Novembre 14, 2024

392 thoughts on “E SE FOSSE POSSIBILE CAMBIARE LA STORIA? 22/11/’63 DI STEPHEN KING

  1. Prima considerazione.
    Come sempre Stephen King non si pone problemi di lunghezza. Mi ricordo che tempo fa, nell’ambito di un’intervista, lo stesso King aveva dichiarato che molti dei suoi detrattori puntano il dito sulla sua presunta “prolissità”.
    Ma King, evidentemente, non si scoraggia. Questo nuovo romanzo conta la bellezza di 767 pagine.
    Complimenti a Wu Ming 1. Il lavoro di traduzione dev’essere stato molto impegnativo (anche per la mole di parole con cui confrontarsi).

  2. Seconda considerazione.
    Per molti dei critici che si sono già espressi su “22/11/’63”, nonostante il considerevole numero di pagine, il romanzo fila e scorre veloce.
    Naturalmente ci sono opinioni discordanti.
    Avremo modo di conoscerle nel corso della discussione.

  3. Torniamo al post.
    Come ho già scritto, con questo nuovo libro King si confronta con una delle idee più classiche della “letteratura di fantascienza”, riproposta più volte da tanti autori e ripresa spessissimo anche dal cinema: viaggiare indietro nel tempo (con tutto ciò che ne consegue). Ma si confronta pure con uno degli assassinii più celebri e sconvolgenti dell’intero Novecento (e non solo, direi, per gli Stati Uniti d’America): l’uccisione del Presidente John Kennedy (evento, anche questo, trattato innumerevoli volte in saggi, romanzi e film). Inoltre, il pretesto narrativo offre all’autore la possibilità di raccontare l’America di fine anni ‘50.

  4. Vi ripropongo la scheda del libro:
    Jake Epping è un tranquillo professore di Lisbon Falls, Maine, e il suo posto preferito per fare quattro chiacchiere è la tavola calda di Al. Che ha un segreto: la dispensa in realtà è un passaggio temporale, e conduce al 1958.
    Per Jake è una rivelazione sconvolgente, eppure l’incredulità non gli impedisce di farsi coinvolgere nella missione che ossessiona il suo amico da tempo.
    “Se mai hai voluto cambiare veramente le cose, Jake, questa è la tua occasione: ferma Oswald quel 22 novembre 1963. Salverai Kennedy. Salverai suo fratello Bob, e Martin Luther King; bloccherai le rivolte razziali. E forse eviterai anche la guerra in Vietnam. Basta che passi per la “buca del coniglio”, sul retro della tavola calda. Non importa quante volte l’attraversi: uscirai sempre sul piazzale di una fabbrica tessile di Lisbon Falls, ore 11.58 del 9 settembre 1958. E non importa quanto a lungo resti in quel passato: al ritorno, nel tuo presente saranno trascorsi due minuti”.
    Comincia così la nuova esistenza di Jake nei panni di George Amberson e nel mondo di Elvis Presley, James Dean e JFK, delle automobili interminabili, del twist e del fumo di sigaretta che avvolge tutto. Un mondo nel quale Jake è destinato a conoscere l’amore e a sovvertire tutte le regole del tempo. Fino a cambiare il corso della storia.

  5. Rispetto all’assassinio di John Kennedy, King pare protendere per la tesi “anti-complottista”, anche se nella postfazione del libro precisa: “Più di mezzo secolo è trascorso da quando John Kennedy fu assassinato a Dallas, ma restano due interrogativi: fu davvero Lee Harwey Oswald a premere il grilletto, e se sì, agì da solo? Nulla di quanto ho scritto in ‘22/11/63 risponderà a tali domande, perché il viaggio nel tempo è solo un’interessante simulazione”.

  6. Comunque sia, i temi trattati da questo romanzo si prestano benissimo a essere discussi.
    Ecco, dunque, le domande del post.
    Vi invito a rispondere e a dire la vostra (nella speranza che abbiate tempo e voglia di farlo).

  7. Come ho già scritto, questo post (almeno, lo spero) ci darà la possibilità di ragionare e discutere su tematiche (a mio avviso) molto interessanti e, contestualmente, di approfondire la conoscenza (e di scambiarci pareri) su uno dei romanzieri più noti e letti del pianeta.

  8. In questi anni Stephen King ha scritto all’incirca 50 romanzi e 400 racconti, ha venduto 350 milioni di libri in tutto il mondo e ha ispirato registi famosi come Stanley Kubrick, Brian De Palma, Rob Reiner e Frank Darabont. Nell’ultimo decennio ha ottenuto importanti riconoscimenti da parte della critica: nel 2003 gli è stata assegnata la National Book Foundation Medal per il contributo alla letteratura americana e nel 2007 l’associazione Mystery Writers of America gli ha conferito il Grand Master Award.

  9. A partire da domani sera segnalerò (ma chiedo, in tal senso, anche il vostro aiuto) alcune delle più interessanti opinioni su “22/11/’63” espresse sui più importanti magazine e quotidiani.

  10. Come sempre, vi ringrazio in anticipo per la vostra partecipazione… che spero possa essere ampia e appassionata.
    Per il momento chiudo qui e auguro a tutti una serena notte.

  11. Mi fermo qui, aspettando di leggere con grande curiosità ed interesse gli interventi, un caro saluto!

  12. ciao a tutti da Gabriella: nel il mio blog potete trovare qualche link sull’argomento. Trovo interessante anche sentire la voce del traduttore, Wu Ming 1, subentrato già dal libro precedente “Full dark, no stars” a Tullio Dobner.
    Buona discussione!

  13. Non ho mai letto Stephen King, perché non mi piacciono le storie dell’orrore. E forse per un pregiudizio negativo nei confronti dell’autore.
    Però i temi trattati da questo libro sono intriganti e voglio provare a rispondere a qualcuna delle domande.

  14. 1. Se fosse possibile cambiare la storia, (magari con l’intento di evitare eventi tragici)… sarebbe giusto farlo? Sarebbe lecito? Sarebbe “morale”?
    Su questa domanda ho le idee molto chiare. Secondo me non sarebbe giusto cambiare la Storia. Non sarebbe né lecito né morale.
    Qualcosa del genere potrebbe spettare ad una sorta di Dio. Ma noi siamo uomini, non Dio.
    Chi ci autorizza a fare qualcosa del genere?

  15. 2. Voi lo fareste?

    3. Se sì, quale elemento della storia cambiereste?
    No, non lo farei. Per i motivi espressi.

  16. 4. A prescindere dalle influenze sul corso della Storia, se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo… in quale anno vorreste ritrovarvi? E perché?
    Mi piacerebbe vivere nel Rinascimento italiano e vedere le più grandi opere d’arte della storia dell’umanità mentre vengono realizzate in corso d’opera.

  17. 5. Qual è la vostra opinione sull’assassinio di John F. Kennedy?
    Secondo me si è trattato di un complotto.

  18. 6. Conoscete Stephen King? Lo avete mai letto?
    Mai letto. Però questo libro ho intenzione di leggerlo. Probabilmente lo farò durante le vacanze di Natale.
    Saluti.

  19. concordo con francesca giulia marone. sono domande difficilissime. ogni risposta potrebbe tradursi in un minitrattato di filosofia.
    comunque ci penserò su. grazie per la segnalazione.

  20. Ad Alberto posso dire una cosa: non fermarti alle etichette. King ha scritto sicuramente ottimi libri che rientrano nella categoria horror, ma è essenzialmente un grande narratore, che tratta anche altri profondi toccanti temi (l’amicizia, l’amore…). E’ uno scrittore capace di tenerti INCOLLATO per ottocento pagine: vale davvero la pena di accostarsi a lui, non è letteratura di serie B, come molti con supponenza -e senza avere mai letto un suo rigo- pensano. Te lo consiglio.

  21. Ho letto sinora metà libro, ma credo che King abbia scritto il suo capolavoro, la sua opera più metafisica.
    L’assassinio di kennedy (che King lo sappia o no) è una scusa per riflettere sul vero tema del romanzo: il tempo. Un tempo non lineare, un tempo intelligente, raggomitolato, ostile ai cambiamenti, un po’ come noi uomini – che il tempo lo creiamo, concependolo – siamo ostili ai cambiamenti, perfino quando potrebbero giovarci.
    King spalanca una visione del tempo geniale perchè umana, troppo umana. E mi sembra si ponga più o meno tutti gl’interrogativi posti da Maugeri, pressochè di continuo, in tantissimi punti di questa storia profondamente, drammaticamente emotiva; una storia che può far piangere di gioia e di dolore.
    Proprio in virtù della densità filosofica, etica e cognitiva, considero 22/11/63 assolutamente stupefacente. Gli unici altri libri in cui King ha toccato certe vette, certi tasti universali sono, per vie diverse, Cuori in Atlantide (ma anche lì guarda caso c’era il tempo) e Il miglio verde.
    Per me è comunque la conferma che nessun narratore incarna meglio di King l’immaginario della nostra epoca fratta, scissa, sulla soglia, tragicamente abissale.

  22. Grazie Gabriella. Ascolterò il tuo consiglio partendo proprio da questo nuovo libro, che Enrico Macioci considera come il suo capolavoro.

  23. Ciao. Sono una fan sfegatata del primo King. Quello di Shining, dell’Incendiaria, della Zona Morta e dell’Ombra dello Scorpione. Gli ultimi libri non li ho letti perché non mi convincevano tanto come i primi.
    Ho sentito parlare un gran bene di questa nuova uscita. Per sia tornato il buon vecchio Steve di una volta.

  24. Cambiare la storia? Impossibile perché un evento storico ne genera tanti altri e sarebbe, ammettendone la possibilità , un’ impresa che annullerebbe la volontà di tante persone.
    Quanto all’ assassinio di Kennedy credo si sia trattato di un complotto di lobby
    economiche e politiche. Saluti a Massimo e a tutti i presenti

  25. Domande maugeriane.
    1. Se fosse possibile cambiare la storia, (magari con l’intento di evitare eventi tragici)… sarebbe giusto farlo? Sarebbe lecito? Sarebbe “morale”?
    – Dipende dallo scopo. Se lo scopo è a fin di bene , per es. per evitare una strage che ha segnato la storia, credo che sia giusto farlo.

  26. Aggiungo che a differenza di Alberto, ma siamo sul piano della filosofia spicciola, non vedo alcun problema di natura morale. L’uomo si ferma di fronte ai suoi limiti. Se il limite si sposta in avanti, l’uomo agisce.

  27. 3. Se sì, quale elemento della storia cambiereste?
    Cercherei di evitare l’Olocausto, o la strage dell’11 settembre.

  28. 4. A prescindere dalle influenze sul corso della Storia, se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo… in quale anno vorreste ritrovarvi? E perché?
    Mi piacerebbe tornare negli anni Sessanta, quelli del boom. Altra storia rispetto a questi nostri anni. Se devo scegliere una data dico: 1965. Io sarei nata dieci anni dopo.

  29. 5. Qual è la vostra opinione sull’assassinio di John F. Kennedy?
    non lo so. Difficile immaginare che un ometto, da solo, può far fuori un presidente statunitense. ma tutto è possibile.

  30. 6. Conoscete Stephen King? Lo avete mai letto?

    7. Se sì, quale dei suoi libri giudicate il migliore?
    Già risposto. Il suo capolavoro è IT. Un altro polpettone che veleggia verso le mille pagine, ma tutto da leggere.

  31. per ora ho visto solo il book trailer e mi è piaciuto.
    il resto lo dirò domani sera (e non per imitare il maugeri).
    bel post, però. questo lo posso anticipare.

  32. E se cambiando il corso di un evento storico, al fine di evitare una tragedia, ne succede una ancora più grande?
    Chi può dirlo come andrà veramente?
    No, meglio lasciare le cose come stanno.

  33. Caro Massimo, ancora una volta un post coinvolgente e che dà da pensare. Provo a risponderti.

  34. 1. Se fosse possibile cambiare la storia, (magari con l’intento di evitare eventi tragici)… sarebbe giusto farlo? Sarebbe lecito? Sarebbe “morale”?
    Forse non c’è una risposta univoca. Direi che dipende. Dipende da tante cose. Intanto, cosa bisognerebbe fare per cambiare un ipotetico evento storico? Bisognerebbe uccidere?

  35. 2. Voi lo fareste?
    In verità, non lo so. Anche se siamo nel piano delle ipotesi, mi riesce difficile rispondere. La cosa che posso dire è questa. Se per cambiare la storia dovessi uccidere qualcuno, anche il peggiore degli uomini, probabilmente non ci riuscirei.

  36. 3. Se sì, quale elemento della storia cambiereste?
    Se potessi, eviterei l’ascesa al potere di Hiltler.

  37. 4. A prescindere dalle influenze sul corso della Storia, se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo… in quale anno vorreste ritrovarvi? E perché?
    Mi piacerebbe vivere gli anni in cui mia madre era adolescente, per capirla meglio. Andrebbe bene un anno qualunque a metà dei ’50.

  38. 5. Qual è la vostra opinione sull’assassinio di John F. Kennedy?
    Penso che se non fosse stato ucciso, il mondo avrebbe avuto più chances di essere un mondo un po’ migliore. Sull’ipotesi del complotto non so che dire.

  39. 6. Conoscete Stephen King? Lo avete mai letto?
    Ho letto Shining e Carrie… e non ho dormito per un bel po’. Credo di aver letto anche altro, ma non mi ricordo il titolo.

  40. Ciao Massimo!!! Su segnalazione del nostro Francesco Didò di Domenico che conosce bene il mio amore incondizionato verso Stephen King, m’introduco e volentieri ti rispondo 😉

    1. Se fosse possibile cambiare la storia, (magari con l’intento di evitare eventi tragici)… sarebbe giusto farlo? Sarebbe lecito? Sarebbe “morale”?
    Perché no. Non starei troppo a chiedermi se è lecito o morale, se l’intento è quello di migliorare il corso della storia mi pare già lecito e morale in sé.

    2. Voi lo fareste?
    Ovviamente sì.

    3. Se sì, quale elemento della storia cambiereste?
    Farei in modo che uno dei tanti attentati a Hitler andasse a buon fine.

    4. A prescindere dalle influenze sul corso della Storia, se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo… in quale anno vorreste ritrovarvi? E perché?
    Se potessi tornare indietro con la consapevolezza di oggi, allora sceglierei la fine degli anni ’80. Non cambierei nulla di quello che ho fatto, solo ci aggiungerei qualche altra cosa a cui stupidamente non ho pensato.

    5. Qual è la vostra opinione sull’assassinio di John F. Kennedy?
    C’è molto di non detto, come per molti delitti eccellenti. Secondo me Oswald era solo un parafulmine.

    6. Conoscete Stephen King? Lo avete mai letto?
    Diavolo, sì! Ho tutta la collezione dei suoi libri, sono andata fino nel Maine, a ripercorrere i luoghi dei suoi romanzi e fin sotto casa sua. Se non fosse che in quel periodo era reduce dall’incidente (fu investito) avrei anche bussato alla sua porta!

    7. Se sì, quale dei suoi libri giudicate il migliore?
    Impossibile amarne uno solo, se li hai letti tutti. Shining è senz’altro stupendo. Ma anche Misery, e Cujo, e Cose Preziose. Tra gli ultimi ho apprezzato The Dome (era da un po’ che non ritrovavo il vecchio King…).
    Su questo ultimo libro mi ero già documentata, l’idea mi intriga. Spero che Wu Ming 1 sia all’altezza di Tullio Dobner: sarà che sono abituata alla sua musicalità ma trovo le sue traduzioni perfette, impeccabili. Dobner è sempre stato la voce di King, abituarsi a un altro traduttore è come abituarsi al cambio di doppiatore per il nostro attore preferito. Già con Notte buia, niente stelle ho sentito la differenza…
    Concludo, per ora. Un abbraccio a tutti!! 🙂

  41. 1 Se fosse possibile cambiare la storia, (magari con l’intento di evitare eventi tragici)… sarebbe giusto farlo? Sarebbe lecito? Sarebbe “morale”?
    Se l’intento fosse quello di evitare a tante persone pene e dolori, lo scopo sarebbe giusto e altamente morale, anzi necessario.
    2. Voi lo fareste?
    *** Subito, senza esitazione, anche a rischio di personali conseguenze.
    3. Se sì, quale elemento della storia cambiereste?
    Vorrei annullare le orrende atrocità della seconda guerra mondiale come, le persecuzioni per motivi razziali, i campi di concentramento, i bombardamenti dell’italica penisola, la disperazione di un popolo laborioso, la paura, la fame, la miseria, l’ingiusto sterminio
    di persone innocenti, la razzia delle nostre opere d’Arte etc
    Tessy

  42. 4. A prescindere dalle influenze sul corso della Storia, se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo… in quale anno vorreste ritrovarvi? E perché?
    Forse, nell’Ottocento, un secolo romantico vicino al nostro , dove ancora la famiglia era salda, vigeva il rispetto per i genitori e veniva più tutelata l’infanzia e la beata fanciullezza.
    Inoltre era un periodo ricco di fermenti patriottici, culturali e di eccellenti scrittori che mi sarebbe piaciuto conoscere.
    Magari quando il grande poeta soggiornava a Firenze, nell’Hotel vicino al “Mercato del Fieno”, avrei potuto incontrare l’amato Giacomo Leopardi. Mi sarei fatta coraggio, anche se il Contino giudicava sciocche le donne fiorentine.
    5. Qual è la vostra opinione sull’assassinio di John F. Kennedy?
    La sua prematura morte, cela forse dei risvolti politici ed economici nascosti, che non saranno mai del tutto svelati alla gente comune.
    6. Conoscete Stephen King? Lo avete mai letto?
    Di Lui ancora non ho ancora letto nulla, amo altri autori.
    7. Se sì, quale dei suoi libri giudicate il migliore?
    Non posso giudicare seriamente la valenza qualiativa di uno scrittore, del quale non conosco bene ,almeno i libri principali.
    Grazie Massimo per il tuo costante impegno.
    Un caro saluto a te e tutti gli altri amici.
    Tessy

  43. mai sentito parlare di “effetto farfalla”?

    « Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo »

    (The Butterfly Effect, 2004)

    L’effetto farfalla è una locuzione che racchiude in sé la nozione maggiormente tecnica di dipendenza sensibile alle condizioni iniziali, presente nella teoria del caos. L’idea è che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.

  44. ora, secondo voi, se si potesse tornare indietro nel tempo per cambiare un evento della storia, cosa potrebbe capitare? nessuno può dirlo.
    però, se il minimo battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo, possiamo immaginare che uno stravolgimento della storia possa causare un cataclisma.
    dunque dico, no.
    la storia già accaduta non può e NON DEVE essere modificata, ammesso che ciò sia possibile.

  45. il miglior romanzo di King per me è “Misery”.
    il miglior film tratto da un romanzo di King invece è “Shining” di Kubrick

  46. Innanzitutto ringrazio la gentilissima Gabriella che, conoscendo la mia passione per King, mi ha indirizzato a questa discussione. Purtroppo per voi quando parlo di King tendo a diventare un po’ logorroico (perdonatemi!!), ma cercherò di trattenermi.
    Prima cosa, mi accodo a coloro che hanno scritto di non farsi trarre in inganno dalle etichette. Stephen King si è visto affibbiare il titolo di “Re del Brivido” sin dall’inizio della sua carriera e purtroppo tale titolo se lo porta dietro ancora oggi. Non un pregio però, in quanto sento moltissime persone che non leggono i suoi libri perchè “fa paura”. E’ vero che ha scritto romanzi molto belli e molto “horror”, ma è altrettanto vero che ci son romanzi che nulla hanno a che fare con l’horror e che sono dei capolavori (vedesi ad esempio “Il Miglio Verde” o il racconto “Rita Heyworth e la redenzione di Shawshank” dal quale è stato tratto il film “Le ali della libertà”). Non leggere Stephen King perchè è un autore horror, equivale a privarsi di un’esperienza unica e meravigliosa.

    Venendo alla discussione, ho preso 22/11/63 da pochi giorni e sono solo a poco più di metà, ma finora lo trovo decisamente all’altezza dei suoi romanzi più riusciti. Io stesso ho postato alcune recensioni di testate inglesi e americane che biasimavano l’eccessiva lunghezza del romanzo, troppi particolari, troppe descrizioni… ma non è forse questa la forza di Stephen King? Farti vivere dentro il romanzo, farti vedere ciò che vede il protagonista a 360°? Ebbene, la risposta, secondo me, è assolutamente sì! Finora non ho trovato il romanzo noioso, anzi, ogni capitolo ti invoglia a continuare a leggere per sapere come prosegue la storia.

    Vengo ora alle domande:
    1. Se fosse possibile cambiare la storia, (magari con l’intento di evitare eventi tragici)… sarebbe giusto farlo? Sarebbe lecito? Sarebbe “morale”?
    2. Voi lo fareste?
    3. Se sì, quale elemento della storia cambiereste?
    Una risposta unica a queste tre domande. Se avessi la stessa possibilità del prof. Epping, non avrei alcun dubbio nel dire che sì, cercherei di cambiare il passato senza pensarci troppo su. Tentare di fermare personaggi come Hitler, salvare migliaia di persone da attentati terroristici, salvarli da cataclismi naturali… Lo farei! Alla fine, se le cose non vanno per il verso giusto, potrei sempre mettere un piede nella “buca del coniglio” e azzerare tutto, no? Ma senza questa “rete di sicurezza”? Credo che non avrei il coraggio di cambiare la storia se non avessi la possibilità di rimediare in qualche modo.

    4. A prescindere dalle influenze sul corso della Storia, se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo… in quale anno vorreste ritrovarvi? E perché?
    Non mi dispiacerebbe tornare al 1500 per conoscere di persona il più grande genio dell’umanità: Leonardo!

    5. Qual è la vostra opinione sull’assassinio di John F. Kennedy?
    JFK ha calpestato troppi piedi, e ne avrebbe calpestati altri non fosse stato ucciso. Un complotto? Forse sì, forse un complotto c’è stato, e l’uccisione di Oswald due giorni dopo l’assassinio del presidente, prima che potesse essere allestito il processo, mi fa pendere per questa versione.

    6. Conoscete Stephen King? Lo avete mai letto?
    Lo conosco molto bene. Letto tutto quello che c’è da leggere, romanzi, racconti, fumetti, sceneggiature, saggi…

    7. Se sì, quale dei suoi libri giudicate il migliore?
    Il migliore in assoluto (e non solo di King) ritengo sia la saga de “La Torre Nera” (come potete notare dal nome che ho dato al sito su Stephen King). In nessun’altra opera lo zio Steve ha espresso meglio la sua potenza evocativa come ha fatto con la Torre. Sono 7 libri (più un ottavo in arrivo tra qualche mese), ma credo di averli letti tutti almeno 7/8 volte ed ogni volta è un’emozione fortissima.

    Ecco, ho finito. Vi chiedo umilmente perdono se vi ho tediato con la lunghezza di questo post.

  47. Caro Andrea, concordo in pieno. Le etichette non sempre fanno bene e a volte vengono fraintese. Re del Brivido non significa necessariamente Horror, e su questo purtroppo ci si scontra spesso, specie con quei lettori che poco approfondiscono e si fermano alla prima cosa che leggono (o sentono).
    Nel mio piccolo, tendo a scollarmi di dosso il bollo di autrice horror. Io dico di essere una che scrive storie di Paura. Io di horror, secondo l’accezione comune, ho ben poco e combatto la convinzione di molti che Paura= Horror. Del resto sono nata con Poe e Salgari. Ho rafforzato le mie capacità con King che, come ho detto nel precedente post, amo incondizionatamente. E da lui ho appreso l’arte di scrivere di Paura. O meglio di Paure.
    P.S. Hai ragione, Il miglio verde e Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank sono due capolavori. Anche Dolores Clayborne o Il gioco di Gerald non hanno nulla a che fare con l’horror, due romanzi di taglio psicologico senza dubbio (anche se il secondo m’è piaciuto di meno). Ma molti questo lo ignorano.
    😉

  48. Esatto Simonetta, hai ragione al 1000 per 100! E mi son dimenticato di un altro capolavoro, sottovalutato al massimo, che di horror non ha nulla ma è semplicemente splendido: “Gli occhi del drago”. Il primo libro di King che ho letto in seconda media e che mi ha fatto innamorare di questo scrittore. Per non parlare poi di Misery, del superbo “Il Talismano”, dell’inquietante “La Lunga Marcia” e di “Ossessione”.

  49. Grazie, Andrea, per il tuo contributo. Vi consiglio di visitare il suo sito se volete sapere tutto su King. Bisogna leggere tutti i libri di questo autore, per strappargli di dosso le etichette… mi ripeto, lo so, ma leggere deve essere soprattutto un piacere, e non tutti gli scrittori sono narratori.

  50. Benvenuta, Simonetta. Chi legge, se scrive anche, fa molta attenzione al traduttore (hai ragione: quando hanno cambiato la voce a De Niro mi è preso un coccolone!) e come dicevo, dopo anni e anni di Dobner si potrebbe avvertire la differenza. Sto leggendo l’ultimo -precipitata con godimento nella “tana del coniglio”- e finora non noto sbavature, ma neanche le montagne di refusi ( spero fossero tali!) presenti negli altri libri editi da Sperling. Vediamo un po’.

  51. Benvenuta, Luna. Anche nel libro si parla dell’ effeto farfalla, ovviamente. E sono curiosa di sapere come inciderà sugli eventi. Cambiare la storia… sai che nel libro è proprio la storia, o meglio il tempo a “fare resistenza” al cambiamento?

  52. Grazie per la dritta, Gabriella! L’ultimo King è in cima alla lista dei desideri: spero di riuscire a comprarlo entro il fine settimana.

    @ Andrea: E L’ombra dello scorpione? Una storia che mescola fantasy, fantascienza, psicologia e Paura.
    Però, al contrario della tua passione, proprio la saga fantasy è quella (e unica cosa scritta da Re) che non ho mai letto. Perché il fantasy proprio non mi piace. Lo stesso La casa nel buio, il romanzo scritto a 4 mani con Peter Straub, ha quella fanta-impronta che non riesce a prendermi. E che riprende quella de Il talismano, ti pare?

    Keep in touch! Continuiamo la nostra conversazione!!
    🙂

  53. Come sempre, ne approfitto per salutare e ringraziare personalmente tutti gli intervenuti.
    Dunque, un caro saluto e ringraziamenti a: Francesca Giulia Marone, Gabriella Rossitto, Alberto, Vale, Franca Maria Bagnoli, Elena, Enrico Macioci…

  54. E ancora saluti e ringraziamenti a: Giacomo Tessani, Sandra, Amelia Corsi, Andrea Fabiano, Simonetta Santamaria, M.Teresa Santalucia Scibona (ciao, cara Tessy), Luna, Andrea.
    Grazie di cuore a tutti e un caldo benvenuto a chi interviene qui per la prima volta.

  55. Nomino sul campo, come co-coordinatrice del post (insieme a Gabriella Rossitto) Simonetta “Simonoir” Santamaria.
    Anche lei, come Gabriella, è una grande conoscitrice delle opere di King.
    Peraltro, come ha scritto qui sopra, è stata persino nello stato del Maine (per scoprire i luoghi del Re).
    Insomma, una nomina conquistata sul campo…
    😉

  56. Ho scritto a Wu Ming 1 (peraltro già odpite di questo blog in altre occasioni) per dirgli dell’esistenza di questo post e per invitarlo a partecipare alla discussione (dato che è anche il traduttore di quest’opera)… ma temo sia impegnato. Dunque credo che difficilmente riuscirà a intervenire.
    Però ci tengo a renderlo comunque – sebbene indirettamente – partecipe alla discussione.
    Lo faccio attraverso i prossimi due commenti…

  57. L’anteprima di Wu Ming 1, il traduttore del libro
    [WM1:] Tra pochi giorni, l’8 novembre, uscirà in simultanea mondiale il nuovo romanzo diStephen King, 22/11/63.
    In Italia l’ho tradotto io. Ci ho lavorato sopra molti mesi. Ho accettato una sfida e sono uscito dalla mia “zona di comfort”. Leggendolo, non vi sarà difficile capire cosa intendo. E’ un libro che mi ha gettato raudi tra i piedi, e mi ha posto svariati problemi (e non parlo dello stile). Problemi che non potevo scrollarmi di dosso alzando le spalle, dicendo: non mi riguardano. Perché me li ero scelti. E’ importante, per uno scrittore, uscire dalla propria “zona di comfort”.
    22/11/63 è forse il romanzo più “filosofico” di King, e potrei anche togliere le virgolette. Stimola continuamente riflessioni sul tempo, sul corso della storia, su linearità e cicli, sul ricominciare da capo, sul nostro agire ed essere agiti, sul nostro essere soggetti costituiti che si pensano costituenti… e viceversa, in una scorribanda schizofrenogena, tra teoria delle stringhe e allegorie profonde.

    Non vorrai dirmi che tu
    sei tu o che io sono io.
    Siamo passati come passano gli anni.
    Altro di noi non c’è qui che lo specimen
    anzi l’imago perpetuantesi
    a vuoto –
    e acque che ci contemplano e vetrate,
    ci pensano al futuro: capofitti nel poi,
    postille sempre più fioche
    multipli vaghi di noi quali saremo stati.

    (Vittorio Sereni, «Altro posto di lavoro», 1975)

    22/11/63 è il romanzo più intenzionalmente politico di King. Ma forse lo è di più quando crede di esserlo di meno, e viceversa. Per ora, non posso spiegarmi meglio senza rovinare la lettura.
    22/11/63, questo posso dirvelo subito, ha un finale bellissimo.
    Ma insomma, di che parla, ‘sto romanzo?
    Qui sotto, il testo di un immaginario risvolto di copertina. Soltanto un esercizio di stile: sul vero risvolto c’è scritto altro.
    «Se mai hai voluto cambiare il mondo, Jake, questa è la tua occasione. Salva Kennedy. Salva suo fratello. Salva Martin Luther King. Ferma le rivolte razziali. E forse fermerai anche la guerra in Vietnam.»
    Non importa quante volte scendi nella “buca del coniglio”: sbucherai sempre nel piazzale di una fabbrica tessile di Lisbon Falls, Maine, ore 11:58 del 9 settembre 1958. E non importa se resti in quel passato per giorni, mesi o anni: al tuo ritorno, saranno sempre trascorsi due minuti.
    La “buca del coniglio” è nella dispensa della tavola calda di Al Templeton. Puoi usarla per farti un giro… o per salvare il mondo. Potresti scongiurare una guerra civile, nientemeno: quella strisciante che dilaniò gli USA dopo l’uccisione di John F. Kennedy a Dallas, 22 novembre 1963. Escalation in Vietnam, omicidi politici, rivolte urbane, brutalità poliziesca, scandalo Watergate… Puoi impedire tutto questo, fermare la reazione a catena, se sei disposto a donare cinque anni di vita. E a lottare ogni giorno contro il passato. Perché è inflessibile: non vuole essere cambiato. Accetterai la missione?
    Be’, dipende da come andrà un «esperimento»… in una città chiamata Derry.
    Un quarto di secolo dopo It, monumentale opera sul passato che ritorna, e un decennio dopo Cuori in Atlantide, popolato dai fantasmi degli anni Sessanta, Stephen King ci sorprende ingaggiando un match con la Storia e regalandoci un ambizioso romanzo-fiume. O meglio, un romanzo-spartiacque nel quale il passato richiama il presente: l’America di Barack Obama, dei Tea Party, di nuove tensioni politiche e sociali.

    Fonte: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=5856

  58. Grazie Massimo! Sono onorata di essere stata nominata a far parte di questo pool. Dopo il biblico post dedicato alla letteratura sui vampiri, spero di essere all’altezza.
    😉
    Come ho detto, non ho ancora letto 22/11/63 ma mi pare di vederci uno stampo eucronico.
    Secondo Gianfranco de Turris, “la vera ucronia è quella che si contrappone alla storia vera per presentarne un’altra diversa, tale da non far rimpiangere quest’ultima. Una Realtà Alternativa che non faccia dire al lettore ‘per fortuna le cose non sono andate in maniera diversa da come le conosciamo’.
    Sono curiosa di leggere l’interpretazione ucronica di King.
    Chi ha già letto il libro che dice?
    😉

  59. mi avete convinto. così ho acquistato questo nuovo libro di Stephen King.
    dato il prezzo esoso ho dovuto accendere un piccolo mutuo.
    come pegno ho dovuto dare “viaggio all’alba del millennio” di maugeri.

  60. scherzi a parte il libro l’ho comprato davvero ed ho pure iniziato a leggerlo.
    e mi ha catturato.

  61. A dimostrazione del fatto che King non è solo uno scrittore di “genere” cito il saggio “On writing: Autobiografia di un mestiere”. Si tratta di un saggio, in parte autobiografia e in parte manuale di scrittura, scritto da Stephen King, pubblicato nel 2000.
    A mio avviso è uno dei migliori manuali di scrittura in circolazione.
    Chiunque scrive deve assolutamente leggerlo.

    Nella prefazione l’autore lo definisce «un tentativo di spiegare, in maniera sobria e concisa, come ho incominciato con questo mestiere, quanto ne ho imparato fino a oggi e come lo si mette in pratica»

  62. Caro Massi,
    credo che la vera genialità di King stia nell’aver fatto della scrittura la vera macchina del tempo. Perchè è la letteratura che resuscita, arretra le lancette, offre possibilità, alternative, e deviazioni dai destini.
    E’ la prova che lo strumento che trasforma e fa veri i viaggi è la parola, col suo potere di vera fattucchiera, di vera incantatrice dell’uomo.
    Una lusinga a cui non possiamo non cedere, specie se la narrazione si mescola alla realtà, e ci costringe a prendere atto che della storia ci vestiamo ogni giorno, così come delle svolte che essa segna al di sopra delle nostre teste.
    Quindi King fa un’operazione che non è solo tipica dei migliori fantasy, ma della migliore tradizione letteraria, da Omero in poi, perchè costringe a viaggiare spazialmente e temporalmente, facendoci prendere atto ch

  63. opssss
    è fuggito il commento…
    dicevo facendoci prendere atto che il vero viaggiatore del tempo è lo scrittore e il lettore….

  64. Quanto ai libri di King, per me è meraviglioso On WRITING, uno dei testi più appassionanti sulla vocazione e la nascita del talento letterario…
    Scritto con ironia e apparente leggerezza, è in realtà una discesa dolorosa nel passato, nei suoi inferi e nelle sue morti, ma anche nelle strabilianti possibilità della vita. Racconta l’infanzia di King, la storia dei suoi inizi, l’infanzia difficile e la salvezza, attraverso la letteratura.
    Un omaggio commovente al potere dei libri.
    Un bacio e buona notte a tutti (ciao Fran! Ciao Simonetta!)

  65. Ciao Simona!!! E’ vero, On Writing è un vero compendio di un talento. Semplice come pochi sanno essere, ha saputo trasferire a molti di noi qualche dritta su come usare la cosiddetta “cassetta deglli attrezzi”. E poi la sua apertura verso i lettori, il coraggio di mettersi a nudo… Io molte cose sul suo conto, personale e letterario, l’ho imparata da lì.
    E ora, dopo la strepitosa vittoria del Napoli sul Manchester City, vi dò una buonanotte felice – qualunque cosa voi siate – e a domani!!!
    🙂

  66. Non sarà certo un caso, vero dottor Maugeri carissimo, che oggi è proprio il 22 novembre, ossia il dì del titolo del libro?
    Mi compiaccio di questa coincidenza che trovo fascinosa.
    Quanto ai cambiamenti della storia, non mi azzarderei, caro dottor Maugeri, se non fosse che temerei di far peggio di quanto si sia fin qui fatto.
    E tuttavia cancellerei l’olocausto, le guerre, le bombe atomiche.
    Ma, secondo lei, servirebbe?
    O non tornerebbe l’uomo a far le medesime cose, sotto vesti diverse?
    Curioso dunque di vedere come se la cava il signor King nel cambiare a suo piacimento la storia.
    Mi abbia suo, caro ragazzo.
    E un saluto divertito alla Signora Santamaria, che andò fino a casa dello scrittore. Mi fece sorridere assai di tenerezza e mi ricordò dei tempi in cui anche io pedinavo scrittori catanesi (anche se meno noti) sperando di carpire un qualche segreto sulla loro arte.
    Non mi riuscì, purtroppo.
    Suo affezionato,
    Professor Emilio

  67. Eccomi qui, scusate il ritardo.
    @Gabriella: grazie mille per i complimenti sul mio sito, cerco di renderlo il più completo possibile e spero che sia un buon punto di riferimento per i Fedeli Lettori. E diciamola tutta, Stephen King è scrittore, narratore… ma alla fine è una sola cosa: la voce di Gan! 😉

    @Simonetta: L’ombra dello Scorpione è stupendo!! Uh attenta a non cadere anche tu nella trappola delle etichette. Giusto qualche giorno fa sono stato contattato per scrivere un articolo su una nuova rivista che avesse come argomento la Torre Nera e la prima frase che ho scritto è stata proprio “Classificare questa storia sotto un genere ben preciso e pressoché impossibile, poiché al suo interno è possibile riscontrare elementi che vanno dal fantasy al western, passando dall’horror e dalla fantascienza e molto altro ancora”. Ecco, quindi ti do un consiglio (molto di parte, me ne rendo conto): approcciati alla Torre Nera senza tenere conto delle mille cose che sono state scritte su di essa e fatti trasportare nel meraviglioso mondo di Roland e dei suoi compagni. Ti assicuro che non te ne pentirai!! E ti dirò di più: leggendo la Torre Nera, riuscirai ad apprezzare ancora di più alcuni libri che hai già letto, poichè gran parte della produzione letteraria di King ruota attorno alla Torre e molti riferimenti cadrebbero nel vuoto (vedi ad esempio “Uomini bassi in soprabito giallo”, in Cuori in Atlantide, che non è altro che un grande capitolo della Torre… come anche “La Casa Del Buio” che è un bellissimo libro, ma che se non è supportata dalla conoscenza della Torre risulta incomprensibile in alcune parti).

    E come Simona, ma non altrettanto felice per il risultato dell’altra partita di questa sera, vado a dormire anche io.

    Lunghi giorni e piacevoli notti!

  68. Tra i 50 romanzi di King ci sono almeno 5 capolavori. Mi fa piacere che in questi anni sia stato rivalutato dalla critica, anche se alcuni -come Harold Bloom- continuano a dirne peste e corna.

  69. Buongiorno a tutti!!
    @ Emilio: in effeti nel Maine ci andai perché volevo vederlo (è un posto stupendo, davvero incredibile) e volevo respirare l’aria dei romanzi di King. Ero rimasta affascinata da IT, che non abbiamo ancora nominato nei Big: ho apprezzato soprattutto la struttura narrativa, passato e presente che s’intrecciano fino a formare un tutt’uno….
    Sono stata a Bangor e, magicamente, sono entrata IN Derry.
    Nella piazza campeggia la statua gigante del taglialegna Paul Bunyan, sono stata nei Barrens, ho visto la gigantesca standpipe da dove sbuca il pagliaccio, il Mount Hope Cenetery dove viene sepolto il piccolo Georgie (ma i fans sanno che è anche dove fu sepolto il piccolo Gage Creed… Vi ricordate il bellissimo Pet Sematary?)
    E poi la libreria, il Derry mall e la famosa West Broadway, sede delle più belle case vittoriane. Lì c’è anche la casa di King.
    Quella casa è di per sé stessa uno spettacolo, con le cancellate a forma di ragnatela dove pipistrelli e strani esseri in ferro battuto campeggiano. Il cancello porta una K gotica al centro. Niente di imponente come farebbero qui da noi, il tutto non superava i 2 metri di altezza…
    Ecco perché ci sono stata. L’unico segreto che volevo carpire era la magia dei romanzi del Re. E giuro che, in parte, ci sono riuscita.
    😉
    @ Andrea: per carità, non voglio cadere nella trappola delle etichette, però l’impronta (fantasy o come la vogliamo chiamare) che ho trovato negli altri romanzi non m’è piaciuta: il Talismano, La casa nel buio, Cuori in Atlantide non mi hanno convinta fino in fondo e non posso dire che siano tra i miei preferiti. Ma non escludo di poter approcciare La torre nera, un giorno. Del resto ti confesso che non aver letto qualcosa del Re mi lascia un certo sospeso…
    🙂
    Qualcuno di voi ha letto la combo Desperation – I Vendicatori? Mmm, anche questi non mi hanno fatto impazzire. E a voi?

  70. @Simonetta: è proprio quello che intendevo. Per apprezzare tutti i libri che hai citato, o meglio per apprezzarli appieno, è assolutamente necessario aver letto la Torre, altrimenti ti lasciano un senso… come dire… di incompiuto. Poi, ovviamente, ai gusti non si comanda, ma se ti avanza del tempo che non sai come riempire, puoi sempre provare 😀

    Desperation e I Vendicatori sì, letti entrambi un paio di volte. Non mi sono dispiaciuti per niente e ho trovato intrigante vedere i nomi dei protagonisti mischiati nell’una e nell’altra opera.
    Ps: anche in questi c’è un piccolo richiamo alla Torre Nera, sai? 😉

  71. @ Simonetta
    Lo sai che in questo nuovo romanzo (22/11/63) quando il protagonista viaggia indietro nel tempo va a Darry (la Darry del 1958) e incontra alcuni protagonisti di IT?
    Una goduria! 🙂

  72. Uno dei miei libri preferiti di King – oltre a ON WRITING, che è saggio e fiction insieme, memoriale e intervista… bellissimo – è MUCCHIO D’OSSA, che si chiude con la mitica frase di Bartleby lo scrivano.
    Spesso King è stato considerato uno scrittore di puro intrattenimento senza considerare quanto sia impregnata di letteratura la sua prosa e quanto sia avvolgente fascinosa e degna erede dei capostipite dei generi che attraversa.
    Un certo Massimo Maugeri ha chiamato Stefano Re uno dei suoi personaggi, chissà perché…
    🙂
    L’ucronia è un sottogenere che gli anglosassoni utilizzano molto. Facciamo che… e se fosse successo che…? Un gioco intelligente che ci aiuta a smontare le meccaniche delle storie e della Storia.
    L’omicidio Kennedy è uno dei miti di fondazione degli Usa e questo lavoro di King mi intriga parecchio.

  73. Lascio altri due contributi.
    Il primo è un articolo di Panorama che riporta parte delle opinioni espresse dalla critica inglese e americana a questo nuovo libro di King (non sono tutte critiche positive).
    Commento a seguire…

  74. da Panorama.it: 22/11/63, cosa pensa la critica del romanzo di Stephen King

    Tutto ciò che nasce dalla penna di Stephen King fa sempre e inevitabilmente parlare di sé. Ogni annuncio o lancio di un nuovo libro del Re del Terrore smuove nel mondo della lettura, oltre al fermento dei fan, cori di opinioni e moltitudini di commenti. A pochi giorni dall’uscita in contemporanea mondiale di 22/11/63, sua ultima e attesissima opera, ecco cosa ne pensano alcune delle principali testate inglesi e americane.
    In tutto il lavoro di Stephen King è presente un efficace mix di ordinario e soprannaturale, il weird quotidian, che in 22/11/63 si ritrova nella “tana del coniglio”, il rabbit hole, cioè il passaggio spaziotemporale situato nella dispensa di una tavola calda a Lisbon Falls. Le regole del viaggio nel tempo in questo romanzo sono semplici. Ci si ritrova sempre al 9 settembre del 1958, alle 11:58, e vigono due sole condizioni. Uno: non è un viaggio di sola andata; quando si torna, non importa quanto tempo si sia rimasti nel passato, due giorni o cinque anni, saranno passati sempre solo due minuti nel presente. Due: ogni volta che si viaggia nel passato avviene una sorta di reset che cancella la precedente avventura.
    Con questi accorgimenti, secondo il New York Times, King si salva (e ci salva) dalle complicazioni e dai paradossi che nascono quando si ha a che fare con i viaggi nel tempo. Ma non solo: la semplicità delle regole è data anche dal vero obiettivo dell’autore. Sempre secondo il quotidiano,22/11/63 vuol essere una riflessione sulla memoria, l’amore, la perdita e il libero arbitrio. È un libro pieno di domande: può un uomo fare la differenza? C’è un modo per cambiare la storia o essa è ineluttabile? L’amore può conquistare ogni persona? “Tutto contribuisce a una delle storie di viaggi del tempo più belle di sempre. King ha scritto un libro profondamente romantico e pessimista. Nei suoi primi lavori, i romanzi più soprannaturali, il quotidiano è interrotto da un orrore indicibile. In 22/11/63, il quotidiano stesso contiene l’orrore, qualcosa di reale e familiare. È indifferente alla vita umana, ed è inevitabile”.
    L’inglese Telegraph è un più severo nei confronti di King, anche se alla fine lo promuove. La recensione sostiene che nel libro ci sia più attenzione a tratteggiare una panoramica dell’America di fine anni Cinquanta, piuttosto che ad andare subito al sodo e costruire veramente un’ipotetica e affascinante nuova realtà, in cui Oswald viene fermato e Kennedy sopravvive. La trama va lenta, tra sprazzi e momenti metafisici definiti “risibili”dal quotidiano inglese. Tuttavia, nonostante i difetti, per ilTelegraph King dimostra ancora di aver ritrovato la forma dei tempi migliori; con le sue 740 pagine, 22/11/63 “esige uno spazio estremamente ampio nella libreria, ma ad ogni modo è difficile lamentarsi quando la grande immaginazione di King si muove su una tela così ampia“. Insomma, alla fine quello che tocca si trasforma comunque sempre in oro.
    Molto più duri quelli del Guardian, che così titolano la loro recensione: “Stephen King racconta la contorta storia di un viaggio nel tempo per sventare l’assassinio di Kennedy. Risultato noioso”. Una stroncatura bella e buona: “La tensione narrativa, che di solito è la più grande abilità di King, è stata sacrificata sull’altare della pedanteria”. L’appunto è proprio sulla mole di 22/11/63 e sulla sua eccessiva difficoltà di lettura. Troppa carne al fuoco e la noia è assicurata.

    Tornando negli Stati Uniti, al Washington Post l’atmosfera è più clemente. Secondo loro King offre un racconto riccamente stratificato che dona i piaceri che ci si aspetta da lui: i personaggi così simili a noi, alle prese con la banale quotidianità, rendono il passaggio al soprannaturale ancora più accattivante. Tuttavia, l’eccessiva quantità di elementi inseriti nel romanzo, con una dovizia di dettagli sovradimensionata, sembra davvero rallentare il ritmo. “In contrasto con libri molto lunghi come L’ombra dello scorpione e The Dome, 22/11/63 avrebbe sicuramente tratto beneficio con qualche taglio”.

  75. Il 10 di Antonio D’Orrico su “La Lettura” del Corriere della Sera

    Da tempo Stephen King non era più lui. I fan non lo avrebbero ammesso nemmeno sotto tortura (se no che fan sarebbero?), ma i suoi libri non erano più belli come una volta. Secondo alcuni, la crisi dello scrittore risaliva al 1999 quando fu investito, durante la quotidiana passeggiata della salute, da un furgoncino guidato da uno schizzato. L’incidente fu interpretato dallo scrittore come un avvertimento del destino e gli ingenerò grande inquietudine. Secondo me, la crisi preesisteva. Sui motivi c’era solo da sbizzarrirsi. C’è chi diceva: «Troppi soldi, troppo successo». Vale a dire (secondo l’abbastanza spregevole motto di Steve Jobs) che King non aveva più fame. Altri sostenevano che non aveva più sete (nel senso che aveva smesso di bere e gli si era prosciugata l’ispirazione). Personalmente, propendevo per la pista coniugale. La moglie di King, Tabitha, ha sempre preteso di essere scrittrice anche lei. In nome delle pari opportunità e delle quote rosa letterarie, deve avere talmente stressato il povero Stephen da fargli venire un paralizzante senso di colpa in merito al portentoso talento di cui madre natura lo ha dotato.
    Insomma, sembravano ormai al game over. E, invece, no. Qualsiasi cosa sia accaduta in questi anni di crisi ha smesso di accadere nel momento in cui King, ripescando un’idea di quando era sconosciuto, ha scritto 22-11-1963, il giorno in cui Lee Oswald uccise John Fitzgerald Kennedy a Dallas, la data spartiacque dopo il quale l’America non è più stata la stessa. King immagina che un tranquillo professore di letteratura scopra, per caso, la possibilità di viaggiare nel tempo e decida di impedire l’attentato. Sarà l’inizio di un incubo. Quello che lo aspetta è una ri-creazione del mondo.
    Dopo tante stupende storie diaboliche, Stephen King ha scritto il più divino dei suoi romanzi.
    di Antonio D’Orrico

  76. Avevo già letto le critiche inglesi e americane scritte su Panorama e devo dire che non mi trovano per niente concorde. Ammetto di essere ancora solo a poco più di metà libro, ma finora tutta questa lunghezza esagerata e perdita di tempo in particolari non la vedo, anzi. Ritengo che finora la narrazione fila che è una meraviglia e devo sempre obbligarmi a smettere di leggere ricordandomi che la sveglia non ha pietà per nessuno 😉

    Antonio D’Orrico dice cose molto corrette… non mi esprimo sul suo giudizio finale (il più divino dei suoi romanzi), sia perchè ancora non l’ho finito, sia perchè dubito che, per quanto ottimo sia, riesca a raggiungere il livello di altre sue opere.

  77. @ Cinzia: grazie per la dritta!! Mi piace quando King fa rivivere i suoi personaggi attraverso romanzi diversi. Lo fece anche con lo sceriffo Alan Pangborn, apparso ne La metà oscura e poi in Cose preziose. E vi siete accorti in Shining che la band in cui King appare in un cameo si chiama Gage Creed Band, lo stesso nome che dette poi al piccolo di Pet Sematary?
    🙂
    Non ho quasi mai accusato la mole di alcuni libri del Re; In Duma Key però, tanto per fare un esempio, avrei bruciato metà del libro.
    🙁
    Certo che avere un 10 da Antonio D’Orrico…!!

  78. Ebbene. Mi informai immantinente sul termine UCRONIA, genere praticato dal signor King.
    Il termine ucronìa deriva dal greco e significa letteralmente “nessun tempo” (da ou = non e chronos = tempo), per analogia con utopia che significa nessun luogo, e indica la narrazione letteraria, grafica o cinematografica di quel che sarebbe potuto succedere se un preciso avvenimento storico fosse andato diversamente.
    Il termine è stato coniato dal filosofo francese Charles Renouvier in un saggio (Uchronie) apparso nel 1857.
    Gli anglosassoni usano invece il termine più immediato alternate history (storia alternativa).
    Il primo esempio di ucronia può essere considerato il brano dell’opera Ab Urbe condita dove Tito Livio contempla la possibilità che Alessandro Magno avesse sviluppato il regno macedone ad ovest anziché ad est.
    Insomma, genere risalente assai, che in effetti fa più pensare al romanzo storico che non al fantasy.
    Ecco, dottor Maugeri. Vi ragguagliai sul termine, e -lo confesso – ne presi atto anch’io.
    Mi abbia suo
    Professor Emilio

  79. A suo tempo mi sono laureata con uno dei grandi storici del Novecento: Giorgio Spini. Certamente lui inorridirebbe a questa domanda e direbbe che la storia non si fa con i “se”. Se le cose fossero andate in modo diverso… uno storico non lo direbbe mai. Ma, rimanendo nel campo della letteratura fantascientifica, possiamo certamente giocare e non ascoltare quel brontolone (detto affettuosamente) del mio professore. Certo, se si potesse cambiare la storia, bisognerebbe farlo in molti episodi del nostro passato. Quello che più prepotentemente mi si pone è il desiderio di non far succedere la seconda guerra mondiale. Si è molto parlato di questo. Si è detto che sarebbe bastato uccidere Hitler da piccolo e non sarebbe successo nulla. Non so se sia così facile. Sarebbe un’azione morale uccidere baffino a un’età imprecisata della sua infanzia: pensate a quanti ebrei salvati. Ma non sono sicura che questo gesto – peraltro santo – basterebbe a fermare gli eventi che hanno portato alla seconda guerra mondiale. Senza Hitler ci sarebbe una guerra diversa probabilmente, ma la guerra si scatenerebbe comunque a meno di non mutare tutti i presupposti storici che hanno condotto al conflitto. Quello che voglio dire è che sarebbe giusto ed etico cambiare la storia in nome di un …passato migliore e più civile, ma credo che non sia possibile farlo.
    Se poi avessi il potere di tornare indietro nel tempo, forse vorrei tornare
    all’epoca di Leonardo per poter conoscere questo grande artista e genio
    universale, ma mi piacerebbe anche conoscere l’Alighieri, e – perché no – Petrarca e Boccacccio. Insomma vorrei poter saltabeccare nella Toscana dalla fine del sec. XIII alla fine del XVI e così credo che avrei da scegliere.
    Un’opinione sull’assassinio di Kennedy? É stato detto talmente tanto che non mi sento di aggiungere altro. Un complotto? Può darsi. Kennedy aveva dato del filo da torcere in troppi. Comunque non appartaneva a una stirpe fortunata: della sua famiglia non è rimasto quasi nessuno.
    King mi piace: in questo momento ricordo “Misery non deve morire”: molto bello anche nell’approndire quello che un personaggio può scatenare in una mente malata: potere della letteratura.
    Mi pare di avere risposto più o meno a tutte le domanda. Un saluto a tutti.

  80. Sarebbe come a dire, in buona sostanza, cosa sarebbe accaduto se, due anni addietro, il professor Emilio non avesse incontrato in una libreria Catanese il dottor Maugeri.
    Ma è una storia facile da scrivere: il professor Emilio non avrebbe mai e poi mai messo mano alla tastiera di internet!
    Un abbraccio affettuoso, dottor Maugeri,
    e felicitazioni per il suo recente premio Addamo.
    Professor Emilio

  81. Quindi concordiamo sull’impronta ucronica di King in questo ultimo libro. Secondo voi che lo avete letto, o lo state leggendo, la sua è una distorsione alternativa positiva o negativa della realtà?
    😉

  82. “Il terrore –ciò che Hunter Thompson chiama paura e ribrezzo- spesso nasce da un diffuso senso di spiazzamento; quando le cose sembrano sul punto di sfasciarsi. Se quel senso di disfacimento è improvviso e sembra personale, se vi colpisce al cuore, allora si installa nella memoria. Il fatto che quasi tutti ricordino dove erano nell’istante in cui hanno appreso la notizia dell’assassinio di Kennedy mi sembra altrettanto interessante del fatto che un idiota con la pistola comprata per corrispondenza sia stato capace di cambiare il corso della storia in appena quattordici secondi. Quel momento di consapevolezza e lo spasmo di dolore che per tre giorni ci lasciò come storditi è l’esperienza più vicina a un periodo di totale coscienza ed empatia di massa che qualsiasi popolo abbia mai provato e , in prospettiva, anche di memoria di massa: duecento milioni di persone in una specie di trance. L’amore non riesce a raggiungere quell’effetto tanto coinvolgente, a colpire con una martellata di emozione tanto forte, o almeno così sembra.”
    Danse macabre, p. 20

  83. Mi permetto solo di far notare una cosa: ancora nessuno a terminato la lettura, vero?
    Lo dico solo perchè non quanto profonda sia l’impronta ucronica citata da Simonetta… ora sono a 3/5 del libro e devo dire che per ora non ravvedo tale impronta. Anzi, vedo finalmente uno spaccato di america Anni ’50 che non ho mai conosciuto e che mi affascina decisamente tanto!
    A questo punto mi faccio una domanda, alla spero nessuno risponda ;): il nostro prof Epping ce la farà?

  84. già, gabriella! quelle frasi di King tratte da Danze macabre si potrebbero utilizzare anche per l’11 settembre.
    a proposito. a che anno risale questo Danze macabre? e che cos’è? un saggio?

  85. Dance Macabre è del 1980.
    E’ un vero e proprio saggio sul genere horror. King dedica la sua attenzione soprattutto ai film e ai libri fantasy, horror e splatter scritti e girati negli anni compresi tra il 1950 e il 1980. Sono presenti anche brevi riferimenti a film e libri non compresi in quegli anni, flashback autobiografici, e parentesi per esplorare le origini del genere.

    Alla fine stila anche una lista di libri e film consigliati perché, come sostiene King stesso, «ciascuno di essi ha dato un peculiare contributo al genere».

  86. ehi, grazie per la dritta in tempo reale caro Andrea.
    solo non ho capito se si scrive:
    Danse macabre, come ha scritto gabriella
    Danze macabre, come ho scritto io
    o
    Dance macabre, come hai scritto tu?
    🙂

  87. Bellissimi interventi, ho imparato tante nuove cose su King che devo dire conosco più per le tante trasposizioni cinematografiche e meno per la lettura dei suoi romanzi.
    1. Se fosse possibile cambiare la storia, (magari con l’intento di evitare eventi tragici)… sarebbe giusto farlo? Sarebbe lecito? Sarebbe “morale”?

    2. Voi lo fareste?
    3. Se sì, quale elemento della storia cambiereste?
    Ho molto riflettuto e letto con interesse i vostri interventi. D’istinto concorderei con coloro che hanno espresso la necessità intima di voler tornare indietro per cancellare gli orrori della guerra, Hitler, l’Olocausto ma penso che la storia segua un suo corso anche attraverso eventi sconvolgenti e che sembrano per noi non avere senso e comprensione.Di certo è che se non viviamo non saremo in grado di dire cosa poter cambiare e cosa no, quindi no, non cambierei la storia vivendola ma utilizzerei gli sbagli della storia come una bussola per il futuro.Non credo nella possibilità di una vita per gli esseri umani senza macchie, siamo fatti così impastati di bene e di male e la nostra storia nel bene e nel male ci occorre per distinguere e scegliere fra le possibilità che la vita ci offre e segnare la nostra storia del futuro.

  88. 4. A prescindere dalle influenze sul corso della Storia, se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo… in quale anno vorreste ritrovarvi? E perché?
    Medioevo. Per scoprire se è stato davvero tanto buio. Anche Medioevo in Giappone, fra le dame di corte e fruscìo di vesti e di segreti.

  89. 5. Qual è la vostra opinione sull’assassinio di John F. Kennedy?
    Indubbiamente un complotto, ma come molti dei giorni nostri solo che allora fece più scalpore per la dinamica spettacolare. ma di certo Oswald fu una specie di capro espiatorio, insomma uno tirato dentro fatti più grandi di lui.

  90. 6. Conoscete Stephen King? Lo avete mai letto?. Se sì, quale dei suoi libri giudicate il migliore?
    Come dicevo sopra lo conosco poco, solo Misery- che ho trovato molto bello ed inquietante- e On Writing- utilissimo e bellissimo. Dopo aver letto tanti interventi interessanti, ringraziando Gabriella Rossitto, in particolare ma anche tutti gli intervenuti appassionati e preparatissimi su King, credo che rimedierò presto, magari proprio da quest’ultimo libro. Provando a vedere cosa si prova a sfidare il gigante Tempo!
    Un abbraccio a Massimo e un bacione a Simona Lo Iacono a cui ricambio i saluti!

  91. “Sistemate la vostra scrivania nell’angolo e tutte le volte che vi sedete lì a scrivere, ricordate a voi stessi perché non è al centro della stanza. La vita non è un supporto dell’arte. È il contrario.” On Writing di S. King
    Auguro una buona notte a tutti con questa citazione che mi piace molto.

  92. Buona giornata. Rispondo con piacere alle domande.
    1. Se fosse possibile cambiare la storia, (magari con l’intento di evitare eventi tragici)… sarebbe giusto farlo? Sarebbe lecito? Sarebbe “morale”?
    2. Voi lo fareste?
    Secondo me, sì. Sarebbe giusto. Anche se la questione è puramente teorica. Io lo farei senza esitazioni. Anzi, forse lo sentirei come una specie di responsabilità.

  93. 3. Se sì, quale elemento della storia cambiereste?
    Come molti hanno scritto, cercherei di evitare al II guerra mondiale e le sue conseguenze.
     

  94. 4. A prescindere dalle influenze sul corso della Storia, se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo… in quale anno vorreste ritrovarvi? E perché?
    Mi piacerebbe vivere nell’anno zero. L’anno della nascita di Gesù. Andrei a cercarlo per sentirlo parlare, per vederlo.
     

  95. 5. Qual è la vostra opinione sull’assassinio di John F. Kennedy?
    Quasi impossibile credere che un uomo solo possa ammazzare un Presidente Usa, anche se questa non può essere la ragione per sposare la tesi complottista. Ma il dubbio viene. Ed è forte.
     

  96. 6. Conoscete Stephen King? Lo avete mai letto?
    Lo conosco, anche se ho letto poco di lui.

    7. Se sì, quale dei suoi libri giudicate il migliore?
    Ricordo con affetto uno dei suoi primi libri. Credo si intitolasse l’incendiare e credo che fosse edito dalla Bompiani.

  97. A proposito, perché ad un certo punto i libri di King non vennero più stampati dalla Bompiani? Cosa accadde?
    Ciao a tutti.

  98. Oh, grazie a chi ha ricordato COSE PREZIOSE… un romanzo bellissimo e inquietante. IL TALISMANO non mi ha dato le stesse emozioni, neanche CUORI IN ATLANTIDE a parte la prima sezione. Il film mi confuse ancora di più le idee…
    King fa molta metaletteratura nei suoi romanzi. Ad esempio MUCCHIO D’OSSA è tutto basato sulla reticenza e su I WOULD PREFER NOT TO di Melville – la frase di Bartleby lo scrivano – ; ci sono molti giornalisti e scrittori nelle sue opere… e citazioni più o meno criptiche.
    ON WRITING è una miniera di idee e stimoli, oltre ad essere ricco di aneddoti sulla sua vita.
    Mi sa che questo 22 novembre dovrò proprio leggerlo…
    A proposito, le domande.
    Vorrei conoscere i miei scrittori preferiti… magari cantare con Maria Callas – hai detto niente? – , fare parte unica mulier della Cappella Sistina ai tempi di Palestrina…
    Non so se sarebbe giusto etico corretto e alla fine economico cambiare qualche avvenimento della storia. Non so se viviamo nel migliore dei mondi possibili o se veramente quello che viviamo è solo uno dei possibili sviluppi della storia. Qui la fisica, la teoria della relatività, degli universi spaziali e temporali paralleli aprono universi vertiginosi che Borges e altri scrittori colossali hanno tentato di esplorare.
    Raccontare forse è l’unico modo per inventarlo, un tempo diverso. Per lenire le ferite della storia. Per (ri)pensarla. Per farla migliore.
    Anna Frank stava vivendo un incubo ma ci credeva.
    E aveva ragione.

  99. BUONGIORNO A TUTTI!!
    @ Marco: sì, era L’incendiaria (Firestarter-1980) edito da Bompiani nella collana I Delfini.
    Gli anni ’80 consacrarono di fatto King come Re dell’Horror, confermandosi l’autore prolifero che è tuttora: pubblicò infatti una ventina tra romanzi e racconti.
    @ Francesca Giulia: bellissima citazione, ci ho aperto la giornata su Facebook linkando questo splendido thread.

  100. @Simonetta: anche io ho linkato questa discussione nella pagina dedicata a King su Facebook. E ho anche messo un piccolo sondaggio sul gradimento di 22/11/63. Se poi mi daranno l’autorizzazione posto il link qui.

  101. @Andrea e Simonetta, grazie a voi che vi siete prodigati a dirci tanto su King, cmq mi fa tanto piacere che la citazione vi sia piaciuta. ( ..anche io l’ho messa nel mio stato su FB Simonetta 😉 )
    Potreste indicarmi qualche altro libro di King da leggere?Premetto che preferisco quelli meno cruenti ma con un’intensa caratterizzazione psicologica, un pochino “morbosi” come Misery e Shining…aspetto vostre indicazioni! Inoltre voi espertissimi cosa ne pensate delle varie trasposizioni cinematografiche?

  102. @Francesca Giulia: per i libri, viste le indicazioni che hai dato, ti consiglierei: Ossessione, La lunga marcia, Uscita per l’inferno, L’uomo in fuga, Dolores Claiborne, Il gioco di Gerald, La bambina che amava Tom Gordon, Riding the Bullet… Mi pare rispondano abbastanza alle tue richieste, chiedo anche conferma agli altri.

    Per le trasposizioni… si va dai capolavori (Le Ali della libertà, Stand By Me, Carrie, etc etc) a delle vere e proprie (scusate il termine) porcate (I sonnambuli, I delitti del gatto nero, Creepshow, Le notti si Salem). Poi ci sono quelli “nè carne nè pesce”, tra cui purtroppo devo mettere IT… Un film che nella prima parte è davvero bellissimo e riesce a rovinare tutto e anche di più!!!

  103. Gulp!!! Sono tanti i titoli, scelgo uno a sentimento Ossessione….solo perché mi ricorda qualcosa, ma anche la bambina che amava Tom Gordon mi attrae, grazie mille!
    Eh sì, Le ali della libertà e Stand by me bellissimi, concordo.
    Vi propino un’altra chicca da On Writing
    “L’onestà nel raccontare compensa moltissimi difetti stilistici, come
    dimostrano le opere di scrittori dalla prosa legnosa come Theodore Dreiser e Ayn
    Rand, mentre mentire è il peccato irreparabile in assoluto. I bugiardi prosperano, su
    questo non c’è dubbio, ma sono quelli che si librano nei massimi sistemi, mai quelli
    che si districano nelle giungle della composizione vera e propria, dove ci si scava il
    sentiero una maledetta parola alla volta. Se cominciate a mentire su ciò che sapete e
    provate mentre siete laggiù, vi cascherà tutto addosso. ”
    Interessante vero?

  104. Concordo con Andrea sull’approssimazione di certe trasposizioni cinematografiche, sostenute da altre logiche, probabilmente, e non dalla fedeltà alle opere. Molto meglio leggerle.

  105. A Francesca Giulia: vuoi una storia d’amore e di follia che travalica tempo e spazio, che ti porta dentro le tue stesse paure, che ti resterà appiccicata addosso per mesi?
    Ti consiglio Lisey’s Story -La storia di Lisey, Sperling, 2006, trad. di Tullio Dobner.
    Seientoquindici pagine, ma mi sono sembrate poche.

  106. Aggiudicata la storia di Lisey!!! e due pomeriggi di Ossessione e caffè. Grazie amici. Lasciate pure i cellulari perché chiamerò voi negli incubi notturni! 🙁

  107. Ottimi consigli, concordo. In più batterei su Dolores Clayborne, il ritratto di una donna e la sua vita tormentata. Io l’ho preferito a La storia di Lisey.
    @ Giulia: se mi chiami per racocntarmi un tuo incubo mi fai felice!!!
    🙂
    In più voglio citare L’occhio del male, scritto sotto lo pseudonimo di Richard Bachman, un vecchio romanzo che mi ha catturata fin dal primo paragrafo.

  108. Volevo solo ringraziarvi per le informazioni e le opinioni preziose che sto trovando qui.
    Ho un occhio qui, a leggere i vostri post, e un altro a gustarmi le pagine di “22/11/’63”.
    Saluti da Fab, un kinghiano dei vecchi tempi.

  109. LA CONOSCETE LA STORIA DELLA DIATRIBA TRA KING E KUBRICK?
    Molti di voi avranno letto Shining e molti altri avranno visto il film. Ma solo chi ha fatto entrambe le cose può notare la differenza.
    Nel romanzo King ci ha messo molto di sé, ha un forte taglio autobiografico e l’attenzione è concentrata sul personaggio di Jack Torrance: la sua debolezza e le sue psicosi, la crescente follia.
    Kubrick invece, nel suo film ha concentrato l’attenzione sull’Overlook Hotel che diventa il protagonista vero. Questa cosa fece infuriare King che lo accusò di aver stravolto il senso del romanzo.
    E così decise di girarsi da solo uno Shining che fosse come voleva lui, corrispondente al libro. E lo fece. Creò una miniserie televisiva prodotta dalla ABC dal titolo “The Shining”, ne affidò la regia a Mick Garris, che ha girato molti altri suoi film (attualmente è in lavorazione Bag of Bones – Muchcio d’ossa), con Steven Weber nel ruolo di Jack e Rebecca De Mornay in quello di Wendy.
    Io l’ho trovata niente male. Diversa, fondamentalmente. Più introspettiva, dolorosa. Certo Weber non è Nicholson ma se la cava molto bene. E l’anima del romanzo è rispettata al 100%.
    Vi consiglio di vederla.
    😉

  110. E grazie, naturalmente, a Gabriella e a tutti gli altri intervenuti.
    Un saluto di benvenuto a Marco Vinci e a Fabrizio Aiello.
    Be’, mi sembra che questa pagina kinghiana si stia sviluppando piuttosto bene…

  111. @ Francesca Giulia
    Mi sa che “On writing” è un testo da leggere e rileggere. Offre sempre nuovi spunti di riflessione sulla scrittura e sull’arte del narrare.
    E sulla necessità di dotarsi di una “cassetta degli attrezzi”.

  112. Un ringraziamento speciale ad Andrea, ulteriore “valore aggiunto” di questo post.
    Caro Andrea, sei autorizzato a scrivere e a linkare tutto quello che ritieni opportuno.
    Carta bianca!
    😉

  113. Tornando a “22/11’63”, vi offro altri due contributi.
    Il primo è la recensione di Errol Morris, del New York Times, pubblicata in lingua italiana sul nuovo numero di “Internazionale”.
    (commento a seguire)

  114. da INTERNAZIONALE: la recensione di Errol Morris, The New York Times

    Nelle opere di Stephen King ordinario e soprannaturale si mescolano sempre, in quello che si potrebbe chiamare il mistero del quotidiano. Nel suo ultimo romanzo, 22/11/’63, un passaggio spazio-temporale si apre a Lisbon Falls, in un angolo dimenticato del Maine. Da un lato è il 2011. L.L. Bean ha appena comprato una piccola tavola calda – con annesso varco temporale – nei pressi di una vecchia fabbrica abbandonata. Dall’altra parte c’è l’America di Eisenhower. Dalle ciminiere dello stabilimento escono colonne di fumo bianco e il giovane senatore del Massachusetts John Kennedy è ancora vivo.
    Le regole del passaggio temporale sono elencate nelle prime pagine del romanzo. Al Templeton, il proprietario della tavola calda, le spiega a Jake Epping, un insegnante di inglese della scuola locale. King tralascia il meccanismo del viaggio nel tempo. E c’è una ragione: è in cerca di qualcosa di più grande. 22/11/’63 è una riflessione sulla memoria, sull’amore, la perdita, il libero arbitrio e la necessità. Al sta morendo di cancro ai polmoni. Tossisce e sputa sangue. Dà a Jake l’incarico di fare quello che lui non può fare: fermare Lee Harvey Oswald. Jake piomba nel passato con un nuovo nome, George T. Amberson, e una missione chiara. Cambiare la storia. Ma, una volta nel 1958, Amberson si trova immediatamente davanti a un doppio mistero: il mistero di quello che è veramente successo e il mistero di quello che potrebbe succedere. Prima di poter cambiare il corso della storia, deve sapere come sono andate davvero le cose. C’è un oscuro “se”. E se il corso della storia fosse troppo potente? Tutto contribuisce a uno dei migliori romanzi sul viaggio nel tempo dall’epoca di H.G. Wells.
    King è riuscito a catturare qualcosa di magnifico. È forse l’infondatezza della realtà? Più guardi la storia da vicino e più diventa misteriosa. Nei primi romanzi di King, più apertamente soprannaturali, il quotidiano è interrotto da un indicibile orrore. In22/11/’63 l’orrore sta nel quotidiano, come qualcosa di reale e familiare. Indifferente alle vite umane e ineluttabile. È il tempo.

    Errol Morris, The New York Times

  115. Wuz.it propone la recensione apparsa sul Guardian a firma di Benedicte Page.

    THE GUARDIAN
    Il re dell’horror Stephen King è solo l’ultimo della lunga schiera di autori che hanno scelto l’assassinio Kennedy come ispirazione per un romanzo. 22/11/’63 vede come protagonista Jake Epping, insegnante del Maine incaricato di viaggiare indietro nel tempo per sventare l’uccisione del presidente americano. L’avventura di Epping inizia quando scopre che Al, suo amico e gestore della tavola calda della città, custodisce nel magazzino del locale una macchina per viaggiare nel tempo, direttamente nel 1958. Al “arruola” Jake nella missione per impedire l’omicidio, e lo spedisce nei bel tempi di Elvis, di James Dean e dei macchinoni cromati. Jake affronta diligentemente il viaggio, e si ritrova a conoscere non solo il problematico Lee Harvey Oswald, ma anche una bella bibliotecaria, Sadie Dunhill, che capisce essere l’amore della sua vita. Riuscirà Jake nella sua missione di cambiare la storia? E se sì, che cosa succederà poi?
    Con questo libro, King si aggiunge alla schiera di autori che hanno scritto sulla vita e sulla morte di JFK: tra i più noti Don DeLillo in “Libra”, James Ellroy in “American Tabloid” – primo volume della trilogia Underworld USA -, Philip Roth ne “Il complotto contro l’America”, e poi anche Jeff Greenfield, Stephen Baxter, JG Ballard e Jed Mercurio.
    Ma King promette di aver messo in questo progetto il suo particolare marchio di fabbrica. Phillippa Pride, sua editor inglese, ha descritto 22/11/’63 come “il miglior romanzo “E se…?” che io abbia mai letto”, assicurando che, nelle sue mille pagine, troviamo una perfetta combinazione tra “il meglio delle storie di suspence in stile King e la dimensione di un’epopea”. L’agente letterario americano Chuck Verrill ha definito il libro “grande, ambizioso e ammaliatore”, sostenendo che nessuno scrittore ha “assorbito la cultura sociale, politica e popolare della sua generazione in modo tanto approfondito e ricco di immaginazione” quanto King.

  116. E con questi due nuovi “contributi”, ne approfitto per augurarvi una buona serata e una splendida notte… non prima di avervi ancora una volta ringraziati per la partecipazione al dibattito.
    Buona prosecuzione!

  117. [Stephen King su Shining di Stanley Kubrick]
    Ci sono parti che mi sono piaciute e parti invece che non mi sono piaciute affatto. Pari e patta insomma. Kubrick ha dichiarato di aver voluto fare un film dell’orrore ma non credo che sapesse esattamente cos’è un film dell’orrore. Quello che viene fuori alla fine è una semplice tragedia famigliare.

  118. Per quanto riguarda i miei libri, beh, si tratta di prendere una decisione di fondo e cioè: vuoi vendere il libro per farne un film oppure no? Alla fine, spesso, non resta che assumere l’atteggiamento tipo “mi aspetto il peggio, tutto quello che viene tanto meglio”. Ne ho discusso fra me e me e alla fine ho concluso che anche se ne fanno un pessimo film, alla fine a uscirne distrutto è il film, il libro no, quello non possono distruggerlo. Il libro rimane. Io sono uno che si occupa di libri. E per quanto anche il cinema sia una forma d’arte non la ritengo all’altezza del fare libri.
    (Stephen King)

  119. @Massimo: Sono io a ringraziare te, sia per le tue parole, sia per aver aperto una discussione come questa.

    Tempo fa, mettendo a frutto il mio hobby per la rete e i siti web, creai il sito su Stephen King per cercare di dare quante più informazioni possibile sul nostro autore preferito, ma discussioni come queste non ho mai avuto modo di portarle avanti.

    Una volta che avrete finito la lettura di 22/11/63, mi farebbe molto piacere sapere la vostra valutazione rispondendo al sondaggio che potete trovare sulla mia pagina, magari corredato anche da un piccolo commento. La pagina è questa: http://www.facebook.com/pages/La-Torre-Nera-Stephen-King/143249282397308

    E se volete mandare una recensione da pubblicare sul sito, non esitate a farlo 😀

  120. Buongiorno a tutti!!
    🙂
    @ Cinzia: anche a me alcune parti di Shining non mi piacciono, ma nel complesso direi che è un film d’effetto, anche perché la presenza di Nicholson gioca un ruolo fondamentale. Perciò ti consiglio di vedere, se non l’hai ancora fatto, la versione Kinghiana, nota anche “The Stephen King’s Sihining” che vuole essere la tragedia di un uomo, prima di tutto, in prefetta sintonia col romanzo.
    😉
    E a proposito di “The Stephen King’s Shining”, vi ho parlato del cameo di King nel film di Kubrick in cui fa il leader di una band fantasma, la Gage Creed Band, in omaggio a Pet Sematary. Nella sua miniserie tv King appare invece come direttore dell’orchestra dell’hotel, mister Gage Creed, appunto.
    Non solo, ma durante le riprese si presentò sul set FranK Darabond che aveva già diretto (splendidamente) Le ali della libertà e propose a King la regia de Il miglio Verde. King accettò ma a una condizione: che Darabond facesse una piccola apparizione nella sua serie. Ed eccolo interpretare il fantasma che appare al piccolo Danny nel salone dell’hotel.

  121. Ciao. Penso di comprare 22/11/63, mi intriga la trama.
    Riguardo King penso che lui e’ bravissimo a caratterizzare i personaggi, che davvero sembrano “uscire dalla pagina”.
    Non so se siete d’accordo.

  122. Per quanto riguarda le domande, io sono tra quelli che proverebbero a cambiare la storia a fin di bene, se ciò fosse possibile.

  123. Il miglior libro di King? Probabilmente IT… a parte il finale che mi ha delusa.
    C’e’ qualcun altro che e’ rimasto deluso dal finale di IT?

  124. @ Antonella: no, il finale del romanzo non mi ha delusa, l’ho trovato in linea con la storia. Quello del film sì, è pateticamente ridicolo. Il ragno… ma per favore, potevano scegliere una qualsiasi entità soprannaturale ma il ragno… :O

  125. A me proprio non è piaciuta tutta la seconda parte di IT, culminata con il pietoso finale del ragno gigante.

    Più volte mi sono chiesto il motivo di determinate differenze tra romanzi e film e non riesco proprio a darmi una spiegazione in merito. Mi auguro solo che, se si farà, la trasposizione de “La Torre Nera” sia il più fedele possibile alla forma cartacea.

  126. Un portfolio di tutto rispetto!
    Non so chi sia (mi informerò) ma mi piacerebbe anche quello de Il miglio verde: l’ho trovata una bellissima trasposizione cinematografica.
    In questo weekend sarò fuori postazione e quindi ci rivediamo lunedì. Mi raccomando, continuate a postare!!
    🙂

  127. I primi anni

    Stephen Edwin King nasce il 21 settembre 1947 a Portland. Suo padre, Donald Edwin King (di origini scozzesi-irlandesi), è un impiegato della Electrolux, ex capitano della Marina Mercantile e impegnato fino al 1945 nella Seconda Guerra Mondiale, e sua madre, Nellie Ruth Pillsbury King, una casalinga di origini modeste. Pur essendo il primogenito, i suoi genitori hanno adottato due anni prima, esattamente il 14 settembre del 1945, David Victor, che verrà però sempre considerato da King un vero fratello maggiore.
    Nel 1949 il padre esce per una delle sue passeggiate e non farà più ritorno a casa, a causa di problemi familiari. Questo avvenimento segnerà profondamente il carattere del futuro scrittore, tanto che è possibile trovare in numerosi romanzi il difficile rapporto padre-figlio (fra gli altri: It, Cujo, Christine e Shining).
    La famiglia comincia così a spostarsi da un luogo ad un altro: la signora Nellie Ruth King in quegli anni e nei successivi sarà spesso fuori casa per quasi tutto il giorno, impegnata in vari lavori, come stiratrice in una lavanderia, lavoratrice notturna in una panetteria, commessa e donna delle pulizie. Con il proprio lavoro riesce comunque ad assicurare ai due figli una buona educazione, guidandoli all’ascolto di buona musica ed alla letteratura. Di quegli anni, Stephen King dirà che “Non avemmo mai una macchina, ma non saltammo mai un pranzo”.
    L’infanzia di Stephen King viene colpita, oltre che dalla scomparsa del padre, dalla morte di un suo amico. All’età di quattro anni, i due sono impegnati a giocare vicino ad una ferrovia, quando l’amico del futuro scrittore cade sulle rotaie e viene travolto da un treno. King, in stato confusionale, torna a casa senza ricordare quanto successo.

  128. La scuola e le prime esperienze in campo letterario

    Iscritto in prima elementare, King passa i primi nove mesi malato. Colpito prima dal morbillo, ebbe in seguito problemi con gola e orecchie. Curato da alcuni esperti, si ritira dalla scuola per volere di sua madre e passa diversi mesi in casa. È durante questo periodo che King inizia a scrivere, copiando interamente fumetti a cui aggiunge descrizioni personali. Il suo primo racconto, completamente inventato da lui, tratta di quattro animali magici a bordo di una vecchia macchina, guidati da un enorme coniglio bianco e con il compito di aiutare i bambini.
    Durante questo periodo inizierà anche a leggere da solo tutto ciò che trova. A dieci anni scopre il genere horror, dopo aver visto un film sugli extraterrestri. Due anni dopo, rinviene nella soffitta della zia i libri del padre, appassionato di Edgar Allan Poe, H.P. Lovecraft e Richard Matheson, nonché appassionato scrittore. Ed è nel 1960 che King invia il suo primo racconto ad una rivista, la Spacemen, che si occupava di film di fantascienza. Il suo scritto non sarà mai pubblicato.
    Un anno prima invece King inizia a scrivere per un piccolo giornale, il Dave’s Rag (letteralmente, Lo straccio di Dave), giornale prodotto dal fratello maggiore di King in tiratura limitata e distribuito a vicini di casa e coetanei.
    Nel 1962 frequenta la Lisbon Falls High School, a Lisbon Falls. La sua passione per i film dell’orrore e per la letteratura lo spingeranno a scrivere diversi racconti, spesso delle semplici trasposizioni dei film visti al drive-in. Questi racconti passano fra i suoi amici di scuola, e King utilizzerà la macchina da stampa del Dave’s Rag per produrre delle copie stampate dei suoi racconti. In particolare, sarà il film Il pozzo e il pendolo di Richard Matheson a ispirare King che, tornato a casa, realizza una trasposizione dello stesso. Prodotta poi in una quarantina di copie, la vende il giorno successivo a scuola, ma gli insegnanti, una volta scoperto quanto è successo, obbligheranno il giovane King a restituire i soldi.
    Il secondo anno alle Lisbon High School, diventa direttore del giornale scolastico The Drum assieme a Danny Emond. Il giornale avrà scarso successo, ma costerà una punizione a Stephen King che, annoiato dai soliti articoli, ha l’idea di realizzare un giornale umoristico prendendo in giro i vari professori. The village vomit, nuovo nome del giornale, ha successo fra gli studenti, ma i professori non gradiranno i vari soprannomi e spediranno King in punizione per una settimana. Al termine della stessa, il giovane scrittore verrà contattato per far parte di un vero giornale, il Lisbon Enterprise, settimanale di Lisbon. Inizierà qui a scrivere riguardo ad incontri sportivi e apprenderà le tecniche di buona scrittura.
    Nel 1966 viene pubblicato sulla fanzine Comics Review il primo racconto di Stephen King. Si tratta di I was a teenage grave robber, racconto in prima persona.

  129. Università e lavoro

    Dal 1966 al 1971, King studia inglese all’Università del Maine ad Orono. Anche qui fa parte del giornale scolastico, il The Maine Campus, per cui scrive articoli nella sezione King’s Garbage Truck. Per mantenersi gli studi, King lavora sia durante l’anno scolastico, sia durante le vacanze estive. Nel 1967 riesce finalmente a pubblicare su una rivista il racconto The Glass Floor a cui, qualche mese dopo, segue il romanzo La lunga marcia (The Long Walk), opera che pubblicherà molti anni dopo. Nell’estate del 1969, lavorando nella biblioteca dell’università, conosce Tabitha Jane Spruce, poetessa, laureanda in storia e sua futura sposa. Il matrimonio verrà celebrato il 2 gennaio 1971 a Old Town.
    Finita l’università nel 1970, ottiene il certificato per l’insegnamento nelle scuole superiori. In un primo tempo lavorerà come benzinaio, spazzino, bibliotecario e inserviente in una lavanderia, per poi iniziare a lavorare come insegnante alla Hampden Academy in Hampden, nel Maine. Dopo la nascita della figlia Naomi Rachel nel 1971, King si trasferisce e inizia a scrivere L’uomo in fuga (The Running Man). Nel 1972 nasce un altro figlio, Joseph Hillstroom; da qui in poi seguono molti problemi, economici e di salute, legati al vizio dell’alcool.

  130. Carrie e l’inizio di King

    È durante questo periodo che Stephen King scrive il suo primo romanzo, Carrie. Grazie al successo inaspettato, i problemi economici della famiglia sono in parte ridotti. Ma è anche in questo periodo che la madre di King muore di cancro e che lo stesso scrittore si scontra con i problemi di alcol e di droga. Arriverà a pronunciare anche il discorso di addio al funerale della madre da ubriaco[2]. Grazie all’intervento dei familiari e di alcuni amici, Stephen King riuscirà ad uscire dal tunnel.
    Dopo Carrie, King lascerà il posto da insegnante per dedicarsi completamente alla carriera di scrittore. Darà alle stampe un largo numero di romanzi, a partire nel 1974 con Le notti di Salem (Salem’s Lot) e nel 1977 con Shining (The Shining), confermandosi definitivamente presso il grande pubblico.

  131. Dopo tre precedenti tentativi falliti, King raggiunge finalmente la pubblicazione di un proprio romanzo nel 1974 con Carrie. Acquistato dalla casa editrice Doubleday per soli 2500 dollari, il romanzo passa inosservato in edizione rilegata, ma ha un enorme successo nell’edizione economica, superando il milione di copie vendute. Grazie alla sua quota dei diritti dell’edizione economica e alla vendita dei diritti per la trasposizione cinematografica, King può permettersi di abbandonare l’insegnamento e di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.

  132. I successivi Le notti di Salem (Salem’s Lot) (1975) e Shining (1977) sono dei successi ancor maggiori: il primo vende oltre tre milioni di copie, il secondo supera i quattro milioni.[16] Nel giro di quattro anni, il non ancora trentenne King è passato dal sopravvivere con il modesto stipendio di insegnante da 6000 dollari annui a guadagnare milioni con i diritti d’autore e i diritti cinematografici.

    Ma è proprio in questo periodo di crescente successo e affermazione personale che la madre di King muore di cancro e che lo scrittore sviluppa seri problemi di dipendenza da alcol e droga, arrivando addirittura a pronunciare il discorso di addio al funerale della madre da ubriaco.
    La sua tossicodipendenza viene a lungo sottovalutata, perché non incide in alcun modo nella sua produttività lavorativa, e solo nel 1987 l’intervento di familiari e amici dà inizio al faticoso processo di disintossicazione, che durerà oltre un anno.

  133. Negli anni ottanta King è ormai diventato una star della cultura popolare, paragonabile alla figura di Steven Spielberg in campo cinematografico.

    In questi anni King confessa anche il suo debito nei confronti dello scrittore Shane Stevens, dichiarando che il proprio romanzo “La metà oscura” è anche un omaggio a Stevens

  134. L’incidente

    Nell’estate del 1999, dopo aver riposto momentaneamente nel cassetto il romanzo Buick 8, iniziato in primavera e che richiede un certo lavoro di ricerca, King riprende in mano il saggio sulla scrittura, “On Writing: Autobiografia di un mestiere”, iniziato a fine 1997 e messo da parte nei primi mesi del 1998, con l’intenzione di dedicare l’intera estate a completarlo.

    È il 18 giugno quando comincia a scrivere la parte principale del saggio, Sullo scrivere. Il pomeriggio del 19 giugno, dopo aver accompagnato all’aeroporto il figlio più giovane, Owen, intorno alle quattro pomeridiane intraprende la sua abituale camminata di sei chilometri nei dintorni di Center Lovell, nel Maine occidentale, per un tratto lungo la Route 5, la strada asfaltata che collega Bethel e Fryeburg.
    È proprio lì che Bryan Smith, quarantaduenne con precedenti in una dozzina di incidenti stradali, alla guida di un minivan Dodge blu, distratto dal suo rottweiler Bullet, saltato sul sedile posteriore attratto da un frigo portatile che contiene della carne, travolge in pieno lo scrittore che sta camminando sul ciglio della strada.

    Trasportato in un primo momento al Northern Cumberland Hospital di Bridgton, viene poi trasferito in elicottero al Central Maine Medical Center di Lewiston, a causa della grave entità dei traumi subiti: polmone destro perforato; gamba destra fratturata in almeno nove punti (tra cui ginocchio e anca); colonna vertebrale lesa in otto punti; quattro costole spezzate; lacerazione del cuoio capelluto.
    Esce dall’ospedale il 9 luglio, dopo tre settimane dal ricovero.

    Dopo aver accettato in un primo momento le scuse dell’investitore, King decide di denunciarlo per fargli ritirare la patente e di acquistarne il veicolo per 1600 dollari, nella prospettiva di sfasciarlo una volta recuperate le forze fisiche.

    Le sette operazioni chirurgiche necessarie per essere rimesso in sesto e la lunga e dolorosa convalescenza interrompono la proverbiale disciplina dello scrittore, non più in grado di lavorare ininterrottamente quattro ore ogni mattina per scrivere ogni giorno 2500 parole.

  135. Anni recenti

    Nel 2000 King pubblica un romanzo a puntate, The Plant, su internet. Visto l’insuccesso, soprattutto economico poiché molte sono le persone che scaricano i nuovi capitoli senza pagarli, abbandona il progetto.

    Nel 2002 annuncia sulla rivista Entertainment Weekly, per la quale fino al 2003 scrive la rubrica The Pop of King (riferimento a The King of Pop di Michael Jackson), di voler smettere di pubblicare, anche se non forse di scrivere.

    Nell’ottobre del 2005 King firma per la Marvel Comics una trasposizione a fumetti della serie “La torre nera” intitolata “La nascita del pistolero”. La serie, basata su un giovane Roland Deschain, è diretta da Robin Furth, illustrata da Jae Lee (vincitore dell’Eisner Award) e con dialoghi di Peter David. La prima uscita viene pubblicata il 7 febbraio 2007 in America, e nel marzo dello stesso anno vende oltre 200 000 copie. In Italia la serie viene pubblicata mensilmente a partire dalla fine dell’agosto 2007, per un totale di quattro albi.

    Sempre nel 2007, King viene premiato con il Mystery Writers of America Grand Master.

    Annunciato precedentemente per il 21 giugno 2007, King pubblica il 2 ottobre il romanzo “Blaze”, scritto negli anni settanta sotto lo pseudonimo Richard Bachman ma mai pubblicato. Lo scrittore ha anche terminato il romanzo “Duma Key”, uscito a gennaio 2008, e ha scritto un musical assieme a John Mellencamp intitolato Ghost Brothers Of Darkland County, la cui data di pubblicazione è ancora sconosciuta. Il 21 ottobre 2008 esce la sua nona raccolta di racconti, “Al crepuscolo”, contenente tredici storie.
    A distanza di un anno dalla pubblicazione del suo ultimo libro, il 20 ottobre 2009 esce il romanzo “The Dome”, idea a cui King lavorava già negli anni ottanta, ma non aveva mai portato a termine.

    Nel marzo del 2011 ha annunciato tramite il suo sito ufficiale la pubblicazione di due nuovi libri. “11/22/63”, che tratta il tema dei viaggi nel tempo e dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, sarà pubblicato l’8 novembre 2011 e, in italiano, sarà nuovamente tradotto da Wu Ming 1.
    Uscirà nel 2012 l’ottavo volume della serie “La torre nera”, intitolato “The Wind Through the Keyhole”.

  136. Credo che una delle cose più interessanti di questo nuovo libro di King sia la riflessione sul tempo e su come gli avvenimenti sono legati gli uni agli altri.
    Si parla di “effetto farfalla”, ed è vero. Ogni evento, ogni atto, ogni decisione presa, condiziano il nostro futuro e quello degli altri.
    La grande forza di questo libro sta proprio nella riflessione che discende dalla lettura.

  137. confermo le parole di Lucy. Aggiungo che questo diavolo di un King sa bene come tenere il lettore incollato alla pagina.

  138. “C’era qualcosa di sbagliato in quella città, e credo di essermene accorto dal primo momento” (22/ 11, pag. 111).

    Jake va a Derry e incontra i protagonisti di IT…
    non è magia questa?

    E a proposito di magia:

    “Non è affatto una danza di morte, no davvero.

    E’ una danza dei sogni, in fondo. E’ un modo di risvegliare il bambino che è in noi, quel bambino che non muore mai, dorme soltanto sempre più profondamente. Se la storia dell’orrore è la nostra prova generale per la morte, allora la sua severa moralità è è anche una riaffermazione della vita, della buona volontà e dell’affermazione ingenua: solo un ponte in più verso l’infinito.

    Ci muoviamo dal ventre alla tomba, da un’oscurità all’altra, sapendo poco dell’una e niente dell’altra… fuorché per fede. che noi rimaniamo sani di mente di fronte a questi misteri semplici eppure accecanti è quasi divino. Che ci sia possibile volgere le potenti intuizioni dell’immaginazione a quei misteri, e guardarli in questo specchio di sogni, che ci sia possibile, per quanto timidamente, infilare le mani dentro il foro che si apre al centro della colonna della verità, tutto questo è…
    …bene, è magia, non è vero?
    Sì. Forse è con questa parola,piuttosto che con il bacio della buonanotte, che voglio congedarmi da te; questa parola che i bambini rispettano istintivamente, questa parola la cui verità riscopriamo da adulti soltanto nelle storie… e nei sogni:
    Magia.”

    Da “Dance macabre”, pag. 431

  139. Eheh… fatto lo stesso mio errore 😀

    Credo che ci siano ben poche definizioni di “magia” tanto belle. Grazie mille per averla postata.

  140. Buona domenica mattina a tutti. E grazie per i nuovi interventi.
    Spero che da lunedì questa discussione possa offrire nuovi frutti “kinghiani” e non.
    Intanto ne approfitto per augurarvi buon inizio settimana.

  141. Io sono intorno a pag 500, mi sono trasferito a Dallas 😉

    Sì, mi piace decisamente e mi piace il fatto di scoprire cose che non conoscevo dell’America di quei tempi e della faccenda in sè di Kennedy.

  142. Oggi lo compro!!!!..ma non vi raggiungerò mai….nemmeno se vi obbligassi a tornare indietro nel tempo.. 😉

  143. Buongiorno.
    Vorrei intervenire a proposito della opportunità, nel caso in cui fosse possibile, di tornare nel passato per modificare il presente.
    Nella storia di King c’è un particolare molto importante. E’ possibile apportare tali modifiche anche se il passato “non vuole essere cambiato” e oppone resistenze. Ma soprattutto se a seguito di tali modifiche, qualcosa non va (vedi “effetto farfalla”) è possibile ripristinare tutto viaggiando di nuovo nel tempo.

  144. Per dirla meglio, ogni volta che si viaggia nel 1958 si ricomincia tutto da capo. I cambiamenti apportati in precedenza sono “resettati”. Da questo punto di vista sono salti nel tempo con la rete di protezione.
    Se non ci fosse stata questa possibilità, il protagonista avrebbe rischiato ugualmente di modificare il corso degli eventi?
    Una domanda destinata a rimanere senza risposta, ma è probabile che ci avrebbe pensato molto a lungo prima di agire.

  145. Comunque molto bello questo libro di King. Non l’ho ancora terminato, ma penso di essere già in grado di esprimere un giudizio.

  146. Ciao amici, buon lunedì!
    Rieccomi in postazione dopo un weekend di full immersion nella psichiatria. Ora ho senz’altro più chiaro il senso della mia follia
    😉
    Ero nel viterbese, un posto che amo molto e che conosco bene. Ripensando a questa nostra discussione su King e il suo mondo, sono tornata con il pensiero al Maine; alle sue montagne, alla natura sconfinata, al silenzio dei boschi e al rumore dei suoi fiumi. Ve l’ho detto, è un posto magico, e King ha ragione nel sostenere che il Maine è dove le sue storie cominciano e finiscono. Laggiù lui ha creato il suo mondo fantastico: città come Chamberlaine, Ludlow, Haven, soprattutto Derry e Castle Rock che noi conosciamo bene, è il Maine visto attraverso gli occhi di King. E la cosa straordinaria è che noi ne riusciamo a sentire il pulsare del cuore, a vedere cosa si nasconde sotto il velo della (fino a un certo punto) finzione.
    King è riuscito a creare un microcosmo e ci ha invitati a entrare. Non importa dove viviamo, quanto lontani siamo: sta di fatto che ora è anche un po’ nostro.
    😉

  147. È vero, Monica. Il viaggio al passato di 22/11/’63 ha regole ben precise. Diciamo che, se da un lato “agevolano” il narratore… dall’altro rendono la storia ancora più avvincente.

  148. Coraggio, gente. La discussione qui continua (almeno spero).
    Vi ripropongo le domande per gli eventuali “ultimi arrivati”.

    1. Se fosse possibile cambiare la storia, (magari con l’intento di evitare eventi tragici)… sarebbe giusto farlo? Sarebbe lecito? Sarebbe “morale”?

    2. Voi lo fareste?

    3. Se sì, quale elemento della storia cambiereste?

    4. A prescindere dalle influenze sul corso della Storia, se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo… in quale anno vorreste ritrovarvi? E perché?

    5. Qual è la vostra opinione sull’assassinio di John F. Kennedy?

    6. Conoscete Stephen King? Lo avete mai letto?

    7. Se sì, quale dei suoi libri giudicate il migliore?

  149. Chi fornisce la risposta migliore vincerà un viaggio che lo porterà al 31/12/2001… il giorno prima dell’entrata ufficiale in circolazione dell’euro!
    😉
    Buonanotte a tutti!

  150. La speranza è che questo viaggio al passato non coincida con un viaggio al futuro.
    Intanto ho superato all’incirca la metà del libro.

  151. Buongiorno a tutti!
    Stamattina mi ronzava in mente un’altra considerazione: avete notato come King tenda in quasi tutte le sue opere, racconti o romanzi che siano, a trattare la solitudine dell’essere umano? Qualche (e solo qualche) esempio: la solitudine disperante di Trisha Mc Farland sperduta in un bosco ne “La bambina che amava Tom Gordon”, la condizione di “diversa” di Carrie nell’omonimo romanzo e della piccola Charlie” McGee ne “L’incendiaria”, la consumante solitudine notturna di Ralph Roberts in “Insomnia”, il dramma familiare e di donna di “Dolores Clayborne” e “Rose Madder”, l’isolamento impotente di Paul Edgecombe e quello di John Coffey ne “Il miglio verde”, e via ancora con Misery, Il gioco di Gerald, L’occhio del male, “Christine”, “Mucchio d’ossa”… e potremmo continuare all’infinito.
    Non c’è mai una risoluzione a questa solitudine. E le storie hanno sempre un epilogo negativo. Anche quando non sembra, il protagonista si porta addosso il carico di una scelta. Alla fine, i personaggi di King restano sempre soli.
    Ma, in fondo, non lo siamo un po’ tutti? Prigionieri delle nostre paure, delle nostre scelte. Leggere una storia di King è un po’ come guardare in uno specchio e rischiare di riconoscersi.
    Sarà per questo che fa così tanta paura?
    😉

  152. @ Simonetta
    Ti rispondo con questa citazione di King
    “Uno dei miei compiti in quanto scrittore è quello di assalire le vostre emozioni e forse di aggredirvi – e per far questo uso tutti gli strumenti disponibili. Forse sarà per spaventarvi a morte, ma potrebbe anche essere per prendervi in modo più subdolo, per farvi sentire tristi. Riuscire a farvi sentire tristi è positivo. Riuscire a farvi ridere è positivo. Farvi urlare, ridere, piangere, non mi importa, ma coinvolgervi, farvi fare qualcosa di più che mettere il libro nello scaffale dicendo: “Ne ho finito un altro”, senza nessuna reazione. Questa è una cosa che odio. Voglio che sappiate che io c’ero”. [Intervista con Keith Blackmore tratta da repubblica.it]”
     

  153. Poi…… nessuno ha fatto riferimento all’ampio palmares di premi vinti da King.
    Provvedo io.
    .
    Elenco dei premi vinti, ripreso dal sito ufficiale:

    Alex Awards 2009: “Al crepuscolo”
    American Library Association Best Books for Young Adults
    1978: “Le notti di Salem”
    1981: “L’incendiaria”
    Balrog Awards 1980: “A volte ritornano”
    Black Quill Awards 2009: “Duma Key”
    British Fantasy Society Awards
    1981: Per grande contribuzione al genere
    1987: “It”
    1992: “Cujo”
    1999: “Mucchio d’ossa”
    2005: “La torre nera VII: La torre nera”
    Deutscher Phantastik Preis Awards
    2000: “Cuori in atlantide”
    2001: “Il Miglio verde”
    2003: “La casa del buio”
    2004: Autore internazionale dell’anno
    2005: “La torre nera VII: La torre nera”
    Horror Guild
    1997: “Desperation”
    2001: “Riding the Bullet – Passaggio per il nulla”
    2001: “On Writing: Autobiografia di un mestiere”
    2002: “La casa del buio”
    2003: “Buick 8”
    2003: “Tutto è fatidico”
    International Horror Guild Awards 1999: “La tempesta del secolo”
    Locus Awards
    1982: “Danse macabre”
    1986: “Scheletri”
    1997: “Desperation”
    1999: “Mucchio d’ossa”
    2001: “On Writing: Autobiografia di un mestiere”
    Mystery Writers of America 2007: Grand Master Award
    National Book Award 2003: Medal of Distinguished Contribution to American Letters
    New York Public Library Books for the Teen Age 1982: “L’incendiaria”
    Premio Bram Stoker
    1987: Misery
    1990: Quattro dopo mezzanotte
    1995: Pranzo al “Gotham Cafe”
    1996: Il miglio verde
    1998: Mucchio d’ossa
    2002: Premio alla carriera
    2006: La storia di Lisey
    2009: Duma Key
    2009: “Al crepuscolo”
    Premio Hugo 1982: miglior saggio – Danse macabre
    Premio O. Henry 1996: L’uomo vestito di nero
    Quill Awards 2005: Faithful
    Spokane Public Library Golden Pen Award 1986: Golden Pen Award
    University of Maine 1980: Alumni Career Award
    Us Magazine 1982: Migliore scrittore dell’anno
    World Fantasy Awards
    1980: Convention Award
    1982: “Il braccio”
    1995: L’uomo vestito di nero
    2004: Lifetime Achievement
    World Horror Convention 1992: World Horror Grandmaster
     

  154. Ciao. Contribusco alla discussione inserendo alcune citazioni di King tratte da “Notte buia, niente stelle”. Secondo me aiutano a conoscere un po’ meglio l’autore e l’uomo.
    Alessandro

  155. Le storie raccolte in questo libro sono molto dure. Forse, in certi momenti, le hai trovate difficili da leggere. Ti assicuro che io stesso, in certi momenti, le ho trovate difficili da scrivere. (p. 415 – “Notte buia, niente stelle”)

  156. Io prendo molto sul serio quel che faccio, ed è sempre stato così, fin da quando a diciott’anni scrissi il mio primo romanzo La lunga marcia.
    Ho pochissima pazienza nei confronti degli scrittori che non prendono sul serio il proprio lavoro, e proprio nessuna pazienza nei confronti di chi sostiene che l’arte di scrivere storia sia ormai logora. Non è logora, e non è un giochino letterario. È uno dei più importanti modi di cercare un senso nelle nostre vite e nel sovente terribile mondo che ci circonda. È il modo in cui rispondiamo alla domanda: «Come possono accadere cose del genere?» Le storie ci portano a pensare che a volte (non sempre, ma a volte) vi sia una ragione. (pp. 415-416 – “Notte buia, niente stelle”)

  157. Fin dal principio […] ho avuto la sensazione che la migliore narrativa fosse propulsiva e aggressiva. Ti arriva dritta in faccia. A volte ti grida in faccia. Non ho nulla contro la prosa «alta», che di solito descrive persone straordinarie in circostanze ordinarie, ma sia come lettore sia come scrittore, mi interessano molto di più le persone ordinarie in circostanze straordinarie. Nei miei lettori voglio provocare una reazione emotiva, quasi viscerale. Il mio scopo non è farli pensare mentre leggono. Metto la parola in corsivo per far capire che, se la storia è buona abbastanza e i personaggi sono sufficientemente vividi, il pensiero seguirà all’emozione dopo la lettura e a libro già riposto (talvolta con sollievo). (p. 416 – Notte buia, niente stelle)

  158. La verità è nell’occhio di chi guarda, ma se si parla di narrativa, la sola responsabilità dello scrittore è quella di cercare la verità nel proprio cuore. Non sarà sempre la verità del lettore, e nemmeno quella del critico, ma finché sarà la verità dello scrittore (e finché quest’ultimo non si umilierà né si toglierà il cappello in ossequio alle mode), tutto andrà bene. Per gli scrittori che mentono di proposito, per quelli che sostituiscono comportamenti non credibili al modo in cui le persone agiscono davvero, io non provo altro che disprezzo. Scrivere male non è solo questione di cattiva sintassi o scarso spirito d’osservazione: si scrive male quando ci si rifiuta di raccontare storie su quel che la gente fa realmente. (p. 417 – Notte buia, niente stelle)

  159. In “Notte buia, niente stelle” ho fatto del mio meglio per rendere quel che la gente potrebbe fare e come potrebbe comportarsi in certe situazioni estreme. Le persone in questi racconti non sono prive di speranza, ma riconoscono che a volte persino le speranze più fervide (e i migliori auspici per il nostro prossimo e la società in cui viviamo) si rivelano vane. Anzi, succede spesso. Quello che ci dicono, secondo me, è che la nobiltà non sta principalmente nel successo, ma nel cercare di fare la cosa giusta, e che se non riusciamo a farla, o intenzionalmente ci sottraiamo al compito, la conseguenza sarà l’inferno. (p. 417 – Notte buia, niente stelle)

  160. Bellissime citazioni! Rendono davvero l’idea di cosa debba essere la scrittura e la lettura secondo King.

    Ed io sono arrivato al tipico punto in cui sento due sentimenti contrastanti che lottano in me: sto per finire 22/11/63! Come sempre, ora sento da un lato il desiderio di divorare le ultime pagine per sapere come andrà a finire; dall’altra parte però, so già che finendolo mi resterà dentro un vuoto difficile da colmare, cosa che mi accade al termine di ogni libro letto.
    Succede anche a voi?

  161. Si Andrea. Capita anche a me, soprattutto con i libri che mi hanno coinvolta emotivamente. Molti libri di King ci sono riusciti.
    Ciao

  162. @ Andrea e Lucy: concordo in pieno. Finire un libro che ti ha catturato è un po’ come partire da un luogo che ti ha affascinato. Ci lasci un pezzetto di cuore, laggiù. E te ne torni a casa con un leggero senso di amarezza.
    😉

  163. Bellissime queste citazioni… in effetti King ci fa rifflettere sul rapporto tra verità e scrittura.
    Wilde diceva che non ci sono libri morali e immorali: la differenza sta nel modo in cui sono scritti, cioè bene o male, vero – nel senso profondo, illuminante sulla nostra condizione di esseri umani – e falso, finto, costruito.

  164. Dennis
    Canzoni da teenager
    Prima vista
    «Oh mio Dio!» esclamò all’improvviso il mio amico Arnie Cunningham.
    «Che cosa c’è?» chiesi io. Con gli occhi strabuzzati dietro gli occhiali dalla montatura d’acciaio e una mano premuta sulla bocca, si era voltato per guardare indietro girando il collo, come se fosse montato su cuscinetti a sfera.

  165. Duma Key
    Si comincia con uno spazio bianco. Non dev’essere necessariamente carta o tela, ma secondo me dev’essere bianco. Noi diciamo bianco perché abbiamo bisogno di una parola, ma la definizone giusta è «niente». Il nero è l’assenza della luce, ma il bianco è l’assenza della memoria, il colore del non ricordo.
    Come ricordiamo di ricordare? È una domanda che mi sono posto spesso dopo Duma Key, spesso nelle ore piccole della notte, perdendo lo sguardo nell’assenza della luce, ricordando amici assenti. Certe volte in quelle ore piccole penso all’orizzonte. Bisogna stabilire l’orizzonte. Bisogna segnare il bianco. Un atto abbastanza semplice, direte, ma ogni atto che rifà il mondo è eroico. O così sono giunto a concludere.

  166. I lupi del Calla
    Tian aveva la fortuna (ma pochi contadini avrebbero usato una parola come questa) di possedere tre campi: Campo del Fiume, dove da tempo immemorabile la sua famiglia aveva coltivato riso; Campo della Strada, dove ka-Jaffords aveva coltivato radici agre, zucche e mais per altrettanti lunghi anni e generazioni; e Figlio di Puttana, un podere ingrato dove crescevano soprattutto sassi e piaghe e speranze andate alla malora. Tian non era il primo Jaffords risoluto a cavare qualcosa dagli otto ettari dietro casa; il suo grand-père, perfettamente sano di mente per ogni altro aspetto, era sempre stato convinto che lì ci fosse l’oro.

  167. Il miglio verde
    Gli avvenimenti risalgono al 1932, quando il penitenziario di stato si trovava ancora a Cold Mountain. E là c’era anche naturalmente la sedia elettrica.
    I detenuti scherzavano sulla sedia, come sempre si fa delle cose di cui si ha paura, ma da cui non ci si può sottrarre. La chiamavano Old Sparky, come dire la Scintillante, o Big Juicy, la Scaricona. Circolavano battute sulla bolletta della luce e su come e dove Moores, il direttore del nostro carcere, avrebbe cucinato il suo pranzo del Ringraziamento, quell’autunno, con la moglie Melinda troppo malata per mettersi ai fornelli.
    Ma in quelli che dovevano veramente sedervisi, la voglia di scherzare si spegneva in un baleno. Nel periodo da me trascorso a Cold Mountain ho presieduto a più di settantotto esecuzioni (questo è un numero sul quale non ho mai fatto confusione; me lo ricorderò sul letto di morte) e credo che, per la maggioranza di quegli uomini, la verità di ciò che stava accadendo li colpiva finalmente come una legnata quando gli bloccavano le caviglie alla solida quercia delle gambe di Old Sparky. In quel momento (vedevi la consapevolezza riempirgli piano piano gli occhi, una specie di freddo sgomento) si rendevano conto che le gambe avevano concluso la loro carriera. Dentro vi scorreva ancora il sangue, i muscoli erano ancora reattivi, ma avevano chiuso lo stesso; non avrebbero percorso nemmeno più un metro di un sentiero fra i boschi, non avrebbero più ballato con una ragazza a qualche festa di campagna. Ai clienti di Old Sparky la coscienza della propria morte saliva dalle caviglie. C’era un sacchetto nero di seta da mettergli sulla testa quando avevano finito di pronunciare le loro ultime parole, perlopiù incoerenti. Il cappuccio era per loro, ma io ho sempre pensato che in realtà fosse per noi, per impedirci di vedere l’orribile marea di sgomento che sale nei loro occhi quando cominciano a capire che moriranno con le ginocchia piegate.

  168. It
    Il terrore che sarebbe durato per ventotto anni, ma forse anche di più, ebbe inizio, per quel che mi è dato sapere e narrare, con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia. La barchetta beccheggiò, s’inclinò, si raddrizzò, affrontò con coraggio i gorghi infidi e proseguì per la sua rotta giù per Witcham Street, verso il semaforo che segnava l’incrocio con la Jackson. Le tre lampade disposte in verticale su tutti i lati del semaforo erano spente, in quel pomeriggio d’autunno del 1957, e spente erano anche le finestre di tutte le case. Pioveva ininterrottamente ormai da una settimana e da due giorni si erano alzati i venti.

  169. L’ombra dello scorpione
    «Sally.»
    Un borbottio.
    «Svegliati, Sally.»
    Un borbottio più forte: ‘sciami in pace.
    La scosse più bruscamente.
    «Svegliati. Devi svegliarti!»
    Charlie.
    La voce di Charlie. La stava chiamando. Da quanto tempo?
    Sally emerse dal sonno.

  170. L’ultimo cavaliere
    L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì.
    Il deserto era l’apoteosi di tutti i deserti, sconfinato, vasto fino a traboccare nel cielo per quella che sembrava un’eternità in tutte le direzioni. Era bianco e accecante e arido, amorfo salvo che per l’abbozzo labile e nebuloso delle montagne all’orizzonte e per l’erba diavola che portava dolci sogni, incubi, morte. A indicare la via appariva di tanto in tanto una lapide, perché un tempo la pista semicancellata scavata nella spessa crosta alcalina era stata una strada importante, percorsa da carri e corriere. Da allora il mondo era andato avanti. Il mondo si era svuotato.

  171. La sfera del buio
    «PROPONETEMI UN INDOVINELLO», li invitò Blaine.
    «Fottiti», disse Roland. Senza alzare la voce.
    «CHE COSA HAI DETTO?» Nell’evidente incrudelità, la voce del Grande Blaine somigliò di nuovo moltissimo a quella del suo insospettato gemello.
    «Ho detto fottiti», ripeté con calma Roland. «Ma se non ti sono sembrato abbastanza esplicito, Blaine, vedrò di essere più chiaro. No. La risposta è no».

  172. La storia di Lisey
    Agli occhi del pubblico le mogli degli scrittori popolari sono quasi invisibili e nessuno lo sapeva meglio di Lisey Landon. Suo marito aveva vinto il Pulitzer e il National Book Award, ma Lisey aveva rilasciato una sola vera intervista in tutta la sua vita

  173. La torre nera
    Père Donald Callahan era stato un tempo il sacerdote cattolico di un borgo, Salem’s Lot si chiamava, che non esisteva più su nessuna carta geografica. Gli era indifferente. Per lui concetti come «realtà» avevano perso ogni significato.
    Questo ex prete aveva ora nel palmo un oggetto pagano, una tartarughina d’avorio. Le era saltato via un pezzettino del becco e aveva un graffio a forma di punto interrogativo sul becco, ma per il resto era un piccolo gioiello.
    Bello e potente. Ne avvertiva la forza nella mano come energia elettrica.

  174. La zona morta
    Al tempo in cui si diplomò al college, John Smith aveva scordato tutto della brutta caduta sul ghiaccio in quel giorno di gennaio del 1953. Effettivamente gli sarebbe stato difficile ricordarsene anche quando terminò le scuole secondarie. Suo padre e sua madre, poi, non ne avevano mai saputo niente.

  175. Terre Desolate
    Era la sua terza volta con pallottole vere… e la sua prima volta estraendo dalla fondina che le aveva confezionato Roland.
    Avevano una buona scorta di munizioni; Roland aveva portato più di trecento pallottole dal mondo in cui Eddie e Susannah Dean erano vissuti fino al momento della loro chiamata. Ma avere munizioni in abbondanza non significava che le si potessero sprecare, anzi, era vero il contrario. Gli sciuponi corrucciavano gli dei. Su questo credo era stato cresciuto Roland, prima da suo padre e poi da Cort, il suo più grande maestro, e a esso restava ancora fedele. Quegli dei non punivano forse all’istante, ma presto o tardi il castigo sarebbe giunto… e più lunga l’attesa, più pesante la penitenza.

  176. 1408
    Mike Enslin si trovava ancora nella porta girevole quando vide Olin, il direttore dell’Hotel Dolphin, seduto in una delle potrone fin troppo imbottite della hall. Sentì un tuffo al cuore. Dopotutto, forse era meglio portare di nuovo l’avvocato, pensò. Be’, ormai era troppo tardi. E anche se Olin aveva deciso di frapporre qualche altro ostacolo tra Mike e la camera 1408, non era poi così grave; c’erano anche dei lati positivi.

  177. Buick 8
    Ora: Sandy

    Il figlio di Curt Wilcox veniva spesso alla stazione l’anno che suo padre morì – e intendo proprio spesso –, ma nessuno gli diceva mai di togliersi dai piedi o gli chiedeva che cosa diavolo volesse. Capivamo il motivo delle sue visite: cercava di aggrapparsi al ricordo di suo padre. I poliziotti la sanno lunga sulla psicologia del dolore; molti di noi ne sanno più di quanto vorrebbero.

  178. Carrie

    Notizia di cronaca riportata dal settimanale Enterprise di Westover (Maine) il 19 agosto 1966:

    PIOGGIA DI PIETRE.
    Ci viene riferito che una pioggia di pietre è caduta da un cielo perfettamente sereno su Carlin Street, nella citta di Chamberlain, il 17 agosto. Diverse persone sarebbero state testimoni. Le pietre sono cadute sulla casa della signora Margaret White, rovinando gravemente il tetto e sfondando due grondaie e un tubo di scolo per un danno di circa 25 dollari. La signora White, vedova, abita nella casa di Grin Street con la figlioletta di tre anni, Carrie. Non si hanno commenti diretti, perché non è stato possibile avvicinare la signora White.

  179. Cell
    La civiltà scivolò nella sua seconda era di tenebre su una prevedibile scia di sangue, ma ad una velocità che nemmeno i futurologi più pessimistici avrebbero potuto pronosticare. Fu quasi come non vedesse l’ora di finirci. Il primo giorno di ottobre, Dio era nel Suo paradiso, l’indice di borsa era a 10, 140 e quasi tutti gli aerei erano puntuali (eccetto quelli che atterravano o decollavano da Chicago, e c’era da aspettarselo). Due settimane dopo il cielo apparteneva di nuovo agli uccelli e il mercato azionario era un ricordo. A Halloween, tutte le metropoli del mondo, da New York a Mosca, puzzavano fino alle stelle e il mondo di prima era un ricordo

  180. Colorado Kid
    Concluso che non avrebbe cavato nulla di interessante dai due vecchi che costituivano l’intero organico del Weekly Islander, il giornalista del Globe di Boston diede un’occhiata all’orologio, commentò che se si sbrigava faceva appena in tempo per il traghetto dell’una e mezzo, li ringraziò del tempo che gli avevano dedicato, lasciò il denaro sulla tovaglia, lo fermò con lo spargisale perché l’intensa brezza che spirava dal mare non se lo portasse via e scese frettoloso i gradini di pietra che dal patio del Grey Gull portavano in Bay Street e alla cittadina sottostante. Tolto qualche fugace passaggio degli occhi sulle sue tette, non si era praticamente accorto della presenza della giovane donna tra i due uomini anziani.

  181. Cose preziose
    Sei già stato qui
    SÌ CHE ci sei stato. Sicuro. Io non dimentico mai una faccia.
    Vieni, vieni, qua la mano! Ti dirò, guarda, ti ho riconosciuto da come camminavi prima ancora di vederti in faccia. Non avresti potuto scegliere un giorno migliore per tornare a Castle Rock. Non è un bijou? Manca poco all’apertura della caccia e poi avremo i boschi invasi da quegli scemi che tirano a tutto quello che si muove e mai che mettano la giubba arancione, e poi neve e nevischio, ma a suo tempo, a suo tempo. Adesso è ottobre, e alla Rocca ce lo teniamo buono, l’ottobre, che resti pure quanto vuole.

  182. Cujo
    C’era una volta,

    ma non molto tempo fa, un mostro che arrivò a Castle Rock, nel Maine. Uccise una cameriera di nome Alma Frechette nel 1970; una donna di nome Pauline Toothaker e una studentessa delle medie superiori di nome Cheryl Moody nel 1971; una graziosa ragazza di nome Carol Dunbarger nel 1974; un’insegnante di nome Etta Ringgold nell’autunno del 1975; e un’alunna delle elementari di nome Mary Kate Hendrasen nell’inverno dello stesso anno.

  183. Danse Macabre
    Per me, il terrore – il vero terrore, ben diverso da tutti i demoni e gli orchi che avrebbero potuto vivere nella mia mente – cominciò un pomeriggio di ottobre del 1957. Avevo appena compiuto dieci anni.
    E, come era giusto che fosse, mi trovavo al cinema: lo Stratford Theater, nel centro di Stratford, Connecticut.
    Il film che davano quel giorno era ed è uno dei miei preferiti di ogni tempo, e anche il fatto che proprio quel film – invece che un western con Randolph Scott o un film di guerra con John Wayne – fosse in programmazione era certamente appropriato.

  184. Desperation
    «Oh! Oh, Gesù! Ma che schifo!»
    «Cosa, Mary, cosa?»
    «Non l’hai visto?»
    «Visto che cosa?»
    Mary si girò e nella luce cruda del deserto lui vide che il colorito le si era spento sul viso lasciandole solo le bruciature sulle guance e sulla fronte, dove non riuscivano a difenderla nemmeno le creme a più alto fattore protettivo. Era di carnagione molto chiara e si scottava con facilità.
    «Su quel cartello. Quello del limite di velocità.»
    «E allora?»

  185. Dolores Claiborne
    Mi hai chiesto cosa, Andy Bissette? Se «capisco i diritti che mi hai spiegato»? Miseria! Com’è che certi uomini sono così gnocchi?
    No, una bella calmata te la dai tu. Mettiti la lingua in saccoccia e dai retta tu a me per un po’. Ho idea che avrai da ascoltarmi per quasi tutta la notte, perciò ti consiglio di metterti il cuore in pace. Sicuro che capisco quello che mi hai letto! Credi che mi sono fatta fuori tutto il cervello da quando ti ho visto giù al mercato? È stato lunedì pomeriggio, nel caso che hai perso il conto dei giorni. Ti ho avvertito che tua moglie te ne diceva di cotte e di crude per quel pane vecchio che hai comprato. Sperperare i dollari per risparmiare i centesimi, come si suol dire. Scommetto che ci ho visto giusto, eh?

  186. Gli occhi del drago
    Oltre i monti e oltre i mari, in un regno che si chiamava Delain, c’era una volta un re con due figli. Delain era un regno antico che aveva avuto centinaia di re, se non addirittura migliaia: quando è davvero molto il tempo trascorso, nemmeno gli storici riescono a ricordare tutto. Roland il Buono non era né il migliore né il peggiore fra i re che avevano governato quel paese. Nell’evitare eccessi di malvagità metteva un grande impegno e in questo riusciva quasi sempre. Uguale buona volontà dedicava alle grandi opere, che purtroppo non gli riuscivano altrettanto bene. Ne risultava un re decisamente mediocre, tanto che lui stesso dubitava che sarebbe stato ricordato a lungo dopo la sua morte. La quale morte sarebbe potuta giungere da un momento all’altro, ormai, perché era diventato vecchio e il suo cuore era affaticato. Gli restava forse un anno, a dir molto gliene restavano tre. Tutti coloro che lo conoscevano e coloro che notavano il grigiore del suo volto e il tremito delle sue mani quando dava udienza, erano d’accordo nel pronosticare che di lì a cinque anni al massimo nella grande piazza dominata dall’Obelisco si sarebbe incoronato un nuovo re… e volendo Iddio mancavano non più di cinque anni a quel momento. Perciò dal più ricco barona e dalla più leziosa cortigiana al più povero servo della gleba e alla più umile contadina, tutti nel regno pensavano e parlavano del re prossimo venturo, Peter, figlio primogenito di Roland.
    E uno solo fra tanti pensava e architettava e rimuginava su come fare in modo che venisse incoronato in sua vece Thomas, secondogenito di Roland. Costui era Flagg, il mago di corte.

  187. I figli del grano
    Burt accese la radio. Il volume era troppo alto, ma non lo abbassò perché erano lì lì per litigare di nuovo e lui non voleva che accadesse. Disperatamente desiderava che non accadesse.
    Vicky disse qualcosa.
    «Come?» gridò lui.
    «Abbassala! Hai deciso di rompermi i timpani?»
    Lui fece uno sforzo per trattenere quello che poteva uscire dalle sue labbra e abbassò il volume.

  188. Il compressore
    L’agente Hunton arrivò alla lavanderia proprio mentre l’ambulanza stava partendo: lentamente senza sirene né lampeggiantori. Brutto segno. Dentro, l’ufficio era pieno zeppo di gente silenziosa, inebetita. Alcuni piangevano. L’impianto era deserto; le grandi lavatrici automatiche, all’altra estremità dello stanzone, non erano state neppure spente. Questo metteva Hunton molto in guardia. Sarebbe stato logico che la folla fosse stata sul luogo dell’incidente, non nell’ufficio. Le cose andavano così, purtroppo: l’animale umano aveva un innato bisogno di contemplare i resti. Qualcosa di molto grave, allora. Hunton avvertì un crampo allo stomaco, come sempre gli capitava quando l’incidente era molto grave. Quattordici anni passati a ripulire dai resti umani le autostrade, le strade e i marciapiedi alla base di edifici molto alti non erano serviti a cancellare quel crampo, come se qualcosa di maligno si fosse installato là per sempre.

  189. Il corpo. (da Stagioni Diverse)
    Avevamo una casa su un albero, un grande olmo che sovrastava un terreno vuoto a Castel Rock. Oggi in quel lotto c’è una societa’ di traslochi e l’olmo è scomparso. Progresso. Era una specie di circolo sociale, anche se non aveva nome. Eravamo cinque, forse sei, i fissi, più qualche altro di passaggio. Li facevamo salire quando c’era una partita a carte e avevamo bisogno di sangue fresco. Il gioco di solito era il blackjack e ci giocavamo solo qualche penny. Ma prendi il doppio, con blackjack e cinque carte sotto … e il triplo con sei carte sotto, anche se solo Teddy era così pazzo da tentarlo.

  190. Il gioco di Gerald
    Jessie sentiva la porta di servizio che sbatteva piano, a intervalli regolari, nella brezza d’ottobre che soffiava per la casa. In autunno lo stipite si gonfiava puntualmente e occorreva tirare la porta con forza per serrarla. Questa volta se n’erano dimenticati. Pensò di dire a Gerald di andare a chiuderla prima che fossero troppo lanciati, con il rischio che quel rumore le facesse saltare i nervi. Poi rifletté che date le circostanze era ridicolo. Avrebbe guastato l’atmosfera.
    Quale atmosfera?

  191. Insomnia
    Nessuno, e il dottor Litchfield meno ancora, dichiarò fuori dei denti a Ralph Roberts che sua moglie stava per morire, ma venne il momento in cui Ralph lo capì senza bisogno che qualcuno glielo dicesse. Nella sua testa i mesi tra marzo e giugno erano un confuso pandemonio, un periodo di colloqui con medici, corse serali all’ospedale con Carolyn, pellegrinaggi ad altri ospedali in altri stati per analisi speciali (Ralph impiegava la gran parte del tempo dedicato ai trasferimenti a ringraziare Iddio per l’assicurazione medica di Carolyn), indagini personali alla Biblioteca Pubblica di Derry, dapprima alla ricerca di risposte che gli specialisti potessero aver trascurato, in seguito a cercare solo fili di speranza a cui aggrapparsi.

  192. L’acchiappasogni
    SMAG Era diventato il loro motto, e Jonesy proprio non si ricordava chi di loro avesse cominciato a dirlo per primo. ‘Render pan per focaccia è una stronzata’ era stata una sua creazione. ‘Fanculo, Freddy’ e un’altra serie di oscenità ben più colorite erano un parto di Beaver. Henry era stato quello che aveva imposto ‘Tutto andrà come vorrà’, il genere di cazzata zen che piaceva a lui, fin da quando erano bambini. Ma che dire di Smag? chi aveva avuto quella pensata?
    Poco importava. Ciò che contava è che avevano creduto alla prima metà della sigla quando erano un quartetto e a tutta quand’erano in cinque, e poi alla seconda metà quando erano ridiventati quattro. Fu allora che i tempi divennero più cupi. Le giornate ‘Fanculo, Freddy si fecero più frequenti. Se ne rendevano conto senza sapere il perché. Sapevano che qualcosa non tornava – o perlomeno che c’era c’era qualcosa di diverso– ma non capivano esattamente che cosa. Sapevano di essere intrappolati, ma non in che modo. E tutto questo molto prima delle luci nel cielo. Prima di McCaarthy e Becky Shue.
    Smag: talvolta è solo un modo di dire. E talvolta non credi in nulla al di fuori dell’oscurità. E allora come procedi?

  193. L’incendiaria
    «Sono molto stanca, papà», si lagnò la bambina in calzoni rossi e maglietta verde. «Non possiamo fermarci solamente per un poco?»
    «Non ancora tesoro.»
    L’uomo era alto, aveva spalle larghe e portava una giacca di velluto a coste sopra robusti calzoni di cotone. Teneva per mano la bambina e quasi la trascinava su per la Terza Strada di New York con passo frettoloso, da fuggitivo. Furtivamente guardò indietro e vide che la macchina verde li tallonava ancora, procedendo a passo d’uomo, quasi a filo del marciapiede.

  194. La bambina che amava Tom Gordon
    Il mondo aveva i denti e in qualsiasi momento ti poteva morsicare. Questo Trisha McFarland scoprì a nove anni. Alle dieci di una mattina dei primi di giugno era sul sedile posteriore della Dodge Caravan di sua madre con addosso la sua maglietta blu dei Red Sox (quella che ha 36 GORDON sulla schiena) a giocare con Mona, la sua bambola. Alle dieci e mezzo era persa nel bosco. Alle undici cercava di non essere terrorizzata, cercava di non pensare: Questa è una cosa seria, questa è una cosa molto seria. Cercava di non pensare che certe volte a perdersi nel bosco ci si poteva fare anche molto male. Certe volte si moriva.

  195. La canzone di Susannah
    «Quanto durerà la magia?»
    Nessuno rispose alla domanda di Roland. Così la pose di nuovo, questa volta volgendo lo sguardo in fondo al soggiorno della canonica, dove Henchick dei Manni sedeva con Cantab, che aveva sposato una delle sue numerose nipoti. I due uomini si tenevano per mano, secondo l’usanza della loro comunità. Quel giorno il vecchio aveva perso una nipote, ma se provava cordoglio, nella compostezza del suo volto di pietra non lo si leggeva.

  196. La chiamata dei tre
    Il pistolero si destò da un sogno confuso dominato da un’unica immagine, quella del Mazzo di Tarocchi con il quale l’uomo in nero gli aveva predetto (non si sa quanto onestamente) l’amaro destino.
    Affoga, pistolero, gli diceva l’uomo in nero, e nessuno gli getta una cima. Il giovane Jake.
    Ma non era un incubo. Era un bel sogno. Era bello perché era lui ad annegare, quindi non era affatto Roland, bensì Jake e questo gli era di consolazione perché sarebbe stato mille volte meglio annegare come Jake che vivere nei panni di se stesso uomo che, nel nome di un gelido sogno, aveva tradito un bambino che in lui aveva riposto tutta la sua fiducia.

  197. La metà oscura
    La vita di ciascuno, intendendo quella vera, non la semplice esistenza fisica, comincia in momenti diversi. La vera vita di Thad Beaumont, un ragazzo nato e cresciuto nel quartiere di Ridgeway a Bergenfield, New Jersey, ebbe inizio nel 1960. In quell’anno gli accaddero due fatti. Il primo formò la sua vita e il secondo per poco non vi pose fine.

  198. La scorciatoia della signora Todd
    «Ecco là quella Todd», dissi.
    Homer Buckland osservò la piccola Jaguar che passava, e approvò col capo. La donna alzò la mano e salutò Homer. Homer fece un cenno di risposta con la sua grossa testa irsuta ma senza alzare la mano. La famiglia Todd aveva una grande casa per la villeggiatura sul lago Castle, e Homer era il loro guardiano da tempo immemorabile. Avevo una mezza idea che la seconda moglie di Worth Todd non gli piacesse nemmeno la metà di quanto gli era piaciuta la prima, Phelia Todd.

  199. La tempesta del secolo

    DISSOLVENZA IN APERTURA:
    1 ESTERNO: MAIN STREET, LITTLE TALL ISLAND – TARDO POMERIGGIO.

    La NEVE scorre davanti all’obiettivo della TELECAMERA, dapprima così veloce e intensa che non vediamo niente. IL VENTO SIBILA. LA TELECAMERA comincia ad AVANZARE e vediamo una LUCE ARANCIONE INTERMITTENTE. È il semaforo all’angolo di Main Street con Atlantic Street, l’unico incrocio cittadino di Little Tall. Il semaforo DONDOLA VIOLENTEMENTE nel vento. Le due vie sono deserte e così è giusto che sia: è in corso una feroce tormenta. Vediamo fioche luci nelle case, ma nessun essere umano. La neve già accumulata copre per metà le vetrine.

    MIKE ANDERSON parla con un lieve accento del Maine.
    MIKE ANDERSON (voce fuori campo)

    Mi chiamo Michael Anderson e non sono quello che si definirebbe un erudito. Non sono forte nemmeno in filosofia, ma so una cosa: in questo mondo ci si passa pagando. Di solito un bel po’. Qualche volta tutto quello che hai. È una lezione che pensavo di aver imparato nove anni fa, durante quella che da queste parti chiamano la tempesta del secolo.

  200. Le creature del buio
    Per un punto Martin perse la cappa. A voler guardare alla sostanza, è così che recita la saggezza popolare. In fondo tutto può essere ricondotto a qualcosa di simile: così avrebbe pensato molto tempo più tardi Roberta Anderson. Delle due l’una, o puro caso… o puro destino. E la Anderson inciampò letteralmente nel suo destino ad Haven, una cittadina del Maine, il 21 giugno 1988. Il nocciolo della questione è lì: tutto il resto è storia.

  201. Le notti di Salem
    Quasi tutti pensavano che l’uomo e il ragazzo fossero padre e figlio.
    Attraversavano il paese diretti verso sudovest su una vecchia Citroën, tenendosi sulle strade secondarie, sostando spesso. Si fermarono in tre luoghi prima di giungere a destinazione; la prima volta nel Rhode Island, dove l’uomo alto con i capelli neri lavorò in una fabbrica tessile; quindi a Youngstown, nell’Ohio, dove passò tre mesi alla catena di montaggio d’una fabbrica di trattori; e infine in una piccola città californiana vicino al confine con il Messico, dove fece il benzinaio e si mise a riparare le piccole auto europee con un successo che gli riuscì del tutto imprevisto e gradito.

  202. Lo stretto
    Tu ami? Quella domanda aveva preso a tormentarla senza che nemmeno lei sapesse cosa significava.
    Arrivò l’autunno, e tanto sull’isola quando a Capo Procione, al di là dello Stretto, fu un autunno gelido e avaro di quelle piogge che colorano gli alberi. Il vento fischiava note lunghe e fredde che risuonavano nel cuore di Ste

  203. Misery

    umber whunnnn
    yerrrnnn umber whunnnn
    fayunnun
    Questi suoni: nonostante la nebbia.

    Ogni tanto i suoni si affievolivano, come il dolore, e allora restava solo la nebbia. Prima della nebbia ricordava l’oscurità: oscurità totale. Doveva dedurne che stava facendo progressi? Sia fatta la luce (anche se di tipo nebbioso), e la luce era cosa buona e così via e così via? Erano esistiti quei suoni nell’oscurità? Non era in grado di dare risposta a nessuna di quelle domande. Aveva senso porsele? No, non aveva risposta nemmeno a questa.

  204. Mucchio d’ossa

    In un giorno caldissimo dell’agosto 1994, mia moglie mi disse che scendeva al Rite Aid di Derry a prendere una ricarica per il suo inalatore perché la sua era esaurita; un farmaco prescrittole dal medico, che credo oggigiorno si venda senza ricetta. Io per quella giornata avevo finito di scrivere e mi offrii di assumermi l’incombenza. Lei mi ringraziò, ma voleva comprare del pesce al supermercato lì accanto; due piccioni con una fava e compagnia bella. Mi soffiò un bacio dal palmo della mano e uscì. La rividi in TV. È così che si identificano i morti qui a Derry, non si percorre un corridoio sotterraneo di piastrelle verdi sotto lunghi tubi fluorescenti, non ti tirano fuori un cadavere nudo da una cella frigorifera. Si entra in un ufficio con la scritta PRIVATO, si guarda uno schermo TV e si dice sì o no.

    La mia fortezza fu lacerata dal dolore. Se non ci fosse stato il letto, sarei caduto sul pavimento. Piangiamo dagli occhi, più di così non sappiamo fare, ma quella sera ebbi la sensazione che stesse piangendo ogni poro del mio corpo, ogni pertugio e ogni fessura.

  205. Pet Sematary
    Louis Creed, che aveva perso il padre a tre anni e non aveva mai conosciuto i nonni, non si aspettava di trovare un padre quand’era ormai alle soglie della mezza età, eppure andò proprio così… sebbene egli chiamasse quell’uomo un amico, com’è logico che faccia un adulto quando l’incontro con l’uomo adatto a fargli da padre arriva relativamente tardi nella vita. Conobbe quell’uomo la sera in cui lui, sua moglie e i loro due bambini si trasferirono nella casa di Ludlow, una grande casa bianca dalle strutture in legno. Winston Churchill traslocò con loro. Church era il gatto della piccola Eileen.

  206. Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank
    Uno come me, sono sicuro, c’è in ogni prigione d’America, statale o federale: io sono quello che vi procura la roba. Sigarette confezionate o spinelli – se è quello il vostro debole – una bottiglia di brandy per festeggiare il diploma del figlio, o della figlia, praticamente qualsiasi cosa… nei limiti del ragionevole, cioè. E non sempre è stato così.

  207. Rose Madder
    Siede nell’angolo e cerca di estrarre aria da una stanza che fino a pochi minuti fa ne era piena e ora sembra non averne più. Da molto lontano le giunge un suono sottile di risucchio e sa che è aria che le scende nei polmoni e poi risale ed esce in una serie di brevi ansiti febbrili, ma non muta la sensazione che ha di annegare nell’angolo del soggiorno di casa sua, con lo sguardo sulle spoglie stracciate del romanzo in edizione economica che stava leggendo quando è rincasato suo marito.

  208. Shining
    Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante.
    Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente.

  209. Terre desolate
    Era la sua terza volta con pallottole vere… e la sua prima volta estraendo dalla fondina che le aveva confezionato Roland.
    Avevano una buona scorta di munizioni; Roland aveva portato più di trecento pallottole dal mondo in cui Eddie e Susannah Dean erano vissuti fino al momento della loro chiamata. Ma avere munizioni in abbondanza non significava che le si potessero sprecare, anzi, era vero il contrario. Gli sciuponi corrucciavano gli dei. Su questo credo era stato cresciuto Roland, prima da suo padre e poi da Cort, il suo più grande maestro, e a esso restava ancora fedele. Quegli dei non punivano forse all’istante, ma presto o tardi il castigo sarebbe giunto… e più lunga l’attesa, più pesante la penitenza.

  210. The Dome
    Mentre Claudette Sanders stava prendendo una lezione di volo, osservava la cittadina di Chester’s Mill brillare nella luce del mattino come qualcosa di appena fatto e lì posato giusto ora. Le macchine che percorrevano Main Street lanciavano ammiccamenti di sole. Il campanile della chiesa congregazionalista (la Congo) sembrava abbastanza aguzzo da pungere il cielo immacolato. Nel momento in cui il Seneca V lo sorvolava, il sole scorreva sulla superficie del Prestile Stream, acqua e aereo a tagliare la cittadina sulla medesima diagonale.

  211. Uomini bassi in soprabito giallo
    Il padre di Bobby Garfield era stato uno di quelli che cominciano a perdere i capelli sui vent’anni e sono completamente calvi intorno ai quarantacinque. La morte per infarto a trentasei anni aveva risparmiato a Randall Garfield quesito esito estremo. Era agente immobiliare e aveva esalato l’ultimo respiro sul pavimento di una cucina altrui. Quando era spirato il possibile acquirente era in soggiorno a cercare di chiamare un’ambulanza da un telefono scollegato. All’epoca Bobby aveva tre anni. Conservava ricordi vaghi di un uomo che gli faceva il solletico e lo baciava sulle guance e sulla fronte. Era più che sicuro che quell’uomo era suo padre. HA LASCIATO UN VUOTO COLMO DI TRISTEZZA, era scritto sulla lapide di Randall Garfield, ma sua madre non era poi così triste e quanto a Bobby… be’, come si può rimpiangere una persona che non si riesce a ricordare?

  212. Unico indizio la luna piena
    Da qualche parte, in alto in alto, la luna risplende, bella piena… ma qui, a Tarker’s Mills, infuria una tormenta di neve. Il vento fischia battendo a tutta forza la strada principale deserta; gli spazzaneve municipali hanno rinunciato da un pezzo a liberare le vie.
    Arnie Westrum, segnalatore della compagnia ferroviaria GS&WM, è stato colto dalla tormenta a quindici chilometri dal paese: ha dovuto fermare il carrello azionato da un motore diesel e rifugiarsi nella baracca degli attrezzi e dei segnali, dove, aspettando che finisca la nevicata, fa, con un vecchio e unto mazzo di carte, il Solitario del Ritardatario.

  213. “Siede nell’angolo e cerca di estrarre aria da una stanza che fino a pochi minuti fa ne era piena e ora sembra non averne più. Da molto lontano le giunge un suono sottile di risucchio e sa che è aria che le scende nei polmoni e poi risale ed esce in una serie di brevi ansiti febbrili, ma non muta la sensazione che ha di annegare nell’angolo del soggiorno di casa sua, con lo sguardo sulle spoglie stracciate del romanzo in edizione economica che stava leggendo quando è rincasato suo marito. Non le importa molto. Il dolore è troppo forte perché abbia preoccuparsi di questioni marginale come la respirazione o il fatto che sembra non ci sia aria nell’aria che respira.”
    da ROSE MADDER

  214. Missione compiuta!
    Spero di non aver esagerato. Sono gli incipit dei libri di Stephen King che ho adorato. Praticamente tutti, anche se ha i miei preferiti.
    Saluti a Lucy ed agli altri kinghiani (o kinghisti?).

  215. Ciao Gabriella.
    Avevo già inserito l’incipit del bellissimo Rose Madder (altro libro che consiglio a tutti).
    Sarebbe bello se tu o qualcun altro poteste inserire l’incipit di 22/11/63.
    Ciao!!!

  216. La butto lì. Magari si potrebbe scegliere per votazioni il miglior incipit.
    Adesso vado davvero.
    Ciao.

  217. “Non sono mai stato un uomo facile alle lacrime.
    Un giorno, mia moglie mi disse che il mio “gradiente emotivo pari a zero” era il motivo principale per cui mi stava lasciando. Come se il tizio che aveva conosciuto alle riunioni degli Alcolisti Anonimi non c’entrasse per niente. Christy disse che avrebbe forse potuto perdonarmi per non aver pianto al funerale di suo padre: lo conoscevo soltanto da sei anni e non potevo capire che uomo fantastico e generoso fosse stato…”
    da 22/11/’63

  218. Essendo una dichiarata, inguaribile (che meravigliosa malattia!) king-addicted, potreste pensare che, come ogni innamorato, non veda i difetti.
    Non è così, sono molto critica, e oggettiva. Spesso ho chiuso un libro di King con la sensazione di qualcosa di stonato, a volte gli epiloghi mi hanno lasciato l’amaro in bocca, ho colto sbavature e incongruenze… ma, proprio come gli innamorati ho capito che faceva parte del “pacchetto”. La perfezione non esiste, anche se la si persegue costantemente. Le storie ci sono, e ti prendono. Vorrei soffermarmi però sulla caratterizzazione dei personaggi. Ti restano addosso per anni, puoi dimenticarne il nome, l’aspetto, ma sono lì, potenti e incancellabili. Finisci il romanzo e ti restano a fianco, e continui a pensarci… non è che mi capiti con tanti altri autori –e certamente non frequento solo King, anche perché avendo letto l’opera omnia o quasi (mi manca solo la saga della Torre nera), dovrei aspettare un paio d’anni per leggere un libro.
    Qualche esempio, magari insufficiente.

    CUORI IN ATLANTIDE
    Liz, la madre di Bobby Garfield, , dolente e buffa, perdente, incapace di amare, o comunque di dimostrare amore.

    LA STORIA DI LISEY
    Lisey Debusher e il suo amore per Scott, che travalica tempo e spazio, che va oltre la morte, la follia e la ragione.

    COSE PREZIOSE
    Leland Gaunt, che conosce i più reconditi desideri e segreti delle sue ignare/compiacenti vittime, nella Castle Rock che conosciamo bene, assieme al piccolo Brian con le sue figurine e a Polly Chalmers con la sua devastante artrite reumatoide.

    L’ACCHIAPPASOGNI
    Ancora la città di Derry per quattro amici uniti per sempre. Si potranno trovare discutibili le “donnole maledette” (definite così da Thabita King), ma mai si potrà dimenticare il rapporto forte e indissolubile che lega Jonesy, Henry, Beav e Pete attorno alla figura tratteggiata senza facile pietismo di Dudditts, Douglas Cavell, un ragazzo down salvato dal branco.
    Il protagonista, passando a Derry nota un monumento alla memoria dei bambini uccisi, firmato con affetto dai “Perdenti” ma imbrattato da una scritta di vernice rossa che dice: “PENNYWISE VIVE!”
    IT E I SETTE PERDENTI
    Ancora un rapporto d’amicizia, che resiste al tempo. Sette ragazzi legati da un terribile segreto, impegnati in una missione più grande di loro.

    DOLORES CLAIBORNE, con il ricorrente tema dell’incesto.

    ROSE MADDER, un incipit inquietante e forte come un pugno nello stomaco, violenza sublimata da una scrittura potente.

    Jack Torrence in SHINING

    MISERY NON DEVE MORIRE
    Lo scrittore Paul Sheldon e l’ossessione di Annie Wilkes per il personaggio di Misery.

    IL GIOCO DI GERALD
    Jessie, che si sveglia solo per precipitare dentro un incubo, dal quale si direbbe impossibile uscire…

    CELL
    Clay Ridel e il figlio John: a volte gli excipit dei romanzi di King non mi hanno convinta, ma questo è particolarmente toccante: cosa non si farebbe per il proprio figlio?
    E si potrebbe continuare a lungo…

  219. Grande Gabriella!!!
    Concordo con te suoi difetti. Del resto la perfezione non è di questo mondo. Ma è vero, i personaggi di King ti afferrano e non ti mollano più.
    Ottima la tua rassegna di personaggi.

  220. Mamma mia, amici kinghiani, quanta roba!! Devo dire che dall’incipit si capisce molto di un romanzo, ce ne sono alcuni che sono fantastici.
    Aggiungo
    L’OCCHIO DEL MALE
    “”Dimagra” sussurra il vecchio zingaro dal naso marcio, mentre William Halleck esce dalla Corte di Giustizia con la moglie Heidi. Un’unica parola sospinta da un fiato nauseabondo tant’è dolciastro. “Dimagra”. Prima che Halleck possa defilarsi, lo zingaro si avvicina e gli carezza una guancia con l’indice nodoso. Le sue labbra si aprono come una ferita, mettendo in mostra rade lapidi piantate nelel gengive. Color verde scuro. La lingua scivola saettando a umettare le labbra tese in un ghigno amaro.”
    E’ uno dei primi romanzi di King che lessi (un oceano di tempo fa) e mi piacque assai.
    @ Gabriella: vedo che, come me, anche tu hai letto tutto tranne la saga della Torre Nera. Io ho espresso il mio perché, m’incuriosisce conoscere il tuo.
    😉

  221. A Simonetta: è una cosa strana, davvero, è come se dovessi affrontare un’impresa, e non è perché non apprezzo il fantasy (ho amato “Il Talismano” con tutti i suoi lupi mannari), chissà, metterò questa cosa in agenda, non appena finito con Kennedy.

  222. Cari amici, grazie mille a tutti… in particolare ad Alessandro per lo sforzo “incipitario”. 🙂
    In effetti molti degli incipit di King sono… piuttosto “ficcanti”… e capaci di catapultare il lettore nella storia.
    Intanto, continuiamo la lettura di “22/11/’63”.
    E una buona serata a tutti!

  223. buonasera. mi unisco a voi lettori. sto leggendo 22/11/63 perché mi è stato regalato per il compleanno. è il primo libro di S. King che leggo e ne sono affascinata, ma anche un po’ intimorita.
    ammetto di essere una fifona e di non esser mai riuscita a vedere un film horror in vita mia.
    ora, questo libro non è horror. però di inquietare, inquieta.
    ciao

  224. @Gabriella: non è strano quello che dici. Come dice lo stesso King (e ne sono testimone) è la Torre che ti chiama quando è il momento… e quando lo fa, non potrai evitare di mollare tutto e metterci in marcia verso il campo di rose!

  225. 1. Se fosse possibile cambiare la storia, (magari con l’intento di evitare eventi tragici)… sarebbe giusto farlo? Sarebbe lecito? Sarebbe “morale”?
    No. Non sarebbe né lecito, né morale.

  226. 2. Voi lo fareste?
    No. Se il passato è in certo modo ci sarà pure un motivo. Tentare di cambiarlo è come giocare a fare Dio.

  227. 3. Se sì, quale elemento della storia cambiereste?
    Non cambierei nulla, nel bene e nel male.

  228. 4. A prescindere dalle influenze sul corso della Storia, se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo… in quale anno vorreste ritrovarvi? E perché?
    Avere la possibilità di vivere nel proprio tempo, di viverci davvero, senza astrazioni è già un privilegio. Perché tornare nel passato?

  229. 5. Qual è la vostra opinione sull’assassinio di John F. Kennedy?
    A qualcuno tornava comodo che il Presidente Kennedy venisse fatto fuori.

  230. 6. Conoscete Stephen King? Lo avete mai letto?

    7. Se sì, quale dei suoi libri giudicate il migliore?
    Ho letto Insomnia qualche tempo fa. Mi è piaciuto abbastanza, ma non lo metterei nella lista dei 10 migliori libri che abbia mai letto.

  231. è vero, Lucy. il libro è coinvolgente. ma per una fifona come rischia di apparire come inquietante. 🙂

  232. E vi lascio una piccola citazione, una frase presa da 22/11/63 che mi è piaciuta molto.

    “«Casa» è guardare la luna che sorge sul deserto e avere qualcuno da chiamare alla finestra, a guardarla insieme con te. «Casa» è dove puoi ballare con qualcuno, e la danza è vita.”

  233. Il passato non vuole essere cambiato, è un po’ il leitmotiv del libro ma, mi chiedo, se la domanda di Massimo fosse stata invece: tornereste indietro per cambiare qualcosa del VOSTRO passato, per mutare una scelta cruciale, per imboccare un bivio differente da quello effettivamente preso…
    mi chiedo in quanti avrebbero risposto che non è etico modificare il passato, che non sarebbe corretto o morale.
    Che ne pensate?

  234. Buongiorno a tutti!
    In parte la risposta al quesito di Gabriella si trova in quelle poste da Massimo; chi dice che è immorale non credo che cambierebbe idea se la scelta riguardasse la propria vita. Ma mi pare che la maggior parte di noi ritiene lecito un eventuale cambiamento.
    Personalmente lo trovo più che lecito, addirittura “morale” qualora la scelta fosse a fin di bene. E lo farei anche per una scelta personale; penso sia umano voler sfruttare una seconda occasione. E magari ce l’avessimo davvero. Molte cose si aggiusterebbero, alcuni disastri sarebbero evitati.
    Egoistico? Non so fino a che punto. Ma, con la consapevolezza di oggi, non mi creerei troppi scrupoli.
    Come dice bene King “Non c’è modo migliore di imparare che leggendo prosa brutta”; se dai nostri sbagli si potesse tornare indietro e far nascere qualcosa di migliore, allora ben venga la Tana del Coniglio.
    😉

  235. Sono d’accordo. In effetti avere una seconda possibilità non e’ male. Penso di si’. Se potessi tornare indietro qualcosa della mia vita la cambierei. Alla faccia della farfalla e dei suoi effetti.

  236. Anche io cambierei un po’ di cose del mio passato.

    Ah… libro finitoooooo!!!! 😀

    Aspetto a dire qualsiasi cosa perchè non voglio rovinare nulla a nessuno 😀

  237. lo sto leggendo con avidità, anche se a pag. 300 noto un rallentamento. siete d’accordo? sono nella parte in cui il protagonista decide di accettare l’offerta di diventare insegnante di ruolo nel 1958 in una loclità vicina a Dallas.

  238. @ andrea
    ti consiglio di tornare indietro nel passato e rileggere il libro dall’inizio 🙂

  239. Cari amici, grazie a tutti per i vostri nuovi interventi.
    Aspetto le vostre impressioni di lettura… soprattutto quelle di Gabriella e di Andrea.
    E, ovviamente, anche quelle di Simonetta (ma non so se ha già iniziato a leggere il libro).
    E, naturalmente, anche quelle di tutti gli altri amici che ci stanno seguendo.
    😉
    (Ne approfitto per augurarvi buona serata e buon inizio settimana).

  240. Buongiorno a tutti!
    Rieccoci al lavoro.
    @ Massimo: no, non l’ho iniziato e ho deciso di farmelo regalare a Natale. Unicamente perché, nonostante io sia la persona più facile da accontentare con un libro, mi regalano sempre porcherie inutili, allora io imbocco…
    Scherzi a parte, me lo leggerò con calma durante le feste.
    Piuttosto, ho letto che King aveva iniziato a scrivere questo romanzo nel lontano 1972, addirittura prima di Carrie, prima di tutto. Ma poi l’argomento si presentò talmente vasto e complesso, e lui non aveva ancora gli strumenti adatti per svilupparlo (inoltre era impegnato col suo lavoro di insegnante), così decise di accantonarlo. Ma non abbandonarlo.
    Spesso chi scrive si ferma a quelle poche pagine che formano il germe di una nuova idea. Ma non si butta mai via niente (almeno io non lo faccio). Prima o poi quelle pagine riaccenderanno un’ispirazione soltanto sopita. E poi ritengo che un’idea sia comunque preziosa e non vada sciupata. Un po’ come il pane e l’acqua.
    Ma per tornare a King, ha pure affermato, come volevasi dimostrare, che degli adattamenti cinematografici dei suoi romanzi, quello che non ama è SHINING. Ve l’avevo detto…
    😉

  241. Per ora l’unica cosa che posso dire è che in questo libro King ha dimostrato che la famosa etichetta di “Re Dell’Horror” gli sta sempre più stretta.

    Inoltre, la vicenda si è sviluppata esattamente come mi aspettavo e il finale mi ha decisamente soddisfatto. Ora sarei curioso di sapere qual è il finale che aveva originariamente ideato, visto che in una dichiarazione ha detto che il finale ufficiale gli è stato consigliato dal figlio Joe 😉

  242. @ Andrea: a volte avere un team aiuta, no? Anch’io, nel mio piccolo, quando sono in difficoltà ragiono con mio figlio Adriano che mi dà sempre ottime soluzioni. Faccio brainstorming, insomma. Che già il mio cevello è già abbastanza tempestoso…
    🙂

  243. @Simonetta: verissimo, avere qualcuno con cui confrontarsi è sempre il modo migliore per portare a termine qualunque cosa. Non sai quanto mi piacerebbe poter scrivere, è sempre stato un mio sogno… un paio di volte ci ho anche provato ma poi sono stato il maggiore critico di me stesso e non mi sono nemmeno osato di far leggere ad altri quello che ho scritto.

    @Lucy: quanto hai ragione! Leggere dell’America di quel periodo è davvero bello ed affascinante.

  244. Ho visto che anche i commenti a questo romanzo di Stephen King lasciati su Ibs sono molto positivi.
    Ciao a tutti.

  245. @ Giacomo
    Ecco cosa dicono su Ibs.
    Sordello scrive ” Romanzo che si legge d’un fiato. Gli appassionati del Re ritroveranno con questo romanzo il loro autore al massimo della forma dopo alcune prove sottotono. Un meraviglioso entertainment sul tempo..in questi tempi difficili… “

  246. Andrea scrive (ma è il nostro Andrea?) ” Recensire King rischia di far diventare ripetitivi. Questo 22/11/63 è un grandissimo e godibilissimo libro, scritto in maniera come al solito magistrale. Tuttavia per me è un gradino sotto a The Dome (penultimo romanzone del Re) e due sotto l’inarrivabile It. Ma parliamo di narrazione di altissimo livello. Lunga vita e altri grandi romanzi al Re. “

  247. Matteo scrive ” E’ vero, King ha superato veramente se stesso. E dire che “il plot” pubblicizzato per mesi non mi entusiasmava per niente. Anzi per la prima volta non avevo proprio voglia di leggere un libro scritto dal Re. Tanto di cappello al maestro. Per la traduzione…uno scrittore che traduce uno scrittore. Lasciamo perdere…meglio leggere, se si può, in inglese. Quello è King. Il resto è solo un tentativo di interpretazione. Tanto rammarico per l’assenza di Dobner. “

  248. Kine scrive ” Eccellente!!!! Questo è l’esempio di Piacere della lettura e piacere della scrittura… Il Re migliora sempre, come il vino buono… Le prime 300 e le ultime 150 sono da manuale Dell arte… In mezzo il polpettone alla King, lo conosciamo è prolisso… 4,5 ci sta tutto….”

  249. Arkadin scrive ” Cosa succede se per nostalgia e atavico senso di giustizia si sovverte il continum spazio temporale e si viaggia a ritroso nel tempo per evitare un omicidio storico? Succedono molte cose e non tutte positive… Un racconto emozionante traboccante di nostalgia del tempo che fu in un’America non ancora sporcata da complotti più o meno veri, meno teso dei precedenti, e giocato molto sulle coincidenze della vita e sulla possibilità di cambiare il passato sperando che il futuro sia meglio…. I fan di lunga data riconosceranno l’omaggio ad un luogo orrificamente reso famoso da un suo capolavoro dei primi anni ottanta. Infine una nota sulla traduzione affidata al collettivo che si chiamare Wu Ming che supera la prova bene, ma a mio modesto parere non può raggiungere il lirismo dello storico traduttore delle opere di King, Tullio Dobner…ecco forse per questo racconto la sua traduzione avrebbe dato più forza emotiva al romanzo”.

  250. Tullio Avoledo (credo sia il noto scrittore italiano) scrive ” E’ il libro che attendevo da anni, da Stephen “the” King. Bello dalla prima all’ultima riga, grazie anche alla strepitosa traduzione di Wu MIng I, che merita un lungo, lunghissimo applauso.”

  251. Cristian scrive ” “22/11/’63” è un capolavoro, perlomeno per quanto riguarda il filone non horror di King. Un romanzo storico nel quale il sovrannaturale è sempre presente, scritto nel suo stile scorrevole e intenso. Wu Ming I è migliorato in modo cosiderevole rispetto a un anno fa, quando aveva tradotto (male) il precedente libro di King “Notte buia, niente stelle”, al punto che adesso non fa più rimpiangere il buon vecchio Tullio Dobner. E per i fan di King c’è una sorpresa tanto inattesa quanto esaltante.”

  252. Ulisse scrive ” Non ho parole. Dopo oltre quarant’anni di carriera onoratissima King raggiunge una delle sue massime vette, sfornando un capolavoro assoluto, il miglior libro degli ultimi vent’anni di produzione, nonché, a mio medesto parere uno dei migliori 3-4 in assoluto, al livello di quelli più noti e acclamati. La struttura narrativa ricorda quella de “La zona morta” ma qui c’è maggiore ricchezza di contenuti, il respiro è più ampio, si ride, si piange. E’ un’opera assolutamente completa e matura sotto ogni profilo, anche perché King (qualora ve ne fosse bisogno) dimostra ancora una volta di essere un grandissimo scrittore tout court senza dover necessarimente ricorrere per esprimere la sua creatività a mostri, splatter e compagnia di giro. Davvvero notevole.”
     

  253. Dany scrive “Essendo una fan sfegatata del Re non avrei titolo a inviare una recensione perchè sono di parte che di più non si può. Ma vorrei dire solo questo: leggere un libro del Re mi fa tornare ai tempi di quando ero una ragazzina e divoravo I Misteri di Parigi di E. Sue o i libri di Verne. Perchè King mi scatena un senso ludico della lettura. Tutto è possibile e la fantasia galoppa. Ma, oltre a questo, c’è sempre una disamina concreta della realtà dei rapporti interpersonali dei personaggi che fa riflettere. In questo caso tutto si svolge sulla scenografia dell’America anni ’60 che viene resa con grande maestria. E, nonostante la mole di alcuni suoi libri (il bellissimo The Dome veleggia sulle 1000 pagine e questo sulle 800), quando finisci di leggerli ti domandi “ma è già finito? peccato!” E credo che questo sia il massimo cui può aspirare uno scrittore di talento”.
     

  254. Thorwald scrive ” Che dire… ho iniziato il libro con fare da scettico, ma dopo poche pagine non sono più riuscito a mollarlo. E’ un libro crudo, a tratti cattivo, ma è anche una storia da non dimenticare e con i risvolti romantici, commoventi, e nonostante il luogo e il tempo pure moderni. Un capolavoro insomma da non perdere assolutamente.”

  255. @Lucy: no, non sono io 😛

    Però appena avrò un po’ di tempo cercherò di fare una piccola recensione e sarete i primi a leggerla 😀

  256. The Geko scrive ” Che dire il RE è tornato, questo libro è un altro dei capolavori di King, l’idea come molti dei suoi libri non ha niente di così eclatante, ma il modo di scrivere e la descrizione di personaggi, luoghi ed avvenimenti ed in questo caso tempi è impareggiabile. Letteralmente ipnotico.”

  257. Diego Thriller scrive ” Inizio con il darvi un avvertimento: è difficile staccarsi dalle pagine di questo libro. Quando lo poserete per dedicarvi ad altro, non vedrete l’ora di tornare a tuffarvi nell’America di fine anni ’50-inizio anni ’60. Così almeno è successo a me ed ora che l’ho terminato mi spiace abbandonare Jack Epping (alias George Amberson) e la sua storia. La trama non deve ingannare: il tentativo di salvare JFK è solo il pretesto, seppur nobile, per dipingere un magnifico affresco degli Stati Uniti di quel periodo. Un periodo in cui, fra le altre cose, il razzismo è ancora ben radicato e le donne maltrattate dai mariti se la sono “cercata”. Non sono un fan di King, o meglio ho letto ed apprezzato solo i suoi libri meno “orrorifici”, quindi non so se questo sia il suo romanzo migliore; di sicuro è un capolavoro. Diverte, spaventa, a tratti commuove, invita a riflettere ed il ritmo si fa tanto più incalzante quanto più la data fatidica si avvicina. Il finale farà forse storcere il naso a qualcuno ma io l’ho trovato pura poesia. Non mi resta che augurarvi una buona lettura e ricordatevi che, in fondo, “la vita è un lancio di monetina”.
     

  258. Queste le opinioni su Ibs. Spero di aver reso un utile servigio a Giacomo. Ciao a tutti.
    Ciao Andrea.

  259. Buongiorno a tutti!
    Ho letto i commenti su IBS, e vedo che l’assenza di Tullio Dobner a qualcuno non aggrada. In effetti, se a tradurre unoo scrittore è uno scrittore, il rischio è che si compenetri al punto da infilarci uno stile che apaprtiene più a lui che all’autore del romanzo. Ma, come ho detto, mi riservo di leggerlo durante le feste di Natale e vedremo…
    🙂

  260. Ciao Massimo, è da tempo che non appaio. Mi hanno cambiato il programma del computer ed adesso non ci capisco più niente, anche perchè mi hanno modificato pure la lingua ed io l’inglese lo capisco a modo mio. Se potessi cambierei questa esperienza e ritornerei indietro. Adesso invio, per prova, e poi scriverò. Ma è proprio una tentazione quella di voler cambiare l’ineluttabilità del già fatto?

  261. Esperimento riuscito adesso posso intervenire sull’interessante argomento proposto……. ma ecco che suona il citofono ….qualcuno che rompe il corso di questa storia. Devo mollare riprenderò più tardi.

  262. Finalmente se ne è andato ma io mi son dimenticata quello che dovevo scrivere. Sono arrivata tardi al pranzo a cui ero stata invitata. Si, lo so, bastava non rispondere a citofono e le cose avrebbero avuto un corso diverso. Ma del senno di poi…. Allora la storia dipende soltanto da me ? E se dipende soltanto da me quali sono i fattori coinvolti nel mio sè?
    Io penso a tante cose, prima alla natura. Noi siamo per natura, come dice Loke, esseri socievoli,e ben predisposti gli uni verso gli altri ma nello stesso tempo, come diceJ. Bentham,siamo esseri acquisitivi, materialisti, ed utilitaristi, curiosi per cui ci lasciamo distrarre da ciò che succede attorno a noi.Tutto diventa reale e quindi storia quel che noi rendiamo reale anche attraverso emozioni e sentimenti. Quindi è vero che ciascuno fa la propria storia e collettivamente la storia del mondo, ma non si può cambiare una virgola perchè attorno e dentro ciascuno di noi c’è una trama di relazioni tra fattori concomitanti che è impossibile rompere. Siamo ancestralmente in internet.
    Di King ho letto in tempi lontani”Il miglio verde”. Mi ha molto impressionato.Invidio la capacità narrativa, il suo modo di intrecciare visione reale e fantasia attorno sempre ad una domanda di fondo che lui pone nella sua mappa costruttiva e che il lettore scopre soltanto alla fine. Adesso non sarei capace di mettermi tra le mani un suo libro di ottocento pagine. Occuperei questo tempo a riflettere sulle 1700 pagine della “storia della rivoluzione russa” di Tronsky per cercare di capire come si sarebbe potuto cambiare il corso della storia di quel Paese, del mondo per vivere senza Stalin e i suoi “nipoti” rumeni, polacchi,cecki……..
    Se si potesse cambiare la storia darei una ritoccata proprio a questa pagina ed a quella della Vandea senza pormi il problema morale,perchè più immorale di quel che stato non potrebbe essere.Certo l’elenco potrebbe continuare ma comincerei da queste pagine perchè mi sembrano emblematiche nella distruzione operata sull’anima di un popolo.
    Se personalmente potessi ritornare indietro vorrei incominciare dalla fine dell’ultima guerra mondiale, da quando cioè c’era ancora la Speranza ed ancora Kennedy non era stato ucciso. Adesso mi chiedo “Chi lo ha ucciso?”e mi dico” forse un missile cubano?”…………..

  263. Cara Gabry, grazie per le segnalazioni.
    Un saluto affettuoso a Mela e agli altri intervenuti.
    Simonetta, aspettiamo comunque le tue impressioni di lettura (anche postnatalizie). 🙂
    Una buona serata a tutti.

  264. Buonasera a tutti!
    @ Massimo: contaci, le mie prime impressioni su 22/11/’63 saranno le vostre!
    E, a proposito del ritorno di alcuni dei personaggi di IT in questo romanzo – espediente che, come abbiamo già detto, King usa spesso – è legato al pensiero del Re secondo il quale “i lettori adorano i personaggi che ricompaiono: è come tornare in famiglia”.
    Ma lui, a parte nella saga de La torre nera, non ha mai creato un personaggio seriale. E’ questo per due motivi.
    Il primo è che non vuole finire nella trappola della ripetitività, che a volte stanca persino chi scrive, figuriamoci chi legge.
    Il secondo, ancora più subdolo, è che c’è il rischio che il personaggio diventi più famoso dell’autore stesso finendo per fargli ombra.
    Mi paiono saggi entrambi i motivi.
    In effettti tutti conosciamo le avventure di Arsenio Lupin o di Maigret. Pochi però sanno associare il loro nomi a quelli di Maurice Leblanc o George Simenon. E la mitica Signora in giallo? E il tenente Colombo? Diabolik?
    Ho letto da poco l’ennesimo romanzo di Patricia Cornwell e mi osno stufata; non m’è piaciuto più, Kay Scarpetta è diventata monotona e lagnosa. Il che m’indurrà a non comprare più libri che la vedono protagonista. Idem per uno scrittore italiano, al suo quinto libro che, al momento, non mi entusiasma affatto. Lo trovo ripetitivo e anche sotto tono rispetto agli altri: che si si stufato anche lui?
    😉

  265. Se la storia ha avuto un suo corso, nel bene e nel male, perché cambiarlo? No, il nostro passato e’ bene che rimanga così com’e’!

  266. Io credo che tutto quello che accade nella storia dell’umanità, corra sul filo dell’equilibrio tra bene e male. Come facciamo a sostituirci alla storia? Sulla base di quale diritto? E come essere certi che il presente sia migliore, modificando il passato?
    No. Continuo a pensare che il passato non debba essere modificato. Nemmeno a fin di bene.

  267. Naturalmente stiamo ragionando sul piano di ipotesi irrealizzabili, tuttavia aggiungo che se fosse davvero possibile modificare il passato, bisognerebbe vietarlo per legge. Con sanzioni pesantissime per i trasgressori.

  268. Cari amici, grazie per i nuovi commenti. Constato con piacere che questa discussione continua a destare interesse e… trasporto. Come Germana, qui sopra, a cui dò il benvenuto!
    😉

  269. @ Germana: e infatti io ho specificato “se avessimo la coscienza di poter creare un presente migliore”. Per esempio, io ho detto che se potessi modificare il passato farei in modo che almeno un attentato alla vita di Hitler andasse a buon fine. Perché non farlo? Non possiamo sapere quanto la storia sarebbe cambiata ma di certo potremmo evitare un genocidio, senza contare un bastardo in meno sulla faccia della Terra. Certo, uno solo non fa statistica ma magari un gruppetto di noi potrebbe fare una discreta pulizia.
    Comunque sia, anche a rischio delle sanzioni, io mi candido come cecchino!!
    🙂

  270. mi inserisco nella coda della discussione per evidenziare una furbata letteraria di Stephen King.
    in efftti nel libro il protagonista può tornare indietro nel tempo, nel 1958, per cercare di modificare il presente attraverso un cambiamento del passato.
    ma se qualcosa va storto?
    nessuna paura. tanto una volta tornati nel presente, se qualcosa non ve per il verso giusto, basta tornare nel 1958 e tutto ritorna come prima.
    in altre parole, ogni ritorno nel passato azzera i cambiamenti apportati con viaggi nel tempo precedenti.

  271. dico che è una furbata in senso positivo.
    in questo modo, cioè, King fornisce al suo protagonista una specie di valvola di sicurezza, nel senso che lui sa che se qualcosa dovesse andare male con questi giochetti temporali, c’è la possibilità di rimediare.

  272. è vero, beatrice. ma questa “regola” messa da king rende ancora più avvincente la lettura. pensa. se questo sfigato del protagonista sbaglia qualcosa deve ricominciare tutto da capo. e deve aspettare un intervallo di tempo niente male 1958/1963.
    insomma. ammetto che mi sto divertendo un mondo a leggere questo tomone.

  273. Insisto sulla questione filosofica. Nell’ordine del mondo, nell’equilibrio dell’universo, bene e male si contrappongono. Perché esiste il male? Perché accadono eventi catastrofici? E’ solo un caso, o c’e’ dell’altro? Nessuno può rispondere con certezza. Ecco allora che, nel dubbio, l’idea di manomettere il passato nel tentativo di forgiarlo a nostro piacimento, non dovrebbe essere consentito. Mai. Indipendentemente dalle motivazioni o giustificazioni.

  274. Immaginiamo che, tornando nel passato, qualcuno riesca ad uccidere Hitler prima degli scempi dell’Olocausto e di tutto il resto?
    Chi ci dice che il futuro migliori senza alcun dubbio?
    E se, dopo la morte di Hitler, gli succede un nazista con maggiori capacita’ strategiche? Possiamo escluderlo?
    Magari questo successore riesce pure a vincere la II guerra mondiale.
    Possiamo escluderlo con certezza?
    Capite cosa voglio dire?

  275. Dovessi perdervi di vista, tornerò indietro nel tempo a cercarvi. 🙂
    E’ un bel luogo, questo. E questa discussione e’ molto interessante. Complimenti a tutti.

  276. Perché King decise di pubblicare alcuni suoi romanzi sotto lo pseudonimo di Richard Bachman? 5, per la precisione.
    Lo spiega lui stesso in un lungo articolo “Perché ero Bachman” pubblicato all’interno di uno di questi romanzi, La lunga marcia, per l’esattezza.
    “Credo di averlo fatto per raffreddare un po’ l’atmosfera, per fare qualcosa nelle vesti di qualcuno che non fosse Stephen King. Bachman non ha mancato di costruirsi una personalità, una falsa moglie, una falsa foto di copertina. Nel febbraio del 1985 è morto all’improvviso, cioè il giorno in cui il Daily News di Bangor ha reso pubblica la sua vera identità, circostanza da me confermata. E’ stato divertente essere Bachman, uno scostante asceta che non rilasciava mai interviste e sopravvissuto a un tumore cerebrale. Ma Richard Bachman è morto infine di una malattia molto più rara: il cancro dello pseudonimo. E’ morto lasciando quella famosa domanda senza risposta: è il lavoro che ti porta alla vetta o è tutto solo una lotteria?”
    Stephen King dunque è riuscito a diventare famoso due volte. Merito dell’imprinting delle opere di Bachman o pura fortuna? L’America è sempre la terra delle opportunità? In Italia è gia difficile diventare famosi UNA volta, chi oserebbe farsi uno pseudonimo?
    Diteci la vostra.
    😉

  277. In effetti King ha avuto successo anche con lo pseudonimo di Bachman. Praticamente il sogno di ogni scrittore. Chissà cosa ne pensano moglie e figli! Anche loro scrivono, ma con riscontri ben diversi.

  278. Giusta osservazione e interessanti domande, cara Simonetta.
    Quello di Richard Bachman alias Stephen King è un vero e proprio caso letterario. Né, del resto, dobbiamo stupirci se più di una storia del Re è incentrata sulla figura di scrittori (e, in alcuni casi, dei loro doppi). 😉

  279. “E’ la totalità, pensai. Un’eco tanto vicina alla perfezione da non poter dire quale sia la prima voce e quale e quale il ritorno della voce-fantasma.
    Per un momento tutto mi fu chiaro, e nei momenti in cui accade, vedi quanto è sottile il mondo. Non lo sappiamo tutti quanti, in cuor nostro? E’ un meccanismo perfetto e bilanciato di voci ed echi che fanno da rotelle e leve, onirico orologio che rintocca oltre il vetro degli arcani che chiamiamo vita. Oltre? Sotto? Intorno? Caos, tempeste. Uomini con martelli, uomini con coltelli, uomini con pistole. Donne che pervertono ciò che non possono dominare e denigrano ciò che non possono capire.
    Un universo di orrore e smarrimento circonda un palcoscenico illuminato, sul quale noi mortali danziamo per sfidare le tenebre” (pagg. 559-560).

  280. Ciao a tutti!
    M’è venuta in mente un’altra considerazione sul Re.
    Avete notato come King interpreti il Male come un’entità radicata nei luoghi che lui descrive e che, ciclicamente, torni a colpire? Derry, Castle Rock, Salem’s Lot, Ludlow… Il Male appare come un vero e proprio personaggio invisibile ma percepibile, un mostro da sconfiggere. E non c’è alcuna entità benefica a contrastarlo ma solo comuni mortali con le proprie umane debolezze.
    E alla fine il Male non muore mai. La vittoria dell’uomo è solo un’illusione, ma prima o poi tutto ritorna.
    E con questa riflessione vi lascio e auguro a tutti voi splendide – e soprattutto riposanti – feste. Ma ripasserò, ripasserò.
    Perchè A volte ritornano.
    🙂

  281. Prendendo spunto da ciò che ha scritto Simonetta, vi lascio anche io una piccola citazione sul “Male”, che ritengo molto significativa:

    «I mostri sono reali, i fantasmi sono reali, vivono dentro di noi ed a volte vincono!»

    Faccio a tutti voi i miei più sinceri auguri di Buon Natale, nella speranza che possiate passare queste festività nel pieno della serenità e della gioia.

    Andrea.

  282. La nottata di pioggia è servita finire 22/11. Primo commento a caldo: bello, un bel romanzo, fuori dalle etichette di genere, che “tiene” sino alla fine. E proprio a proposito dell’epilogo, forse non è ciò che ci si aspetta, ma è giusto, e poetico (commovente quasi).
    Sì, valeva la pena di leggerlo.

  283. Ciao a tutti e auguri!!!
    Completo il servizio iniziato giorni fa ed inserisco i nuovi comemnti su Ibs rivolti al nostro amato King ed al suo 22/11/63.

  284. Sordello scrive: ” Romanzo che si legge d’un fiato. Gli appassionati del Re ritroveranno con questo romanzo il loro autore al massimo della forma dopo alcune prove sottotono. Un meraviglioso entertainment sul tempo..in questi tempi difficili…”

  285. Marco scrive: “Non sono un fan di King ma di fronte a questo libro….chapeau!!! La poesia del finale rimane nel cuore.”

  286. Joker74 scrive: “E’ incredibile come dopo oltre 30 anni di carriera,King riesca a sfornare un tale capolavoro. Stavolta lascia da parte gli incubi,spesso pretesto per parlarci di temi ben più reali e drammatici,e ci proietta in un passato tangibile attraverso le pagine del libro. Il finale è poesia pura,che solo un grandissimo scrittore poteva concepire. I fan della fantascienza potranno storcere il naso di fronte alla modalità del viaggio temporale,ma qui bisogna saper cogliere il senso di una gran bella storia,e lasciar da parte dettagli che poco aggiungono. Prova letteraria davvero maiuscola. Viva il Re!”

  287. Manrico scrive: “che dire??una storia intrigante,coinvolgente,spiazzante e …commovente.tutte queste emozioni in 700 e rotte pagine…finalmente the king è tornato…”

  288. Nicole scrive: “Come sempre quando leggo un libro di zio Steve,non ho solo letto un libro,ma sono entrata in un mondo….in questo caso il mondo di Jake Epping-George Amberson negli anni 60….che dire….ho divorato questo romanzo,ogni minuto libero era buono x leggerlo e leggerlo e leggerlo….Come si potrà ben capire,io sono una grandissima fan di King,e sono entusiasta del suo ritorno a così grandi livelli.Colloco questo romanzo a solo un gradino al di sotto dell inarrivabile It(mi è piaciuto un sacco ritrovarne due personaggi anche in 22-11-63).Romanzo come sempre scritto in maniera magistrale,e con un finale tutt altro che scontato….anzi,continuavo a chiedermi come King avrebbe deciso di concluderlo.Assolutamente da leggere e da godere.”

  289. Carlo scrive: ” Straordinario affresco dell’America fine anni ’50/inizio ’60, sulla quale si innesta una storia emozionante, coinvolgente, densa di sentimento (si ride e si piange) ma anche di suspance, e di tanta tanta poesia. Il finale agrodolce (più amaro che dolce invero) taglia le gambe al lettore e lo spiazza: prevale il profondo ammonimento che non bisogna andare contro l’Ordine Naturale delle cose (in questo caso il tempo). Memorabile la storia d’amore narrata tra il protagonista e Sadie, una delle più belle tra i romanzi degli ultimi 50 anni. Infine due notazioni: 1) Chi non ama l’elemento fantastico nella poetica di King può tranquillamente leggere questo romanzo, qui il fantastico è presente molto marginalmente, il viaggio nel tempo è un puro espediente per descrivere l’America di quel periodo storico. 2) Per i fans del “Re” invece come non essere colpiti dalla citazione di Derry (Sempre Derry!! Una fissazione dello scrittore) e l’incontro casuale con due ragazzini che raccontavano delle sparizioni di fanciulli di qualche tempo prima, ad opera di uno strano tizio vestito da clown…”

  290. Dario scrive: “Non avevo mai letto un libro scritto da S. King perchè non amo il genere horror e devo dire che sono rimasto piacevolmente stupito dalla grandiosità di uno scrittore che cambiando genere ha dimostrato la sua forza. Bellissimo libro, scritto molto bene, ti fa vivere negli anni 60 e non vorresti mai smettere di leggerlo. Lo consiglio vivamente.”

  291. Francesco scrive: “Questo è il 28. libro che leggo quest’anno e se sommo le cose che mi sono piaciute dei primi 27 (quasi tutti moooolto belli), non arrivo neanche a sfiorare la grandiosità di questo romanzo di King. Io poi non sono neanche un suo fan e mi sembra che questo sia solo il suo terzo titolo che leggo. Non è possibile dare un voto più alto di 5?”

  292. Elena scrive: “Amo King da sempre; negli ultimi libri mi era parso meno brillante del solito, ma in questo romanzo l’ho ritrovato in grandissima forma. Bello!”

  293. Vladimir scrive: “Ho scoperto il “Re” con Duma Kay, poi con The Dome, restando affascinato, per proseguire con Notte Buia niente stelle. Avevo voglia di leggere 22/11/63, e sono rimasto colpito dal romanzo. Niente horror, se non nelle ultime pagine, e fanno paura, ma una storia d’amore ambientata negli anni 50/60, perfettamente ricostruiti. Una storia dura, secca, ma veramente bella. Con un finale magistrale. Bravo Stephen, un po’ meno il traduttore, per gli errori di grammatica e di costruzione delle frasi che qua e la sbucavano.”

  294. Chiara scrive: “Premessa 1: sono una “kingiana” da anni, ho letto tutto ciò che il Re ha scritto, ho tutti i suoi libri e per me potrebbe scrivere anche un elenco del telefono, io lo leggerei comunque…per cui la mia recensione sarà un tantino di parte. Premessa n.2: nonostante la premessa n.1 detesto i romanzi storico-politici, li trovo di una noia assurda, per cui quando ho letto le anticipazioni su questo nuovo romanzo di King sono partita con l’idea di comprarlo, per avere la collezione completa, ma di leggerlo forse chissà qualche pagina…invece….beh, come dire, mi sono sbagliata…alla grande…sì, certo, si parla in qualche modo di complotti politici, di storia americana, di presidenti e ambientazioni degli anni ’60…ma è tutto un dettaglio rispetto alla magia, ai sentimenti, al pathos che la storia trasmette…l’amore fra George e Sadie, il loro incontro…le speranze per una nuova felicità, gli intrecci inevitabili provocati dal viaggiare nel tempo e i molteplici finali che si prospettano….definire questo libro un capolavoro è un’offesa…questa è un’opera sublime. Ma dal “mio” Re potevo aspettarmi qualcosa di meno?…E ora attendiamo il nuovo capitolo della Torre Nera…ti aspettiamo Roland di Gilead!!”

  295. Ciao amici!!
    Arieccomi!
    Sono a tre quarti del libro e mi ha preso da subito. Nonostante la mole biblica i fatti scorrono piacevolmente e perfettamente incastrati, come al meglio di King. Anche se qualcosa al momento può apparire stramba, il kinghiano d.o.c. già sa che quella tessera ha un suo posto predestinato, in quel puzzle.
    Molto apprezzata la comparsa di due ragazzini della Banda dei Perdenti di IT: come ho già detto, ritrovare personaggi di vecchi romanzi mi piace molto.
    Ai ritmi consentiti dalla ripresa delle attività, continuo a leggere e per ora dico: UAUUUUUU!!!!
    🙂

  296. Finito. M’è piaciuto davvero molto, devo dire. Prima di tutto la traduzione di Wu Ming 1 non m’ha fatto rimpiangere Dobner, non stavolta almeno.
    La storia è “tranquilla”, nel senso che scorre come un fiume appena in movimento. Anche nei grandi colpi di scena come lo sventato assassinio di JFK la narrazione procede senza scossoni, senza forzature. Ma non ci sono mai tempi morti, e su u volume di quasi 800 pagine non è impresa da poco.
    C’è molto di umano, in questo romanzo. Una bella insalata di sentimenti positivi, per buona parte. Anche Oswald appare meno carogna di quanto forse anche lo stesso King vorrebbe farlo apparire. Un ometto, non un cattivo. Di certo non il killer che a sangue freddo ha sparato a JFK.
    Finale perfetto, equilibrato e soddisfacente, che lascia quel giosto sapore amaro della scelta obbligata.
    Perfino la postfazione è risultata molto interessante.
    Devo dire che già durante la lettura del romanzo mi sono andata a cercare alcuni documenti sul quel giorno a Dallas, ho rivisto con attenzione il filmato di Zapruder e non sono riuscita a confutare l’idea che mi ero già fatta sulla dinamica dell’assassinio.
    Ma questa è un’altra storia.
    In definitiva concordo con il 10 di D’Orrico. Uno dei migliori romanzi di King degli ultimi anni.
    😉

  297. @ Simonetta
    Cara Simonetta, grazie per il tuo giudizio finale (a lettura ultimata). Mi sembra di poter dire, volendo tirare le somme di questa discussione, che siamo di fronte a uno dei migliori romanzi mai scritti da Stephen King: un motivo in più per leggere “22/11/’63”.

  298. Per chi volesse affrontare una ulteriore lettura incentrata sull’omicidio di J.F. Kennedy e sul suo assassino, consiglio il romanzo di Don De Lillo intitolato “Libra” (Einaudi).
    Ecco una breve scheda:
    Per milioni di persone in tutto il mondo, dopo il 22 novembre del 1963 l’America non è più stata la stessa. Lee Harvey Oswald spara contro il presidente Kennedy. Dall’ombra partono invece i colpi dei congiurati, degli uomini che si nutrono di frustrazione e rancore: ex agenti dell’FBI, reduci della Baia dei Porci, faccendieri, lucidi calcolatori e psicopatici. Oswald, il ragazzo dall’identità e dal passato incerti, è il loro burattino. DeLillo ne fa il simbolo di un’America in cui le nevrosi quotidiane e la ricerca di ideali creano una miscela sempre sul punto di esplodere. L’autore porta alla luce tutto quello che sull’assassinio di Kennedy è stato detto e smentito, gridato e sussurrato, fino alla scena sacrificale di Dallas.

    C’è anche l’edizione economica…
    http://www.ibs.it/code/9788806176785/delillo-don/libra.html

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