LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Valerio Mastandrea http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 VIVA LA LIBERTÀ di Roberto Andò http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/02/25/viva-la-liberta-di-roberto-ando/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/02/25/viva-la-liberta-di-roberto-ando/#comments Mon, 25 Feb 2013 15:35:30 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=5008 VIVA LA LIBERTÀ
di Roberto Andò

con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Michela Cescon, Valeria Bruni Tedeschi, Anna Bonaiuto

Recensione di Ornella Sgroi

«Essere o non essere, questo è il problema. È meglio esserci come se fossimo già spariti o sparire del tutto per tornare a essere?». Una domanda che, innescata sull’eterno dubbio amletico, farebbero bene a porsi i politici italiani. Di ogni partito e colore.
Nell’attesa di una loro presa di coscienza, che purtroppo nella realtà tarda ad arrivare, ci ha pensato Roberto Andò a fare di quell’interrogativo la scintilla e insieme la sintesi del suo ultimo film, “Viva la libertà”, tratto dal romanzo “Il trono vuoto” (Bompiani) che è valso al regista siciliano il premio Campiello Opera Prima 2012. Nuova linfa per il genere del cinema politico italiano, reinventato in chiave di favola filosofica che tocca da vicino la realtà dei fatti e le speranze dei cittadini. Con acuta leggerezza. E con sorprendente originalità di pensiero.
Mettendo da parte i toni accusatori, rancorosi o rassegnati dei film più critici nei confronti dei partiti di maggioranza che hanno governato nella storia più recente, “Viva la libertà” affronta infatti il tema politico in una chiave nuova, puntando sulla capacità della gente di ritrovare lo slancio verso un cambiamento possibile e invitando l’opposizione a fare autocritica sulla propria latitanza, per non avere esercitato quel ruolo attivo che avrebbe dovuto assumere. Roberto Andò immagina, dunque, che il “trono vuoto” sia quello del leader del più importante partito di sinistra (Toni Servillo), sparito nel nulla dopo aver appreso che l’indice di gradimento dei propri elettori è sceso sotto il 17 %. Rifugiatosi a Parigi da una vecchia fiamma (Valeria Bruni Tedeschi), Enrico Oliveri lascia così in gravi ambasce il partito, la moglie (Michela Cescon) e soprattutto il suo più fedele collaboratore (Valerio Mastandrea), costretto a ripiegare sul fratello gemello dell’onorevole, appena dimesso da un ospedale psichiatrico e con un trascorso da filosofo. Ma sarà proprio la sana follia, schietta e poetica, dell’impostore a riconquistare la fiducia dell’elettorato, sollecitato a colpi di Brecht a fare i conti con la propria coscienza, unica alleata possibile per conquistare un vero cambiamento.
In questo viaggio incrociato nell’esistenza di due fratelli, identici nell’aspetto ma non nella personalità, Roberto Andò segue con eleganza e garbo l’evoluzione psicologica dei due personaggi opposti, affidandosi ad un attore come Toni Servillo che riesce a misurare ogni singola sfumatura dei suoi due ruoli (sottolineati anche dai temi musicali di Marco Betta) calibrando la sua, altre volte straripante, forza espressiva. Con una visione d’insieme che, strada facendo, gli permette di ricongiungere i tratti caratteriali dei due gemelli in un personaggio unico e complesso. Impossibile da identificare, almeno sul finale, con l’uno piuttosto che con l’altro. Persino per il fedele segretario interpretato da Valerio Mastandrea, che si conferma – se mai ce ne fosse stato bisogno – uno degli attori italiani più interessanti e capaci del nostro panorama cinematografico.
Tra metafore e scene memorabili – come l’incontro nella sala dei mappamondi tra il Presidente della Repubblica e il finto onorevole, in cui Servillo recita la fatidica domanda amletica, o il tango ballato a piedi nudi con la Cancelliera tedesca – “Viva la libertà” scorre leggero e potente allo stesso tempo. Grazie anche ad una regia delicata che serve gli attori, un cast splendido diviso tra pubblico e privato, mentre aleggia lo spirito e il desiderio di un nuovo corso affidato più all’essenza della cultura che alla cultura dell’apparenza.

* * *

[La puntata radiofonica di Letteratitudine in Fm con Roberto Andò... su "Il trono vuoto"]

Leggi l’introduzione di Massimo Maugeri

Il trailer del film

© Letteratitudine

LetteratitudineBlogLetteratitudineNewsLetteratitudineRadioLetteratitudineVideo

]]>
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/02/25/viva-la-liberta-di-roberto-ando/feed/ 0
IL COMANDANTE E LA CICOGNA di Silvio Soldini http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/10/24/il-comandante-e-la-cicogna-di-silvio-soldini/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/10/24/il-comandante-e-la-cicogna-di-silvio-soldini/#comments Wed, 24 Oct 2012 16:18:37 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=4532 IL COMANDANTE E LA CICOGNA di Silvio Soldini

con Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Luca Zingaretti, Claudia Gerini, Maria Paiato, Luca Dirodi e Serena Pinto

Recensione di Ornella Sgroi

Cosa penserebbero oggi di noi i condottieri, navigatori, poeti e filosofi che hanno reso grande l’Italia?
Giuseppe Garibaldi o Leonardo Da Vinci, per esempio. O il sempre romantico Giacomo Leopardi.
Niente di buono, probabilmente. Come capita alle loro statue di bronzo o marmo che decorano piazze e giardini pubblici e che dall’alto della loro visuale osservano come siamo diventati.
Se queste statue potessero parlare, magari con la voce di Pierfrancesco Favino o di Neri Marcorè, ne avrebbero di considerazioni da fare. Considerazioni dalle quali prende spunto il nuovo film di Silvio Soldini, Il comandante e la cicogna, per raccontare l’Italia di oggi da due diverse prospettive: quella di chi vive il presente, tra mille difficoltà, e quella di chi dal passato lo osserva, con mille perplessità.
Sotto gli occhi di Garibaldi, Leonardo, Leopardi e di un cavaliere Cazzaniga che ricorda tanto Berlusconi, si scontrano e incontrano le vite di Leo (Valerio Mastandrea), idraulico vedovo alle prese con i problemi dei due figli adolescenti Elia e Maddalena, e di Diana (Alba Rohrwacher), artista squattrinata e sognatrice alle prese con un padrone di casa eccentrico, Amanzio (Giuseppe Battiston), e un datore di lavoro truffaldino (Luca Zingaretti). Insieme a loro c’è pure Agostina, una cicogna che sorvola tetti e strade di un’Italia alla deriva, tanto da spingerla ad andare a cercare in Svizzera una maggiore civiltà.
Scritto con grande creatività da Soldini e la sua storica sceneggiatrice, Doriana Leondeff, e affidato ad un carosello variopinto di strani personaggi, in un’atmosfera che ricorda tanto Pane e tulipani (2002) e Agata e la tempesta (2004) ma con uno sguardo più attento al (mal)costume sociale, Il comandante e la cicogna è un film pieno di idee e magia. Una favola poetica che parla dell’oggi con leggerezza e acume, mettendo insieme i toni della commedia surreale e romantica, la vivacità dei vecchi cartoni animati e la sorpresa dei libri pop up. Ma senza mai perdere il contatto con la realtà, grazie soprattutto al modo in cui il regista riesce a raccontare i suoi personaggi, e cioè mostrando allo spettatore il loro modo di guardare il mondo assumendo direttamente il loro punto di osservazione.
È così che nessuno, né l’idraulico Mastandrea con il sopracciglio imbiancato da un forte shock, né l’artista Rohrwacher che decora l’ingessatura del proprio naso rotto, né il bonificatore urbano Battiston che parla per citazioni svolgendo opera di sensibilizzazione alla bellezza, né l’avvocato Zingaretti che tutela gli imbroglioni e inguaia gli onesti, degenerano mai nella macchietta fine a se stessa. Ricomponendo un quadro armonico in cui persino un gruppo di statue parlanti ed un ragazzino che dialoga con una cicogna risultano a loro modo credibili. E inguaribilmente adorabili.
Merito di un cast indovinato, che trasforma la stravaganza in normalità, e di un regista che sa dirigere magistralmente i suoi attori, che abbiano due gambe, due ali o una testa di bronzo. Un regista, Soldini, che con la macchina da presa riesce persino a fare recitare le sue statue come fosse la cosa più naturale del loro essere immobili, senza fare ricorso agli effetti speciali (tranne in un’ultima scena) e giocando solo con le inquadrature e il montaggio. Che danzano sulle note orchestrate dalla Banda Osiris, seguendo in un unico grande valzer il battito del film.

* * *

Leggi l’introduzione di Massimo Maugeri

Il trailer del film

* * *

[Cliccare sui link, per seguire LetteratitudineNews e LetteratitudineRadio]

]]>
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/10/24/il-comandante-e-la-cicogna-di-silvio-soldini/feed/ 0