Acqueforti di Buenos Aires

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Roberto Arlt

Traduzione: Marino Magliani, Alberto Prunetti

Anno di pubblicazione: 2014

ISBN: 9788861101098

Pagine: 290

 

Descrizione

Scritte nel 1933 le Acqueforti di Buenos Aires raccolgono immagini e percezioni della metamorfosi della capitale argentina in metropoli moderna. Arlt richiama nel titolo la stupefacente esattezza e la portata narrativa delle piccole acqueforti in voga nel Seicento, a opera di grandi pittori come Rembrandt: il linguaggio asciutto e il registro essenziale rendono alla narrazione la stessa sottile stilizzazione e l’attenzione ai particolari. Borseggiatori, mendicanti, oscure presenze e gente comune formano un affresco a tinte forti in cui Arlt mette in dubbio la necessità e le modalità della modernizzazione: l’arrivo della corrente elettrica, il telefono, gli edifici nuovi che non riconoscono più a quelli vecchi alcuna funzione pratica né decorativa, ridotti a ruderi di un passato che si rifiuta di essere cancellato, ma che pare non voler prendere parte alla costruzione del futuro. Con accenti talvolta grotteschi Arlt applica lo “sguardo dell’outsider”; lucido, addolorato e ironico insieme, osserva il corpo stesso della città, che si fa essere pulsante, e nella sua trasformazione inghiotte e sputa parti di materia che lo circondano e che ne costituiscono l’essenza più vera. Sofferenze, ottimismo, ricchezza e povertà, i profondi mutamenti dell’inizio del secolo, echi della cultura europea. La “vita dello spirito” di una popolazione cittadina che sente il terreno franare sotto i piedi e si aggrappa a una spensierata serietà che talvolta rischia di rendere la vita meno luminosa di come potrebbe essere, ma ancor più interessante da raccontare, perché quello che conta per lo scrittore è «stare nell’anima di tutti, assieme a tutti. Da qui la grande allegria: sapere di non essere solo».

Ci sono molti modi per stabilire l’eccellenza di uno scrittore. Uno di questi è riconoscere la sua influenza su chi è venuto dopo[…] In Argentina, da quasi cinquant’anni, non c’è nessuno che non sia debitore ad Arlt di qualcosa.

Abelardo Castillo

L’opera di Arlt è ormai riconosciuta come fondamentale per il modernismo argentino.

Publishers Weekly

Roberto Arlt

Roberto Arlt

Nasce a Buenos Aires nell’aprile del 1900, da una famiglia di origini prussiane. Scrittore, drammaturgo e giornalista, ha avuto una...

Alberto Prunetti

Alberto Prunetti

Alberto Prunetti (Piombino 1973) è traduttore e scrittore. Tra gli argentini, ha tradotto l’opera di Osvaldo Bayer, Roberto Arlt e...

Hanno scritto

Ho un libro in testa

Patrizio Zurru: uno tira l’Arlt

Eppure, a volte, da dietro il bancone guardo la vita come se fossi fuori, sudato e boccheggiante per l’afa, e mi invito a entrare in libreria, dopo aver poggiato le mani sul vetro, affascinato dalle copertine dei libri. […] E vedo che uno di questi libri l’ha pubblicato Del Vecchio Editore, Acqueforti di Buenos Aires, e inizio a leggerlo.

La biblioteca di Babele

Acqueforti di Buenos Aires

Nel mio percorso universitario, almeno in quello della specialistica, ho deciso di affrontare lo studio della letteratura ispanoamericana perché avevo voglia di “cambiare aria” e scoprire cose nuove, e in quel periodo sono entrata in contatto con un mondo particolarissimo, di cui faceva parte lo scrittore Roberto Arlt (1900-1942), autore di diversi romanzi come El juguete rabioso o Los lanzallamas. Ma Arlt non nasce come scrittore o drammaturgo (ha scritto anche delle pièce teatrali), bensì come giornalista specialmente per El mundo, quotidiano di Buenos Aires.

Nazione Indiana

Monologo dello scapolone

Mi guardo il pollice del piede e godo. Godo perché nessuno mi infastidisce. Come una tartaruga, al mattino, tiro fuori la testa da sotto il guscio di coperte, e muovendo il pollice del piede, compiaciuto, mi dico: “Nessuno mi disturba, vivo solo, tranquillo e grasso come un arciprete ingordo”.

il Venerdì di Repubblica

L’Italia riscopre il genio porteño

Ritroviamo i bassifondi popolati di criminali, falliti, impostori e sognatori che già conosciamo bene. Ritroviamo l’idea dell’evento straordinario che può cambiare la vita, presente ovunque in Arlt e decisamente biografica.

Corriere della Sera

Roberto Arlt: una settimana intorno al grande argentino

Se lo conosci non lo eviterai più, verrebbe da dire. Stiamo parlando di Roberto Arlt (1900-1942 ), scrittore che in Argentina è un dio delle patrie lettere-con Borges, Cortazar, Femandez, Puig, Soriano … – ma da noi non è tanto letto.

Alias

Arlt, il gergo del furore

Ruvido, sarcastico, curioso, trasformava i suoi lunghi vagabondaggi
per Buenos Aires in istantanee del paesaggio urbano, in ritratti
ironici dei difetti cittadini, in visioni del futuro, in minimima succosi
excursus filologici sulle radici del lunfardo – derivato in buona
parte dai dialetti italiani – in rapide incursioni nel mondo dell’arte
e delle lettere, in una satira aggressiva dell’ipocrisia e del culto collettivo per l’apparenza, e soprattutto nella denuncia della corruzione politica e dei problemi di una metropoli in turbolento sviluppo, conferendo alle Acqueforti una dimensione politica più o meno esplicita.

Senzaudio

Acqueforti di Buenos Aires

Una macchina da scrivere così non s’è mai vista, direte voi. Già, una macchina da scrivere così non serve, chi la usa? Lo scrittore non la può usare, che fa? Amplifica i rumori? Ingigantisce quel costante calpestio di tasti? No, lettore, quella macchina da scrivere che vedi serve ad altro scopo e serve ad uno scrittore ben preciso. Serve a Roberto Arlt per catturare le voci della città e metterle su carta.

Il Quotidiano della Basilicata

Alla Libreria dell’Arco si legge giocando con il maestro argentino

Se non giochi, non leggi. La Libreria dell’Arco ha ospitato l’iniziativa nazionale “ArltAttack! Piombo e colori a Buenos Aires”, organizzata da Sur e Del Vecchio Editore, che, in occasione dell’uscita contemporanea di due opere del maestro della narrativa argentina Roberto Arlt, “Acqueforti di Buenos Aires” (Del Vecchio) e “Scrittore fallito” (Sur), si sono unite per approfondire tramite alcune librerie indipendenti italiane il genio e “pionere della letteratura moderna argentina”.

SuccedeOggi

Un prussiano a Baires

È raro ricorrere all’aggettivo “eccezionale” parlando di uno scrittore. Faccio una doverosa eccezione segnalando la raccolta di racconti dell’argentino Roberto Artl ( 1900-1942), intitolata Acqueforti di Buenos Aires appena pubblicata da Del Vecchio Editore.

L’Unione sarda

Buenos Aires e altre narrazioni

L’Argentina di Roberto Arlt è il suggerimento in arrivo da Patrizio Zurru e Maurizio Carta, librai dell’Officina dei libri, in via Tola 2 a Cagliari, che hanno scelto le “Acqueforti di Buenos Aires” di Arlt, Del Vecchio Editore.

TTL – La Stampa

Acqueforti di Buenos Aires

Scriveva bellissime «acqueforti» per i giornali in meno di 25 minuti, altrimenti il direttore s’infuriava perché era sempre in ritardo. Poi si
gettava di nuovo nelle strade a respirare l’anima della città.

Il Sole 24 Ore

Il fallito amato da Cortazar

Voleva raccontare storie che ti tengono inchiodato, punto e basta.
Letteratura, d’accordo, ma come chiacchiere al bar, tra buoni amici. Che tanto andava a finire sempre così: «Poi, ruttando le acciughe che accompagnano il vermut. dalla vetrata del caffè accarezzeremo
con gli occhi l polpacci dei passanti, e siccome non saranno le nostre sorelle o le nostre mogli, con la filosofia da quattro soldi dei borghesi soddisfatti del loro abbrutimento diremo che
le donne sono tutte puttane». Arlt allo stato puro: meraviglioso.

Flaneri

“Acqueforti di Buenos Aires” di Roberto Arlt

Grazie a questo libro, il lettore italiano potrà venire a conoscenza dell’estesa regione giornalistica che contraddistingue l’eclettica produzione del nostro portegno, della sua vena tagliente, graffiante e abrasiva, come si direbbe utilizzando un infausto linguaggio da rotocalco per sale d’aspetto per il quale chiediamo immediatamente indulgenza.

Internazionale

La rivincita di Arlt

Questi romanzi, racconti e scritti giornalistici (le appassionanti “acqueforti portegne”) ci aiutano a capire meglio uno scrittore sregolato, bizzarro, famelico, anarchico e pre-peronista, osservatore appassionato della realtà più ovvia e di quella più nascosta di una metropoli fatta di immigrati di opposte culture obbligati a convivere, scopritore di storie che sembrano improbabili perché troppo vere, di personaggi di minimi visionari e di frustrati con smania di vendetta, di umiliati e offesi, di lumpen e piccolissimo borghesi (la sua matrice era dostoevskiana, ma con molta considerazione per il feuilleton ottocentesco, per Sue).

Il Mattino

Buenos Aires, il catalogo di vita e arte è questo

Prima ancora di essere uno scrittore Arlt è un antropologo, e prima ancora è un poeta, uno di quelli che lavorano col tempo perduto, con i giorni normali, che non hanno bisogno di grandi eventi, gli basta il tedio di un pomeriggio, una passeggiata o una lettera per decifrare la lingua degli argentini, la loro anima, il loro carattere.

Scrivo.me

Una città che ha prodotto una letteratura sublime e un orrore indicibile.

Gru abbandonate nell’isola di Maciel è solo uno dei tanti ritratti contenuti in Acqueforti di Buenos Aires, descrizioni raffinate ed elaborate di una città che di lì a pochissimo, con l’avvento di Perón, avrebbe nuovamente cambiato volto e stile di vita.

BlowUp

Un genio che fa paura

Le Acqueforti di Buenos Aires demoliscono miti e certezze della società argentina, non risparmiando i libri e la scrittura. Scrivere, nonostante il parere dei letterati “con il cravattino e tutto il resto”, è un mestiere.

Carmilla

Acqueforti di Buenos Aires

Le Acqueforti spaziano in molte direzioni, campionano dialoghi, descrivono luoghi che stanno scomparendo, divorati dalla città che si espande, spesso con uno stile che sembra ricalcare la tecnologia, come in Gru abbandonate nell’isola di Maciel, un incisivo ritratto di archeologia industriale: “Guardando ovunque, attorno alle venti gru, infilate come condannati a morte, non si nota altra realtà che quella della paralizzazione della vita”. Usa diversi registri, mette in poesia la mitopoiesi del suo tempo, analizza filologicamente il lunfardo, lo slang di Buenos Aires derivato da una contaminazione dello spagnolo coi dialetti italiani.

Il Reportage

Un occhio vigile sulla vechhia Baires

La Buenos Aires degli anni Trenta vi si dispiega a metà tra la veduta, per compiutezza della descrizione sociale, e il capriccio, per l’innesto del dettagli’ogrottesco nell’analisi dei tipi psicologici. Così, Arlt lamenta la scomparsa dei mulini a vento dal nativo quartiere di Flores, mentre il selciato invade le strade come una promessa di progresso, e solo Calle Corrientes mantiene ancora i intatto lo “spirito” portegno coi suoi caffè e orchestre e voci femminili, che intonano il tango per i nostalgici e i neghittosi.

Rivista!unaspecie

Acqueforti di Buenos Aires

Acqueforti di Buenos Aires, del cronista e narratore Roberto Arlt, uno che nel suo cognome ha ben tre consonanti le quali prese nel loro insieme rendono la pronuncia un’ardua sfida per tutti i rutilanti e i portatori sani di erre moscia, è forse uno degli esempi migliori di ciò che già agli albori del XIX secolo, con canoni e contrappunti differenti, Johann Wolfgang von Goethe arguiva ne Italienische Reise, Il Viaggio in Italia, quando parlava di «estetica ed etica della scoperta».

Il Giornale

Arlt, l’anarchico che mise ko salotti letterari e conformisti

Arlt compone pezzi, in verità più letterari che giornalistici. Celebri i suoi ritratti dei bassifondi di Buenos Aires. affollati di prostitute, delinquenti, mendicanti, reietti che si muovono nella miseria più nera, facendo i conti con il bruciante demone della follia. Ritratti e bozzetti raccolti successivamente in volume e pubblicati da poco in ltalia da Del Vecchio Editore con il titolo Acqueforti di Buenos Aires, per la traduzione di Marino Magliani e Alberto Prunetti.

DoppioZero

Roberto Arlt, figlio e padre di Buenos Aires

«Tutti i giorni, alle cinque del pomeriggio, m’imbatto in ragazze che vengono a prendere il cucito. Magre, afflosciate, sofferenti. La polvere di riso, usata come cipria, non basta a coprire il collo dove si scoprono i tendini, e tutte camminano col corpo piegato su un lato, per l’abitudine di portare sempre il pacco con l’altro braccio. E i pacchi sono grossi, pesanti: danno la sensazione di contenere piombo, stancano la mano nello sforzo. Non si tratta di sentimentalismo da quattro soldi. No. Ma più di una volta mi sono messo a pensare a queste vite così, quasi interamente dedicate al lavoro» (“La ragazza del pacco”, in Acqueforti di Buenos Aires, tr. it. di Marino Magliani e Alberto Prunetti, Del Vecchio 2014, p. 76).

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