LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Pierluigi Cappello http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 POESIA e POETI: OMAGGIO A PIERLUIGI CAPPELLO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/10/03/omaggio-a-pierluigi-cappello/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/10/03/omaggio-a-pierluigi-cappello/#comments Tue, 03 Oct 2017 17:30:19 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7629 Il nuovo appuntamento della rubrica di Letteratitudine sulla “POESIA” lo dedichiamo a Pierluigi Cappello, poeta scomparso il 1° ottobre 2017.

Pierluigi Cappello è stato uno dei maggiori poeti italiani. Ha ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui i premi: Montale Europa (2004), Bagutta Opera Prima (2007) e Viareggio-Rèpaci (2010). Nel 2012 ha ricevuto il premio Vittorio De Sica sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e nel 2013 è stato insignito del premio assegnato ogni anno dall’Accademia dei Lincei a personalità che si siano distinte nel mondo della cultura. Nel 2014 ha vinto il premio Terzani.

Di seguito: un video dove Pierluigi Cappello legge due sue poesie a Eraldo Affinati, una nota biografica del poeta, alcuni testi tratti dal suo sito e informazioni sui suoi libri.

* * *

* * *

Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 8 agosto 1967 – Cassacco, 1° ottobre 2017) è stato un poeta italiano. Ha scritto numerose opere in lingua friulana e ha diretto la collana di poesia La barca di Babele, edita a Meduno e fondata da un gruppo di poeti friulani nel 1999.
Ha pubblicato i seguenti libri: “Le nebbie” (1994), “La misura dell’erba” (1998), “Amôrs” (1999), “Dentro Gerico” (2002). Con “Dittico” (Liboà, Dogliani 2004) ha vinto il premio Montale Europa di poesia. “Assetto di volo” (Crocetti, Milano 2006) è stato vincitore dei premi Pisa (2006) e Bagutta Opera Prima (2007). Nel 2008 ha pubblicato la sua prima raccolta di prose e interventi intitolata “Il dio del mare” (Lineadaria, Biella 2008). Nel maggio 2010 pubblica “Mandate a dire all’imperatore” (Crocetti, Milano 2010), col quale vince il premio Viareggio-Repaci.
Nel 2013 Rizzoli pubblica la sua prima opera narrativa: “Questa libertà” ed in contemporanea anche la raccolta di tutte le poesie “Azzurro elementare”. Con “Questa libertà” vince il premio Terzani 2014.
Nel 2014 esce anche un suo nuovo libro, scritto per i bambini: “Ogni goccia balla il tango” (Rizzoli).
Nel 2016 esce un nuovo libro di poesie, “Stato di quiete” (BUR contemporanea, Rizzoli), con prefazione di Jovanotti seguita da una sua nota introduttiva.

* * *

Parole povere


Uno, in piedi, conta gli spiccioli sul palmo
l’altro mette il portafoglio nero
nella tasca di dietro dei pantaloni da lavoro.

Una sarchia la terra magra di un orto in salita
la vestaglia a fiori tenui
la sottoveste che si vede quando si piega.

Uno impugna la motosega
e sa di segatura e stelle.

Uno rompe l’aria con il suo grido
perché un tronco gli ha schiacciato il braccio
ha fatto crack come un grosso ramo quando si è spezzato
e io c’ero, ero piccolino.

Uno cade dalla bicicletta legata
e quando si alza ha la manica della giacca strappata
e prova a rincorrerci.

Uno manda via i bambini e le cornacchie
con il fucile caricato a sale.

Uno pieno di muscoli e macchie sulla canottiera
Isolina portami un caffé, dice.

Uno bussa la mattina di Natale
con una scatola di scarpe sottobraccio
aprite, aprite. È arrivato lo zio, è arrivato
zitto zitto dalla Francia, dice, schiamazzando.

Una esce di casa coprendosi un occhio con il palmo
mentre con l’occhio scoperto piange.

Una ride e ha una grande finestra sui denti davanti
anche l’altra ride, ma non ha né finestre né denti davanti.

Una scrive su un involto da salumiere
sono stufa di stare nel mondo di qua, vado in quello di là.

Uno prepara un cartello
da mettere sulla sua catasta nel bosco
non toccarli fatica a farli, c’è scritto in vernice rossa.

Uno prepara una saponetta al tritolo
da mettere sotto la catasta e il cartello di prima
ma io non l’ho visto.

Una dà un calcio a un gatto
e perde la pantofola nel farlo.

Una perde la testa quando viene la sera
dopo una bottiglia di Vov.

Una ha la gobba grande
e trova sempre le monete per strada.

Uno è stato trovato
una notte freddissima d’inverno
le scarpe nella neve
i disegni della neve sul suo petto.

Uno dice qui la notte viene con le montagne all’improvviso
ma d’inverno è bello quando si confondono
l’alto con il basso, il bianco con il blu.

Uno con parole proprie
mette su lì per lì uno sciopero destinato alla disfatta
voi dicete sempre di livorare
ma non dicete mai di venir a tirar paga
ingegnere, ha detto. Ed è già
il ricordo di un ricordare.

Uno legge Topolino
gli piacciono i film di Tarzan e Stanlio e Ollio
e si è fatto in casa una canoa troppo grande
che non passa per la porta.

Uno l’ho ricordato adesso adesso
in questo fioco di luce premuta dal buio
ma non ricordo che faccia abbia.

Uno mi dice a questo punto bisogna mettere
la parola amen
perché questa sarebbe una preghiera, come l’hai fatta tu.

E io dico che mi piace la parola amen
perché sa di preghiera e di pioggia dentro la terra
e di pietà dentro il silenzio
ma io non la metterei la parola amen
perché non ho nessuna pietà di voi
perché ho soltanto i miei occhi nei vostri
e l’allegria dei vinti e una tristezza grande.

* * *

Assetto di volo

A Gino Lorio, in memoria

Con lui venivano una determinazione feroce
dalla camera alla palestra
i cento metri percorsi in cinque minuti,
con una tensione di motore imballato
tutta la forza del suo corpo spastico
ribellata alla forza di gravità.

Sant’Agostino diceva che perfezione
è la carne che si fa spirito, lo spirito che si fa carne
ma non è vero: ogni mattina i puntali delle stampelle
scivolano metro a metro per guadagnarne cento
ogni mattina lo spirito è tagliato via da quel corpo,
dalle suole strascicanti e dalle nocche strette,
bianche sull’impugnatura,
ogni mattina dal dorso di lottatore
si stacca un collo di tendini tesi e redini allentate
un urlo chiuso nella sua profondità,
perfetto nella sua separazione.

E io vi vedo una bellezza di cimieri abbattuti
e dentro la parola andare la parola compimento
e sono sicuro che lui sogna baci pieni di vento
mentre la volontà conquista le giornate a morsi,
schiaffo dopo schiaffo perché venga la sera
schiaffo dopo schiaffo chiglia in piena bufera.

Ci vuole un’estate piena e un padre calmo,
un dio non assiso in mezzo agli sconfitti
ma così in tutta bellezza lo posso immaginare
come un bambino alle prime pedalate,
reggilo, eccolo, tienilo così – adesso tiene
uniti la terra e il cielo dell’estate
non sbanda più, vince, è in equilibrio,
vola via.

* * *

Gerico

È raro sentire cantare in strada
molto più raro sentire fischiare
o fischiettare
se qualcuno lo fa
l’aria sembra fargli spazio
ti sembra che un refolo muova
la flora dei tuoi pensieri
ti metta dove prima non eri;
ma come passa chi fischia
la noia stende le vertebre al sole
e tu rientri dov’eri
dietro il douglas dei serramenti
dentro il livore
degli appartamenti
al tango delle dita sul tavolo ti chiedi
da quali trombe scosse
scrollate le mura
per quali brecce potremo vedere
- fresca -
come un sogno appena sbucciato
la terra che calpesteremo, allegri.

* * *

I LIBRI

Stato di quiete. Poesie 2010-2016
“È questo che mi interessa dello stato di quiete: mi vengono in mente le bottiglie di Morandi, stanno lì, composte, allineate o sparse nella loro rarefazione, ma quanto fermento c’è dentro quell’immobilità? O quanta energia potenziale c’è nei corpi fermi di Hopper? Come se fossero colti prima o dopo un diluvio, prima o dopo un evento tragico o sacro.” L’essenza di questa nuova raccolta di poesie è racchiusa qui, nelle parole del poeta: in sei anni di quiete apparente, e apparente silenzio, dal tumulto interiore sono nate trenta poesie, lavorate al cesello e levigate da un vento costante e tenace. Un viaggio attraverso momenti che si fanno eterni, dove i ricordi diventano istantanee lucide e il futuro appare presente e imperativo: con la vividezza della sua voce, Cappello compone una raccolta che si fa “fune lanciata nell’ignoto e nel tempo.”

* * *

Azzurro elementare. Poesie 1992-2010
“È densa di echi letterari, ma arriva al cuore con l’immediata intensità del quotidiano. È contemporanea ma disarmante nel suo nucleo atemporale. La poesia di Pierluigi Cappello, la cui opera è qui finalmente riunita, ha incantato i lettori più diversi, dal premio Pulitzer Jorie Graham – che ha confessato di essere rimasta stregata dall’incontro con i suoi libri e di volerli tradurre in inglese – a Jovanotti, che ne tweetta i versi per i fan. Tullio Avoledo è certo che “la poesia di Cappello parlerà di noi molto dopo che ce ne saremo andati” e Francesca Archibugi, autrice di un film sul poeta friulano, dice di lui che “ti risveglia e diventa un amico interiore”. Le sue parole ci svelano il nostro mondo, e leggerle è una rivelazione che scalfisce ogni certezza.” Con una prefazione di Francesca Archibugi

* * *

Questa libertà
“Ci sono parole senza corpo e parole con il corpo. Libertà è una parola senza corpo. Come anima. Come amore. Parenti dell’aria e quanto l’aria senza confini definiti, hanno bisogno di qualcuno che presti loro la sua carne, il suo sangue e i suoi limiti perché diventino concrete. In questo libro è raccontata la storia di come una libertà, la mia, sia germinata dai luoghi vissuti da bambino e poi abbia preso il volo dal mio incontro con la lettura. Così queste pagine, nei mesi, sono diventate un’ossessione, la scrittura mi ha torto il collo e ha costretto il mio sguardo nei luoghi felici dell’infanzia o a muovere i miei passi dentro dolori intensi che pensavo di avere rimosso. Mentre ero in ospedale, tanti anni fa, con lo sguardo ostruito dalle sponde di un letto, il dolore stava accucciato in attesa di un nuovo sforzo, pronto ad aggredire. E tuttavia, col tempo, il letto si è trasformato in un tappeto volante, un luogo in cui per un po’ ci si sottrae al mormorio del quotidiano e si vedono le cose da lontano e dall’alto. Da lassù gli anni scorrono via dalle nostre vene, si concede una tregua al corpo e il pensiero si libera del superfluo che ingombra la giornata. Ho concepito e scritto diverse poesie adagiato a letto. Non ci vuole molto: una matita, un taccuino e il mondo che si raduna intorno a te, e lascia i suoi segni sulla pagina da scrivere come baci sulla pelle di un’amata. Così possiamo darci alla sostanza tiepida dei sogni…” (Pierluigi Cappello)

* * *

Notizie su altri libri di Pierluigi Cappello sono disponibili qui

* * *

© Letteratitudine

LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio / LetteratitudineVideo

Seguici su Facebook e su Twitter

]]>
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/10/03/omaggio-a-pierluigi-cappello/feed/ 0