LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Teatro Kismet http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 STORIE (IN) SERIE n. 17 – Le eroine nelle serie TV http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/12/01/storie-in-serie-n-16-2/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/12/01/storie-in-serie-n-16-2/#comments Fri, 01 Dec 2017 15:38:51 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7677

Copertina Addicted FRONTEStorie (in) Serie # 17

(Qui, l’introduzione di Massimo Maugeri)

Il nuovo appuntamento dello spazio di Letteratitudine incentrato sulle Serie Tv è dedicato alla omonima manifestazione “Storie (in) Serie” (in corso di svolgimento al Teatro Kismet di Bari). Come di consueto, l’articolo è curato da Carlotta Susca, da pochi giorni in libreria con il volume “Addicted. Serie tv e dipendenze” (LiberAria)

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Le eroine nelle serie TV

di Carlotta Susca

Le protagoniste delle serie TV non hanno nulla da invidiare alla loro controparte maschile: in un momento storico in cui la parità di genere, benché lontana dall’essere effettiva in molti settori, è comunque un obiettivo scontato, le narrazioni audiovisive non solo ospitano donne protagoniste, ma sono anche in grado di conferire complessità ai personaggi femminili secondari.
Per il secondo appuntamento di Storie (in) Serie al Teatro Kismet di Bari, il focus è stato sulle eroine, ospite Ilaria Feole (redattrice di Film TV e autrice del saggio Wes Anderson: genitori, figli e altri animali, edito da Bietti). Come sempre la rassegna, multimediale sin dalla sua ideazione, alterna il commento alla proiezione di spezzoni tratti dalle serie TV: per introdurre l’appuntamento dedicato alle eroine, l’incipit è stato tratto da Game of Thrones, in particolare dall’episodio 4 della terza stagione in cui Daenerys Targaryen, madre dei draghi (e molto altro: i suoi epiteti sono lunghi ed elaborati), trae in inganno il suo interlocutore che la disprezza e ottiene un esercito in cambio della promessa – non mantenuta – di cedere il suo drago più grande («Un drago non è uno schiavo», si giustifica). Al comando «Dracarys», il figlio obbedisce alla madre incenerendo il suo avversario: seguono una battaglia e l’inquadratura dal basso di una vittoriosa stratega.

Dal kolossal fantasy tratto dall’universo di George R.R. Martin al parto della mente di David Lynch, di cui avevamo già parlato a proposito del potere delle immagini: Twin Peaks, tornato nel 2017 a ventisei anni dalla conclusione della seconda stagione, consegna allo spettatore il regalo di vedere finalmente Diane. Nelle prime due stagioni «Diane» era solo il nome a cui l’agente Cooper si rivolgeva registrando i suoi appunti riguardanti l’indagine sulla morte di Laura Palmer, la presenza di islandesi rumorosi al Great Northen Hotel, la bontà di caffè e torta di ciliegie. Con il revival del 2017, e annunciata dal commento dell’agente Rosenfeld (Miguel Ferrer, scomparso quest’anno) «So dove beve», Diane fa la sua straordinaria apparizione nel sesto episodio: inquadrata di spalle, Laura Dern, una delle muse di Lynch, si gira verso la telecamera. Il suo personaggio si rivela sboccato e coinvolto in una delle tante trame sulla moltiplicazione identitaria che costellano Twin Peaks, ma quell’apparizione, l’incarnazione di Diane, finalmente, condensa il personaggio in una figura reale, addirittura familiare e con un passato: quello dell’attrice in Inland Empire o in Wild At Heart (i cui riferimenti al Mago di Oz tornano nelle scarpe rosse di Diane).

Da questa eroina onirica si è passati alle rappresentazioni degli anni Ottanta, la nostalgica Stranger Things (con una protagonista bambina dotata di poteri sovrannaturali) e la patinata GLOW, in cui lo spettacolo delle donne wrestler intreccia rivendicazioni paritarie alla rappresentazione della Guerra Fredda sul ring (erano gli anni in cui Ronald Reagan tuonava contro «l’impero del Male»).

Eroine del quotidiano sono invece Diane Nguyen, la ghost writer di BoJack Horseman (qui la straordinaria sigla), che affronta il tema dell’aborto con un realismo degno di Raymond Carver, almeno nei contenuti (il disegno è invece improntato allo straniamento) e le protagoniste di Big Little Lies, fra cui Nicole Kidman, che rappresenta le violenze domestiche e i meccanismi psicologici di rimozione e negazione (perché nulla esiste davvero finché gli altri non se ne accorgono).

La distopia messa in scena in The Handmaid’s Tale, con lo sfruttamento della fertilità femminile in un patriarcato ottuso è tratta dall’omonimo romanzo di Margaret Atwood: i suoi personaggi femminili sono stati progressivamente abituati a subire violenze ma si riorganizzano – lentamente, con timore – per tentare almeno una rete di solidarietà. È la traccia di un’altra donna, incisa all’interno dell’armadio, a consegnare alla protagonista June (Elisabeth Moss, già in Mad Men) un motto: Nolite te bastardes carborundorum (“Non lasciare che i bastardi ti buttino giù”, in un latino maccheronico).

Eroine in cluster sono quelle di Sense8, la serie TV Netflix delle sorelle Wachowski e di J. Michael Straczynski: gli otto protagonisti hanno individualità definite da natura e cultura ma sono capaci di comprendersi coabitando nello stesso spazio mentale, per cui riescono a prestarsi abilità e pensieri.

Con l’elogio della connessione si è concluso l’appuntamento di Storie (in) Serie dedicato alle eroine. La rassegna a cura mia e di Michele Casella torna giovedì 7 dicembre al Teatro Kismet di Bari con Fabio Deotto (La Lettura – Il Corriere della Sera); l’appuntamento sarà a tema “Fantascienza: utopie, distopie, precognizioni”.
Qui l’evento su Facebook

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Sigle e video citati (e linkati) nell’articolo



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STORIE (IN) SERIE n. 16 – IL RACCONTO DEL POTERE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/11/15/storie-in-serie-n-16/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2017/11/15/storie-in-serie-n-16/#comments Wed, 15 Nov 2017 15:02:08 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7670

Copertina Addicted FRONTEStorie (in) Serie # 16

(Qui, l’introduzione di Massimo Maugeri)

Il nuovo appuntamento dello spazio di Letteratitudine incentrato sulle Serie Tv è dedicato alla omonima manifestazione “Storie (in) Serie” (in corso di svolgimento al Teatro Kismet di Bari). Come di consueto, l’articolo è curato da Carlotta Susca, da pochi giorni in libreria con il volume “Addicted. Serie tv e dipendenze” (LiberAria)

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Il racconto del potere. Presidenti, papi, investigatori, sognatori

di Carlotta Susca

Storie (in) Serie, oltre al nome di questa rubrica, è anche una manifestazione multimediale sulle serie TV giunta a Bari alla seconda edizione; quest’anno è ospitata dal Teatro Kismet, da sempre aperto alle sperimentazioni e alle contaminazioni di linguaggi.
Attraverso la proiezione di spezzoni di puntate e il commento degli ospiti, gli appuntamenti di Storie (in) Serie delineano dei percorsi tematici all’interno della smisurata offerta di narrazioni seriali; il primo appuntamento dell’edizione del 2017 ha visto come ospite (accanto a Michele Casella e alla sottoscritta, direttori artistici di questa edizione) Luca Pacilio, direttore della rivista di cinema on line Gli spietati e autore di Il videoclip nell’era di YouTube (Bietti 2014), un libro imprescindibile per chi si occupi di videoclip in Italia.

Esplorando la rappresentazione seriale del concetto di potere, è stato naturale partire dal potere politico come mostrato dall’interno della Casa Bianca in House of Cards, una serie TV di estrema attualità per la recente notizia della sua cancellazione dovuta al sex gate che ha coinvolto Kevin Spacey, protagonista nei panni di Frank Underwood, che nel corso delle prime stagioni attua ogni strategia per diventare presidente degli Stati Uniti e poi continua a lottare con mezzi perlopiù illeciti per mantenere quel potere.
«È un grande spreco di talento. Preferisce i soldi al potere. In questa città è un errore che commettono in molti. I soldi sono come ville di lusso che iniziano a cadere a pezzi dopo pochi anni; il potere è la solida costruzione in pietra che dura per secoli. Non riesco a rispettare chi non vede questa differenza» dice Frank Underwood nella seconda puntata (il “Capitolo 2″) di House of Cards, mettendo in chiaro quale sia la posta in gioco per lui. Già la sigla della serie (che ha anche una versione britannica ma che nasce dal romanzo omonimo di Michael Dobbs, ex capo di gabinetto di Margaret Thatcher) rappresenta perfettamente la solidità del potere che resiste allo scorrere del tempo: lo fa mostrando inquadrature di monumenti statunitensi in time lapse, in cui il brulichio della vita quotidiana e l’alternarsi di giorno e notte mostrano il tempo che scorre mentre i simboli del potere non ne sono intaccati. Se il rapporto di House of Cards con la realtà statunitense è filtrato da una narrazione ucronica (Frank Underwood risultava candidato alle presidenziali del 2016, ed esiste anche un sito della sua campagna elettorale), più penetrante è la satira messa in atto da South Park, che ha reso Mr Garrison un Presidente dalla faccia abbronzata e la capigliatura bionda: qui viene mostrato mentre riceve istruzioni militari e commenta con «Now I can do whatever the f*** I want, right?».

Una diversa rappresentazione del potere politico è quella messa in atto da Paolo Sorrentino in The Young Pope: le inquadrature sono centrate come quelle di House of Cards, a suggerire la stabilità del potere; il “papa giovane” impersonato da Jude Law sceglie però di costruire la propria immagine per negazione, puntando su una idea di cristianità oscurantista e sottraendosi al pubblico. Nella bellissima sigla della serie, Jude Law è inquadrato in modo da dare l’impressione che fluttui invece di camminare, una tecnica che Sorrentino avrebbe mutuato dai film di Spike Lee.

Dalla rappresentazione tematica del potere, durante Storie (in) Serie si è passati a un aspetto formale: il potere delle immagini nella terza stagione di Twin Peaks, che in particolare nell’ottava puntata proietta lo spettatore in un mondo in cui sono assenti la linearità e la logica narrativa. Le immagini dell’esplosione atomica del 16 luglio 1945 in New Mexico hanno una forza e un coraggio che difficilmente potrebbero prescindere dal genio di David Lynch, il sognatore di un mondo audiovisivo in cui è facile (e bello) perdersi.

Una diversa tipologia di potere esplorata nel primo appuntamento di Storie (in) Serie è quella legata alla parola e al suo valore curativo: in In Treatment, la serie TV che ha per protagonista David Byrne nella versione statunitense e Sergio Castellitto in quella italiana (qui un video promozionale in cui Castellitto interagisce con Frank Underwood), le inquadrature statiche sono a tutto vantaggio dei dialoghi, in cui l’analista passa dal lato del paziente ogni cinque puntate, dando modo di esplorare le due facce della psicoterapia. Non ha bisogno di parole per svelare una menzogna Cal Lightman, il protagonista di Lie to me impersonato da Tim Roth (qui l’incipit della serie), che, analizzando le “microespressioni” dei suoi interlocutori riesce a smascherare le loro menzogne. Con Mindhunter, una serie TV Netflix del 2017, il terzetto di protagonisti (due agenti dell’FBI e una accademica, qui il trailer) sono alle prese con la codifica dei comportamenti criminali grazie alle interviste ad assassini seriali che saranno loro a battezzare “serial killer” (dopo un primo tentativo con “sequence killer”). La storia di Minhunter trae spunto dalla figura di John E. Douglas, ex agente speciale dell’FBI, che ha contribuito alla profilazione dei criminali.

La carrellata sui poteri mentali e il primo appuntamento della seconda edizione di Storie (in) Serie si sono chiusi con uno sguardo al “palazzo mentale” di Sherlock Holmes come mostrato nella serie della BBC One Sherlock, di Mark Gatiss e Steven Moffat: un omaggio al più famoso investigatore di sempre la cui fama continua a diffondersi grazie agli adattamenti (anche quelli seriali).

Il secondo appuntamento di Storie (in) Serie si terrà a Bari al Teatro Kismet giovedì 23 novembre alle ore 21; sarà ospite della serata Ilaria Feole (Film TV) e si parlerà di EROINE: ancelle, bugiarde, segretarie, wrestler.

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Sigle e video citati (e linkati) nell’articolo

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