(Post lungo, ma assolutamente da leggere. Fidatevi!)
Qualche giorno fa ho ricevuto l’e-mail di Luca, un giovane aspirante scrittore in cerca di consigli. Luca sta lavorando a un romanzo. Sa bene che pubblicare è difficile, dunque ha deciso di procedere a piccoli passi. Per il momento, infatti, si accontenterebbe di vendere un paio di racconti a riviste letterarie. Per farla breve Luca mi chiede a quale rivista può inviare i suoi racconti, precisando che – nel caso in cui venissero valutati positivamente – accetterebbe di essere pagato “anche con cifra modica”.
Ho scritto a Luca e gli ho dato appuntamento su queste pagine. Anziché rispondergli direttamente, però, cedo la parola (rigorosamente scritta) allo scrittore Roberto Alajmo. Considera, Luca, – è importante – che Roberto Alajmo è uno scrittore che ha pubblicato libri di pregio (cito solo Cuore di madre e È stato il figlio) vincendo prestigiosi premi letterari (come il Mondello, il SuperVittorini, il SuperComisso), oltre a essere stato finalista allo Strega, al Campiello e al Viareggio.
Leggi qui di seguito, Luca – giusto per farti un’idea -, cosa scrive in merito Roberto Alajmo (che ringrazio di cuore per aver concesso il “pezzo”).
Funziona così.
Ti telefona un amico. Oddio, amico: un conoscente. Uno che dopo nome e cognome sente il bisogno di specificare un riferimento editoriale. Tipo: – “Sono Pinco Palla”. Pausa. – “Della rivista Signum“.
(Ora, se davvero esiste la rivista Signum, mi scusino i suoi redattori; loro non c’entrano). Sentendo il nome della rivista tu fai un verso di consapevolezza: ah, Signum. Certo che conosci la rivista Signum. Come potresti aver dimenticato Pinco Palla? Certo. Non sei così rimbambito da non ricordarti delle persone, né tanto ignorante da non leggere la rivista Signum. L’aspetti ogni mese, incalzi l’edicolante pur di non perderti nemmeno un numero della rivista Signum. Nella conversazione telefonica segue una pausa, perché una volta avvenuto il riconoscimento si tratta di entrare in argomento. E’ un momento difficile.
Ma tu sai già qual è l’argomento. Lo sai perché i Pinchi Palla hai imparato a riconoscerli a orecchio, quando telefonano. Già sai anche quale sarà l’andamento della telefonata, fatto di richieste e pretesti, insistenze e rifiuti. Ma intanto non dici niente perché il gioco delle parti prevede che sia lui a scoprirsi e fare la sua richiesta. Segue magari qualche altra tergiversazione; ma tu sai, e lui sa che tu sai, che prima o poi la domanda arriva. Ecco che arriva. Sta arrivando. E’ arrivata:
– “Non è che scriveresti qualcosa per la nostra rivista?”
E anche se lo sapevi benissimo dove Pinco Palla voleva andare a parare, anche se hai mille scuse pronte, anche se lui è la persona più gentile del mondo tu a questo punto ti incazzi, perché sai perfettamente che scrivere per la rivista Signum significa scrivere gratis. Pinco Palla è un Committente di Racconti Gratuiti.
Con i datori di lavoro gratuito tu combatti una guerra matta e disperatissima fin dall’inizio della tua carriera. Ancora conservi il primo assegno che il Giornale ti mandò. Era il corrispettivo di una recensione per la quale ti preparasti per una settimana, rileggendo il testo e informandoti sulla biografia dei singoli attori. Andasti fino a Erice e tornasti nel cuore della notte per distillare quaranta righe di purissima cronaca teatrale. Totale: duemilatrecento lire. Un assegno che a lungo hai pensato di far mettere sotto cornice.
Con quel Giornale hai collaborato a lungo, traendone parecchi assegni per importi non molto superiori. Tanto che a un certo punto ti sei stufato e hai fatto causa portando al giudice quella rubrica umoristica che ogni anno l’ordine dei giornalisti allega alle sue pubblicazioni, intitolata “Tariffario dell’Ordine”. Il giudice la prese e assieme all’avvocato del Giornale ci confezionò un ideale aeroplanino di carta che idealmente fece volare via dalla finestra assieme al tuo anelito di giustizia sociale. Dal giorno della sentenza i tuoi familiari hanno da parte una busta chiusa con le tue disposizioni testamentarie. La voce numero uno recita: – Nessun necrologio sul Giornale.
Questo perché, conti alla mano, ne basterebbe anche uno solo per restituire all’editore, con gli interessi, tutti i compensi ricevuti per anni e anni di collaborazioni. Da allora hai messo nel conto di passare per venale (e stronzo, e misantropo), specialmente se paragonato a tutta l’umanità formata dagli idealisti disposti a regalare il loro lavoro ai giornali. Ormai questo credono che tu sia: venale, stronzo e misantropo.
Per ovviare a questo inconveniente d’immagine, qualche anno fa, quando telefonava un CRG, per un certo periodo rispondevi in maniera ipocritamente disponibile e poi gli proponevi un racconto intitolato “La morte”. Era un esercizio di stile scritto appositamente per risultare iettatorio fino allo spasimo. In questo modo il CRG, saputo l’argomento, improvvisamente declinava, rinviava.
Diceva: – Vediamo nel prossimo numero, magari. Oppure se ti viene in mente qualcos’altro…
Ma a te non veniva in mente altro. Ci mancherebbe. O “La morte” o niente. E il CRG spariva, immancabilmente. Il rischio, certo, era di passare per menagramo. Ma tu te ne fregavi. Hai adoperato questo racconto iettatorio come argomento deterrente standard per diversi anni, per scoraggiare una serie di Pinchi Palla. Durò fino a quando non successe l’imprevedibile: un famoso CRG accettò di pubblicarlo sul serio. Fine dell’argomento deterrente standard, fine delle scuse.
Le scuse non bastano mai perché il Committente di Racconti Gratuiti ha diverse varianti antropologiche. Può configurarsi come Committente di Prefazioni Gratuite, per esempio. In questi casi Pinco Palla è di solito un poeta che ti chiede, in nome della vostra amicizia – e tu pensi: amicizia? Quale amicizia? -, di scrivere l’introduzione della sua ultima silloge di versi.
Altra variante: il Committente di Letture Gratuite. Stavolta Pinco Palla è uno spettatore venuto a sentire la presentazione del tuo libro. In quel caso si avvicina alla fine del dibattito e tenta di mollarti un manoscritto di mille pagine chiedendoti se gli fai il favore di leggertelo, perché sua madre sostiene che si tratta di un capolavoro. Di solito la premessa del Committente di Letture Gratuite è: “Non ho avuto ancora il tempo di leggere il suo libro…”.
In sostanza lui non ha trovato il tempo di leggere il tuo romanzo, ma tu hai senz’altro tempo a bizzeffe per leggere il suo. Anche perché c’è quell’ancora che dovrebbe farti sperare: non è sicuro, né lui promette niente, tuttavia esiste ancora la possibilità, se tu leggerai il suo, che lui si degni di leggere il tuo.
Ma dall’approccio telefonico tu ti rendi conto che Pinco Palla appartiene stavolta precisamente alla categoria dei Committenti di Racconti Gratuiti. Quello vuole da te: un racconto. Ti domanda se per caso ne hai qualcuno nel cassetto. Non sa di essere arrivato tardi, quando i tuoi cassetti sono stati saccheggiati da decine di altri CRG arrivati prima di lui, che si sono aggiudicati tutti i racconti che avevi scritto fin dai tempi del liceo. Soprattutto non si rende conto che siccome ormai sei diventato cattivo, a forza di sentirtelo chiedere, tu hai esaurito ogni forma di onesta dissimulazione. Non fingi più, non cerchi pretesti. Non adoperi le mille plausibilissime scuse che potresti adoperare. No. Gli rispondi invece in maniera diretta: “Volentieri. Quanto pagate?”
E godi, veramente godi a sentirlo annaspare:
“Ma sai… le riviste… la cultura… soldi non ce ne sono mai, per questo genere di cose…”.
A questo punto tu hai una parabola che hai messo da parte apposta per quando telefona Pinco Palla o uno come lui. E’ la storia del tuo elettricista, di quando ti ha rifatto l’impianto di casa scoprendo che abiti in affitto, e ti ha detto:
– Dottore, lei ancora in affitto è? Io sono alla terza casa!
E certo che è alla terza casa. Al mio elettricista mica telefona mai Pinco Palla della rivista Signum per chiedergli di rifargli gratis l’impianto elettrico della redazione. Se Pinco Palla vuole rifatto l’impianto elettrico lo paga, lo paga caro e lo paga anche in nero, di modo che l’elettricista possa costruirsi i suoi appartamenti in serie e prendere per miserabile un povero cristo come te che cerca di sbarcare il lunario facendo il mestiere di scrivere.
Uno scrittore di medio calibro come te potrebbe campare solo di presentazioni di libri altrui, prefazioni e racconti per le riviste, se questo genere di lavoro intellettuale fosse appena appena retribuito. Ma al sud, specialmente in Sicilia, il lavoro intellettuale non si paga mai. Per questo tu t’inalberi quando senti che in Sicilia non c’è lavoro per gli intellettuali. Non è vero, di lavoro ce n’è fin troppo: sono gli stipendi che mancano.
Ora tu capisci che di tanto in tanto si possa scrivere gratis per il giornale della parrocchia, o per la fanzine del centro sociale. Puoi regalare un racconto per finanziare Emergency. La rivista Signum però non è legata a nessuna parrocchia, a nessun centro sociale. Non finanzia Emergency né alcuna altra organizzazione no-profit. Anzi: alle spalle ha un editore sì-profit. Molto-profit. Moltissimamente-profit. Oppure ha una veste grafica ultra patinata, viene stampata su carta pesante dieci grammi a pagina. Per cui si capisce che almeno la tipografia e un grafico la rivista Signum può permetterseli. E siccome anche grafici e tipografi – al pari degli elettricisti e di ogni altra categoria lavorativa al mondo, tranne gli scrittori – pretendono di essere pagati, significa che un po’ di soldini circolano, dalle parti della rivista Signum. E allora perché grafici, tipografi (ed elettricisti) sì, e tu no? Che hai tu in meno di loro? Non hai forse un lavoro remunerato che pretende e giustamente ti porta via la maggior parte del tempo? Non sei stressato perché non hai mai un minuto da perdere? Non hai una famiglia che vorrebbe trascorrere assieme a te il fine settimana? Non hai un figlio che non vede mai il suo papà perché il suo papà lavora sempre?
Tu non ce l’hai con Pinco Palla. No. Pinco Palla, ora che ti sei ricordato le circostanze in cui vi siete conosciuti, ti è persino simpatico. Non è peggiore di tutti quelli che cercano di separarti dal tuo vero lavoro, dalla famiglia, da tuo figlio, dal libro che stai scrivendo. Persino da Age of Empires, il gioco elettronico che assorbe buona parte delle ore che trascorri al computer. Pinco Palla è in buona fede. Non immagina che tu abbia una vita privata. Non è neppure il peggiore della razza dei Committenti di Racconti Gratuiti.
Il CRG peggiore che ti sia mai capitato di incontrare è uno scrittore – dunque un apostata della categoria. Uno scrittore di Parma. Uno scrittore che una volta ti chiese di scrivere un racconto per una raccolta di scrittori under quaranta. E siccome lo scrittore parmigiano ti ispirava gran simpatia, tu il racconto glielo scrivesti, e ti venne anche bellino. I patti erano chiari e l’amicizia lunga: non c’era da aspettarsi una lira. La formula era:
– “Se poi il libro va bene…”
Insomma: campa cavallo. Passarono diversi mesi dalla consegna, perché i CRG hanno sempre una gran fretta di farsi consegnare il tuo racconto, ma poi la pubblicazione avviene mesi, certe volte anni dopo che hai finito di scrivere di fretta per rispettare la scadenza pattuita. Finché un giorno ti telefonò una gentile signorina che chiamava a nome dell’editore, il quale si scusava per non averlo potuto fare personalmente. La signorina voleva sapere quante copie del libro di racconti tu fossi intenzionato a comprare. Te lo sei fatto ripetere diverse volte, fino ad arrivare quasi allo spelling, per essere sicuro di non aver capito male. E la signorina sillabò:
– Quante – copie – è – intenzionato – a – comprare?
In sostanza, l’editore in questione aveva previsto – bontà sua – di fare un prezzo di favore agli scrittori che avevano collaborato alla raccolta. Cioè: dopo aver scritto senza compenso, tu dovevi secondo lui pure comprarti il libro. Come se la fiat pretendesse che i suoi operai lavorassero gratis e poi per giunta acquistassero tutte le automobili invendute.
Devi ammettere che quella volta non sei stato molto educato con l’impiegata della casa editrice. E anche la simpatia che provavi per lo scrittore parmigiano è sfumata. I suoi libri non li hai voluti più leggere.
È stato dopo questo episodio che ti sei messo al computer e coi caratteri più grandi possibili (Times New Roman 72) hai fabbricato una specie di striscione che hai appeso al muro davanti alla scrivania, in modo che ogni volta che alzi gli occhi dal lavoro non puoi fare a meno di leggerlo:
PRIMA PAGARE, POI SCRIVERE.
PS: Questo racconto è stato scritto gratuitamente. La rivista su cui compare non paga le collaborazioni. Questo racconto è stato proposto come argomento deterrente standard a diverse riviste che chiedevano di pubblicare gratuitamente un racconto. Tutte, fino a oggi, ne avevano rifiutato la pubblicazione.
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Capito l’antifona, Luca?
Ringrazio ancora una volta Roberto Alajmo per aver concesso gratuitamente il pezzo (ehi, però io non sono un CRG; ci tengo a precisarlo, eh?). So che leggerà questa rubrica e che è pronto a rispondere a eventuali vostri commenti. Ne approfitto infine per segnalarvi un esperimento stimolante: connettendovi al blog di Roberto Alajmo, troverete… be’, sapete che faccio? Anticipo qui di seguito il messaggio che troverete (un saluto a tutti. Massimo Maugeri).
Cari amici del Blog,
questo post è un piccolo regalo che io faccio a voi e un grande regalo che voi potete fare a me. Si tratta del Primo Capitolo del mio nuovo romanzo. Siccome a un certo punto le idee hanno bisogno di prendere aria, ho pensato di fare assieme a voi, se lo vorrete, una specie di editing pubblico.
Consideratelo materiale provvisorio, soggetto a tutti i cambiamenti che saranno necessari, e ricordatevi che in questa fase i complimenti sono ben accetti, ma le critiche sono infinitamente più utili. Siate spietati, dunque. Fermo restando che ad avere l’ultima parola è sempre l’autore.
Qualcuno ha voglia di giocare a questo gioco?
Roberto Alajmo
“Per farla breve Luca mi chiede a quale rivista può inviare i suoi racconti”. Non l’hai (avete) fatta breve, infine qual era la risposta? Smetterla di scrivere? Chiederla al pur incolpevole Alajmo? Qua sembra di stare in fila alle poste. 🙁
semplicemente una : emigrare in un altro stato estero( detto, qua in italia, poi figurati al sud, non si campa ne’ scrittura ne’ di cultura!!) mettiti a fare l’elettricista e, magari,nel tempo libero poi, forse lo scrittore, cosi’ almeno la casa te la fai e riesci pure a beccarti qualche gnocca!!!
BACI
P.S.ovviamente spero non seguirai questo mio folle suggerimento!!!
Ciao Miguel,
ciao Vida,
grazie per essere intervenuti.
Miguel ha ragione… il post è molto lungo (però l’avevo preannunciato in premessa). Non credo che la risposta sia “smettere di scrivere”. Credo, piuttosto, sia meglio continuare a scrivere avendo consapevolezza della realtà. Luca (che poi è un mio giovane amico) mi aveva scritto riferendosi in particolare alla biografia di Stephen King e di altri autori americani che hanno cominciato “vendendo” racconti a riviste. Il punto è che qui siamo in Italia e i racconti interessano molto meno che in America. E comunque chi inizia a scrivere oggi molto difficilmente riuscirà a campare con la scrittura. Tutto qui.
P.S. per fortuna alle poste hanno inserito l’elimina code. 🙂
Ma insomma, anche l’eliminacode non è proprio un’invenzione fedele al proprio nome… 😉 Semplicemente mi chiedevo, dopo avermi invitato a leggere questo post, se avresti fornito una risposta alla domanda che ponevi: questa risposta malauguratamente non c’è. Al massimo si rimanda al sito dell’Alajmo. Purtroppo che in Italia nel 2006 non ci sia spazio (o meglio, appunto, denaro) per ogni forma di cultura è sacrosanta verità, ma non è una novità. Solidarietà, ok, ma se non ci sono proposte rimaniamo fermi a zero. Sempre che non vogliamo sentirci addirittura sotto lo zero, con l’handicap di una velleità scarsamente considerata ed ancor meno redditizia.
Ho capito. E sapevo. Peraltro il mondo non si divide in cercatori di racconti gratuiti e scrittori non pagati. Ci sono gli scrittori di porcherie da mai pubblicare, e gli scrittori di buoni testi leggibili e godibili ricchi di famiglia oppure stupidi e svagati che pubblicherebbero gratis ma non sanno dove. A questa folla di sradicati si potrebbe rispondere con un elenco di testate vere, che sanno selezionare i testi pubblicando il grano separato dal diciamo così “loglio”? Oppure non esiste nessuna rivista e quella roba stampata che a volte incontriamo nelle librerie dai titoli più stravaganti e i recapiti più sbarazzini è una parte dell’arredo e un dente di una ruota che schiaccia ogni speranza di confronto tra testi e lettori? Concludo: a fianco del sogno norteamericano dove il bravo autore viene subito retribuito e diventa in breve tempo premio Chavez (e quindi sbandierato all’ONU a scopo pubblicitario) in Italia esiste solo la fiera del velleitarismo e della repressione? Ogni manoscritto è bene che resti nel cassetto, per non confondersi con i sottoprodotti senza futuro? La mia soluzione personale è produrre il numero di copie sufficiente per i dieci miei lettori di famiglia. Mi trovo bene. Ma non pretendo di essere un modello unico. Esiste un’altra possibilità?
Mariano G.
Io una soluzione per i romanzieri in cerca di esordio ce l’avrei, e consiste nel pubblicare a proprie spese, ma senza il peloso intervento di editori senza distribuzione. Considerate questo librino come un regalo da fare agli amici (e a voi stessi) per natale. Poi magari cinquanta copie tenetele da parte e mandatele a qualcuno di quelli che contano, e sperate che il messaggio in bottiglia arrivi a destinazione. Non è molto, nè molto incoraggiante, ma meglio di niente.
Scusa Massimo, ma sto riprovando visti i problemi tecnici dei quali ti ho paralto.
Nel mio precedente intervento fantasma ( perchè kataweb se lo è mangiato) ringraziavo Roberto per la “verve” , la lucidità e la chiarezza con la quale esponeva il problema, oso dire annoso.
🙂
Che piacere incontrare Roberto Alajmo sulle pagine di questo blog! Ho letto alcuni dei suoi libri e mi sono molto piaciuti. Desideravo chiedere al dottor Alaimo: in quale riviste e giornali scrive attualmente? (immagino a pagamento).
In bocca al lupo per il libro nuovo. Provo a partecipare al gioco.
Praticamente scrivo solo sul “Giudizio Universale” e sul “Caffè Illustrato”, con una certa continuità. Gli spazi sono sempre più stretti, e non solo per motivi economici.
Grazie mille per la risposta, dr. Alajmo.
Cercherò in edicola le riviste che ha citato. E’ sempre un piacere leggerla.
Mi complimento con Maugeri: post molto interessante.
Mi piacerebbe, a questo punto, e se possibile, che Roberto Alajmo raccontasse qualcosa sul suo esordio letterario. Com’è che ha cominciato?
Be’, è una storia lunga. Magari quando avrò 10 minuti faccio un apposito post
Vi ringrazio molto per i commenti inviati (e naturalmente ringrazio Roberto per le risposte fornite).
Sono piuttosto d’accordo con Mariano, che in parte risponde anche a Miguel.
Premettendo (ma l’abbiamo già detto) che siamo in Italia e non in America io parto, comunque, dalla considerazione che – per quanto concerne la (cosiddetta) scrittura creativa – se si ha talento, spirito di sacrificio, molta perseveranza, moltissima pazienza e un pizzico di fortuna… be’ prima o poi i risultati arrivano.
Un’ultima considerazione sulla “situazione” dell’editoria italiana rispetto a quella americana. C’è un caso molto particolare (secondo me emblematico) che a suo tempo mi fece molto riflettere. Riguarda Stefano Bortolussi.
Stefano Bortolussi è il traduttore di alcuni autori di best seller tra cui, per esempio, Nicholas Evans (se non sbaglio ha tradotto anche qualcosa di King). Ebbene, in quanto traduttore di Evans (e di romanzi come “L’uomo che sussurrava ai cavalli”) c’è da ritenere che Bortolussi godesse di buoni contatti in seno al gruppo Rcs. Eppure quando scrisse un (suo) romanzo (“Fuor d’acqua”) non trovò nessun editore italiano disposto a pubblicarglielo. Dovette pubblicarlo prima in America, in lingua inglese (dove riscosse un certo successo), e solo dopo riuscì a pubblicarlo qui da noi (se non ricordo male con Pequod).
Una domanda per Roberto Alajmo. Più che altro una curiosità. Quando lavori ad un romanzo, scrivi tutti giorni? Scrivi preferibilmente di giorno o di sera? Quanto tempo impieghi, in media, a completare una prima stesura?
Baci.
Per Elektra:
rigorosamente tutte le mattine, molto presto, per almeno un paio d’ore. Per la prima stesura, dipende. L’ultimo romanzo, in tre mesi.
Tre mesi? Solo tre mesi?
Caspita, sei un Dick Fulmine della scrittura (mamma, quanto so’ antiquata!).
Complimenti. Complimenti davvero.
ma la rivista signum esiste davvero o è un’invenzione letteraria per esprimere un concetto?
Gentile dr. Alajmo. Lei ha scritto, in risposta alla mia domanda di raccontare il suo esordio: “Be’, è una storia lunga. Magari quando avrò 10 minuti faccio un apposito post”.
Lo farà qui o sul suo blog?
Saluti.
Gentile Spartacus,
in relazione al suddetto post ritengo che Roberto Alajmo facesse (giustamente) riferimento al suo blog.
Anche a me, peraltro, piacerebbe conoscere meglio i dettagli dei tuoi “inizi letterari”.
Roberto… che ne dici? Magari potresti cominciare a scrivere il primo capitolo della tua futura biografia.
A parte che è una storia lunga e complicata, mi pongo la questione che sempre uno scrittore dovrebbe porsi: chi se ne frega?
Ehi, le storie lunghe e complicate sono le più intriganti!!!
Ciao Roberto e grazie ancora per aver concesso il pezzo ed esser stato qui. 😉
P.S. nei prossimi giorni temo che avrò difficoltà a ricollegarmi al blog
Roberto, il tuo blog ha un guaio… non somiglia a un blog. Il visitatore è accolto dalla tua gigantografia, non lo trovo elegante (vabbé, opinioni). Il mio modem fossile ci mette una vita per caricare la pagina (vabbé, lo rimetto sotto la teca, al museo). Per accedere bisogna cliccare sui puntini […]. A parte questi dettagli, è bello che tu comunichi, e che ti esponga. In bocca al lupo!
I Love you girls
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