullo
[clicca sul libro per vedere il video]

su “L’Espresso” (Freschi di stampa di Sabina Minardi)
[Un linguaggio che sa affrontare con credibilità registri diversi, incluso quello imperfetto e sincero della detenuta siciliana]

su “La Lettura – Il Corriere della Sera”
[Romanzo di formazione di Cetti e, nello stesso tempo di Andrea, il giornalista che ne vuole raccontare la storia, Cetti Curfino è (anche) un inno al potere salvifico della scrittura.]

su “la Repubblica.it” (recensione e intervista di Silvana Mazzocchi)
[La realtà raccontata in forma di fiction, storie credibili che scavano nei problemi sociali del nostro tempo. (...) Una storia nella storia confezionata da Massimo Maugeri con abilità, talento e passione.]

su “Il Mattino” (recensione di Francesco Durante)
[Maugeri confeziona una storia semplice, insieme disperata e lieve, algida e sensuale, con un esito a sorpresa. La sua protagonista s’impone a cagione di una personalità veramente speciale, e fin dal primo momento merita la più cordiale solidarietà del lettore.]

su “Robinson – la Repubblica” (recensione di @CasaLettori)
[Cetti Curfino (La nave di Teseo) è “vittima invisibile di una società intenta a crogiolarsi tra le proprie miserie”. (...) La morte del marito, l’odio del figlio, la precarietà del quotidiano e un gesto di ribellione che pagherà caro. Sentiamo sulla pelle la disperazione di chi non ha scelta, ricattata da una povertà che non fa sconti. Guerriera orgogliosa non si lascia distruggere dall’esperienza carceraria].

su “Avvenire” (recensione di Bianca Garavelli)
[Romanzo originalissimo di doppia formazione, Cetti Curfino ci svela le brutture di una società che non ha rispetto per i suoi ultimi, donne o uomini che siano, confermandoci un Maugeri ottimo narratore dopo la già convincente prova di Trinacria Park.]

su “la Repubblica – Palermo” (recensione di Gianni Bonina)
[È il suo urlo così contemporaneo che, chiudendo alla fine il libro di Maugeri, sentiamo riecheggiare. Un urlo di donna che sostituisce il viandante di Munch e si infrange contro le nostre coscienze sorde]

su “La Sicilia” (recensione di Maria Rita Pennisi)
[Il romanzo tratta altre tematiche come le morti bianche, l’omicidio, l’amicizia, l’amore, la politica, la passione torbida, la detenzione e il senso di colpa del protagonista. Il tutto è descritto in modo magnifico dalla penna sapiente di Massimo Maugeri, che sa dosare perfettamente dramma, comicità e ironia.]

su “La Gazzetta di Parma” (recensione di Elisa Fabbri)
[Con questo suo nuovo romanzo, «Cetti Curfino», lo scrittore siciliano Massimo Maugeri ha realizzato un’opera caratterizzata da pagine commoventi accostate ad altre crude e inquietanti, lasciando sempre trasparire una sottesa tenerezza. (...) Emerge il ritratto di una donna straordinaria, schiacciata e ferita dalla vita ma non uccisa, come dimostra l’inatteso, magnifico finale.]

su “Vivere – La Sicilia” (articolo/intervista di Domenico Trischitta)
["Cetti Curfino" (La nave di Teseo) di Massimo Maugeri è un romanzo travolgente, avvincente, e la sua protagonista è uno di quei personaggi che difficilmente dimenticheremo].

su “La Gazzetta del Sud” (recensione di Francesco Musolino)
[Pagina dopo pagina, con una prosa svelta, Maugeri dipana la matassa e alla resa dei conti si viene presi in contropiede da un colpo di scena finale che capovolge la prospettiva. Ma la verità, la nuda verità delle cose, nasconde un potere catartico e liberatorio...].

su “La Gazzetta di Parma” online (recensione di Marilù Oliva)
[Una storia che tocca il cuore e che fa riflettere, un libro necessario per comprendere e correggere i lati distorti della nostra società.]

su “Casa dei Lettori” (intervista di Maria Anna Patti)
[Cetti Curfino è una leonessa. La vita l’ha messa all’angolo, schiacciandola tra le pieghe di una società cinica e frettolosa, troppo presa da se stessa per accorgersi delle tragedie umane dei singoli.]

su “La Sicilia” (Massimo Maugeri racconta il suo romanzo “Cetti Curfino”)
[Un romanzo strutturato sull’alternanza delle voci di questi due personaggi – Cetti e Andrea – che cercano nella scrittura una personale forma di riscatto].

su “Ponza Racconta” (recensione di Tea Ranno)
[Ma un libro di denuncia, quanto può essere pericoloso? Quanto può dare fastidio a chi si fa largo a spallate e coltellate dentro la vita per non essere sopraffatto? Quanto possono essere dure le conseguenze della verità? (...) Buttana è la vita, Cetti, e buttana pure la morte che ti viene ad allisciare, a spingere verso di te la sua ombra rapinosa.]

Su “L’Immaginazione” e “La poesia e lo spirito” (recensione di Giorgio Morale)
[Una struttura a cerchio che rivela la sapienza compositiva di Massimo Maugeri. (...) Davvero, sempre, “la verità aiuta”? Anche noi, convinti di una funzione anche sociale della letteratura, non possiamo non porci questa domanda, che rende Cetti Curfino di Massimo Maugeri una sorta di apologo, di conte philosophique e ne accresce la complessità.]

su “I Love Sicilia” (recensione di Camillo Scaduto)
[“Cetti Curfino” è, dunque, oltre che un romanzo, anche un faro puntato sulla condizione carceraria  della donna e della donna madre in particolare, temi scottanti e di bruciante attualità che Massimo Maugeri non esita a trattare con cura, pur dentro i confini della fiction.]

Su “Mangialibri” (recensione di Mattia Insolia)
[Maugeri è un narratore formidabile. Ha un controllo della penna superbo, costruisce personaggi tridimensionali con cui non possiamo fare a meno di empatizzare. Personaggi che sfuggono a qualsiasi etichetta, in cui bene e male non possono essere divisi da una linea di demarcazione netta].

su “FuoriAsse” (recensione di Domenico Trischitta)
[Questo romanzo è anomalo, o meglio esemplare, nasce per necessità esistenziale e per necessità letteraria.]

sulprogramma televisivo LA VALIGIA E LA LUNA” – Telecittà ch 654 (clicca sul link per vedere il video)
[Si fa sempre più strada l'idea di un film su "Cetti Curfino" - Massimo Maugeri con il conduttore Giuseppe Lissandrello e con l'attrice Carmelinda Gentile e il regista Manuel Giliberti]

su “Radio Radicale (Le parole e le cose con Massimiliano Coccia)
["Le parole e le cose - Intervista a Massimo Maugeri, autore del libro "Cetti Curfino" (La nave di Teseo)" realizzata da Massimiliano Coccia con Massimo Maugeri (giornalista e scrittore)] – per ascoltare la puntata clicca qui

su “Global Press Italia” (recensione di Cristina Marra)
[Una storia nera, forte che ti investe come un pugno e ti conquista con una carezza, è quella di “Cetti Curfino” di Massimo Maugeri che gioca abilmente sulla doppiezza e gli opposti della struttura narrativa e della caratterizzazione dei personaggi. (…) Maugeri dopo “Trinacria Park” si riconferma un maestro della parola e del sapiente miscuglio di generi in un romanzo che non concede soste e che riempie il silenzio omertoso con una voce indimenticabile, la voce di chi ha fretta e bisogno di essere ascoltato come lo vuole essere la terra siciliana  che con Maugeri diventa metafora  per raccontare la contemporaneità].

su “Il Libraio.it”
[Chi è Cetti Curfino? Qual è la storia che l’ha portata in carcere? Il nuovo romanzo di Massimo Maugeri ha per protagonista un giornalista alle prime armi che incontra una detenuta speciale]

su “Sul Romanzo (recensione di Lavinia Palmas)
[Una storia che riesce a coinvolgere il lettore già dalle prime righe perché narra le vicende di una donna in cerca di giustizia in onore del marito che ha perso la vita. La narrazione risulta toccante non solo per i temi affrontati, ma anche per le modalità con cui l’autore riporta i fatti che vengono raccontati dalla voce della protagonista che parla con un italiano imperfetto, creando così un’atmosfera più informale e intima con il lettore.]

su “Libreriamo” (intervista)
[La Sicilia come metafora per raccontare la nostra contemporaneità, con alcune problematiche “trasversali” rispetto ai territori, come la condizione femminile, la sicurezza sul lavoro, la disoccupazione, i paradossi insiti nei quartieri a rischio].

su “Notabilis” (recensione di Orazio Caruso)
[Cetti è un personaggio inconfondibile, che preme per essere raccontato, per raccontarsi, che si impone con la sua voce unica, con la sua versione dei fatti. Cetti è un personaggio che non cerca l’autore, perché è lei stessa l’autrice in cerca di un pubblico a cui raccontarsi.]

su “SoloLibri” (recensione di Milena Privitera)
[«Cetti Curfino» (La Nave di Teseo, 2018) di Massimo Maugeri è un romanzo che ti incanta... è un romanzo stilisticamente perfetto raccontato all’unisono da due voci, che si incontrano e scontrano in un lasso di tempo che aiuterà entrambi a trovare una ragione di essere]

su “Pangea” (intervista di Gianluca Barbera)
[Non avevo alcuna scaletta. Né quando ho iniziato a scrivere il racconto, né quando ho iniziato a lavorare al romanzo. Cetti Curfino è il personaggio letterario più potente in cui, nella mia esperienza di scrittura, mi sono mai imbattuto finora. È sempre stata lei a condurre le danze.]

su “Agoravox Italia” (recensione di Flaminia P. Mancinelli)
[Un romanzo - e capita sempre più di rado, che ha il merito di prenderti fin dalle prime pagine e di non lasciarti più, neanche dopo aver finito e chiuso il libro.]

su “OggiMilazzo” (recensione)
[Un libro che va letto tutto d’un fiato. Pagina dopo pagina. Descrizione dopo descrizione. Sentimento dopo sentimento. Personaggio dopo personaggio. Perchè sì, in “Cetti Curfino” il racconto spesso è toccante e appassiona anche per i tanti aspetti sociali che vengono magistralmente messi in evidenza.]

su “Sotto Il Vulcano” (recensione di Simona Pappalardo)
[“Cetti Curfino” è un viaggio, un percorso, una destinazione. Va letto con calma e assaporato, lasciandosi cullare dalle parole della stessa protagonista, infarcite di errori grammaticali ma piene di “anima”.]

su “Persona e Danno” (recensione di Maria Zappia)
[Sono i piani della narrazione e la lingua che attraggono in quest’opera: lingua curata e precisa nelle parti in cui si esprime Andrea con i suoi tentativi di dare ordine ad una vita apparentemente incolore (...) e la lingua forte e violenta di Cetti, la lingua in cui la donna reclusa tenta di esprimere la propria verità, una lingua tutta dialettismi e senso pratico meridionale.]

su “Thriller Nord” (recensione di Francesca Mogavero)
[Una prova letteraria che scavalca la grammatica e i generi – la classifichiamo come giallo, noir, narrativa? – e che ci regala una figura femminile epica nei suoi difetti, straordinaria nel suo essere “sempre femmina seria”]

su “La Sicilia” (articolo di Domenico Russello)
[L’universo carcerario visto attraverso gli occhi di una donna dalla bellezza potente, che racconta la sua storia.]

su La Gazzetta del Mezzogiorno”
[La storia di Cetti Curfino è quella raccontata in un romanzo potente sull’origine delle azioni umane e sul mistero di ogni delitto, costruito come un valzer tra due personaggi, due specchi – drammatici e comici – dell’essere uomini e donne in terra di Sicilia].

su “La Civetta di Minerva” (articolo e intervista di Maria Lucia Riccioli)
[Uno dei punti di forza è nel linguaggio forte e dall’impronta dialettale cucito addosso a Cetti]

su “Blog Letteratura e Cultura” (recensione di Gabriella Maggio)
[La narrazione scorre fluida lungo i trentasette capitoli che alternano la  lingua italiana di Andrea e zia Miriam e altri personaggi al dialetto siciliano, che aspira a un’italianizzazione precaria e scorretta, usato da Cetti nel  suo inconsapevole percorso di autoanalisi nelle lettere scritte al  commissario Ramotta per racconta tutta la sua storia.]

su “Cultureggiando” (recensione di Antonino Genovese)
[un libro intenso, commovente, ma intriso di ironia e Sicilitudine, che ne fanno un piccolo e raro gioiello nel marasma editoriale contemporaneo.]

su “Critici per caso” (recensione di MG Colombo)
[Un processo di autodeterminazione ed emancipazione straordinario. Tutto compreso e rappresentato da due lettere autografe, che sono un inno commovente al valore della lettura e alla forza delle parole.]

su “InfoVercelli24″ (articolo di Francesca Rivano, con incipit del libro e intervista)
[La bellezza, e la potenza narrativa di questo libro, s'intravede subito, dalle prime righe]

su “Corriere Etneo” (servizio e videointervista a cura di Nicola Savoca)
[Cetti Curfino è una donna risoluta che sconta in carcere un delitto. Pur ricorrendo ad un linguaggio malfermo, la donna racconta ad un giovane giornalista la sua storia.]

su “NoCrime OnlyArt” (articolo/intervista di Linda Cercari)
[Un romanzo molto umano, ricco e intenso.]

su “Leggereonline” (intervista di Flaminia P. Mancinelli)
[John Lennon è stato molto presente nella fase di scrittura di questo romanzo. (...) Il titolo di questa canzone scuote come uno schiaffo: Woman is the nigger of the world (La donna è il negro del mondo).]

su “Convenzionali” (recensione di Gabriele Ottaviani)
[Cetti Curfino è il simbolo del dolore del mondo, è una protagonista straordinaria ritratta mirabilmente che ci racconta della vana prepotenza dell’inumanità. Eccellente.]

su “Letto, riletto, recensito” (intervista di Salvatore Massimo Fazio)
[Rispetto a Cetti Curfino credo che emergano soprattutto due problematiche: l’essere invisibili agli occhi di una società ripiegata su se stessa, incapace - a volte - di volgere lo sguardo nei confronti di chi precipita in situazioni di bisogno e di indigenza; la "condizione femminile" che, nei luoghi più disagiati, è ancora più drammatica.]

su “L’Immediato”
[Un romanzo denso di significati, in grado di rappresentare la Sicilia attraverso una figura potente e affascinante.]

su “L’Immediato” / 2
[Anche il pubblico alla Ubik è rimasto affascinato dal racconto e da come l’autore lo ha vissuto. La voce dei due personaggi e di Cetti Curfino in particolare si è come “canalizzata” in Maugeri, come in una nuova esperienza pirandelliana.]

Su “La Gazzetta Augustana
[ “Quello di Massimo Maugeri è un meta-romanzo, ossia un romanzo sullo scrivere romanzi e sull’importanza dei libri perché un libro non è mai innocuo e la scrittura può essere salvifica, come sarà per Cetti Curfino”]

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CETTI CURFINO di Massimo Maugeri (La nave di Teseo)

Cetti Curfino (Cover)

Collana Oceani, narrativa italiana, pp. 256, 18 euro

Un giornalista, una donna detenuta in carcere, una confessione che non può più aspettare.

Un giornalista giovane e spiantato, Andrea Coriano, entra in un carcere per incontrare una detenuta, Cetti Curfino. Gli si pone davanti una donna prorompente, labbra carnose, corpo colmo, occhi che rivelano abissi. Andrea ha letto la storia di Cetti sui quotidiani: una donna semplice, un marito che muore mentre lavora in nero, un figlio da sistemare e una lenta discesa nelle viscere di una società che sa essere molto crudele. Una storia di politici senza scrupoli e amici fedeli, di confessioni improvvise e segreti infamanti, un caso che ha fatto molto parlare ma che adesso sta per spegnersi, ingoiato da altri clamori. Il giornalista ha subito creduto che la sua storia andasse raccontata e ora che se la trova lì, ferina, impastata di dialetto, dolore e femminilità, capisce di non essersi sbagliato.

Chi è Cetti Curfino? Qual è la storia che l’ha portata in carcere? Sarà in grado di aprire a lui – giornalista alle prime armi – la propria vita, i percorsi oscuri che l’hanno condotta fin lì? Andrea non ha molte armi professionali in tasca, e nemmeno molti strumenti di seduzione, in verità. Al più, può sfoderare con una certa autoironia le proprie difficoltà. La vita con zia Miriam ad esempio, e le corse in macchina per portarla in giro con il suo festoso gruppo di amiche di mezza età, vedove ringalluzzite dalla gioia di godersi la stagione del tramonto. La voce di Cetti, però, non gli dà tregua: vibrante nel suo italiano imperfetto, sembra salire dalle profondità della terra di Sicilia.

Cetti Curfino è un romanzo potente sull’origine delle azioni umane e sul mistero di ogni delitto, costruito come un valzer tra due personaggi che cercano nella scrittura la propria verità.

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© Letteratitudine

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come qualcuno di voi saprà, di recente è uscito il volume intitolato “Letteratitudine 3: letture, scritture e metanarrazioni” (LiberAria).
Si tratta del terzo volume che ho curato e pubblicato con riferimento alle attività di Letteratitudine. Quest’ultimo, tuttavia, è un libro speciale. Anzi, specialissimo. Perché nasce anche – e soprattutto – con l’intento di festeggiare i dieci anni di attività online di questo “luogo d’incontro virtuale” (Letteratitudine nasce, infatti, nel mese di settembre dell’anno 2006).
Come ho provato a spiegare nella prefazione del libro, quella di Letteratitudine è stata (e continuerà a essere) un’esperienza di “condivisione” (una parola che – credo – oggi più che mai debba essere tutelata e valorizzata).
In tutti questi anni posso dire che “condivisione” è stata la parola chiave per eccellenza di Letteratitudine. Del resto è evidente il fatto che la letteratura, la cultura, i libri, i “saperi”, hanno ragion d’essere solo in un’ottica di condivisione. Lo spirito di condivisione – peraltro – favorisce anche l’accoglienza di punti di vista differenti, persino opposti e contrapposti (partendo dalla considerazione che la diversità di idee e opinioni, fondata sul reciproco rispetto, è sempre occasione di crescita). In oltre dieci anni di attività ho sempre lavorato perché lo spirito della condivisione, così inteso, fosse presente e aleggiasse su ogni attività organizzata e portata avanti con Letteratitudine.
Ecco perché questo libro è nato nell’ottica dello spirito di condivisione.
Ringrazio, ancora una volta, di vero cuore le amiche scrittrici e gli amici scrittori che mi hanno aiutato a realizzarlo donandomi il loro contributo.
Grazie, amici cari. Grazie di vero cuore!

* * *

Ne approfitto per fornire qualche informazione ulteriore sui contenuti di questo libro.
Credo che il sottotitolo sia già di per sé piuttosto indicativo: letture, scritture e metanarrazioni.
In estrema sintesi direi che le sezioni che lo compongono ruotano fondamentalmente sui due pilastri della “condivisione letteraria”: la lettura e la scrittura.

Il volume è formato da quattro sezioni, precedute – come già accennato – da una mia prefazione dove tento di “fare il punto” su questi dieci anni. La prima parte del libro è dedicata a una serie di interviste (sulla lettura e sulla scrittura) incentrate sul numero dieci. Dieci interviste strutturate sulla base di dieci domande (in questa sezione ho coinvolto: Ferdinando Camon, Massimo Carlotto, Antonella Cilento, Giancarlo De Cataldo, Maurizio de Giovanni, Nicola Lagioia, Dacia Maraini, Melania G. Mazzucco, Raul Montanari, Clara Sereni). La seconda sezione ospita una lunga serie di Autoracconti (dove gli scrittori sono stati invitati a raccontare i loro libri concentrandosi soprattutto sull’aspetto “creativo” della loro attività di scrittura). La terza sezione è dedicata alle Lettere (rivolte a scrittori scomparsi e/o personaggi letterari): qui ho chiesto agli amici scrittori di scegliere uno scrittore scomparso che avevano avuto modo di conoscere personalmente (o di studiare in maniera approfondita) oppure un personaggio letterario particolarmente amato… e di scrivergli una lettera immaginando che il “ricevente” (scrittore scomparso o personaggio letterario) avesse davvero la possibilità di leggerla. La parte finale del libro è dedicata a Vincenzo Consolo che ho voluto ricordare con il contributo di tanti amici scrittori e critici letterari.

Di seguito, riporterò l’indice completo del volume.

* * *

Care amiche e cari amici di Letteratitudine, che ci seguite con affetto da così tanto tempo… spero che possiate trovare questo libro utile e di vostro gradimento. E spero che possiate darci una mano a renderlo “vivo” attraverso la vostra lettura.
Ancora una volta, la condivisione si rivela come necessaria.

* * *

Il libro è disponibile nelle migliori librerie e presso i punti di rivendita online (Amazon libri, Ibs, Feltrinelli libri, Mondadori store, Libreria Universitaria, ecc.)

Indice
Prefazione di Massimo Maugeri pag. 7

Parte I
Lettura e scrittura:
dieci domande a dieci scrittori:

Ferdinando Camon – pag. 31
Massimo Carlotto - pag. 35
Antonella Cilento - pag. 38
Giancarlo De Cataldo - pag. 44
Maurizio de Giovanni - pag. 47
Nicola Lagioia - pag. 50
Dacia Maraini - pag. 52
Melania G. Mazzucco - pag. 55
Raul Montanari - pag. 61
Clara Sereni – pag. 67

Parte II
Autoracconti d’Autore:
scrittori raccontano i propri romanzi

Emanuela E. Abbadessa, Fiammetta - pag. 73
Eraldo Affinati, L’uomo del futuro - pag. 75
Marco Balzano, L’ultimo arrivato - pag. 78
Alessandro Bertante, Gli ultimi ragazzi del secolo - pag. 82
Rossana Campo, Dove troverete un altro padre come il mio – pag. 84
Paola Capriolo, Mi ricordo - pag. 86
Glenn Cooper, Il calice della vita - pag. 89
Mauro Covacich, La sposa - pag. 92
Maria Rosa Cutrufelli, Il giudice delle donne - pag. 94
Mario Di Caro, La capitana dell’isola di nessuno - pag. 96
Luca Doninelli, Le cose semplici - pag. 98
Ildefonso Falcones, La regina scalza - pag. 102
Catena Fiorello, L’amore a due passi - pag. 106
Chiara Gamberale, Per dieci minuti - pag. 109
Vittorio Giacopini, La mappa - pag. 112
Luigi Guarnieri, Il sosia di Hitler - pag. 116
Orazio Labbate, Lo Scuru - pag. 119
Nicola Lagioia, La ferocia - pag. 122
Joe R. Lansdale, La foresta - pag. 125
Simona Lo Iacono, Le streghe di Lenzavacche - pag. 128
Massimo Lugli, Stazione omicidi - pag. 131
Lorenzo Marone, La tentazione di essere felici - pag. 134
Paola Mastrocola, L’esercito delle cose inutili - pag. 138
Giordano Meacci, Il cinghiale che uccise Liberty Valance - pag. 143
Elena Mearini, Bianca da morire - pag. 147
Claudio Morandini, Neve, cane, piede - pag. 149
Giorgio Nisini, La lottatrice di sumo - pag. 153
Marilù Oliva, Le sultane - pag. 155
Demetrio Paolin, Conforme alla gloria - pag. 157
Marco Peano, L’invenzione della madre - pag. 162
Sergio Pent, I muscoli di Maciste - pag. 166
Sergio Claudio Perroni, Il principio della carezza - pag. 168
Romana Petri, Le serenate del Ciclone - pag. 170
Piergiorgio Pulixi, La notte delle pantere - pag. 174
Sara Rattaro, Splendi più che puoi - pag. 180
Paolo Roversi, Solo il tempo di morire - pag. 183
Clara Sánchez, Le cose che sai di me - pag. 185
Evelina Santangelo, Non va sempre così - pag. 187
Vanni Santoni, Terra ignota - pag. 192
Giuseppe Schillaci, L’età definitiva - pag. 195
Brunella Schisa, La scelta di Giulia - pag. 197
Elvira Seminara, Atlante degli abiti smessi - pag. 199
Marcello Simoni, L’Abbazia - pag. 202
Simona Sparaco, Equazione di un amore - pag. 204
Mariapia Veladiano, Una storia quasi perfetta - pag. 206
Grazia Verasani, Senza ragione apparente - pag. 209

Parte III
Lettere a personaggi letterari e autori scomparsi

Lettera ad Alice
di Francesca G. Marone – pag. 213
Lettera a Honoré de Balzac
di Mariolina Bertini – pag. 218
Lettera a Rocco Carbone
di Romana Petri – pag. 223
Lettere a Marianna Coffa
di Marinella Fiume – pag. 228
di Maria Lucia Riccioli – pag. 234
Lettera a Cthulhu
di Marco Peano – pag. 238
Lettera a Stefano D’Arrigo
di Tea Ranno – pag. 242
Lettera a Dracula
di Guglielmo Pispisa – pag. 244
Lettera a Marguerite Duras
di Sandra Petrignani – pag. 248
Lettera ad Alfonso Gatto
di Carmen Pellegrino – pag. 252
Lettera a Jean-Claude Izzo
di Stefania Nardini – pag. 256
Lettera a Primo Levi
di Sara Rattaro – pag. 258
Lettera a Katherine Mansfield
di Lia Levi - pag. 261
Lettera a Elsa Morante
di Graziella Bernabò - pag. 266
Lettera ad Anna Maria Ortese
di Adelia Battista - pag. 272
Lettera a padre Paneloux
di Filippo Tuena - pag. 278
Lettera a Pier Paolo Pasolini
di Francesco Pecoraro - pag. 284
Lettera a Perelà
di Claudio Morandini - pag. 289
Lettera a Hercule Poirot
di Ornella Sgroi - pag. 293
Lettera a Giuseppe Pontiggia
di Daniela Marcheschi - pag. 298
Lettera a Ugo Riccarelli
di Giulia Ichino - pag. 302
Lettera a Emilio Salgari
di Patrizia Rinaldi - pag. 304
Lettera a Gregorio Samsa
di Andrea Caterini - pag. 309
Lettere a Leonardo Sciascia
di Antonio Di Grado - pag. 312
di Vincenzo Vitale - pag. 315
Lettera a Manlio Sgalambro
di Domenico Trischitta - pag. 319
Lettera a Winston Smith
di Carlotta Susca - pag. 322
Lettera ad Antonio Tabucchi
di Paolo Di Paolo - pag. 326
Lettera a Tereza
di Mavie Parisi - pag. 329
Lettera a Marianna Ucrìa
di Simona Lo Iacono - pag. 334
Lettera a Sebastiano Vassalli
di Michele Rossi - pag. 337

Parte IV
Omaggio a Vincenzo Consolo

In ricordo di Vincenzo Consolo
intervista a Consolo di Massimo Maugeri – pag. 341
Per Vincenzo Consolo, poeta e profeta
di Maria Attanasio – pag. 346
Alle soglie del témenos
di Sebastiano Burgaretta – pag. 349
La memoria di una “voce narrante”
di Domenico Calcaterra – pag. 352
Quei frammenti caduti dal cielo: Lunaria 2.0
di Eliana Camaioni – pag. 356
Un mite guerriero
di Maria Rosa Cutrufelli – pag. 362
Per Vincenzo Consolo (e per Bufalino e Sciascia)
di Antonio Di Grado – pag. 367
L’utopia di Vincenzo Consolo: Itaca senza proci
di Giuseppe Giglio – pag. 369
Come Nicolas De Staël d’après Seghers
di Salvatore Silvano Nigro – pag. 373
Vincenzo Consolo, scrittore antagonista
in lotta con il potere

di Massimo Onofri – pag. 377
L’amara saggezza del narrare: Vincenzo Consolo
e Los desastres de la guerra di Francisco Goya

di Salvo Sequenzia – pag. 381
Vincenzo Consolo, l’irrequietudine
e il sigillo della scrittura

di Natale Tedesco – pag. 387
Vincenzo Consolo: la ferita che non guarisce
di Anna Vasta – pag. 389

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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/02/24/letteratitudine-3-letture-scritture-e-metanarrazioni/feed/ 48
STORIE (IN) SERIE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/05/22/storie-in-serie/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/05/22/storie-in-serie/#comments Fri, 22 May 2015 16:23:51 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6789 Storie (In) Serie

di Massimo Maugeri

È da tempo che medito sulla possibilità di dedicare uno spazio di Letteratitudine alle Serie Tv che,  a detta di molti (e con riferimento a quelle prodotte negli ultimi anni), rappresenterebbero la nuova frontiera della narrazione. È innegabile che molte delle serie che sono andate in onda in questi ultimi anni sono di altissima qualità e hanno attratto una enorme fetta di pubblico. Basti pensare (giusto per citarne alcune delle più seguite) a: “House of Cards“, “Game of Thrones“, “The Walking Dead“. (Va subito precisato che qualità e abilità narrativa non risiedono solo nelle produzioni americane. Valga per tutti l’esempio della serie francese “Les Revenants).
Più volte, qui a Letteratitudine, ci siamo interrogati sul rapporto tra “letteratura e cinema” (non dimentichiamo, peraltro, la sezione “Letteratitudine Cinema” curata dalla critica cinematografica Ornella Sgroi). Anche la relazione tra “romanzi e serie tv” è molto stretta: “House of Cards” nasce dagli omonimi romanzi dello scrittore britannico Michael Dobbs; “Game of Thrones” deriva dal ciclo di romanzi “Cronache del ghiaccio e del fuoco” di George R. R. Martin; la produzione di “Les Revenants” si è avvalsa della collaborazione (nel ruolo di sceneggiatore) dello scrittore francese Emmanuel Carrère; qui in Italia aspettiamo la serie tv tratta dalla saga de “L’amica geniale” di Elena Ferrante (per la sceneggiatura di Francesco Piccolo); di recente la Amblin Entertainment, la casa di produzione di Steven Spielberg, e il canale americano SyFy hanno annunciato la collaborazione per realizzare una serie tv tratta dal noto romanzo di Aldous HuxleyIl mondo nuovo” (classico della letteratura distopica). E poi (per rimanere in casa nostra)… come non pensare alla serie televisiva de Il commissario Montalbano tratta dai romanzi di Andrea Camilleri? Insomma: di esempi non ne mancano e potremmo farne tanti altri (e se guardassimo al passato, pensando alle serie tv storiche prodotte nei decenni precedenti, il campo si allargherebbe ulteriormente). In ogni caso, più di che competizione tra romanzo e serie televisiva (con vittoria della seconda sul primo), forse sarebbe opportuno parlare di commistione e di reciproco supporto (le serie tv di successo contribuiscono moltissimo alla vendita dei romanzi da cui sono tratte).
C’è da dire, inoltre, che il mondo di Hollywood guarda con molta attenzione al fenomeno in questione (e già da parecchi anni). Le stelle del grande schermo non ci pensano due volte a tuffarsi nel mare delle opportunità offerte dal piccolo schermo (le serie tv, oggi, sono guardate – ancora più dei “movie” – su diversi supporti: dai megaschermi casalinghi degli home theatre a quelli dei pc, dai tablet agli smartphone, ecc.). Giusto per fare un esempio, (il due volte Premio Oscar) Kevin Spacey non ci ha pensato due volte nell’accettare il ruolo di protagonista (Frank Underwood) nella citata serie “House of Cards” (peraltro affiancato dalla ottima Robin Wright): e milioni di persone in tutto il mondo sono rimaste incollate ai teleschermi per assistere all’ascesa politica del cinico e senza scrupoli deputato del Partito Democratico Frank Underwood che, da capogruppo di maggioranza al Congresso, conquista lo scranno di Presidente degli Stati Uniti d’America.
Sono tante le star di Hollywood che farebbero “carte false” (giusto per rimanere in tema con “House of Cards”) per accedere al ruolo di protagoniste di serie televisive da primato. Matt Dillon, per esempio, è il protagonista di “Wayward Pines” (adattamento televisivo del bestseller “I misteri di Wayward Pines“, romanzo di Blake Crouch), serie appena approdata in tv. Si è parlato di evento “epocale”, giacché la serie sta andando in onda in contemporanea mondiale in 125 paesi (a partire dal 14 maggio di quest’anno). “Quando ho letto gli script dei primi due episodi ho creduto davvero di essere finito dentro un libro“, ha affermato Dillon. “Ho pensato: wow, qui dentro c’è davvero un mondo“. E alla domanda ‘preferisci recitare in un film o in una serie?’, Dillon risponde così: “Amo il cinema, mi piace la magia del grande schermo e il modo in cui un film possa realmente cambiarti la vita. Tuttavia, la televisione ha un incredibile potenziale creativo perché, grazie alla serialità, permette di raccontare storie impensabili per un film. Che poi è la parte più bella del mio lavoro, raccontare storie“.
Raccontare storie, dunque. E qui torniamo a Letteratitudine… e a questa rubrica dedicata alle serie tv.

Il titolo è “Storie (in) Serie” ed è stato proposto da Carlotta Susca (foto accanto), a cui ho affidato il coordinamento della rubrica (uno spazio che sarà arricchito da recensioni, interviste e contributi di vario genere incentrati sulle serie tv ).
Ho conosciuto Carlotta nel 2012, nel corso dell’evento “k.Lit – Il Festival dei Blog Letterari“, e ho avuto modo di apprezzare il suo ottimo saggio “David Foster Wallace nella casa stregata” (Stilo). Tra le altre cose, Carlotta è una delle anime di “STORIE (IN) SERIE” (la rassegna dedicata alle Serie Tv organizzata a Bari) e dunque un grande conoscitrice delle tematiche in questione.
Ringrazio, dunque, Carlotta per la collaborazione… e ringrazio voi, amiche e amici di Letteratitudine, che vorrete seguirci in questa nuova avventura di… Storie (in) Serie.

P.s. Lascio la sezione commenti “aperta” per vostri eventuali contributi.

* * *

Carlotta Susca (1984) è una consulente editoriale e organizzatrice di eventi sulla narrazione nelle sue varie forme, anche quelle seriali; è docente del laboratorio di Editoria libraria e multimediale presso l’università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’ e insegna editoria e scrittura in vari corsi e workshop.
È autrice del saggio David Foster Wallace nella casa stregata. Una scrittura fra postmoderno e nuovo realismo (Stilo Editrice) e collabora con alcuni blog, per cui recensisce libri, film e serie tv.

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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/05/22/storie-in-serie/feed/ 19
RATPUS va in scena http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/03/07/ratpus-va-in-scena/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/03/07/ratpus-va-in-scena/#comments Sat, 07 Mar 2015 10:30:15 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6580 ratpus“RATPUS” VA IN SCENA

di Massimo Maugeri

Care amiche e cari amici di Letteratitudine,
sono molto lieto di condividere con voi una bella notizia che mi riguarda (e che qualcuno di voi conosce già).
Un mio personaggio letterario, che amo molto, la Cetti Curfino di un mio vecchio racconto intitolato “Ratpus“, prenderà vita a teatro.

Ratpus” andrà in scena con la riduzione, l’adattamento e la regia di Manuel Giliberti (autore della monografia teatrale “Bravo lo stesso” per i tipi di Lombardi Editori dedicata al teatro di Piera degli Esposti, consulente artistico dell’Istituto Nazionale Dramma Antico di Siracusa, regista, tra l’altro dello spettacolo dell’Accademia Giusto Monaco dell’Inda, in scena al Teatro Greco di Siracusa nel maggio del 2014 “Verso Argo”). A interpretare la protagonista, Cetti Curfino, sarà Carmelinda Gentile, già, tra l’altro, Ismene al fianco di Giorgio Albertazzi nell’”Edipo a Colono” in scena nel 2009 al Teatro Greco di Siracusa, ma conosciutissima dal grande pubblico anche grazie al ruolo di Beba del “Commissario Montalbano” televisivo. A eseguire dal vivo le musiche originali che ha composto per lo spettacolo, Antonio Di Pofi, autore delle musiche per l’”Agamennone” di De Fusco in scena la stagione del 2014 al Teatro Greco di Siracusa. Completa il cast tecnico Lidia Agricola, che firma scene e costumi.

* * *

IL TOUR DEGLI SPETTACOLI

- MESSINA:
nell’ambito di “
Atto Unico. Scene di Vita, Vite di Scena” di QuasiAnonima Produzioni. Lo spettacolo è andato in scena il 23 novembre 2015, a Messina,  presso la Chiesa di Santa Maria Alemanna in doppia replica (alle ore 18 e alle ore 21).

- CATANIA:
giorno 8 marzo 2015, a Catania, alle h. 18, presso il Teatro del Canovaccio (Via Gulli, 12, Catania)

- SIRACUSA:

28 marzo 2015, h. 21

29 marzo 2015, h. 18

ANTICO MERCATO ORTIGIA – VIA TRENTO, N. 2

(giovedì 26 marzo, h. 21 – serata extra per gli studenti)

- NOTO:
27 luglio 2015, nell’ambito dell’iniziativa “Atto Unico” di EFFETTO NOTO,  – Noto (Sr), alle h. 21:30, presso Largo Landolina

[E ci saranno tante altre date ancora... in giro per l'Italia e forse anche all'estero]


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Qui di seguito, il video promozionale dello spettacolo con l’interpretazione di Carmelinda Gentile.

Due parole sul personaggio…

Cetti Curfino, la protagonista di “Ratpus”, è stata arrestata perché ha commesso un grave reato, di cui però non è pentita. Ora si trova davanti al commissario di polizia a raccontare la sua versione dei fatti. È una storia amara, dura. Il calvario quotidiano che deve vivere una quarantenne di un quartiere popolare, bella e poco istruita, che ha perso il marito a causa di un incidente sul lavoro. La trama si incentra sulle seguenti domande. Cosa accade a una casalinga che vive già una vita disagiata, quando le muore il marito che svolge un lavoro irregolare? Cosa può fare per recuperare i soldi necessari per portare avanti le giornate e per crescere un figlio adolescente in un quartiere “a rischio”? A chi si deve rivolgere, quando all’orizzonte non si profila nemmeno l’ombra di un lavoro degno di tal nome? Ma c’è dell’altro … perché Cetti ha la sfortuna di finire impigliata all’interno di meccanismi famigliari vergognosi, meschini e raccapriccianti …

Mi piacerebbe che il pubblico continuasse a pensare a questo personaggio anche dopo la chiusura del sipario. Mi piacerebbe che pensiero, immagine e suggestione del pubblico fossero rivolti tutti a lei, a Cetti Curfino. A questa donna bella e poco istruita che ha dovuto fare i conti con la vita in un contesto di estrema difficoltà, intriso di abusi più o meno velati, nonché di aspettative più o meno malate. Ringrazio in anticipo Carmelinda Gentile, e il suo talento, per aver reso “vivo” questo personaggio.

Aggiungo che “Ratpus” giunge in teatro per merito di Manuel Giliberti. Dopo aver letto “Viaggio all’alba del millennio“, Manuel è rimasto particolarmente colpito da questo racconto e dal personaggio di Cetti. È stato lui a dirmi che il racconto, peraltro scritto in forma di monologo, si prestava benissimo per una trasposizione teatrale…
Un grazie di cuore a Manuel, dunque. Grazie a Antonio Di Pofi e Lidia Agricola.
E grazie, ancora, a Carmelinda Gentile: la migliore interprete che potessi immaginare per Cetti Curfino.

Infine… grazie di cuore a voi, amiche e amici di Letteratitudine.

So che farete il tifo per questo spettacolo. E se voleste lasciare un commento… io, Cetti e tutti gli altri vi saremmo ulteriormente grati.

© Letteratitudine

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È online la puntata con VALERIO EVANGELISTI, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 5 aprile 2013 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/04/08/in-radio-con-valerio-evangelisti/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/04/08/in-radio-con-valerio-evangelisti/#comments Mon, 08 Apr 2013 17:48:37 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=5111 valerio-evangelisti-cartagenaVALERIO EVANGELISTI, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 5 aprile

PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCA SUL PULSANTE AUDIO

L’ospite della puntata di venerdì 5 aprile di “Letteratitudine in Fm” è stato lo scrittore Valerio Evangelisti, creatore della figura letteraria di Eymerich, nonché dell’emagazine Carmilla on line. Con Evangelisti abbiamo discusso del suo nuovo romanzo intitolato “Cartagena. Gli ultimi della Tortuga” (Mondadori), dedicato al ciclo dei pirati.

Abbiamo avuto modo di discutere con Evangelisti dei suoi prossimi progetti letterari. Ci sarà la possibilità di vedere un ritorno di Eymerich?

Nella seconda parte della puntata, Massimo Maugeri ha letto un brano tratto da “Cartagena” (che è disponibile per la lettura su “LetteratitudineNews“)

PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCA SUL PULSANTE AUDIO

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Letteratitudine in Fm va in onda su Radio Hinterland il venerdì mattina (h.13 circa) e – in replica – il martedì sera (h. 20,30) e il mercoledì mattina (h. 11,00). Per dettagli, consulta il palinsesto della radio.

Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui.

È possibile ascoltare le puntate precedenti, cliccando qui.

© Letteratitudine

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TRINACRIA PARK http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/03/19/trinacria-park/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/03/19/trinacria-park/#comments Tue, 19 Mar 2013 21:48:30 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=5076 trinacria-park-cover1Care amiche e cari amici di Letteratitudine,
lasciate che condivida con voi la gioia per la nascita di questa mia nuova creatura letteraria: “TRINACRIA PARK” (edizioni e/o, collezione Sabot/age). Domani (20 marzo) approderà in libreria.
Per il momento mi limito solo a riportare la scheda del libro, il booktrailer, e qualche recensione/segnalazione. Ma sarà un post in aggiornamento… dove segnalerò anche date e luoghi di presentazione del romanzo (e notizie a esso attinenti).
Grazie in anticipo a tutti coloro che lo sosterranno.
Massimo Maugeri

* * *

LA SCHEDA DEL LIBRO
All’interno di una piccola isola siciliana è appena stato costruito il Trinacria Park: un enorme parco tematico destinato a diventare il più importante d’Europa. La sua notorietà deriva anche dal ritrovamento di un antichissimo carteggio contenente brani di un poema epico in greco antico che narra le vicende delle tre Gorgoni. Nel corso della settimana di inaugurazione
- caratterizzata da festeggiamenti a cui partecipano centinaia di celebrità – si sviluppa una terribile forma epidemica che causa la morte di decine di persone, tra cui il Presidente della Regione Siciliana e diversi vip. Si scatena il panico. Per via del sospetto di un attentato terroristico di tipo batteriologico, l’isola viene messa in quarantena. In questo tragico scenario collettivo, si intrecciano le appassionanti vicende di tre donne, le cui vite sembrano assecondare la natura delle Gorgoni; un attore balbuziente che deve fare i conti con una tragedia personale e le frustrazioni di una carriera che non ha mai preso il volo; un giovane e inquietante aiuto-regista dalle agghiaccianti manie; un anziano attore di teatro chiamato a svolgere il ruolo di direttore artistico del parco nascondendo ben altri intenti. Perché nulla è come sembra a Trinacria Park…

Lunedì 19 Agosto 2013 – Trinacria Park” libro del giorno della trasmissione culturale Fahrenheit di RadioRai3. Per ascoltare la puntata, cliccare sul “PULSANTE AUDIO

Massimo Maugeri ne parla in radio con Felice Cimatti.

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“Trinacria Park” tra i 10 MIGLIORI ROMANZI ITALIANI DEL 2013 per Panorama.it

I libri più belli del 2013: i 10 migliori romanzi italiani

IL BOOKTRAILER

TRINACRIA PARK A…  TV2000 (raccontato in un minuto)

TRINACRIA PARK A… TEATRO

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Recensioni e segnalazioni (link sulla pagina delle edizioni e/o)

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Da Repubblica Palermo del 7 aprile 2013 – la classifica dei più venduti di Modus Vivendi

Foto: Su Repubblica Palermo di oggi “Trinacria Park” è primo nella classifica di Modusvivendi dei libri più venduti di narrativa. ;-)  Colomba Rossi L.s. Letteratitudine Letteratitudine Due

IL TOUR DI PRESENTAZIONE

1) – 24 marzo 2013 a Catania: h. 17:30 – TEATRO VALENTINO, via San Nicolò al Borgo, 73. Presenta Simona Lo Iacono con una performance teatrale di Giuseppe Orto

2) – 28 marzo 2013 a Milano: h. 18:30 – Libreria Centofiori – Piazzale Dateo, 5. Presentano Alessandra Casella e Elena Mearini.

3) – 7 aprile 2013 a Palermo: h. 11 – Libreria Modus Vivendi – Via Quintino Sella, 79. Presenta Leda Melluso

4) – 14 aprile 2013 a Siracusa: h. 18 – Galleria Roma, piazza San Giuseppe, Siracusa, Ortigia. Presenta Simona Lo Iacono

5) – 4 maggio 2013 a Aci Bonaccorsi (CT): h. 18 – Palazzo Cutore – Sala Prisma – Presentano Orazio Caruso e Maria Rita Pennisi

6) – Mercoledì 8 Maggio 2013, ore 18:00, a Catania, nei locali della Pinacoteca-Biblioteca della Provincia Regionale di Catania, sita in piazza Manganelli, ospite del Gruppo Convergenze, Massimo Maugeri sarà intervistato in pubblico da Grazia Calanna, Luigi Carotenuto e Mario Grasso sulle sue attività culturali e sul suo nuovo romanzo Trinacria Park (edizioni e/o 2013). Ingresso libero.

7) – Venerdì 10 Maggio 2013, ore 18:00, Roma: libreria IBS, di Via Nazionale. Luigi La Rosa presenta “Trinacria Park” di Massimo Maugeri. Sarà presente l’autore

8 )Venerdì 17 Maggio 2013, ore 18:00, Avola: libreria Mondadori, di Corso Vittorio Emanuele, 269 – Avola (SR). Simona Lo Iacono presenta “Trinacria Park” di Massimo Maugeri. Musiche di Corrado Neri. Sarà presente l’autore

9)Domenica 19 Maggio 2013, ore 12:00 – Torino: Massimo Maugeri al Salone del libro – firma copie di “Trinacria Park” presso lo stand delle Edizioni E/O

10) - Sabato 25 Maggio 2013, ore 18:30Giardini Naxos (ME) – Massimo Maugeri presenta “Trinacria Park” nell’ambito della rassegna “NAXOSLEGGE… TUTTO L’ANNO” – in collaborazione con Lido Di Naxos e Libreria Doralice di Messina, presso Lido di Naxos/ Fronte Mare, ore 18.30 – Giardini Naxos (Me). Con l’autore converserà Marinella Fiume

11) Venerdì 5 Luglio 2013, ore 17:30 - PISA -Massimo Maugeri presenta “Trinacria Park” a Pisa, presso la libreria Fogòla, di Corso Italia, 82. Interverrà Giovanni Parlato: giornalista de “Il Tirreno”

12) Domenica 7 Luglio 2013, ore 21:30 - PIETRASANTA (LU) – Massimo Maugeri presenta ”Trinacria Park” nell’ambito di TRAME D’ESTATE – con intervista di Chiara Tommasi, Sala Annunziata, Pietrasanta (LU).

13) Mercoledì 10 Luglio 2013, ore 21:45 - ROMA – Massimo Maugeri presenta ”Trinacria Park” nell’ambito di TRASTEVERE NOIR FESTIVAL -  con Mario Falcone – Museo di Roma in Trastevere – piazza S. Egidio, 1 – Roma

14) Domenica 14 luglio 2013, ore 19 – AUGUSTA (SR) – Massimo Maugeri presenta ”Trinacria Park” nell’ambito di “APERI-CENA CON L’AUTORE” – con Carmelo Giummo – Terrazza estiva del ristorante A’ Massaria – Via Mar Tirreno (C.tda M. Tauro) – Augusta (Sr) – evento organizzato in collaborazione con la “Libreria Letteraria” di Augusta

15) Venerdì 19 luglio 2013, ore 19:30 – NOTO (SR) – Massimo Maugeri presenta ”Trinacria Park” a Noto (Sr) – con Simona Lo Iacono e performance teatrali di Giuseppe Orto – presso il Giardino botanico del Circolo val di Noto – A fine presentazione seguirà un rinfresco

16) Venerdì 16 Agosto 2013, ore 19:30 a Noto (Sr)
Massimo Maugeri presenta “Trinacria Park” a Noto (Sr), lungo la Via Nicolaci, nell’ambito dell’iniziativa “Agosto Letterario a Noto” – Felice Modica intervisterà l’autore

17) Lunedì 19 Agosto 2013, ore 17:30 a Fahrenheit – RadioRai3
Trinacria Park” sarà il libro del giorno della trasmissione culturaleFahrenheit di RadioRai3.
Massimo Maugeri ne parlerà in radio con Felice Cimatti.

18) Martedì 20 Agosto 2013, ore 19:00 a Siracusa
Massimo Maugeri presenta ”Trinacria Park” a Siracusa nelcortile dell’Assessorato alla Cultura, nell’ex Convento del Ritiro di via Mirabella 29, nell’ambito dell’iniziativa “L’Agorà della Biblioteca” organizzata dalla Biblioteca Comunale di Siracusa – Interventi di Elvira Siringo e suggestioni musico-letterarie di Bruno Formosa

19) Venerdì 23 Agosto 2013, ore 21:30 a Senigallia
Massimo Maugeri presenta ”Trinacria Park” a Senigallia (An) nell’ambito del Festival letterario “Ventimila righe sotto i mari in giallo – Lex and the city”. L’incontro si svolgerà alle h. 21,30 a Rotonda a Mare. Gli autori Sabot/Age (delle edizioni e/o) Matteo Strukul e Massimo Maugeri converseranno con Valerio Calzolaio, critico letterario e curatore suSalvagente di una rubrica di recensioni di libri gialli.

20) Sabato, 19 ottobre 2013, alle ore 18,30 presso la libreria Mondadori di Messina (Via Garibaldi, 56)Massimo Maugeri presenterà il suo nuovo romanzo,Trinacria Park (Edizioni E/O). Dialogherà con l’autore il giornalista Francesco Musolino.

21) Venerdì 25 ottobre 2013, Massimo Maugeri con il romanzo “Trinacria Park” (edizioni e/o) sarà a Giugliano in Campania (NA), tra i tre finalisti delPremio Minerva (premio letterario per la letteratura di impegno civile). La cerimonia di consegna del premio si svolgerà a partire dalle h. 17 presso la Biblioteca Comunale, di Via Verdi n. 6, Giugliano in Campania (NA)

22) Domenica 27 ottobre 2013alle 16.00, Massimo Maugeri presenterà a Torino “Trinacria Park” (edizioni e/o) nell’ambito del LABirinti festival,corso Venezia 11 – Torino. Interverranno Gabriella Serravalle e Giuseppe Giglio

23) Martedì 29 ottobre 2013, ore 18, Massimo Maugeri incontrerà i lettori del Premio dei Lettori di Lucca per discutere di “Trinacria Park” (edizioni e/o), tra i romanzi selezionati per l’edizione in corso del Premio. L’incontro si svolgerà presso l’Auditorium Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, via S. Micheletto 12.

24) Martedì 7 Gennaio 2014 ore 18, ELVIRA SEMINARA contro MASSIMO MAUGERI (Trinacria Park –E/O) – Libreria Prampolini, Via Vittorio Emanuele 333 Catania – (Utopia e/o Distopia: Ipotesi di scrittori visionari)

25) TRINACRIA PARK: i pro ed i contro di un parco tematico in SiciliaLa Fidapa di Fiumefreddo organizza l’incontro: “Trinacria Park: i pro e i contro di un parco tematico in Sicilia“. Sabato 1 febbraio 2014 – h. 17:30 – Casale Papandrea, Via Della Chiesa, Fiumefreddo di Sicilia (CT) – Saranno presenti : Massimo Maugeri – autore del libro; Francesco Rapisarda – Architetto docente Università Reggio Calabria; Salvo Patanè – Architetto vice sindaco Comune di Giarre; Marinella Fiume – Responsabile Commissione Arte e Cultura Fidapa Distretto Sicilia.

26) Stasera libro – Trinacria Park di Massimo Maugeri – mercoledì 19 febbraio 2014, ore 17, Motta Sant’Anastasia (CT) – Biblioteca comunale “A. Emanuele”, vecchio mulino restaurato al n. 52 di via Roma

27) Trinacria Park di Massimo Maugeri- 8 marzo 2014 – h. 11 – Presentazione presso il Liceo Classico “M. Rapisardi” di Paternò (CT), aula magna – incontro con gli studenti

28) Presentazione di Trinacria Park di Massimo Maugeri – venerdì 28 febbraio 2014, ore 18, Floridia (Sr) – Centro Artistico Culturale “Giuseppe Ierna”. Con: Simona Lo IaconoGiuseppe GiglioSalvo Sequenzia

29) Presentazione di Trinacria Park di Massimo Maugeri - mercoledì 2 aprile 2014, ore 18, Augusta –c/0 Circolo Unione, Piazza Duomo, 3 – Augusta (SR) – Dialoga con l’autore: Simona Lo Iacono.

30) TRINACRIA PARK al Salone del libro di Torino 2014Incontro con Massimo Maugeri – Salone OFF – in occasione della pubblicazione del libro Trinacria Park – Venerdì 9 maggio, ore 19.00 – Sublime Torino – Via Nizza 105 Torinoa cura di Cooperativa Letteraria nell’ambito del progettoLetture di Traverso

31) TRINACRIA PARK al Festival Internazionale del Cinema di Frontiera – Martedì 22 luglio, alle 19:30, nell’ambito degli appuntamenti di CORTILE di VILLADORATA, “Chiacchiere sotto il fico”, del Festival Internazionale del Cinema di Frontiera (Marzamemi, SR), Massimo Maugeri presenterà il suo romanzo “Trinacria Park” in un incontro moderato da Ornella Sgroi.

32) “Trinacria Park” a Randazzo (CT) – con Giuseppe Giglio – incontro organizzato dal Comune di Randazzo - Chiostro Palazzo Municipale – h. 21:30

33) TRINACRIA PARK alla Scuola di Architettura Siracusa – martedì 25 novembre 2014 h.18.00 – sesto appuntamento con LIBRI IMPRESTATI – nuova caffetteria della Scuola di Architettura Siracusa – COcafè (piazza Federico di Svevia, Sr)

34) “Trinacria Park” presentato nell’ambito di BUC: il nuovo format letterario, condotto da Simona Lo Iacono su ZeronoveTv – dicembre 2014

35) Festa del libro al Liceo Cutelli di Catania. Massimo Maugeri incontra gli studenti nell’ambito di un dibattito su “Trinacria Park” – mercoledì 17 dicembre 2014 – h. 16:30

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CONTROLLO DELLE E-MAIL DA PARTE DEL DATORE DI LAVORO: licenziamento per giusta causa (Le nostre vite tra diritto e web n. 7) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/12/02/controllo-delle-e-mail-da-parte-del-datore-di-lavoro/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/12/02/controllo-delle-e-mail-da-parte-del-datore-di-lavoro/#comments Sun, 02 Dec 2012 10:01:55 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=4718 diritto-e-web-2LE NOSTRE VITE TRA DIRITTO E WEB – N. 7: CONTROLLO DELLE E-MAIL DA PARTE DEL DATORE DI LAVORO

L’introduzione di Massimo Maugeri e Simona Lo Iacono

Controllo delle e-mail da parte del datore di lavoro? La Cassazione dice sì, se è a scopo difensivo.

E’ principio sancito anche a livello costituzionale che la segretezza della corrispondenza sia tutelata.
E infatti la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali stabilisce, al comma 1 dell’art. 21 (Libertà di espressione), che ogni persona ha (…) libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza considerazione di frontiera.
E l’art 15 della Costituzione italiana ha introdotto la nozione di libertà e segretezza della corrispondenza per la prima volta nello Stato italiano, superando così la visione dello Statuto Albertino che la escludeva.
La Costituzione del 1948 supera inoltre la “vecchia” visione di corrispondenza, allargandola a ogni mezzo di comunicazione. L’art. 15 Cost. contiene un principio supremo e recita:
La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.
La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge
”.
Sulla scorta di tali principi si è più volte si è ribadito che il controllo a distanza del lavoratore, della posta elettronica (email aziendale) e degli accessi Internet (navigazione Web), non è consentito in base al Codice della Privacy e all’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori.
Accade a volte però che in seno al rapporto di lavoro emergano fatti «tali da raccomandare l’avvio di una indagine retrospettiva». In tali casi il datore di lavoro è autorizzato a verificare la corretta esecuzione della prestazione anche accedendo alle email inviate e ricevute dal dipendente.
Ma c’è di più: se la corrispondenza telematica conferma i sospetti del datore di lavoro, questa costituisce una giusta causa di licenziamento.
La precisazione è frutto dell’ultima sentenza sul tema della Corte di cassazione, la n. 2722/2012 intervenuta sul caso di un funzionario di banca che ha divulgato informazioni aziendali riservate attraverso la posta elettronica e – scoperto dal datore di lavoro – è stato licenziato per giusta causa.
La “giusta causa” per il licenziamento si era configurata anche a fronte del vantaggio personale che il dipendente aveva tratto diffondendo le notizie riservate riguardo alcune operazioni finanziarie e violando l’obbligo di segretezza e correttezza (articolo 2104 del codice civile), nonché il regolamento interno e il codice deontologico.
Un comportamento ritenuto «particolarmente lesivo dell’elemento fiduciario».
La Cassazione ha ritenuto che non era possibile attribuire al datore di lavoro la violazione delle garanzie ai dipendenti imposte dello Statuto dei lavoratori né quelle costituzionali, perché in questo caso l’attività di controllo sulle strutture informatiche aziendali utilizzate dal lavoratore «prescindeva dalla pura e semplice sorveglianza sull’esecuzione della prestazione», ma era «diretta ad accertare la perpetrazione di eventuali comportamenti illeciti (poi effettivamente riscontrati)» e «destinato ad accertare un comportamento che poneva in pericolo la stessa immagine dell’istituto presso terzi».

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DIFFAMAZIONE A MEZZO FACEBOOK (Le nostre vite tra diritto e web n. 6) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/11/17/diffamazione-a-mezzo-facebook-le-nostre-vite-tra-diritto-e-web-n-6/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/11/17/diffamazione-a-mezzo-facebook-le-nostre-vite-tra-diritto-e-web-n-6/#comments Sat, 17 Nov 2012 13:43:09 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=4658 diritto-e-web-2LE NOSTRE VITE TRA DIRITTO E WEB – N. 6: DIFFAMAZIONE A MEZZO FACEBOOK

L’introduzione di Massimo Maugeri e Simona Lo Iacono

Ottobre 2012, Tribunale di LIVORNO: diffamazione a mezzo facebook

La materia della diffamazione costituisce uno dei temi più delicati nella regolamentazione del mondo delle informazioni, soprattutto da quanto la comunicazione viaggia veloce su internet.
L’esistenza del web ha infatti aggravato il problema della asimmetria tra potenziale calunniato e potenziale calunniatore, poiché la rete non ha confini territoriali e limiti di percezione. È quindi indubitabile che la lesività del reato è potenziata, e pressoché irrecuperabile.
Iniziamo col definire la diffamazione.

L’art 595 c.p. stabilisce che “chiunque, al di fuori dei casi di cui all’art. 594 c.p. (Ingiuria), comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino ad € 1.032,00. Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino ad € 2.065,00. Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altra forma di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad € 516,00”.

L’art. 596-bis c.p. (Diffamazione a mezzo stampa) dispone, inoltre, che se il delitto è commesso col mezzo della stampa, lo stesso trattamento sanzionatorio, diminuito in misura non eccedente un terzo, è applicato al direttore o vicedirettore responsabile, all’editore ed allo stampatore (per i reati di cui agli artt. 57 c.p., Reati commessi col mezzo della stampa periodica, 57-bis c.p., Reati commessi col mezzo della stampa non periodica, e 58 c.p., Stampa clandestina), in quanto tenuti ad esercitare sul contenuto del periodico il controllo necessario ad impedire che col mezzo della pubblicazione siano commessi reati.

Il legislatore, pur mostrando di aver preso in considerazione l’esistenza di nuovi strumenti di comunicazione, telematici ed informatici (si veda, ad esempio, l’art. 623-bis c.p. in tema di reati contro l’inviolabilità dei segreti), non ha ritenuto di mutare o integrare la normativa con riferimento ai reati contro l’onore (artt. 594 e 595 c.p.), pur essendo intuitivo che questi ultimi possano essere commessi anche per via telematica o informatica.

Pensando, ad esempio, alla trasmissione di comunicazioni via e-mail, ci si rende facilmente conto che è certamente possibile che un agente, inviando messaggi atti ad offendere un soggetto, realizzi la condotta tipica del delitto di ingiuria (se il destinatario è lo stesso soggetto offeso) o di diffamazione (se i destinatari sono persone diverse). Ovviamente, l’azione è altrettanto idonea a ledere il bene giuridico dell’onore anche se l’agente immette il messaggio in rete con modalità diverse.

Dottrina e giurisprudenza sono, dal canto loro, oramai in accordo, ritenendo che nella nozione di “stampa” di cui all’art. 595, co. 3, c.p. debba essere ricompresso ogni prodotto idoneo alla sua diffusione in una molteplicità di esemplari, con mezzi meccanici o fisico-chimici. Analogamente, per “altri mezzi di pubblicità” si intendono, in senso ampio, tutti gli altri mezzi divulgativi, quindi, anche internet (Cass. pen., n. 4741/2000, cit.).

È noto che il reato di diffamazione si consumi anche se la comunicazione e/o la percezione non siano contemporanee e contestuali ma, mentre nel caso di diffamazione commessa a mezzo posta o e-mail è necessario che l’agente compili e spedisca una serie di messaggi ad uno o più destinatari, nel caso in cui l’autore del reato crei o utilizzi uno spazio web o un social network come facebook, la comunicazione deve intendersi effettuata potenzialmente erga omnes (anche se nell’ambito limitato di coloro che abbiano gli strumenti, la capacità tecnica o l’autorizzazione a connettersi).

Partendo da tale premessa, si giunge agevolmente a ritenere che l’utilizzo di Internet integri l’ipotesi aggravata di cui all’art. 595, co. 3, c.p. (offesa recata con qualsiasi altro mezzo di pubblicità), poiché la particolare diffusività del mezzo usato per propagare il messaggio denigratorio – solo lontanamente paragonabile a quella della stampa ovvero delle trasmissioni televisive o radiofoniche – rende l’agente meritevole di un più severo trattamento penale.

Internet è, infatti, un mezzo di comunicazione più “democratico”: chiunque, con costi relativamente contenuti e con un apparato tecnologico modesto, può creare un proprio “sito”, ovvero utilizzarne uno altrui. Poiché le informazioni e le immagini immesse nel web, relative a qualsiasi persona, sono fruibili (potenzialmente) in qualsiasi parte del mondo, il reato, di conseguenza, si consuma al momento della percezione del messaggio da parte di soggetti estranei sia all’agente che alla persona offesa (Cass. pen., n. 4741/2000, cit.).

Una volta stabilito che in astratto è configurabile la diffamazione a mezzo Internet, occorre chiedersi come sia possibile dare la prova processuale dell’esistenza di uno scritto o filmato o immagine diffamatoria.

Non bisogna dimenticare che la pagina web incriminata potrebbe essere cancellata dopo poche ore dalla pubblicazione, quando il reato è già stato commesso ed il danno prodotto. Le informazioni tratte da una rete telematica sono per loro stessa natura volatili e suscettibili di continua trasformazione e, pertanto, deve escludersi che abbia qualità di documento, con conseguente efficacia probatoria, una copia su supporto cartaceo (una mera stampa dalla pagina web) che non risulti raccolta con garanzie di rispondenza all’originale e di riferibilità ad un determinato periodo temporale (Cass. civ., sez. lav., 16 febbraio 2004, n. 2912).

Si impone, quindi, la necessità di fornire certezza al contenuto del testo diffamatorio e dimostrarne la data certa. Tale impellenza viene soddisfatta con una produzione della copia conforme della pagina web, proprio al fine di cristallizzarne il contenuto in un preciso istante temporale .

Posto che la pagina web costituisce “documento informatico” (rappresentazione informatica di atti e fatti o dati giuridicamente rilevanti) ai sensi dell’art.1 d.lgs 7 marzo 2005, n. 82 (Codice dell’amministrazione digitale, in Gazz. Uff. 16 maggio 2005, n. 112, suppl. ord. n. 93) e che, ai sensi all’art. 23, la copia del documento informatico – su supporto cartaceo o digitale – è valida se raccolta in conformità alle regole tecniche vigenti, la copia conforme della pagina web potrà essere eseguita da un notaio (oltre che da un cancelliere, segretario comunale, etc., ex art. 18, d.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, Disposizioni legislative in materia di documentazione amministrativa, in Gazz. Uff. 20 febbraio 2001, n. 42, suppl. ord. n. 30) il quale adatti alle peculiarità del documento informatico la tipica attività notarile di rilascio di copie autentiche. Tale certificazione di conformità costituisce il presupposto minimo richiesto dalla giurisprudenza.

Infine, giova rammentare che sotto il profilo civilistico la diffamazione a mezzo internet comporta un danno morale, quantificabile economicamente. Sul punto, una sentenza del Tribunale di Monza, ovvero la sentenza n. 770 del 2 marzo 2010, afferma che: “ogni utente di social network (nel caso di specie di “facebook”) che sia destinatario di un messaggio lesivo della propria reputazione, dell’onore e del decoro, ha diritto al risarcimento del danno morale o non patrimoniale, ovviamente da porre a carico dell’autore del messaggio medesimo”.

Ancora più di recente Il Tribunale di Livorno, in data 1 ottobre 2012, ha pronunciato sentenza di condanna nei confronti di una donna per diffamazione a mezzo stampa (comma 3 dell’articolo 595 c.p.), per aver scritto frasi offensive sul proprio profilo Facebook, e rivolte al proprio ex datore di lavoro. Il tribunale di Livorno, dando vita ad un nuovo orientamento nella giurisprudenza di merito, ha deciso di condannare la donna per “diffamazione” con l’aggravante del “mezzo stampa” poiché l’insulto all’ex datore di lavoro (che l’aveva licenziata) è avvenuto sul proprio profilo Facebook.

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LE NOSTRE VITE TRA DIRITTO E WEB http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/10/13/le-nostre-vite-tra-diritto-e-web/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/10/13/le-nostre-vite-tra-diritto-e-web/#comments Sat, 13 Oct 2012 16:45:23 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=4470 diritto-e-web-2LE NOSTRE VITE TRA DIRITTO E WEB

di Massimo Maugeri

Chi mi segue sa che, sin dai primissimi tempi di Letteratitudine, ho cercato di prestare molta attenzione all’evoluzione della Rete (con i suoi pro e i suoi contro).
Qualcuno si ricorderà di questo vecchio post del 18 marzo 2007  intitolato “La rivoluzione Internet e Pasolini”. Il concetto di “rivoluzione” legato al web, per quanto mi riguarda, è confermato ancora oggi… ma con le dovute cautele e con un adeguato grado di consapevolezza cresciuto nel tempo e con l’esperienza (di questi concetti ne parlo ampiamente nell’introduzione del secondo volume di “Letteratitudine, il libro”, in uscita – anche in versione cartacea – per i tipi di Historica).
Già in questo post del 26 settembre 2006, pur ammettendo l’importanza innovativa e le “comodità” offerte da Google (il più importante motore di ricerca al mondo), avevo ritenuto opportuno evidenziare il rischio che il più grande colosso internauta (capace di controllare i dati personali dei suoi utenti in maniera impressionante) potesse fungere da Grande Fratello. In questi ultimi anni, poi, c’è stata l’esplosione dei due grandi social network: Twitter, ma soprattutto di Facebook (al momento il più grande social network esistente in rete, ma pure la più grande “rete sociale” di tutti i tempi). Facebook fornisce un validissimo aiuto per la ricerca di “contatti” e per instaurare nuove “amicizie”… e anche – fanno notare i più accaniti sostenitori – per contribuire alla crescita di occupazione e del prodotto interno lordo dei paesi in cui opera. Anch’io, d’altra parte, ho un profilo aperto su Facebook, che consulto quasi giornalmente. Non bisogna dimenticare, però, di far parte di un’allegra brigata di 800 milioni di potenziali “clienti” i cui dati possono essere utilizzabili da qualunque azienda di marketing (nonostante i tentativi di miglioramento della garanzia della privacy). Inoltre è bene sapere che Facebook si può anche prestare per fini loschi (i furti di identità da parte di delinquenti comuni o da vere e proprie organizzazioni criminali non fanno più notizia). Si è discusso dei pro e dei contro di Facebook nell’ambito di un dibattito on line che rimane tutt’ora aperto e suscettibile di interventi.
Un’altra considerazione importante riguarda il concetto di responsabilità legale della scrittura in Rete. Troppo spesso si interviene in Internet con l’errata convinzione di entrare in una specie di “zona franca”, di poter scrivere qualunque cosa, dimenticando che accanto ai diritti figurano… “responsabilità” (qual è, per esempio, il limite tra il sacrosanto diritto alla critica, anche in letteratura, e l’offesa sanzionabile da un punto di vista legale? E tale “sanzionabilità”, in che misura risente delle ripercussioni derivanti dalla “immediatezza” e “aterritorialità” della pubblicazione online?). Tempo fa chiesi a Simona Lo Iacono, scrittrice e magistrato, dirigente del Tribunale di Avola (SR), di predisporre un intervento sul tema, con l’obiettivo di poter fare chiarezza e soprattutto… informare. Ne è venuta fuori una discussione molto interessante (pubblicata nel novembre 2008, ma tutt’ora valida e attuale), dove la Lo Iacono ha risposto alle domande di natura tecnica pervenute dai frequentatori del blog (avvalendosi della sua esperienza di magistrato maturata in quindici anni di brillante carriera).
Tra i contro della rivoluzione Internet è bene includere il proliferare di casi di pedofilia e pedopornografia on line. Sul lato destro del blog, compare un riquadro nero con una scritta rossa. La scritta è la seguente: Contro la pedofilia e la pedopornografia. I bambini hanno solo bisogno di amore vero, aiutaci ad aiutarli. Cliccando sul banner, si apre la pagina dedicata a un altro dibattito “fondamentale” (avviato nel dicembre 2009), il cui protagonista è un prete coraggioso: don Fortunato Di Noto, creatore dell’associazione Meter. Don Di Noto da oltre sedici anni spende la sua attività pastorale in difesa dei diritti dei bambini, lottando strenuamente (e mettendo a repentaglio la sua stessa vita) contro i pedofili e gli “imprenditori” pedopornografici che agiscono spesso indisturbati sul web. Una discussione importante e utile, quella che ha visto il coinvolgimento di don Fortunato… con la collaborazione della già citata Simona Lo Iacono e gli interventi di esperti del settore tra cui quello del dottor Marcello La Bella (dirigente della polizia postale di Catania, da sempre impegnato nell’opera di prevenzione e di educazione nella scuola e nella famiglia attraverso corsi e incontri sull’uso della Rete e sulla conoscenza dei suoi pericoli).
E poi, in questi anni, ci siamo occupati di altre tematiche attinenti a quanto accennato: dai problemi connessi alla cosiddetta dipendenza dalla Rete, agli inevitabili cambiamenti che si profilano nell’ambito della tutela del diritto d’autore.

Sulla scia di questo percorso, si innesta il nuovo spazio letteratitudiniano che – in collaborazione con l’amica scrittrice e magistrato Simona Lo Iacono (già citata in precedenza) – vorrei mettere a disposizione di tutti coloro che vorranno seguirci. Il tempo che passiamo in Internet si è molto allungato in questi ultimi anni (e sarà destinato a crescere ulteriormente). Così come sono aumentate le nostre “attività online”. Quasi tutti hanno un account di posta elettronica e in moltissimi hanno almeno un profilo aperto su uno dei principali social network. Aumentano il numero di compravendite effettuate sul web e il quantitativo e le tipologie di servizi che possiamo ricevere collegandoci online. Pur rimanendo sull’onda di quella rivoluzione a cui si faceva riferimento prima, dove (continuo a pensarlo) gli aspetti positivi superano di gran lunga quelli negativi, bisogna comunque prestare attenzione alle varie trappole che pullulano in Rete. Allo stesso modo ritengo necessario che ci si tenga informati su come l’evoluzione digitale e le nuove tecnologie incideranno sulla nostra quotidianità (nel bene e nel male). Da qui l’idea di creare questo nuovo spazio: una sorta di bollettino periodico destinato ad accogliere le “notizie giuridiche” attinenti, appunto, alla Rete e alle nuove tecnologie. Si chiamerà “Le nostre vite, tra diritto e web” e lo aggiornerò con l’indispensabile supporto di Simona (che ringrazio di cuore!). Troverete informazioni sulle più interessanti novità normative e sui più recenti orientamenti giurisprudenziali per ciò che riguarda la Rete e, appunto, l’inevitabile ripercussione sulle nostre vite. “Le nostre vite, tra diritto e web” sarà uno spazio segnalazione, non uno spazio dibattito (dunque la sezione “commenti” rimarrà chiusa). L’intento è, per l’appunto, quello di far conoscere e di divulgare. Per questo chiedo a tutti gli amici blogger che seguono Letteratitudine di linkare e/o segnalare queste “pillole di diritto e web” sui loro siti. Ringrazio tutti in anticipo per la collaborazione.
(Massimo Maugeri)

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diritto-e-web-2INTERNET E LA FORMAZIONE DELLA COSCIENZA

di Simona Lo Iacono

L’avvento di internet ha creato un mondo parallelo alla realtà, seduttivo, impalpabile, che ha subito dato l’impressione di uno spazio aperto, senza limiti. In una parola: libero, gratuito, accessibile.
Si è pensato che questo mondo fosse sottratto alle leggi della quotidianità, e che in esso ogni potenzialità fosse ampliata: di espressione, di contatto, di notizia.
Questo è avvenuto perché l’immaterialità del web ha mutato la percezione delle relazioni umane e ha come abbattuto il limite necessario che deve regolarle.
La nuova percezione del mondo esige dunque una rinnovata consapevolezza di esso. Esige anche uno sforzo atto a fondare una relazione corretta con “l’altro” e con lo strumento che viene utilizzato, con le sue potenzialità lesive.
Ecco perché non può esserci vera “vita” in rete, se non attraverso una riflessione che consenta a chi ne fruisce di riappropriarsi delle percezioni della realtà, pur restando nel mondo del web.
Lo strumento per acquisire consapevolezza è da sempre il diritto che scompone le relazioni, ne svela l’apparenza, ne denuncia la falsità.
Al diritto spetta il ruolo di stabilire il limite tra un essere umano e un altro, la regola che determina gli spazi di appartenenza e di non aggressione.
E’ dunque al diritto che è rimesso il compito di far emergere una nuova consapevolezza nella realtà virtuale.
Poiché però non può esserci consapevolezza senza conoscenza, e il mondo della legislazione e della giurisprudenza corre in fretta, è necessaria una guida facile, pratica, “in pillole”, che prenda per mano l’inesperto viaggiatore del web e lo aiuti a fruire delle potenzialità della rete con un nuovo senso delle cose.
Lo scopo è lo stesso che il diritto si propone nella vita reale: creare una coscienza.
Lo diceva benissimo Pirandello e lo possiamo applicare al nostro confuso mondo di cavi e computer: la tua coscienza significa “gli altri dentro di te”.
(Simona Lo Iacono)

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Il booktrailer di LETTERATITUDINE, IL LIBRO – vol. II http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/09/16/il-booktrailer-di-letteratitudine-libr/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/09/16/il-booktrailer-di-letteratitudine-libr/#comments Sun, 16 Sep 2012 06:03:37 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=4288 Buone nuove, cari amici di Letteratitudine! LETTERATITUDINE, IL LIBRO – vol. II (Historica) è già disponibile in versione ebook su Bookrepublic (e sui vari negozi online). Qui sopra il booktrailer del libro! La versione cartacea sarà disponibile a fine mese… Ne approfitto altresì per ringraziare la casa editrice Historica che, per festeggiare [...]]]>

Buone nuove, cari amici di Letteratitudine!
LETTERATITUDINE, IL LIBRO – vol. II (Historica) è già disponibile in versione ebook su Bookrepublic (e sui vari negozi online). Qui sopra il booktrailer del libro! La versione cartacea sarà disponibile a fine mese…

L'e-Book e (è) il futuro del libro

Ne approfitto altresì per ringraziare la casa editrice Historica che, per festeggiare l’evento, ha deciso di offrire in promozione, a soli 0,99 €, l’ebook di L’E-BOOK E (È’) IL FUTURO DEL LIBRO. La promozione durerà una settimana a partire da oggi (dal 10 al 17 settembre 2012). Grazie, amici!

Massimo Maugeri

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È online la puntata con STEFANO PETROCCHI e GIULIA ICHINO, ospiti di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 13 luglio 2012 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/07/19/in-radio-con-massimo-maugeri/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/07/19/in-radio-con-massimo-maugeri/#comments Thu, 19 Jul 2012 13:20:55 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2567 STEFANO PETROCCHI e GIULIA ICHINO, ospiti di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 13 luglio 2012

petrocchi-ichinoNella puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 13 luglio abbiamo discusso di Premio Strega (l’edizione di quest’anno è stata vinta da Alessandro Piperno) con Stefano Petrocchi (segretario esecutivo della Fondazione Bellonci) e Giulia Ichino (responsabile della narrativa italiana in Mondadori).

PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCA SUL PULSANTE AUDIO

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Letteratitudine in Fm va in onda su Radio Hinterland il venerdì mattina (h.12,30 circa) e – in replica – il martedì sera (h. 20,30) e il mercoledì mattina (h. 11,00). Per dettagli, consulta il palinsesto della radio.

Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui.

È possibile ascoltare le puntate precedenti, cliccando qui.

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E’ online la puntata con MORGAN PALMAS, SIMONA LO IACONO, ROMANA PETRI, CARLO PEDINI, ospiti di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 6 luglio 2012

klit-parole-sotto-le-stelle

La nuova puntata di “Letteratitudine in Fm” (di venerdì 6 luglio) ha accolto diversi ospiti. Nella prima parte abbiamo discusso di K-Lit, il primo festival europeo dei blog letterari, con il suo ideatore: Morgan Palmas.

La seconda parte della puntata e’ stata dedicata all’incontro letterario “Parole sotto le stelle“, svoltosi a Siracusa il 30 giugno, con gli scrittori: Simona Lo Iacono (organizzatrice dell’evento), Romana PetriCarlo Pedini … per discutere di Storia e dei romanzi “La sesta stagione” (di Carlo Pedini) e “Tutta la vita” (di Romana Petri).

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È online la puntata con MICHELA MURGIA, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 29 giugno 2012

michela-murgiaOspite della puntata di venerdì 29 giugno è stata la scrittrice Michela Murgia: abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “L’incontro” (Einaudi)… ma è stata anche l’occasione per discutere di amicizia, del concetto di “noi”, di Sardegna e di tanto altro…
In coda alla trasmissione abbiamo parlato del volume “Presente” (Einaudi), di cui la Murgia è coautrice insieme a Andrea Bajani, Paolo Nori e Giorgio Vasta.

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È online la puntata con ERRICO BUONANNO, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 22 giugno 2012  (insieme a “Ultimo incontro a Dresda” di Edgardo Cozarinsky)

buonanno-cozarinskyOspite della puntata di venerdì 22 giugno è stato lo scrittore Errico Buonanno, con cui abbiamo discusso del suo nuovo libro “L’eternità stanca. Pellegrinaggio agnostico tra le nuove religioni” (Laterza – Contromano): un viaggio attraverso le nuove religioni di Roma.
In esclusiva per Letteratitudine, alcuni brani tratti da “L’eternità stanca” di Errico Buonanno

Nella seconda parte della puntata abbiamo introdotto il romanzo “Ultimo incontro a Dresda” di Edgardo Cozarinsky (è stata letta qualche pagina del libro)

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È online la puntata con ALESSANDRA CASELLA, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 15 giugno 2012

alessandra-casellaOspite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 15 giugno,è stata l’attrice, conduttrice ed esperta di libri Alessandra Casella (ideatrice e direttrice di Booksweb.tv).

Con Alessandra Casella abbiamo tracciato il suo percorso artistico e discusso  del progetto Booksweb.tv, ma abbiamo parlato anche – in generale – di lettura, libri e letteratura.

Puntata da non perdere!

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È online la puntata con SAVERIO SIMONELLI, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 8 giugno 2012

saverio-simonelliOspite di “Letteratitudine in Fm”, nella puntata di venerdì 8 giugno, è stato lo scrittore, giornalista e conduttore televisivo Saverio Simonelli. Abbiamo discusso di letteratura e musica prendendo spunto dalla sua nuova pubblicazione dedicata al musicista Angelo Branduardi: “La musica è altrove. Cielo e terra nelle canzoni di Angelo Branduardi” (edizioni Ancora)

In esclusiva su LetteratitudineNews, la prefazione del libro firmata da Angelo Branduardi

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ROBERTO ALAJMO, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 25 maggio 2012

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Ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 25 maggio (h. 13 circa) è stato lo scrittore Roberto Alajmo. Abbiamo discusso del suo libro “Un lenzuolo contro la mafia. Sono vent’anni e sembra domani” (Navarra), in ricordo delle stragi del ‘92 in cui persero la vita i giudici Falcone e Borsellino e dell’esperienza del Comitato dei lenzuoli.

Cliccando in basso, avrete modo di ascoltare la registrazione della presentazione catanese di questo libro avvenuta presso la libreria Cavallotto.

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È online la puntata con MARIA ROSA CUTRUFELLI, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 18 maggio 2012

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Ospite della trasmissione di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 18 maggio è stata la scrittrice Maria Rosa Cutrufelli con la quale abbiamo discusso del suo nuovo romanzo intitolato “I bambini della ginestra” (Frassinelli), incentrato – appunto – sulla strage di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947. È stata, ovviamente, l’occasione per discutere di questa strage (la prima che macchia di sangue la Repubblica italiana e segna – al tempo stesso – l’inizio della “guerra fredda”) e di una serie di argomenti a essa collegati.

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ROBERTO ANDÒ, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 11 maggio 2012

roberto-andoOspite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 11 maggio (h. 13 circa) è stato lo scrittore e regista Roberto Andò (incontrato nel corso dell’evento Maggio dei libri a Catania) con cui abbiamo discusso del suo romanzo “Il trono vuoto” (Bompiani)

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È online la puntata con PAOLO VANELLI, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 4 maggio 2012 (SPECIALE BASSANI)

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La puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 4 maggio è stata dedicata alla figura di Giorgio Bassani, in occasione del cinquantenario della pubblicazione del suo romanzo più celebre: “Il giardino dei Finzi-Contini“.

Ospite della puntata, il critico Paolo Vanelli, autore del saggio “La finzione autobiografica del Romanzo di Ferrara” (Corbo editore), dedicato alle opere narrative di Bassani.

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È online la puntata con SALVATORE SILVANO NIGRO, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 27 aprile 2012

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Ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 27 aprile (h. 13 circa) è stato il critico letterario, saggista a cattedratico Salvatore Silvano Nigro, con cui abbiamo discusso del suo nuovo libro “Il Principe fulvo” (Sellerio): un’analisi inedita del romanzo “Il Gattopardo” e della figura di Tomasi di Lampedusa.
A fine puntata è stato letto un brano tratto da “Il Gattopardo“.

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SANDRO VERONESI, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 20 aprile 2012

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È tornato a trovarci Sandro Veronesi, nella puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 20 aprile 2012, per discutere delle sue recenti pubblicazioni (e dei temi a esse legate): la raccolta di racconti “Baci scagliati altrove” (Fandango) e la nuova edizione de “Gli sfiorati” (Fandango).
Abbiamo discusso della genesi del racconto “Profezia”, dei temi legati ad alcuni degli altri racconti, della differenza di “approccio narrativo” tra racconti e romanzi, degli “sfiorati” di oggi e di quelli di oltre trent’anni fa… e di altro ancora…

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È online la puntata con BARBARA GOZZI e FEDERICA SGAGGIO, ospiti di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 13 aprile 2012  (puntata dedicata a Primo Levi, in occasione del 25° della morte)

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Nella puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 14 abbiamo discusso del Festival letterario italo-irlandese con due delle organizzatrici: Federica Sgaggio e Barbara Gozzi. Con Federica Sgaggio abbiamo discusso anche di giornalismo prendendo spunto dalla sua recente pubblicazione: “Il paese dei buoni e dei cattivi. Perché il giornalismo, invece di informarci, ci dice da che parte stare” (Minimum fax).

La seconda parte della puntata è stata dedicata a Primo Levi, in occasione del 25° della morte (con letture tratte da “Se questo è un uomo“).

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È on line la puntata con FRANCESCA MELANDRI, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 6 aprile 2012

francesca-melandriOspite della puntata di Letteratitudine in Fm di venerdì 6 aprile 2012 è stata la scrittrice e sceneggiatrice Francesca Melandri con cui abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “Più alto del mare” (Rizzoli). È stata anche l’occasione per discutere delle problematiche che hanno interessato la seconda metà degli anni Settanta in Italia e per approfondire il tipo di solitudine che attanaglia i parenti stretti dei detenuti nelle carceri di massima sicurezza. Abbiamo discusso anche della differenza tra scrivere una sceneggiatura e scrivere un romanzo.

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È online la puntata con, MARIA ATTANASIO e ANTONELLA CILENTO, ospiti di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 30 marzo 2012 : puntata dedicata alla memoria di ANTONIO TABUCCHI

attanasio-cilento-tabucchiOspiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 30 marzo sono state la poetessa e scrittrice Maria Attanasio (con cui abbiamo discusso del suo nuovo libro: “La città d’argilla“, edito da Mesogea) e la scrittrice e docente di scrittura creativa Antonella Cilento (con cui abbiamo discusso del suo nuovo romanzo: “La paura della lince“, edito da Rogiosi).
È stata l’occasione per parlare di Caltagirone, di Sicilia, di Napoli… ma anche per discutere di poesia, di letteratura e di alcune interessanti iniziative culturali.
La puntata è dedicata a Antonio Tabucchi, scomparso di recente.
Maria Attanasio e Antonella Cilento hanno dedicato un loro personale pensiero a Antonio Tabucchi.
A fine puntata sono state lette le prime pagine di “Sostiene Pereira”.
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È online la puntata con TEA RANNO e “1Q84″ (di Murakami Haruki), ospiti di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 23 marzo 2012

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Ospite della puntata di venerdì 23 marzo è stata la scrittrice Tea Ranno, con cui abbiamo discusso del suo nuovo romanzo La sposa vermiglia (Mondadori): la storia “forte” (ispirata da un fatto realmente accaduto) di un amore contrastato nella Sicilia degli anni ‘20.

Abbiamo anche presentato il nuovo romanzo di Murakami Haruki 1Q84” (di cui abbiamo letto qualche brano).

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È online la puntata con FRANCO FORTE e LEDA MELLUSO, ospiti di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 16 marzo 2012

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La puntata di venerdì 16 marzo è stata dedicata al romanzo storico. Abbiamo avuto come ospiti gli scrittori Franco Forte e Leda Melluso.

Con Franco Forte (che è anche il direttore editoriale delle collane da edicola Mondadori: Il Giallo Mondadori, Urania e Segretissimo) abbiamo discusso di editoria e del suo nuovo romanzo “Il segno dell’untore” (Mondadori), ambientato nella Milano del 1576.

Con Leda Melluso abbiamo parlato del suo romanzo “L’amante inglese” (Piemme), ambientato a Napoli e a Palerno nell’anno 1798.

È stata anche l’occasione per discutere di quei periodi storici, di come si viveva e di quali erano le problematiche dell’epoca nelle città in questione.

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È online la puntata con VITO MANCUSO, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 9 marzo 2012

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Il teologo Vito Mancuso è stato l’ospite della puntata di venerdì 9 marzo di “Letteratitudine in Fm”.

Nel corso della puntata, abbiamo avuto modo di ascoltare i suoi interventi nella presentazione catanese del suo volume “Io e Dio. Guida dei perplessi” (Garzanti).

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È on line la puntata con ALBERTO SINIGAGLIA e MARCO MANCASSOLA, ospiti di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 2 marzo 2012

Con Alberto Sinigaglia abbiamo discusso di giornalismo prendendo spunto dalla collana dedicata ai “classici del giornalismo” pubblicata dall’editore Aragno e curata dallo stesso Sinigaglia. Abbiamo discusso anche dell’esperienza di Sinigaglia con Tuttolibri (inserto settimanale culturale del quotidiano “La Stampa”) e di un recente saggio pubblicato da Donzelli intitolato, appunto, “Raccontare cultura. L’avventura intellettuale di Tuttolibri (1975-2011)” di Anna D’Agostino.

Con Marco Mancassola abbiamo discusso della nuova edizione di “Last Love Parade“, di recente in libreria per i tipi de “Il Saggiatore“. È stata anche l’occasione per discutere della parte finale degli anni Ottanta (periodo di ambientazione del romanzo) della musica di quegli anni (dalla disco alla techno), della “Love parade” e di altro ancora…

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È online la puntata con CATENA FIORELLO, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 24 febbraio 2012

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La scrittrice Catena Fiorello è stata l’ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 24 febbraio.
Con lei abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “Casca il mondo, casca la terra” edito da Rizzoli.

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È online la puntata con, MICHELE MARI e GIOVANNI ARIANO, ospiti di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 17 febbraio 2012

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Gli ospiti della puntata di venerdì 17 febbraio 2012 sono stati lo scrittore Michele Mari, con cui abbiamo discusso del suo nuovo libro edito da Einaudi, “Fantasmagonia” (ma anche di letteratura in generale) e Giovanni Ariano, Presidente della Società Italiana di Psicoterapia Integrata, con cui abbiamo discusso di anoressia (e del suo nuovo libro “Il corpo muto. Diagnosi e cura dell’anoressia mentale” – Sipintegrazioni edizioni).

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È online la puntata con DANIELA MARCHESCHI, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 10 febbraio 2012 (incentrata sulla poesia e i Premi Nobel per la Letteratura Wisława Szymborska e Tomas Tranströmer)

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La puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 10 febbraio è stata dedicata alla poesia e ai Premi Nobel per la Letteratura. Abbiamo avuto come ospite Daniela Marcheschi, con cui abbiamo discusso di Wisława Szymborska (scomparsa il 1° febbraio) e di Tomas Tranströmer (entrambi Premi Nobel della letteratura). Nella seconda parte della puntata abbiamo discusso del nuovo libro di Daniela Marcheschi: “Maurizio Cucchi o la pace sospesa” (edito da ZonaFranca).

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È online la puntata con DACIA MARAINI e VINCENZO CONSOLO, ospiti di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 3 febbraio 2012

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Nella puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 3 febbraio (h. 13 circa) è tornata a trovarci Dacia Maraini. Abbiamo discusso del suo nuovo libro “La grande festa” (Rizzoli): una dolcissima riflessione sulla morte, ma anche un ritratto memorabile di sé che mescola affetti privati e pubblici, felicità e dolore. Il ricordo della sorella Yuki, del padre Fosco, di Alberto Moravia, di Giuseppe Moretti, di Maria Callas e di Pier Paolo Pasolini.

La seconda parte della puntata è stata dedicata alla memoria dello scrittore Vincenzo Consolo, scomparso il 21 gennaio scorso.

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È on line la puntata con RAUL MONTANARI, ospite di “Letteratitudine in Fm” di martedì 31 gennaio 2012

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Raul Montanari è stato l’ospite di Letteratitudine in Fm” di martedi’ 31 gennaio 2012.

Abbiamo discusso di fede e di alcune analogie tra la filosofia Zen e certi passi del Vangelo (ma anche delle loro profonde e inconciliabili differenze). Lo spunto lo ha fornito il nuovo libro di Montanari intitolato “Il Cristo Zen” (Indiana)… ma abbiamo discusso anche di scrittura e di editoria (e di altro ancora) e del suo più recente romanzo: “L’esordiente” (Dalai).

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È online la puntata con GIANNI RIOTTA, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 20 gennaio 2012

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Ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 21 gennaio 2012 è stato lo scrittore e giornalista Gianni Riotta: abbiamo discusso di giornalismo e informazione ai tempi del web, di Sicilia, di libri (e di tanto altro ancora) prendendo spunto dal suo nuovo libro: “Le cose che ho imparato” (Mondadori)

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È on line la puntata con WALTER PEDULLÀ, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 13 gennaio 2012

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Ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 13 gennaio 2012 (h. 13 circa) è stato il saggista e critico letterario Walter Pedullà. Con lui abbiamo discusso del volume “Alberto Savinio. Scrittore ipocrita e privo di scopo” (edizioni Anordest), incentrato su una delle figure artistiche più interessanti del Novecento italiano: Alberto Savinio (scrittore, pittore, musicista). Ne abbiamo approfittato per chiedere a Walter Pedullà il suo parere sulla letteratura italiana dei cosiddetti anni zero (ovvero, dell’ultimo decennio all’incirca). A fine puntata sono state lette alcune pagine scritte da Ruggero Savinio, figlio di Alberto.

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È on line la puntata con ELENA MEARINI, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 23 dicembre 2011 (con la partecipazione di Antonio Paolacci, Stefania Nardini e Giorgio Vasta)

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Ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 23 dicembre è stata la scrittrice milanese Elena Mearini, protagonista della conferenza di presentazione del suo nuovo romanzo  ”Undicesimo comandamento” (Perdisa Pop), presentato a “Più libri, più liberi” con la partecipazione di Antonio Paolacci, Stefania Nardini e Giorgio Vasta. Tutto lo staff di “Letteratitudine in Fm” ne approfitta per augurarvi buone festività natalizie.

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Letteratitudine in Fm va in onda su Radio Hinterland il venerdì mattina (h.12,30 circa) e – in replica – il martedì sera (h. 20,30) e il mercoledì mattina (h. 10,00). Per dettagli, consulta il palinsesto della radio. Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui.

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È on line la puntata con DACIA MARAINI, PIERA DEGLI ESPOSTI, PAOLO DI PAOLO, ospiti di “Letteratitudine in Fm” del 16 dicembre 2011

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Ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 16 dicembre (h. 12,30 circa) è stata Dacia Maraini. Abbiamo avuto modo, infatti, di ascoltare – in esclusiva – gli interventi tratti dalla presentazione alla fiera romana “Più libri, più liberi” del nuovo testo della Maraini intitolato “Per Giulia” (pubblicato da Perrone editore). Si tratta di un testo teatrale dedicato a Giulia, una studentessa scomparsa a causa del recente terremoto dell’Aquila. Avrete altresì modo di ascoltare, oltre agli interventi di Dacia, la magistrale lettura di alcuni brani del testo interpretati da Piera Degli Esposti e l’introduzione di Paolo Di Paolo.

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È on line la puntata con MAURIZIO DE GIOVANNI, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 02 dicembre 2011

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Maurizio de Giovanni è stato l’ospite di “Letteratitudine in Fm” del 02 dicembre 2011. Abbiamo discusso del suo personaggio letterario, il commissario Ricciardi, e del suo nuovo libro: “Per mano mia. Il Natale del commissario Ricciardi” (Einaudi Stile libero).

La seconda parte della puntata è stata dedicata al saggio di Leslie A. FiedlerIl ritorno del pellerossa. Mito e letteratura in America (Guanda)

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È on line la puntata con, REMO BASSINI e GIANFRANCO FRANCHI, ospiti di “Letteratitudine in Fm” del 25 novembre 2011

bassini-franchiGli scrittori Remo Bassini e Gianfranco Franchi sono stati gli ospiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 25 novembre 2011.

Con Remo Bassini abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “Vicolo del precipizio” (Perdisa Pop).

Con Gianfranco Franchi abbiamo discusso del suo nuovo libro “L’arte del Piano B” (Piano B edizioni).

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È on line la puntata con SARAH ZAPPULLA MUSCARA’ e SALVATORE FERLITA, ospiti di “Letteratitudine in Fm” dell’18 novembre 2011

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Ospiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” dell’18 novembre 2011 sono stati Sarah Zappulla Muscarà e Salvatore Ferlita.

Con Sarah Zappulla Muscarà (ordinario di Letteratuta Italiana nell’Università di Catania) abbiamo discusso del romanzo postumo di Stefano Pirandello (da lei curato) intitolato “Timor sacro” (Bompiani): è ancora aperta la pagina di discussione on line dedicata al libro.

Di questo libro di Stefano Pirandello (figlio del celebre Luigi) si sta discutendo molto anche sulle pagine dei principali quotidiani nazionali… mentre si appresta ad essere tradotto all’estero.

Con Salvatore Ferlita (assistant professor di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università degli studi di Enna “Kore”, nonché critico letterario e collaboratore di “La Repubblica” – edizione siciliana) abbiamo discusso del volume “Le arance non raccolte” (Palumbo editore), dedicato agli scrittori siciliani del Novecento che – per un motivo o per l’altro – sono stati dimenticati o tralasciati. Abbiamo avuto modo di discutere anche sulle possibili ragioni che, in generale, determinano il successo o la “dimenticanza” di alcuni autori e delle loro opere.

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Letteratitudine in Fm va in onda su Radio Hinterland il venerdì mattina (h.12,30 circa) e – in replica – il martedì sera (h. 20,30) e il mercoledì mattina (h. 10,00). Per dettagli, consulta il palinsesto della radio. Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui.

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È on line la puntata con, PAOLO DI PAOLO e KATHARINA SCHMIDT, ospiti di “Letteratitudine in Fm” dell’11 novembre 2011

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Gli ospiti (puntata dell’11 novembre, h. 12:30 circa) sono stati lo scrittore Paolo Di Paolo (con cui abbiamo discusso del suo nuovo libro “Dove eravate tutti“, edito da Feltrinelli) e la traduttrice Katharina Schmidt (con cui abbiamo discusso dell’antologia da lei curata “Nel cuore della notte“, edita da Del Vecchio… ma abbiamo discusso anche di “traduzioni” confrontando il mercato editoriale italiano con quello tedesco).

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È on line la puntata con, GIANRICO CAROFIGLIO, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 28 ottobre 2011

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L’ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 28 ottobre 2011 è stato lo scrittore e magistrato Gianrico Carofiglio con cui abbiamo discusso del suo nuovo romanzo appena edito dalla Rizzoli: “Il silenzio dell’onda“.

In coda alla puntata è possibile ascoltare le letture di alcuni brani tratti dal libro e interpretati dallo stesso autore.

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È on line la puntata con LAURA COSTANTINI e ELVIRA SEMINARA, ospiti di “Letteratitudine in Fm” del 21 ottobre 2011

costantini-seminaraOspiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 21 ottobre 2011, sono state le scrittrici e giornaliste Laura Costantini e Elvira Seminara.

Con Laura Costantini abbiamo discusso dell’antologia “Cronache di inizio millennio“, pubblicato da Historica (di cui ne è la co-curatrice).

Con Elvira Seminara abbiamo discusso dell’antologia “Non è un paese per donne“, pubblicato da Oscar Mondadori (la Seminara è una delle autrici).

Si evidenza lo scopo benefico di entrambi i libri proposti (come sarà meglio specificato nel corso della puntata).

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È on line la puntata con DOMENICO SEMINERIO e ALESSANDRO ZANNONI, ospiti di “Letteratitudine in Fm” del 14 ottobre 2011

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Ospiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 14 ottobre 2011 sono stati gli scrittori Domenico Seminerio e Alessandro Zannoni, con i quali abbiamo discusso dei rispettivi nuovi romanzi: “Il volo di Fifina” (Dario Flaccovio editore) e “Le cose di cui sono capace” (Perdisa pop).

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È on line la puntata con MARIOLINA BERTINI e RENZO PARIS, ospiti di “Letteratitudine in Fm” del 7 ottobre 2011

bertini-parisOspiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 7 ottobre sono stati Mariolina Bertini e Renzo Paris.

Con Mariolina Bertini, francesista e docente di letteratura francese all’Università degli Studi di Parma, abbiamo discusso della rivista “L’Indice dei libri del mese” (di cui è il vicedirettore)… ma anche dell’attuale situazione della letteratura francese messa a confronto con quella italiana.

Con lo scrittore Renzo Paris abbiamo discusso della figura di Apollinaire prendendo come spunto la recente pubblicazione del suo romanzo “La banda Apollinaire” (Hacca edizioni)

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È on line la puntata con ANTONIO DI GRADO e MASSIMO ONOFRI, ospiti di “Letteratitudine in Fm” del 30 settembre 2011

di-grado-onofriOspiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 30 settembre sono stati gli italianisti e saggisti Antonio Di Grado e Massimo Onofri. Con loro abbiamo avuto la possibilità di discutere del mito e della figura di Garibaldi prendendo spunto dalla letteratura e da altre forme artistiche.

Abbiamo anche avuto modo di parlare dei loro due nuovi libri: “L’ombra dell’eroe. Il mito di Garibaldi nel romanzo italiano” (Bonanno) di Antonio Di Grado e “L’epopea infranta. Retorica e antiretorica per Garibaldi” (Medusa) di Massimo Onofri.

Nella parte finale della trasmissione abbiamo accennato a un’iniziativa lanciata dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, intitolata “Dillo a modo tuo” (siete invitati, cortesemente, a cliccare sul link) sostenuta anche da Letteratitudine.

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È on line la puntata con LAURA BOSIO, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 23 settembre 2011

laura-bosioOspite della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 23 settembre 2011 è stata la scrittrice Laura Bosio, con la quale abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “Le notti sembravano di luna” appena edito dalla Longanesi.

È stata anche l’occasione per parlare di ciclismo, dell’Italia della metà degli anni Sessanta (quella del boom economico) e del sogno “impossibile” di una bambina di dieci anni di diventare un corridore in sella a una bicicletta.

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È on line la puntata con DANIELA MARCHESCHI, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 16 settembre 2011

daniela-marcheschiOspite della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 16 settembre 2001 è stata il critico e studiosa di letteratura italiana Daniela Marcheschi, la quale – tra le tante pubblicazioni prodotte – ha curato i meridiani Mondadori delle opere di Carlo Collodi (1995) e di Giuseppe Pontiggia (2004), una nuova edizione dell’Umorismo di Luigi Pirandello (Oscar Mondadori, 2010) e pubblicato il saggio Leopardi e l’Umorismo (Petite Plaisance, 2010). Di recente per l’editore Trasciatti, la pubblicazione del volume “Nessuno è poeta: scritti su Giacomo Noventa”.

Con Daniela Marcheschi abbiamo discusso della figura di Carlo Collodi e de “Le avventure di Pinocchio”; ma abbiamo discusso pure di poesia, di letteratura e della figura di Giacomo Noventa.

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È on line la puntata con MASSIMO CARLOTTO, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 9 settembre 2011

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Ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 9 settembre 2011 è stato lo scrittore Massimo Carlotto, con cui abbiamo discusso di noir, di Nord-Est e della “situazione italiana” prendendo spunto dalla recente pubblicazione del suo nuovo romanzo Alla fine di un giorno noioso (edito dalla e/o).

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È on line la puntata con SIMONA LO IACONO, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 29 luglio 2011

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Ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 29 luglio 2011 è stata la scrittrice e magistrato Simona Lo Iacono.

Con lei abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “Stasera Anna dorme presto” (pubblicato da Cavallo di Ferro) e della sua poetica incentrata sul rapporto tra diritto e letteratura e tra parola e processo.

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È on line la puntata con GIULIO MOZZI, MARILU’ OLIVA E VERONICA TOMASSINI, ospiti di “Letteratitudine in Fm” del 22 luglio 2011

mozzi-oliva-tomassini1Ospiti della della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 22 luglio 2011 sono stati gli scrittori Giulio Mozzi, Marilù Oliva e Veronica Tomassini.

Con Giulio Mozzi abbiamo parlato della sua esperienza on line con Vibrisse, nonché dei libri “Il male naturale” e “10 buoni motivi per essere cattolici” (quest’ultimo scritto a quattro mani con Valter Binaghi), entrambi editi da Laurana.

Con Marilù Oliva abbiamo parlato del suo nuovo romanzo: “Fuego” (Elliot)

Con Veronica Tomassini abbiamo discusso del suo romanzo “Sangue di cane” (Laurana).

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È on line lo SPECIALE “PREMIO STREGA 2011″, nella puntata di “Letteratitudine in Fm” del 15 luglio 2011

premio-strega_2011La puntata di “Letteratitudine in Fm” del 15 luglio 2011 è stata dedicata a uno speciale sull’edizione 2011 del Premio Strega (la proclamazione del vincitore – Edoardo Nesi, con “Storia della mia gente” edito da Bompiani – è avvenuta nella serata di giovedì 7 luglio). Nel corso della puntata, abbiamo avuto modo di ascoltare una serie di impressioni e dichiarazioni rilasciate in esclusiva dai cinque finalisti (Bruno Arpaia, Luciana Castellina, Mario Desiati, Edoardo Nesi, Maria Pia Veladiano) e da parte di altri scrittori, editori, critici letterari e giornalisti culturali “intercettati” al Ninfeo di Villa Giulia nel corso della premiazione (Maurizio de Giovanni, Mario Fortunato, Antonio Franchini, Dacia Maraini, Massimo Onofri, Antonio Pennacchi, Marco Polillo, Mirella Serri, Elisabetta Sgarbi, Sandro Veronesi).

Nella parte finale della puntata abbiamo contattato telefonicamente Stefano Petrocchi, segretario esecutivo della Fondazione Bellonci, per tracciare un bilancio – a una settimana di distanza dalla conclusione – su questa edizione del Premio Strega e provare a ipotizzare eventuali cambiamenti per il futuro.

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È on line la puntata con TAOBUK E ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI, ospiti di “Letteratitudine in Fm” dell’8 luglio 2011

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Ospiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” dell’8 luglio 2011 sono stati Antonella Ferrara, Presidente del Taobuk (Festival del libro di Taormina), e Isabella Bossi Fedrigotti, prima ospite della rassegna.

Nel corso della puntata Antonella Ferrara ci ha raccontato come è nato e in cosa consiste il “progetto” Taobuk. Con Isabella Bossi Fedrigotti abbiamo discusso del suo romanzo “Amore mio, uccidi Garibaldi” (appena ripubblicato da Longanesi). Abbiamo anche avuto modo di ascoltare l’intervista della giornalista di Repubblica Rosa Maria Di Natale a Isabella Bossi Fedrigotti svoltasi nel corso della prima giornata del Taobuk.

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È on line la puntata con ELVIRA SEMINARA, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 1 luglio 2011

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Ospite della puntata di Letteratitudine in Fm” del 1 luglio 2011 è stata la scrittrice e giornalista Elvira Seminara. Con lei abbiamo discusso del suo nuovo romanzo, edito da Nottetempo, e intitolato “Scusate la polvere“: un romanzo divertente, ma che al tempo stesso offre importanti spunti di riflessione.

Nella seconda parte della puntata, con la Seminara abbiamo parlato anche della prima edizione del Festival Internazionale di Letteratura di Taormina: Taobuk (giacché la Seminara è vicepresidente dell’associazione culturale che organizza il festival).

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È on line la puntata con MICHELA MURGIA e GIUSEPPE TESTA, ospiti di “Letteratitudine in Fm” del 24 giugno 2011

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Ospiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 24 giugno 2011 sono stati gli scrittori Michela Murgia e Giuseppe Testa.

Con Michela Murgia abbiamo discusso del suo nuovo libro appena edito da Einaudi Stile Libero, intitolato “Ave Mary“.

Con Giuseppe Testa abbiamo discusso del suo saggio intitolato “La donna di fiori” (Sellerio).

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È on line la puntata con ENZO GOLINO, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 17 giugno 2011

enzo-golinoOspite della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 17 giugno 2011 è stato il saggista e critico letterario Enzo Golino. Con lui abbiamo avuto modo di discutere degli ultimi cinquant’ anni della letteratura e della cultura italiana, prendendo spunto dalla recente pubblicazione del suo volume “Madame Storia & Lady Scrittura” (Le Lettere, 2011), che raccoglie saggi, cronache, interviste raccolte in cinque decadi di “impegno culturale” tra quotidiani e magazine.

Nella seconda parte della puntata abbiamo avuto modo di discutere di due libri scritti da autori stranieri: “Le figlie perdute della Cina” di Xinran (Longanesi, 2011) e “Teoria degli infiniti” di John Banville (Guanda, 2011).

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È on line la puntata con ELISABETTA BUCCIARELLI, ADELIA BATTISTA, GIAN MAURO COSTA, SANTO PIAZZESE, ospiti di “Letteratitudine in Fm” del 10 giugno 2011

bucciarelli-battistaLa puntata di “Letteratitudine in Fm” del 10 giugno 2011 è stata suddivisa in due parti. La prima parte è stata dedicata al Festival del libro di Palermo (Una marina di libri) tenutosi il 3-5 giugno, con impressioni rilasciate dagli scrittori Elisabetta Bucciarelli, Gian Mauro Costa e Santo Piazzese. Tra le altre cose si è discusso di… noir.

Con Elisabetta Bucciarelli, in particolare, abbiamo approfondito la conoscenza del suo nuovo romanzo: “Corpi di scarto” (Edizioni Ambiente, collana Verdenero).

La seconda parte della puntata è stata dedicata a due artisti della penna del secondo Novecento letterario italiano: Anna Maria Ortese e Dario Bellezza. Abbiamo infatti avuto modo di incontrare Adelia Battista, curatrice del volume “Bellezza, addio” (Archinto), un volume che raccoglie le lettere di Anna Maria Ortese a Dario Bellezza.

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È on line la puntata con SIMONETTA AGNELLO HORBNY e UNA MARINA DI LIBRI, ospiti di “Letteratitudine in Fm” del 3 giugno 2011

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Ospiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 3 giugno 2011 sono stati la scrittice Simonetta Agnello Horbny e l’editore Ottavio Navarra.

Con Simonetta Agnello Horbny abbiamo discusso del suo nuovo libro, “Un filo d’olio” (Sellerio). Con Ottavio Navarra abbiamo discusso della prima edizione del Festival del libro di Palermo: Una marina di libri (sarà possibile seguire gli appuntamenti in diretta video in streaming).

In coda alla puntata abbiamo accennato al passpartout festival di Asti, dall’11 al 19 giugno 2011.

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Speciale Salone del libro di Torino (parte seconda) su Letteratitudine in Fm del 27 maggio 2011

logo_salone-libro-torinoLa puntata di “Letteratitudine in Fm” del 27 maggio 2011, incentrata sulla seconda parte dello “Speciale Salone del libro si Torino”, è  stata dedicata allo scrittore triestino Luciano Comida scomparso il 21 maggio 2011.

Anche nel corso di questa puntata, così come nella puntata precedente, sono andate in onda una serie di mini-interviste, impressioni e curiosità che Massimo Maugeri ha raccolto all’interno del Lingotto tra il 13 e il 14 maggio in maniera non preordinata, coinvolgendo addetti ai lavori (scrittori, editor, editori, critici letterari, giornalisti culturali) incontrati nel corso del suo girovagare: (in ordine di “apparizione”) Umberto Eco (scrittore e semiologo); Giuseppe Schifani della Duepunti edizioni; Carlo D’Amicis (scrittore), Romana Petri con il consorte, nella veste di editori di Cavallo di Ferro; Miranda Miranda (scrittrice); Mattia Formenton, amministratore delegato de Il Saggiatore; Chiara Palazzolo (scrittrice); Angelica Tintori, scrittrice e editrice della Gargoyle Books; Francesco Giubilei della Historica edizioni; Marino Magliani (scrittore); Daniela D’Angelo, dell’ufficio stampa di Avagliano e Fermento; Emanuele Ponturo (scrittore), Roberta Lepri (scrittrice); l’editore Iacobelli; Pietro Del Vecchio dell’omonima casa editrice.

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Letteratitudine in Fm va in onda su Radio Hinterland il venerdì mattina (h.12,30 circa) e – in replica – il martedì sera (h. 20,30) e il mercoledì mattina (h. 10,00). Per dettagli, consulta il palinsesto della radio. Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui.

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Speciale Salone del libro di Torino (parte prima) su Letteratitudine in Fm del 20 maggio 2011

logo_salone-libro-torinoLa puntata di “Letteratitudine in Fm” del 20 maggio 2011 è stata dedicata alla prima parte di uno “speciale” sull’edizione 2011 del Salone Internazionale del libro di Torino. Si tratta di una serie di mini-interviste, impressioni e curiosità che Massimo Maugeri ha raccolto all’interno del Lingotto tra il 13 e il 14 maggio in maniera non preordinata, coinvolgendo addetti ai lavori (scrittori, editor, editori, critici letterari, giornalisti culturali) incontrati nel corso del suo girovagare.

In questa prima parte è possibile ascoltare (in ordine di “apparizione”) le voci di: Rolando Picchioni (presidente della Fondazione per il libro); Ernesto Ferrero (scrittore e direttore editoriale del Salone del libro di Torino); Stefano Salis (della redazione di “Domenica” de Il Sole 24Ore); Jacopo De Michelis (direttore editoriale narrativa italiana di Marsilio); Antonio Franchini (scrittore e direttore editoriale della Mondadori); Natale Tedesco (critico letterario e poeta); Melania G. Mazzucco (scrittrice); Luigi Guarnieri (scrittore); Michele Rossi (editor e responsabile narrativa italiana Rizzoli); Stefano Izzo (editor Rizzoli e redattore di Granta Italia); Speciale Premio Vittorini 2011 con la partecipazione del prof. Natale Tedesco, della prof.ssa Sarah Zappulla Muscarà, dello scrittore Giuseppe Lupo (uno dei tre vincitori del Premio), del dr. Arnaldo Lombardi; Franz Krauspenhaar (scrittore), Antonio Paolacci (scrittore ed editor), Carlo Cannella (scrittore ed editore).

La settimana prossima andrà in onda la seconda parte dello “speciale” Salone del libro di Torino.

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È on line la puntata con MARIO DESIATI, ospite di Letteratitudine in Fm del 6 maggio 2011

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Ospite di Letteratitudine in Fm del 6 maggio 2011 è stato lo scrittore Mario Desiati. Con lui abbiamo discusso del suo nuovo romanzo edito da Mondadori e intitolato “Ternitti” (uno dei libri candidati alla vittoria dell’edizione di quest’anno del Premio Strega). Con Desiati abbiamo parlato dell’Eternit e delle morti da esso causate, ma anche di alcuni aspetti della letteratura, di come ha cominciato a scrivere, del suo ruolo di direttore editoriale della casa editrice Fandango e anche – ovviamente – della sua candidatura al Premio Strega di quest’anno.

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È on line la puntata con PAOLO DI STEFANO, ospite di Letteratitudine in Fm del 29 aprile 2011

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Ospite della puntata di Letteratitudine in Fm del 29 aprile 2011 è stato lo scrittore, e critico letterario del Corriere della Sera, Paolo Di Stefano. Con lui abbiamo discusso del suo nuovo libro: “La catastròfa” (Sellerio). Un romanzo-verità sulla terribile tragedia di Marcinelle, in Belgio, dell’8 agosto 1956, quando scoppiò un incendio a 975 metri sottoterra in una miniera del distretto carbonifero di Charleroi… e che causò 262 morti, di cui 136 immigrati italiani.

È stata anche l’occasione di riflettere su diverse parole-chiave, quali: lavoro, dignità, sicurezza, emigrazione, patria, giusta remunerazione.

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È on line la puntata con LUCIANO GENTA e STEFANO SALIS, ospiti di Letteratitudine in Fm del 22 aprile 2011

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Ospiti della puntata di Letteratitudine in Fm del 22 aprile 2011 sono stati Luciano Genta e Stefano Salis.

Luciano Genta è il responsabile di “Tuttolibri“, supplemento culturale del quotidiano “La Stampa” (esce il sabato). Stefano Salis fa parte della redazione di “Domenica“, supplemento culturale del quotidiano “Il Sole 24 Ore” (esce, appunto, la domenica).

Con loro abbiamo discusso della storia di questi due supplementi culturali (tra i più importanti in Italia); ma è stata anche l’occasione per discutere delle “mutazioni” che hanno interessato la cultura, la letteratura e l’editoria italiane negli ultimi anni.

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È on line la puntata con ROMANA PETRI, ospite di Letteratitudine in Fm del 15 aprile 2011

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Ospite di Letteratitudine in Fm del 15 aprile 2011 è stata la scrittrice Romana Petri, con la quale abbiamo discusso del suo nuovo romanzo: “Tutta la vita” (Longanesi, 2011). Romana Petri ha pubblicato vari romanzi e raccolte di racconti con i quali ha vinto il premio Mondello, il Rapallo-Carige e il Grinzane Cavour ed è stata finalista al premio Strega. Le sue opere sono state tradotte in Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Germania, Olanda e Portogallo. È editrice e traduttrice e collabora con Il Messaggero. Vive tra Roma e Lisbona.

Romana Petri è anche la titolare della casa editrice Cavallo di Ferro.

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È on line la puntata con GIROLAMO DE MICHELE e ANDREA PUGLIESE, ospiti di Letteratitudine in Fm dell’8 aprile 2011

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Ospiti di Letteratitudine in Fm dell’8 aprile 2011 saranno gli scrittori GIROLAMO DE MICHELE e ANDREA PUGLIESE.

Con Girolamo De Michele discuteremo del suo libro “La scuola è di tutti. Ripensarla, costruirla, difenderla” (Minimum Fax).

Con Andrea Pugliese discuteremo della sua raccolta “People from Ikea” (Fbe edizioni)

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È online la puntata con PAOLA MASTROCOLA ospite di Letteratitudine in Fm del 1° aprile 2011

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Paola Mastrocola è nata a Torino, dove tuttora risiede. Insegna lettere in un liceo scientifico. Fino al 1999 ha pubblicato poesie e saggi sulla letteratura del Trecento e Cinquecento. Dal 2000, presso Guanda ha pubblicato cinque romanzi (La gallina volante, Palline di pane, Una barca nel bosco, Più lontana della luna e La narice del coniglio), il volume La scuola raccontata al mio cane, il romanzo-favola Che animale sei?. Ha vinto diversi Premi letterari (tra cui il Premio Campiello nel 2004 ed è stata finalista al Premio Strega nel 2001).

Con Paola Mastrocola parleremo di scuola e discuteremo del suo nuovo libro “TOGLIAMO IL DISTURBO: saggio sulla libertà di non studiare” (Guanda, 2011)

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È online la puntata con DARIA BIGNARDI, ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 25 marzo 2011

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Daria Bignardi, giornalista e autrice di programmi televisivi, è nata a Ferrara. A ventitré anni è andata a vivere a Milano, da dove ha collaborato con molti giornali, da “Panorama” a “Sette” a “La Stampa”. Dal 1991 lavora per la televisione e la radio. Ha diretto per due anni il mensile “Donna”, di Hachette Rusconi. È autrice e conduttrice del programma “Le invasioni barbariche” per La7. Scrive da diversi anni per “Vanity Fair”. Il suo romanzo d’esordio “Non vi lascerò orfani” (Mondadori 2009) ha vinto il Premio Rapallo Carige, il Premio Elsa Morante e il Premio dei Librai Città di Padova (ed è stato tradotto in diverse lingue).

Con Daria Bignardi abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “Un karma pesante” (Mondadori)… e di altro ancora.

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È on line la puntata con SANDRO VERONESI, ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 18 marzo 2011

sandro-veronesiOspite della della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 18 marzo 2011 è stato lo scrittore Sandro Veronesi. Con lui abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “XY” (Fandango) e del volume “Parola di Chandler” che ha tradotto per Coconino Press (con illustrazioni di Igort)… e di tanto altro.

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È on line la puntata con di-grado-riccioliVIOLA DI GRADO e MARIA LUCIA RICCIOLI ospiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” dell’11 marzo 2011

Ospiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” dell’11 marzo 2011 sono state due scrittrici esordienti, entrambe siciliane:

- Viola Di Grado, catanese che studia a Londra, autrice di Settanta acrilico, trenta lana (pubblicato dalla E/O); romanzo ambientato in Inghilterra, a Leeds, che ha ricevuto importanti consensi dalla critica soprattutto per il linguaggio innovativo;

- Maria Lucia Riccioli autrice di “Ferita all’ala un’allodola” (pubblicato da Perrone Lab); un ambizioso romanzo storico ambientato in Sicilia, a Noto, in epoca risorgimentale e incentrato sulla figura della poetessa Mariannina Coffa (personaggio realmente esistito).

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È on line la puntata con DACIA MARAINI ospite di “Letteratitudine in Fm” del 4 marzo 2011 (con la partecipazione di Stefano Petrocchi)

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Ospite di “Letteratitudine in Fm” del 4 marzo 2011, è stata la scrittrice Dacia Maraini.

Con la Maraini abbiamo discusso del suo nuovo libro “La seduzione dell’altrove” (Rizzoli, 2010): una raccolta di articoli e racconti dei viaggi intrapresi dalla scrittrice in giro per il mondo.

Alla trasmissione ha partecipato anche Stefano Petrocchi, coordinatore esecutivo della Fondazione Bellonci, che nei giorni precedenti ha ospitato proprio la Maraini nel corso di una iniziativa dedicata alle scuole e ai ragazzi. Abbiamo colto l’occasione per chiedere a Petrocchi qualche informazione sulle novità previste nell’edizione 2011 del Premio Strega.

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È on line la puntata con VALERIO EVANGELISTI, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 18 febbraio 2011

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L’ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 18 febbraio 2011 è stato lo scrittore Valerio Evangelisti.

Con lui abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “Rex tremendae maiestatis” (Mondadori) e della saga di Eymerich, l’inquisitore.

È stata anche l’occasione per conoscere un po’ di più Valerio Evangelisti e… le sue abitudini di scrittura. E altro ancora.

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È on line la puntata con FILIPPO LA PORTA, ospite di “Letteratitudine in Fm” dell’11 febbraio 2011

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L’ospite di “Letteratitudine in Fm” dell’11 febbraio 2011 è stato il critico e saggista Filippo La Porta. Filippo La Porta collabora a numerosi quotidiani, tra cui il «Corriere della Sera», «Il Riformista», «Il Messaggero». Ha pubblicato diversi libri, tra cui: “Pasolini, uno gnostico innamorato della realtà” (2002), “Dizionario della critica militante” (con Giuseppe Leonelli, 2007), “È un problema tuo” (2009). Presso Bollati Boringhieri ha pubblicato: “La nuova narrativa italiana. Travestimenti e stili di fine secolo” (1995, n. ed. ampliata 1999), “L’autoreverse dell’esperienza. Euforie e abbagli della vita flessibile” (2004) e “Maestri irregolari. Una lezione per il nostro presente” (2007). In trasmissione abbiamo discusso dei due nuovi libri di La Porta: il saggio “Meno letteratura, per favore!” (Bollati Boringhieri, 2010) e il volume “Uno sguardo sulla città. Gli scrittori italiani contemporanei e i loro luoghi” (Donzelli, 2010).

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È on line la puntata con LUIGI BERNARDI, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 4 febbraio 2010

luigi-bernardiL’ospite di “Letteratitudine in Fm” del 4 febbraio 2010 è stato lo scrittore e consulente editoriale Luigi Bernardi. Con lui abbiamo discusso del suo nuovo libro, la raccolta di racconti “Niente da capire” (Perdisa Pop, 2011), ragionando su questa frase che si legge nella scheda: Un modo discorde di raccontare il crimine, l’anatomia di gesti senza ritorno che sono la pietra tombale di giallo, noir e mistero. Abbiamo avuto modo di evidenziare la differenza tra “giallo” e “noir” e di discutere delle direzioni prese dalla letteratura italiana di oggi…

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È ON LINE la puntata con ANTONIO FRANCHINI, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 28 gennaio 2011

antonio-franchiniL’ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 28 gennaio è stato Antonio Franchini: scrittore e direttore editoriale per la narrativa italiana in Mondadori. In trasmissione abbiamo discusso del nuovo libro di Antonio Franchini, “Il signore delle lacrime” (Marsilio)… ma è stata anche l’occasione per discutere dei cambiamenti dell’editoria di questi ultimi anni e di altro ancora… PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCA SUL PULSANTE…

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************************* ************************* È ON LINE la puntata con ELISABETTA BUCCIARELLI, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 21 gennaio 2011 bucciarelliElisabetta Bucciarelli, scrittrice milanese, è stata l’ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 21 gennaio 2011. Elisabetta Bucciarelli ha firmato molte sceneggiature e scritto vari romanzi, tra cui: Happy Hour (Mursia), Dalla parte del torto (Mursia), Femmina de luxe (Perdisa Pop) e Io ti perdono, (Kowalski/Colorado Noir). Ha ideato e tiene da più di dieci anni il laboratorio Esprimersi con la scrittura, scrivere per stare bene. Conduce la rubrica GialloFuoco su Booksweb.tv. Ha scritto numerosi racconti noir, apparsi in quotidiani italiani e stranieri, antologie e nel Giallo Mondadori. Abbiamo discusso con lei del nuovo libro, “Ti voglio credere (Edizioni Kowalski), con cui Elisabetta Bucciarelli ha vinto il Premio ‘Giorgio Scerbanenco 2010-Courmayeur Noir in Festival’ in collaborazione con ‘La Stampa’, per il miglior romanzo noir italiano edito nell’anno. Ma è stata anche l’occasione per parlare di MilanoPER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCA SUL PULSANTE…

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************************* ************************* È ON LINE  la puntata con GIANRICO CAROFIGLIO, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 14 gennaio 2011 carofiglio-manomissione-paroleGianrico Carofiglio è stato l’ospite di “Letteratitudine in Fm” del 14 gennaio 2011. Si è discusso del nuovo libro di Carofiglio “La manomissione delle parole” (Rizzoli, 2010). In questo libro, atipico e sorprendente, Gianrico Carofiglio riflette sulle lingue del potere e della sopraffazione, e si dedica al recupero di cinque parole chiave del lessico civile: vergogna, giustizia, ribellione, bellezza, scelta, legate fra loro in un itinerario concettuale ricco di suggestioni. Il rigore dell’indagine – letteraria, politica ed etica – si combina con il gusto anarchico degli sconfinamenti e degli accostamenti inattesi: Aristotele e don Milani, Cicerone e Primo Levi, Dante e Bob Marley, fino alle pagine esemplari della nostra Costituzione. Ne derivano una lettura emozionante, una prospettiva nuova per osservare il nostro mondo. Chiamare le cose con il loro nome è un gesto rivoluzionario, dichiarava Rosa Luxemburg ormai un secolo fa. Ripensare il linguaggio, oggi, significa immaginare una nuova forma di vita. PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCA SUL PULSANTE SOTTO

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************************* BIANCA GARAVELLI e MARIANO SABATINI, ospiti di “Letteratitudine in Fm” del 7 gennaio 2011 (h. 12:30 circa) garavelli-sabatiniOspiti della prima puntata del 2011 di “Letteratitudine in Fm” sono stati la scrittrice e critica letteraria Bianca Garavelli e il giornalista e saggista Mariano Sabatini. Con Bianca Garavelli abbiamo discusso dell’ultimo ventennio della letteratura italiana prendendo spunto dal suo nuovo libro “Nelle pagine dell’anima” (Moretti & Vitali, 2010). Ma abbiamo anche avuto modo (essendo la Garavelli un’esperta dantista) di discutere della figura di Beatrice di Dante. Con Mariano Sabatini abbiamo parlato parlare dell’Italia di oggi, così come è vista dai corrispondenti stranieri. L’occasione l’ha fornita la recente pubblicazione del libro di Sabatini “L’Italia s’è mesta. Dall’unità nazionale a Silvio Berlusconi, il Belpaese visto dai corrispondenti stranieri” (Perrone, 2010). PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCARE SUL PULSANTE SOTTO

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SIMONE CALTABELLOTA, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 24 dicembre 2010 (h. 12:30 circa)
Simone Caltabellota (classe ’69) fa parte del comitato editoriale della Elliot, ma ha lavorato prima come editor poi come direttore editoriale della Fazi. È fondatore della Lain, creatore della label musicale Sleeping Star. Con lui abbiamo discusso del suo romanzo d’esordio “Il giardino elettrico” (Bompiani).
Ma è stata anche una… puntata natalizia.
BUON NATALE E BUON ANNO A TUTTI!
In una Roma inedita e misteriosa, sospesa tra il presente e l’eternità, si muovono i protagonisti di questo romanzo d’amore e di iniziazione. Dentro di essa, tra le sue strade e i suoi segreti, si incrociano non soltanto le storie di ragazzi come tanti, ma anche – come in una sorta di “Cielo sopra Berlino” di questo inizio secolo – le storie di fantasmi che continuano a vivere tra i vivi e interagiscono con loro provando a influenzarne decisioni e destino. Un passaggio segreto e misterioso eppure vicino a ognuno di noi, un giardino elettrico, rimescola i piani dell’al di là e dell’al di qua. Un esordio narrativo audace, che mescola avventura e lirismo, amore e sogno, passioni e un erotismo soffuso e avvolgente, al cui centro campeggia l’idea che la realtà visibile nasconde sempre un’altra realtà e che in circostanze particolari queste due dimensioni si tocchino oltrepassando il corso del tempo e del destino.
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************************* ************************* ENZO RUSSO, ospite di Massimo Maugeri nella puntata di Letteratitudine in Fm del 17 dicembre 2010 (h. 12:30 circa) enzo-russo1Enzo Russo è nato a Mazzarino, in provincia di Caltanissetta, ma vive in Lombardia da diversi anni. La sua è una delle voci più importanti e autorevoli tra quelle degli autori che scrivono romanzi ambientati in Sicilia. Ha debuttato nel ’75 con “Dossier America Due” (SEI) e da allora ha pubblicato oltre trenta romanzi, tradotti in diciannove lingue. I suoi libri più recenti sono: “Uomo di rispetto” (1988, prodotto anche per il cinema), “Il quattordicesimo zero” (1990), “Nato in Sicilia” (1992), “Nessuno escluso” (1995), “Saluti da Palermo” (1996), “Né vendetta né perdono” (2000), tutti editi da Mondadori. Con Enzo Russo abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “Niente per cui morire” (Mondadori, 2010). Abbiamo parlato anche di Sicilia, di Servizi Segreti, di misteri irrisolti… PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCA SULL’APPOSITO PULSANTE AUDIO

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************************* ************************* SPECIALE FIERA DEL LIBRO DI ROMA e JOHN LENNON nella puntata di “Letteratitudine in Fm” del 10 dicembre (intorno alle 12:30)

John Lennon 1980 photo by Allan Tannenbaumpiù libri 590x403 Più libri più liberiLa puntata di “Letteratitudine in Fm” del 10 dicembre è stata dedicata alla Fiera della piccola e media editoria di Roma “Più libri, più liberi” (che si è conclusa giorno 8 dicembre).

Abbiamo raccolto, “al volo”, le impressioni di alcuni editori e scrittori presenti alla Fiera.

Ma la puntata è stata anche dedicata alla figura di John Lennon, ucciso trent’anni fa: l’8 dicembre del 1980.

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************************* ************************* MARCO BELPOLITI, ospite di Massimo Maugeri nella puntata di Letteratitudine in Fm del 3 dicembre 2010 (intorno alle h. 12:30) Su RADIO HINTERLAND

Con Marco Belpoliti abbiamo discusso della figura di Pier Paolo Pasolini in occasione del 35° anno dalla sua morte. L’occasione ce l’ha fornita la recente pubblicazione del volume “Pasolini in salsa piccante” (Guanda, 2010) scritto da Belpoliti. Abbiamo anche discusso dei saggi: “Settanta” (Einaudi) e “Senza vergogna” (Guanda, 2010).PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCARE NEL PULSANTE SOTTO

Marco Belpoliti, saggista e scrittore, ha curato le opere di Primo Levi e pubblicato diversi libri: Settanta, Crolli, La prova, Diario dell’occhio, La foto di Moro. Curatore con Elio Grazioli della rivista-collana Riga (Marcos y Marcos), insegna all’Università di Bergamo e collabora a La Stampa e a L’Espresso.

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CHIARA GAMBERALE, ospite di Massimo Maugeri nella puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm” del 26 novembre 2010 (intorno alle h. 12,30)

Con Chiara Gamberale abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “Le luci nelle case degli altri” (Mondadori, 2010).

La protagonista del libro è Mandorla, una bambina figlia di una ragazza madre: Maria.
Maria lavora come amministratrice d’immobili e ha lo speciale dono di trasformare ogni riunione condominiale in toccanti sedute di terapia di gruppo… e il condominio gioca un ruolo chiave nell’economia del libro.
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Chiara Gamberale è nata nel 1977 a Roma, dove vive. Ha scritto Una vita sottile (Marsilio 1999), Color Lucciola (Marsilio 2001), Arrivano i pagliacci (Bompiani 2003), La zona cieca (Bompiani 2008, premio selezione Campiello) e Una passione sinistra (Bompiani 2009). È ideatrice e conduttrice di programmi radiofonici e televisivi come “Gap” (Raiuno), “Quarto piano scala a destra” (Raitre) e “Trovati un bravo ragazzo” (Radio24). Dal 2010 è in onda su Radio2 con “Io Chiara e l’Oscuro”. Collabora con “La Stampa”, “Il Riformista” e “Vanity Fair”.

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************************* ************************* SIMONETTA AGNELLO HORBNY, ospite di Massimo Maugeri nella puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm” del 19 novembre 2010 Su RADIO HINTERLAND SIMONETTA AGNELLO HORBNY, con la partecipazione di Sarah Zappulla Muscarà, è stata l’ospite di Massimo Maugeri nella puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 19 novembre 2010 (h. 12.30 circa). Abbiamo discusso dei nuovi romanzi di Simonetta Agnello Horbny: “La monaca” (Feltrinelli, 2010) e “Camera Oscura” (Skira, 2010). Per ascoltare la puntata, clicca sotto.. -

Nata e cresciuta a Palermo, Simonetta Agnello Hornby ha sposato un inglese dopo aver conseguito il dottorato in giurisprudenza nel 1967. Da allora ha vissuto all’estero, dapprima negli Usa e in Zambia, e dal 1970 in Inghilterra, nel quartiere dell City of Westminster, a Londra.
Ha completato gli studi giudiridici inglesi mentre i suoi due figli erano piccini, e poi ha lavorato nella City di Londra. Nel 1979 fondo’ Hornby and Levy, uno studio legale nel quartiere di immigranti di Brixton, che ben presto si specializzo’ nel diritto di famiglia e dei minori. Hornby e Levy furono il primo studio d’Inghilterra a creare un dipartimento riservato ai casi di violenza all’interno della famiglia.
La maggior parte dei clienti dello studio è caraibica o nera. Nel 1997 Hornby & Levy pubblicò in un libro, “The Caribbean Children’s Law Project”, il risultato della ricerca condotta da quattro membri dello studio legale in Giamaica, Trinidad, Barbados e Guyana, sul diritti dei minori e sulle strutture per i minori. Il libro è tuttora l’unico lavoro del genere al mondo.

Simonetta Agnello Hornby ha insegnato diritto dei minori all’universita’ di Leicester ed e’ stata part-time presidente del Special Educational Needs and Disability Tribunal per otto anni. Nel 2000 iniziò a scrivere romanzi e ha pubblicato “La Mennulara” (2002), “La zia marchesa” (2004), “Boccamurata”,(2007) e “Vento Scomposto” (2009) con Feltrinelli. Tutti i suoi libri sono stati dei best sellers e sono tradotti in molte lingue. Dal 2008 Simonetta Agnello Hornby, pur continuando a esercitare l’avvocatura, si dedica principalmente alla scrittura.

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Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui.

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************************* CARLO D’AMICIS, Ospite di Massimo Maugeri nella puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm” del 12 novembre 2010

Su RADIO HINTERLANDCARLO D’AMICIS è stato l’ospite di Massimo Maugeri nella puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 12 novembre 2010. Si è discusso del romanzo “La battuta perfetta” (minimum fax, 2010) e degli argomenti a esso connessi: televisione, Rai, Berlusconi e “berlusconismo”. Per ascoltare la puntata, cliccare sotto…

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********************************** ********************************** ANTONIO PAOLACCI e FILIPPO TUENA Ospiti di Massimo Maugeri nella puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm” del 5 novembre 2010 Questa nuova puntata di “Letteratitudine in Fm” è dedicata all’editoria di qualità. Abbiamo parlato di quattro piccoli editori attraverso il conivolgimento degli scrittori: Antonio Paolacci e Filippo Tuena.

Antonio Paolacci

http://www.liberolibro.it/wp-content/uploads/filippo-tuena.jpg Con Antonio Paolacci abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “Salto d’ottava” (Perdisa Pop) e del racconto “Accelerazione di gravità” (Senzapatria). Con Filippo Tuena abbiamo discusso del suo libro “Manualetto pratico a uso dello scrittore ignorante” (Mattioli 1885), e della collana TUSITALA che sta dirigendo presso l’editore Nutrimenti. È stata anche l’occasione per discutere dell’editoria, oggi, in generale… e del ruolo della piccola editoria. È possibile ASCOLTARE LA PUNTATA cliccando qui

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Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui. È possibile ascoltare le puntate precedenti, cliccando qui. ********************************** ********************************** TIZIANO SCARPA è stato ospite di Massimo Maugeri a “Letteratitudine in Fm” del 29 ottobre 2010 su RADIO HINTERLAND

Con Tiziano Scarpa abbiamo discusso del suo nuovo romanzo Le cose fondamentali (Einaudi 2010).

È la storia di un uomo che osserva il suo bambino appena nato. Davanti alla forza della vita allo stato puro, sente l’impotenza di tutti i linguaggi che conosce.

Per questo decide di scrivergli quello che ha imparato, sull’amore, sul potere, sui soldi, la malattia e la morte… Le cose fondamentali, storie e pensieri che lui dovrà leggere quando avrà quattordici anni, in un altro tempo, in un altro posto.

PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCARE SOTTO

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Tiziano Scarpa è nato a Venezia nel 1963. Ha scritto Occhi sulla Graticola (Einaudi 1996 e 2005), Amore® (Einaudi 1998), Venezia è un pesce (Feltrinelli 2000), Cos’è questo fracasso? (Einaudi 2000), Nelle galassie oggi come oggi (con Raul Montanari e Aldo Nove, Einaudi 2001), Cosa voglio da te (Einaudi 2003), Kamikaze d’Occidente (Rizzoli 2003), Corpo (Einaudi 2004), Groppi d’amore nella scuraglia (Einaudi 2005 e 2010), Batticuore fuorilegge (Fanucci 2006), Amami (con Massimo Giacon, Mondadori 2007), Comuni mortali (Effigie 2007), L’inseguitore (Feltrinelli 2008), Discorso di una guida turistica di fronte al tramonto (Amos 2008), Stabat Mater (Einaudi 2008 e vincitore del Premio Strega 2009), La vita, non il mondo (Laterza 2010) e Le cose fondamentali (Einaudi 2010). Scrive su ilprimoamore.com

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Daniela Marcheschi e Sarah Zappulla Muscarà ospiti di Massimo Maugeri a “Letteratitudine in Fm” del 22 ottobre 2010

su RADIO HINTERLAND, SPECIALE PIRANDELLO

Ospiti di Massimo Maugeri nella puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm” del 22 ottobre 2010: Daniela Marcheschi e Sarah Zappulla Muscarà… per uno SPECIALE PIRANDELLO.
PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCA QUI SOTTO

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Daniela Marcheschi è critico e studiosa di letteratura italiana e scandinava dagli ampi orizzonti interdisciplinari e di fama internazionale (curatrice dei Meridiani Mondadori dedicati a Collodi e a Giuseppe Pontiggia). Con lei abbiamo discusso della nuova edizione del saggio di Luigi Pirandello “L’umorismo” riedito di recente dagli Oscar Mondadori con una nuova prefazione firmata dalla stessa Marcheschi. Abbiamo discusso anche del Premio Nobel della Letteratura e della recente attribuzione a Mario Vargas Llosa. Sarah Zappulla Muscarà è ordinaria di Letteratura Italiana e incaricata di Letteratura Teatrale Italiana e di Storia e Critica del Cinema nell’Università di Catania, si occupa di narrativa, teatro e cinema tra Otto e Novecento, di edizioni di testi e carteggi inediti. Con lei abbiamo discussodella figura di Luigi Pirandello in relazione al figlio Stefano (anch’egli scrittore, qui nella foto con il padre) è della recente pubblicazione del carteggio tra Luigi e Stefano raccolto nel volume “Nel tempo della lontananza” (Sciascia editore).

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Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui. È possibile ascoltare le puntate precedenti, cliccando qui. ****************************** ****************************** Melania G. Mazzucco e Elisabetta Chicco Vitzizzai, ospiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” del 15 ottobre 2010 Ospiti della puntata di “Letteratitudine in Fm” del Tema della puntata: rapporto tra “pittura e letteratura”. Con Melania G. Mazzucco abbiamo discusso dei suoi libri più recenti, editi dalla Rizzoli, dedicati alla figura del pittore Tintoretto e della sua famiglia. Si tratta del romanzo “La lunga attesa dell’angelo” e del saggio “Jacomo Tintoretto e i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana”. Con Elisabetta Chicco Vitzizzai abbiamo discusso del suo nuovo libro intitolato “Il più bel vizio è la vita”, pubblicato da Instar libri. Per ascoltare la puntata, cliccare qui

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LETTERATITUDINE SUDMEDIATIKA http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/05/31/letteratitudine-sudmediatika/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/05/31/letteratitudine-sudmediatika/#comments Thu, 31 May 2012 19:50:31 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=4139 ]]> Ringrazio la scrittrice e giornalista di Repubblica Rosa Maria di Natale per la realizzazione di questo video, che parla dell’esperienza di Letteratitudine, e per la successiva pubblicazione sul suo bel blog SudMediatika.
Grazie, Rosa Maria!
Massimo Maugeri

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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/05/31/letteratitudine-sudmediatika/feed/ 0
CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/11/cronache-di-inizio-millennio/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/11/cronache-di-inizio-millennio/#comments Tue, 11 Oct 2011 21:37:39 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3598 cronache-di-inizio-millennioChe cosa rimane del decennio che ci stiamo lasciando alle spalle?

Qual è l’evento “caratterizzante” degli anni 2001-2011?

Se vi venisse chiesto di redigere una classifica degli eventi più importanti che si sono avvicendanti in questi dieci anni… come la stilereste? (per ordine di importanza…)

Quali eventi, a vostro giudizio, sono rimasti “in sordina” e meriterebbero, viceversa, maggiore risalto nella nostra memoria?

E come si differenzia il decennio che si sta per concludere da quelli che lo hanno preceduto?

Vi invito a rispondere a queste domande, ispirate dalla recentissima pubblicazione del volume “Cronache di inizio millennio” (Historica, 2011) curato dal duo letterario Laura Costantini e Loredana Falcone. Si tratta di una antologia che ha come sottotitolo “32 autori italiani raccontano gli anni 2001/2011” a cui ho partecipato anch’io con grande piacere, invogliato dallo scopo benefico del progetto (come meglio precisato di seguito).
Dalla scheda del libro: “Dieci anni densi di avvenimenti, cambiamenti, cataclismi climatici, politici e sociali che vale la pena raccontare per lasciarne traccia e, senza avere la pretesa di un’interpretazione sociale e antropologica, poter restituire il sapore degli anni che ci siamo trovati a vivere”.
Dicono le curatrici: “Quello che abbiamo chiesto agli autori che hanno aderito (32 tra famosi ed esordienti) è di raccontare uno di questi anni, di questi avvenimenti. Dalle Torri Gemelle all’avvento di Facebook, dallo Tsunami ai Mondiali di calcio 2006, dal G8 di Genova al terremoto dell’Aquila. Sono solo esempi nella massa di stimoli che il decennio ha potuto fornire a tutti noi che scriviamo esercitando la passione della memoria e della parola.”

Il ricavato delle vendite verrà devoluto all’A.V.S.I. per il progetto “Al lavoro! Attività di formazione professionale e avvio al lavoro per i giovani di Rio de Janeiro”.
Mi piacerebbe che partecipassero al dibattito tutti gli autori coinvolti nel progetto (magari potrebbero raccontarci perché hanno scelto proprio quella data e quell’evento).

Laura Costantini mi aiuterà ad animare e a moderare la discussione.
Di seguito, l’elenco degli autori che hanno aderito al progetto e la bella prefazione firmata da Marino Sinibaldi.

(Inutile aggiungere che siete tutti invitati a rispondere alle domande del post).

Massimo Maugeri

Hanno scelto di raccontare le “Cronache di inizio millennio”:
Danilo Arona (23 settembre 2001) – Maria Silvia Avanzato (10 gennaio 2005) – Remo Bassini (16 marzo 2010) – Alessandro Berselli (1 agosto 2003) – Daniele Bonfanti (26 dicembre 2004) – Alessandro Cascio (25 giugno 2009) – Vincenzo Ciampi (14 febbraio 2004) – Fabio Ciriachi (10 aprile 2006) – Fabrizio Contardi (23 gennaio 2004) – Laura Costantini – Loredana Falcone (25 gennaio 2011) – Maurizio De Giovanni (30 gennaio 2002) – Francesco Dell’Olio (9 luglio 2006) - Francesco Di Domenico (21 maggio 2008) - Barbara Garlaschelli (22 luglio 2001) – Enrico Gregori (18 aprile 2002) – Maria Giovanna Luini (21 febbraio 2001) – Gordiano Lupi (11 giugno 2010) – Andrea Malabaila (10 settembre 2008) – Stefano Massaron (15 maggio 2011) – Massimo Maugeri (2 aprile 2005) – Francesca Mazzucato (2 febbraio 2008) – Paolo Melissi (estate 2003) – Enrico Miceli (10 luglio 2007) – Patrizia Mintz (6 aprile 2009) – Gianluca Morozzi (10 gennaio 2005) – Enrico Pandiani (11 settembre 2001) – Niccolo’ Pizzorno (2 maggio 2011) – Simonetta Santamaria (27 novembre 2010) – Pierpaolo Turitto (28 settembre 2003) – Floriana Tursi (28 gennaio 2011)

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LA PREFAZIONE DI MARINO SINIBALDI
Semmai i secoli nascessero innocenti, il nostro la sua purezza infantile l’ha persa subito e di colpo: due torri sbriciolate, “tremila persone vaporizzate” che aleggiano come una colpa o una maledizione non solo nei racconti di questo progetto che si misurano con l’anno fatale 2001 ma in tutti gli altri di questo originale diario di un decennio che fugge. Come in un diario vero e proprio, infatti, qui si ricordano momenti e luoghi sepolti nella memoria, si riscoprono eventi dimenticati, si rievocano emozioni lontane. E si finisce stupiti di fronte a coincidenze che non avremmo dovuto rimuovere: davvero il delitto di Novi Ligure –quel domestico ground zero di inspiegabile ferocia – anticipava di pochi mesi uno di ben altra scala? E abbiamo mai capito cose significasse quella sorta di replica farsesca che mandò a infrangere un Rockwell sul pacifico Pirellone? Sono le increspature e gli scarti della memoria, questa facoltà insonnolita che facciamo sempre più fatica a ridestare. Ma va detto subito che l’intelligenza della sfida e la qualità dei racconti che l’hanno raccolta hanno intanto questo merito: non lasciarci svicolare nel comodo rifugio dei “non ricordo”. Ognuno degli autori di questi racconti ha affrontato un momento e un anno, un evento e le figure che lo hanno animato o subito; e ce li scaglia contro, con precisione ed emozione, con rabbia, a volte, fino a lasciarceli definitivamente infissi nella memoria.
Che sensazioni ci restano, infine? Del trauma originario di questi anni si è già detto qui –e altrove anche troppo. E l’11 settembre del decennale ci sta già saturando con una implacabile macchina memoriale-spettacolare. Ma è come se quelle macerie fossero un segno distintivo dell’epoca, reiterato in luoghi e forme diverse ma tutte riconoscibili e dolorose, come le pietre mai più rialzate delle strade dell’Aquila, come “il largo solco simile a una trincea enorme” scavato da chi? E dove? Nei mari solcati da carrette omicide, nell’epicentro di qualche terremoto, nelle spiagge dello tsunami? (Tsunami, parola seminuova di un decennio che ne ha adottate molte, spesso cambiando senso: “il tuo profilo” non è una silhouette da evocare con nostalgia ma qualcosa da esibire nei social network). Come i rifiuti inamovibili di comunità urbane che sembrano aver consumato la loro parabola secolare. Come la macerie sempre meno metaforiche di una economia globale che appare preda di un delirio psichico, tecnicamente schizofrenica, prigioniera di un balletto simile a quello fantastico che intrecciano tra loro le tre lettere dell’austera sigla Fmi nella rivisitazione irriverente e salutare che non potrà che farvi amaramente sorridere. Sorridere appena, però. Perché non si può pensare al disastro finanziario e alle sue conseguenze infinite senza infinitamente ripetersi le verità urlate e ignorate nelle strade del G8 di Genova. Per questo il trauma originario del primo anno di vita del nostro secolo è così difficile da ignorare: non si manifestò solo nello spazio aereo di un mattino americano ma nelle lunghe, tragiche giornate (e notti) vigliaccamente insanguinate di una nostra amata città. (Solo così il 2001 è davvero l’anno fatale che è stato: se alla memoria globale e imperiale delle Torri Gemelle si affianca la nostra colpa –e magari la nostra giustizia).
Ma questi anni sembrano non emettere sentenze davvero definitive. Sono anni incerti, inconclusi. Come nel topos immortale della tragedia greca, in queste pagine troverete salme insepolte, cadaveri senza pace: provengono dal dramma enorme che preme sulle nostre coste ma anche, più banalmente, da una grottesca vicenda funerario-televisiva. Appaiono comunque il segno di qualcosa che non è finito ancora, non è definito, non può essere sistemato. Segna i nostri tempi come un buco, un vuoto (eccolo lì lo spazio mai colmato di Ground Zero che ritorna come un mantra visivo). E non genera mai sentimenti facili: di gioia ce n’è poca, quasi niente. Nessun autore, mi sembra, ha scelto uno di quegli eventi brillanti che regalano ricordi smaltati anche agli anni più oscuri. Persino i mondiali di calcio, persino la vittoria che a volte inaspettatamente ci arride non può essere goduta in santa pace. E’ destino che un intralcio, una grande o piccola maledizione lo impedisca.
E’ così, un po’ a brandelli e nelle forme diverse che la diversità degli autori coinvolti felicemente implica, che leggendo questi racconti un’idea degli anni alle nostre spalle si fa progressivamente largo. Sono anni difficili perfino da siglare: “anni zero” forse, non solo per pedanteria aritmetica ma perché un senso di azzeramento politico, economico, mentale sembra intimamente segnarli. Ma il numero nullo implica inevitabilmente qualcosa da costruire o ricostruire. Imprese assai difficile da immaginare, anche uscendo dal recinto di queste brevi narrazioni. Sembra piuttosto di intravedere la paradossale coda lunga di un secolo breve. “Fine secolo” , con una formula inventata da Adriano Sofri, si intitolava un’impresa editoriale che alla vigilia del decennio precedente (i terminali anni Novanta) giocava con l’idea che qualcosa –i rifiuti ideologici del Novecento, per esempio- stesse per abbandonarci. Mi è capitato di lavorare a quell’impresa e di portare in eredità quel titolo a una trasmissione radiofonica che Radio3 ospitò dal 1992. Altro che fine, però: mentre lo sguardo superficiale dei contemporanei sembrava fisso su ciò che stava terminando, ci capitò di incontrare eventi del tutto nuovi, e giganteschi: le migrazioni mondiali, per esempio, e la nuova, altrettanto globale, economia –e il tramonto dell’illusione energetica, e la fine del lavoro, e i nuovi fanatismi paranoici e parareligiosi eccetera eccetera. Gli anni sono così, scivolano uno dentro l’altro, confondono eredità e tradizioni, appaiono immobili e mutano catastroficamente. Sono difficili da fissare. Con punti di vista diversi gli autori di questi diversi racconti ci hanno provato. E sfidano noi lettori sollecitando la nostra facoltà più addormentata e quella più atrofizzata: la memoria e l’immaginazione.
Marino Sinibaldi

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VIAGGIO ALL’ALBA DEL MILLENNIO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/04/viaggio-allalba-del-millennio/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/04/viaggio-allalba-del-millennio/#comments Tue, 04 Oct 2011 20:45:03 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3148 VIAGGIO ALL’ALBA DEL MILLENNIO” VINCE LA V EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE SEBASTIANO ADDAMO

La cerimonia di consegna avrà luogo venerdì 7 ottobre alle 18, nella sala C1 del Centro culturale “Le Ciminiere” di viale Africa, Catania, con ingresso gratuito.

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viaggioallalba-delmillennioCari amici, sono molto felice di poter condividere con voi la notizia dell’uscita di un mio nuovo libro. Si tratta di una raccolta di racconti molto particolare, intitolata “Viaggio all’alba del millennio” (pubblicata da Perdisa Pop, nella collana Corsari). Ho avuto il piacere di presentarlo al Salone del libro di Torino (sala autori, spazio b, padiglione 2), sabato 14 maggio, ore 10:30, insieme all’amica Michela Murgia (vincitrice del Premio Campiello 2010): alla fine del post, trovate i video della presentazione.
Vi ringrazio in anticipo per l’affetto con cui (spero) accoglierete questo mio nuovo lavoro.
Dal sito di Perdisa Pop è possibile scaricare e leggere il primo racconto della raccolta.
Vi riporto, di seguito, la scheda stampa del libro predisposta dalla redazione della casa editrice…

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Viaggio all’alba del millennio si presenta come un’originalissima miscellanea di generi, di toni e registri stilistici: una raccolta peculiare, in cui ogni racconto si collega all’altro per dare forma a un unico grande affresco.
Un bizzarro viaggio in aereo racconta l’ansia da attentato terroristico; una tragedia consumata all’interno delle pareti domestiche tratta il tema dell’incomunicabilità tra familiari; i preparativi di un matrimonio rivelano alcune nevrosi contemporanee.
Si va poi dagli incontri virtuali nelle chat erotiche a una lettera folle che un’assassina scrive al commissario che l’ha arrestata. E ancora: una comica conversazione telefonica tra una nonna e un nipote, un giovane in coma, un ridicolo dialogo sull’immigrazione clandestina e uno scambio di battute che ha come oggetto la schizofrenia, per finire con un racconto dai tratti grotteschi, che ha per protagonisti un gruppo di giovani e una Catania trasfigurata, e ricollega tutti i racconti precedenti per agganciarsi infine al primo, in una struttura circolare.

Leggere questo libro è come guardare in uno specchio deformante. Maugeri unisce il grottesco al drammatico, lo scherzo alla suggestione, per mostrarci gli anni in cui viviamo attraverso le nostre nevrosi, le ansie e gli inganni della mente. La sua scrittura scompiglia le identità, rimescola le carte e altera la visione, dando forma a un libro magnetico, diverso, in grado di raccontare il caos del nostro tempo come non lo abbiamo mai letto.”

Di seguito, invece, vi propongo il booktrailer del libro realizzato dall’ottimo Carmelo Caramagno…

Di seguito, i video della presentazione al Salone del libro di Torino con Michela Murgia.

Grazie mille per la partecipazione e (se vi va)… ditemi in bocca al lupo.

Massimo Maugeri

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LA CODA DI PESCE CHE INSEGUIVA L’AMORE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/09/03/la-coda-di-pesce-che-inseguiva-lamore/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/09/03/la-coda-di-pesce-che-inseguiva-lamore/#comments Sat, 03 Sep 2011 14:47:58 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2698 La coda di pesce che inseguiva l’amore” di Simona Lo Iacono e Massimo Maugeri (edito da Sampognaro&Pupi) si aggiudica l’edizione 2011 del Premio Nazionale di Giornalismo, Saggistica e Letteratura “Più a sud di Tunisi”, nella sezione “letteratura”


la-coda-di-pesce-cover-definitiva-per-blogCari amici, sono molto lieto di presentarvi la nascita di un progetto di scrittura che parte da lontano. Ne ha già “parlato” Affari Italiani con questo bello spazio allestito da Antonio Prudenzano (che ringrazio!).
Si tratta dell’imminente uscita di un racconto lungo a quattro mani scritto da me e da Simona Lo Iacono. Qualcuno di voi ne era già a conoscenza, per qualcun altro sarà una sorpresa.
Il titolo del libro è “La coda di pesce che inseguiva l’amore” (presente nelle migliori librerie e su IBS con disponibilità immediata). Lo pubblica l’editore siciliano Sampognaro & Pupi. Si tratta di una fabula per adulti ambientata a Portopalo di Capo Passero (paese marinaro della provincia di Siracusa) nel 1860, nata dall’idea di un pesce che insegue un giovane pescatore (in un’ottica, dunque, ribaltata… almeno, apparentemente). Una fabula d’amore e morte che denuncia l’incapacità di condividere, che evidenzia come le contrapposizioni esasperate e la brama di possesso possono uccidere il sogno; e come la bellezza – spesso – viene trafitta dall’incapacità di dare spazio all’apertura e alla consapevolezza necessarie per poterla contemplare.
Per altre notizie vi rimando alla citata pagina di Affari Italiani (dove potrete leggere, in esclusiva, l’incipit della storia) e a questo blog (dove troverete le date e i luoghi dove presenteremo il libro).
Qui sotto, invece, potete gustarvi il booktrailer realizzato da Carmelo Caramagno.

Segue un articolo con cui – Simona e io – tentiamo di proporre un dibattito sul concetto di condivisione (in generale… e “nella scrittura”, in particolare).
Estrapolo le due domande (e vi invito a fornire la vostra risposta, se ne avete voglia).

1. Che significato ha la condivisione in letteratura? È più perdita di sé, o conquista di sé attraverso il confronto con l’altro?

2. Scrivere a quattro mani può servire a lanciare il messaggio che la condivisione è una strada percorribile di accrescimento spirituale e personale?

Anticipo che in un prossimo post (dedicato alla “scrittura multipla”) conto di invitare vari autori che si sono cimentati con la scrittura a quattro o più mani… per discutere – insieme – della loro esperienza, dei loro libri e delle tecniche narrative adottate per realizzarli.

Fateci gli auguri, su…

Massimo Maugeri

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LA SCRITTURA A QUATTRO MANI… IN DUE PAROLE
di Simona Lo Iacono e Massimo Maugeri

simona-lo-iacono-e-massimo-maugeri-2La condivisione in letteratura. Il punto di vista raddoppiato, moltiplicato. Le voci sovrapposte.
Gli esempi non mancano: Cesare Pavese e Bianca Garufi, Fruttero e Lucentini, Sveva Casati Modigliani, Camilleri e Lucarelli. Fino ad esempi di scrittura più largamente condivisa come insegnano i Wu Ming e i Kay Zen (giusto per fermarci ai casi più noti).
C’è un momento in cui la parola diviene rimbalzo, scalpita da uno specchio all’altro, si denuda e svetta dalla penna nella sua primitiva e autentica vocazione: comunicare, dal latino “communio”, che vuol dire mettere in comune, condividere.
E allora, verrebbe da domandarsi: che significato ha la condivisione in letteratura? Perdita di sé o conquista di sé attraverso il confronto con l’altro?
Leggersi attraverso altri occhi, farsi correggere dall’altro, farsi cambiare… è un viaggio che esige umiltà, voglia di mettersi alla prova e di rinunciare all’esclusività della propria voce.
Le motivazioni sono tante: dall’alternanza di capitoli di Pavese e Garufi in “Fuoco grande” (dove ciascuno rimanda all’altra la propria versione di un medesimo fatto), all’infallibile estro di Fruttero e Lucentini (in cui la commistione si fa reciproco equilibrio), alle tecniche narrative sperimentate con un pizzico di goliardia ludica (in Camilleri e Lucarelli), alla monumentale aggregazione di forze dei Wu Ming.
I percorsi che portano alle quattro mani, alle sei… alle otto, sono tanti e sorprendenti, così come lo è la sperimentazione in letteratura, la varietà di toni, la complessità dell’umanità tutta.
Un mosaico che si accresce negli ultimi tempi grazie alla possibilità di “scrivere a distanza” in modo veloce, attraverso le e-mail, e che potenzia la fantasia, mette in moto lo spirito di gruppo, insegna a “fare squadra”.
La domanda è: scrivere a quattro mani può servire a lanciare il messaggio che la condivisione è una strada percorribile, di accrescimento spirituale e personale?

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NOTIZIE SU “LA CODA DI PESCE CHE INSEGUIVA L’AMORE” SONO DISPONIBILI SU…

Affari Italiani (articolo di Antonio Prudenzano)

Terzapagina (recensione di Tea Ranno)

Blog coda di pesce (notizie varie su “La coda di pesce che inseguiva l’amore”)

Kult Underground (recensione di Gordiano Lupi)

La corda spezzata dell’arrivo (di Salvo Sequenzia – Galleria Roma)

Kult Virtual Press (recensione di Renzo Montagnoli)

Libero-libro (intervista a Simona Lo Iacono e Massimo Maugeri)

Il giornale di Pachino (recensione di Sergio Taccone)

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DATE E APPUNTAMENTI

Mercoledì, 8 dicembre 2010, ore 14,00
Eur – Palazzo dei Congressi – Roma
Presso la 9^ Fiera Nazionale della Piccola e Media editoria “Più libri, più liberi”
Relazionano:  gli scrittori Luigi La Rosa e Tea Ranno
Saranno presenti gli autori e l’editore.

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Sabato, 11 dicembre 2010, ore 18,00
Presso l’HOTEL ROMA, via Roma, Siracusa
Relaziona:  La dott.ssa Laura Marullo, docente presso la facoltà di lettere dell’università degli studi di Catania
Legge i testi: Rina Rossitto, attrice
Su immagini e video nate da un’idea di Simona Lo Iacono e Massimo Maugeri
Saranno presenti gli autori e l’editore.

***
Domenica, 12 Dicembre 2010, ore 10,00 – 13,00
Presso casa museo Luigi Capuana, Mineo (CT)
nell’ambito del convegno
l’Unità d’Italia nella letteratura siciliana
Saranno presenti gli autori e l’editore.

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Sabato, 18 Dicembre 2010, ore 18,00
Presso il cinema Gozzo, via Lucio Tasca, Portopalo di Capopassero (Siracusa)
Relaziona: Il professor Sebastiano Burgaretta
Legge i testi: Silvana Scrofani, attrice
Su immagini e video nate da un’idea di Simona Lo Iacono e Massimo Maugeri.

Saranno presenti gli autori e l’editore.

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Sabato, 29 gennaio 2011, ore 18,00
Presso la Dante Alighieri di Siracusa
Via Mirabella, 29 (sede della società Dante Alighieri) -  Siracusa.
Saranno presenti gli autori e l’editore.

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Sabato, 12 febbraio 2011, ore 18,00
Presso il centro Ierna di Floridia (Siracusa)
Relaziona: Il professor Salvo Sequenzia
Saranno presenti gli autori e l’editore.

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Venerdì, 18 febbraio 2011, ore 18,00
Presso la libreria Cavallotto di Corso Sicilia (Catania)
Relaziona: la scrittrice Elvira Seminara e il semiologo Salvo Sequenzia.
Saranno presenti gli autori e l’editore.

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Sabato, 19 febbraio 2011, ore 18,00
Pinacoteca Nunzio Sciavarrello – Bronte (Catania)
Relazionano:  la Sig.ra Maria Prestianni Firrarello (Presidente Fidapa – sez. Bronte); la dott.ssa Laura Marullo, docente presso la facoltà di lettere dell’università degli studi di Catania; la prof.ssa Lucia Firrarello.
Saranno presenti gli autori e l’editore.

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Sabato, 26 febbraio 2011,  ore 18,00

Presso ex Refettorio dei Domenicani - Via Mazzini, 38 – Avola, Siracusa

Relazionano: La prof.ssa Grazia Maria Schirinà e il prof. Elio Distefano

Saranno presenti gli autori e l’editore.

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Sabato, 19 marzo 2011, ore 17,30

Aula Consiliare del Comune di Monica (Ragusa)

Relazionano:  prof.ssa Gabriella Bruno, Presidente Inner Wheel Monti Iblei; dott.ssa Santina Giannone, giornalista; Avv. Giovanni Favaccio, lettore di alcuni brani.

Saranno presenti gli autori e l’editore.

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Sabato, 26 marzo 2011, ore 18,30

Presso la sala derby dell’Ippodromo del Mediterraneo

Strada Spinagallo 50 – Cassibile

A cura del Lyons Club di Avola – Presidente Pietro Sacchetta

Saranno presenti gli autori e l’editore.

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L’E-BOOK E (È?) IL FUTURO DEL LIBRO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/06/20/ebook-e-il-futuro-del-libro/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/06/20/ebook-e-il-futuro-del-libro/#comments Mon, 20 Jun 2011 21:07:59 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3368 Vorrei riprendere la discussione sull’e-book già avviata a partire da questo post, offrendo come spunto per ulteriori riflessioni (e per un approfondimento del dibattito) la pubblicazione di questo nuovo volumetto che ho realizzato per i tipi della piccola casa editrice “Historica” (disponibile, ovviamente, anche in formato elettronico). Il titolo è già un punto di domanda: “L’e-book e (è?) il futuro del libro”.
L’intento non è quello di fornire approfondimenti tecnici sull’e-book, ma di divulgare opinioni emotive sull’argomento. Per far ciò ho coinvolto alcuni tra i più rappresentativi addetti ai lavori del mondo del libro – scrittori, editori, editor, critici letterari, giornalisti culturali – che hanno gentilmente messo a disposizione il loro parere (da qui il sottotitolo…).
Ho chiesto loro di ragionare sul “fenomeno e-book” ed esprimere un’opinione facendo riferimento alle seguenti domande: Cosa ne pensa dell’e-book? Come immagina il futuro dell’editoria e della letteratura tenuto conto del “peso crescente” delle nuove tecnologie? E cosa ne sarà dei libri di carta? C’è il rischio che possano diventare “pezzi da collezione”?
Dopo una parte introduttiva sulla evoluzione del libro elettronico e sugli e-book readers, e dopo una sintetica analisi di mercato, questo piccolo volume offre le “opinioni emotive” sull’e-book fornite da: Roberto Alajmo, Marco Belpoliti, Gianni Bonina, Laura Bosio, Elisabetta Bucciarelli, Ferdinando Camon, Daniela Carmosino, Antonella Cilento, Paolo Di Stefano, Valerio Evangelisti, Vins Gallico, Chiara Gamberale, Manuela La Ferla, Nicola Lagioia, Filippo La Porta, Gianfranco Manfredi, Agnese Manni, Diego Marani, Dacia Maraini, Daniela Marcheschi, Michele Mari, Raul Montanari, Antonio Paolacci, Romana Petri, Antonio Prudenzano, Giuseppe Scaraffia, Elvira Seminara, Filippo Tuena, Alessandro Zaccuri.

Vorrei coinvolgere nello sviluppo della discussione anche voi, proponendo come sempre alcune domande (e invitandovi a fornire la vostra risposta, se potete)…

1. L’e-book è davvero il futuro del libro?

2. Se sì, fino a che punto?

3. Che cos’è un libro: un supporto cartaceo, o il suo contenuto? O entrambi?

4. Tra un volume rilegato di fogli bianchi e un romanzo leggibile su un e-book reader, quale dei due è… più libro?

5. Come immaginate il futuro dell’editoria e della letteratura tenuto conto del “peso crescente” delle nuove tecnologie?

6. Cosa ne sarà dei libri di carta? C’è il rischio che possano diventare “pezzi da collezione”?

7. Una diffusione “significativa” dell’e-book  potrebbe favorire l’incremento della lettura?

La discussione on line proseguirà – per chi potrà partecipare – alla Feltrinelli Libri e Musica di Catania (via Etnea, n. 285 ) giovedì 30 giugno 2011, alle h. 18.

Vi aspettiamo!

Massimo Maugeri

P.s. Ne approfitto per segnalare questo post di Lipperatura incentrato sull’attuale crisi dell’editoria determinata dal decremento della vendita dei libri (il post riprende un articolo pubblicato su Repubblica, con dichiarazioni di Marco Polillo – presidente dell’Aie – anche sul “fenomeno e-book”)

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L’ARTE DI ANNACARSI, il viaggio in Sicilia di Roberto Alajmo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/30/arte-di-annacarsi-roberto-alajmo/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/30/arte-di-annacarsi-roberto-alajmo/#comments Tue, 30 Mar 2010 21:50:15 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1864 Ultimata la lettura de “L’arte di annacarsi. Un viaggio in Sicilia” (Laterza, 2010) ho pensato: credo che questo sia uno dei migliori libri (se non il migliore) di Roberto Alajmo. E di ottimi libri – tra romanzi e saggi – Alajmo ne ha già scritti parecchi. Ricordo: Un lenzuolo contro la mafia (1993); Repertorio dei pazzi della città di Palermo (1995); Almanacco siciliano delle morti presunte (1997); Notizia del disastro (2001, Premio Mondello); Cuore di madre (2003, Premio Selezione Campiello, finalista al Premio Strega); È stato il figlio (2005, Premio Super Vittorini e Super Comisso); La mossa del matto affogato (2008); Le ceneri di Pirandello (2008) e – sempre per Laterza – 1982, memorie di un giovane vecchio; Palermo è una cipolla.

Prima di accennare ai contenuti di questo volume, vorrei soffermarmi sul brano scelto come epigrafe. Si tratta di un testo estratto da “La luce e il lutto” di Gesualdo Bufalino, che recita così: «Dicono gli atlanti che la Sicilia è un’isola e sarà vero, gli atlanti sono libri d’onore. Si avrebbe però voglia di dubitarne, quando si pensa che al concetto di isola corrisponde solitamente un grumo compatto di razza e costumi, mentre qui è tutto mischiato, cangiante, contraddittorio, come nel più composito dei continenti. Vero è che le Sicilie sono tante, non finirò di contarle. Vi è la Sicilia verde del carrubo, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava. Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell’angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale. Una, infine, che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio…»

La citazione riportata in epigrafe finisce qui, anche se poi – subito dopo – , in “La luce e il lutto”, Bufalino fornisce una sua risposta alla domanda “Tante Sicilie, perché?”
Bufalino risponde così: «Perché la Sicilia ha avuto la sorte di ritrovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre, la Sicilia, di un eccesso d’identità, né so se sia un bene o sia un male.»
Un bene o un male, dunque? Chi lo sa? Forse Goethe aveva le idee un po’ più chiare, giacché ebbe modo di sostenere (come è noto): «L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito: soltanto qui è la chiave di tutto».
Certo, per credere che soltanto in Sicilia ci sia la chiave di tutto ci vuole molta immaginazione. Del resto, come sosteneva Sciascia: « L’intera Sicilia è una dimensione fantastica. Come si fa a viverci senza immaginazione? »
E di immaginazione, a volte, ce ne vuole tanta… come quella che mosse il sommo Dante per la scrittura della sua Commedia:

«E la bella Trinacria, che caliga
tra Pachino e Peloro, sopra ‘l golfo
che riceve da Euro maggior briga,
non per Tifeo ma per nascente solfo… »

(dal Paradiso, canto VIII)

(Magari vi chiederò quale preferite, tra le suddette citazioni… e magari potreste proporne altre).

Ma torniamo a “L’arte di annacarsi”. La prima domanda che il lettore (non siciliano) deve necessariamente porsi nell’affrontarne la lettura, è la seguente: cosa significa annacarsi?
In verità, per trovare la risposta non dovrà faticare molto; basterà girare il volume e leggere quanto scritto in quarta di copertina:
“Annacare/annacarsi = affrettarsi e tergiversare, allo stesso tempo. Un verbo intraducibile che significa una cosa e il suo contrario. Il massimo del movimento col minimo di spostamento”.

Un esempio calzante dell’arte di annacarsi – lo evidenzia lo stesso autore – è fornito nell’ambito delle feste religiose… dove Madonne, santi e canderole vengono portati in processione con un andamento danzante, ondeggiante, non necessariamente (e comunque non solo) in avanti, ma spesso di lato e senza disdegnare piccole retromarce. Forse si potrebbe dire che l’arte di annacarsi (per rimanere nell’ambito della metafora danzesca) è una sorta di sintesi tra una appariscente tarantella e il ballo della mattonella. Insomma, ciò che conta è produrre, appunto, il massimo del movimento, con il minimo di spostamento. In linea, peraltro, con la celebre frase de “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Ecco: il cambiamento immutevole è un ossimoro che è ben contratto nel termine “annacarsi”.

L’arte di annacarsi, dunque. Un titolo che sintetizza le apparenti contraddizioni e gli immobili mutamenti di una terra multiforme dove però è possibile trovare la chiave di tutto con un po’ di immaginazione: Marsala, Palermo, Ustica, Porto Palo, Favignana, Agrigento, Siracusa, Tindari, Catania, Gela, Taormina, Messina (sono solo alcune delle tappe di Alajmo). Un viaggio che si tramuta in racconto ironico e sferzante, ma che – in fin dei conti – ha sullo sfondo l’amore per questa terra: “un amore che si prova per una canaglia. Tu sai che è una canaglia, ma non puoi farci niente”.

Che il siciliano sia avvezzo all’ironia lo sosteneva anche Cicerone (in Verrem – Actio Secundae – Liber Quartus – De Praetura Siciliensi) : “Numquam est tam male Siculis, qui aliquis facete et commode dicant (Qualunque cosa possa accadere ai Siciliani, essi lo commenteranno con una battuta di spirito).
Ma l’ironia di Roberto Alajmo non si ferma alle classiche battute di spirito, o ai giochi di parole; essa – viceversa – si espande in ragionamenti volti a evidenziare paradossi, contraddizioni e situazioni ai limiti dell’inverosimile. È un’ironia intelligente e pessimista, quella di Alajmo; precisa e affilata come un bisturi, capace al tempo stesso di stigmatizzare facendo sorridere, lasciando tuttavia spazio alla speranza: “Ma esiste anche una parte di Palermo la cui coscienza non è ancora del tutto anestetizzata. Proprio quando tutto sembra annacquato e perduto, ecco che dal nulla, miracolosamente, la speranza rinasce. E a farla rinascere sono i pazzi. I famosi pazzi di Palermo. Quelli veri e quelli che vengono fatti passare per pazzi. Pazzo è colui che non si adegua allo stato delle cose, che non si lascia trascinare dalla corrente, che si rifiuta di portare coscienza e cervello all’ammasso. I talenti che nascono fuori dai circuiti convenzionali. I giovani che riescono ogni tanto a fare breccia nel deleterio scetticismo cittadino e a creare un movimento di opinione in grado di trasformarsi da un momento all’altro in autentica rivolta morale”. (cfr. pag. 30 – “L’arte di annacarsi” – Palermo. Teoria e tecniche dell’annacamento).

Non mi dilungo ulteriormente e vi rinvio alla bellissima recensione di Simona Lo Iacono (che ho coinvolto in questo post chiedendole di scrivere di questo libro e di darmi una mano a moderare e animare la discussione che ne seguirà). In chiusura del post… la prefazione del libro, gentilmente concessami dall’autore.

Per incentivare la discussione provo a porre qualche domanda:

- Ai siciliani (scrittori e non): vi ritrovate nell’arte di annacarsi? Ovvero… vi annacàte? E tra i due significati del termine, in quale vi ritrovate di più? (Questa domanda è finalizzata a sorridere un po’ insieme)

- Ai non siciliani che non hanno mai visitato l’isola: che percezione avete della Sicilia?

- Ai non siciliani che hanno visitato l’isola: la percezione che avevate della Sicilia, ha trovato riscontro nella vostra visita? Cos’è che vi ha colpito di più?

- La Sicilia rappresentata nei libri, nel cinema, nella televisione è rispondente alla realtà?

- Tra le citazioni sulla Sicilia (riportate sopra), quale vi sembra la più calzante? Ne avete altre da proporre?

Di seguito, l’articolo di Simona Lo Iacono e la prefazione del libro.

Massimo Maugeri

——–

Roberto Alajmo: “L’arte di annacarsi. Un viaggio in Sicilia”
recensione di Simona Lo Iacono

Maupassant venne in Sicilia attratto dalla Venere conservata a Siracusa.
L’aveva vista per la prima volta nell’albo di un viaggiatore, in fotografia. “Fu probabilmente lei che mi decise ad intraprendere il viaggio; parlavo di lei e la sognavo in ogni istante, prima ancora di averla vista. (…) è la donna così com’è, così come la si ama, come la si desidera, come la si vuole stringere. (…). La Venere di Siracusa è una donna, ed è anche il simbolo della carne.
Anche la Sicilia è donna. Anche la Sicilia è il simbolo della carne.
Affrontare un viaggio in Sicilia, dunque, da straniero o da isolano, da pellegrino o da esule, non è che affondare in quella carne. Percorrerne le cavità, i promontori. I vuoti. Con vista da amante. Con paura d’amante. Con la consapevolezza che prendere la Sicilia è anche lasciarla, o farsene abbandonare. È l’atto finale e disperato dell’amplesso là dove persino la compattezza dell’isola è un’illusione.
E possederla vuol dire frantumarla, farne scaglie. Resti.
Così Roberto Alajmo ne “L’arte di annacarsi. Un viaggio in Sicilia”.
Annacarsi per un siciliano è più che affrettarsi. È anche prendere tempo senza fare realmente qualcosa, vivendo una sospensione mista di perplessità, noia, mancanza reale di voglia. E sembrerebbe forse assurdo a chi crede che la lingua sia un perfetto assioma e che le parole debbano avere un senso (e uno soltanto), che in una locuzione coesistano due significati tanto opposti quanto in “annacarsi”.
Andare, ma anche restare. Volere. Ma anche non volere. Non avere tempo. Ma anche averlo, allungarlo, impigrirlo. Vivere, in sostanza. Ma anche morire.
E tuttavia questa assurdità non stupirebbe mai un siciliano. Non chi – come noi – al tutto, e al contrario di tutto, si abitua fin dall’alzata dello sguardo su questa terra, e all’affioro dei sensi percepisce: no. Ma che vuol dire sì. E il mare. Che vuol dire anche cielo. E l’isolamento. Che vuol dire anche stare al centro del mondo.
Nessuno più del siciliano è triste e contento di esserlo, orgoglioso ostentando pietà, ostile palesando ospitalità, individualista fingendosi indignato di non far parte del tutto.
Contraddizione, o meglio adattamento, al caso, alle circostanze che mutano rotta, ai destini capovolti e poi di nuovo ristabiliti, a un andare della storia al rovescio e poi di nuovo al dritto, ma senza mai veramente sapere cosa è dritto e cosa è rovescio.
Una baldoria dell’uomo e delle sue oscenità, dei suoi vizi e anche delle sue debolezze, o forse solo ostinazione alla sopravvivenza. All’incosciente vivere oggi senza soppesare un futuro. Ché il futuro, alla fine, non è mai dipeso da noi.
Sorrido vedendo che Roberto ne “l’arte di annacarsi” elenca i “luoghi comuni” allumandoli di luce buona, di storia, di spiegazioni. Facendo crollare le certezze di ogni buon turista che approdando qui in cerca di fichi d’india, carretti siciliani, coppole e lupare, più di ogni altra cosa sarà segnato dalla luce e dall’ombra, dalle colature dei tramonti. Dagli scenari di certe città che si aprono come un sipario (Noto) e si svuotano di notte per non vivere che lontano dalle quinte. Che si parano a festa in sontuosi abiti da processione (Trapani), allungando il Venerdì Santo per tutto l’anno. O che edificano stadi del ghiaccio (Catania) a un passo dall’Etna che bolle.
Di Siracusa, non dirò, da buona siracusana, perché assaporo le parole che Roberto ha dedicato a piazza Duomo, alla sua luce bianca, lattea, di una qualità riservata agli dèi e alle creature dell’aria. Mi soffermerò invece su Avola, o su Portopalo, tutti territori facenti parte della giurisdizione del Tribunale che dirigo e da cui mi provengono quelli che io chiamo i “processi del mare”: clandestini ammarati e pescati dalle reti. Pesci con gambe e occhi scuri, sopravvissuti alle onde. Viandanti senza scalo e giunti a me senza nome.
Roberto ne raccoglie le storie riferite ai crocicchi di vie, sulle albe di pescherecci che rientrano. Racconta di quella notte del Natale ‘96 in cui si persero 300 naufraghi che s’inturbinarono tra le correnti. I loro fantasmi si aggirano ancora da queste parti, senza pace e senza sepoltura, forse rigettati in mare una volta ripescati dall’acqua.
Un discorso a parte merita Palermo, dove la decadenza degli edifici viene coltivata come un fasto e dove a ogni sbrecciatura più o meno grave di intonaci, a crepe e lineature del tempo, è facile rimediare con una decisione provvisoria che fa presto a diventare definitiva, o con una panacea adatta a ogni male: la transenna.
E poi l’effigie di madre. Che la Sicilia sa mascherare di reverenza al marito, ma che s’infratta dietro apparenze di remissività. Sorrido davanti alla buffa immagine della “madre ebrea” a cui sono assimilati, nel libro, i siciliani. Che non dice al figlio: se non mangi ti ammazzo. Dirà piuttosto, senza preoccuparsi di dissimulare il ricatto: se non mangi mi ammazzo.
E mi balza dal passato l’immagine di mia nonna, spannata come un’anima e drittissima su gambe che sostenevano una figuretta di nemmeno un metro e venti. Diceva: facite chiddu ca vulite (fate quello che volete). Tanto, poi, si faceva sempre quello che diceva lei.
La mafia, infine. L’unico luogo comune che esiste per davvero. E che ha invece l’abilità di fingersi irreale e fantasioso, più una leggenda eroica da brigante. Con molti ragionevoli motivi, in fondo, per esistere.
Un fumo, più che una mentalità. O piuttosto una ventata di quelle gustose, che portano odore di soffritto e padella, e che segui incantato come da una Circe. Salvo poi a scoprire che non provenivano dalla cucina.
Più che la sua abilità nel nascondersi colpisce la nostra capacità di non vederla, di non farsene toccare come se invece che cosa nostra, fosse sempre cosa d’altri.
Solo quando approda nei tribunali sembra assumere consistenza, materia, sangue.
Fino a che, dalle grate, torna a uscire fuori come un filo di fumo.
Roberto Alajmo non tace responsabilità. Non sorvola sulle ataviche ribaltature di ruoli. Lo stato che manca e lo stato che punisce. Che dà e che ritira la mano. Che non sa amare e che si sente in colpa.
È forse un siciliano verace, uno di quelli che per viaggiare resta al suo posto, e che per inforcare le lenti e guardare sa che non è necessario andare troppo lontano. Di certo, è un siciliano che ama pur sapendo che quell’atto d’amore è morte, discesa agli inferi, eremitaggio.
Se ammanta con ironia le mancanze, è solo perché – in fondo – sa che l’unico modo per sopravvivere, qui, ora è sempre, è svolare con leggerezza di acrobata, o con levità di illusionista.
Un circense, il siciliano. Che transuma di vita in vita, e che cambia solo in apparenza. Che forse è come quella “passiata” sullo stretto. Sempre in bilico tra due mondi. Su una soglia.
E allora meglio l’arte di “annacarsi”, di fare e non fare. Di allungare e accorciare.
A ben pensarci, annacarsi viene da “naca”, che è la culla del neonato che pencola lentamente.
Un buon modo per dire che oscillare è forse l’unico ormeggio alla terra ferma.

————-

LE MANI AVANTI: PREMESSA

di Roberto Alajmo

roberto-alajmoCircola con insistenza l’idea che la Sicilia e i siciliani siano diversi, rispetto al resto d’Italia. Diversi e più complicati. La risposta può essere articolata pirandellianamente: no, ma credono di esserlo, e questo li rende diversi e più complicati. In ogni caso, però, a ogni passo di ragionamento si rischia di essere fraintesi, per cui meglio sgomberare il campo dai possibili equivoci. Non si tratta di una diversità rivendicativa. Non è la diversità della Catalogna o dei paesi Baschi. O meglio: certe volte sì, ma solo nelle sue manifestazioni più esteriori e velleitarie. Nella casistica più interessante il sicilianismo non è orgoglio, ma rimorso. La Sicilia si sente diversa dal resto d’Italia, e nei suoi abitanti migliori questa diversità si trasforma in senso di colpa. Perché si tratta di una diversità contagiosa, che col tempo ha infettato il resto del paese. Nemmeno più tanto una diversità, quindi, ormai. Da quando Leonardo Sciascia aveva preconizzato lo spostamento verso nord dell’ideale linea della palma, la sicilianizzazione del paese ha proceduto speditamente, fino a raggiungere l’arco delle Alpi. E ancora procede: è in corso una seconda passata, destinata a rendere il paese più omogeneamente arretrato.
Il viaggio in Sicilia rappresenta allora una indagine sull’identità nazionale. Indagine metaforica, a cannocchiale rovesciato. Se è vero quel che diceva Goethe, che non si può capire l’Italia senza vedere la Sicilia (“è qui la chiave di tutto”), attraversare il continente siciliano significa indagare il collasso di tutta la nazione. In questo senso, il viaggio può rappresentare una discesa agli inferi.
Anche per godere della bellezza più recondita è necessario immergersi in quell’abisso che è la Sicilia. Non si può fare a meno di ravvisare la bruttezza diffusa, il sistematico disprezzo per gli spazi comuni, l’incapacità delle persone anche migliori di fare rete e porre rimedio a queste distorsioni. Viaggiare attraverso la Sicilia significa sporcarsene. E si tratta di uno sporco persistente, di quelli più difficili da trattare.
Per chi in Sicilia ci è nato e ci vive, intraprendere un viaggio attraverso la propria terra è un modo di fare autoanalisi. Di scoprire tutta una serie di cose che già sapeva senza saperlo. Persino il viaggiatore interno ha sentito molto parlare di quest’isola, i luoghi comuni agiscono anche sul suo modo di vedere le cose. Ciò che rivede, in un certo senso, è come se lo rivedesse per la terza volta; le prime due attraverso i propri occhi e attraverso gli occhi del mondo. Si viaggia certe volte con l’intento di essere confermati nelle idee ricevute da altri. Oppure si viaggia per approfondire un viaggio precedente. E però capita pure un’altra cosa: di certi posti non ci si sazia mai. Ci si alza dalla tavola imbandita prima di essersi saziati del tutto, tenendo da parte un po’ di fame per la volta successiva. Oltretutto saziarsi di Sicilia è rischioso; significa un po’ pure sdegnarsene.
Raccontare l’esperienza di un viaggio in Sicilia è una responsabilità che nei secoli si sono assunti in parecchi, ognuno a modo suo, con risultati che ognuno è libero di giudicare in autonomia. Al Idrisi, il geografo. Ibn Giubair, il funzionario. Gregorovius, lo storico. Houel, il pittore. Brydone, lo scienziato. Swinburne, il poeta. Goethe, Maupassant e Dumas, gli scrittori. Questi solo per citare quanti hanno lasciato tracce nelle opere, del loro viaggio nell’estremo lembo meridionale d’Europa. Anche alla luce di questi precedenti, è inutile provare a essere oggettivi; e velleitario risulta provare a essere soggettivi. Bisogna tenere conto dell’occhio di chi legge, che in cambio dell’attenzione si aspetta qualcosa. Giusto. Questo però rende ancora più tormentoso il compito di chi viaggia e racconta la Sicilia essendoci nato. Perché i siciliani hanno la tendenza diventare apprensivi, quando devono rendere conto agli estranei di sé e della propria terra. Sanno che devono misurarsi con una quantità di luoghi comuni che vanno dalla mafia allo scirocco, e molto altro ancora.
Come se non bastasse, ci sono pure i luoghi comuni posticci. Per esempio, quelli che vanno sotto l’etichetta di invenzione della tradizione. È comodo per lo straniero credere, e per i siciliani lasciargli credere, una serie di cose. E la natura dà il suo contributo al consolidamento dei luoghi comuni più infondati: il paesaggio siciliano è ovunque contraddistinto da una pianta, il ficodindia. In ogni angolo, in ogni connessione fra roccia e roccia si trova un ficodindia. Non esiste una pianta più caratteristica. Eppure non è endemica, non è neppure di origini mediterranee, visto che l’importarono gli spagnoli dal centroamerica. E se la natura si permette queste integrazioni della realtà, perché gli uomini non dovrebbero travisare a loro volta? Ecco allora l’astuzia del fotografo che durante la mattanza mafiosa dei primi anni ottanta correva da un posto all’altro per documentare i morti ammazzati nelle strade. Per muoversi più rapidamente si muoveva in vespa, e sul predellino trasportava un vaso con un piccolo ficodindia. Arrivato sul luogo del delitto, disponeva il vaso in modo che almeno una pala della pianta entrasse nell’inquadratura. Sosteneva che i giornali del Nord in quel modo comprassero le foto più volentieri.
Altro equivoco che viene assecondato: il carretto siciliano. Ormai in giro se ne vedono pochissimi, e quelli che si vedono o sono dentro un museo o vengono adoperati come attrazione turistica: una foto sul carretto, sulla piazza di Monreale, vale cinque euro. Modica cifra per qualcosa che siamo portati a immaginare come genericamente antico. Eppure il carretto siciliano, così colorato e impennacchiato è un’invenzione che ha poco più di cento anni. Più che antico, al massimo può essere considerato vecchio. E nemmeno significativo, dato che il temperamento dei siciliani prevede pochi colori e ancor meno impennacchiamenti: quelli estroversi sono i napoletani.
Lo stesso discorso vale per il dolce più siciliano che ci sia, la cassata: un’invenzione pure quella. Ecco come nascono le leggende. C’era un pasticcere palermitano, tale Gulì, che alla fine dell’Ottocento decise di specializzarsi. Nel suo laboratorio di corso Vittorio Emanuele si mise a produrre quasi esclusivamente frutta candita. Come molti siciliani di tenace concetto, aveva deciso di contraddire l’opinione più radicata. Allora come oggi, tutto il mondo nutriva nei confronti della frutta candita un sentimento comune: la ripugnanza. Non la voleva nessuno. Se c’era, veniva scartata accuratamente. Non si conosce il motivo per cui Gulì si convinse del contrario, che ci fosse all’orizzonte un boom di richieste per la frutta candita. Sta di fatto che il suo laboratorio si ritrovò in breve tempo intasato di zuccata e mandarini imbalsamati. Col magazzino pieno e sull’orlo della bancarotta, ebbe un’intuizione che gli consentì di riciclare tutto quel ben di dio. Prese spunto da un dolce di origini molto più antiche, la cassata, quella che oggi viene chiamata cassata al forno: un involucro di pasta frolla ricoperto di cannella e zucchero a velo che custodisce il cuore di ricotta e cioccolato. Su questa base lavorò di fantasia, imbarocchendo il tutto con glassa di zucchero, pasta di mandorle e naturalmente montagnole di frutta candita a fare da guarnizione. Libero ognuno, poi, di scartare la decorazione e assaporare il resto. Il risultato venne prontamente denominato cassata siciliana in modo da sbaragliare anche l’ombra della concorrenza da parte dell’umilissima cassata originale, che si trovò da un momento all’altro privata della propria identità.
La fortuna del nuovo dolce e del suo inventore fu quella di trovare subito un formidabile veicolo promozionale. La facoltosa famiglia dei Florio, che a Palermo ospitava regnanti e aristocratici di tutta Europa, fece della nuova cassata il suo dono di rappresentanza. Questi ospiti partivano da Palermo come altrettanti involontari testimonial, convinti che quel coloratissimo coacervo di zuccheri rappresentasse la Sicilia più vera. E ne incarnava, invece, soltanto la facciata.
Tutta questa premessa sui luoghi comuni serve a introdurre il luogo comune per eccellenza. Meglio affrontarlo subito, però, prima che cominci a impestare l’aria: la mafia. Il resto del mondo tende a credere che in Sicilia i mafiosi se ne vadano in giro col cartellino di riconoscimento o con la lupara a tracolla. Al contrario, quasi sempre tengono un profilo basso, confidando in un genere di riconoscibilità più sottile. Si palesano se questo si rende necessario, confidando che chi deve sapere chi sono, lo sa già. Per il resto, la mafia è un odore. Una puzza. Qualcosa che avverti senza necessariamente sapere da dove proviene. È come la puzza di qualcosa che uno dei tuoi ospiti ha calpestato. Tu non sai esattamente chi, ma sai che qualcuno l’ha calpestata. Magari per discrezione non sollevi il problema, perché pare scortese. Ma dovresti, invece, perché altrimenti sarai costretto a subire quell’odore per tutto il tempo che i tuoi ospiti si tratterranno. Quel che succede nella realtà di tutti i giorni.
Se si sforza un po’, tuttavia, anche l’osservatore più superficiale in certe situazioni può riconoscere la puzza che a zaffate ogni tanto gli capiterà di avvertire. È l’odore di un’apocalisse che è italiana e siciliana al tempo stesso. Quello che si profila come il Grande Collasso Nazionale è destinato a cominciare dal sud. O forse è già cominciato. Rimane da stabilire se sarà un’apocalisse climatica o sanitaria, un’ondata anomala di spazzatura o un’escalation criminale. E rimane da stabilire pure esattamente da dove comincerà: Campania o Sicilia. Le due regioni guardano alle rispettive piaghe con una torva, reciproca forma di consolazione, che confina con l’insidiosa formula del tanto peggio, tanto meglio. Tempo fa successe che a Napoli le casalinghe presero a pietrate i poliziotti che tentavano di arrestare alcuni rapinatori, e il questore commentò: Scene del genere non le ho viste nemmeno a Palermo. Questo smosse un bel po’ di suscettibilità fra la popolazione isolana, dove pure circostanze del genere si ripetono di frequente: come si permette questo signore di adoperare la Sicilia come parametro del peggio? Ma il questore aveva ragione: fra Napoli e Palermo si disputa una corsa al male maggiore.
Se anzi in tutto il meridione scene come quella delle pietrate ai poliziotti avvengono di rado, è solo perché lo Stato ha rinunciato a esercitare il proprio controllo su zone di territorio sempre più vaste, dove la polizia non prova manco a intervenire. In Sicilia se viene rubato un ciclomotore ci si fa una croce sopra, oppure si paga il riscatto per averlo restituito dalla stessa persona che l’ha rubato. La denuncia viene considerata un’usanza desueta perché c’è stata, nel corso del tempo, una tacita cernita dei reati perseguibili. La fase repressiva viene esercitata quasi solo se è destinata a ottenere il consenso generalizzato della popolazione. Quando in passato si sono fatte spettacolari retate di posteggiatori abusivi di colore, lavavetri o di prostitute extracomunitarie, è successo che la gente abbia persino applaudito allo spiegamento delle forze dell’ordine. Diverso è se si tratta di uno spacciatore indigeno. In questo caso scatta, per la morale comune, l’attenuante generica di sempre: Mischino, è patrifamigghia.
In fondo Sicilia e Campania sono figlie entrambe dello stesso Stato assistenziale, caratterizzato dall’essere allo stesso tempo troppo e troppo poco presente. Lo Stato si comporta col meridione come quei genitori che per farsi perdonare le proprie assenze compra un sacco di regali al figlio. In questo modo pensa di essersi lavato la coscienza, e si sorprende quando poi scopre che il figlio è cresciuto male, diventando un delinquente. Allora gli dà uno schiaffo, e si sorprende ancora di più quando il figlio glielo restituisce, lo schiaffo. Ecco, Palermo e Napoli sono figli dello stesso padre. Solo che questo padre ormai ha rinunciato a provarci, coi ceffoni. Un trattamento che riserva solo ai figli degli altri.
Non molto tempo fa i giornali si sono occupati di una ricerchina universitaria condotta nelle scuole di Palermo, un sondaggio dal quale risultava che per la maggior parte degli alunni, interrogati in forma anonima, la mafia era tutto sommato un male se non necessario, almeno accettabile. L’opinione diffusa che veniva fuori era un luogo comune più radicato di quanto si creda, almeno in Sicilia: la mafia dà lavoro. Non appena i dati vennero resi noti, si scatenò una tempesta di indignazione. Si andava dall’accusa di poca significatività del campione sondato, a un’altra più generica di scarsa sensibilità antimafia. In sostanza: gli autori della ricerca erano colpevoli quantomeno di aver lasciato agli studenti la possibilità di esprimere un’opinione del genere senza dar loro nemmeno una sculacciata. I titolari dell’indignazione erano intellettuali, magistrati, deputati, parenti di vittime della criminalità organizzata, e il risultato fu che il sondaggio venne seppellito dallo sdegno generale.
Era stato toccato un nervo scoperto. La coscienza delle persone perbene si rifiutava di accettare un’opinione tanto politicamente scorretta. Fu l’occasione mancata per avviare una discussione su questo semplicissimo argomento: oltre che spiacevole, è anche vero o no, che la mafia dà lavoro? Forse era l’occasione per ammettere che l’opinione maggioritaria emersa da quel sondaggio non era poi tanto inverosimile. Per chi in Sicilia ci vive, basta guardare alla realtà con disincanto per accorgersi che è proprio vero: è la mafia che distribuisce il poco lavoro che c’è. Durante le conversazioni in Sicilia capita di sentirselo dire nelle più svariate circostanze, soprattutto dalle persone culturalmente meno avvertite, che di questa affermazione non colgono anche la grossolanità e la superficialità. Il riflesso condizionato è di liquidare chi esprime un’opinione del genere con una dose di civile insofferenza. Ma a pensarci bene, non hanno torto. Anche quando materialmente è lo Stato a praticare un’assunzione, paramafioso è il sistema di reclutamento: a meno che non si creda che la mafia sia solo il braccio affiliato della mafia stessa. La condizione in cui l’aspirante lavoratore viene tenuto è di oppressione mafiosa. E la diffusione delle forme di lavoro a garanzia diminuita, con il lavoratore tenuto sulla corda praticamente in eterno, non fa altro che incrementare lo spirito di sudditanza: ciò che maggiormente fa il gioco della mafia, trasformando in favori quelli che veramente dovrebbero essere diritti. Applicate in terra di Sicilia – in assenza di una cultura d’impresa che sia veramente radicata, e veramente cultura – le regole del liberismo attengono sì alla sfera economica, ma vengono alterate da quella antropologica.
In Sicilia e nelle regioni del meridione d’Italia lo Stato ha deciso, più o meno consapevolmente, di delegare la funzione dell’ufficio di collocamento. Cercare un lavoro significa chiederlo agli amici, e tenerselo stretto significa tenersi cari gli amici. Per questo il precariato è un’arma nelle mani di chi altera il mercato del lavoro: rappresenta una garanzia di fedeltà. Gli amici contano. È sempre un amico quello che si cerca quando un parente viene ricoverato in ospedale, quando si vuole comprare un’automobile, quando si cerca un prestito e in cento altre occasioni quotidiane, dalle più innocenti in giù.
Anziché spiegare alle scolaresche che la mafia è brutta e cattiva, allora, sarebbe il caso di spiegare come davvero stanno le cose: la mafia dà lavoro, sì, ma lo fa pagare a un prezzo estremamente alto. Il prezzo da pagare è il sottosviluppo. Bisognerebbe spiegare una volta per tutte che l’arretratezza del meridione d’Italia è un’arretratezza creata artificialmente, che si nutre della secolare pioggia di finanziamenti regionali, statali ed europei. Spieghiamo che la mafia dà lavoro dopo aver personalmente creato la mancanza di lavoro. Spieghiamo che senza spezzare questo circolo vizioso la mafia continuerà a detenere il monopolio del mercato dell’occupazione. Spieghiamo che la mafia, ai siciliani, in un certo senso piace. Piace ai commercianti e agli imprenditori, che in cambio del pizzo ottengono dal racket servizi migliori di quelli dello Stato, e inoltre temono i costi e i tempi lunghi di un’insurrezione morale. Piace a tutti i siciliani, che assuefatti ai favori concessi alla loro sudditanza, sono disposti a rinunciare ai diritti della cittadinanza, ne hanno anzi persino dimenticato l’esistenza. Spieghiamo, infine, perché mai lo Stato ha ritenuto di cedere alla mafia la gestione del diritto al lavoro. E chiediamoci se per caso ha voglia di riprenderselo, prima o poi, questo famoso diritto.
Che la mafia dia lavoro è, in Sicilia, un luogo comune. Ma di una sottospecie particolarmente insidiosa: un luogo comune fondato. E di una sotto-sottospecie ancora più insidiosa: un luogo comune fondato su convinzioni superficiali. Nelle vignette del disegnatore Gianni Allegra, l’idea-immagine più forte è rappresentata da un omino appeso a un filo. È una specie di acrobata disperato: forse c’è stato un tempo in cui camminava sul filo, anziché aggrapparcisi. Magari in passato quell’omino è stato un’attrazione circense, capace di arrivare da un capo all’altro del suo filo con brillantezza e spavalderia. Ora l’omino a quel filo rimane appeso con una sola mano, a stento riesce a restare immobile senza precipitare di sotto.
L’omino appeso al filo è uno dei simboli più azzeccati della condizione di chi vive in Sicilia. L’omino si sforza di rimanere aggrappato al filo, di arrivare da un capo all’altro della sua esistenza, ma di nulla può essere certo. Deve stare attento pure alle risposte che dà al suo interlocutore, il grosso topo che nelle vignette rimane sul ciglio del burrone. L’omino si quartìa, come si dice: tende a tutelarsi. Istintivamente si sarebbe indotti a parteggiare per lui, se non altro per ripulsa nei confronti del topone. Ma colui che osserva farebbe bene a non scegliere, fra i due antagonisti. Di certo non può piacergli il topone, ma anche la condiscendenza nei confronti dell’omino appeso al filo non ha una vera ragion d’essere.
Anzi, sarebbe bello se una volta o l’altra quel filo si spezzasse, e che l’omino precipitasse. Che si schiantasse. Che per una volta il suo quartiarsi non fosse premiato con una forma di stentata sussistenza. Chi osserva, se non è un politico, non deve rispondere a un elettorato quartiandosi a sua volta, per cui è libero di rifiutare la solidarietà al più debole solo perché è il più debole. Dal più debole è giusto pretendere che aiuti se stesso in una maniera che vada oltre il semplice quartiamento. Troppe volte si sono visti omini che dopo essere rimasti più o meno a lungo a dondolare appesi a un filo, finivano per accettare l’aiuto del topone. Il quale topone, poi, non li salvava nemmeno: li rimetteva magari sopra il filo, ossia in una condizione di precarietà appena migliore di chi sta sotto. Quella condizione di precaria stabilità che ai toponi serve per guadagnarsi la gratitudine e il consenso.
Ecco, per questo sarebbe bello che una volta per tutte il filo si spezzasse, o che le forze abbandonassero l’omino lasciandolo precipitare. Perché ciò che nelle vignette di Allegra non si vede è quanto veramente sia profondo il baratro che si trova sotto ai suoi piedi. Potrebbe pure trattarsi solo di un piccolo salto, un saltello dopo il quale l’omino sarebbe in grado di camminare da solo, grazie alle sue gambe. Senza doversi quartiare di fronte a nessun topone.
Tutta questa desolazione non sarebbe poi tanto grave se riguardasse solo il nostro presente. Ma in realtà è il futuro che stiamo ipotecando. Ossia il tempo che lasciamo ai nostri figli. L’incubo delle persone perbene, in Sicilia è che il proprio figlio possa decidere di fare il negoziante, o l’imprenditore. Dovere di un buon padre è quello di educare il proprio figlio a non cacciarsi nei guai, ma una volta che c’è finito, cercare in ogni modo di tirarlo fuori. Al proprio figlio non si può raccontare la favoletta tutta teorica dell’antimafia e prescrivergli il coraggio di non pagare. Specialmente perché è nostro figlio e specialmente perché si tratta di questo Paese e di questo momento storico. A parte il fatto che il coraggio non è un medicinale che si possa prescrivere.
Se un ministro dichiara che con la mafia bisogna convivere, è facile che altrove la cosa venga classificata come l’ennesima boutade governativa e, nella confusione generale, presto liquidata. Ma a questo serve sparare molte cazzate: che poi qualche cazzata importante rischia di passare inosservata. A chi vive in Sicilia, la semplice frasetta pronunciata dal ministro un sacco di tempo fa è arrivata come arriva a valle, in forma di valanga, una palla di neve che qualcuno a monte ha lanciato per malignità o anche semplice noia. E vale più del lavoro di centinaia di insegnanti che per anni e anni si sforzano di inculcare agli alunni il senso della legalità. È facile che il dubbio se lo faccia venire un ragazzo che si appresta a entrare nella vita produttiva: è più giusto ascoltare uno sfigato insegnante sottopagato, teorico astratto dell’antimafia, oppure un autorevole ministro?
Il dubbio nasce pure dal fatto che le istituzioni hanno un atteggiamento schizofrenico, nella lotta alla mafia. Da un lato la fase repressiva: se non puntualissima, almeno volenterosa. Dall’altro un lavoro capillare nelle scuole, come educazione alla legalità. In mezzo, per quanto riguarda la fase propositiva, se si esclude l’antimafia da parata: zero assoluto. Anzi, tutta una serie di segnali in controtendenza, ostentati perché intenda chi ha orecchie per intendere.
In fondo anche in Sicilia vale la legge del mercato: il cittadino si rivolge a chi gli offre la miglior qualità di servizi. E moltissimi servizi istituzionali sono stati in quest’isola più o meno esplicitamente privatizzati e delegati a Cosa Nostra. Questo ottiene il negoziante in cambio del pizzo: servizi. Protezione, licenze annonarie, gestione controllata della concorrenza, prestiti agevolati, allacciamenti abusivi di luce, acqua e gas. Nemmeno tanto poco.
Che poi siano servizi illegali, regole distorte, e che illegale e distorto sia il metodo di applicazione, è un altro discorso. Così come è un altro discorso che a trovare molto comodo pagare il racket sia la grande maggioranza dei negozianti. Si fanno affari, col racket. Ci si marcia.
Bisogna purtroppo ammettere che lo Stato non rappresenta un’alternativa credibile. Non in Sicilia, dove Stato e Cosa Nostra si sovrappongono in continuazione. Per capire la frustrazione dei siciliani meglio intenzionati bisogna pensare al personaggio di Giancarlo Giannini in Mimì Metallurgico. Per non sottostare alle vessazioni del capomafia locale, che è Turi Ferro, caratterizzato da un triangolo di nei sulla guancia, Mimì si rivolge al maresciallo dei carabinieri, che però è impersonato sempre da Turi Ferro, sempre con i tre nei sulla guancia. Allora scappa al nord, ma anche qui il procacciatore di lavoro è Turi Ferro coi tre nei. Allora va al sindacato, ma persino lì c’è Turi Ferro con i suoi nei. E così via.
La mafia è come l’acqua, prende la forma del contenitore che la accoglie. E se il contenitore della mafia sono le istituzioni, anche ammettendo che un livello fisiologico di inquinamento sia inevitabile, mai in tempi storici si ricorda una capienza di questa portata. La forma dell’acqua mafiosa oggi è un grande lago tranquillo, talmente fermo da risultare stagnante.
Malgrado qualche segnale in controtendenza, il negoziante onesto viene messo nelle condizioni di chi esce dalla trincea e si lancia nel territorio avverso impugnando la bandiera della legalità, ma una volta in campo aperto si ritrova solo. Solo, malgrado tutte le rassicurazioni e i telefoni antiracket di questo mondo. Per cui la sensazione è che vada crescendo il numero di coloro che pensano, a torto o a ragione: né con questo Stato, né con Cosa Nostra.
Certo, i siciliani, tramite elezioni, hanno abbondantemente contribuito alla deriva di questo Stato e di queste Istituzioni. E altrettanto certo: ci sono i segnali di una prossima, nuova ondata antimafia, che arriva soprattutto dai giovani che hanno riempito i muri di Palermo di adesivi contro il racket e poi hanno fondato Addiopizzo, ricordando che proprio sul fatalismo, sul pessimismo è fondato il sottosviluppo che strangola la Sicilia.
Ma il dovere delle persone perbene è andare oltre la retorica e affrontare i nodi strutturali. È comprensibile che la mafia abbia interesse a tenere nascosta alla pubblica opinione la realtà del mercato del lavoro e quella delle estorsioni: la detenzione del potere passa attraverso la gestione di un profilo basso, senza ostentazioni. Meno comprensibile è che tante persone di provata militanza antimafia non accettino di ammettere quello che è uno stato di fatto. Nessuna persona perbene, se conosce le cose di Sicilia dovrebbe scandalizzarsi a sentir dire che la mafia dà lavoro, o che in certi ambienti pagare il pizzo risulta conveniente. Prendere atto della realtà è il passo preliminare verso qualsiasi ipotesi di soluzione del problema. Per riuscire efficacemente a spremersi un brufolo, bisogna prima procurarsi uno specchio e avere il coraggio di guardarci dentro.
Il viaggio più difficile è quello che si inoltra fin dentro lo specchio.

© Roberto Alajmo – Laterza
Diritti riservati

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DIBATTITO SU LETTERATURA E PIRATI: da Salgari ai nostri giorni http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/28/letteratura-e-pirati/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/28/letteratura-e-pirati/#comments Thu, 28 Jan 2010 19:30:21 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1557 Sono molto lieto di poter avviare un nuovo dibattito letterario a largo respiro. Il tema che propongo è il seguente: “Letteratura e pirati (da Salgari ai nostri giorni)“.
La figura del pirata è entrata a far parte dell’immaginario collettivo da moltissimo tempo: ha invaso le pagine di romanzi e saggi, di film e serie Tv, di cartoni animati e opere musicali. Eppure ho l’impressione che, di recente, si sia sviluppato un interesse ancora maggiore, che dal cinema (valga come esempio “I pirati dei Caraibi” di Johnny Depp) si è riversato sulle pagine dei libri e altrove.
Diversi gli ospiti che parteciperanno a questa discussione. Intanto, Maria Lucia Riccioli (a cui chiedo di darmi una mano a coordinare e a moderare gli interventi) che ha scritto un articolo sui “pirati in letteratura”. E poi alcuni autori di saggi molto interessanti (che mi piacerebbe potessero discutere del tema in generale, parlarci dei loro libri e interagire tra loro):
- Nicolò Carnimeo, autore di “Nei mari dei pirati. I nuovi predoni degli oceani” (Longanesi)
- Giovanna Fiume, autrice di “Schiavitù mediterranee. Corsari, rinnegati e santi di età moderna” (Bruno Mondadori)
- Ignazio Cavarretta e Eletta Revelli, autori di “Pirati. Dalle origini ai giorni nostri, dai Caraibi alla Somalia” (Nutrimenti).
Di seguito troverete le schede dei tre volumi. Nel corso della discussione avrò modo di presentare gli autori e di fornire ulteriori contributi sulle loro opere.
In coda al post troverete un doppio articolo di Alberto Pezzini sui “nuovi romanzi dei pirati”, con riferimento alle recenti pubblicazioni di Michael Crichton, Valerio Evangelisti, Arturo Pérez–Reverte.

Per avviare il dibattito provo a formulare alcune domande (che potrebbero essere integrate e/o modificate nel corso della discussione).

Che tipo di rapporto avete con la “letteratura dei pirati”?

Qual è, a vostro avviso, il miglior romanzo sui pirati della storia della letteratura?

Di recente, c’è stato davvero un effettivo aumento di interesse per la “figura” del pirata? E se sì, per quale motivo?

La “figura” del pirata è stata eccessivamente “mitizzata”? C’è uno scollamento tra “fiction” e realtà? Che percezione avete in proposito?

Al di là dell’invenzione letterario-cinematografica… avete mai pensato di poter rimanere vittime di una reale “scorribanda piratesca”?

Che rapporto c’è tra storia e letteratura a proposito del fenomeno di cui ci stiamo occupando?

Che rapporto c’è (e c’è stato) tra pirateria e schiavitù?

Siete tutti invitati a partecipare.

Massimo Maugeri

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Pirati in letteratura
di Maria Lucia Riccioli

http://letteratitudine.blog.kataweb.it/files/2008/08/maria_lucia-riccioli.JPGQuant’è forte il potere evocativo delle parole… quelle tre semplici sillabe sanno ricreare magicamente un mondo fatto di mare, cordami e sartie, alberi maestri, coffe e trinchetti, daghe e cofani bellamente riempiti di dobloni spagnoli!
Ho amato Stevenson ed il suo capitan Silver, capitan Uncino che attenta alla vita di Peter Pan, Achab e la sua disperata caccia a Moby Dick, e leggendo “Piccole Donne” mi sono imbattuta in un gioco di società, una specie di domino letterario, con uno dei personaggi che monopolizza la serata citando a memoria una scena dei romanzi pirateschi che tanto ama…
E la leggenda dell’Olandese volante? E il nostro Salgari, che senza praticamente muoversi dal tavolino di un caffè ci ha regalato la figura del Corsaro Nero, oltre che a quelle di Sandokan e dei suoi tigrotti della Malesia?
I pirati hanno popolato le pagine dei romanzi fin dall’antichità. Se pensiamo a quanta letteratura greca è letteralmente naufragata nel mare magnum della storia, specialmente per quanto riguarda la narrativa, c’è da rimpiangere i romanzi, in cui i pirati la facevano da padroni nel “mare colore del vino” e separavano fanciulle e giovinetti innamorati per venderli come schiavi, come accade anche nelle novelle del Decameron, in cui ancora permane l’eco delle scorrerie saracene, di quei pirati che saccheggiavano e rapivano, alonati di fascino misterioso.
Bucanieri. Barbareschi.
E il corsaro. Altra figura leggendaria, legittimata però nel suo scorribandare in cerca di fortuna dalla protezione di alti personaggi, addirittura di sovrani: pensiamo a Francis Drake, addirittura Sir.
I filibustieri. Altra parola che poi è divenuta un insulto, un po’ datato ma che ci riporta all’epopea dei pirati.
E cos’altro è in fondo Ulisse? Il suo nostos verso Itaca si colora d’avventura e l’uomo dall’ingegno versicolore sembra più un corsaro che un re in fuga da Troia.
Il cinema molto deve ai pirati: scene spettacolari, isole e galeoni, combattimenti all’arma bianca col coltello tra i denti… e la classica camminata sulla passerella di legno per finire in pasto ai pescecani, già pronti con le mascelle spalancate.
Pensiamo ai pirati dei Caraibi, fantastici e glamourous, ad Erroll Flynn, alle trasposizioni filmiche dei romanzi pirateschi (chi non ricorda “Quindici uomini, quindici uomini, sulla cassa del morto” e la gamba di legno di Long John Silver?), i pirati di Polanski, il Capitan Harlock dei cartoni animati, il “pirata tutto nero che per casa ha solo il cielo” e che ha lasciato gli antichi vascelli per un’astronave?
Oggi i pirati sono informatici, ancora più misteriosi dei personaggi mascherati col fazzoletto al collo e il pappagallo sulle spalle, ma le loro incursioni nei sistemi computerizzati e nei nostri pc sono dannosi quanto un arrembaggio…
E che dire dei cacciatori di relitti e tesori? C’è chi spera ancora di trovare la cassaforte del Titanic, o l’oro spagnolo disseminato per l’Atlantico.
Senza dire che i pirati esistono ancora, e depredano carghi, sequestrano e uccidono. E nelle loro imprese non vi è nulla di romantico.
La bandiera nera con il teschio e le tibie, simbolo potente della morte per mare, resterà ancora a lungo nell’immaginario collettivo.
Fino a quando vivranno lo spirito d’avventura, il desiderio dell’ignoto e – perché no? – la trasgressione o meglio l’elusione delle regole del vivere civile, del mondo dei terricoli che non conosce le dure leggi del mare.

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Nei mari dei pirati. I nuovi predoni degli oceani di Nicolò Carnimeo
Longanesi, 2009, pagg. 254, euro 17,60

Lo dimostrano le cronache più recenti: i pirati sono sempre esistiti e sono ancora fra noi, ma questa volta non siamo in un romanzo d’avventura, e men che meno al cinema. La pirateria è una guerra silenziosa: si stima che negli ultimi venticinque anni nelle sole acque del Sudest asiatico siano state attaccate più di diciassettemila navi, con una media di settecento all’anno. Tutto ciò ha costi economici e sociali altissimi. I nuovi predoni del mare dispongono di armi sofisticate e tecnologia satellitare, prosperano nelle acque di quelle nazioni in cui vi è forte instabilità causata da guerre e carestie, come in Somalia, oppure dove i governi sono deboli e corrotti, come in Nigeria e Indonesia, ma tutti i mari del mondo ne sono infestati e chiunque può diventarne vittima, magari durante una crociera nel mar Rosso o ai Caraibi oppure nell’incantevole soggiorno low cost di un villaggio turistico in Borneo. Nel seguire le tracce della pirateria moderna, dal sequestro del veliero da crociera francese Ponant, a quello della gigantesca petroliera Sirius Star, alle “navi fantasma” depredate dalle mafie orientali del mar della Cina, questo appassionante reportage, scritto da un esperto di “cose di mare”, porta in luoghi lontani ed esotici, fa conoscere i nuovi spietati bucanieri e chi ogni giorno li combatte. La guerra ai pirati del terzo millennio è appena iniziata e nessuno può sentirsi al sicuro: oggi anche una tranquilla vacanza in barca a vela può diventare un incubo.

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Schiavitù mediterranee. Corsari, rinnegati e santi di età moderna di Giovanna Fiume
Bruno Mondadori, 2009, pagg. 349, euro 22

Durante l’età moderna, l’area mediterranea è segnata dalla guerra da corsa e dalla pirateria, su cui prosperano intere città, cristiane e musulmane; il conflitto per mare assume i toni dello scontro religioso, quasi da crociata contro gli infedeli. Quanti cadono in mano dei corsari, ridotti in schiavitù, attendono di essere riscattati o scambiati, e in cattività danno origine a un’intricata storia di abiure e conversioni – dall’islam al cristianesimo e viceversa. L’analisi dell’autrice, basata su ricche e talvolta inesplorate fonti documentarie, mostra il forte coinvolgimento delle istituzioni laiche ed ecclesiastiche in questa nuova dimensione della contesa politica internazionale e offre un quadro significativo sulle condizioni di vita dei captivi, in bilico tra la vecchia fede religiosa e l’esigenza di inserirsi in un diverso tessuto sociale. L’efficacia nell’evangelizzazione degli schiavi ha come risultato più eclatante la canonizzazione di santi neri, quali Antonio Etiope e Benedetto il Moro, ma si spinge sino in terra africana, dove Juan de Prado guadagna la palma del martirio, mettendo in luce inediti aspetti del ruolo politico dell’attività missionaria degli ordini religiosi nel regno del Marocco.

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Pirati. Dalle origini ai giorni nostri, dai Caraibi alla Somalia di Ignazio Cavarretta e Eletta Revelli

I pirati dei film non rappresentano che una realtà parziale, quella del mar dei Caraibi o della Malesia; per questo molti ignorano che la pirateria ha giocato un ruolo importante in tutti i mari, Mediterraneo compreso. Dal punto di vista storico, poi, si tende comunemente a collocare le ultime imprese dei pirati nel Settecento, dimenticando circa tre secoli di feroci scorribande, che si protraggono fino ai nostri giorni. Questo libro intende restituire un volto più reale al fenomeno, con uno sguardo che comprende i Caraibi, ma a cui non sfugge la storia della navigazione a partire dai fenici, la guerra di corsa nel Mediterraneo, la pirateria nell’Estremo Oriente, nonché le ‘navi ausiliarie’ delle due guerre mondiali e gli odierni pirati delle coste somale.
Con una trattazione avvincente e leggera, corredata da numerose immagini, Pirati ci trasporta in un viaggio a bordo delle navi dei Barbarossa o di Andrea Doria; ci costringe al remo tra forzati musulmani o cristiani; ci conduce alla corte di Elisabetta I o al patibolo di Wapping Old Stairs. E ci rivela il naturale sodalizio tra pirateria e guerra: non esiste bucaniere, filibustiere o corsaro, se non in uno scenario reso instabile da un conflitto.

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Nuove storie di pirati (parte I): Michael Crichton, Valerio Evangelisti

 articolo di Alberto Pezzini

 Chissà se Michael Crichton si è ispirato a Hornblower di C.S. Forester per scrivere la postuma “Isola dei Pirati (Garzanti, 2009, pagg. 332). Della Giamaica in cui è ambientato il libro Crichton ci aveva già parlato in un suo racconto di vita, relativo ad uno suo viaggio personale legato ad una separazione sentimentale (Giamaica, in Viaggi, Garzanti Elefanti 2005).

Ma il personaggio dello spregiudicato Capitano Charles Hunter, inglese, che combatte gli spagnoli, sa moltissimo di un suo antenato molto più ortodosso: il Capitano Hornblower, che nelle galere spagnole ci resterà per due anni da prigioniero.

Sembrano figure molto vicine e contrarie.

Hornblower è un comandante nato che combatte per la regia marina, Hunter è un corsaro, una sorta di irregolare con la patente di uccidere in segreto per la corona.

Dire che il romanzo di Crichton sia stato pensato con un occhio avido verso una futura sceneggiatura è pur vero, ma banale.

Se vale il fatto che la sua scrittura – alla fine – era divenuta carne per il cinema, ciò non cancella il suo personale approccio alla scrittura. Predisposta quasi naturalmente per gli adattamenti cinematografici. Crichton è stato medico, e quindi era in possesso di una formazione scientifica per cui si impara a scrivere con parole secche. La frase – come diceva Terzani quando scriveva per Der Spiegel – doveva essere “piccante”. Senza niente di più addosso.

Il suo corsaro risente molto di Hornblower e della sua epopea nei contenuti.

Forester aveva fatto sentire molto di più il mare in una saga di quasi millecinquecento pagine dove gli spagnoli vengono gradualmente sostituiti dagli odiati francesi di Napoleone.

Il capitano Charles Hunter è un avventuriero che in Giamaica, nel 1665, decide di espugnare un galeone ancorato in un’isola vicina a Matanceros, sotto gli occhi di un sadico comandante di nome Cazalla. Si tratta di un’impresa quasi impossibile. Così come era quella di espugnare Veracruz per il capitano De Grammont nell’omonimo romanzo di Valerio Evangelisti.

In entrambi i casi si tratta di uomini che hanno scelto la guerra di corsa per combattere gli spagnoli. Mentre in Evangelisti, però, la figura di Hornblower con tutti i suoi valori non è mai esistita, e dove vince una concezione meridionale (il sesso è preminente, cioè) della pirateria, in Crichton, invece, il sesso c’è ma passa senza sfiorare nessuno. Non fa danni. Evangelisti fa parte di un girone letterario tutto suo dove la guerra di corsa e la pirateria sono qualcosa di barbaro, un reparto dove la macellazione è garantita se ti prendono e dove lo stupro è una regola fissa a cui in qualche modo il lettore è preparato pagina dopo pagina. In “Tortuga l’io narrante vive di una donna meravigliosa – anche se muta – la quale si rivelerà una nemesi feroce per le sue voglie di uomo preso alla sprovvista. Solo che il sesso resta una componente molto forte, e molto partecipata di una vita dove il mare, l’assenza di regole in guerra e la voglia di godere lasciavano davvero poco ogni giorno in cui il sole cominciava a prendere l’orizzonte. Non è un sesso espresso, però, ma più che altro una vena mentale per cui nella vita di questi uomini è la donna che comanda. Lei viene presa una volta, ma l’uomo è preso tutta la vita… e, dunque, è in manette. È la concezione di Filippo II rinchiuso nell’Escorial dove la luce è preda del buio.

Crichton in questo è più wasp, molto più anglosassone.

La visione della guerra di corsa dell’americano è forse anche più feroce di quella di Evangelisti, ma non è così bulimica sulla pagina, insomma sprizza sangue meno rosso. In entrambi si respira lo studio della marineria e della guerra di corsa sul mare che – in moti autori – diventa quasi una sorta di prova di scrittura. Ci siamo chiesti il motivo per cui molti scrittori si cimentino in una nuova edizione del Corsaro Nero. Il punto di partenza resta il romanzo di Salgari.

La prima risposta che viene in mente quando si parla di pirati è che l’animo maschile sia in profondità un pozzo dove i giochi dell’infanzia restano sempre ad un centimetro dalla superficie. Stanno sempre sotto un velo molto sottile.

Le navi rappresentano isole ove la vita è il frutto di regole rigidissime che non esistono in altri luoghi. Sono luoghi atopici, insomma, dove tutto è possibile.

Le avventure in mare sono infinite come tutte diverse – in ogni menoma particella – ne sono le onde. Mai uguali.

Il Corsaro Nero nasce come romanzo per ragazzi e diviene la base di una letteratura per adulti dove si arriva a mescolare un arrembaggio con uno stupro per tenere meno acido il sapore di una storia ormai abusata.

Crichton scrive questo romanzo verso la fine della sua vita, quando la malattia gli ha già dato qualche potente strattone tipo quelli della Morte in “Vi presento Joe Black”. Deve aver pensato a quando navigava con la mente da piccolo e lì, in quella zona di calma apparente, ha provato a fermare un poco il battito del cuore .

Il romanzo di Crichton termina con la parola latina Vincit: come il suo autore, vittorioso sulla morte per aver navigato nei mari estremi anche da adulto. Tutti siamo stati bambini, ma pochi se ne ricordano, come diceva “Il Piccolo Principe”.

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  Nuove storie di pirati (parte II): Valerio Evangelisti, Arturo Perez–Reverte

 articolo di Alberto Pezzini

 A distanza di un anno, ma neanche visto che “Tortuga” è del gennaio 2008, tornano i pirati della Tortue di Evangelisti. Un euro in più, uguale numero di pagine – per la verità una in meno – “Veracruz” è il prequel di Tortuga. Parliamo di una città situata all’interno del Golfo del Messico, proprio nel cuore pulsante della Corrente del Golfo. Viene assalita dai nostri corsari, depredata, messa a fuoco, violentata nelle donne e denudata delle merci. Diventa un deserto. Siamo nel 1683 e Michel De Grammont, l’ultimo comandante guida dei Fratelli della Costa, prende questa decisione rivoluzionaria. Espugnare Veracruz, la città più importante della Nuova Spagna, distruggendo così tutta la rete dei contatti diplomatici europei dell’epoca. L’impresa sarà condannata anche dalla corona di Francia in nome della quale i Fratelli si dicono gli agenti segreti sui mari. Veracruz si trasforma così in un casus belli che condannerà i Fratelli ed il loro comandante. Ostaggio, lui, di una donna che riesce a far liberare, la sua sorella più piccola tumulata viva dentro una prigione inumana dai cattolici spagnoli. La sete di vendetta diventa per De Grammont una benda spessa sugli occhi e gli fa perdere la visione strategica dei mari. Insieme alla moribonda, un’altra presenza femminile che conturba le menti è Gabriela Junot – Vergara, preda del saccheggio, e stuprata con piacere apparente da uno dei comandanti del Re della Corsa. Tutto viene narrato dalla voce di Hubert Macary, ufficiale votato all’obbedienza più cieca se non fosse per quell’inclinazione incoercibile verso le donne fatte di senso e bellezza. Macary sarà poi colui che si perderà nelle ultime pagine di Tortuga scomparendo dentro una fine tanto nefasta quanto inattesa. La storia dei corsari è tutta qui, sempre con il solito meccanismo del romanzo d’appendice. Ogni paragrafo fa saltare di corsa verso l’altro, sempre con il fiatone. Evangelisti ha individuato un filone aurifero che sa gestire molto bene. L’impasto è il solito: avventura, sangue, intrighi, passioni e sesso. Qui, rispetto a “Tortuga”, è più fine, più lontano all’orizzonte ma lo si avverte come la vera molla della storia. Se si apre “Il Corsaro Nero” di Emilio Salgari (1898) ci si può toccare e pizzicare perché le cose non sono cambiate. La stessa orditura, la stessa velocità nella narrazione, soltanto con qualche pepita di appetito maschile concessa in più ai lettori (che sociologicamente si sono evoluti verso un tipo di avventura dove il sesso è divenuto una componente fisiologica).
Evangelisti ci confessa nella Nota finale di avere già in mente il terzo tomo con il titolo “Cartagena”, che prima o poi scriverà. Conterà le stesse pagine, costerà un euro in più, e sarà anch’esso capace di far sentire il mare come le conchiglie.

La mano di Evangelisti – quel che è giusto va detto – è però la più abile nell’arte di “affiancarsi” a Salgari e la sua capacità mimetica supera di gran lunga anche “I Corsari di Levante”, Tropea 2009, di Arturo Pérez–Reverte, che letto in controluce è più intellettualistico e meno maroso. Evangelisti – in fatto di corsari – è più audace, ha una maggiore visione fumettistica dell’intreccio che sa far pesare di più sulla bilancia. Perez Reverte è in affanno perché la sua mano resta quello dello spadaccino, dell’indimenticabile e supremamente terreste maestro di scherma Alatriste che – sul mare – fa la figura del piemontese alla spiaggia. D’altro canto gli spagnoli, con quei galeoni così pesanti, perdono sempre contro i corsari. È una legge che regola le storie della Corsa. La Spagna è sovrana di un impero dove il sole non tramonta mai. Sulla terra, però…  soltanto sulla terra.

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È MORTO SALINGER http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/28/e-morto-salinger/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/28/e-morto-salinger/#comments Thu, 28 Jan 2010 19:01:28 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1648 jd-salingerJerome David Salinger è morto oggi, 28 gennaio 2010, a Cornish, nel New Hampshire. Aveva 91 anni. Era nato a New York il 1° gennaio del 1919.
Celebre per il suo romanzo di formazione “Il giovane Holden” (The Catcher in the Rye), pubblicato nel 1951 (e divenuto libro-simbolo di diverse generazioni), Salinger era noto anche per la sua vita caratterizzata dal grande isolamento volontario (una sorta di “auto-reclusione”, secondo qualcuno). Una vita, la sua, sempre tenuta lontana dalle luci dei riflettori.
Pochissime le immagini disponibili, altrettanto rare le interviste rilasciate nel corso della sua particolarissima carriera da scrittore.
Il suo ultimo scritto - un racconto – apparve sul “New Yorker” nel 1965. Da allora, più nulla.
Secondo una specie di leggenda metropolitana, Salinger avrebbe lasciato, in una cassaforte, diversi dattiloscritti di romanzi inediti che avrebbero dovuto vedere la luce dopo la sua morte.

Vi domando:
Avete mai letto “Il giovane Holden”?
Che ricordo ne conservate?

Dedico questo spazio, alla memoria di questo grande e peculiare scrittore.
A voi, se volete, il compito di riempirlo con commenti, pensieri, notizie e considerazioni.
Massimo Maugeri

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AGGIORNAMENTO DEL 1° febbraio 2010

Vorrei approfondire i temi tracciati su questo post…
Nei giorni scorsi vi avevo chiesto di riempirlo con commenti, pensieri, notizie e considerazioni (e vi ringrazio per l’ampia partecipazione). Adesso, invece, vorrei soffermarmi sulle ragioni del successo de “Il giovane Holden“.
Mi chiedo (e vi chiedo)
Perché, a vostro avviso, questo romanzo è penetrato in maniera così forte nell’immaginario collettivo di intere generazioni?

Poi vi riporto questa frase di Antonio Scurati, estrapolata da questo articolo pubblicato su “La Stampa“: “non ho mai trovato molti motivi per appassionarmi al Giovane Holden ma ho, invece, avuto numerose occasioni di soffrirne gli eredi. Certo, l’epigonia è da tempo un problema universale, e non si può imputare agli archetipi i loro epigoni, ma con i maestri della levità il problema degli epigoni si fa particolarmente pesante“.
Cosa ne pensate?

Sull’inserto Domenica de Il Sole 24Ore di ieri (cfr. pag. 34), Rick Moody sostiene che “l’ultima parte del lascito di Salinger è sicuramente il suo silenzio. (…) Per alcuni questo silenzio è stato irritante, ma dal mio punto di vista è stato parte della spiritualità che contrassegna la sua opera più recente. È stato rispettoso, esteticamente coerente e riservato.”
Che ne pensate?

E – rimanendo al domenicale del Sole – dal suo contrappunto, Riccardo Chiaberge domanda: “Salinger sarebbe mai diventato un autore di culto, un’icona del Novecento, se avesse pubblicato non uno, ma dieci o venti romanzi come John Updike o García Márquez?”
Secondo voi?

Qui in basso, il servizio di Federica Borrelli su Rai Tre.

Massimo Maugeri

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E SONO CRETA CHE MUTA di Mavie Parisi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/22/e-sono-creta-che-muta-di-mavie-parisi/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/22/e-sono-creta-che-muta-di-mavie-parisi/#comments Fri, 22 Jan 2010 21:06:35 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1561 “È da qui che intendo iniziare la mia storia. A proposito, mi chiamo Kita Narea, ed è l’estate del 2006. Fa talmente caldo che mi suda l’interno delle ginocchia ripiegate sui morbidi piedistalli di una di quelle strane e costose sedie ergonomiche importate dalla Svezia. Sono davanti al computer a raccontare i fatti miei più intimi a un tizio mai visto”.
Inizia così il romanzo desordio di Mavie Parisi intitolato “E sono creta che muta” (edito da Perrone Lab).
La protagonista si chiama Kita. Tre figli e un matrimonio alle spalle, forse con qualche rimpianto. Il mare, presto la mattina. Le sue tele e i suoi colori, lasciati lì, a riposare, forse per troppo tempo. E il bisogno di un incontro, di gesti e di parole. Per ritrovarsi, per ricominciare.
Il tema del libro è duplice e di grande attualità: da una parte quello dell’abbandono, dall’altra quello delle relazioni sentimentali nate via chat.
Vi invito a discutere di questo romanzo e dei temi a esso legato.

Come al solito pongo alcune domande con l’intento di favorire la discussione.

Nelle relazioni sentimentali l’abbandono, in qualunque forma si concretizzi, è sempre un trauma.
Esiste un antidoto o, comunque, una “strategia” per neutralizzarlo (o per lenire le conseguenti sofferenze)?

Il trauma si abbatte solamente sul soggetto che subisce l’abbandono, o non è forse la separazione un evento doloroso anche per chi ne è parte attiva?

È possibile dopo una relazione sentimentale di una certa importanza, che si spezza nel dolore e nell’indifferenza, ricostruire un rapporto sebbene su basi diverse?

Le relazioni nate in chat che possibilità hanno di dare esiti positivi? Sono una “opportunità” o un “ripiego”? E fino a che punto si riesce a essere davvero se stessi interagendo attraverso uno schermo e una tastiera? Quali i pro, e quali i contro?

Di seguito, la recensione di Maria Rita Pennisi.
Massimo Maugeri

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Lei e gli uomini troppo deboli per legami forti
di Maria Rita Pennisi

«E sono creta che muta». Evocativo il titolo di questo primo romanzo di Mavie Parisi pubblicato da Giulio Perrone editore S.r.l., Roma. Questa E iniziale sembra collegarsi a un pensiero sottile, che è già maturo nella mente dell’autrice. La creta che muta, invece, ci rimanda alla duttilità del materiale, alle sue molteplici e mutevoli forme. Ci fa pensare alla voglia di cambiamento, che spesso è presente in ognuno di noi. La protagonista del romanzo, Kita Narea viene lasciata dal marito e sente nel profondo l’abbandono. Questo senso d’abbandono si stende a macchia d’olio su di lei e sulla casa. Di questo luogo, che un tempo ha rappresentato il centro dell’armonia, solo il giardino nascosto “sul retro di quell’appartamento qualunque” è il suo rifugio, il suo angolo di paradiso, come il mare che è l’elemento rasserenante con cui Kita si fonde. Per lei la rottura degli equilibri è forte come l’infrangersi degli specchi, quegli specchi che non le restituiscono più un’immagine in cui si riconosce. Inizia la ricerca di possibili partner in Chat, altra grande protagonista del romanzo. La Chat fa sentire Kita protetta e lì può abbandonarsi alle sue fantasie, ma tutto cambia quando gli interlocutori si materializzano e prendono forma di uomini troppo deboli, per creare legami forti. L’autrice però non si erge a giudice, anzi è indulgente e lascia che i suoi personaggi vivano liberamente il loro modo di essere. Un romanzo dalla struttura originale in cui si alternano delle narrazioni in prima persona e delle altre in terza persona in cui un narratore esterno interviene, quasi per alleggerire la tensione narrativa, raccontando sia di Kita che di altri personaggi. Il ritmo del romanzo è agile, la trama è avvolgente. Il linguaggio è asciutto, quasi essenziale. I periodi brevi e incisivi. Ogni parola si carica di significato profondo. Ottimi i dialoghi, quasi teatrali. Profonde le riflessioni, sofferti i monologhi interiori. E’ un romanzo particolare in cui tutti sono compartecipi del dolore. Non ci sono buoni e cattivi, vincitori e vinti. Il dolore è sottile e capillare. Però Kita sa che, anche se non si può guarire del tutto dal dolore, si può certo rialzare la testa e riprovare a risalire la china guardando la vita in modo diverso.
La Sicilia del 20/01/2009

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IL RITORNO DI STILOS http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/18/il-ritorno-di-stilos/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/18/il-ritorno-di-stilos/#comments Mon, 18 Jan 2010 00:18:35 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1542 stilosSono particolarmente lieto di poter dedicare questo post a Stilos, noto magazine di libri e letteratura nato nel 1999 e diventato poi un quindicinale a diffusione nazionale. Dopo due anni di fermo, Stilos, ritorna in edicola. A dirigerlo sarà ancora il suo fondatore, Gianni Bonina, che ha trasformato il giornale in una rivista mensile di 148 pagine a colori e caratteristiche tecniche di alta qualità.
Mi piace sottolineare questa frase di Bonina: «in una stagione che ha segnato la chiusura di altre testate culturali e penalizza sempre più il mondo dei libri, Stilos vuole provare a dimostrare che, ovunque andrà, il mondo finirà sempre in un libro».
So che il ritorno in edicola di Stilos ha implicato (e implicherà) un grande sforzo economico. Ecco perché vi segnalo la possibilità di sottoscrivere un abbonamento al magazine (che peraltro comporta un risparmio sul prezzo di copertina).
Veniamo ai contenuti del magazine…
La compagine dei collaboratori è pressoché immutata (con i contributi fissi di Antonio Debenedetti, Andrea Di Consoli, Enzo Golino, Giuseppe Montesano…), ma l’interesse si è esteso anche, con rapide escursioni, a cinema, teatro, arti figurative e fumetti.
Ogni mese, inoltre, sarà scandito dall’appuntamento con le rubriche a tema libero di Benedetta Centovalli, Arnaldo Colasanti, Guido Conti, Andrea Cortellessa, Aurelio Grimaldi, Filippo La Porta, Giulio Mozzi, Sergio Pent, Silvio Perrella e Vanni Ronsisvalle.

Tra i vari collaboratori ci sarò anch’io. Nel primo numero troverete, infatti, una lunghissima e interessante intervista che mi ha rilasciato Melania G. Mazzucco sulla figura del pittore Tintoretto (in riferimento alla pubblicazione di questo suo romanzo e di questo suo saggio).
Tra le varie domande che ho posto a Melania, ci sono queste… che rivolgo anche a voi (con l’intento di avviare una discussione parallela a quella sulla rivista):

Esistono connessioni tra pittura e letteratura?

In cosa il pittore somiglia allo scrittore? E in cosa se ne differenzia nettamente?

A proposito, qualcuno di voi ha letto il romanzo “La lunga attesa dell’angelo” della Mazzucco (edito da Rizzoli)?

Una delle novità più rilevanti del ritorno in edicola di Stilos è la seguente: a ciascun numero sarà allegato un libro inedito in omaggio. Il primo sarà “Lo stivale di Garibaldi” di Andrea Camilleri, una gustosa parodia in dialetto siciliano di avvenimenti veri nella Sicilia postunitaria, illustrata da Piero Guccione.
Come in passato”, spiega una nota della società editrice, “Stilos intende privilegiare la letteratura e la nuova scena italiana, entro un impegno che auspichi il ritorno del libro al centro dell’interesse culturale e la sua riconsiderazione anche come strumento di impiego del tempo libero: contro le logiche del mercato, lo strapotere di televisione e telematica, le recrudescenze di tipo accademico, la riduzione dell’attività editoriale a fredda impresa speculativa”.
Credo che il ritorno in edicola di un magazine cartaceo di libri e letteratura meriti senz’altro di essere celebrato. Tanti in bocca al lupo a Stilos, dunque!

Massimo Maugeri

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AGGIORNAMENTO DEL 10 MARZO 2010: È USCITO IL N. 2 di STILOS

stilos-n-2Il numero di marzo di Stilos, il magazine culturale dedicato alla letteratura e alle arti, è in edicola con due omaggi: un testo inedito di Marcello Fois e una monografia su Leonardo Sciascia.

Stilos propone un testo teatrale di Fois per atto unico dal titolo Stanze. La pièce rappresenta il dramma di due sorelle che si ritrovano in una casa e fanno i conti con il loro passato. In un’intervista, inclusa nel libro, l’autore sardo ne spiega lo spirito surreale e intimistico.

Il supplemento di 32 pagine su Sciascia, il primo dei Quaderni di Stilos, raccoglie testi rari e dispersi nonché cinque lettere inedite a Gaspare Giudice (il biografo di Pirandello) più scritti dei maggiori studiosi di Sciascia, fra cui Claude Ambroise e Massimo Onofri.

La cover story del nuovo numero di Stilos è poi dedicata a tre esordienti under 30: Silvia Avallone con Acciaio (Rizzoli), Valentina Brunettin con I cani vanno avanti (Alet) e Paolo Piccirillo con Zoo col semaforo (Nutrimenti), che, da Nord a Sud, mettono sotto accusa il sistema sociale e la qualità della vita delle città in cui vivono. Completa il servizio sulla nuova scena un’intervista ad Alessandro D’Avenia, autore di Bianca come il latte, rossa come il sangue (Mondadori).

In anteprima anche un brano del prossimo romanzo di Dario Voltolini dal titolo Foravia, in uscita da Feltrinelli a maggio.

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AGGIORNAMENTO DEL 10 APRILE 2010: È USCITO IL N. 3 di STILOS

stilos-n-3Il numero di aprile di Stilos, il mensile dei libri, è in edicola con allegato un inedito di Giancarlo De Cataldo, il celebre autore di Romanzo criminale.

Non so che farmene degli angeli è il titolo del romanzo breve inedito dello scrittore-magistrato di origini tarantine e abbinato a Stilos. Si tratta di un testo scritto nel 2000 a quattro mani con la moglie Tiziana Pomes. «Ispirato da fatti veri, di persone vere», come afferma lo stesso autore in un’intervista al termine del volumetto, il romanzo è costituito da un diario incrociato di due bambini che osservano il mondo enigmatico degli adulti giudicandolo e intervenendo per cambiarlo.

Stilos dedica la cover story di aprile a Georges Minois, storico francese e uno dei massimi esperti in tema di religione. Minois è autore del saggio Il libro maledetto (Rizzoli, 2010) che ricostruisce la secolare vicenda del libro De tribus impostoribus (che tutti conoscono sin dal medioevo ma che nessuno ha mai letto) secondo il quale Mosè, Gesù e Maometto sarebbero stati degli impostori.

All’ambito religioso riportano le altre tre interviste: ad Armando Torno, editorialista del Corriere della Sera, autore de La scommessa; a Sandro Mayer, vicedirettore di Dipiù e direttore di Dipiù Tv e TvMia, autore de La grande storia di Gesù; a Vito Mancuso autore de La vita autentica.

Stilos dedica inoltre un dossier ai libri che sulla mafia sono apparsi in Italia tra il 2009 e il 2010. In un’intervista, Antonio Laudati, magistrato, coautore insieme a Elio Veltri del saggio Mafia pulita, sostiene che «la mafia ha cambiato volto. È quella dei colletti bianchi, del business e delle imprese. È diventata una regola dell’agire civile», afferma Laudati nell’intervista e conclude affermando che «può essere sconfitta solo col contributo di tutti». Vincenzo Ceruso, palermitano, nel suo saggio Il libro che la mafia non ti farebbe mai leggere racconta l’evolversi della nuova mafia.

Stilos è distribuito nelle librerie Feltrinelli e in edicola sempre al prezzo di 4 euro. È facilmente acquistabile sul sito www.stilos.it dove è anche possibile sottoscrivere un abbonamento.

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AGGIORNAMENTO DEL 10 MAGGIO 2010: È USCITO IL N. 4 di STILOS

Giorgio Bocca: “Italiani e cattolici fascisti inconsapevoli”
Su Stilos di maggio un’intervista al giornalista scrittore di Cuneo

stilos-n-4Roma,  maggio 2010. “Gli italiani sono dei fascisti inconsapevoli o fascisticamente tracotanti. Altro che popolo sovrano”. A dirlo è il celebre giornalista e scrittore Giorgio Bocca in un’intervista rilasciata al magazine culturale Stilos, in edicola e nelle librerie Feltrinelli da mercoledì 5 maggio.

Per Giorgio Bocca “il fascismo è nel Dna degli italiani, anche tra i cattolici”. È lo j’accuse che nel suo ultimo libro Annus horribilis (Feltrinelli) Bocca rivolge “non tanto a Berlusconi che ho conosciuto bene sin da quando lavoravo con lui, ma agli italiani”. Infatti secondo il giornalista “per noi italiani la politica, come la religione, come la giustizia, come tutto, significa sopravvivere usando furbizia e volubilità”.

Bocca nell’intervista ricorda poi il suo passato al Guf senza fare politica e la guerra partigiana che definisce “una grande illusione”.

E la cultura? “È terribile la debolezza intellettuale degli italiani. La voce della cultura in questi anni è stata flebile, a meno di considerare cultura la voce di Di Pietro che grida”.

Si segnala, altresì:

  • Un’intervista a Erri De Luca nel sessantesimo compleanno e nel momento di suo massimo successo in Italia
  • Interviste a Emanuele Trevi, Sebastiano Nata, Domenico Starnone, Giorgio Bocca, Gillo Dorfles, Paolo Nori Pieter Aspe, Dan Fante, Preeta Samarasan
  • Una ricerca sul Cenacolo di Leonardo dal quale risulta una nuova anagrafe del genio fiorentino
  • Uno speciale sui nuovi pamphlet
  • Un servizio sulle prime edizioni più ricercate e la classifica secondo le loro quotazioni
  • Le rubriche di Benedetta Centovalli, Arnaldo Colasanti, Andrea Cortellessa, Antonio Debenedetti, Cesare de Seta, Aurelio Grimaldi, Filippo La Porta, Giulio Mozzi, Sergio Pent, Silvio Perrella, Vanni Ronsisvalle

Stilos è distribuito nelle librerie Feltrinelli ed è disponibile in edicola dal 5 maggio al prezzo di 4 euro. È facilmente acquistabile sul sito www.stilos.it dove è anche possibile sottoscrivere un abbonamento.

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AGGIORNAMENTO DELL’8 GIUGNO 2010: È USCITO IL N. 5 di STILOS

cover-stilos-giugno-010Nel numero di giugno di Stilos:
Esclusivo: Roberto Saviano si racconta a Gianpaolo Mazza che è andato a trovarlo nella residenza segreta dove si trova.
«Per me la televisione è fondamentale perché mi ha protetto e mi protegge fisicamente» – e ancora – «il meccanismo di protezione militare lo devo alla mia esposizione mediatica altrimenti, in un paese come l’Italia, sarei ignorato» – dice Saviano – e poi aggiunge: «Non ho la spocchia degli intellettuali di considerare la televisione sterco del demonio».
Gli scrittori più amati, quelli che lo hanno formato, le letture preferite;  e poi gli hobby, la musica, il cinema, Lionel Messi, la personale visione del mondo: dal suo nascondiglio segreto, l’uomo più ricercato dalle mafie parla a un inviato di Stilos di se stesso, un giovane che sta diventando velocemente adulto e che, nelle ristrettezze delle sue condizioni, vive al massimo delle possibilità. Un uomo che ragiona sul suo stato, sulla sua “fortuna”, sugli invidiosi, gli amici e i nemici. E tra i primi figura senz’altro Vincenzo Consolo, che racconta per la prima volta come conobbe Saviano molto tempo prima di Gomorra, e di come finì per “adottarlo”.

In allegato alla rivista: un inedito di Enzo Siciliano.
A quattro anni esatti dalla morte dello scrittore, Stilos lo ricorda pubblicando un suo inedito dal titolo Tournée, gentilmente concesso dalla famiglia Siciliano: l’originale è andato perduto, tuttavia la famiglia ne conservava una fotocopia e Stilos ha provveduto a pubblicare il testo, rimanendo fedele all’autore e rispettando le correzioni indicate a penna sul dattiloscritto. Atto unico con due soli personaggi, una coppia di attori che lavorano poco recitando piccole parti e conducendo una vita di povertà e ristrette che esasperano la loro relazione, è stato scritto nel 1984 e mai pubblicato, ma nello stesso anno fu tuttavia portata in scena in occasione del “Festival del Partito repubblican” di Perugia.

Nella rivista segnaliamo inoltre:
Zanzotto: “La mia poesia” : a Pieve di Soligo, il paesino trevigiano dove vive,  Andrea Zanzotto il massimo poeta italiano vivente, ha ricevuto il nostro Fabio Pedone per parlargli del suo mondo, del suo ultimo libro Conglomerati e della sua poetica.
Francesco Alberoni: “L’amore al tempo dell’equivoco”: è perché immaginare le peripezia si una storia d’amore che alla fine si risolve in un epilogo felice per cui si possa dire che gli innamorati vissero “felici e contenti”? Perché non fare in modo che felici e contenti lo siano sin dal primo momento? Alberoni parla a Stilos delle strategie meno esplorate dei sentimenti
Mario Capanna: Rivoluzione ragionata : un libro per riflettere sul Sessantotto: da rifarsi, dice l’ideologo della contestazione, ma stavolta ragionando, senza più scendere in piazza o alzare barricate.

Stilos, il mensile dei libri, è distribuita in tutte le Librerie Feltrinelli, nelle Librerie della catena “La Nuova Editrice Librerie” in Abruzzo e ad Ascoli Piceno, nelle edicole del Gruppo Edicolè, nonché nelle principali edicole del centro di ogni capoluogo di provincia d’Italia.

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AGGIORNAMENTO DEL MESE DI LUGLIO 2010: È USCITO IL N. 6 di STILOS

stilos-cover-di-luglioIl numero di luglio di Stilos è in edicola e in libreria.

La cover story è dedicata a un’inchiesta sui centocinquanta anni dall’impresa dei mille: prendendo spunto dalla recente pubblicazione del libro “Terroni” del giornalista Pino Aprile, viene raccontato il lato oscuro dell’annessione del Meridione al Piemonte.

Nella rivista:
• una lunga intervista a Nicolai Lilin, che rivela a Stilos il suo punto di vista sulla guerra e sulla letteratura.
• Sebastiano Vasssalli e Giancarlo Carofiglio parlano dei loro ultimi libri.
• Giulio Ferroni critica il panorama culturale ed editoriale italiano e definisce la televisione oggi “cattiva letteratura”.
• Tzvetan Todorov e la lectio magistralis tenuta al Salone del libro di Torino.

Come ogni mese, il numero è arricchito da numerose recensioni e dalle rubriche di Benedetta Centovalli, Arnaldo Colasanti, Andrea Cortellessa, Antonio Debenedetti, Cesare de Vita, Aurelio Grimaldi, Filippo La Porta, Giulio Mozzi, Raffaele Nigro, Sergio Pent, Silvio Perrella, Vanni Ronsisvalle.
La sezione dedicata all’arte propone un’intervista di Andrea Caterini all’artista siciliano Piero Guccione; mentre le pagine dedicati ai fumetti e alla graphic novel curate da Sergio Rotino, presentano tra le altre cose, una recensione al romanzo grafico Groenlandia Manhattan (ispirato a una storia vera) della francese Chloé Cruchaudet.

Stilos è distribuita in tutte le Librerie Feltrinelli, nelle Librerie della catena “La Nuova Editrice Librerie” in Abruzzo e ad Ascoli Piceno, nelle edicole del Gruppo Edicolè, nonché nelle principali edicole del centro di ogni capoluogo di provincia d’Italia.
La rivista è ogni mese in edicola al costo di 4 € ma è possibile sottoscrivere l’abbonamento annuale per riceverla comodamente a casa, con tutti gli allegati e con notevole risparmio economico.

Si segnala anche il nuovo blog dedicato a Stilos.

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AGGIORNAMENTO DEL MESE DI AGOSTO 2010: È USCITO IL N. 7 di STILOS

stilos-6Dopo “Lo stivale di Garibaldi”, un secondo romanzo inedito di Andrea Camilleri, “Il palato assoluto”, metafora del primato della vita comune su quella di successo.
La storia di Caterino Zappalà, che diventa famoso e ricco grazie alla sua dote naturale di garantire la genuinità dei pasti, e dunque di decretare la fortuna o la rovina di un ristorante, e il sogno di avere una vita normale come vorrebbe la sua Annarosa. Un apologo in tono di fiaba e un paradosso sui valori che contano di più.
Ancora sul numero 7 di agosto due servizi di forte attualità: le reazioni in Italia alla morte di Saramago dopo l’attacco dell’Osservatore Romano, e le polemiche di ritorno sull’ultimo Premio Strega.
Sull’opera e la figura del Nobel portoghese, Stilos ha raccolto le opinioni di decine di scrittori e critici, verificando quanto anche in Italia i libri di Saramago dividano le coscienze.
Sul più importante trofeo letterario nazionale, oltre a una panoramica storica sul Premio e le sue particolarità, le interviste a due editori “interessati”: Stefano Mauri del Gruppo Mauri-Spagnol e Raffaello Avanzini di Newton & Compton. Accuse senza risparmio da entrambi: il primo parla di “squilibrio” nella scelte della giuria e il secondo di “giochi sporchi”.
Da segnalare ancora le interviste alla coppia che si cela sotto lo pseudonimo di Lars Kepler, l’ultimo fenomeno scandinavo, a Eugenio Scalfari, Pierluigi Battista, Antonio Calabrò, Stefano Bartezzaghi, Enrico Palandri, Marco Risi e Marco Baliani.
Stilos offre, in esclusiva, due racconti di altrettanti autori di successo: Federico Moccia e Loriano Macchiavelli. L’autore caro alle teen agers racconta di un suo viaggio a Tavolara per incontrare il re dell’isoletta sarda, mentre il pioniere della scuola bolognese del giallo testimonia la vicenda delle mondine del suo paese di cui narra l’epopea.
Inoltre, un appuntamento per gli amanti della letteratura classica: una ricognizione delle opere che negli ultimi tempi si sono occupate di Proust; e dunque un ritorno al genio europeo del primo novecento.
E ancora: recensioni, le rubriche dei maggiori critici e intellettuali italiani e le incursioni nel mondo dell’arte, del cinema, del fumetto e della musica.
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Fonte: comunicato stampa della redazione di Stilos

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È IN EDICOLA E IN LIBRERIA IL N. DI SETTEMBRE di STILOS

stilos-settembreIn questo numero:

Milano non è più la cap­i­tale ital­iana della cul­tura.

Lo dicono a Sti­los scrit­tori come Vin­cenzo Con­solo e Cor­rado Sta­jano, intel­let­tuali come Anto­nio Fran­chini, edi­tor quali Elis­a­betta Sgarbi e Valentina Fortichiari.
Ricorda Con­solo: “Quanti arrivai ebbi modo di fre­quentare Qua­si­modo, Mon­tale, Vit­torini. In quel peri­odo era davvero la cap­i­tale della cul­tura. Per questo decisi di trasferirmi”. Critico Sta­jano: “L’impressione è che gli edi­tori milanesi non abbiano più la pas­sione di un tempo e siano diven­tati dei con­tabili”. Fran­chini non vede molto romanzi ambi­en­tati a Milano: “ Roma, Napoli e il Nord-Est pos­sono vantare una mag­giore pre­senza di scrit­tori. Sono aree prob­lem­atiche. E le aree prob­lem­atiche pro­ducono più arte di quelle di rel­a­tivo benessere”.
Inter­ven­gono in questo spe­ciale ded­i­cato a Milano anche Daria Big­nardi e Piero Colaprico.

Alle­gato omag­gio al numero di set­tem­bre La vera sto­ria del papiro di Artemi­doro di Luciano Can­fora. Dopo mostre, libri, con­vegni e una svari­ata quan­tità di arti­coli di stampa, la decen­nale dis­puta filo­log­ica e arche­o­log­ica circa l’autenticità o meno del papiro si arric­chisce adesso di un nuovo capi­tolo, che nelle inten­zioni dell’autore è quello defin­i­tivo. Ricostru­endo l’intera vicenda, dal suo ritrova­mento in poi, Can­fora, suf­fra­gato anche dalle con­clu­sioni di una super­per­izia fotografica e dalla tes­ti­mo­ni­anza di un fun­zionario di polizia che ha svolto accu­rate indagini, e avval­en­dosi soprat­tutto delle ultime acqui­sizioni cui è per­venuto, apporta nuove argo­men­tazioni alla sua tesi, sec­ondo la quale si tratta di un falso: con­trari­a­mente all’opinione di insigni stu­diosi anche stranieri che ne sosten­gono l’autenticità.

La cover story di questo numero è ded­i­cata a un’inchiesta sugli e-book e al futuro dell’editoria con inter­viste a Bruce Ster­ling, Gino Roncaglia, Giuseppe Granieri ed Ettore Bian­cia­rdi, esperti e intel­let­tuali non tutti con­vinti che per il libro, come oggi lo con­cepi­amo, sia già stato into­nato il de pro­fundis. Il punto sulle ricerche, la situ­azione del mer­cato inter­nazionale e delle librerie, le prospet­tive dell’immediato futuro: la guerra tra e-book e libro è giunta all’ultima battaglia.

Il numero di set­tem­bre con­tiene inoltre inter­viste a Carlo Lucarelli, Gian­carlo De Cataldo, Gad Lerner, Marco Travaglio, Per Olov Enquist, Dmitry Glukhovsky e Luc Ferry.
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È IN EDICOLA E IN LIBRERIA IL NUMERO DI OTTOBRE di STILOS

cover_ottobre_stilosGli intellettuali italiani di fronte alla politica e alla società. Franco Ferrarotti e Mirella Serri discutono della loro condizione oggi. Per Ferrarrotti «ciò che distingue l’intellettuale italiano è la sua ambiguità che deriva dalla sua storia e dalla sua evoluzione». Per la Serri in Italia esiste sì il dissenso ma è frenato «da una forte tradizione di conformismo intellettuale determinato soprattutto dalla televisione lottizzata e dai giornali che non sono indipendenti».
Dopo il pronunciamento di Gheddafi a Roma, ci si chiede se gli autori islamici che pubblicano in Italia non facciano già da anni opera di indottrinamento. Rispondono Tahar Ben Jelloun e Khaled Fuad Allam. «Io ragiono, non voglio convertire nessuno» dice Allam.
Roma oggi. Bella e insipiente? Che ne è stato della dolce vita, del bar Rosati, del caffè Greco? Ne parlano Corrado Augias, Luca Canali, Ascanio Celestini, Roberto Cotroneo, Antonio Debenedetti, Giancarlo De Cataldo, Elido Fazi, Rosetta Loy e Valerio Magrelli.
Un saggio inedito in Italia di Lásló Földenyi, il filosofo ungherese che si interroga sullo stato della cultura oggi in Europa giungendo alla conclusione che è stata sostituita dall’informazione e dal mondo delle immagini.

Un dossier dedicato alla grande letteratura straniera sconosciuta in Italia o dimenticata: otto tra i migliori traduttori italiani parlano di autori e libri assolutamente da tradurre o ritradurre.

In anteprima su questo numero di Stilos: “Il bambino che sognava i cavalli” di Piano Nazio (ed. Sovera) dedicato a una storia che ha inorridito l’opinione pubblica: l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo per mano della mafia con la più terribile delle esecuzioni: lo “scioglimento” nell’acido.
Pino Nazio, giornalista, inviato del programma di Raitre “Chi l’ha visto?”, da cronista di razza, ha ricostruito la vicenda grazie alla testimonianza del padre del bimbo, Santino Di Matteo e conduce il lettore in un mondo, quello di “cosa nostra”, in cui la legge della violenza miete vittime anche tra gli innocenti. Una docu-fiction, quella scritta da Nazio, in cui la realtà non conosce omissioni.

Inoltre:

Viaggio nel mondo dei cantautori italiani. Discutono Giorgio Conte, Eugenio Finardi, Federico Sirianni, Piji Siciliani, Gianmaria Testa e Mirco Menna.

Carlo Lucarelli parla a Stilos del suo brigadiere Leonardi, il personaggio da fumetto che torna dopo quasi vent’anni.

Ida Di Benedetto discute con Aurelio Grimaldi di cinema e attori. “Il più grande di tutti i tempi è Gian Maria Volontè”.

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È IN EDICOLA E IN LIBRERIA IL NUMERO DI NOVEMBRE di STILOS

copertina-stilos_novembreQuanto vale la letteratura oggi? E cos’è la letterarietà? E’ vero che un libro tanto è più letterario e tanto più difficile è piazzarlo sul mercato? Sergio Pent riflette su questi temi giungendo a conclusioni sconfortanti: la letteratura è diventata merce da supermercato e vale nel segno di quanto si è visto nella cerimonia di consegna del Campiello: Bruno Vespa che guarda e ammira la scollatura della Avallone. Ne parlano anche Luperini, Canali, Tesio e Manica, quattro critici di diversissima estrazione.
Le cronache continuano a sciorinare rivelazioni sul cosiddetto “patto” tra mafia e stato. Pochi sanno però che ancor più di Massimo Ciancimino, un ruolo centrale lo ha avuto un mafioso, Luigi Ilardo, che nel 1995 stette per consegnare Provenzano alla giustizia, ma gli apparati più enigmatici dello stato lo fermarono. La sua vicenda è ora raccontata in un libro, Il patto, scritto da Nicola Biondo e Sigfrido Ranucci che Stilos ha intervistato, che costituisce il più aggiornato libro sulla mafia dal Dopoguerra in poi.

Altri apparati, altri intrighi. Sono usciti in concomitanza due libri che riguardano il Vaticano: uno (di Perluigi Nuzzi), Vaticano S.p.A., di indagine interna, sostenuta dall’archivio segreto di un prelato che ha voluto rendere pubblici i retroscena dell’attività dello Ior; l’altro (di Corrado Augias), I segreti del Vaticano, di riscoperta esterna dei tanti fatti e misfatti che dentro il colonnato di San Pietro, sono diventati storia rovente. Stilos ha intervistato entrambi gli autori per fare nuova luce sulla Santa Sede.

Dopo Roma e Milano è la volta di Torino. La vecchia e nobile capitale italiana, oggi una città in formidabile crescita, viene passata a rassegna, nei suoi aspetti prevalentemente culturali, da nove torinesi Doc e di importazione, da Baricco a Barbero. Ne viene fuori l’immagine di una regina colta nel suo massimo fulgore ma incapace di osare e sognare.

Nel numero di novembre interviste a Pietro Citati sul suo Leopardi, a Scurati, Romagnoli, Rankin, Schlesak, Fuentes, Russo, Di Ruscio, Lattanzi, Bianchi, Cibrario, Zanetti.
E ancora le sezioni dedicate ai fumetti (con un’intervista a Joe Sacco), al cinema (con uno speciale su Valerio Zurlini), all’arte (con un’intervista ad Andrea Fogli , un articolo di Massimo Raffaeli su un quadro che ha amato e un altro di Giuseppe Montesano sulla fotografa scandalo Nan Goldin) e alla musica (con un articolo di Toi Bianca sulla presenza della musica nella narrativa di genere oggi).

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È IN EDICOLA E IN LIBRERIA IL NUMERO DI DICEMBRE di STILOS

stilos-dicembreNel numero di dicembre di Stilos Pupi Avati parla con Aurelio Grimaldi di cinema, ma anche di se stesso dicendo che da molti suoi insuccessi ha tratto ragion per film fortunati.
“Non ho mai chiesto fondi ministeriali – ha dichiarato – perché uno che ha fatto quaranta film non può chiedere l’aiuto dello stato ma deve farcela da solo. La libertà la perdo solo se il pubblico non mi segue. Il mio ultimo film, Una sconfinata giovinezza, è andato male. So bene che affrontava un tema doloroso, ma mi aspettavo molto di più, ed è stata per me una profonda sofferenza, una delusione. E ora, progettando il prossimo film, ho dovuto accantonare un progetto a me molto caro perché “troppo difficile”, e dopo questo insuccesso non me lo posso permettere. Nel cinema, come nella vita, la libertà te la devi conquistare da solo”.
Stilos propone anche interviste ad Andrea De Carlo, Alessandro Piperno, Eraldo Affinati, Gianrico Carofiglio, Raffaele Nigro, Sandro Veronesi, Diego De Silva, Bret Easton Ellis, John Burnside e Karl Ove Knausgard.
E inoltre servizi sui poeti italiani under 35, una tavola rotonda su Napoli, un reportage dal paese natale di Saramago, una conversazione tra Tracy Chevalier e Massimo Ortelio, il suo traduttore italiano.
E come sempre ampi servizi, articoli e recensioni di arte, cinema musica, teatro e fumetti.

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È IN EDICOLA E IN LIBRERIA IL NUMERO DI GENNAIO di STILOS

cover-stilos-gennaioNel numero di gennaio la cover story di Vincenzo Ruggiero Perrino è dedicata ai crolli di Pompei, e venti scrittori dicono la loro sullo vergogna della gestione dell’area archeologica.
Sette anni dopo essere stata eletta “capitale europea della cultura”, Mara Pardini chiede a illustri cittadini e estimatori di Genova cosa pensano della città e se quel riconoscimento sia stato davvero un’opportunità di crescita e sviluppo.
Il recente Nobel a Mario Llosa riporta l’attenzione sugli autori latinoamericani e li scopriamo molto cambiati.
Stilos propone anche interviste ad Giancarlo De Cataldo, Enrico Remmert, Amara Lakhous, Riccardo Iacona e Giampaolo Pansa, Brunonia Barry, Gerard Roero di Cortanze, Federico Rampini.
E come sempre ampi servizi, articoli e recensioni di arte, cinema musica, teatro e fumetti.

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LA RAGAZZA DI VIA MAQUEDA. Incontro con Dacia Maraini http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/11/la-ragazza-di-via-maqueda-incontro-con-dacia-maraini/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/01/11/la-ragazza-di-via-maqueda-incontro-con-dacia-maraini/#comments Mon, 11 Jan 2010 15:58:13 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1530 Dacia Maraini torna a essere ospite di Letteratitudine (avevamo già avuto modo di incontrarla qui e qui).
L’occasione ce la fornisce la recente uscita di questa sua nuova opera letteraria: “La ragazza di via Maqueda” (Rizzoli, pp. 270, € 18,50).
Si tratta di una raccolta di racconti (alcuni già pubblicati su riviste e giornali, altri inediti) che compone una sorta di geografia dell’anima dell’autrice. Ci sono gli anni dell’adolescenza, qui. E quelli dei grandi incontri (Pasolini, la Callas, ovviamente Alberto Moravia). Ma è anche un libro che, mescolando la pura fiction con racconti della memoria, abbraccia i “luoghi per eccellenza” di Dacia Maraini: la Sicilia, Roma, l’Abruzzo.
Fornirò ulteriori informazioni nel corso della discussione.
Per il momento vorrei concentrarmi sul bel racconto che dà il titolo al volume (La ragazza di via Maqueda, appunto)… un racconto lungo ambientato a Palermo, una storia di denuncia che stigmatizza una sorta di doppio abuso, trattando due temi forti, duri: quello dello smaltimento illegale di sostanze radioattive e quello della prostituzione minorile. Il protagonista del racconto è un ingegnere palermitano, indicato con le sole iniziali: D.B.
Pur essendo un uomo onesto – e un buon padre di famiglia – finisce con il rivelarsi come un inetto, un debole. Per certi è una vittima del sistema. Una di quelle vittime, però, che non avendo la forza e il coraggio di ribellarsi finiscono, loro malgrado, per diventare parti del sistema stesso. Ingranaggi. Anelli della catena.
L’uomo si trova costretto ad apporre la propria firma su un foglio che – di fatto – (come avrà poi modo di scoprire) consente alla ditta per cui lavora di procedere allo smaltimento illegale (e occulto) di materiale radioattivo. L’ingegnere, all’inizio, tenta una timida protesta… che non sortisce alcun effetto. Poi si trova a vivere un conflitto che potrebbe sintetizzarsi nella seguente domanda: decidere di denunciare l’illecito (rischiando di perdere il posto di lavoro), oppure non reagire (ché in fondo lui stesso non è altro che una vittima)?
Mi fermo qui…
Sulla scorta di quanto accenato, provo a porre un paio di domande per favorire una discussione parallela a quella incentrata sul libro.

- La letteratura, oggi, ha ancora la forza e la capacità di denunciare, di stimolare le coscienze?

- Si diceva che il protagonista del primo racconto, in fondo, è un buon padre di famiglia a cui viene a mancare la forza e il coraggio di reagire a certe situazioni (anche se poi sfoga la propria frustrazione in maniera ulteriormente vergognosa e disdicevole)…
Oggi, il rischio di ritrovarsi (proprio malgrado) nello scomodo ruolo di “eroi” per perseguire il proprio “ordinario” senso di responsabilità… è più alto o più basso rispetto al passato?

Vi invito a intervenire e a porre domande a Dacia Maraini che parteciperà al dibattito.

Massimo Maugeri

Qui potete ascoltare l’intervista che Dacia ha rilasciato a Fahrenheit

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ISOLE SENZA MARE, di Antonella Cilento http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/06/16/isole-senza-mare-di-antonella-cilento/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/06/16/isole-senza-mare-di-antonella-cilento/#comments Tue, 16 Jun 2009 19:44:51 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=869


“Isole senza mare” è il nuovo romanzo di Antonella Cilento, ma è anche la storia parallela di due donne che attraversano l’Otto e il Novecento: Aquila, nobile caduta in povertà e costretta a lasciare la Spagna, vende se stessa e tenta il riscatto diventando l’amante del marchese Campana, collezionista di arte e di vite altrui, un amore che la trascinerà in una trama di ossessioni, vendette e fantasmi. Nina, ultima erede di una catena di donne che dalla Spagna sono fuggite, ha più di ottant’anni, ha vissuto il Fascismo e una difficile intimità famigliare percorsa da molti nodi silenziosi: orfana di padre, sposa tardiva, madre mancata. Aquila e Nina amano con infelicità, entrambe sono esiliate: legate a doppio filo da rimandi, coincidenze ed eredità, le loro vicende si intrecciano con un coro di indimenticabili personaggi sullo sfondo del Mediterraneo.
Un romanzo sulla solitudine, sull’isolamento, sull’esilio. Sull’amore deluso. Un’opera letteraria che ha impegnato Antonella Cilento per ben dieci anni e che finalmente vede la luce.
Ce ne parlano Luigi La Rosa e Simona Lo Iacono.
Vi invito a discuterne con loro e con l’autrice.
Di seguito pongo alcune domande/riflessioni – ispirate al romanzo – con l’intento di favorire la discussione.

1 -Isole senza mare. Isole senza amore.
Siamo isole quando amiamo? E quando scriviamo?

2 – Isole senza approdo, anche. Perchè se non c’è mare, non c’è riva. Se scriviamo come isole siamo, anche, viaggiatori senza ritorno?

3 – Isole senza tempo. Le generazioni che sfalsano e scombinano destini.
Il tempo che scorre è solitudine? È compimento?

4 – Isole senza viaggio.
Un viaggio, per scrivere, è necessario? E quale viaggio?

Di seguito, gli ottimi contributi di Luigi La Rosa e Simona Lo Iacono.
Massimo Maugeri

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Isolitudine e racconto nell’opera di Antonella Cilento

di Luigi La Rosa (nella foto)

C’è un orizzonte frastagliato, visionario, dove le ombre si mescolano al crudo realismo del quotidiano e i sogni hanno lunga durata. Vita e morte dialogano, consonano, intrecciano relazioni, suggeriscono prospettive dello sguardo. Mi riferisco al luogo fantastico, metaletterario per eccellenza, nel quale Antonella Cilento fa muovere i primi passi di Aquila – forse il più intenso dei personaggi del suo nuovo libro: Isole senza mare (Guanda, pp. 368, 17 euro).
Aquila ha il pianto nella voce e la capacità magica di leggere nell’oblio, richiamando presenze misteriose. Dalla sua culla di bambina delicate dita di fumo la sfiorano, le passano sensazioni che la piccola porta con sé, crescendo, come una specie di irrinunciabile segreto. Forse, la traccia di una consapevolezza, l’impronta di una precoce predestinazione al dolore.
La scrittrice ritaglia intorno a questa amabile figura lo spettro di una vera e propria epopea sentimentale, una sorta di solenne splendore: il declino della nobiltà originaria, la decadenza della famiglia nella Spagna di fine Ottocento, la fuga in Italia, la miseria, la prostituzione e poi l’innamoramento per il marchese Campana, eccentrico collezionista e funambolico interprete di tutta una stagione di soprusi e follie.
La Spagna del mistico e dell’invisibile si sostituisce pian piano alla Roma sensuale e follemente cortigiana che fa da sfondo alle esperienze della giovane espatriata, mentre la realtà si traveste da spettacolo, il quotidiano si carica di inganno, il desiderio di tentazione, e il crescendo dipana con avveduta maestria misfatti e colpi di scena lungo orbite surreali e stravaganti.
Ma questo è solo uno dei due grandi temi che risalgono la carne del romanzo: sulle fibre coinvolgenti di tali vicende germogliano in fretta nuovi spiriti, e una nuova toccante umanità fa irruzione sotto il fuoco dell’obiettivo narrativo: quella di Nina, “angelo grasso” con aspirazioni suicide, che apre l’incipit del romanzo spiccando il volo dal balcone di casa e innestando le sue ferite personali a quelle della sorella Maddalena, o della madre Maria Azara, in una formidabile teoria di rifrazioni, sublimate in storia, in cronaca, in destino.
I perimetri esistenziali di queste donne si legano a quello di Aquila, le loro ansie alle sue peripezie in un’Italia animata da fervidi ideali rivoluzionari, e la narrazione diviene il punto di confluenza, il luogo nel quale i perimetri vengono miracolosamente a coincidere, a confrontarsi, a sovrapporsi.
Come i grandi musicisti del passato, Antonella Cilento ci offre una prova di indiscussa bravura compositiva: Isole senza mare rappresenta infatti un pregiatissimo esempio di romanzo bipartito, di partitura che muove i suoi due canoni strutturali in un’alternanza consapevole di tempi e luoghi armonicamente predisposti: l’Ottocento, documentato dalla splendida saga di Aquila e dei suoi amori infelici, e il più crudele Novecento, che sembra ancora spingere a fatica i suoi polverosi ingranaggi, chiamandoci a una profonda interrogazione sulla memoria e sul vissuto.
Aquila, Nina, Maddalena, Maria Azara, ma pure Aldo, Giampietro, Giacomo, e tutti quanti gli altri personaggi evocati dalla penna dell’autrice si tramutano in isole: è accaduto un prodigio, ed eccoli punti di luce smaniosa nella nevralgica solitudine di ogni esistere, isole nel mare dei giorni, degli anni, degli attimi, cui adattare la dolente prerogativa dell’isolitudine, coscienza dell’essere “isola” in un mare svanito, prosciugato, strappato alla pelle delle cose.
In epoca di minimalismi e di più o meno conclamate poetiche del disimpegno Antonella Cilento ci offre un romanzo avvincente, colto, raffinato, che si muove secondo una direzione assolutamente libera, spregiudicata. Un libro estraneo a mode e squallidi compiacimenti di stagione, che sperimenta, che seduce, e che punta in alto, con coraggio, con ostinazione direi, scommettendo a pieno la sua abbondante materia raccontativa e regalando al lettore un viaggio poderoso, straordinario, che emoziona dalla prima all’ultima pagina.
I miei omaggi a una scrittrice che non fugge davanti alle minacce della trama, alle preoccupazioni della struttura, alle remore dell’articolazione, e che accetta invece la complessità con la fierezza di chi è cosciente di padroneggiare al meglio la propria materia, di chi ha ancora il gusto plastico del raccontare, della fabula amena, e l’ambizione all’affresco, all’intreccio di casi, uomini, situazioni, nella costruzione di un’opera in grado di superare il tempo.
Isole senza mare è un libro davvero importante, uno di quelli che uno scrittore scrive una sola volta nella vita, lasciandosi dietro tutto un mondo di viscere e di risonanze: di pensieri, caratteri, sembianze. Forme accorate e veritiere, piene di struggimento, che ci chiamano dal loro fondo di buia e crepitante malinconia, per chiederci la complicità di una nuova occasione. Forse l’ultima. Le stesse alle quali la letteratura ha il potere di ridare forma, anima, spessore. E il cui fascino oscuro ci accompagnerà per giorni, infinitamente, anche dopo aver chiuso l’ultima pagina del romanzo.
Luigi La Rosa

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Antonella Cilento: Isole senza mare.
recensione e intervista di Simona Lo Iacono.

Tracce di isola sono in noi tutti.
Siamo isole quando ci cerchiamo senza trovarci. Quando percorriamo secoli con la nostra storia sulle spalle, il passato a precederci, il futuro dietro – sempre.
Siamo isole di occhi e di cuore quando tentiamo di finire e non riusciamo a dire basta, quando la storia che pure accompagna il viaggio trascolora solo per ferirci, quando un amore ci compra e ci vende. O quando, silenziosamente, non può che lasciarci.
Isole senza mare di Antonella Cilento. Due donne a cavallo di secoli. Due galoppi e due incroci di destini. Isole senza mare non è come dire solitudine, o non solo. E’ non avere neanche il mare a cingerti. Un attraversamento. Onde da solcare e sguardi da ricongiungere. Mani tese. Uno scampolo, almeno, di noi.
Così Nina, che fende gli anni dei fasci e della guerra, che perde il padre e si sposa tardi, quando i figli non sono che un vuoto preannunciato e la sorella Maddalena rimane a custodirne la vecchiaia. E’ già una donna in fuga, Nina, prima dalla Spagna e poi da se stessa, come Aquila un secolo addietro, approdata a Roma senza splendori e costretta a prostituirsi.
A unirle, il paesino di Azara sui Pirenei e secoli che avviluppano e tornano indietro, e poi avanti e poi indietro, che stanno lì a sussurrarti all’orecchio che persino il tempo, e il suo incedere a strappi, non è che un’illusione.
E forse è questo tempo che Nina cerca di dimenticare mentre tenta il suo salto nel vuoto, a ottant’anni, e la memoria non è che un bandolo o una lunga coda di drago che chiama i morti a raccolta, li interroga e li consola. Li afferra tra venti sospirosi che non adempiono mai del tutto un destino, una storia, una verità.
Il romanzo affiora da qui. Da questa coda che non impiglia che resti e rimedia agli assalti del buio inventando altre ombre, scolorando dalle vetrate di ballatoi e saloni ottocenteschi, o di bordelli odorosi di cipria e acqua di rose, in cui i soldi lasciati sul comodino non assolvono mai a un riscatto.
Corpi che si vendono e corpi che si perdono, famiglie con segreti e segreti senza famiglia, anche questo – e molto altro – è un’isola che rinuncia a vedersi lambita dall’acqua.
Antonella svia la morte, cataloga e assesta, rimedia a smangiature , all’incedere delle scadenze. Lo fa con lingua che scava e brilla, che si staglia netta e viva, attingendo a inflessioni, a cantilene, chiamando a convitto i fantasmi.
Un viaggio e – forse – un ritorno, un attraversamento che non si rassegna a perdersi. Che incede come solo la scrittura sa fare: restituendo un passato.

-Antonella, cos’è la scrittura? Memoria, malinconia, trasfigurazione?
Tutte queste cose insieme. E’ sopra e prima di ogni altra cosa invenzione, nel senso antico del termine, inventio, ovvero cercare per trovare o cercando, non si sa bene cosa, scoprire di aver trovato oggetti che non si era partiti per cercare. Scrivere è come setacciare una spiaggia con il colino da thé: può darsi che sia un’impresa da pazzi, anzi lo è senz’altro, però se la si compie e la si fa durare per il tempo necessario (tutta la vita, da quando siamo bambini a quando moriamo) è possibile che ci riservi qualche sorpresa. Come scrive Natalia Ginzburg, che in Isole senza mare è citata in un esergo, scriviamo con la fantasia quando siamo felici e di memoria quando siamo infelici. Questo romanzo ha entrambe le condizioni dentro e mi sono accorta nei dieci anni che è durata la lavorazione, dal ’98 al 2008, che le due fasi dentro di me si sono del tutto mescolate, perché così è la vita e così è anche la scrittura: molte parti del romanzo autobiografico di Nina sono inventate di sana pianta e molte aree del romanzo storico e d’invenzione di Aquila sono decisamente autobiografiche. Dunque, scrivere è trasfigurarsi in modi così complessi e inaspettati, ma scientemente cercati, che poi l’opera finita viaggia davvero oltre noi, molto lontano dalla nostra condizione “terrestre” che, come scrive la Ginzburg, ci condiziona mentre narriamo.

-E quella coda di drago? Perché serve a impigliare le ombre?
Una delle cose straordinarie che ci capita dopo aver scritto un libro è che altri libri o la realtà ci rispondano o ci confermino nelle “scoperte” che abbiamo fatto scrivendo: ieri su una bancarella a Port’Alba ho trovato un romanzo di Hector Bianciotti (Senza la misericordia di Cristo, Sellerio, Premio Goncourt negli anni Ottanta) dove si legge: “Non so bene a cosa obbedisco cercando di preservare scrivendo una vita i cui giorni non si illuminarono di alcuna gloria (…), tanto più che sono portato a credere che se una certa cosa in questo mondo è esemplare, tutte lo sono: o tutti i fasti della memoria sono meritati o non lo è nessuno. Non sappiamo perché agiamo; la vita si serve di noi per fare scambi che sono oltre la nostra comprensione.(…) Non esiste memoria allo stato puro; per raccontare la propria vita, bisognerebbe già cancellare tutte le versioni che noi stessi ce ne siamo fatti e che in un certo senso, costituiscono le nostre azioni. (…) Scrivere su una persona che abbiamo conosciuto significa accomiatarsene.” Ho amato molto di Bianciotti un romanzo edito da Feltrinelli che s’intitola “Quel che la notte racconta al giorno” (tanto che un prossimo stage che terrò a luglio porta questo titolo): scriviamo per impigliare le ombre, come tu dici, per trattenere e per congedarci anche, come scrive Bianciotti. Ho impiegato questi dieci anni, ma in realtà tanti di più, per congedarmi dalla mia infanzia e da Nina e Maddalena, cioè la mia prozia morta suicida e mia nonna (che invece fra un anno ne compie cento e non mi pare abbia intenzione di lasciare questo mondo, è una roccia di granito sardo). La coda di drago che ci segue l’ho praticata una volta durante un training corporeo: s’immagina di avere la coda e ci si muove tenendo presente di questa protesi lussureggiante dietro di noi. Si diventa lenti e vanitosi e attenti a non inciampare. I morti sono il nostro patrimonio di memoria e la spiegazione di quel che siamo oggi. Una volta scritti li esorcizziamo, diamo loro una nuova vita, li trasfiguriamo con la parole. Cercare le parole giuste per fissare fuori dal mio corpo le sensazioni impresse in una vita è stato lo sforzo più grande e assurdo di Isole senza mare.

-Le ombre poi. Fragili e ostinate. Quanta parte hanno nella donna che scrive? E nella donna che ama?
Questa storia della donna in quanto autore è davvero seccante (scherzo): sono proprio stanca di dover ogni volta partire dalla mia condizione biologica per motivare la scrittura, un po’ come quando mi tocca partire dalla mia identità napoletana. Vengono sempre prima loro, la donna e la città, e poi io che scrivo. Comincio a diventare invidiosa: come si permettono questa donna e questa città di stare sempre in mezzo quando poi tutta la fatica la faccio io? Scherzi a parte, la questione che sollevi è relativa ai due aggettivi che hai usato giustamente: Nina e Aquila sono fragili anche se non lo sembrano. Nina non lo sembra perché trascorre una vita a ridere e far ridere, mentre il suo intimo non coincide a questa giocosità esterna. Aquila si costruisce una corazza per sopravvivere al mondo esterno e conserva le sue grandi fragilità dentro, le trattiene, le protegge, preferisce sdoppiarsi in Secunda, la sua sorellina mai nata, in un fantasma dell’anima, per non dover rinunciare del tutto a se stessa. Però entrambe hanno un fondo di resistenza, un nucleo solido. Nina lo perde, ma Aquila lo ritrova. Qualsiasi cosa ci accada, anche la più terribile, c’è un fondo bancario di resistenza umana in noi che si fatica a distruggere. La realtà ci si può accanire quanto si vuole contro, ma noi, a costa di fuggire nella follia, come un po’ accade a queste due donne, ci aggrappiamo al nostro intimo.

-Donne che amano. Uomini che si negano. Il destino di Aquila è, in fondo, lo stesso di Nina. Sono isole senza mare per questo? Sono isole senza amore?
Il primo a farmi notare questo gioco di parole nascosto nel titolo è stato Generoso Picone, che con Francesco Durante, Giuseppe Montesano mi hanno restituito finora le letture più precise e belle di questo romanzo e cui sono molto grata per la comprensione. Poiché la frase è tratta, non so più da dove, ma dall’Ortese, non ci si può stupire che contenga questo senso. Nina e Aquila non sono fortunate in amore: Nina ha un uomo accanto, non quello che forse aveva desiderato, ma non è sola. Pure, deve sentirsi molto sola. Aquila gli uomini li frequenta per mestiere e s’innamora di quelli sbagliati, fra cui del fantastico Giovanni Pietro Campana, che è una sintesi del fascino ma anche della pochezza maschile italiana. Quando s’innamora dell’uomo “giusto”, lo perde. Fanno insomma quel che molte donne fanno nella loro vita: proiettano la realizzazione di sé, anche quando si tratta di donne intelligenti e impegnate, realizzate in altri ambiti, sulla figura dell’Amato. L’Amato Bene le tradisce, scompare, si rivela un lestofante: e loro continuano a stargli dietro. Anzi si distruggono per lui. Ma il mare che è scomparso intorno alle isole di questo libro, Aquila e Nina ma anche tutti gli altri personaggi: Maddalena, Giacomo, La Rana, Egizia, la narratrice stessa, ecc…, è il mare della comunicazione. Sono svaniti i ponti che legano le persone in un destino comune. E’ svanita la comunità. Questa è forse una delle ragioni per cui il romanzo si dipana proprio dal Risorgimento ad oggi: un paese nasce mentre è già morto. E noi oggi assistiamo a questo scempio, impotenti.

-Uno sguardo alla lingua e ai modelli letterari. Nel progetto originario le isole erano Elsa Morante e Anna Maria Ortese. Chi delle due è Nina e chi è Aquila?
Il progetto originario era uno spettacolo teatrale, breve, che è andato più volte in scena: lì c’era un’ipotesi di incontro mai avvenuta fra le due maggiori narratrici del nostro Novecento (e fra le maggiori d’Europa), entrambe autrici di romanzi in controtendenza rispetto alle mode del secolo. Poi, di queste due autrici così amate, in Isole senza mare non c’è più traccia narrativa, al limite ispirativi. Però se volessimo giocare a questo gioco che proponi, Aquila è Elsa, più battagliera e calata nel reale, e Nina è Anna Maria, persa dentro di sé, sola.

- La poesia di Angel Crespo che apre il romanzo : “ Misi le mani nell’acqua per assomigliare alle isole. Passava il mare tra le dita come aria tra le crepe. E s’inseguivano da sotto le mie parole le sirene. Quando volli tornare a terra, già non c’era più riva”. Antonella, un’isola senza mare è una terra ( o un destino) senza approdo?
Questo è un romanzo picaresco sull’esilio: l’esilio dalla Spagna cui è destinata Aquila, l’esilio dalla Sardegna che deriva da un esilio dalla Spagna cui sono destinate le sorelle Azara, Nina e Maddalena. L’esilio dell’anima di due donne minori per la storia e senza importanza nella quotidianità ma pure vive e bisognose di essere riconosciute e viste. Tutte corrono verso il loro esilio, che è anche già raggiunto. E’ dentro di loro. Il bello della vita è diventare ciò che già siamo, realizzare il nostro destino: Nina se ne spaventa, Aquila sfrontatamente va avanti. Chi di noi non è così un giorno e nell’altro modo in un altro? Una volta raggiunta l’isola che siamo noi vorremmo tanto fuggire al nostro destino, pure non ci è possibile. Trasformare, trasfigurare è l’arma, fuggire è la morte.

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CATENA FIORELLO… E IO: UN ATTO DI ESPIAZIONE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/11/22/catena-fiorello-e-io-un-atto-di-espiazione/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/11/22/catena-fiorello-e-io-un-atto-di-espiazione/#comments Thu, 22 Nov 2007 00:32:13 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/11/22/catena-fiorello-e-io-un-atto-di-espiazione/ Quello che sto per scrivere l’avevo già anticipato (o meglio… accennato) in questa intervista rilasciata a Gianfranco Franchi per Lankelot.

Catena FiorelloPer certi versi questo può essere considerato un post di… “riparazione” a un torto inflitto a Catena Fiorello.

Vi racconto.

Il 21 settembre 2006 il Magazine del Corriere della Sera pubblicò un articolo/intervista sulla Fiorello firmato da Mirella Serri. L’occasione era l’imminente uscita del romanzo Picciridda.

Lessi quell’intervista è mi venne il ghiribizzo di scrivere questo post. Un pezzo un po’ sarcastico dal titolo: “Ma la letteratura ha bisogno di Catene?”

All’epoca il blog era appena nato. Per cui pubblicai l’articolo con una certa nonchalance convinto che nessuno l’avrebbe letto a parte i pochi amici a cui l’avrei inviato per e-mail.

Invece…

Con sorpresa comincio a ricevere commenti da parte di sconosciuti. Tra questi qualcuno mi critica in maniera molto diretta, dicendo: perché parla male di un libro se, come pare di capire, non l’ha ancora letto? Io mi “difendo” sostenendo che il mio era un commento non sul libro, ma sull’intervista pubblicata su Magazine; e che il libro non l’avevo ancora letto per il semplice fatto che non era ancora stato distribuito.

Dopo qualche giorno il libro comincia a comparire nelle librerie. Mi accorgo che su una delle bandelle laterali c’è l’indirizzo di posta elettronica di Catena Fiorello.

Decido di scriverle.

Invio alla Fiorello una e-mail in cui spiego che in quel mio post non c’era cattiveria. E che si trattava solo di una piccola presa in giro. Dopo un paio di giorni ricevo la risposta. Vi riporto uno stralcio di quella mail: “Non sei stato mica cattivo! Ho letto, ho letto… ma io sono del Leone, in ogni caso non mi abbatteresti! Comunque grazie per la sensibilità! W Catania… io l’ adoro. Leggi il libro e poi mi dirai…”

Insomma… Catena mi spiazza un po’ con questa sua risposta così amichevole. Comunque… decido di dare un’occhiata al libro… con i miei tempi. Dopo qualche settimana inizio a leggere Picciridda. E lo faccio, dico la verità, mantenendo immutati i miei pregiudizi originari. Inizio a leggere e scopro che il libro, be’… ha delle qualità. Continuo la lettura. Finisco il libro. E devo ammettere che mi piace. Insomma, mi ricredo. Così decido di scrivere una recensione (attualmente potete trovarla in rete qui e qui).

Dal quel momento è nata con Catena una bella amicizia.

Io stesso ho avuto il piacere di presentare il suo libro in più di una occasione. E insieme abbiamo avuto modo di raccontare questo aneddoto che (soprattutto ora, a distanza di un anno) trovo piuttosto divertente. Ciò non toglie che, come promesso all’interessata, dovevo compiere quest’atto di pubblica espiazione proprio qui a Letteratitudine. Cosa che faccio adesso scusandomi pubblicamente con Catena per essermi lasciato andare al ghiribizzo di cui sopra.

È trascorso un po’ di tempo, è vero, ma – come si dice – … meglio tardi che mai.

Colgo l’occasione, però, per presentare questo libro in maniera originale.

Vi propongo tre video (tutti e tre datati dicembre 2006).

Il primo è tratto in parte dalla trasmissione “Insieme” di Antenna Sicilia, in parte da una presentazione del libro presso la libreria Cavallotto di Catania.

Catena e io illustriamo l’aneddoto che vi ho testé raccontato.

(Qui sotto il primo video)

Gli altri due video sono tratti sempre dalla presentazione del libro presso la libreria Cavallotto. In uno (quello sotto) avrete modo di vedere e ascoltare l’attrice Lucia Sardo che legge alcune pagine del libro (brava Lucia!).

Nel secondo potrete assistere a una delle solite divertentissime performance di Catena Fiorello. Il titolo potrebbe essere: Catena Fiorello Show.

Detto ciò vi invito a discutere su questo libro, se lo avete letto (lo farò io stesso nel corso dei commenti). Se non lo avete letto… leggetelo. Peraltro è appena uscita l’edizione economica (euro 6,90).

E soprattutto vi invito a dibattere su quello che è il tema principale del libro: l’emigrazione. L’emigrazione, ieri e oggi. Un tema attualissimo. Ne parliamo?

Massimo Maugeri

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NUOVI NARRATORI ITALIANI (di Gordiano Lupi) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/09/18/nuovi-narratori-italiani-di-gordiano-lupi/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/09/18/nuovi-narratori-italiani-di-gordiano-lupi/#comments Tue, 18 Sep 2007 20:32:43 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/09/18/nuovi-narratori-italiani-di-gordiano-lupi/ Pochi giorni fa Gordiano Lupi mi ha inviato una mail con un titolo intrigante: Nuovi narratori italiani.

“Nuovi narratori italiani”, ho pensato. “E che sarà mai?”

Ve lo dico subito: è il titolo di una nuova rubrica che Gordiano gestirà per Tellusfolio e che ha come scopo quello di far conoscere ai lettori del web qualche giovane autore interessante che meriterebbe di pubblicare con case editrici medio – grandi.

Scopo ambizioso, vero?

Ma non è tutto. Gordiano mi ha domandato: “Saresti disponibile a mettere a disposizione un tuo racconto per inaugurare la rubrica?”

“Ne sarei onorato” gli ho risposto. “Ma fammi capire”, gli ho chiesto io, “non è una rubrica dedicata agli under trentacinque? Io ne ho trentanove.”

“Sì, ma per te faccio un’eccezione.”

Doppio onore, dunque. Non solo inauguro, ma sono pure ospite d’eccezione.

Mica da tutti!

Poi però ho pensato: “Un attimo. Ma che vuol dire che sono ospite d’eccezione? Che non sono più giovane? Ma non dicono che in Italia uno scrittore si dice giovane fino a cinquant’anni?”

-

Scherzi a parte, ringrazio moltissimo Gordiano. Il racconto che gli ho proposto si intitola MUCCAPAZZA ed ha segnato il mio esordio letterario. Apparse nel 2003 su Lunarionuovo, rivista letteraria creata e magistralmente diretta dallo scrittore e poeta Mario Grasso (su Lunarionuovo si sono avvicendate firme importanti, tra cui: Giuseppe Pontiggia Giovanni Raboni, Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Giorgio Bàrberi Squarotti, Giuliano Gramigna, Giovanni Giudici, Andrea Zanzotto, Maria Luisa Spaziani, Vittorio Sereni, Italo Calvino, Sebastiano Addamo).

È un racconto scritto in prima persona. La voce narrante è quella di un magistrato, una persona colta, erudita; una di quelle che prima di parlarci è meglio munirsi di vocabolario. Il tono, dunque, è piuttosto aulico. Lo capirete da voi leggendo qui.

Poi però tornate. E lasciate un commento (non prima di aver letto l’introduzione di Gordiano, però).

(Massimo Maugeri)

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Comincio con entusiasmo questa mia nuova collaborazione con TELLUSFOLIO e spero di poter contribuire a far conoscere ai lettori del web qualche giovane autore interessante che meriterebbe di pubblicare con case editrici medio – grandi. Non ho la pretesa di fare il talent-scout, ma solo di segnalare al pubblico qualche nome nuovo per invogliare a decidere in autonomia, senza i soliti condizionamenti televisivi e della grande editoria. Sono convinto che in Italia esiste un sottobosco di narratori underground molto fertile e produttivo, giovani autori che hanno molto da dire ma che non trovano spazio nei canali ufficiali. Conduco da anni una battaglia contro la narrativa del niente, senza sangue, contro i libri sfiniti, esausti, privi di nerbo, frutto di ricerca stilistica e voglia di trasgredire. Vorrei ospitare su queste pagine telematiche autori preferibilmente under 35 (ma faremo delle eccezioni) che abbiano storie da raccontare e messaggi da lanciare. Potete inviare i racconti rigorosamente inediti all’indirizzo: lupi@infol.it.

Non pubblicherò tutto in maniera acritica, ma solo dopo attenta valutazione e selezione, mentre altri autori saranno da me invitati a scrivere un inedito per questa rubrica. Vedremo tra un po’ di tempo se sarà il caso di produrre anche un’antologia cartacea edita con la collaborazione di Edizioni Il Foglio (http://www.ilfoglioletterario.it/).

L’autore che presento per inaugurare la rubrica è il siciliano Massimo Maugeri che ci regala un racconto affascinante dotato di ritmo e costruito su sensazioni che si susseguono con grande tensione narrativa. Siamo teatranti in festa con la morte nel cuore è una definizione troppo bella per non essere ricordata ed è il leitmotiv che il lettore si porta dentro al termine della lettura. Muccapazza come Godot, in un’attesa eterna, sperando che tutto non sia come sembra, ma che resti soltanto finzione… Leggete questo racconto, confrontatevi con la profondità dei concetti e con lo stile di scrittura. Inviate il vostro solo se siete perfettamente sicuri che i requisiti di contenuto e forma reggano il paragone.

Gordiano Lupi

www.infol.it/lupi

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ACLAS (racconto inedito di Massimo Maugeri) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/08/31/aclas-racconto-inedito-di-massimo-maugeri/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/08/31/aclas-racconto-inedito-di-massimo-maugeri/#comments Fri, 31 Aug 2007 06:26:00 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/08/31/aclas-racconto-inedito-di-massimo-maugeri/ Pronto?

Ehiiii. Sono io.

Sto bene. Tu?

Ottimo. È sempre un piacere sentirti.

Certo che c’è un motivo per cui ti chiamo! Ovvio, no? Volevo parlarti di qualcosa.

Sì, mi ricordo della riunione.

No, non credo che potremo parlarne stasera. Ecco… penso di non venire stasera.

Hai sentito bene. Penso di non venire alla riunione.

Penso di non venire alla riunione significa penso di non venire alla riunione. È chiaro, no?

La motivazione è più che valida. Era proprio di questo che volevo parlarti.

Senti, lo so che vai di fretta. Tu vai sempre di fretta. Comunque… non ci vorrà molto.

Ho detto che non ci vorrà molto.

N-o-o… stasera non vengo.

Senti, è inutile che insisti. Se ho detto che non vengo non vengo.

D’accordo. Sarò breve, anzi brevissimo. Allora… hai presente la barca che tengo al porticciolo? Bene, l’altro ieri avevo una giornata libera e ho deciso di scendere in mare. Sai, così, giusto per fare un giro e magari pescare qualcosa.

Sì, lo so che il tempo non era dei migliori. Ma…

Aspetta, fammi completare. Hai presente quella falla sullo scafo che avevamo riparato il mese scorso? Bene. L’abbiamo riparata di merda.

Esatto, ho cominciato a imbarcare acqua.

Senti, non sto dicendo che è colpa tua. Perché sei sempre sulla difensiva?

Mi fai completare?

Mi fai completare?

Ho cominciato a imbarcare acqua così ho cercato di rientrare e…

Senti, ho capito che hai fretta. Ti chiedo solo un paio di minuti, va bene?

C’entra. C’entra perfettamente con la riunione di stasera. E se mi fai completare ti spiego il perché.

Allora… provo a rientrare ma il mare è sempre più agitato. E continuo a imbarcare acqua. Così, a un certo punto, decido di tuffarmi. Mi tuffo e… sai che succede?

Indovina?

No. Non vinco la medaglia d’oro alle olimpiadi. Ti ho mai detto che sei il mago della battuta?

Sicuro. Sei divertente quasi come un’infiammazione alle emorroidi.

Senti, mi fai completare? Allora… mi tuffo e non mi accorgo che la fune dell’àncora mi si era annodata al piede destro. Capisci? Immagina la scena. Mi sono visto perso. Così provo a nuotare ma non posso perché le onde sballottano la barca e la fune mi tira il piede. Provo a liberarmi dalla fune e non ci riesco. Allora mi metto a gridare e nel frattempo ingurgito acqua e…

Cosa? Ma davvero? È sempre sconsigliabile scendere in mare con le acque agitate? Ma sai che sei una persona veramente saggia?

Che vuol dire che a te non sarebbe mai successo?

No. Silenzio. Non me ne frega niente delle tue strategie di sopravvivenza.

Senti, mi fai finire il racconto?

Allora… mi metto a gridare come un pazzo. Solo che nel frattempo la barca continua a prendere acqua e comincia a scendere giù. Capisci? A quel punto… guarda, non so neppure se dirtelo perché so che poi mi prenderai per il culo.

Ecco… mi è venuto in mente l’angelo custode.

Sapevo che avresti riso. Comunque è così.

Ma ce la smetti di ridere?L’hai capito che ci stavo restando fottuto o no?

Comunque… a un certo punto credo di essermi messo a pregare.

Sì, credo all’angelo custode, va bene? Sei contento così?

No. Non penso sia ridicolo credere all’angelo custode.

A Babbo Natale ci crederai tu, okay? E anche alla befana!

Senti, ora basta.

Mi fai completare?

MI FAI COMPLETARE?

Allora… mi metto a pregare l’angelo custode e, ci crederai o no, a un certo punto arriva un tizio.

Sì, arriva un tizio.

Non ho detto che arriva l’angelo custode. Ho detto che a un certo punto arriva un tizio.

Be’, per me è stato una specie di miracolo, va bene?

Allora… il tizio prova a liberarmi il piede, ma non ci riesce. Nel frattempo ingurgito altra acqua e vedo che metà barca è già affondata. Poi al tizio viene un’idea. Va sulla barca e nel mezzo della baraonda si mette a cercare qualcosa. Io lì per lì non capisco, così mi metto a gridare di nuovo. Dopo un po’ il tizio riprova a liberarmi e stavolta ci riesce.

( )

Be’, non dici nulla?

Te l’ho spiego io come ha fatto. È riuscito a scovare la cassettina degli attrezzi e a tirare fuori un cacciavite con il quale ha fatto leva per sciogliere il nodo della fune.

Che vuol dire che ti sembra fantascienza.

Certo che è andata proprio così! Come avrebbe potuto liberarmi dalla fune sennò? Con i denti?

Sì, la storia è questa e…

Aspetta, ci sto arrivando. Se non mi dài il tempo!

Allora… il tizio con un po’ di fatica riesce a portarmi a riva. Io mi sento mezzo rincoglionito, però la prima cosa che mi viene in mente è di ringraziarlo. Ovvio no? Così lo guardo in faccia. Per la prima volta lo guardo in faccia e mi accorgo che… be’, sì… è un negro.

Hai sentito bene. Un negro.

La vuoi smettere di ridere?

Senti, l’angelo custode negro lo fai sposare a tua sorella, va bene?

No, non me ne sono innamorato. La vuoi smettere?

Comunque… a quel punto ho preso il portafoglio, che era inzuppato come il resto, e ho estratto due carte da cinquanta. Sai, volevo sdebitarmi in qualche modo. Così gli allungo le banconote ma lui alza il palmo della mano e dice, no amico. Io dico, perché no? Be’, per farla breve lui mi dice che non vuole soldi da me. Mi spiega che lui avrebbe bisogno di soldi, ma non può accettarli. E mi racconta la sua storia. Dice che un suo fratello è morto annegato nel corso di uno sbarco a Lampedusa e quando ha visto che stavo annegando è come se avesse rivissuto quella scena. Così si è buttato senza pensarci due volte. Allora gli chiedo cosa posso fare per sdebitarmi. Lui mi guarda, mi sorride e mi dice qualcosa tipo: ogni volta che incontri un fratello che ha la pelle diversa dalla tua ed è nel bisogno, se puoi, aiutalo.

( )

Pronto?

( )

Pronto? Ci sei ancora?

Bene. Mi fa piacere che adesso cominci a capire.

Esatto. Questo è il motivo per cui stasera non parteciperò alla riunione dell’Aclas.

Per il futuro non lo so. Ci devo pensare.

Senti, non è una stronzata. Non è affatto una stronzata!

Va bene. Lo ammetto. Sto pensando di tirarmi fuori dall’associazione.

Cosa? Guarda che bastardo ci sarai tu, va bene?

Ehi, si può sapere perché ti scaldi tanto? L’associazione contro i lavavetri ai semafori può sopravvivere anche senza di me, no?

E allora? Non credo sia rilevante il fatto che io sia uno dei soci fondatori.

Senti… lo so perfettamente.

Lo so che sono aggressivi e costituiscono una piaga sociale.

Lo so che siamo costretti a intervenire perché il Governo se ne lava le mani.

Lo so che guadagnano anche cento euro al giorno… esentasse.

La vuoi finire? So benissimo che alle spalle c’è la malavita organizzata. Sono tutti miei cavalli di battaglia, questi!

Senti, non ho intenzione di trovare nessuna soluzione. Semplicemente l’associazione andrà avanti senza di me perché un negro mi ha salvato la vita e io ho promesso a me stesso che me ne sarei tirato fuori.

‘Affanculo ci andrai tu.

Non credo proprio che mi sentirò in colpa.

Ho detto di no.

Va bene. Se un giorno un negraccio con la pistola minaccerà mio figlio davanti a un semaforo per ottenere il permesso di lavare il parabrezza sarà colpa mia. Sei contento così?

Va bene. Pensa pure che sono uno che non si prende le sue responsabilità. Va meglio ora?

Senti, non è una cosa che meditavo da tempo. Te l’ho spiegato com’è andata.

Va bene, scrivi pure una lettera a tutti i soci. Non me ne frega niente. Non riuscirai mai a coprirmi di ridicolo.

Cosa? Ah sì? Farai partire la manifestazione proprio sotto casa mia? Brrr… tremo al solo pensiero.

Senti, ora stai cominciando proprio a rompermi le palle, eh? Sai che ti dico? Che tutta questa storia dell’Aclas è una vera buffonata.

Certo, è facile dare addosso ai poveri disgraziati. E sai una cosa? Tutte le tue idee strampalate e irrealizzabili, tipo tenere in macchina monete arroventate o impiastricciate con l’Attak… be’, sai dove puoi infilartele? Proprio lì. E ti dico un’altra cosa. Sai che farò? Fonderò una nuova associazione.

Già, la chiamerò Aflas. Associazione a favore dei lavavetri ai semafori. Qualcuno dovrà pur pensare a tutelare questi poveracci che hanno abbandonato la loro terra e rischiato la vita solo per sperare di sopravvivere.

No. Non sono diventato il paladino dei negri. La vuoi smettere di usare la parola negro? È incivile. Gente di colore, semmai. È così che si chiamano. E comunque la maggior parte dei lavavetri è gente mulatta. E a volte ci sono anche bianchi nel mezzo.

Slavi, per esempio. Gente dell’est. Hai presente?

Cosa? Quand’é che avrei detto che i lavavetri sono una feccia e che feccia è sinonimo di negro?

Ah sì? Per te sono negri punto e basta? E se ti dicessi che tu sei uno sporco terrone?

E allora? Che m’importa se anch’io sono meridionale.

Sai che faccio? Fondo l’Aflas e poi mi piazzo al semaforo vicino casa tua.

Esatto. Ti aspetterò al varco per lavarti il parabrezza. E quando ti rifiuterai di fartelo lavare te l’insozzerò con la schiuma. E poi ci sputerò sopra.

Ho detto che ‘affanculo ci andrai tu!

No, tu!

NO, TU!

( )

Pronto?

( )

Pronto?

( )

Ci sei ancora?

Pronto?

Nota di Andrea Di Consoli:

Nel suo racconto “teatrale” e iper-realista, Massimo Maugeri tenta la strada dei buoni sentimenti. Letteratura e buoni sentimenti sono spesso inconciliabili. Maugeri, invece, tenta questa strada.

In questo racconto si parla dei famigerati lavavetri. Il tono è grottesco ed esagitato. Ma la domanda sui buoni sentimenti rimane.

Voi cosa ne pensate?

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