LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Nicola Lagioia http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 NICOLA LAGIOIA con “La città dei vivi” in radio a LETTERATITUDINE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/11/26/nicola-lagioia-con-la-citta-dei-vivi-in-radio-a-letteratitudine/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/11/26/nicola-lagioia-con-la-citta-dei-vivi-in-radio-a-letteratitudine/#comments Thu, 26 Nov 2020 17:07:34 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8641 NICOLA LAGIOIA con “La città dei vivi” (Einaudi), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e postproduzione: Federico Marin

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Ospite della puntata: lo scrittore Nicola Lagioia con cui abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “La città dei vivi” (Einaudi).

Nicola, come nasce “La città dei vivi”? Come commenteresti le citazioni scelte come epigrafi in apertura del libro (“Roma è l’unica città mediorientale che non possiede un quartiere europeo” di Francesco Saverio Nitti; “Non attribuiamo i guai di Roma agli eccessi di popolazione. Quando i romani erano solo due, uno uccise l’altro” di Giulio Andreotti)? Possiamo dire che questo libro è anche un’indagine letteraria su Roma? Chi sono i protagonisti di questa storia? Come hai affrontato la scrittura di questo testo (ci sono stati approcci narrativi differenti, rispetto agli altri tuoi libri)? Riprendiamo questo stralcio: «Tutti temiamo di vestire i panni della vittima. Viviamo nell’incubo di venire derubati, ingannati, aggrediti, calpestati. Preghiamo di non incontrare sulla nostra strada un assassino. Ma quale ostacolo emotivo dobbiamo superare per immaginare di poter essere noi, un giorno, a vestire i panni del carnefice?». Qual è la tua risposta a questa domanda? Roma è davvero definibile? È – in qualche modo – delimitabile? Esiste una sola Roma? Ne esistono tante? Considerato che Sciascia sosteneva che la Sicilia è la metafora del mondo, potrebbe dirsi qualcosa del genere anche su Roma? Da questo libro, sarà tratta una serie tv?  Cosa puoi dirci sul “fronte” Salone Internazionale del Libro di Torino (di cui sei il Direttore)?

Questo e tanto altro abbiamo chiesto a  Nicola Lagioia nel corso della puntata.

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La scheda del libro: “La città dei vivi” di Nicola Lagioia (Einaudi)

Nel marzo 2016, in un anonimo appartamento della periferia romana, due ragazzi di buona famiglia di nome Manuel Foffo e Marco Prato seviziano per ore un ragazzo piú giovane, Luca Varani, portandolo a una morte lenta e terribile. È un gesto inspiegabile, inimmaginabile anche per loro pochi giorni prima. La notizia calamita immediatamente l’attenzione, sconvolgendo nel profondo l’opinione pubblica. È la natura del delitto a sollevare le domande piú inquietanti. È un caso di violenza gratuita? Gli assassini sono dei depravati? Dei cocainomani? Dei disperati? Erano davvero consapevoli di ciò che stavano facendo? Qualcuno inizia a descrivere l’omicidio come un caso di possessione. Quel che è certo è che questo gesto enorme, insensato, segna oltre i colpevoli l’intero mondo che li circonda. Nicola Lagioia segue questa storia sin dall’inizio: intervista i protagonisti della vicenda, raccoglie documenti e testimonianze, incontra i genitori di Luca Varani, intrattiene un carteggio con uno dei due colpevoli. Mettersi sulle tracce del delitto significa anche affrontare una discesa nella notte di Roma, una città invivibile eppure traboccante di vita, presa d’assalto da topi e animali selvatici, stravolta dalla corruzione, dalle droghe, ma al tempo stesso capace di far sentire libero chi ci vive come nessun altro posto al mondo. Una città che in quel momento non ha un sindaco, ma ben due papi. Da questa indagine emerge un tempo fatto di aspettative tradite, confusione sessuale, difficoltà nel diventare adulti, disuguaglianze, vuoti di identità e smarrimento. Procedendo per cerchi concentrici, Nicola Lagioia spalanca le porte delle case, interroga i padri e i figli, cercando il punto di rottura a partire dal quale tutto può succedere.

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Nicola Lagioia è nato a Bari nel 1973. È direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino e conduce Pagina 3, la rassegna stampa culturale di Radio Rai 3. Con minimum fax ha pubblicato Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (2001), e con Einaudi Occidente per principianti (Supercoralli 2004), Riportando tutto a casa (ultima edizione ET Scrittori 2017; Premio Viareggio-Rèpaci, Premio Vittorini, Premio Volponi), La ferocia (Supercoralli 2014, Super ET 2016; Premio Strega 2015) e La città dei vivi (Supercoralli 2020).I suoi libri sono tradotti in 15 paesi.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e post produzione: Federico Marin

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Colonna sonora della puntata: “Riverman”, “Time Has Told Me”, “Day is Done” di Nick Drake.

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NICOLA LAGIOIA (direttore editoriale del Salone del libro di Torino) e STEFANO PETROCCHI (direttore della Fondazione Bellonci) in radio a LETTERATITUDINE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/05/08/in-radio-con-nicola-lagioia-e-stefano-petrocchi/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/05/08/in-radio-con-nicola-lagioia-e-stefano-petrocchi/#comments Tue, 08 May 2018 16:27:37 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7783 NICOLA LAGIOIA (direttore editoriale del Salone del libro di Torino) e STEFANO PETROCCHI (direttore della Fondazione Bellonci), ospiti del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e postproduzione: Federico Marin

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Con Nicola Lagioia abbiamo discusso dell’imminente apertura della nuova edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino che si svolgerà, come di consueto, al Lingotto dal 10 al 14 maggio… e delle principali attività e iniziative che si avvicenderanno dentro e fuori il Lingotto.

Con Stefano Petrocchi abbiamo discusso della nuova edizione del Premio Strega Europeo, che si svolgerà proprio al Lingotto nel corso del Salone del Libro di Torino.
Abbiamo discusso, inoltre, dell’edizione in corso del Premio Strega, delle principali novità del Premio, dei libri in dozzina e dei prossimi appuntamenti.

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La colonna sonora della puntata: “I’m Gonna Sit Right Down and Write to me a Letter”, “Home (When Shadows Fall)”, “My Valentine” – brani di Paul McCartney.

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NICOLA LAGIOIA (Direttore editoriale del Salone Internazionale del libro di Torino) e CHIARA VALERIO (Responsabile per il programma generale di Tempo di Libri) a “Letteratitudine in Fm” http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/04/04/in-radio-con-nicola-lagioia-e-chiara-valerio/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/04/04/in-radio-con-nicola-lagioia-e-chiara-valerio/#comments Tue, 04 Apr 2017 17:30:03 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7481 NICOLA LAGIOIA (Direttore del Salone Internazionale del libro di Torino) e CHIARA VALERIO (Responsabile per il programma generale di Tempo di Libri) ospiti del programma radiofonico Letteratitudine in Fm di lunedì 3 aprile 2017 – h. 10 circa (e in replica nei seguenti 3 appuntamenti: giovedì alle h. 03:00 del mattino; venerdì alle h. 13:00; domenica alle h. 03:00 del mattino)

In Fm e in streaming su Radio Hinterland

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

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Nicola Lagioia (nel suo ruolo di Direttore editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino) e Chiara Valerio (nel suo ruolo di Responsabile per il programma generale di Tempo di Libri) sono stati gli ospiti della puntata di Letteratitudine in Fm di lunedì 3 aprile 2017.

Nella prima parte della puntata, con Nicola Lagioia, abbiamo discusso delle novità riguardanti la nuova edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino che si svolgerà al Lingotto dal 18 al 22 maggio 2017.

Nicola Lagioia è nato a Bari nel 1973. Con minimum fax ha pubblicato Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (2001), e con Einaudi Occidente per principianti (Supercoralli 2004), Riportando tutto a casa (Supercoralli 2009, Super ET 2011; Premio Viareggio-Rèpaci, Premio Vittorini, Premio Volponi) e La ferocia (Supercoralli 2014, Super ET 2016; Premio Strega 2015).
Ha diretto per tanti anni la collana Nichel per Minimum Fax.
Attualmente è il direttore editoriale del Salone internazionale del libro di Torino

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Nella seconda parte della puntata, con Chiara Valerio, abbiamo discusso di Tempo di Libri, la nuova Fiera dell’editoria italiana che si svolgerà alla Fiera Milano Rho dal 19 al 23 aprile 2017

Chiara Valerio è nata a Scauri nel 1978, ha conseguito un dottorato in matematica all’Università Federico II di Napoli e vive a Roma. Ha scritto romanzi e racconti, tra cui: A complicare le cose (Robin 2007), La gioia piccola d’esser quasi salvi (nottetempo 2009), Spiaggia libera tutti (Laterza 2010). Ha tradotto Flush di Virginia Woolf (nottetempo 2012). È redattore di «Nuovi Argomenti», scrive per «l’Unità», la «Domenica» del «Sole 24 Ore» e «Glamour». Collabora con Ad alta voce di Radio3 e con il programma televisivo Pane quotidiano. Per Einaudi ha pubblicato Almanacco del giorno prima (2014) e Storia umana della matematica (2016).

Nell’ottobre 2016 ha accettato l’incarico di responsabile per il programma generale di “Tempo di Libri”

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Su LetteratitudineNews, approfondimenti su Salone Internazionale del Libro di Torino: clicca qui, qui e qui

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

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La colonna sonora della puntata: “Changing of the Guards” di Patti Smith (cover Dylan); “Wake Up” di The Arcade Fire; “Because The Night” di Patti Smith.

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Letteratitudine in Fm va in onda su Radio Hinterland il mercoledì mattina (h. 9 circa), con una serie di repliche nei giorni successivi. Per dettagli, consulta il palinsesto della radio.

Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui.

È possibile ascoltare le puntate precedenti, cliccando qui.


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NICOLA LAGIOIA VINCE IL PREMIO STREGA 2015 (speciale) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/07/03/nicola-lagioia-vince-il-premio-strega-2015/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/07/03/nicola-lagioia-vince-il-premio-strega-2015/#comments Fri, 03 Jul 2015 11:02:56 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6841 Premio Strega Nicola LagioiaNICOLA LAGIOIA VINCE IL PREMIO STREGA 2015

Nicola Lagioia, con il romanzo La ferocia (Einaudi), è il vincitore dell’edizione 2015 del Premio Strega.

Dettagli su LetteratitudineNews.

Di seguito proponiamo: un breve video sulla serata della premiazione, la conversazione radiofonica con Nicola Lagioia a Letteratitudine in Fm, incentrata su “La ferocia”, e “l’autoracconto d’autore” in cui lo stesso Nicola Lagioia racconta, appunto, il suo libro. Inoltre segnaliamo la recensione di Marco Ostoni pubblicata su LetteratitudineNews.

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Nicola Lagioia – “La ferocia” (Einaudi)

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In una calda notte di primavera, una giovane donna cammina nel centro esatto della strada statale. È nuda e coperta di sangue. A stagliarla nel buio, i fari di un camion sparati dritti su di lei. Quando, poche ore dopo, la ritroveranno ai piedi di un autosilo, la sua identità verrà finalmente alla luce: è Clara Salvemini, prima figlia della piú influente famiglia di costruttori locali. Per tutti è un suicidio. Ma le cose sono davvero andate cosí? Cosa legava Clara agli affari di suo padre? E il rapporto che la unisce ai tre fratelli – in particolare quello con Michele, l’ombroso, l’instabile, il ribelle – può aver giocato un ruolo determinante nella sua morte? Le ville della ricca periferia barese, i declivi di ogni rapida ascesa sociale, le tensioni di una famiglia in bilico tra splendore e disastro: utilizzando le forme del noir, del gotico, del racconto familiare, scandite da un ritmo serrato e da una galleria di personaggi e di sguardi che spostano continuamente il cuore dell’azione, Nicola Lagioia mette in scena il grande dramma degli anni che stiamo vivendo. L’intensità della scrittura – mai cosí limpida e potente – ci avviluppa in un labirinto di emozioni, segreti e scoperte, che interseca le persone e il loro mondo, e tiene il lettore inchiodato alla pagina.

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NICOLA LAGIOIA ci racconta il suo romanzo LA FEROCIA (edito da Einaudi). Le prime pagine del libro sono disponibili qui…

di Nicola Lagioia

«Anni fa noialtri del Sud facemmo delle nostre donne altrettante dame. Poi venne la guerra e fece delle dame altrettanti spettri. E così che altro possiamo fare noi, da gentiluomini che siamo, se non ascoltare loro, da spettri che sono?»
La citazione è di William Faulkner, ed è presa da quel capolavoro della letteratura mondiale che è Assalonne, Assalonne! Sostituite alla Guerra di secessione vista dal Mississippi un qualunque cataclisma originario, all’Esercito confederato un’altra causa persa, eliminate la connotazione politica dall’assolato grumo di spine che se ne ricava, e avrete il dramma di un qualunque Sud del mondo. García Márquez del resto dichiarò più volte che l’epifania della sua gioventù – la folgorazione che lo portò a comprendere cosa aveva da sempre voluto scrivere – fu proprio l’incontro con i libri di Faulkner. E come mai un analogo sentimento di sconfitta e perdita remota (in quel caso un amore irrecuperabile e un’antica accusa di infamia da cui non ci si riesce ad affrancare) è alla base del racconto di un Sud ancora più profondo, il Messico di Sotto il vulcano di Malcolm Lowry?
Spostandosi da un meridione all’altro, dall’America Latina a quel non meno misterioso continente che è la Puglia – una faglia verticale e al tempo stesso un pensiero che si sfalda verso oriente – l’impossibilità di poter essere ancora eroi e l’ossessione per una tragedia immedicata di addirittura cinque secoli prima (l’eccidio di Otranto) muove il Carmelo Bene di Nostra Signora dei Turchi.
Se un vecchio oltraggio di portata quasi cosmica è un buon motore per la letteratura di ogni latitudine, per il racconto del Sud rischia di essere un destino.
Non chiamo in correità i pesi massimi per illudermi di avere le spalle coperte nei giorni dell’uscita del mio nuovo romanzo. Piuttosto, cerco sponde solide per chiarire un equivoco. Agli scrittori italiani – specie quelli nati al Sud – negli ultimi anni si è voluta affidare una missione al tempo stesso troppo grande e troppo piccola rispetto a ciò che dovrebbe essere il mandato della letteratura di invenzione. Ci hanno chiesto di raccontare la nostra terra (la Puglia, la Sicilia, la Campania per il tutto) partendo dalla presunzione che il supposto passo lungo dello scrittore giungesse a completare il lavoro del giornalista, dell’etnologo, o addirittura del pubblico ministero. Denunciare e guarire. Tracciare una diagnosi e favorire la redenzione. Farlo, però (è questo il cuore dell’equivoco) dalle stesse posizioni di chi lotta statutariamente per le buone cause. Gettare il proprio obolo nel calderone del progresso democratico per contribuire a sconfiggere il malaffare, l’arretratezza, il degrado, e ovviamente per aiutare a combattere la mafia, la camorra, la ndrangheta. Oppure per favorire la crescita economica.Sarebbe utile ricordare che la letteratura, e l’espressione artistica in generale, intrattiene col proprio tempo un gioco più complesso. Thomas Mann e Ftitz Lang non impedirono l’ascesa del Terzo Reich, e tuttavia è anche grazie a opere come La montagna incantata, o M(per non parlare delle poesie di Paul Celan, o dell’opera di Primo Levi) se siamo in grado di riconoscerci ancora come esseri umani – e l’un l’altro come fratelli – nonostante i disastri della specie di cui disseminiamo la nostra storia. Spesso ce ne dimentichiamo nell’assurda pretesa di utilizzare un’opera letteraria per rovesciare il governo o spalancare gli occhi al popolo sovrano.
Lo speculare di questo fraintendimento – apparentemente opposto, in realtà legato a doppio filo – è ritenere che si debba raccontare la propria terra per darle lustro o esportarne la cartolina. La necessità di denunciare ciò che ancora non funziona nella nostra amata Puglia, opposta all’opportunità di non recarle troppi danni d’immagine. Espressione artistica sì, sorvegliata però dal morso dell’impegno o dell’oleografia.
Mi rendo conto che La ferocia ha tutti i presupposti per cadere nel doppio equivoco. In questo romanzo racconto il crollo di una grande famiglia di costruttori baresi, i cui membri intrattengono rapporti tutt’altro che puerili col potere. Una famiglia in cui splendore e disastro (e marciume e tenerezza) vanno di pari passo. Raccontare la rovina dei Salvemini, significava per me anche addentrarsi nel mondo dei politici locali, del giornalismo, della sanità, dell’università, della criminalità organizzata, il mondo dei notai e dei geometri, dei paladini e dei professionisti della legalità, e di tutto ciò che si rivela quando un polo di potere va in crisi. Mi interessava raccontare anche la storia di due fratellastri, Clara e Michele Salvemini, i figli venuti male, le pecore nere di questa famiglia.
Qualcuno potrebbe voler cercare nella mia storia tracce di recenti scandali locali, ma non ne troverà oltre ciò che offre il verosimile: in Italia la corruzione è talmente diffusa, e in modo tanto ricorsivo, che le analogie tra un caso e l’altro lambiscono la statistica delle malattie esantematiche. Qualcun altro potrà ritenere ingeneroso un ritratto della Puglia così a tinte fosche tenendo conto di cosa sono stati questi anni di cosiddetta Primavera, e inopportuno proprio ora che la Primavera (salvo clamorose Estati di san Martino) rischia di piombare nella stagione del riflusso.
Soprattutto, potrebbe destare perplessità un certa mia ostinazione (o morbosità) nell’immergermi fino al collo in quelle morte paludi invernali che sono le vite dei cosiddetti cattivi, rischiando di dargli troppa dignità. Ma a me interessa chi indaga il cuore dei coniugi Macbeth, non chi vuole sbatterli in galera. Mi interessa l’attualità estrema del Sud proprio nelle pieghe in cui ci trovo dei vecchi fantasmi senza pace. Gli spettri di cui parlavo all’inizio. Un sentimento insepolto che ci aspetta sempre al varco per reclamare su di sé il nostro pugno di terra. Voglio contribuire a migliorare la Puglia con tutto ciò che resta fuori dai miei libri. Perlomeno nell’atto di scriverli. I miei romanzi sono dalla parte di Polinice, contro la legge della Città.

(Riproduzione riservata)

© Nicola Lagioia

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Nicola LagioiaNicola Lagioia è nato a Bari nel 1973. Con minimum fax ha pubblicato Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (2001), e con EinaudiOccidente per principianti (Supercoralli 2004), Riportando tutto a casa(Supercoralli 2009, Super ET 2011; Premio Viareggio-Rèpaci, Premio Vittorini, Premio Volponi) e La ferocia (Supercoralli 2014).http://www.minimaetmoralia.it

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NICOLA LAGIOIA ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 15 aprile 2015 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/04/15/in-radio-con-nicola-lagioia/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/04/15/in-radio-con-nicola-lagioia/#comments Wed, 15 Apr 2015 13:05:22 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6747 NICOLA LAGIOIA ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 15 aprile 2015 – h. 9:10 circa (e in replica nei seguenti 4 appuntamenti: venerdì alle h. 06:00 e alle h. 13:00, domenica alle h. 06:00, martedì alle h. 00:30)

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È stato Nicola Lagioa l’ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 15 aprile 2015. Con Nicola Lagioia abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “La ferocia” (Einaudi) e delle tematiche in esso affrontate.
Nella seconda parte della puntata Massimo Maugeri ha letto le prime pagine del libro

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“La ferocia”, di Nicola Lagioia (Einaudi)
In una calda notte di primavera, una giovane donna cammina nel centro esatto della strada statale. È nuda e coperta di sangue. A stagliarla nel buio, i fari di un camion sparati dritti su di lei. Quando, poche ore dopo, la ritroveranno ai piedi di un autosilo, la sua identità verrà finalmente alla luce: è Clara Salvemini, prima figlia della piú influente famiglia di costruttori locali. Per tutti è un suicidio. Ma le cose sono davvero andate cosí? Cosa legava Clara agli affari di suo padre? E il rapporto che la unisce ai tre fratelli – in particolare quello con Michele, l’ombroso, l’instabile, il ribelle – può aver giocato un ruolo determinante nella sua morte? Le ville della ricca periferia barese, i declivi di ogni rapida ascesa sociale, le tensioni di una famiglia in bilico tra splendore e disastro: utilizzando le forme del noir, del gotico, del racconto familiare, scandite da un ritmo serrato e da una galleria di personaggi e di sguardi che spostano continuamente il cuore dell’azione, Nicola Lagioia mette in scena il grande dramma degli anni che stiamo vivendo. L’intensità della scrittura – mai cosí limpida e potente – ci avviluppa in un labirinto di emozioni, segreti e scoperte, che interseca le persone e il loro mondo, e tiene il lettore inchiodato alla pagina.

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Nicola Lagioia è nato a Bari nel 1973. Con minimum fax ha pubblicato Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (2001), e con Einaudi Occidente per principianti (Supercoralli 2004), Riportando tutto a casa (Supercoralli 2009, Super ET 2011; Premio Viareggio-Rèpaci, Premio Vittorini, Premio Volponi) e La ferocia (Supercoralli 2014). www.minimaetmoralia.it

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

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La colonna sonora della puntata è composta dai seguenti brani musicali: “Do You Love Me” di Nick Cave; “One of These Things First” di Nick Drake; “New Order” dei Ceremony.

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Letteratitudine in Fm va in onda su Radio Hinterland il mercoledì mattina (h. 9 circa), con una serie di repliche nei giorni successivi. Per dettagli, consulta il palinsesto della radio.

Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui.

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L’E-BOOK E (È?) IL FUTURO DEL LIBRO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/06/20/ebook-e-il-futuro-del-libro/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/06/20/ebook-e-il-futuro-del-libro/#comments Mon, 20 Jun 2011 21:07:59 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3368 Vorrei riprendere la discussione sull’e-book già avviata a partire da questo post, offrendo come spunto per ulteriori riflessioni (e per un approfondimento del dibattito) la pubblicazione di questo nuovo volumetto che ho realizzato per i tipi della piccola casa editrice “Historica” (disponibile, ovviamente, anche in formato elettronico). Il titolo è già un punto di domanda: “L’e-book e (è?) il futuro del libro”.
L’intento non è quello di fornire approfondimenti tecnici sull’e-book, ma di divulgare opinioni emotive sull’argomento. Per far ciò ho coinvolto alcuni tra i più rappresentativi addetti ai lavori del mondo del libro – scrittori, editori, editor, critici letterari, giornalisti culturali – che hanno gentilmente messo a disposizione il loro parere (da qui il sottotitolo…).
Ho chiesto loro di ragionare sul “fenomeno e-book” ed esprimere un’opinione facendo riferimento alle seguenti domande: Cosa ne pensa dell’e-book? Come immagina il futuro dell’editoria e della letteratura tenuto conto del “peso crescente” delle nuove tecnologie? E cosa ne sarà dei libri di carta? C’è il rischio che possano diventare “pezzi da collezione”?
Dopo una parte introduttiva sulla evoluzione del libro elettronico e sugli e-book readers, e dopo una sintetica analisi di mercato, questo piccolo volume offre le “opinioni emotive” sull’e-book fornite da: Roberto Alajmo, Marco Belpoliti, Gianni Bonina, Laura Bosio, Elisabetta Bucciarelli, Ferdinando Camon, Daniela Carmosino, Antonella Cilento, Paolo Di Stefano, Valerio Evangelisti, Vins Gallico, Chiara Gamberale, Manuela La Ferla, Nicola Lagioia, Filippo La Porta, Gianfranco Manfredi, Agnese Manni, Diego Marani, Dacia Maraini, Daniela Marcheschi, Michele Mari, Raul Montanari, Antonio Paolacci, Romana Petri, Antonio Prudenzano, Giuseppe Scaraffia, Elvira Seminara, Filippo Tuena, Alessandro Zaccuri.

Vorrei coinvolgere nello sviluppo della discussione anche voi, proponendo come sempre alcune domande (e invitandovi a fornire la vostra risposta, se potete)…

1. L’e-book è davvero il futuro del libro?

2. Se sì, fino a che punto?

3. Che cos’è un libro: un supporto cartaceo, o il suo contenuto? O entrambi?

4. Tra un volume rilegato di fogli bianchi e un romanzo leggibile su un e-book reader, quale dei due è… più libro?

5. Come immaginate il futuro dell’editoria e della letteratura tenuto conto del “peso crescente” delle nuove tecnologie?

6. Cosa ne sarà dei libri di carta? C’è il rischio che possano diventare “pezzi da collezione”?

7. Una diffusione “significativa” dell’e-book  potrebbe favorire l’incremento della lettura?

La discussione on line proseguirà – per chi potrà partecipare – alla Feltrinelli Libri e Musica di Catania (via Etnea, n. 285 ) giovedì 30 giugno 2011, alle h. 18.

Vi aspettiamo!

Massimo Maugeri

P.s. Ne approfitto per segnalare questo post di Lipperatura incentrato sull’attuale crisi dell’editoria determinata dal decremento della vendita dei libri (il post riprende un articolo pubblicato su Repubblica, con dichiarazioni di Marco Polillo – presidente dell’Aie – anche sul “fenomeno e-book”)

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IL BLOCCO DELLO SCRITTORE E QUELLO DEL LETTORE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/02/18/blocco-scrittore/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/02/18/blocco-scrittore/#comments Wed, 17 Feb 2010 23:02:38 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1729 blocco-scrittoreMolti dei frequentatori di Letteratitudine sono (siamo) scrittori o aspiranti tali. Di certo sono (siamo) tutti lettori.
Il tema che vi propongo in questo post ha a che fare principalmente con la scrittura e con gli ostacoli che è possibile incontrare nel confrontarsi con la pagina bianca.
Veniamo al punto… (anzi, ai punti… di domanda).

Avete mai sentito parlare del cosiddetto “blocco dello scrittore”?

Vi è mai capitato di rimanerne vittime?

Come avete fatto a superare la crisi creativa?

Avete metodi da proporre (o da condividere)?

Ne ha parlato Stefano Salis sull’inserto “Domenica” de Il Sole24Ore, del 7 febbraio nell’ambito di un articolo intitolato “Penne in panne” (bel gioco di parole, vero?).
Stefano ha messo a disposizione di Letteratitudine questo suo pezzo (autorizzandomi a pubblicarlo) dove accenna alle esperienze di vari scrittori italiani: Alessandro Piperno, Giuseppe Genna, Nicola Lagioia, Carlo D’Amicis, Elena Loewenthal, Paolo Giordano, Patrick Fogli, Giorgio Vasta, Ernesto Ferrero, Antonio Scurati, Giulio Mozzi, Andrea Vitali.

Addirittura, la nota autrice canadese Margaret Atwood – sul suo blog- ha “offerto” una sorta di decalogo per superare il famigerato blocco (trovate i “dieci punti” dopo l’articolo di Salis).

Con quali degli scrittori citati vi sentite più in sintonia (in merito, ovviamente, al tema del “blocco dello scrittore”)?
Quale dei “punti” proposti dalla Atwood vi sembra più convincente?

Ma andiamo oltre.
Abbiamo fatto riferimento alla scrittura… non dimentichiamoci della lettura.

Domanda secca: esiste un “blocco del lettore”?
Vi è mai capitato di arrestarvi, per un motivo qualunque, dinanzi a un testo che giudicavate importante senza riuscire a completarne la lettura?

Di più: vi è mai capitato, per un certo periodo di tempo, di non riuscire più a leggere? E in caso affermativo… come siete riusciti a superare “il blocco del lettore”?
Ne discutiamo insieme.

Massimo Maugeri

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PENNE IN PANNE
di Stefano Salis

da “Domenica” de Il Sole24Ore, del 7 febbraio 2010 – pag. 24

stefano-salisDi sicuro, lei, non ne ha bisogno. E poi, dopo decenni passati a scrivere libri e ad avere successo, deve essere routine, incontrare qualche piccolo blocco. Lei è Margaret Atwood, celebrata autrice canadese, più di trenta libri firmati, premi letterari a raffica, ogni anno, si dice, lì lì per vincere il Nobel. Il suo ultimo romanzo, “The Year of the Flood” è finalista all’Orange Prize e lei gira il mondo per promuoverlo. Non si annoia, però, anche perché è perennemente connessa e dialoga con i suoi fan su Facebook, con Twitter e con il suo blog. Dal quale, recentemente, si è divertita a dare qualche suggerimento su uno dei temi più spinosi (e tipici) che le vengono sollecitati dai lettori. Che fare quando non si riesce ad andare avanti col proprio libro? Come superare il «blocco dello scrittore», insomma?

La storia della letteratura è piena di esempi, di «bloccati» e di rimedi per andare avanti: dai classici Coleridge o Fitzgerald ai contemporaneissimi Jeffrey Eugenides o il nostro Alessandro Piperno che ha ammesso pubblicamente di essere in difficoltà a consegnare il suo secondo libro, difficoltà adombrate ancora qualche giorno fa sul «Corriere» con il lungo elenco di domande in occasione della morte di J.D. Salinger.
Abbiamo provato a far leggere a qualche autore italiano il decalogo della Atwood e a chiedere le loro istruzioni per l’uso. Ne viene fuori una decisa maturità dei nostri scrittori sul tema e uno spirito assai garibaldino nell’affrontare la questione. Per iniziare, Giuseppe Genna (che ha appena chiesto sul web ai lettori di “votare” per quale editore pubblicare e torna in libreria a marzo) va controcorrente: «Il blocco dello scrittore è un momento di santità e di liberazione. Non credo esista la necessità della letteratura. Ritengo che chi ha vissuto avvertendo di continuo il blocco dello scrittore, e in realtà non smettendo un attimo di scrivere (mi viene in mente Kafka), abbia sfiorato la libertà dal mondo». Idee simili rivendica Nicola Lagioia, editor e autore in proprio del bellissimo Riportando tutto a casa(Einaudi): «È un falso mito. Uno scrittore di prim’ordine non lotta con la sindrome della pagina bianca ma con i complicati, faticosissimi, talvolta insuperabili problemi che il progetto in cui si è già lanciato comporta. Abbiamo un’indole prometeica, e il problema non è mai spiccare il volo ma come sfracellarsi al suolo con un certo stile». Addirittura Carlo D’Amicis (ultimo libro La guerra dei cafoni) esalta il blocco: «Se la macchina ogni tanto non parte, non si inceppa, non sbaglia strada, vuol dire che qualcosa non funziona. Mi fido, insomma, molto di più dei miei dubbi, dei miei attriti, delle mie “false partenze” (come le chiamava La Capria) che non dei momenti in cui mi sembra che tutto fili liscio».

C’è chi teme l’inizio e non se lo nasconde. Elena Loewenthal, finalista all’ultimo Campiello, sa ormai come aggirarlo: «La pagina bianca mi incute sempre paura. Quando non so come cominciare – e so che una volta cominciato, il più è fatto – mi alzo, faccio il giro della stanza. Il cioccolato aiuta, ma solo se è almeno un 80% di cacao. Ha ragione la Atwood: a mali estremi, estremi rimedi. La doccia, ad esempio. Aiuta eccome. E comunque, uno stato di assoluta solitudine».
Di reclusione, invece, ha bisogno Paolo Giordano, il fenomeno letterario italiano degli ultimi anni, con La solitudine dei numeri primi (presto al cinema). «Alle passeggiate decongestionanti», come propone la Atwood, «io preferisco la cattività. In caso di blocco, mi costringo nella stanza, orbito attorno al computer acceso, mi tormento e sì, pilucco qualunque cibo vi sia nei paraggi (ma di cioccolato non ne ho mai). Finché, ore più tardi, lo sfinimento mi porta un sonno liberatorio. Al risveglio, ancora intontito, attacco a scrivere, in modo sconclusionato, sciattamente, senza preoccuparmi dei legami con il paragrafo precedente. Un pensiero in testa c’è comunque, poco interessante, confuso, bizzarro che sia. Di questa stesura disperata non sopravviverà quasi nulla, ma rileggendola farò almeno una scoperta. Ogni blocco della scrittura è solo l’incubazione di un’idea sorprendente».

Per il giallista Patrick Fogli (da leggere Il tempo infranto) l’importante è sapere quando è il momento esatto di partire. «Non ho un elenco di punti come la Atwood. Ho una strategia sola. Non scrivo fino a quando non ne posso fare a meno. Fino al momento in cui devo sedermi alla tastiera e buttare giù la storia. E questo accade, di solito, quando mi gira già in testa da diversi mesi e ha cambiato aspetto almeno una decina di volte».
Anche Giorgio Vasta, rivelazione con Il tempo materiale, ci tiene a distanziare il problema. «Il “blocco dello scrittore” si colloca tra quelle piccole mitologie che probabilmente sono integrazioni indispensabili della pratica letteraria. Se la scrittura fosse solo puro flusso immediato, del tutto estraneo al tormento e alla crisi, risulterebbe poco reale e poco credibile». E però, «considerato che tutte le indicazioni della Atwood sono sensate e ironiche, mi permetterei di aggiungerne una: scrivere in forma di lettera». Ernesto Ferrero (premio Strega per N. nel 2000) sposa i consigli della Atwood. «Di solito le difficoltà stanno nella partenza: trovare la concentrazione, il tono, il ritmo giusto. In corso d’opera, il blocco è una specie di segnale che qualcosa nel meccanismo non gira. E può riuscire utile, un invito a ripensare tutto. I consigli della Atwood sono pratici e condivisibili. Una passeggiata resta il modo più efficace di favorire la riflessione. E il cioccolato fondente il miglior fornitore di energia pulita».

Antonio Scurati, scrittore e polemista di razza, suggerisce qualcosa d’alternativo. «Potrà suonare scontato, o forse desueto, ma secondo me il blocco della scrittura si smuove con la sua gemella: la lettura. Se non si riesce a scrivere, niente di meglio che leggere. Libri preferibilmente alti e lontani, di chi con la scrittura ha tentato grandi imprese, in epoche remote e in terre a noi straniere. E tanti libri. Poi, magari, tornano anche buoni. Magari uno scopre che lo scrittore, come l’artista contemporaneo, spesso non fa il quadro ma le cornici».
Giulio Mozzi (ottimo il suo Sono l’ultimo a scendere) la vede in modo ancora diverso: «Mai sofferto di “blocco”. Ho pubblicato un libro nel 2001, una raccolta di cose vecchie nel 2005, e poi tre libri in un colpo a fine 2009. Non ho mai pensato di esser condannato, poiché avevo fatto un libro a farne degli altri. Quando viene, viene. Tutto qui. Peraltro, negli anni nei quali, secondo alcuni, sarei stato senza scrivere, ho scritto moltissimo. Ho scritto il mio diario in rete, che poi è diventato un libro, articoli per giornali, centinaia di pezzi per il mio blog, “vibrisse”. Conosco scrittori che se stanno due anni senza fare un libro, gli viene l’ansia. Temono di scomparire. A me quest’ansia non viene: ci sono tante altre cose, nella vita». Chissà, magari, anche il giardinaggio, per distrarsi dalla momentanea pausa, come suggerisce il prolifico Andrea Vitali (in uscita da Garzanti, La mamma del sole) con la sua consueta ironia: «Sto proprio vivendo uno di quei momenti di blocco. Una storia che si è infilata in un vicolo cieco e quindi, in quanto tale, non riesco a vedere come se ne possa venir fuori. Allora, dopo aver più volte picchiato la testa contro il muro del suddetto vicolo, ho messo nel cassetto la storia e mi sono dato al lavoro fisico: essendo, per parte di padre, di origini campagnole posseggo per fortuna un poco di terra e ho cominciato a prepararla per le semine future: siamo in febbraio, tempo di seminare cipolle. Le due cose mi danno pace, ho messo il romanzo nel cassetto e le cipolle sotto terra: vediamo chi germinerà prima».

Male che vada si consolerà con una succulenta zuppa di cipolle. Ma siamo sicuri che non saranno i suoi (tanti) lettori a restare a bocca asciutta.

P.S. Tutti gli scrittori interpellati hanno risposto con velocità e generosità. Il mio amico Flavio Soriga (ottimo scrittore), contattato via mail, mi aveva promesso, con entusiasmo, un suo parere. Non è arrivato nulla. Che sia un classico caso di blocco dello scrittore?

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IL DECALOGO DELLA ATWOOD

In molti continuano a chiedermi consigli circa il “blocco dello scrittore”. Ecco alcuni suggerimenti, un decalogo di pronto intervento.

1. Uscite a fare una passeggiata, fate il bucato, o mettetevi a stirare, o piantate dei chiodi. Andate a fare una nuotata in piscina, fate uno sport, qualunque cosa che richieda concentrazione e comporti una ripetuta attività fisica. Al limite: fate una bella doccia, o un bel bagno.

2. Prendete in mano il libro che rimandavate da tempo.

3. Scrivete, ma in qualche altra forma: anche una lettera, o una pagina di diario, o la lista della spesa. Lasciate che quelle parole fluiscano attraverso le vostre dita.

4. Formulate con precisione il vostro problema, e quindi andatevene a dormire. Il mattino dopo potreste avere la risposta.

5. Mangiate del cioccolato. Non troppo. Deve essere scuro (almeno il 60% o più di cacao), organico, biologico.

6. Se state scrivendo fiction: cambiate il tempo verbale (dal passato al presente, o viceversa).

7. Cambiate la persona (prima, seconda, terza).

8. Cambiate il genere (maschile/femminile).

9. Pensate al vostro libro in progress come a un labirinto. Avete incontrato un muro. Tornate al punto dove avete sbagliato direzione e ripartite da lì.

10. Non siate arrabbiati con voi stessi. Fatevi, anzi, un piccolo regalo di incoraggiamento.

Se nessuno di questi consigli fa effetto o funziona, mettete il libro in un cassetto. Potrete sempre tornarci su più avanti. E iniziate qualcosa d’altro.

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8 DOMANDE SU SCRITTORI E POLITICA, parte II http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/12/16/8-domande-su-scrittori-e-politica-parte-ii/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/12/16/8-domande-su-scrittori-e-politica-parte-ii/#comments Tue, 16 Dec 2008 22:43:11 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/12/16/8-domande-su-scrittori-e-politica-parte-ii/ na-moravia-un-secolo.JPGEcco la seconda parte del post “8 domande su scrittori e politica”, proposto in collaborazione con il trimestrale Nuovi Argomenti fondato nel 1953 da Alberto Carocci e Alberto Moravia.
Come ricorderete alcuni scrittori contemporanei sono stati invitati a rispondere a otto domande sul tema “letteratura e politica”. In particolare: Rossana Campo, Paola Capriolo, Angelo Ferracuti, Giuseppe Genna, Nicola Lagioia, Valerio Magrelli, Dacia Maraini, Melania G. Mazzucco, Valeria Parrella, Antonio Pascale, Claudio Piersanti, Elisabetta Rasy, Roberto Saviano, Antonio Scurati, Walter Siti.

Nel post precedente vi avevo proposto le prime quattro domande del “questionario”. Di seguito troverete le altre.
Vi invito a dare la vostra risposta, poi – nei prossimi giorni – inserirò le risposte fornite dagli scrittori interpellati, infine vi chiederò di individuare – tra le risposte degli scrittori – quella con cui vi sentite più in linea (o che sembra a voi più congeniale) spiegandone le ragioni.
Come ho già scritto nel post precedente, si tratta – per certi versi – di una sorta di gioco che offre una possibilità di confronto su un tema interessante.
Ed ecco le quattro nuove domande…

- Chi sono oggi gli Indifferenti nella società e nella cultura?

- Le forze politiche sembrano abbandonare progressivamente progetti legati a ideali e programmi di ampio respiro. Simmetricamente nei cittadini cresce la disaffezione per il dibattito politico. Per uno scrittore l’abbandono della res publica è un dato da cui partire o una degenerazione cui opporsi?

- La politica insegue sempre più esclusivamente il consenso, eppure governare a volte è anche fare scelte impopolari. Potrebbe indicare quali sono secondo lei tre cose da fare, impopolari ma giuste, anzi necessarie per il nostro paese?

- Che cosa succede se uno scrittore va al governo?

A voi la parola!

Massimo Maugeri

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AGGIORNAMENTO DEL 17 DICEMBRE 2008

Aggiorno il post inserendo una recensione – inviatami da Salvo Zappulla – del volume “Politica, le idee contano ancora?” di Giuseppe Matarazzo – Orazio Mezzio (Rubbettino editore).
Naturalmente giro la domanda anche a voi:
A vostro avviso, in politica… le idee contano ancora?
Invito Giuseppe Matarazzo e Orazio Mezzio a partecipare al dibattito generale e a quello relativo al loro libro (rispetto al quale Salvo Zappulla mi darà una mano ad animare e moderare il post).
Massimo Maugeri

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“Politica, le idee contano ancora?” di Giuseppe Matarazzo – Orazio Mezzio (Rubbettino editore)
recensione di Salvo Zappulla

libro-politica-le-idee-contano-ancora.JPGDue amici costretti a separarsi per motivi di lavoro (Giuseppe emigra a Milano dove esercita la professione di giornalista nella redazione del quotidiano “L’Avvenire”; Orazio rimane nel proprio paese, dove farà il sindaco per ben tre legislature) continuano a scambiarsi le loro opinioni via mail. Ne viene fuori questo gustosissimo volumetto, ( Rubettino editore, pagg, 60, € 8,00, a cura di Giuseppe Matarazzo e Orazio Mezzio) nel quale l’ ormai ex sindaco confida all’amico giornalista le sue considerazioni sulla vita politica italiana. Matarazzo, approfittando della vecchia amicizia, si diverte a punzecchiare l’uomo politico, a provocarlo, lo costringe a tirare fuori i propri sentimenti, anche le amarezze per il qualunquismo imperante, la scarsa informazione che non ha permesso ai suoi cittadini di conoscere a fondo la gran mole di lavoro svolta come amministratore. Sembra un re in esilio, eppure ha sempre vinto le elezioni, nessuno lo ha mai spodestato, confida che si sta dedicando alla pesca subacquea. E qui si potrebbe ironizzare a lungo sulla sua nuova attività: è andato a fondo? Sta preparando la grande risalita? Si prefigge di scalzare Poseidone dal suo trono? Preferisce avere come interlocutori i pesci? I quali, essendo muti, non possono contestarlo? Orazio Mezzio è un uomo dalle idee chiare, manageriali, lungimiranti, ha una concezione moderna della politica; si considera un ex sindaco di trincea, costretto a scontrarsi con meccanismi farraginosi e colpevolmente ostili che hanno cercato di ostacolare la sua attività. Eppure ritiene di aver dato tanto al suo paese, le opere realizzate sono visibili e incontestabili: Il Museo dei Pupi è una realtà di cui va particolarmente fiero, così come il completamento del nuovo Palazzo comunale; la caserma dei carabinieri, e tante altre ancora. Emerge una visione ampia di come va intesa la politica nella sua essenza più nobile. Qualcuno lo ha accusato di essere accentratore, troppo decisionista ed eccessivamente frenetico nel far ruotare i suoi assessori. Lui ribatte che la sua è stata solo legittima difesa, che gli interessi personali, le piccole prese di posizione, le misere beghe e l’attaccamento alla poltrona di qualcuno non potevano prevalere sugli interessi della collettività. Si parte dallo spunto di quanto accaduto in un piccolo paese della Sicilia per toccare tutti i grandi temi della politica: l’avvento della legge Bassanini, il federalismo, l’etica, il dopo tangentopoli, la questione morale, le riforme. Un’analisi estremamente lucida e dettagliata che fanno di questo libro un piccolo scrigno da tenere sempre a portata di mano. Non a caso porta la prefazione di Giovanni Puglisi, Rettore dell’Università IULM di Milano e la postfazione di Andrea Piraino, Segretario generale dell’AnciSicilia, Direttore del Dipartimento Diritto Pubblico dell’Università di Palermo.
Salvo Zappulla

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Gli autori

Giuseppe Matarazzo, 32 anni, lavora nella redazione economica del quotidiano Avvenire. Dopo la laurea in Scienze politiche, si è specializzato in Politiche territoriali all’Università di Urbino e ha conseguito il primo Master in Giornalismo della Mondatori a Milano. Ha collaborato con diverse testate, fra cui Panorama On line e Tv Sorrisi e Canzoni. Ha mosso i primi passi giornalistici nel quotidiano Gazzetta del Sud e nel settimanale cattolico Cammino. Per il Comune di Sortino ha diretto il periodico Notizie in Comune.

Orazio Mezzio, 41 anni. Laureato in Scienze politiche a Catania con una tesi sulle origini del movimento politico dei cattolici. Nel 1986 è stato eletto nel consiglio nazionale dei giovani delle Acli. Nel 1994, consigliere provinciale di Siracusa. Dal 1995 al 2007 è stato eletto direttamente per tre volte sindaco di Sortino (Sr). Ha ricoperto incarichi nelle associazioni degli enti locali (Anci, Uncem e Aiccre) partecipando alla fondazione dell’associazione nazionale delle Città del Miele e dell’Unione dei Comuni “Valle degli Iblei”.
Insieme, nel 1993, hanno curato Liberi, ogni giorno!, la prima pubblicazione antiracket della provincia di Siracusa.

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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/12/16/8-domande-su-scrittori-e-politica-parte-ii/feed/ 237
8 DOMANDE SU SCRITTORI E POLITICA, parte I http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/11/30/8-domande-su-scrittori-e-politica-parte-i/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/11/30/8-domande-su-scrittori-e-politica-parte-i/#comments Sun, 30 Nov 2008 00:07:53 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/11/30/8-domande-su-scrittori-e-politica-parte-i/ na-moravia-un-secolo.JPGVi propongo un post in collaborazione con il trimestrale Nuovi Argomenti, fondato nel 1953 da Alberto Carocci e Alberto Moravia.
Il numero dell’ultimo trimestre dell’anno scorso (n. 40, quinta serie, ottobre-dicembre 2007, “Moravia un secolo”) fu dedicato proprio ad Alberto Moravia in occasione del centenario (ne abbiamo discusso anche su Letteratitudine qui). Tra le altre cose, in quel numero, figura un interessante “questionario”. Premetto che il “questionario” è stato uno dei più caratteristici strumenti di indagine di Nuovi Argomenti sin dai suoi inizi. Il suo ideatore e promotore fu proprio Alberto Moravia. Anche per questa ragione, nel numero sopraindicato di NA, al sostantivo “questionario” è stato aggiunto l’aggettivo “moraviano”. Nella fattispecie alcuni scrittori contemporanei sono stati invitati a rispondere a otto domande sul tema “letteratura e politica”. In particolare: Rossana Campo, Paola Capriolo, Angelo Ferracuti, Giuseppe Genna, Nicola Lagioia, Valerio Magrelli, Dacia Maraini, Melania G. Mazzucco, Valeria Parrella, Antonio Pascale, Claudio Piersanti, Elisabetta Rasy, Roberto Saviano, Antonio Scurati, Walter Siti.

In questo post propongo a voi le prime quattro domande del “questionario”; le altre quattro ve le proporrò in un post successivo.
Vi invito a dare la vostra risposta, poi – tra un paio di giorni – inserirò le risposte fornite dagli scrittori interpellati, infine vi chiederò di individuare – tra le risposte degli scrittori – quella con cui vi sentite più in linea (o che sembra a voi più congeniale) spiegandone le ragioni.
Si tratta, per certi versi, di una sorta di gioco che offre una possibilità di confronto su un tema interessante.

Ne approfitto per ringraziare il poeta Carlo Carabba, nuovo capo redattore del trimestrale, per avermi inviato il “materiale” che troverete in questo post (autorizzandomi a pubblicarlo).

Ed ecco le prime quattro domande…

1. Ha senso oggi parlare di impegno per uno scrittore? Cioè esiste una responsabilità specifica degli scrittori in quanto scrittori?

2. Qual è oggi l’equilibrio possibile fra interessi privati e responsabilità collettiva?

3. Se il governo assume a tecnica politica l’organizzazione culturale, la partecipazione di uno scrittore, il suo impegno, non si riduce a un contributo più o meno significativo alla creazione del consenso?

4. Vi sentite più vicini al pragmatismo pessimista di Sciascia o all’indignazione lirica e visionaria di Pasolini di fronte ai guai della società italiana?

In merito alla prima domanda, “letteratura e impegno”, segnalo che in occasione della visita di Stato del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si sono aperti a Gerusalemme i «Dialoghi italo-israeliani» tra scrittori, critici, letterati e traduttori dei due paesi. Il tema degli incontri (che sono durati tre giorni e si sono conclusi il 27 novembre) è stato – appunto - «Letteratura e impegno». Vi riporto uno stralcio dell’intervento di Giulio Ferroni (nella foto), critico e storico della letteratura italiana (potete leggere il testo per intero sul sito del quotidiano “La Stampa”):
“I rivolgimenti che si sono dati alla fine del XX secolo e gli sconvolgimenti con cui ha avuto inizio il nuovo millennio hanno categoricamente smentito le ipotesi politiche e rivoluzionarie su cui si era a lungo sostenuto l’impegno degli intellettuali: e in molti casi hanno mostrato la natura illusoria e mistificatoria di quell’impegno, le contraddizioni e gli equivoci che lo costituivano. (…)
Insieme al crollo del comunismo sono crollati gran parte dei presupposti di quell’engagement, mentre si è data una vera e propria saturazione della modernità, interpretata in termini incongruamente ottimistici dagli apologeti del postmoderno, ma prolungatasi come frana, deriva, accelerazione indeterminata, incontrollabilità dei processi, rigurgiti di pregiudizi e fondamentalismi, intreccio perverso tra violenza e virtualità. In questo percorso [...] un autentico impegno non può coincidere più con la collaborazione ad un percorso storico, ad una tendenza o ad una linea politica, ma può svolgersi solo come conoscenza e testimonianza, ricerca di verità, lotta contro la saturazione del linguaggio, attenzione a vicende che riguardano luoghi concreti, situazioni specifiche, persone reali, a conflitti che chiedono una conciliazione, un arresto della violenza e dell’orrore. Responsabilità dell’intellettuale sarà allora in primo luogo, come ebbe a suggerire Elias Canetti, «responsabilità per la vita che si distrugge», impegno a dar voce alla resistenza dell’umano e della natura, alle ipotesi di equilibrio e di razionalità che si sono faticosamente costruite nei secoli, alla salvaguardia delle vite e degli spazi dalle oppressioni che le attanagliano e dalle molteplici minacce che gravano sulle esistenze individuali, sullo spazio civile, sull’ambiente sociale e naturale.
In questa chiave, l’impegno della letteratura si trova necessariamente ad essere «a parte»; non può mai risolversi nell’adesione a qualche gruppo precostituito; e tanto meno può porsi dalla parte del presunto cammino della storia, di quelle che i media considerano le tendenze vincenti, gli orizzonti del futuro. Lo scrittore non può condividere in nessun modo la sfrontata aggressività di chi, credendo di aver capito quali siano le tendenze profonde verso cui si muove il mondo, pretende di farsene carico, di cavalcare quel movimento verso il futuro. [...]
All’evanescenza del reale, alla difficoltà di percepirlo, corrisponde peraltro la difficoltà di identificare la verità, di intendersi su quale sia la verità: può essere allora molto rischioso postulare uno stretto collegamento tra impegno della letteratura e ricerca della verità, in un universo in cui tra l’altro sono in conflitto molteplici verità, che spesso si considerano nemiche, tendono a combattersi e reciprocamente ad annullarsi. La letteratura, proprio in virtù del sapere accumulato nel proprio passato, può dar luogo a sempre nuovi confronti con la pluralità e la relatività della verità, conducendo necessariamente ad un’apertura verso più verità date e verso più verità possibili: in una negoziazione tra verità, che non può prescindere da un’ottica critica, da uno sguardo critico agli effetti che ogni verità possono avere sulla vita, al suo possibile contributo alla sua difesa dalle minacce che su di essa incombono. Non la verità come distruzione (era il sogno di tanto nichilismo rivoluzionario che ha ancora accecati adepti), non la ricerca di una trasparenza assoluta rivolta a squarciare i fragili veli su cui si regge l’equilibrio delle società umane, ma una scommessa per una verità plurale che aiuti a resistere alla distruzione, a difendere la vita minacciata degli individui, dei gruppi sociali, dei popoli, dell’intero pianeta. (…)”

E ora… a voi, come sempre, la parola.

Massimo Maugeri

P.s. Segnalo inoltre questo sito su “Nuovi Argomenti” (che è però ancora in fase di costruzione).

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AGGIORNAMENTO DEL 2 DICEMBRE 2008

Tempo fa mi ha scritto Sofia Assirelli, studentessa in Scienze della Comunicazione pubblica, politica e sociale dell’Università di Bologna:

Gentilissimo Massimo Maugeri,
mi chiamo Sofia Assirelli, sono una studentessa della Laurea specialistica in Scienze della Comunicazione pubblica, politica e sociale dell’università di Bologna. Per motivi di studio sto seguendo il progetto della collana editoriale Verdenero – Noir di ecomafia (www.verdenero.it) e delle attuali tendenze letterarie italiane nei confronti della società e dei suoi problemi.
Sarebbe molto interessante conoscere l’opinione dei lettori del suo blog su questa collana e in generale sul rapporto tra problemi sociali e romanzi o racconti di finzione. Pensa che sia possibile proporre una discussione di questo tipo?
La ringrazio per l’attenzione resto in attesa di un suo gentile riscontro.
Sofia Assirelli

A seguito di quella mail ho dato piena disponibilità a Sofia, invitandola a scrivere un “pezzo” che poi avrei utilizzato per avviare una discussione. Siccome questo post mi pare piuttosto “in linea” con la proposta della Assirelli, ho pensato di inserire il suo contributo qui di seguito (vi invito a leggerlo con attenzione):

Se il romanzo possa o meno raccontare la società e le sue ombre più inquietanti è una domanda che ci si pone dal momento in cui, a fatica, il romanzo è riuscito a vincere le diffidenze legate al suo essere/non essere veritiero e ad affermarsi presso un ampio pubblico. Questa riflessione ha poi sempre trascinato con sé alcuni corollari concettuali che riguardano il rapporto tra finzione letteraria e realtà, il ruolo degli scrittori tra intrattenimento e denuncia, il discorso sui generi e le retoriche, sulle loro ibridazioni e convergenze. Scema però intanto sempre di più la diffidenza nei confronti della fiction in generale e aumenta la consapevolezza del suo potere seduttivo, tanto che essa viene sfruttata – e a volte abusata – come grimaldello per catturare l’attenzione delle persone negli ambiti più differenti. Tra questi si può anche considerare la comunicazione sociale che ha iniziato proprio recentemente ad apprezzare e studiare criticamente le implicazioni dell’utilizzo di meccanismi come la fiction teatrale o cinematografica per ottenere nuove possibilità di accesso al pubblico.
Ora anche la fiction letteraria si occupa di comunicazione sociale: di novità e particolare interesse risulta infatti essere il progetto VERDENERO ideato dalla casa editrice “Edizioni Ambiente”, che propone proprio di utilizzare testi di narrativa di finzione di grandi firme italiane (Macchiavelli, Vinci, De Cataldo, Colaprico, Dazieri, Wu Ming …), come parte di un progetto integrato di comunicazione in collaborazione con Legambiente, per sensibilizzare il più ampio numero possibile di persone su un complesso di fenomeni criminali poco conosciuti che rientrano sotto il termine di “Ecomafia”.

Le ragioni dell’interesse di questo progetto sono molte. Innanzitutto la sua origine: “Edizioni Ambiente”, casa editrice specializzata in saggistica di tema ambientale ed ecologico, si è trovata a pubblicare il “Rapporto annuale Ecomafia di Legambiente”, riconoscendolo come uno strumento di conoscenza eccezionale, giacimento di molte storie che però restavano quasi completamente inascoltate e ignorate. Felice intuizione di “Edizioni Ambiente” è stata di provare a fare raccontare da autori molto conosciuti del panorama letterario italiano le stesse storie con i meccanismi tipici della finzione letteraria. Un’altra particolarità riguarda il processo di creazione delle storie, dal rapporto Ecomafia all’invenzione artistica: la casa editrice propone agli autori le storie e li accompagna sia nel processo di definizione dei contenuti (seppur lasciando ampie libertà all’interpretazione dell’autore) sia per quanto riguarda la raccolta delle informazioni (“Edizioni Ambiente” fornisce agli autori reportage, articoli, ricerche, incontri con specialisti). Infine, un altro punto da sottolineare (anche se ovviamente l’interesse della collana non si esaurisce in questi tre punti) è l’integrazione e l’interrelazione dei romanzi con molti altri strumenti comunicativi (identità visiva e grafica forte, sito, blog, manifesti, merchandising, organizzazione di eventi) che rendono la collana sia oggetto di un efficace marketing editoriale sia uno dei motori attivi e propulsivi di un’ampia campagna di marketing sociale.
Questi e molti altri elementi, oltre alle dinamiche virtuose che questo progetto editoriale ha innescato e gli ottimi risultati (in termini di vendite, di attenzione mediatica, di apprezzamento della comunità degli autori e dei lettori ecc.) rendono il progetto VERDENERO un esempio da studiare attentamente in quanto si presenta come occasione per sollevare varie questioni e avanzare proposte operative per il futuro della comunicazione sociale.
Quello che vi chiediamo è:
- Per chi ha letto uno o più titoli della collana, cosa ne pensate del progetto editoriale in generale e dei romanzi nello specifico?
- In che modo e con quali limiti i romanzi possono parlare dei problemi sociali?
- I romanzi possono essere strumenti di comunicazione sociale? Avete qualche esempio da portare?

(Sofia Assirelli)
Ecco… vi sarei grato se poteste provare a rispondere alle domande di Sofia. Inoltre ne approfitto per invitare a partecipare al dibattito il dr. Alberto Ibba, direttore commerciale di “Edizioni Ambiente”. ————————————–

Paola Avidgor dell’ufficio stampa di Guanda, invece, mi segnala l’uscita dell’Almanacco Guanda 2008 curato da Ranieri Polese (è già in libreria dal 13 novembre).
L’Almanacco Guanda 2008 (Guanda, euro 22, pagg. 192) si intitola “Il romanzo della politica. La politica del romanzo” ed è perfettamente in linea con questo post. Esso intende esplorare il fenomeno recente di un ritorno dei narratori italiani a temi-personaggi-questioni di politica, a cui risponde, specularmente, un altro ritorno: quello del giornalismo politico d’impianto fortemente romanzesco.
All’interno del volume troverete una riflessione a più voci sul tema proposto, con interventi di Bruno Arpaia, Gianni Biondillo, Marzio Breda, Fulvia Caprara, Alberto Casadei, Roberto Casalini, Franco Cordelli, Andrea Cortellessa, Giancarlo De Cataldo, Mario Desiati, Paolo Franchi, Giuseppe Genna, Ranieri Polese, Alberto Rebori, Gaetano Savatteri, Corrado Stajano.
Approfondimenti… qui.

Vi ringrazio per l’attenzione.

Massimo Maugeri

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