Generazioni fantastiche e come narrarle
Kazu Kibuishi, autore di Amulet, saga fantasy per ragazzi da 7 milioni di copie, parla della sua ispirazione e delle sue amicizie al Press Cafe lucchese per l’edizione italiana della sua opera con Il Castoro
* * *
01/11/24, Lucca, Sala dell’Altana, Camera di Commercio
(a cura di Furio Detti)
Vendere 7 milioni di copie, essere tradotti in 23 lingue. Non sono cose che capitano a tutti gli artisti. Se l’opera è autoconclusiva e particolarmente fortunata per il momento, poi, è un conto. Ma se hai a che fare con una serializzazione lunga 16 anni, è una vera corona sul capo dell’autore e un sigillo leggendario sulla sua competenza in termini di visual storytelling.
Oggi il Press-Cafe è con Kazu Kibuishi, autore di Amulet, saga in 9 volumi uscita per Graphix negli USA nel 2008 e pubblicata in Italia in edizione cofanetto da Il Castoro. Amulet è la storia di due fratelli, Emily e Navin, che si ritrovano catapultati a Alledia, una dimensione fantastica. Qui giunti avranno a che fare con maledizioni, nemici e alleati fra città aeree, nazioni in guerra e dimensioni ultraterrene fino all’emozionante epilogo finale. Si comincia subito dopo una rapida presentazione a cura dell’Ufficio Stampa dell’editore italiano (Paola Malgrati) con le domande dei giornalisti.
I modelli? Molto cinema europeo e l’in-between fra le culture
Ci si chiede ad esempio se, stante l’enorme successo della serie, l’autore continuerà a scegliere il fantasy per le sue nuove storie, magari di ambientazione straniera, giapponese, per esempio… «Amulet è ovviamente edito in Giappone – risponde Kibuishi – ma quello giapponese è, fra l’altro, un mercato molto particolare. Ne ignoro le ragioni profonde, essendo nippoamericano da generazioni (dagli anni ’90 dell’Ottocento! Un parente ha aperto il primo grocery shop giapponese degli interi Stati Uniti a New York nel 1907 – il negozio c’è ancora, vicino a Central Station); sono, forse proprio per queste ragioni anagrafiche, molto interessato a quello che succede in between, ossia fra le varie culture umane nel mondo. In ogni mio lavoro esiste la contaminazione fra culture, quelle realtà che tengono un piede in due scarpe, una cosa che credo sia molto simile a quello che fa Miyazaki che prende le storie occidentali e le reinterpreta come se fossero viste dagli occhi di uno shintoista. In questo sta il taglio diverso che lui sa dare alle sue storie. Per le mie amo molto la ricerca fra queste tradizioni. Le mie opere guardano ai bambini, alla voglia di esplorare nuove realtà. Cosa in realtà molto “americana” se vogliamo, ma con qualcosa di nuovo in più, come la storia intergenerazionale, argomento piuttosto insolito per il nostro immaginario made in USA. L’unico esempio che mi viene in mente nel cinema è Il Padrino, ma non è una storia per bambini o ragazzi! [ridiamo]». L’editore ricorda che comunque c’è molto del manga giapponese in Amulet.
La scrittura: storie per ragazzi o non solo? «Prima di realizzare Amulet non ho mai scritto per ragazzi. In questo senso Amulet è stato una vera sfida, ma l’ho iniziata ovviamente quando ero più giovane, e non avevo figli. A parte questo credo che una storia del genere sia non solo comprensibile, ma godibile, proprio grazie ai fumetti per tutti. “Tutti possono salire sul bus”, direi così. Nessuno si sentirà escluso. Mi sono ispirato anche al cinema, e credo che, per la narrazione, il modello che più ha avuto impatto su di me sia il cinema di Akira Kurosawa, insieme con la Trilogia dei Colori di Krzysztof Kieślowski. Fra il cinema italiano, per esempio, Antonioni. Da ragazzino, quando avevo 14 anni, andavo da Blockbuster e guardavo sempre l’angolino dedicato al cinema europeo, e mi dicevo “Se questi film sono arrivati sin qui, in California, devono pure essere qualcosa di interessante!”»
La domanda di Letteratitudine
Il genere di storia ci richiama molto, per tema e sviluppo, quel fumetto fantasy di formazione che ha il suo esempio migliore, oltre a Amulet, in Bone di Jeff Smith: personaggi innocenti che crescono affrontando sfide, piccole comunità di “stranieri” in un mondo completamente differente da quello a cui appartengono, non come gli Hobbit di Tolkien che, male che andasse, se la giocavano in casa… Il precedente letterario sarebbe se mai Le Cronache di Narnia. Lo stile grafico oltretutto ricorda anche molto la scuola francese: quali sono le influenze in termini di sceneggiatura, idea, a cui si ispira, e cosa lo lega agli stilemi del fumetto europeo?
Kibuishi: devo molto ai consigli di Jeff Smith
«Artisticamente, io sono partito dal mondo dell’animazione e del cinema e dal confronto con i comics supereroistici, il cui artwork non mi pareva suggestivo tanto quanto avrei desiderato. In effetti ho trovato sempre suggestioni migliori nella concept fantasy art di tanti autori, anche, anzi spesso, francesi. Sì. Ma era un genere di lavoro che pochi facevano, quando ho iniziato Amulet. Così ho cercato di combinare il modo di raccontare le cose per fumetti con la concept art, per raccontare un nuovo tipo di storia che non avevo ancora trovato in America, a partire dai colori e dalla qualità. Ho fatto questo anche guardando al cinema. Hai citato Jeff Smith… beh, non è solo uno degli artisti che io ammiri di più, uno dei miei “eroi”, ma è anche uno dei miei amici più cari. Bone ha tracciato il sentiero per Amulet. Senza Bone non esisterebbe Amulet. Nello stesso modo io ho seguito un po’ Jeff nel creare una storia di questo genere. Anche grazie ai generosi consigli che mi diede quando ero all’inizio di questa avventura; mi ha aiutato molto. Avevo una versione orribile di questo lavoro al suo primo volume e gliela mandai per avere un consiglio. Mi rispose, “Hey man, non c’è male!” ossia mi disse poi cosa funzionava e cosa secondo lui no. Aveva ragione e io ho aggiustato il tiro, liberandomi di tutto quello che non funzionava, secondo lui e anche secondo me.»
* * *
* * *
© Letteratitudine – www.letteratitudine.it
LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio / LetteratitudineVideo
Seguici su Facebook – X (ex Twitter) – Tumblr – Instagram – Threads