Lucca Comics 2022: a LCG Tim Burton racconta la sua Mercoledì con Netflix
«Io sono Mercoledì» (Tim Burton)
Tim Burton e Netflix presentano in anteprima europea a LCG il serial *Mercoledì*, e Letteratitudine ha l’onore insieme a Fantascienza.com di rivolgere una diretta domanda al regista.
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(Lucca, 31 ottobre 2022, ore 10:30, Teatro del Giglio)
dal nostro inviato, Furio Detti
Una platea di sedie rosse, borse nere targate Netflix, e – dentro di esse -, decine di parrucche con trecce. Questo è il set iniziale che accoglie nel cuore prestigioso degli eventi lucchesi un maestro del gothic-horror americano.
Parliamo di Tim Burton: sceneggiatore, regista, scrittore, fumettista e animatore, Leone d’Oro alla Carriera (2008), produttore e “mente” di lungometraggi iconici come Beetlejuice, Edward Mani di Forbice, Batman, Nightmare Before Christmas, Ed Wood, Mars Attacks, Il Mistero di Sleepy Hollow, Big Fish, La Fabbrica di Cioccolato, La Sposa Cadavere, Sweeney Todd. Attori come Johnny Depp e Elena Bonham Carter (sua compagna di vita per un periodo) e compositori come Danny Elfman hanno legato le loro carriere all’immaginario burtoniano.
Ecco che con Lucca 2022 “Hope” nella serata del giorno del terrore, 31 ottobre, Halloween, è prevista l’anteprima europea del primo episodio di *Mercoledì*, serie telefilm in otto puntate, prodotta da Netflix e dedicata a un membro della celebre Famiglia Addams, famosissima sitcom e soggetto cinematografico, di serial televisivi e di animazione, frutto dalle vignette umoristiche e grottesche di Charles Addams (1912-1988), matita del “New Yorker”.
Tra gli applausi dei fan, che indossano le treccine corvine di Mercoledì, Tim sale sul palco e saluta il pubblico lucchese con un “selfie” dedicato ai fan. Nella mattinata avrà corso in Piazza San Michele il raduno di tutti i cosplayer e fan burtoniani e della Famiglia Addams.
A nostro parere Tim, introdotto e presentato da Emanuele Vietina, vertice della macchina organizzativa di LCG, non si è “sbottonato” molto anche a causa delle pochissime domande permesse, davvero troppo poche per un evento del genere.
La fantastica notizia però è che, fra tutte le decine di professionisti selezionati di testate nazionali e internazionali presenti, e in questo pugno risicato e centellinato di rivelazioni, Letteratitudine e Fantascienza.com hanno avuto l’occasione unica e irripetibile non solo di esserci ma di rivolgere persino una loro personale, esclusiva domanda al visionario regista. La leggerete in fondo a questo articolo e ciò è un risultato di cui possiamo e desideriamo essere fieri con e per tutti i nostri lettori.
È sempre Emanuele Vietina a “interrogare” Tim Burton, alternandosi poi con la stampa:
– *Mercoledì* è una serie *teen* dai toni soprannaturali, di cui Tim ha diretto i primi quattro episodi, una serie con al centro una famiglia e un mistero investigativo. La protagonista è qui ritratta come studentessa del college *Nevermore Academy*, quindi una school-story con tutti i riferimenti e precedenti del caso. Come è avvenuto l’incontro fra la Famiglia Addams e Tim Burton?
Tim Burton – «Io sono cresciuto guardando la serie televisiva e le vignette degli Addams. Mercoledì è stata sin dall’inizio non solo il personaggio che mi piaceva di più ma anche quello con cui, io pur essendo un adolescente maschio, mi identificavo maggiormente. Avrei potuto benissimo essere lei, perché io e Mercoledì condividiamo lo stesso punto di vista, in bianco e nero. Poi lei è sempre stata rappresentata come una bambina, ma io desideravo vederla crescere, diventare grande.»
– Secondo te cosa rende la Famiglia Addams così universalmente amata e attuale?
TB – «Tutti, o quasi, hanno una famiglia, una famiglia e dei genitori che per esempio li imbarazzano, soprattutto durante l’adolescenza. Ogni famiglia è percepita come “strana” almeno per un periodo della nostra vita. Gli Addams sono *weird* in tutto: immaginate avere Morticia per madre, roba da andare fuori di testa. Per questo gli Addams ci ricordano sempre le nostre, personali, vicende familiari, le nostre follie ordinarie e, quindi, li amiamo.»
– *Mercoledì* di Netflix incarna negli Addams attori di spicco: Catherine Zeta-Jones è Morticia, Luis Guzman è Gomez, Isaac Ordonez è il fratello Pugsley, lo zio Fester è Fred Armisen. La straordinaria Jenna Ortega è la protagonista: Mercoledì. Come pensi che Jenna abbia contribuito a dare vita alla “tua” Mercoledì, così diversa da tutte le altre?
TB – «Interpretare un personaggio iconico, dargli corpo, è per ogni attore una sfida estremamente difficile. L’attrice per me risponde perfettamente con lo sguardo e con i gesti alla Mercoledì che immagino. Un personaggio forte. Ho faticato molto per trovare qualcuno come Jenna-Mercoledì: i suoi occhi e la forza del carattere sono proprio i tratti del personaggio della serie. Senza Jenna non esisterebbe la serie stessa. Qui però c’è anche la capacità attoriale di dare qualche sfumatura umana a un personaggio molto radicale e perentorio come Mercoledì.»
– Sarà persino troppo facile dire che la tua filmografia, Tim, è la celebrazione degli *outcast*, dei diversi, degli *outsider*, degli estraniati, eppure la comunità studentesca che avete immaginato per la scuola di Mercoledì è perfettamente integrata nei social come Instagram, Facebook, TikTok… come si concilia questo con Mercoledì che considera la web-sociality come un buco nero devastante, vuoto di gratificazioni – sentimento che ci pare anche il tuo, Tim? Hai per caso trasmesso a Mercoledì anche le tue antipatie per Internet?
TB – «Avete ragione, per me Internet è un posto davvero spaventoso. Io ho paura di Internet: ogni volta che navigo per cercare un’informazione finisco sempre in un vortice nel cui abisso sta un video di gatti che fanno qualcosa di strano. Il web, nel social soprattutto, è un universo che può essere usato anche per cose tremende. Sì anche io sono come Mercoledì: condivido il suo punto di vista.»
Vietina aggiunge che in genere Mercoledì dice quello che tutti vorremmo dire e che pensiamo. Poi passerebbe la parola alla stampa presente, ma solo dopo due ultime domande. La prima: Come è stato realizzato il mio personaggio preferito, il personaggio di Mano (Victor Dorobantu)?
TB – «Proprio perché è un personaggio così particolare ho desiderato dargli un aspetto più vissuto, più logoro, per espandere la sua figura in modo appropriato, più ampio. Poi il suo carattere di mostro classico da horror anni Cinquanta, una creatura magica, con un passato particolare: una specie di Dustin Hoffman delle mani.»
Sempre Vietina: Come avete lavorato tu e Colleen Atwood, quattro volte premio oscar per i costumi in *Mercoledì*?
TB – «Anche in questo caso ho a che fare con un’artista che è stata per tanti anni accanto a me. Essendo Mercoledì un personaggio con il cosiddetto look fisso era necessario renderla visibile e differenziarla leggermente di giorno in giorno. E con tutto questo dare un carattere specifico a tutto l’immaginario della serie anche a tutti gli altri personaggi, e che fosse coerente con lo spirito dell’opera.»
– Quale è stato il dialogo di Tim Burton con altri registi della serie? E quale il rapporto con i comics per il tuo immaginario?
TB – «Essendo anche io del ramo conosco le difficoltà con cui un regista ha a che fare. Per questo rispetto sempre e assolutamente i colleghi e il loro lavoro. Ognuno segue la sua strada, io traggo ispirazione dagli altri e penso di essere io a mia volta fonte di ispirazione. Prendo e do. Comunque la gente che lavora su cinema e serial TV è una famiglia un po’ strana ma è una famiglia sola. Sui fumetti io sono un fumettista e mi sono occupato di Batman. Da ragazzino ho sempre avuto problemi a leggere i fumetti con didascalie, non capivo mai a quale immagine si collegasse il testo, ma nella mia vita professionale e immaginativa i comics sono stati irrinunciabili!»
Vietina commenta l’anteprima di Mercoledì riguardo al tema scuola e famiglia. Cita il trailer: “Centinaia di adolescenti, scuole sottofinanziate e gestite da persone i cui sogni sono infranti da tempo.” Un problema di scuola e società. Alla Nevermore Academy oltretutto hanno studiato grandi personaggi come Edgar Allan Poe. Che tipo di altri personaggi famosi possono aver insegnato alla Nevermore Academy?
TB – «Non saprei, nello specifico, ma certo proprio per questo mi è piaciuta la situazione della protagonista. Mercoledì pur frequentando una scuola per reietti, si sente reietta fra i reietti. Si tratta di quello che fondamentalmente io ho provato per il resto della vita, nei confronti della scuola, dei genitori, delle persone. È per questo che io mi sento Mercoledì.»
Le domande dei giornalisti in sala:
– Come ha affrontato la solitudine, la salute mentale e l’accettazione di se stessi e degli altri?
TB – «Per metà della mia vita ho avuto problemi di salute mentale, quindi capisco molto bene la situazione di Mercoledì. Lei è estremamente diretta, molto chiara, dice quello che pensa e quello che prova, il che spesso non facilita le relazioni e può metterci nei guai. Anche a livello simbolico io amo molto questo personaggio, che ha una sua forza semplice e tranquilla: mi ci identifico, mi piace. Per me Mercoledì è un personaggio ispirazionale.»
– Cosa direbbe del suo sodalizio con Danny Elfman e come avete lavorato al tema musicale di questa serie che riprende una sigla memorabile da sempre?
TB – «Devo dire che io e Danny siamo amici da una vita, condividiamo gli stessi gusti, gustiamo gli stessi tipi di film. Per noi la musica è un altro personaggio del fim, e ringrazio Danny per aver trovato il tempo di dedicarsi a questo progetto e a un amico.»
– Come si è trovato a gestire per la prima volta un progetto seriale e non un lungometraggio?
TB – «Considero il telefilm una specie di cottura lenta rispetto al lungometraggio, un ritmo diverso. Certo, io amo il cinema classico che continua a rimanere il mio amore. Credo oltretutto che oggigiorno ci sia ancora spazio per il cinema tradizionale oltre alle serie streaming.»
– Mercoledì nel primo episodio prende molto sul serio un suo insuccesso. Per lei quanto sono fondamentali gli insuccessi?
TB – «Tutti sbagliamo. La vita ci mette davanti a svolte improvvise. Per me e per Mercoledì è importante mantenere chiaro e diretto tutto il personaggio: lei è in rapporto col mondo reale e ovviamente come per noi Mercoledì subisce le conseguenze delle sue azioni. Abbiamo cercato, verso il personaggio, di essere puri e reali nell’affrontare i suoi dilemmi.»
**LA NOSTRA DOMANDA PER LETTERATITUDINE E FANTASCIENZA.COM
*Come si trova Tim Burton in rapporto a quel calderone bizzarro di fantascienza e horror tipico della serie originale e delle vignette di Addams: il mondo fra anni ’30 e ’50, il mondo di Lovecraft, di Ed Wood, degli horror a basso budget, dei fumetti pulp, della fantascienza quasi casalinga, degli effetti speciali economici? Quanta fantascienza c’è in questo serial?***
TB – «Fantascienza poca. Quasi niente. Di certo c’è l’horror anche dei primi *cartoons* di Charles Addams. Specialmente sull’immaginario anche per Gomez mi sono più mantenuto aderente ai fumetti originali: Gomez e Morticia sono una strana coppia male assortita.»
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