Impronte

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18,00

Hasan Ali Toptaş

Traduzione: Giulia Ansaldo

Anno di pubblicazione: 2015

ISBN: 9788861101432

Pagine: 397

Formato digitale: €8,99

Disponibile su: Bookrepublic, IBS, Kindle store, Kobo store

 

Descrizione

Ziya sale in ascensore. Ha in mano le chiavi del suo appartamento, pronto a riconsegnarle perché ha deciso di allontanarsi dalla frenesia ripetitiva della città, di andar via dall’enorme centro urbano in cui trascorre le sue giornate, segnato dal terribile momento in cui un attacco terroristico gli ha portato via moglie e figlio. L’angoscia esistenziale non gli lascia tregua. Sono passati trenta lunghi anni dal servizio militare, ma solo ora ha deciso di accettare l’offerta del suo vecchio commilitone Kenan, che all’epoca gli aveva descritto con nostalgia e incanto il villaggio in cui era cresciuto e aveva vissuto. Dopo gli anni della leva, Kenan vi si è ristabilito, ed è lì che è pronto ad accogliere Ziya. Gli ha preparato con grande cura e dedizione una piccola casa e un giardino. Ma, una volta arrivato nel villaggio, a Ziya sembra che la pace a cui anela non sia neanche laggiù: e allora si fa strada tra le ragnatele della memoria, per tornare al tempo in cui lui e Kenan hanno difeso il pericoloso confine turco–siriano, ai soprusi perpetrati dagli ufficiali, ai compagni filosofi uccisi negli scontri con i contrabbandieri, alla miseria del Sud–Est, alla ricerca del motivo per cui il suo vecchio amico si senta così stranamente in debito con lui. In un universo in cui suoni e colori si fondono, in cui odori e forme comunicano, Hasan Ali Toptas¸ sfuma magistralmente i confini tra sogno e realtà, verità e creazione poetica, sensazioni e memoria, passato e presente. In una lingua elegante e suggestiva prende forma un romanzo avvolgente, duro, commovente e disincantato al tempo stesso.

La letteratura turca ha incontrato uno scrittore straordinario. Hasan Ali Toptaş lascerà il suo segno nel futuro della letteratura mondiale.

The Indipendent

Il nuovo nome di Kafka è Hasan.

Frankfurter Allgemeine

Hasan Ali Toptaş è un maestro del linguaggio e della trama. Senza dubbio uno dei più grandi romanzieri in lingua turca, e questo è il motivo per cui Impronte è una tale gioia da leggere. Un romanzo indimenticabile, forte, bello e pieno di vita.

Akşam

Hasan Ali Toptaş

Hasan Ali Toptaş

Uno dei più grandi scrittori turchi viventi, una delle pietre miliari della letteratura turca degli ultimi 25 anni. Nato nel...

Giulia Ansaldo

Giulia Ansaldo

Laureata in scienze antropologiche a Bologna, dopo un soggiorno di un anno in  Turchia ha studiato lingua e letteratura turca...

Hanno scritto

il Mattino

Toptas e le «Impronte» del Kafka turco

Definito il Kafka turco, Hasan Ali Toptas è stato tradotto in vari paesi d’Europa. Impronte, che è il suo decimo romanzo, è però il primo ad essere stato tradotto in italiano. È la storia di un’amicizia trentennale fra due ex soldati, Ziya e Kenan, che hanno combattuto sul fronte siriano-turco.

La libreria immaginaria

Impronte

Con il suo stile disilluso e sognante, Hasan Ali Topta? riesce a delineare perfettamente il dolore e il sentimento di frattura presenti nell’animo umano, usando un linguaggio particolare e unico che impariamo immediatamente ad amare. Mettendo in discussione la possibilità della pace, della realizzazione del desiderio più importante per un uomo, Topta? ci regala un romanzo che è testimonianza ma soprattutto stimolo alla riflessione e al dubbio. “Ai margini, all’angolo di ogni convinzione ci deve essere sempre una certa dose di dubbio cosicché la convinzione, facendo manovra all’interno di se stessa, possa definire la propria esistenza. Altrimenti che altro valore resterebbe?”

Avvenire

Turchia inquieta

Ziya ha un conto aperto con la morte. Con la propria, alla quale è scampato almeno un paio di volte. E con quella degli altlri. Con quella, per la precisione, che lui stesso ha provocato. A tormentarlo, nel momento in cui si appresta a lasciare il suo appanamento di lstanbul, non è solo la perdita della moglie, rimasta vittima di un attentato terroristico dal quale lui, Ziya, è uscito con il volto segnato di cicatrici. Ma la ferita più profonda, che torna a pulsare tra la veglia e il sonno, se l’è provocata da solo, quand’era bambino, uccidendo un uccellino il cui fantasma non ha mai smesso di visitarlo. Perché se anche un uomo buono (o, meglio. un uomo che si sforza di essere buono) può essere responsabile di un crimine, non importa quanto minuscolo, allora una minaccia incombe davvero sul mondo. Se nessuno è innocente, tutti siamo in qualche misura colpevoli.

Panorama

Impronte

Plasmata nella materia di cui sono fatti i sogni, la scrittura di Topta? squarcia però a intermittenza l’opaco velo esistenziale lasciando campo libero alle poderose visioni di una terra sterminata e bruciata dal sole, agli strepiti del melograno svolazzanti nell’aria, ai fruscii di erbe secche colati dentro il silenzio, agli echi di hoop sibilanti fra le trincee, alle sagome minacciose dei monti, alle cose segrete di cui parlano gli evviva degli sposi.

Kultural

Impronte di un romanzo imperdibile

La tenerezza è un’immagine da fabbricare nei momenti d’ozio, un’arte divinatoria in grado di predire ogni sorta di caduta e dipendenza. E la parola ha il potere di chi sa incantare anche il tempo, disporne come meglio crede, e intanto presente e passato si confondono, tornano in mente i giorni di festa, gli odori di casa, il tepore di una madre, la forza di una natura che soffia e danza in forma di uragano.

Il fatto quotidiano

Tra il sogno e la realtà dell’immaginario turco

La trama di Impronte, di Hasan Ali Topta? (traduzione di Giulia Ansaldo, pubblicato in Italia da Del Vecchio Editore) è asciutta e semplice, quello che colpisce del romanzo è il suo linguaggio. Passando continuamente dal reale all’onirico, dal presente al passato, da tratteggi lirici a ruvide descrizioni della vita militare, lo scrittore turco crea una storia avvincente, gustosa da leggere proprio grazie alla sua composizione linguistica, che a tratti ricorda un realismo magico anatolico, e malinconico, com’è la parola intraducibile gumusservi, termine poetico utilizzato per descrivere il riflesso della luna sull’acqua.

Sul romanzo

Impronte

In Impronte Hasan Ali Toptas alleggerisce i confini tra ciò che viene vissuto dai personaggi nel presente e un passato che prende la forma di una visione onirica. Ma anche quelli che sembrano sogni sono i ricordi che la memoria non ha perso definitivamente e che pretendono di ritornare attraverso metafore e sensazioni vive.

Lankelot

Impronte

Impronte è un libro di rara bellezza, mostra una scrittura vivissima, una lingua magica capace di far compiere traiettorie impreviste al filo dell’attenzione. Lungo una trama leggera, ma non banale, Topta? sviluppa il ventaglio del suo estro letterario, della sua sensibilità accesa, della sua preziosissima compostezza e misura stilistica.

Alias

Turchia, docunento ancestrale con ferite

Lo stile raffinatissimo, sospeso tra sogno e realtà, tra descrizione del mondo ed evocazione di silenzi meta fisici che irrompono con violenza distruttiva nella vita, ricorda il Juan Rulfo di Pedro Páramo. La Turchia raccontata da Toptas sembra popolata di fantasmi e di ricordi ancestrali.

Dolores a Macondo

Impronte

Sette capitoli dai titoli evocativi – Chiave, Sogno, Quiete, Yaziköy, Frontiera, Riconoscenza, Male – per raccontare una Turchia rurale attraverso un linguaggio elegante, poetico e visionario ma anche i drammi della nostra epoca. Drammi che sono simboleggiati da impronte tracciate lungo il pericoloso confine turco-siriano. Il protagonista del romanzo Impronte di Hasan Ali Topta? (Del Vecchio Editore) si chiama Ziya e ha perso trent’anni prima la moglie incinta in un attacco terroristico. Non riesce a trovare conforto perché il dolore ed un rimorso antico si agitano in lui e li sente “come un uccello piccolo e caldo che si muove lentamente all’interno della sua cassa toracica” . Abbiamo intervistato la traduttrice italiana di questo libro, Giulia Ansaldo, autrice a sua volta di un cameo in fondo al romanzo intitolato La scatola nera del traduttore.

Pagina99

Non di solo Pamuk vive la Turchia

Un altro autore mostra di saper gestire la visione caleidoscopica della Turchia: si chiama Hasan Ali Toptas e il suo ultimo romanzo è “Impronte”, molto ben tradotto da Giulia Ansaldo. Anche qui protagonista è l’aspetto frattale della Turchia, micromondi che ne richiamano altri più vasti: i contrabbandieri al confine siriano, le azioni folli e criminali dei militari turchi, i colori dei villaggi curdi, l’affascinante vicenda della prostituta palazzinara nell’espansione del cemento di Istanbul.

Satisfiction

Impronte

La voce che Toptas concede a Ziya è ancestrale, lontanissima, sembra raccontare un’epoca mai esistita, una terra in cui passato e presente si sono stratificati in colori arsi, odori speziati e piccoli rituali che raccontano tradizioni e usanze. La parola ha in queste pagine il potere di piegare anche il tempo, di infondere, con un soffio, l’anima a ciò che è già morto, di restituire dignità e meraviglia alle piccole cose. Nelle pagine di Impronte non esiste una sola verità, non esistono vittime o carnefici, ma un segno che si nasconde nei sogni e li rende più reali della vita stessa, una parola, un urlo, un’impronta, che sta lì a ricordarci quanto noi apparteniamo alla storia e quanto la storia non appartiene a noi.

Reportage

Impronte

Il primo romanzo tradotto in Italia del grande scrittore turco Hasan Ali
Toptas, Impronte, ha la struttura stilistica e il respiro dei grandi romanzi della tradizione ottocentesca. È l’universo del signor Ziya, la fessura attraverso la quale il lettore fa il suo ingresso nella Storia. Una tessitura letteraria che annoda i ricordi al presente, in un canto ininterrotto sul destino di un uomo e di un’umanità.

Mangialibri

Impronte

Impronte è un libro che ti entra dentro poco a poco e si piazza lì, ben intenzionato a non andarsene. Ziya è un uomo che ha perso moglie e figlio in un modo atroce e beffardo, e cerca riparo dai fantasmi del passato rifugiandosi nel bucolico villaggio del suo ex commilitone Kenan. Passato e presente si fondono in lui come una sorta di gas lacrimogeno: confondendolo, facendogli perdere l’orientamento, spingendolo alla deriva. A un certo punto non si capisce più se Ziya stia sognando o se quello che gli succede è la realtà. Anche lo stile è onirico, quasi un flusso di coscienza: pochi, pochissimi punti a capo; dialoghi – o meglio monologhi ? che durano pagine e pagine; parole ricercate con una cura quasi maniacale; frasi lavorate a lungo e fin nei minimi dettagli.

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