Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto.
La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine).
Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura – certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc.
Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere.
Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili.
Aggiungo che la camera accanto è anche un luogo “integrato” con altri spazi di Letteratitudine, ovvero… Letteratitudine Radio e Libri segnalati speciali. Di conseguenza potete lasciare qui i commenti riferiti ai suddetti spazi.
(Massimo Maugeri)
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Vorrei dedicare questo nuovo appuntamento de La camera accanto per illustrarvi il progetto plettro.org di Luca Corte… un nuovo esempio di editoria on line.
Domanda secca: secondo voi gli scrittori (ma anche i lettori) sono un po’ prevenuti nei confronti dell’editoria on line? Se sì, perché?
Ne parliamo con Luca Corte…
Altro argomento…
Secondo voi esiste una “età giusta” per pubblicare? E- eventualmente – quale sarebbe?
A proposito, vi ricordate l’età in cui – per la prima volta – vi siete cimentati con la cosiddetta “scrittura creativa”?
Contestualmente vi presento il caso di Diletta Rosestolato: ha dodici anni ed è la scrittrice più giovane d’Italia (almeno credo). Diletta ha realizzato il suo sogno letterario pubblicando: “AMANDA vs LAILA” (Il Foglio, 2009).
Vi ricordo che la camera accanto è un luogo in cui si può discutere di tutto… e gli argomenti li scegliete voi. (Massimo Maugeri)
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FESTIVAL DI SANREMO 2010
Cari amici è in corso l’edizione 2010 del Festival di Sanremo. Vi invito a parlarne qui (se potete e se vi va). Insomma… trasformatevi in critici musicali! Almeno mi terrete un po’ aggiornato, visto che difficilmente riuscirò a seguire l’evento. (Massimo Maugeri)
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Aggiornamento del 29 marzo 2010
L’appena trascorso Festival di Sanremo (di cui abbiamo discusso in questo post), ha ispirato lo scrittore Sergio Rilletti (il creatore di Mr. Noir).
Vi invito a leggere – e a commentare – il racconto Festival o morte e questa intervista rilasciata dallo stesso Rilletti.
Massimo Maugeri
Nuova puntata della camera accanto di Letteratitudine.
È la quindicesima…
Vorrei dedicare questo nuovo appuntamento per due scopi principali…
Intanto, per illustrarvi il progetto plettro.org di Luca Corte… un nuovo esempio di editoria on line: http://www.plettro.org/
Oggi Luca Corte è fuori sede, ma avremo modo di parlarne con lui nei prossimi giorni…
Domanda secca: secondo voi gli scrittori (ma anche i lettori) sono un po’ prevenuti nei confronti dell’editoria on line?
Se sì, perché?
Altro argomento del post (parto subito con un paio di domande)…
Secondo voi esiste una “età giusta” per pubblicare?
E- eventualmente – quale sarebbe?
A proposito, vi ricordate l’età in cui – per la prima volta – vi siete cimentati con la cosiddetta “scrittura creativa”?
Queste domande (vi invito a rispondere, ovviamente) mi servivano per introdurre una delle ospiti di questa puntata de “la camera accanto”.
Lei si chiama Diletta Rosestolato e – pensate un po’ – ha solo dodici anni.
Credo sia la scrittrice più giovane d’Italia. Diletta ha coronato il suo sogno letterario pubblicando: “AMANDA vs LAILA” (Il Foglio, 2009).
Ovviamente ne parleremo qui, anche con il supporto del padre di Diletta: Andrea…
P.s. Credo cha avere un padre come Andrea Rosestolato sia il sogno di qualunque scrittore (di qualunque età)… volete sapere perché?
Leggete (qui di seguito) la lettera che Andrea ha inviato al sottoscritto…
Caro Massimo,
mentre mi complimento ancora con te per l’ottimo sito che, compatibilmente con i miei impegni di lavoro, cerco di seguire giornalmente vorrei evidenziarti una eccezionalità letteraria.
Tale eccezionalità non riguarda tanto lo “spessore” dello scritto quanto la giovane età della scrittrice, solo 12 anni.
Diletta Rosestolato (sì, mia figlia) ha sempre adorato scrivere e ad un certo punto un anno fa ,quando aveva circa 11 anni, la vedo sempre più spesso al pc.
Immaginando stesse chattando o navigando (quello che fanno normalmente i giovani della sua età) la sgrido ma lei mi risponde che non stava giocando ma scrivendo un libro.
La meraviglia della risposta è grande ma ancora di più rimango stupefatto quando mi racconta che (testuali parole) “quando ho riletto le prime righe del libro ero piena di gioia perché era come se le sue parole aprissero le braccia per accogliermi. La prima pagina scritta si precipitò fuori, mi prese per mano e mi condusse ai suoi compagni; e quando raggiunsi quella riga dove la storia ebbe inizio mi sentii sollevata e trasportata nel libro stesso”.
Ero senza parole, l’ho allora incitata a continuare e non lasciarsi prendere dalla delusione quando per giorni e giorni non sentiva ‘l’anima del libro’ promettendole quasi per scherzo che alla fine avremmo cercato di pubblicarlo.
Dopo un anno dalla sua prima pagina Diletta termina il libro nell’ottobre del 2009 ed io ,mantenendo la promessa fatta, le preparo 5 manoscritti da inviare ad altrettanti editori avvisandola però che sarebbe stato quasi impossibile che qualcuno rispondesse e se anche fosse, avremmo dovuto aspettare mesi e mesi.
Il libro era bello, divertente, fresco come l’età di Diletta (12 anni) di ben 167 pagine ed abbastanza ben strutturato e scorrevole ma logicamente non ci si deve aspettare di leggere “il vecchio e il mare” di Hemingway.
Spediamo il testo e 15 giorni dopo (in novembre 2009) ci giunge con nostra immensa sorpresa una mail di Gordiano Lupi che si esprime in maniera entusiasta su come scrive Diletta e si dice interessato alla sua pubblicazione.
La favola ha inizio; ci segue nell’editing Sasha Naspini e poco prima di Natale il libro, dal titolo Amanda vs Laila, è in vendita.
E non è finita, 15giorni fa riceviamo la risposta da un altro dei 5 editori a cui avevamo inviato il manoscritto che afferma di avere letto il libro durante le vacanze natalizie ed essere interessato alla sua pubblicazione.
Logicamente ringraziando raccontiamo la storia e ci salutiamo.
Spero di non averti annoiato caro Massimo con queste parole ma questa mia mail voleva esprimere l’entusiasmo di vedere una ragazza di 12 anni, non giocare tutto il giorno alla playstation e chattare estraniandosi dalla realtà su msn come fanno quasi tutti i coetanei, ma che sa ascoltare il suo animo e trasmettere le emozioni con le parole scritte come si faceva tanti anni fa.
E’ questo il messaggio di speranza e entusiasmo che vorrei lanciare a tutti: non smettete di sognare e di scrivere i vostri sogni.
Logicamente fai pure l’uso che preferisci di questa mia e mentre ti ringrazio per la tua attenzione rimango a tua disposizione per ogni eventualità.
Andrea Rosestolato
Che ne dite?
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Evidenzio questa frase di Andrea:
E’ questo il messaggio di speranza e entusiasmo che vorrei lanciare a tutti: non smettete di sognare e di scrivere i vostri sogni.
Una breve presentazione di Diletta…
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Diletta Rosestolato è nata il 17/03/1997 a Milano, dove tuttora vive e dove sta frequentando la seconda media dell’Istituto Sant’Angela Merici di Milano. E’ una bambina studiosa, socievole, curiosa e piena di fantasie e progetti anche se a volte si sente troppo piccola per tutto quello che vorrebbe fare. Ama la natura e desidera non solo proteggerla, ma anche aiutarla concretamente, e infatti è iscritta da parecchi anni al WWF. Un giorno in spiaggia ha fatto “il rito della semente” ed ha sentito la terra parlare. Ama dipingere, ballare e cantare, ma soprattutto ama scrivere e trasmettere con le parole le emozioni, i sogni, le avventure e le gioie proprie di una bambina di dodici anni.
“Amanda vs Laila” è il suo primo romanzo.
@ Andrea Rosestolato
Raccontaci qualcos’altro di questa esperienza tua e della tua Diletta, se ti va…
Invito gli amici di Letteratitudine a partecipare alla discussione (inteagendo con gli ospiti e rispondendo – se possibile – alle domande).
Ma ne approfitto anche per ricordare che “la camera accanto” è un luogo in cui si può discutere di tutto… e gli argomenti li scegliete voi.
Caro Massimo grazie per le tue bellissime parole e per la splendida introduzione che hai fatto.
Diletta ha sempre avuto la passione per la scrittura e ricordo come fin da bambina (quando era ancora più piccola) scriveva spesso temi e riflessioni che poi rileggendoli mi chiedevo come avesse fatto ad esprimersi ed esprimere quei pensieri.
Pur avendo solo 12 anni è sempre stata forte, determinata e sicura nelle sue azioni ma quello che più mi colpiva era, ed è ancora oggi, la sensibilità e la capacità di “sentire quello che scrive” e “sognare tutto quello che fa” perchè nel mondo nulla può essere compiuto senza la “passione”.
Sentire, sognare, passione; credo siano questi gli ingredienti che fanno di una persona, una persona speciale.
Io ho semplicemente cercato di assecondare questo suo profondo sentire invitandola a “non mollare mai” perchè ho sempre fermamente creduto che il significato di un uomo non vada ricercato solo in quello che raggiunge, ma soprattutto in ciò che vorrebbe raggiungere e dai sogni che ha.
Come in tutti i sogni poi ci vuole anche un po’ di fortuna nel realizzarli.
La nostra fortuna è stata quella di incontrare due persone vere e speciali come Gordiano Lupi ,l’editore del Foglio, che ha creduto “a prima vista” nelle parole scritte di Diletta e Sasha Naspini che l’ha aiutata a correggersi, ad imparare e crescere nella correzione e costruzione del libro.
Queste due persone mi hanno colpito perchè sono due persone autentiche, libere nei giudizi e che vivono con la passione dentro di sè.
Nell’esperienza di Diletta ho poi letto un messaggio di speranza nei confronti dei giovani d’oggi. Non è vero che non hanno valori, sono tutti superficiali, egoisti e violenti come si dice.
Possono essere anche sensibili, avere coraggio, senso del sacrificio, dignità e onestà.
Questi valori sono insiti in tutti ma se sembrano oggi “vuoti simulacri di un tempo passato” è semplicemente perchè siamo noi adulti i primi ad essercene dimenticati.
Sta a noi per primi quindi dimostrare ai ragazzi che il nostro lavoro è un’opera e che questa opera diviene autentica quando è vissuta per la giustizia, il bene e la verità.
mi piace questo speciale della camera accanto. colgo l’occasione per essere la prima a rispondere alle domande 🙂
secondo voi gli scrittori (ma anche i lettori) sono un po’ prevenuti nei confronti dell’editoria on line? Se sì, perché?
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forse siamo tutti un po’ prevenuti. il fatto è, come abbiamo detto altre volte, che amiamo troppo il libro di carta.
comunque sarò lieta di conoscee meglio il progetto editoriale di plettro.it
Secondo voi esiste una “età giusta” per pubblicare? E- eventualmente – quale sarebbe?
–
non credo che esista. ognuno ha la sua storia. ci sono esordienti giovanissimi e gente che ha iniziato a pubblicare in età avanzata. non è una questione di età. è una questione di “testo”. se un “testo” merita di essere pubblicato, deve essere pubblicato per dare l’opportunità ai lettori di leggerlo.
molto bella l’esperienza di diletta e del papà andrea che la supporta.
tanti auguri.
ma di cosa parla il romanzo di diletta?
Il romanzo di Diletta racconta la storia di Amanda, una ragazzina con la passione del canto che, insieme alle sue compagne, fa parte di una piccola band. Al centro delle vicende vi è la rivalità con la nemica di sempre, Laila, che frequenta la stessa scuola, ma a differenza di Amanda, è già una cantante famosa e ama darsi molte arie. Oltre alle continue dispute su chi delle due canti meglio, oggetto del contendere è anche Bryan, un ragazzino che piace molto ad Amanda. Dopo conflitti, colpi di scena, gare e litigi, Amanda riuscirà a coronare tutti i suoi sogni.
E’ una storia avvincente che si sviluppa in un ambiente giovane, piena di suspense, ricordi ed emozioni ma anche portatrice di valori oggi dimenticati ,o resi meno importanti dalla società moderna, come l’amicizia, l’ottimismo, l’amore e la solidarietà.
Tempo fa avevo una specie di idiosincrasia per l’editoria on line. Mi sembrava una cosa “fuori luogo”. Poi, nel tempo, mi sono in parte ricreduto. Perché? Perché alla fine il compito dell’editore vero è selezionare dei testi belli e “produrli”. Se il supporto è cartaceo o digitale, importa fino ad un certo punto. D’altra parte sappiamo tutti che ci sono editori cartacei che stampano come se fossero tipografi.
Auguri dunque al progetto Plettro.org
Curiosity : perchè questo nome musicale?
Secondo me non esiste una “età giusta” per pubblicare, così come non esiste una “età giusta” per scrivere.
Però c’è una differenza tra lo scrivere e il pubblicare. Il momento della pubblicazione, in genere, arriva dopo un percorso di scrittura senza pubblicazione. Ora, non mi riferisco al caso di Diletta a cui vanno tutti i miei auguri, però in alcuni casi mi sembra che si cerchi la pubblicazione senza aver fatto maturare adeguatamente la scrittura.
@ Andrea Rosestolato
Complimenti a te per aver creduto nei sogni della tua figlioletta. E continua seguirla.
Vado diretta alle due domande, ma senza prima tralasciare di fare i complimenti alla giovanissima Diletta, sperando che il sogno continui prendendola per mano e conducendola a una carriera di scrittrice reale e continuativa (non vorrei mai fosse stata presa in considerazione in quanto “bambina prodigio”).
Detto questo:
Secondo voi gli scrittori (ma anche i lettori) sono un po’ prevenuti nei confronti dell’editoria on line?
Se sì, perché?
Vado giu’ dura, lo dico subito. Gli scrittori (quelli che scansionano il contratto con la casa editrice di medio prestigio che li ha presi finalmente in considerazione e lo schiaffano sul loro blog con la scritta “e adesso rosicate”, per fare un esempio) sono prevenuti perche’ temono che dall’editoria online, di facile accesso (leggi: senza necessita’ di essere presentati da questo o quello o essere figlio, amico, amante di…), possa uscire un concorrente. E fanno di tutto, ma proprio di tutto per screditare chi eventualmente sceglie di uscire online, cercando di convincere i lettori che la roba che sta in Rete e’, per forza di cose, materiale di scarto, quello che non e’ riuscito a trovare accesso nelle case editrici. I lettori, che per loro natura sono pigri e anche piuttosto tradizionalisti, non aspettano altro che sentirsi dire che gli unici libri buoni in circolazione siano quelli in vendita scontati del 15 per cento sugli scaffali del supermercato. E il gioco e’ fatto.
Secondo voi esiste una “età giusta” per pubblicare? E- eventualmente – quale sarebbe?
No, non esiste un’eta’ stabilita. Il talento e la voglia di lasciarsi guidare dalle parole possono giungere in qualsiasi momento. Anzi, penso che piu’ si e’ giovani, piu’ si ha voglia di mettersi in gioco, sperimentare, esporsi senza pudori e senza timori. E’ l’eta’ adulta quella che mette in dubbio la possibilita’ di perseguire e agguantare i propri sogni. In questo mi sento di ringraziare Andrea Rosestolato per il messaggio di speranza che ha lanciato e che ormai serve piu’ a noi che alla sua Diletta.
A proposito, vi ricordate l’età in cui – per la prima volta – vi siete cimentati con la cosiddetta “scrittura creativa”?
Ricordo benissimo. Avevo otto anni e appassionata di lettura in modo assoluto e totale, mi venne spontaneo passare alla scrittura di fiabe dense di principesse dalle collane tempestate di pietre preziose 🙂
Chi le lesse disse che non erano male, ma di sicuro non meritavano di essere pubblicate.
Ciao Marco grazie mille
Perché il nome plettro.org? per tanti motivi.. il primo è per il mio amore per la musica, sono chitarrista da quanto avevo cinque anni.. poi nelle mie illusioni “plettro editore” è solo il primo passo di un lungo cammino, che culminerà in una scuola di musica per bambini. Infine.. e qui parlo da buon marketing.. non è un sito che si ricorda facilmente e colpisce?????
Ciao!
.. ma soprattutto: perchè plettro.org?
L’idea di plettro.org è permettere agli autori esordienti di essere pubblicati senza dover pagare nulla.. è il prodotto che conta, non il supporto.. l’idea è nata per caso: avevo scritto il mio ultimo romanzo e dopo il solito waltzer con gli editori mi sono accorto che stavo perdendo tempo.. così ci ho provato: ho editato, prodotto, promosso e messo in vendita il mio libro. Grazie alla tecnologia era riuscito a chiudere il ciclo del prodotto.. e da solo mi ero fatto una promozione che mai gli editori con cui avevo lavorato avevano fatto.. ma l’altra cosa che è successa mi ha stupito ancora di più: molti scrittori mi hanno contattato chiedendomi di fare la stessa cosa con i loro lavori.. da lì il passo è stato brevissimo, ed è nata plettro.org
Come si svilupperà il progetto? Non lo so.. potenzialmente c’è spazio per qualsiasi genere, per qualsiasi forma d’arte. Perché non portare dentro anche la musica? Quante band vorrebbero visibilità ma non trovano etichette discografiche?
È solo l’inizio del cammino.. per il momento, affascinante
gli ebook sostituiranno i libri? non penso.. si aprono però nuove possibilità!
Per Diletta è già un successo aver pubblicato il suo primo libro. Credo che verrà a Modena e parteciperà al suo primo Festival del Libro. Ha margini di crescita, certo. Ma il suo primo lavoro è molto incoraggiante.
E’ una gioia infinita sapere che una fanciulla di dodici anni
abbia realizzato il suo “sogno nel cassetto”.
Ed è una gioia ancora maggiore, perchè la sua creazione l’ha
donata all’umanità, cosicchè attraverso le sue emozioni,
anche noi possiamo rivivere le tenerezze, gli entusiasmi,
la freschezza, lo splendore e lo stupore della giovinezza…
L’età che accarezza il cuore.
Grazie
Francesca
Buonasera a tutti,
è con immenso piacere che seduta davanti al mio computer voglio rispondere ad una domanda e ringraziare tutti voi per i vostri commenti.
Alla domanda:Secondo voi esiste una “età giusta” per pubblicare? E- eventualmente – quale sarebbe?
Io trovo che non ci sia un’età giusta per pubblicare. Perchè la passione che ognuno di noi può avere nello scrivere deve nascere da dentro. Trovo quindi che bisogna sempre provare a mettersi alla prova e scrivere tutto quello che si vuole, tutto quello che desideriamo comunicare agli altri senza pensare all’età perchè non si è mai troppo piccoli, o troppo grandi, per dimostrare ciò che siamo e ciò in cui crediamo.
e una notra compagna di classe gli facciamo gli augori per il libro
io credo che la mia migliore amica diletta abbia talento e che la sua età nn centra nnt….per esempio un’amica di mia sorella ha scritto due libri anzi tre e ha 14 anni…si chiama Assia Pupp….ci sn poche persone che possiedono questo “dono” se si può chiamare csì…e credo che diletta sia una di queste…
Grazie a tutti per i vostri interventi.
Intanto un saluto a Andrea Rosestolato e alla giovanissima Diletta.
Benvenuta a Letteratitudine, Diletta.
Con la tua presenza l’età media dei frequentatori del blog si abbassa un po’.
Qui siamo tutti ottantenni, o giù di lì.
Scherzo, ovviamente… 🙂
Saluto e ringrazio: Letizia, Marco Vinci, Laura Costantini…
@ Gordiano
Grazie per essere intervento e per aver dato spazio alla scrittura di questa giovanissima narratrice.
Benvenuti anche agli amici di Diletta: Lorenzo Pava e Francesco op e Vittoria.
Ragazzi, a voi piace leggere?
Cosa leggete, di solito?
Dimenticavo di ringraziare anche Francesca. (Grazie!)
Ringrazio anche io tutti voi e mentre mi scuso per aver abbassato l’età media 🙂 vado a dormire perchè per me è già abbastanza tardi 😀 !!
Un abbraccio a tutti!
Laura Costantini ha iniziato a scrivere (parliamo di scrittura creativa) a otto anni. Anche io, all’epoca, tentavo di buttare giù qualche idea…
Il mio primo romanzo l’ho scritto a quindici anni: robaccia che ho badato bene a distruggere… non si sa mai.
Diletta… ancora in piediiii…
Subito a nanna! E non fare storie!
😉
–
Buonanotte, Diletta.
Benvenuto anche a Luca Corte.
(Torno più tardi…)
Caro Luca, continua pure a illustrare il progetto plettro.org
E invita pure i “tuoi autori” a discuterne qui, se vuoi…
Fuori argomento…
Avete notato la matita che danza sulla colonna di destra del blog?
E’ il nuovo “logo mobile” dello spazio libri segnalati speciali…
E l’omino romano (Cesare?) che gira la testa all’interno del logo dedicato al “dibattito sul romanzo storico”?
(colonna di sinistra del blog).
Vi ripropongo le domande…
secondo voi gli scrittori (ma anche i lettori) sono un po’ prevenuti nei confronti dell’editoria on line? Se sì, perché?
Secondo voi esiste una “età giusta” per pubblicare? E- eventualmente – quale sarebbe?
A proposito, vi ricordate l’età in cui – per la prima volta – vi siete cimentati con la cosiddetta “scrittura creativa”?
Carissima Diletta,
continua a credere non solo nei tuoi sogni, ma nella gioia e nella necessità di coltivarli.
Ti è accaduta una cosa bellissima. Hai provato nel tuo cuore la pura e assoluta felicità di creare, di trasformare, di tessere una storia.
Pochi momenti sono tanto perfetti quanto quelli in cui una parola è affiorata in noi, ci ha trasportati – come dici tu – nel libro, e ha cominciato a farci fare un bellissimo viaggio!
Complimenti anche al tuo papà che ha intuito che educare vuol dire aiutare un figlio a trovare se stesso. La propria – inimitabile – voce. Il proprio sogno e, quindi, il proprio destino.
Un bacio di buona nanna e auguri di vero cuore.
@ Simona
Simo, è vero che tu hai cominciato a scrivere a sei mesi?
😉
–
Buonanotte a te e a tutti gli amici di Letteratitudine.
Molto interessanti i temi proposti.
Sulla questione dell’editoria on line direi una cosa. Secondo me non è che i lettori e gli scrittori sono prevenuti. E’ che sono molto (forse troppo?) affezionati al libro di carta.
E’ un bene? E’ un male?
Non lo so, ma su questo se ne potrebbe discutere.
Un’altra considerazione è questa. Come qualcuno ha già detto il lavoro dell’editore è delicato. Si tratta di scegliere e di selezionare i testi da proporre. Un buon editore riesce a farlo a prescindere dal fatto che il mezzo usato sia la carta o il formato elettronico.
Il risparmio di carta e la salvaguardia ambientale, poi, non devono essere trascurate.
Che benvenga, dunque, l’editoria on line purché sia editoria vera e di qualità.
In generale neanch’io credo che ci sia un’età giusta per pubblicare, anche se la pubblicazione dovrebbe avvenire a coronamento di un percorso di scrittura e di lettura condotti nel tempo.
Tanti auguri a Diletta, affinché possa continuare questo percorso, e al suo papà che la sostiene con amore e fiducia.
ciao
oggi più che mai è il prodotto che conta, non il supporto su cui si appoggia. sicuramente il fascino della carta è ancora vivo e non tramonterà ma questo non deve precludere altri spazi di sviluppo
ecologia: la possibilità di stampare solo quello che interessa, e riciclare la carta è un valore aggiunto. l’ebook non elimina l’utilizzo della carta, ma permette una scelta.
infine.. sono d’accordo il ruolo dell editore è delicatissimo. ma purtroppo esistono costi fissi oggettivi che costringono gli editori a far scelte forti. non è un giudizio qualitativo, è un fatto. la tecnologia permette di abbattere tali barriere..perchè non utilizzarle?
.. e infine davvero. chi dice che un autore che parte con un ebook non possa poi avere sufficiente successo per approdare sulla carta? il mondo della musica è ormai pieno di band e artisti nati dalla rete, e poi “acquistati” dal mondo dei media tradizionali.. non potrebbe succedere lo stesso anche nel mondo della letteratura?
Diletta, che bel nome e che bella vocazione la tua!
Dona le tue parole agli altri, rifletti e sogna, scrivi e vivi la tua splendida età…
Diletta……tu sai vero chi sono io?…..fin da piccola ho capito chi eri tu…..una fantastica sognatrice e ancor di più una meravigliosa scrittrice…..l’insegnante ti chiedeva di inserire una preposizione grammaticale in una frase e tu ne approfittavi per inserirle tutte in una pagina e mezza di quaderno….tanta era la tua voglia di scrivere e la tua fantasia…….continua a farci sognare insieme a te….un bacione…..
Editoria on line, pregiudizi di scrittori e anche lettori – L’editoria è un mondo complicato… ma poi mi chiedo: in Italia esiste? Nel senso: c’è un sistema di regole, criteri trasparenti, meccanismi che si possano comprendere, con cui fare i conti? Io “scrivo” da quando avevo 10 anni, il mio bisnonno era scrittore per bambini, a 23 anni (1980) ho vinto il Premio Andersen però nessuno si aspettava che avrei vinto io, pulcina di Napoli, e per esempio le mie fiabe non furono pubblicate: eppure la manifestazione, per la prima volta aperta ai non scrittori (dopo Calvino Moravia Rodari ecc.), era sponsorizzata da Corriere dei Piccoli e AemmeZeta Editori: le ho pubblicate a mie spese 5 anni dopo con una piccola casa, che ora non c’è più. E poi la distribuzione: vogliamo parlarne? Ho pubblicato alcuni libri, ma è stato processo sempre travagliato; per pubblicare un romanzo (“Nevespina”, Manni Editori) sono trascorsi circa 6 ANNI, tra quando ho finito il lavoro e quando finalmente ho trovato l’editore, ben lontano dalla mia Campania dove pure gli editori non mancano. Credo quindi che, se è già tutto così incerto sul “cartaceo”, ancor più lo sarebbe on line; ma nello stesso tempo sono convinta che il web possa dare grandi risposte: solo, bisognerebbe che gli “operatori” stabilissero un po’ di regole, per un po’ di sicurezza, un po’ di diritti d’autore; un sistema cui riferirsi, insomma. Da lettrice: la magia del libro, della carta è assolutamente insostituibile; invece l’on line per me è formidabile per editoria di informazione, che abbia voglia di essere informazione condivisa e partecipativa.
età giusta per pubblicare: bella domanda! ma… esiste un’età giusta per innamorarsi?
non è tanto pubblicare o non pubblicare: è che gestire un libro, il TUO libro è molto complicato, secondo me; bisogna essere forti, bisogna andare avanti, avere voglia di scrivere ancora, sempre, e non pensare al libro, alla pubblicazione. E non è facile quando ricevi molti “no”, o quando il libro e là, e tu lo ami, e hai fatto tanto per farlo nascere, e tanto dovrai fare per insegnargli a camminare, sapendo che poi dovrà andare da solo, per conto suo, chissà dove, e anche tu andrai avanti, chissà dove, perché vuoi scrivere altre storie, altre cose…
Mille auguri a Diletta, cmq: sei fortissima, continua così!!!!!!!
Bellissima la storia di questa ragazzina e del suo papà, sembra una fiaba, un angolo di purezza che fa sognare. Auguri a Diletta per un futuro radioso all’insegna della scrittura. Sull’ editoria on line sono molto perplesso, internet è comodissimo come strumento di propaganda ma un romanzo preferisco leggerlo su carta, sdraiato sul divano.
Il termine propaganda è un bruttino. Meglio informazione, non sei d’accordo? Oppure confronto. Questo blog mi fa pensare alla parola confronto. Non so perché, ma propaganda mi fa pensare alla politica.
Auguri a Diletta ed a Plettro.
Ciao, Massimo, ti scrivo in merito all’età “giusta” per pubblicare… è impressionante: mi stavo appunto chiedendo, dopo aver ricevuto un’email che mi invitava a tentare questa strada, se 34 anni non siano troppi per gettarsi in una simile impresa. Poi, bisogna vedere cosa vuol dire “pubblicare”. Tecnicamente, essendo iscritto (tra le tante mie spinte centrifughe) all’albo dei pubblicisti, ho già pubblicato molto, articoli, qualche racconto, qualche poesia, e non posso vivere senza uno strumento qual è il blog. Ma certo, pubblicare qualcosa di grosso, non so, forse la risposta più sincera che possa darti è “il prima possibile”, ma ciò dipende dal mio ottimismo: dipende, cioè, dalla speranza di avere lettori in grado anche di smontare quel che fai, ma con intelligenza e propositi costruttivi. Ho avuto sempre pochi lettori così attenti e rigorosi, forse è per questo che sono tanto legato alla lezione di vita e di dialettica che ho avuto a scuola (al liceo, non all’università!), e che non ho quasi più ritrovato altrove. Godo di stima e simpatia, ma questo impedisce a molti di esprimere dissenso, nonostante io palesemente lo stia cercando, o un consenso poco meno che entusiastico. Ma pubblicare per essere incensato non mi interessa e mi sfugge, davvero, il senso di una pubblicazione che non sia una fonte di dialogo e di risposte. Quasi mi disturba anche il “mi piace” di Facebook. “Mi piace” cosa? Grazie per i tuoi costanti interventi e buon lavoro!
editoria online o no? tale quesito è tanto interessante quanto difficile da rispondere senza porsi dei dubbi. Io credo che l’importante sia avere le idee e la ‘passione che brucia’ per esprimerle.
Una persona autentica è una persona libera di esprimersi con questa passione e poco importa se online o su carta.
Certo che….sentire il fruscio delle pagine, la storia che si dipana sotto i nostri polpastelli, inserire il mio caro segnalibro ad ogni pausa, appuntarmi lefrasi o i passaggi che più mi colpiscono e soprattutto…..potere scrivere sulla seconda di copertina una dedica speciale per una persona speciale……sono atti ai quali non posso rinunciare.
Ho centinaia di libri, tutti dedicati….ognuno ad una persona speciale che in quel momento mi portava al libro che stavo leggendo.
Non esiste un’età giusta per iniziare a scrivere. Ho esperienza diretta con bambini che sanno rappresentare se stessi e il mondo con una scrittura di qualità eccellente.
Ho scordato di aggiungere che la scrittura col suo anche terapeutico aiuta fin dall’infanzia a superare le difficoltà: è necessario incentivarla!
Un’età giusta per cominciare a scrivere? Un giorno chiesero ad Alberto Moravia se avesse un consiglio da dare ai giovani scrittori. Lui rispose che i giovani scrittori dovevano invecchiare. Naturalmente credo che Moravia volesse soltanto esprimersi con una battuta. Non credo proprio che possa esistere un’età giusta. Esiste un’età giusta per ognuno di noi, che varia sulla base del nostro rapporto con la nostra vita (e soprattutto con le vite degli altri). Per parte mia cominciai a scrivere a 14 anni dopo aver letto “Il clandestino” di Tobino. Dopo aver riempito un quaderno, mi accorsi di averne semplicemente fatto il riassunto. Mi rimisi a scrivere vent’anni dopo (senza riassunti, stavolta).
Editoria online? Certamente esiste un pregiudizio. L’editoria cartacea sembra dare l’impressione che l’autore abbia comunque passato una serie di valutazioni (si potrebbe parlare per ore, poi, sulle reale serietà di tali valutazioni). Il web 2.0 tuttavia sta già iniziando una vera e propria rivoluzione (gli ebook, le nuove scritture, le nuove narrazioni, i blog). Credo che da questa rivoluzione i piccoli editori, e anche gli autori, usciranno rafforzati (anche qui servirebbero ore per parlarne). Un saluto a tutti e in particolare a Massimo Maugeri (e naturalmente anche e soprattutto alla scrittrice più giovane d’Italia).
Non credo ci sia un’età per scrivere. Certo più conosci più puoi giocare col linguaggio e servirtene per passare messaggi emotivi non solo di contenuti, ma di ritmo e altri codici che danno al piacere di leggere più stratificazioni e più emozioni: quella del racconto, quella del suono mentale, quella del dialogo differente a seconda dei personaggi e del loro uso della lingua, quella delle pause e dei silenzi nella puteggiatura. credo che scrivere non sia come suonare o dipingere e abbia bisogno di tempo. poi potrebbe esserci anche la reincarnazione…non lo escludo e questa è un’altra storia. comunque sia il piacere, il bisogno, l’urgenza di scrivere sono l’espressione di un’incontenibile voglia di comunicare e vanno premiati.
Non esiste un’età per cominciare a scrivere, la storia di Diletta mi ricorda la mia prima poesia, in terzine dantesche, scritta a dodici anni e pubblicata dal quotidiano “Il Mattino” di Napoli.
Auguro a questa scrittrice in erba che il suo cammino sia sempre in salita e che la vita le appaia sempre così appassionante da poterne scrivere.
La bellezza di questa nuova via di comunicazione, quella on line, è che rende accessibile già all’età scolare un approccio letterario.
Condivido il parere di Laura Costantini.
“In cima alla luna” per Diletta.
bellissima storia. in bocca al lupo a Diletta e complimenti al suo papà: quando i figli sono così i genitori non sono da meno, e la sua lettera lo indica chiaramente.
risposta per Massimo: non esiste un’età giusta per pubblicare e questo spero che valga anche al contrario, visto che io faccio parte delle ottantenni che seguono Letteratitudine 😉
e ora vado a vedere plettro.org e mi documento.
La storia di Diletta è bellissima. Ma più ancora della pubblicazione mi commuove il bellissimo rapporto tra padre e figlia e il fatto che il padre si sia speso così tanto per dare una possibilità di realizzazione ai sogni della figlia.
Non è una cosa scontata. A volte i genitori spingono i figli a realizzare non i loro sogni, ma quelli dei genitori.
Preferisco leggere su carta, ma condivido le osservazioni di Luca Corte.
Voglio congratularmi con la prodigiosa Diletta e col Suo babbo, per averla
ascoltata, capita e incoraggiata a scrivere e pubblicare il suo romanzo.
Lui, sarà l’angelo tutelare che veglierà su un acerbo talento, affinché la precoce crisalide, possa schiudersi in una meravigliosa e variopinta farfalla. Un dieci e lode ad entrambi e un affettuoso abbraccio a Diletta.
@ Massimo caro,
ci poni un bel dilemma. Istintivamente opterei per la carta stampata, ma considerando la mia innata curiosità, perché non lasciarsi tentare dal progresso innovativo? Forse dalle celesti praterie, vi potrebbero ancora giungere i miei artrosici vaneggiamenti….
Un grato saluto.
Tessy
grazie mille per i vostri commenti, davvero. Curiosità, sperimentazione e passione sono gli ingredienti di plettro.org e di tutti quelli che hanno deciso di partecipare.
Sperimentare? Scrivere su carta, scrivere su web, scrivere su un blog. Ogni luogo richiede uno stile diverso di scrittura. E per gli ebook? Anche per loro è necessario inventarsi un nuovo stile. Cosa ne pensate?
Ho molto da dire sui temi proposti da Massimo.
Mi è stata fatta recentemente una proposta per il mio blog, di farne un e-book, cosa che ho gentilmente declinato: un po’ perchè mi pareva che per un blog fosse uno scarso passo avanti l’e-book, un po’ perchè per me er book è quello con le pagine, la copertina. La cosalità del libro per me conta. Se no ci sono i blog che sono altra faccenda come forma e come possibilità espressiva e che divergono dal libro in maniera plateale.
Non credo che ci sia un etè d’esordio anche se 12 anni mi sembrano pochi. La questione comunque più che individuale è editoriale. Se io individuo sono capace e maturo di scrivere cose belle a una certa età va bene. Il problema è la scelta di pubblicare un autore per via del suo dato biografico, perchè il suo dato biografico agevola la campagna pubblicitaria.
So stanca di scrittrici PERCHE’ teenager, di scrittori PERCHE’ ebrei. Questa roba serve a loro per la materia narrativa, ma non dicono molto a priori sulla qualità della materia narrativa.
Ho pubblicato dei racconti tra i 25 e i 27 anni. Li considero oggi – carucci, tuttalpiù, ma parecchio limabili.
@Luca: io sono sempre pronta a sperimentare nella scrittura e nel web. Scrivere per un blog è molto diverso dalle altre forme di scrittura, ne ho scritto anche stamani sul mio blog, e scrivere un testo fruibile per un ebook credo sia ancora diverso. il web 2.0 ci ha abituato a interagire e moltiplicare le forme di accesso. l’ebook si distingue dal libro cartaceo anche per le possibilità che offre.
Ho visto plettro.org. Ti faccio i complimenti per l’idea e per l’ottimo lavoro che hai realizzato anche nel sito.
Ma non mancheranno occasioni di incontro ne sono sicura
Non esiste a mio parere un’età giusta per pubblicare. Si tratta di una cosa molto soggettiva. L’età giusta è quella in cui l’autore riesce finalmente nel suo intento. Lo scopo di uno scrittore è quello di vedere pubblicate le sue opere belle o brutte che siano. L’assistere alla loro morte dentro un cassetto è una circostanza alla quale chi scrive non vorrebbe pensare mai.
Personalmente preferisco il cartaceo e non mi piace troppo la lettura on line, ma si tratta di un parere assolutamente condizionato da una forte miopia, quindi non fa testo. La diffusione di testi on line, da una parte consente, con le dovute cautele sulle fonti, di accedere ad un patrimonio culturale che ha un’enorme fruibilità, dall’altra da origine a fenomeni di plagio e scopiazzature varie. Ma in ogni bene c’è per forza un po’ di male. Spero comunque, da bibliofia incurabile, amante dei libri antichi e del testi rari, che il cartaceo non muoia mai. Il piacere di sfogliare materialmente un libro, non potrà mai essere sostituito da una consultazione virtuale. L’odore della carta, il toccare con mano un testo, sfogliarne le pagine e le eventuali stampe, rimane nell’epoca dell’usa e getta un lavoro che consente di salvare la memoria e con la memoria noi stessi.
Sull’e-book mantengo le mie perplessità, perché non sono esattamente d’accordo sul fatto che il supporto non conti niente. Provate a leggere Guerra e Pace versione tascabile, e poi lo stesso romanzo su una carta con una grammatura e una stampa migliori. Lasciamo perdere la questione del traduttore, non voglio impegolarmi in discorsi interminabili. Nel primo caso del tascabile le librerie dovrebbero accludere al libro una bella lente di ingrandimento per evitare danni irreversibili alla vista e un kit di colla portatile, dato che il libro 9 volte su 10, visto che le pagine non sono legate, ma soltanto incollate, ti si smonta in mano non appena la colla si secca un po’ troppo.
E poi anche il supporto ha una sua storia, un suo fascino. Le copertine di certi libri antichi o d’epoca sono vere opere d’arte, molto ben curate. Il contenuto è fondamentale, però anche la forma ha la sua importanza. Il libro di carta con elegante veste editoriale può e deve avere un futuro, sarebbe un vero peccato dimenticarsi di lui in nome dell’e-book. Forse quest’ultimo potrebbe avere dei vantaggi per le enciclopedie, dato lo spazio che occupano ed il continuo aggiornamento che dovrebbe caratterizzarle. Ma il libro è il libro e con copertina, sovraccoperta, frontespizio, occhiello, carta, stampe, pagine, legatura specie se col filo, illustrazioni. Il libro non si tocca! Non è un semplice oggetto. Ha una sua magia, un suo lato profondo che non si esprime soltanto con vocali e consonanti del testo ma anche col supporto. Sarebbe come se un grande cuoco vi presentasse un cibo eccellente che gli è costato passione, tempo e fatica, dentro un piatto di plastica. Deprimente…
Innanzitutto complimenti a Diletta, è una bella cosa che ci siano ancora ragazze e ragazzi così!
Poi rispondo alla prima domanda: Secondo voi gli scrittori (ma anche i lettori) sono un po’ prevenuti nei confronti dell’editoria on line?
Se sì, perché?
Innanzitutto bisogna distinguere: parliamo di e-book o di pubblicazioni gratuite su siti e blog? Io come lettore amo leggere racconti online sui blog, ma sono prevenuto nei confronti degli e-book perché mi dà meno piacere leggerli (perché il supporto conta, hai ragione Maria Antonietta!) e costano troppo rispetto a quello che offrono: non c’è carta, non c’è spesa di distribuzione, eppure un e-book mediamente costa dai 9 ai 13 euro!
Come scrittore invece è il contrario: non ho problemi a vendere i diritti dei miei libri per la pubblicazione elettronica (ormai la clausola sta per diventare standard nei contratti) ma sono prevenuto verso le pubblicazioni gratuite (che amo da lettore) per il semplice fatto che scrivere è il mio lavoro, e se nessuno mi paga non guadagno niente… Comunque diversi racconti dopo la pubblicazione cartacea li ho messi a disposizione del pubblico online e gratuitamente, sul mio sito (http://www.alfredo-colitto.com). Perché anche se mi piace essere pagato per fare un lavoro che mi diverto, il piacere più grande è quello di condividere quello che scrivo.
Tirando le somme, il bello del web (tutto gratis e tutto senza filtri) è anche un po’ la sua debolezza. Ci vorrà ancora qualche anno, poi sono convinto che si troverà un equilibrio.
Alla seconda domanda non rispondo, per il semplice motivo che la storia di Diletta è già una risposta perfetta.
Ciao sono perfettamente d’accordo con te, infatti penso che l’ebook mai potrà sostituire il libro cartaceo, anzi. È un nuovo prodotto, qualcosa che permette di andare oltre. Ed è per questo che penso che prendere semplicemente un libro e sbatterlo in ebook sia una operazione poco credibile. Si deve creare un particolare genere di scrittura, su determinati argomenti. Ad esempio la poesia è un genere facilmente fruibile per ebook, mentre i lunghi romanzi – come guerra e pace- difficilmente potranno avere una nuova vita in ebook.
Posso però anche aggiungere una cosa: in casa ho molti volumi antichi di famiglia ( a partire dal 1600 circa) e di molti di questi si è persa la memoria. Uno dei prossimi passi di plettro.org sarà prendere quei libri e trasformarli il flipbooks ( degli ebook evoluti, di quelli che puoi virturlamente sfogliare), mettendo a disposizione di tutti materiali che altrimenti andrebbero persi.
Hai ragione, toccare e “annusare” un libro è tutt’altra sensazione..ma penso che la tecnologia, se usata coscientemente, possa essere un valido supporto per lo sviluppo della cultura.
vabbè, mi è scappato un errore di ortografia nel post. anche questo è il bello del web. O no?
Sì Luca la poesia è perfetta per il web. E’ molto fruibile e non costringe i poveri poeti a pubblicare a pagamento (perché purtroppo per la poesia non c’è mercato…)
Ciao Alfredo la struttura che ho adottato con plettro segue esattamente il tuo ragionamento: non chiedo soldi agli autori, e dividiamo i guadagni… come nella vendita di un prodotto “normale”
sono d’accordo con te anche sull’eccessivo costo degli ebook; in realtà però vorrei spezzare una lancia a favore degli editori, che sono fortemente legati alle royalities agli autori.. ma soprattutto – secondo me- c’è ancora poca cultura degli ebook. Se infatti il prodotto ha delle lacune – mancanza di fisicità – deve avere dei valori aggiunti.. ad esempio un prezzo minore.
Ci sono anche altri modelli di biz che si possono ipotizzare, ad esempio la distribuzione gratuita di un ebook sponsorizzato.. così è lo sponsor (che ad es appare in ultima pagina) a pagare il prezzo di produzione, permettendo all autore e all editore di avere dei profitti e agli utenti di fruire del contenuto gratuito.. in perfetta coerenza con web ( e legalità!)
Il mondo degli ebook è ad oggi un territorio quasi completamente inesplorato..ed è questo, secondo me, il loro fascino.
Poi si può vedere l ebook anche come sperimentazione.. grazie all abbattimento dei costi fissi il rischio industriale è molto più basso.. così gli esordienti possono trovare lo spazio e capire se davvero il loro manoscritto può funzionare.. partendo dal formato elettronico possono arrivare alla carta. Oppure autori affermati che sperimentano nuovi generi. Un po’ come i musicisti, che per passione registrano album o canzoni che hanno poco mercato ( quanti musicisti hanno la passione del blues, ad esempio, ma fanno fatica ad esprimerla perché è un genere che ha poco mercato?)
Poi c’è la possibilità della propertie.. inserire tracce audio o foto nel testo, creare un metalinguaggio, un’opera editoriale più complessa.. le possibilità sono moltissime, entra in gioco al 100% la capacità dell’autore. Anni fa scrissi un testo su John Mclaughlin ( chitarrista jazz rock) per un portale di jazz (all about jazz) e misi nel testo tutti i link alle note, comprese foto e altri file. Il risultato ( parlo di una decina di anni fa) fu molto soddisfacente, e innovativo.. dietro” al testo si nascondevano degli altri contenuti.. un modo diverso e interattivo (ovviamente era tutto diverso, allora) per fruire del testo.. è un esempio come tanti altri..
Ciao Alfredo per essere precisi vorrei aggiungere solo una cosa.. non è proprio vero che per la poesia non c’è mercato.. non c’è mercato mainstream, capace di raggiungere il break even di produzione.. o addirittura far guadagnare. Ma esiste un sottobosco molto più complesso, di nicchia, potenzialmente interessantissimo e interessato. Il riscontro l’ho avuto proprio con plettro: grazie agli abbattimenti dei costi di produzione anche la “tiratura” e vendita di poche decine di copie a libro,sono sufficienti per rendere sensata una produzione. Cosi anche generi di nicchia, che hanno mercati molto frammentati, nel loro insieme acquistano un senso
Il mondo degli ebook si evolverà e troverà autonomamente i propri spazi.. adesso si naviga un po’ a vista!
interessante la storia di Diletta. le auguro che i suoi sogni possano continuare a realizzarsi.
e no, non c’è una età giusta per pubbblicare
per pubblicare (con una b in meno)
sull’editoria on line avrei un’osservazione, che parte da una domanda.
la domanda è: l’editore è anche un imprenditore?
credo che la risposta sia sì.
un imprenditore è tale se sostiene, appunto, un rischio di impresa.
un editore che pubblica solo on line, e che dunque non sostiene costi rilevanti (stampa, distribuzione, ecc.) è un imprenditore?
gradirei conoscere il punto di vista degli intervenuti.
Bella la domanda di Santo Lorato se l’editore on line è un imprenditore o no. Io credo che imprenditore sia anche chi con passione mette a disposizione tempo, know-how per gestire o istituire una certa attività e su questa produce dei redditi e sostiene delle spese.
Va da sè inoltre che per avere una certa attività da gestire bisogna possedere le tecnologie per farla funzionare e quindi avere avere fatto degli investimenti.
Quindi io credo di si, anche l’editore on line è un imprenditore.
Diletta rispondendo ad una domanda su quando avesse scritto la sua prima storia e di cosa trattasse, si è ricordata di avere scritto nei primi anni delle elementari una storia di pirati e squali su alcune pagine di un quaderno che chissà dove sarà finito.
Voi invece siete riusciti a conservare le vostre prime fantastiche storie?
Ciao secondo me è imprenditore chi ha un progetto e investe in questo. Bisogna capire cosa intendi per investimento. C’è un investimento economico, investimento in termini di tempo.. c’è un investimento creativo, un investimento in brand. Poi c’è la capacità di far crescere il business.. essere imprenditori vuol dire avere una idea, creare un progetto e far sì che nasca e si sviluppi. Se uno riesce a farlo contenendo i costi, è meglio di un altro che per raggiungere lo stesso risultato deve sostenere costi più alti. Inoltre grazie all abbattimento dei costi si amplifica la potenzialità del business.
Chi ha creato face book lo ha fatto in casa. Cosi come google. Loro non sono imprenditori?
Questa, ovviamente, è la mia idea..
Tra l’altro essere editore – al contrario di attività più propriamente commerciali – implica anche una passione particolare, diversa ( e in qualche modo lontana) dalla creazione di puro margine economico. La soddisfazione di un prodotto editoriale interessante (sempre per quel che mi riguarda, ovviamente) è sufficiente per giustificare il mio investimento. Poi, se riesco anche a far quadrare i conti.. meglio! ad esempio, il progetto plettro.org non è self publishing, che permetterebbe un ulteriore abbattimento dei costi. Basta impostare una serie di variabili ed il processo diventa automatico.. nel caso di plettro.org l’autore e l’editore lavorano insieme, creando uno per uno l’ebook. Ovviamente ci deve essere un occhio imprenditoriale, in tutto questo, ad esempio per quel che riguarda la promozione, la produzione, la distribuzione. Provare a capire come posizionare e sviluppare il prodotto.. un po’ come i produttori musicali con i gruppi. Essere imprenditore è credere in qualcosa e provare, in tutti i modi, a realizzala..
Domanda secca: secondo voi gli scrittori (ma anche i lettori) sono un po’ prevenuti nei confronti dell’editoria on line? Se sì, perché?
Perché sa un po’ di libro fai da te, do it yourself… della seria: ho scritto qualcosa, nessuno mi pubblica, allora me ne vado dal tipografo e faccio prima.
In realtà questo è un pregiudizio, perché in rete come per il cartaceo vale il discorso qualità: ci sono gli squali ma anche chi dà una visibilità – quella della rete – impensabile prima, al tuo prodotto. Brutto da dire, ma il libro è una merce, un manufatto, un oggetto di marketing come un altro in questo mondo mercificato e mercificante.
Se comunque la rete può dare spazio ai sogni, vetrina virtuale ai nostri scritti, ben venga. Temo solo che l’offerta – la profluvie, direi – amplificata dalla rete scoraggi il lettore, che NON PUò leggere tutto e che spesso in rete si perde se non ha dei filtri o una formazione che gli permetta di selezionare.
Secondo voi esiste una “età giusta” per pubblicare? E- eventualmente – quale sarebbe?
A proposito, vi ricordate l’età in cui – per la prima volta – vi siete cimentati con la cosiddetta “scrittura creativa”?
No, non c’è età, assolutamente. Neanche però mi sentirei di dire che uno scripteur prodige sia migliore di un Bufalino che esordisce a sessant’anni. Ognuno ha i suoi tempi di maturazione.
Umiltà, tanta tanta tanta lettura lettura lettura e poi scrittura.
Io leggo cinque o sei libri al mese se non più, ma se ne scriverò uno ogni tre anni sarà già tanto!
Ho iniziato a scrivere da piccolissima, proprio perché ho imparato a leggere presto. Scrivevo cronache, storie e versi, proprio così, mettendo in rima anche le lezioni di storia.
La noia che i nostri giovani temono è lo stimolo migliore per scrivere. Da quel pomeriggio noioso in cui chiesi a mia madre un quaderno per scrivere qualcosa non ho più smesso.
Caro Massimo,
mi piace molto questa discussione. Ma andrò un pò controcorrente rispetto a quello che ho letto. Come sai io ho 25 anni e ho pubblicato da poco un libro. Anch’io scrivevo molto durante la mia infanzia, fiabe per lo più. In un primo momento creavo storie con i miei pupazzi, così una sedia diventava un castello incantato, un divano una montagna da scalare, streghe cattive, principesse, super eroi. Poi ho iniziato a mettere tutto su carta, cose brevissime, magari non proprio logiche, ma spinte sempre dalla creatività. La pubblicazione a dodici anni mi sembra un eccesso, senza nulla togliere alla bravura della piccola Diletta e al tempismo di suo papà. Sarebbe come dire che un 25 possa vincere il premio strega. La domanda che mi pongo è: Perchè far crescere troppo in fretta i preadolescenti? Perchè buttarli nella macina di critici e invidiosi? Certo credo sia stato bello per Diletta vedere il suo scritto in forma di libro, lo è stato per me l’anno scorso, che sembravo anch’io un bambino a cui regalano una caramella 🙂 ma quanto una bambina può capire ciò che gli gravita attorno? C’è un tempo per tutto, per giocare con le bambole, per leggere il primo libro, per dare il primo bacio e per pubblicare il primo libro.
Ad ogni modo Auguri Diletta! Spero che i tuoi sogni si avverino sempre. 🙂
E un abbraccio a te Massimo
Manuel
Passo anche da qui per salutarvi e ringraziarvi per gli interventi…
Saluti e ringraziamenti (oltre ad Andrea e Diletta Rosestolato e a Luca Corte) a: Simona Lo Iacono, Margherita, Annamaria, Valeria Alinovi, Salvo Zappulla, Vincenzo, Roberto, Maria Giovanna Farina, Angelo Ricci…
E ancora a: Luciana Lanzarotti, Cristina Bove, Morena Fanti, Maria Antonietta Pinna, Alfredo Colitto (in bocca al lupo per il tuo nuovo romanzo appena edito da “Piemme”… ne parleremo), Zauberei, santo lorato, Maria Lucia Riccioli
Dimenticavo di ringraziare e salutare: M.Teresa Santalucia Scibona, Amelia Corsi e Manuel Masi…
@ Manuel Masi
Caro Manuel, ti ringrazio per la tua opinione controcorrente. Devo dire, però, che una delle cose che più mi ha colpito del “caso” di Diletta è come il papà Andrea abbia fatto (anche in questa discussione, se ci fai caso) giustamente da filtro nei confronti della giovanissima figlia. Ecco, in casi come questi credo che il ruolo dei genitori sia essenziale…
p.s. ma quando scrivevi: “sarebbe come dire che un 25enne possa vincere il premio strega”… ti riferivi a Paolo Giordano?
😉
@ Luca Corte
Plettro.org è un progetto giovanissimo. Ti volevo chiedere: prevedi, nel tempo, di integrarlo con un “servizio” di stampa a richiesta?
È un po’ quello che accade con i servizi offerti da Lulu.com – per esempio – o da ilmiolibro.it
La differenza fondamentale è che su Lulu e ilmiolibro chiunque può pubblicare e autopubblicare… mentre il tuo intento è quello di realizzare un servizio editoriale (basato, dunque, sulla selezione) e che si estende anche alla promozione e al marketing in senso lato. È così?
grazie massimo per aver aperto questa discussione!!! vorrei ora proseguire il lungo dibattito inserendo un nuovo spunto. dai vari post è nata la consapevolezza che scrivere per web, per un blog, su carta o per un ebook implica una scelta stilistica differente. da millenni si parla dello stile per scrivere “su carta”, e negli ultimi anni sono nate diverse correnti stilistiche per la scrittura su web. ma nel caso di un ebook? provando a non considerarlo solo “un libro su carta mancato”, ma un prodotto con una sua dignità.. quali potrebbero essere le caratteristiche stilistiche di un testo per ebook?
la velocità e l’immediatezza di un blog uniti alla ricerca stilistica di un libro? l’immediatezza della comunicazione e alle possibilità di sviluppo del meta-linguaggio attraverso inserti video e audio? quali sono gli spazi che la tecnologia offre? quanto lontano si può arrivare?
Interessante domanda, Luca…
Qui sopra te ne avevo posta una io (ma il mio commento era finito in moderazione… l’ho ripescato… lo trovi su).
Caro Luca, credo che qualche risposta si possa trovare all’interno di questa discussione:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/10/02/oronzo-macondo/
ciao massimo
rispondendo alla tua domanda.. ogni possibilità è aperta. tu parli di pubblicazione su carta.. ti rispondo: perchè non su cd o dvd? obiettivo di plettro.org non è il self publishing, come giustamente sottolinei.. dietro a plettro.org c’èuna struttura di mktg e promozionale (oltre che, ovviamente, editoriale) tale per cui ogni autore viene accompagnato nel lungo processo di realizzazione epromozione del libro.. che poi si sviluppi via web, cd, cartaceo è una conseguenza puramente “pratica”.
solo come ulteriore spunto. ho trovato un libro datato fine 1800 intitolato “pirated poems” nel quale l editore, come introduzione dice che ha trovato le poesie che ha pubblicato in una soffitta e non sa chi possa essere l’autore..ma che sono talmente belle da non poterle non pubblicare.. e che sarà ben felice di dividere le royalities con chiunque dimostrerà di essere l’autore.
oltre ad essere- secondo me – una storia stupenda .. scusa massimo ma in questi frangenti escono tutte le parti bohemienne del mio essere – sottolinea una variabile forte del mondo dellaletteratura/cultura: quante opere oggi sono dimenticate, nascoste, per problemi di “supporto”? quante belle pagine potrebbero essere riscoperte?
questo potrebbe esssre, ad esempio, un possibile sviluppo degli ebooks..
Caro Luca, su quest’ultimo punto (quello delle riscoperte) credo che non si possa che essere d’accordo.
Interessante la storia di questi “pirated poems”… tienici aggiornati.
Rilancio con un’altra domanda: cosa ne pensi di google libri (o google books, per dirla in lingua originale)?
http://books.google.it/books
@Massimo
Si, ammetto, in effetti pensavo a Giordano. Era solo un esempio per dire che molto spesso qualcosa che si ottiene in un momento non maturo della vita potrebbe nuocere. Giustamente il papà i Diletta fa da filtro ed ha tutta la mia stima. Quello che volevo dire è che i bambini devono fare i bambini. Pur sempre con un filtro qualsiasi ragazzo di dodici anni dopo una esposizione letteraria o mediatica si sentirebbe (non a torto) esaltato, eccitato e magari, credo non nel caso specifico di Diletta, arriverebbe a perdere il senso della realtà. Leggendo questa storia mi sono venuti in mente tutti quei bambini che cantano in tv, in varie trasmissioni canore e che sembrano inevitabilmente ed eccessivamente cresciuti. Ecco, è la stessa cosa, i bambini cantanti, i bambini scrittori. Oddio per carità, non voglio dire che il talento va smorzato durante l’infanzia ma solo che va addomesticato, le spalle devono dventare grandi e forti per vivere nel mondo dei grandi. Io ne faccio le spese ogni giorno ed ho ben venticinque anni 🙂
un abbraccio
Manuel
Caro Manuel, con questa tua garbatissima osservazione (espressa in generale e non riferita al caso specifico di Diletta) rilanci il dibattito.
Vediamo cosa ne pensano gli altri amici e lo stesso Andrea Rosestolato, che saluto…
Caro Manuel Masi,
nel leggere i tuoi commenti ho sorriso perchè trovo che esprimere il proprio parere sia una cosa stupenda come anche dare dei consigli.
Però c’è una cosa su cui mi vorrei soffermare. Io NON ho mandato ai vari editori il mio libro con il pretesto che sicuramente sarebbe stato preso anzi… io e mio papà abbiamo preso questa decisione per gioco. Nessuno di noi si sarebbe aspettato una cosa del genere. Comunque con questa pubblicazione non sono certo cambiata,sono la solita Diletta di sempre 🙂 . Hai ragione a dire che una persona potrebbe finire nella macina di critici, ma di questo non me ne sto facendo un problema anzi, mi piace sentire quello che pensano gli altri per migliorare e per capire. Invece riguardo al fatto che potrei perdere il senso della realtà… tranquillo! Non sono certo una tipa così 🙂 Non ho nulla da aggiungere se non quella di augurarti un buon Carnevale! Inoltre volevo ancora ringraziare tutti!
Ciao Diletta,
è molto bello il tuo precedente commento.
Sì, considera la pubblicazione come un gioco… ma prendi la tua scrittura sempre sul serio. Continua a scrivere e, soprattutto (come ti consiglia Maria Lucia)… leggi. Leggi tanto. La lettura è il fondamento della scrittura.
Per quanto riguarda l’osservazione di Manuel secondo me il punto su cui focalizzare l’attenzione è: l’atteggiamento che si tiene di fronte all’evento.
Se pensi di essere il novello Tolstoj o, per il solo fatto di avere pubblicato, di essere diventato “famoso” o che questo diventerà il tuo luminoso e ricco futuro…..ecco che si rischierebbero grandi delusioni e soprattutto di estraniarsi dalla realtà andando in crisi di identità.
Se invece si sa di essere una normale bambina di dodici anni, certo con una straordinaria passione per la lettura e la scrittura, e ci si pone di fronte all’evento con serenità, umiltà, semplicità e soprattutto lo si vive come un “segnale” che la tua vita sta percorrendo “la retta via” allora tutto diventerà spontaneo, naturale e costruttivo.
Diletta sa, e noi sempre lo ricordiamo a tutti, che il suo libro non è un romanzo di Hemingway, ma un’opera (perchè ogni libro per me è un’opera) scritta da una bambina di dodici anni portatrice di ovvi limiti letterari ma anche portatrice dei sogni e dell’entusiasmo propri della sua età. Infine, ti posso assicurare, Diletta non finisce mai di stupirmi per la maturità, la tranquillità e l’equilibrio con cui sa affrontare gli eventi in generale e questo in particolare.
Solo quando a scuola la chiamano per essere interrogata mi dice che trema tutta e le batte il cuore a mille….:)
buon pomeriggio a tutti,
Credo che un po’ di prevenzione ci sia nei confronti dell’editoria on line, soprattutto nelle persone di una certa età come me, certamente non riguarda i giovani. Perchè? Mah, forse per il piacere di entrare in una libreria e avere subito il libro desiderato senza aspettare troppo tempo,forse perchè lo facciamo da una vita e ci riesce meglio di altro, è così piacevole trascorrere un po’ di tempo in libreria! A Diletta auguro un mondo colorato di poesia………
Facevo ancora le elementari quando chiesi alla mamma un inchiostro rosso e un pennino nuovo…Volevo che la mia prima “poesia” fosse scritta di rosso, chissà perche!…..Scrivo da allora, adoro scrivere, scrivo e metto nella scatola che sta nella cassapanca… Oggi sono una nonna, il calamaio non esiste più, il voto in bella scrittura nemmeno, mi sono avvicinata al computer con tanto timore, sbaglio spesso lo so, ma ho fatto progressi! No! Sono più che convinta che non esista un’età per pubblicare…..Volete sapere perche? Ve lo dico sottovoce forse è meglio:la mia prima pubblicazione è avvenuta oggi! Qualcuno al posto mio ha spedito una delle tante storie scatolate e……
Ciao… non so se esiste un’età giusta per iniziare a scrivere…. io ho iniziato a 13 anni…. fuffa decisamente.. ma pur sempre l’embrione di una buona abitudine e di una (in)sana passione. Ho iniziato a scrivere “poesie” in versi liberi, non so bene perchè, sostanzialmente intuito e la volontà di scrivere cifrato. Il problema più grosso non è stata tanto l’età per iniziare.. quanto l’età per iniziare a far leggere qualcosa di mio a qualcuno. Direi che è coincisa con l’apertura del blog….e in modo più serio, con un corso di scrittura creativa dove ho conosciuto un Prof. capace di stuzzicarmi, farmi arrabbiare, rassicurararmi… grazie a lui (o per colpa sua) ho iniziato a condividere e confrontare gli scritti.
Per quanto riguarda l’editoria on line… ho un piccolo bug lo ammetto. Amo da impazzire le librerie.. ho bisogno di entrare in quel mondo, toccare, sfogliare, annusare, chiaccherare.. ho bisogno di antico per imparare il nuovo.
sono convinta delle grandi potenzialità offerte dall’editoria elettronica (mi riferisco soprattutto alla riduzione dei costi sia per l’editore che per l’utente) . non nego la mia predilezione per il cartaceo a partire dal profumo della carta vecchia o nuova che sia, veramente impareggiabile..Credo, tuttavia, che il formato elettronico sia particolarmente vincente nel campo della formazione, non solo perché l’ebook offre potenzialità superiori rispetto a quelle del libro cartaceo (si pensi solo alla possibilità di sfruttare link ipertestuali ) ma anche perché per le nuove generazioni il pc, il file di testo, fanno già parte di un nuovo modo di apprendere. Sono un’insegnante e da quat’anno ho iniziato ad utilizzare per fare lezione, la lavagna interattiva multimediale, uno strumento davvero utile, d’altro canto non ho mai negato il fascino della carta stampata per i libri di narrativa o poesia dei grandi autori che continuo a portare con me in classe con la speranza di suscitare la curiosità el’interesse dei ragazzi. riguardo l’età non c’è una ricetta e l’esempio di Diletta ne è una testimonianza tangibile. Da poco, per stimolare gli alunni alla scrittura , ho deciso di aderire ad una staffetta di scrittura creativa a cui parteciperà la classe con un lavoro di cooperative learning, speriamo bene….
P.S. complimenti a Diletta
Ciao Diletta,
mi fa piacere avere una tua personale risposta. Spero sia chiaro che hai tutto il mio appoggio e sono felice che i sogni si realizzino. Come ho detto sono molto giovane anch’io e di sogni ne ho a bizzeffe! 🙂 Quello che volevo far notare è che la notorietà, l’essere al centro di giudizi (che non per forza devono essere negativi, anzi!) è un’arma a doppio taglio. Mi viene in mente una delle scrittrici che stimo di più che è Lidia Ravera. Sai, lei esordì molto giovane con il romanzo “Porci con le ali”. (Aspetta ancora un pò a leggerlo! 🙂 ) Bhè, per molti anni, e in parte tuttora, è segnata da questa sua prima pubblicazione. Viene ricordata, purtroppo, solo come “quella che ha scritto Porci con le ali”, benchè abbia pubblicato dei romanzi bellissimi e letterariamente maturi. Fai bene ad avere il batticuore per le interrogazioni, come dice il tuo papà, perchè la cosa più bella è sapersi emozionare di tutto e spero che lo farai sempre. E spero che i tuoi genitori sappiano preservarti, e che tu sia forte abbastanza da non imbatterti mai in cose poco belle che purtroppo fanno parte del mondo dell’editoria. Da esperienza, poca ancora, ti dico che per nostra sfortuna non tutto è rose e fiori in questi ambienti. Non tutto è così pacato e limpido come questo blog, per farti un esempio.
Diletta, un grande abbraccio
Manuel
Buongiorno Massimo,innanzitutto complimenti per il blog che è davvero bello,i temi rispecchiano molto il mio interesse per i libri e la letteratura (interesse che coltivo anche seguendo le proposte e le discussioni fatte attraverso altri canali d’informazione,come la radio) quindi è un piacere leggerlo anche se, essendo per me un periodo intenso con lo studio, ancora non ho avuto il tempo materiale per esplorarne tutti i contenuti.
Mi ha particolarmente colpito l’esperienza di Diletta e le domande relative a questo tema de “La camera accanto” perché sono molto vicine alla mia esperienza: a me è sempre piaciuto scrivere,fin da quando ero molto piccola,e mi sono sempre dilettata a scrivere racconti sia di genere fantastico che di vita vera…qualche anno fa avevo anche abbozzato un progetto di romanzo che purtroppo però a causa degli impegni non sono mai riuscita a portare a termine, ma lo conservo e non dispero di poterlo un giorno riprendere.
Per quanto riguarda la domanda relativa all’età giusta per pubblicare, secondo me non esiste un’età giusta,se un ragazzo ha talento e una profonda sensibilità non vedo perché la sua opera non debba essere diffusa e valorizzata…ovviamente con l’aiuto di adulti che sappiano guidarlo adeguatamente.
Un caro saluto
Sara
Dato che stiamo parlando di scrittori molto giovani, volevo segnalarvi che se ne parla sull’ultimo numero del Venerdì di Repubblica…
E poi volevo presentarvi una mia ex alunna di Noto che frequenta il quinto anno del Liceo Scientifico e che ha appena pubblicato il suo primo romanzo con la Libreria Editrice Urso di Avola…
Si chiama Miriam Vinci, pubblica con il soprannome-pseudonimo di Mia e ha scritto IO, VAMPIRA.
Vi posto un brano tanto per capire in quale atmosfera ci muoviamo…
3 GENNAIO 2009
L’odore nauseante di chiuso mi riempì i polmoni infastidendomi notevolmente, sentivo la polvere solleticarmi la gola ma tossire fu peggio perché subito dopo ne inalai ancora di più.
Il mio respiro cominciava a diventare sempre più regolare e non mi accorsi di essere stata in preda all’agitazione fino a poco tempo prima.
Tutto appariva buio intorno a me, forse stavo per svegliarmi ed ero ancora in quella fase di incoscienza tra il sonno e la veglia. Nel frattempo, come se tutte le mie articolazioni si fossero a lungo congelate, sentii il bisogno di muovermi, e senza pensarci alzai d’istinto il braccio che mi parve pesante. Confusa cercai di grattarmi la testa, volevo sentire le dita a contatto con la mia pelle, ma anche queste sembravano non reagire.
Un impulso improvviso mi percorse il braccio, ancora sollevato a mezz’aria, e di scatto, sobbalzando insieme a tutto il resto del corpo, lo sbattei contro qualcosa di duro e freddo, sopra di me. Borbottai ricacciandolo di nuovo lungo il fianco, quasi arresa da un tentativo che avevo ripetuto già varie volte. Infine sospirai, avvolta da un buio che non riuscivo a comprendere.
Forse stavo sognando: era questa l’unica spiegazione razionale che potevo darmi.
Ebbi l’impressione di essere distesa su di una lastra solida e gelida, tra polvere e terra e pensavo che delle catene mi legavano al suolo limitando i miei movimenti.
Strani pensieri mi rendevano sempre più cosciente di essere sveglia e l’incapacità di muovermi cominciava ad innervosirmi, non riuscivo più a tollerare lo stato in cui mi trovavo e il bisogno di alzarmi era sempre più forte.
Lo desideravo, ardentemente.
Ci riprovai. Un brivido freddo mi percorse lungo la schiena tanto da farmi deglutire e mi accorsi che la bocca era arsa, la gola completamente asciutta e la lingua come la pietra in cui giacevo.
Sfiorai le labbra, erano secche, fredde, asciutte, desiderose di bere.
Volevo qualcosa di caldo.
Dissetarmi. Era questo che desideravo più di ogni altra cosa.
Borbottare mi fu naturale, un gemito soffocato, e ascoltarmi mi fece capire di essere sola.
Singhiozzai, ma senza piangere, non avevo lacrime da gettare, e mi sentivo piccola e indifesa.
Forse stavo davvero sognando. Nessuno poteva aiutarmi.
Dovevo solo svegliarmi.
E adesso desideravo svegliarmi.
Solamente io potevo aiutarmi, e dovevo aiutare me stessa.
Gettai la testa da un lato e il collo scricchiolò.
Rimasi così non so per quanto tempo.
C’era freddo, lo sentivo fin dentro le ossa e tutto sembrava reale, e poi, all’improvviso, delle voci infransero quella cortina di ghiaccio che mi avvolgeva.
Restai impietrita, e spalancai gli occhi.
Sogno o realtà ?
Sbattendo le palpebre più volte cacciai ogni mia incertezza.
Non ero ancora cosciente di dove fossi, né tanto meno come ci fossi arrivata: tutto era buio.
Tutto era vero.
Reale.
Mi resi conto di essere sveglia e il buio che mi circondava mi fece entrare nel panico.
Un luogo strano ed insolito.
Paura.
E mentre le voci, sempre più forti, si avvicinavano a me, iniziai a lamentarmi.
Volevo urlare, chiedere aiuto ma non feci né l’una né l’altra cosa.
Solo una lunga serie di lamenti e poi, quando le voci divennero un ronzio incomprensibile, mi azzittii, per paura di essere rimasta nuovamente sola.
Un tonfo. Dei passi sempre più pesanti e poi, il vento.
Misi da parte il panico, non mi avrebbe fatto capire ed io continuavo a non capire.
Luce.
Infastidita da un lungo bruciore chiusi gli occhi per un istante e udii altre voci, poi, tornò nuovamente il silenzio. Improvviso.
Anche il mio cuore aveva smesso di battere e il mio respiro era fermo, irregolare.
Un rumore, solo un’altra voce ed io avrei urlato, chiesto aiuto e anche implorato, se necessario, per ritornare ad essere libera.
Striscio.
Fremito.
Qualcosa di vivo mi sfiorò la gamba.
Sobbalzai ancora, la sensazione era piacevole.
Era caldo. Come desideravo.
Si spostava velocemente accanto a me, lo sentivo zampettare e volevo sentire ancora il suo contatto.
Lo cercai con lo sguardo, i miei occhi immersi in un buio terrificante.
Non c’era, io non riuscivo a vederlo eppure lo sentivo, era accanto al mio braccio e il calore che emanava mi turbava profondamente.
Lunghi baffi iniziarono a vibrare solleticandomi il dorso della mano, l’essere si stava orientando, e nel buio ci riusciva ancora meglio di me.
Provai un rancore improvviso e muovendo la mano lo sfiorai.
Scattò, spaventato, ma la mia mano voleva soltanto il suo calore e con forza brutale lo afferrai impedendogli di fuggire.
Gli stavo rubando la vita.
Le dita fredde si strinsero contro il suo debole corpo, erano pietra contro tenera carne.
Nel mordermi, per difendersi, gli si spezzarono i lunghi incisivi e il palmo della mia mano, assassina, continuava a chiudersi in una presa mortale. Non sentivo dolore ma percepivo il suo e il versetto stridulo che emise mi rese ancora più aggressiva.
Non mi rendevo più conto di ciò che stavo facendo, mi interessava il suo calore, volevo il suo contatto e poi, ero diventata crudele.
La presa divenne sempre più soffocante, spietata.
Invidiavo la sua vita e per questo lo stavo annientando.
Il misero corpo del ratto si sciolse tra le mie mani ancora chiuse in una trappola fredda ed il suo sangue cominciò ad arrossarmi le unghie, i polpastrelli e le dita di pietra.
Era caldo. Il sangue del miserabile era molto caldo.
Mi sentii infuocare, tutto il mio corpo era come avvolto da fiamme invisibili, bruciavo dentro e per un lungo attimo provai di nuovo piacere, poi le narici si spalancarono improvvisamente e mischiato all’odore dell’umida terra, sentii il sangue. Era come assaggiarne il sapore e il disgusto che provai fu immenso. Volevo scappare, contava solo questo e la reazione che ebbi fu spaventosa.
Niente piacere, nessun desiderio.
Adesso dovevo fuggire.
Non potevo più controllarmi, mi dimenavo e picchiavo forte contro le pareti freddi e pesanti che mi circondavano. Sentivo le ossa spezzarsi ma non provando alcun dolore non mi fermai.
Picchiavo con tutto il mio corpo. Mi lanciavo contro il muro.
Ogni parte di me si era improvvisamente svegliata, io volevo uscire da quell’insolito posto in cui mi trovavo e tutte le mie articolazioni collaboravano con me, per questo.
Il luogo che mi imprigionava era stretto, non c’erano vie di uscita ma io ero viva e da qualche parte doveva pur entrare l’aria che respiravo.
– Ah…-
L’odore disgustoso del sangue era diventato molto forte, mi sentivo di nuovo febbricitante e arricciando il naso portai i pugni verso le pareti per picchiare ancora.
L’aria era sangue.
Un altro pugno contro la parete, qualcosa di caldo cadde sul mio volto.
Sangue, l’odore era inconfondibile.
Disgustata e stringendo anche gli occhi mi accorsi che in una mano stringevo ancora il cadavere liquefatto del roditore.
Feci una smorfia. Mi gettai contro la parete e ricaddi in posizione supina.
Basta.
Mi arresi. E nel silenzio mi riaddormentai.
http://www.libreriaeditriceurso.com/
Ecco il link… cercate Mia nel catalogo alla sezione Opera Prima e vedrete la copertina, potrete leggere la sinossi e conoscere il mondo di questa autrice in erba…
ciao a tutti, devo dire che la discussione sta diventando sempre più interessante. mi sembra che opinione comune sia che l’editoria on line non possa ( o potrà) sostituire quella cartacea, per tanti motivi.. soprattutto per quella innata passione che hanno autori e lettori nel toccare il foglio di carta, l'”oggetto libro”.
esistono ambiti in cui però l ebook offre possibilità maggiori, quali ad esempio la manualistica o testi più “evoluti” che possono usifruire di iperlink, immagini, suoni
se poteste scegliere, che tipo di prodotto prendereste in formato ebook? poesie? romanzi? manuali? racconti?
ciao massimo,
l’utilizzo della tecnologia per rendere fruibili contenuti altrimenti “nascosti” penso sia quasi un dovere. quello che sto scoprendo è un mondo talmente affascinante da renderne impossibile la descrizione in poche righe. se qualcuno si vuole divertire, univeristà tipo la columbus offrono biblioteche virtuali online con migliaia di volumi, alcuni stupendi.
per risponderti alla domanda sui google books: non penso si possano considerare come un altro “fatto”, frutto di un processo iniziato e ormai – secondo me – inarrestabile. cosa possono fare gli editori? spero non facciano quello che hanno fatto le cose discografiche quando nacquero i primi mp3, chiudendosi in se stesse e lottando per ottenere diritti che sapevano non avrebbero mai ottenuto. ancora una volta è il macrosistema che chiede una evoluzione. non ci sono più i “guru” che impongono il mercato, è il mercato che si muove sempre più velocemente, e solo chi sta al passo (o va più veloce) riesce a sopravvivere. fossi un editore di quei “colossi” non dormirei notti tranqulle 🙂
una breve nota per l’altro ambito della discussione.. senza entrare in luoghi comuni ma mozart scrisse la sua prima opera a otto anni, raggiungendo già picchi che molti compositori non hanno mai raggiunto. ovviamente tutto cresce, si evolve, ma alla fine ciò che resta- secondo me – è solo e unicamente l’opera. se aprendola, leggendola, è in grado di soddisfare il lettore. cosa cambia se l’autore ( o autrice) ha dieci o cinquanta anni?
Ringrazio tutti per i nuovi commenti che avete rilasciato.
Un caro saluto a: D.Chiti, Laura, Chiara, Andrea Rosestolato, Manuel Masi…
@ Sara
Grazie a te per il tuo intervento, cara Sara.
È la prima volta che scrivi qui? In tal caso benvenuta a Letteratitudine… E ne approfitto per dare il benvenuto a tutti coloro che sono intervenuti per la prima volta.
Tornate a intervenire e… sentitevi a casa.
@ Maria Lucia
Grazie per aver “postato” il brano tratto dal romanzo di Miriam Vinci a cui vanno i nostri auguri…
Vorrei chiedere a Miriam se è stata in qualche modo ispirata dai romanzi della Meyer o se il suo interesse per i vampiri è preesistente…
@ Luca Corte
Grazie mille anche a te per i tuoi spunti e le tue riflessioni.
Plettro.org è nato da pochissimo… continua a lavorarci con passione. A volte il “lavoro appassionato” conduce a risultati insperati e sorprendenti.
Ne approfitto per anticiparvi che nella puntata di domani di “Letteratitudine in Fm” potrete ascoltare Dacia Maraini e Gianni Bonina.
Informazioni sulla trasmissione le trovate qui:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine-radio-hinterland/
Una serena notte a tutti…
Ciao Massimo
Plettro.org è davvero nato da pochissimo, con tantissima passione! Purtroppo non riesco a svilupparlo come vorrei per mancanza di tempo (anche la notte, purtroppo, unico momento in cui posso lavorarci è “limitata”)
Se ci fosse qualche follemente pazzo appassionato interessato a salire a bordo.. !!!
Domani in Letteratitudine in fm proseguiremo l’esperimento mediatico iniziato con Massimo: non solo in collegamento da diverse parti di italia, ma anche in diversi momenti! In diretta in fm, in streaming su radio hinterland. In podcast su plettro.org, presente sul blog di letteratitudine e lanciato su face book.. una vera piattaforma mediatica!
per completezza e per passione vi invito a visitare questa pagina, http://www.archive.org/details/piratedpoems00martrich
dove potrete vedere online il text e la grafica di PIRATED POEMS
Il libro di cui vi parlavo. Quanta letteratura, pagine, tesori si posso riscoprire attraverso la tecnologia? Si aprono orizzonti fino a pochi anni fa assolutamente inimmaginabili. Biblioteche immense accessibili gratuitamente “in un click” .. grazie allo sviluppo degli ebook e – da poco – dei flipbooks. Orizzonti talmente ampi da dare le vertigini.
Salve a tutti, sono Miriam Vinci, ho diciotto anni, “Io, vampira” è il mio primo romanzo ad essere pubblicato ma scrivere è una passione che coltivo da sempre.
Ho sempre scritto poesie da quando ero piccola e poi a quattordici anni ho iniziato ad inventare storie…
Per quanto riguarda la scelta di vampiri, non è una scelta influenzata dalla Meyer perché da sempre ho amato l’Horror e diciamo che figure fantastiche e inverosimili mi hanno sempre affascinato, poi certo è normale, le letture e i films fanno la loro parte…
Per quanto riguarda la storia di “Io, vampira” ci sono come protagonisti i vampiri ma non è assolutamente come i romanzi della Meyer perché prima di essere uno scrittore sono soprattutto un lettore…
Caro Luca, auguriamo a “Plettro” di crescere tanto e di pizzicare corde sempre più importanti…
Grazie per il link.
Cara Miriam,
benvenuta a Letteratitudine e grazie per essere intervenuta. Tantissimi in bocca al lupo per questo tuo romanzo…
Prossimamente organizzerò un dibattito sul tema “letteratura e vampiri”: considerati già invitata sin da ora.
E partecipa, se puoi, alle altre discussioni!;-)
FESTIVAL DI SANREMO 2010
Cari amici è in corso l’edizione 2010 del Festival di Sanremo. Vi invito a parlarne qui (se potete e se vi va). Insomma… trasformatevi in critici musicali! Almeno mi terrete un po’ aggiornato, visto che difficilmente riuscirò a seguire l’evento.
(Massimo Maugeri)
A proposito del Festival di Sanremo, che ne dite della canzone “MENO MALE” di Simone Cristicchi?
Io la trovo geniale! 😀
La canzone di Cristicchi è carina. Però, perché prendersela con Carla Bruni?
Non credo che i mali italiani abbiano a che vedere con Carla Bruni.
Grazie signor Mauceri, e crepi il lupo… cercherò di essere presente in ogni altra discussione… 🙂
@Vera:
Non credo che Simone Cristicchi voglia ironizzare su Carla Bruni in sé, ma su un’Italia in cui ci sono problemi a non finire ma che si sente orgogliosa del personaggio di Carla Bruni, che la vede, assurdamente, come una propria rappresentanza all’estero.
“Non sono mica un pazzo, non ho certo messo io su YouTube ‘La sera’, la canzone che avrei dovuto presentare a Sanremo! Non faccio certo musica per la pirateria… Sono molto arrabbiato”. Morgan, sentito telefonicamente da Affaritaliani.it, commenta così la notizia del boom su YouTube della sua ultima canzone. Marco Castoldi, reduce dalle infinite polemiche delle sue ultime settimane, aggiunge: “Ormai siamo allo sciacallaggio assoluto. E’ un pezzo che deve andare nei negozi, non in mano ai pirati. Io faccio dischi per venderli, non per farmeli rubare dal popolo”. E ancora: “Non è in nessun modo una soddisfazione il fatto che la canzone vada bene su YouTube. Anzi, se il tizio che ce l’ha messa non la toglie subito, farò un atto di ‘terrorismo’ nei suoi confronti…”. La voce al telefono di Morgan si fa sempre più agitata, ma lui prima di chiudere ci tiene a precisare: “Sono l’uomo più sereno del mondo. Spero solo che anche su iTunes la canzone vada bene…”. E, in effetti, oggi su iTunes “La sera” è l’ottavo brano più acquistato. Basterà questa notizia a placare l’ira di Morgan?
Leggi qui l’intervista a Morgan:
http://www.affaritaliani.it/entertainment/morgan_ad_affaritaliani_it_via_subito_sera_da_youtube180210.html
Miriam, visto che bello?
Massimo ti considera già una letteratitudiniana!
🙂
Sanremo. Ora pro nobis.
Stasera sono riuscito a tendere l’orecchio verso Sanremo… e mi è parso di sentire la voce di Elisa, Fiorella Mannoia, Edoardo Bennato, Carmen Consoli, Riccardo Cocciante e altri.
E’ possibile?
Eh sì caro Massi,stasera gli ospiti erano così bravi che per un attimo ho creduto di aver sbagliato canale!!:-)
…purtroppo quando ho visto Cotugno e Belen- accidenti ma non era il festival della canzone italiana?Lei mi pare blaterasse in altra lingua…-mi sono detta “Ah ma allora è Sanremo!”
splendida notte
Grande JENNIFER LOPEZ. L’avete vista?
…solo un commento su Sanremo:ma si può far andare in finale quel trio di ignoranti ebeti che portano un testo pieno di retorica stupida,non sanno intonare una nota- a parte un pò il tenore…ma non sapeva con chi si andava ad accoppiare??-,mi chiedo come si possa fare??forse solo comprando vari Call center…ma che insulto agli italiani e alla musica,quella buona come qualche canzone anche leggera ma fatta con un briciolo di competenza!Il signor principe non sa proprio più cosa tentare:politica,ballo e canto….ma tutto improvvisato!Italia amore mio….anche quando chiedevano i danni e i soldi al paese??:-)
Un principe, un nano e un tenore (al posto della ballerina). Il trio più improbabile mai messo insieme per la canzone più insulsa del festivallone fin dai tempi di finchelabarcavà.
Che soddisfazione vedere gli orchestrali fare cartaccia degli spartiti e buttarli via!
però una cosa è certa: sanremo è davvero lo specchio di questa nazione…
@ Fran, Carlo, Giorgia
Evidentemente la retorica premia ancora…
Per chi non sapesse di cosa si sta parlando: http://www.youtube.com/watch?v=yFGhdGKOdRs
Ragazzi ma la faccia tosta di cantare fra i fischi e dopo la protesta-comprensiva e giusta- dell’orchestra….che vergogna!!!
….Filiberto che canta di cultura…..ih ih ih.
saluti e buona notte
Giochi di specchi deformanti: c’è in questi giorni un tipo tutto sporco che parla di ripulire il parlamento, ce ne sono altri che dovrebbero ripulire un palcoscenico dalle cartacce sparse a causa loro e invece cantano, c’è sancostanzo che porta lì sopra i “famosi operai” (i quali, forse, non si sono resi conto di essere stati ulteriore pasto di quelle fauci eteree: divorati e digeriti dalla mammina tv), e come colpo di scena finale governo e opposizione (?!) tra martiri, santi e canti. Proprio un Bel Paese.
SU SANREMO: L’ERRORE piu’ grande secondo me e’ quello del TELEVOTO – poiche’ molti hanno votato i loro personaggi simpatici non una vera canzone – vorrei sapere quanti di loro sono all’altezza di giudicare una canzone, una musica, dei testi musicali !!!???!!! – sono state escluse bellissime canzoni con bellissime voci per far risalire sul palco quei tre poveracci (mi dispiace per il tenore) – sono d’accordo con non mi ricordo il nome ma diceva……questo sanremo e’ stato lo specchio dell’italia attuale – poveri noi !!
un saluto a tutti
anna di mauro
p.s. ho tanta nostalgia dei veri parolieri di una volta – MIGLIACCI – REVERBERI – CALIFANO…ecc. .ecc. .
si potrebbe proporre il televoto anche per le elezioni politiche… sai quanti soldi risparmiati… tanto, il risultato è lo stesso.
Concordo con Anna, il televoto sarebbe da abolire,molto meglio una giuria di esperti di musica,altrimenti bisognerebbe rendere pubblici i voti e le percentuali,il Codacons lo ha richiesto ,molti insinuano-secondo me a ragion veduta- che il voto sia stato truccato,è stato richiesto anche l’intervento della guardia di finanza,ma credo che non se ne farà nulla.tanto le classifiche e il mercato diranno chi sono gli autori che venderanno di più…e di certo quello squallido trio non credo che lo ascolteremo in molti.per mio gusto personale ho apprezzato solo i pezzi di Malika Ayane,Marco Mengoni,Noemi e Cristicchi per l’originalità.
saluti a tutti
@f.g.
Sì, Malika e Noemi una spanna abbondante su tutti gli altri (per il canto e per la qualità musicale delle canzoni). Cristicchi buon terzo. Mengoni sembra originale, ma poi roba così lo è molto meno di quel che sembra. Cristicchi è più “genuino” (specialmente con il coro dell’Amiata). Gli altri la solita solfa. Pupi&principi manco quella.
🙂
MENO MALE CHE C’è CARLA BRUNIIIIIIII….
Io quoto Arisa. Fresca, simpatica… le sorelle Marinetti favolose!
🙂
Bulli e pupi sono dei furbastri che prenderanno soldo a palate abbaiando per gli italiani all’estero che piangono solo a sentire opera e ammore (con tutto il mio incondizionato rispetto per i nostri emigranti, per la vera canzone napolenana – che adoro – e per l’opera, che canto anche io e ascolto senza posa)…
Che cartolina per l’estero!
Sanremo è lo specchio di questo paese, in mano a talent show, presentatrici burrose e trash vestite dal progettista della Multipla, ignoranti fde (fieri di esserlo), politici che cantano solo all’Ariston.
Cari amici, grazie per i vostri commenti sanremesi. Un caro saluto a: Francesca Giulia, Gaetano Failla, Anna Di Mauro, Giorgia, Carlo, Maria Lucia.
Perché non inserite il link (se lo trovate su youtube) delle vostre canzoni preferite (in riferimento a Sanremo 2010, ovviamente)?
Così potrò ascoltarle anch’io… ;-))
Noemi la prima sera era molto emozionata ed è stata visibilmente aiutata dalla corista-bravissima!- che la ha aiutata con la voce,in un punto la cantante ha anche omesso una parola del testo,però secondo me è bravissima,ha una voce calda e originale,potrebbe crescere molto e diventare una “specie di Mia Martini” moderna.Invece del video di Sanremo vi linko quello ufficiale del brano-anche se devo ammettere come canzone è molto più bella “L’amore si odia”,ase fosse andata con questa al festival avrebbe spaccato tutto!(Vi metto anche questa?)
bacioni
http://www.airdave.it/per-tutta-la-vita-noemi-il-video-ufficiale-10406/
O.T. Festival Sanremo…però è troppo bella!!
http://www.youtube.com/watch?v=BgVEZpo4MgA
Molto raffinata e brava anche Malika Ayane:
http://www.musiczone.it/pop/festival-di-san-remo-2010/malika-ayane-il-video-di-ricomincio-da-qui-alla-finale.html
e infine per far contenta anche mia figlia Marco Mengoni che io trovo molto bravo ma che secondo me se avesse portato un brano più melodico avrebbe dato di più.Vi metto il link ma il filmato è stato bloccato per i diritti d’autore credo,si sente solo l’audio.
http://www.youtube.com/watch?v=c_XggSVkRS0
E vi saluto.
@Carlo S. Mi trovo sempre molto in sintonia con i tuoi pensieri espressi,però devo dirti che su Mengoni forse stai giudicando troppo frettolosamente-ma per carità è il mio parere…- questo ragazzo è molto giovane,ha una voce straordinaria,forse deve imparare ancora ad usarla con compostezza,ma se hai volgia ti metto il pezzo quando ha cantato Il nostro concerto”, grande brano di Umberto Bindi,sentilo. Pensa che è uno di venti anni che canta e guarda con che emotività.
(Massimo scusa ho preso troppo spazio con le canzoni, ma in verità adoro la musica in genere e sono una di quelle che canta bene e molto…sotto la doccia!!:-) )
un abbraccio
http://www.youtube.com/watch?v=A23rBg0clko
p.s. se il video di Malika non si apre cliccate su una delle icone piccole in basso,ascolterete lo stesso il brano.
Marco Mengoni, tra vocalità e presenza scenica, ha la carriera assicurata.
I miei preferiti, però, sono stati Simone Cristicchi e Noemi!
Molto simpatica e orecchiabile anche la canzone di Arisa.
–
Sul caso degli “Avanti Savoia” non mi pronuncio.
Lo farà Mister Noir, a modo suo, quando pubblicherò la sua avventura strettamente collegata ai fatti di questa edizione del Festival di Sanremo.
😉
Letteratitudine in Fm: Massimo Maugeri incontra Jacopo De Michelis e Catena Fiorello
All’interno del programma “Nu poets” su Radio Hinterland. Ascoltabile in streaming da qui:
http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx
Ciao Massimo,
Siamo prevenuti nei confronti dell’editoria on line ?
Credo che occorra fare una distinzione. Il lettore tradizionale, ritengo faccia molta fatica a pensare di leggere un libro su un supporto che non sia quello cartaceo. Chi si affaccia alla lettura oggi, in questi tempi cibernetici, ritengo sia più disponibile a questo tipo di innovazioni. Per quanto mi riguarda è importante affrontare tutto ciò che è innovativo con spirito critico, valutando i pro e i contro.
Alcune settimane fa ho pubblicato il mio primo lavoro letterario su http://www.lulu.com, con la possibilità di ordinare il libro nelle diverse modalità che si possono utilizzare oggi (libro cartaceo, formato elettronico e e.book). Il libro, dal titolo “Idioti”, è una raccolta di dodici racconti. Idioti nasce come un gioco. Un modo divertente di descrivere alcuni tipici personaggi dei nostri tempi, che influenzano, volenti o nolenti, le nostre giornate; a volte in modo piacevole, spesso non proprio. Un piccolo spaccato del nostro amato Paese.
Pertanto: in bocca al lupo a Luca Corte ed al suo progetto plettro.org
Andrea Lodi
Ciao Massimo,
Esiste un’età giusta per pubblicare ?
Ritengo proprio di no. Lo stimolo creativo può venire fuori in qualunque momento della nostra vita. Certo che quando ciò accade nell’età della “ancora non raggiunta maturità”, occorre prestare molta attenzione. In TV, ad esempio, si vedono troppi ragazzini che urlano e sbraitano in poco educative trasmissioni televisive. Li chiamano talent-show: l’unico talento che vedo, in quei casi, è la maleducazione.
In questo senso è bene leggere di casi come quello di Diletta, che ha la fortuna di avere, per lo meno così sembra, un padre che in modo attento ed intelligente segue la propria figlia in questa nobile e sana attività: lo scrivere. Se poi Diletta è stata scelta da un editore per essere pubblicata, bene. Attenzione però che il successo, qualora ci sia (e ovviamente glielo auguro), sia gestito in maniera altrrettanto attenta ed intelligente.
Pertanto: in bocca al lupo a Diletta ed al suo futuro di donna (magari scrittrice, ma questo dovrà deciderlo lei).
Andrea Lodi
@ Andrea Lodi
Caro Andrea,
intanto in bocca al lupo per questo tuo primo lavoro letterario. Ma dacci qualche dettaglio in più.
Di cosa parla questa raccolta?
Inserisci pure qualche brano, se credi…
Un caro saluto.
Ciao Massimo,
grazie per lo spazio che mi concedi, e come si dice: che crepi (il lupo intendo, anche se non è proprio una bella espressione). Tornando ad Idioti, che dire: è una raccolta di dodici racconti. Ogni racconto è dedicato ad un personaggio, che tende a comportarsi da idiota. A volte l’idiota è il protagonista, a volte invece si muove nello sfondo. Tra i protagonisti troviamo: “Il compagno Cin Cian Pai”, che dà il titolo al sesto racconto: “un ragazzone, dalla faccia paffuta e sorridente, cordiale nei modi, che aveva una caratteristica alquanto singolare: nell’arco di una giornata era capace di scontrarsi con almeno dieci persone”.
Troviamo anche “L’uomo del SUV, che dà il titolo al secondo racconto, e che si conclude così: “Lo chiameremo l’uomo del SUV, ovvero la breve storia di un operaio di una piccola fabbrica di provincia, padre di due ragazzi e buon marito, che un giorno qualsiasi di un anno qualunque, decide di tradire la moglie con uno splendido esemplare di Captiva, che badate bene, non trattasi dell’esemplare femminino di una specifica etnia di uno sperduto Paese del subcontinente africano, ma di un’automobile”.
Tra i personaggi invece che si muovono sullo sfondo troviamo nel primo racconto dal titolo “Fondamentalismi 1”,Evaristo, denominato G.I.L.E.T., che sta per Grande Indiscusso Leader Ectoplasmico (perché non si vede mai) Trifasico (nel senso che non si ferma mai), tipico esempio di soggetto affetto da protagonismo ipertrofico votato alla consacrazione di sé.
Altro non aggiungerei, lascerei a voi la voglia di scoprire gli altri personaggi, che a detta di amici e conoscenti (che però sono dei gran bugiardi), risultano essere molto divertenti. Qualcuno, con gravi problemi di natura psichiatrica, avrebbe anche azzardato la richiesta di un seguito di “Idioti”. Mah, che gente c’è a questo mondo.
Saluti.
Andrea Lodi
ps ricordo che il libro lo potete trovare su http://www.lulu.com
Grazie a te, caro Andrea. E ancora tanti in bocca al lupo…
Anticipo che il prossimo post (che pubblicherò al massimo entro lunedì) sarà molto “sanguigno”… giacché affronterà il tema della “letteratura dei vampiri” con la partecipazione di tanti ospiti.
Occhio al collo, gente!
😉
L’annunciato post sulla “letteratura dei vampiri” è davvero articolato. Ci sto lavorando molto.
Lo pubblicherò nel pomeriggio…
Anticipo pure che il mio prossimo ospite di “Letteratitudine in Fm” sarà Gianrico Carofiglio padre letterario dell’avvocato Guerrieri e autore del nuovo bestseller “Le perfezioni provvisorie” (Sellerio): http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine-radio-hinterland/
Su “Libri segnalati speciali”: http://letteratitudine.blog.kataweb.it/libri-segnalati-speciali/
A partire dalle 21:20/21:30 Massimo Maugeri incontrerà Gianrico Carofiglio nella nuova puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm” (su Radio Hinterland).
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Radio Hinterland è “ascoltabile”, su Fm 94.600 MHz, nel territorio della provincia di Milano e oltre… e in streaming via internet (ovunque) da qui: http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx
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Per altre info:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine-radio-hinterland/
Massimo Maugeri incontrerà Gianrico Carofiglio nella nuova puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm” (su Radio Hinterland).
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Radio Hinterland è “ascoltabile”, su Fm 94.600 MHz, nel territorio della provincia di Milano e oltre… e in streaming via internet (ovunque) da qui: http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx
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Per altre info:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine-radio-hinterland/
Bravissimo Massimo,grazie davvero,molto interessante ascoltare Carofiglio e la storia del suo personaggio.Forse non vuole descriverlo fisicamente per lasciare ai lettori tutto lo spazio dell’immaginazione possibile…in fondo è uno degli scopi della buona letteratura,far sì che la nostra mente disegni ciò che il cuore percepisce quando legge.
baci a tutti
Ho letto “Io vampira” di Mia..un mix di Horror e storia d’amore.. uno stile che riesce a catturare la curiosità del lettore e a spingerlo a leggerlo tutto d’un fiato..
Vi invito – e volete – a discutere dei Premi Oscar di quest’anno qui ne “La pagina accanto”.
Vi lascio il link a questa pagina: http://trovacinema.repubblica.it/festival-e-premi/oscar
(Massimo Maugeri)
Nella Notte degli Oscar ha vinto il film di Kathryn Bigelow, come miglior film.
La Bigelow è la prima donna regista a vincere. Nella fattispecie ha battuto l’ex marito Cameron e il suo Avatar.
Mi pare un buon modo per pensare all’otto marzo.
Non conosco il film della Bigelow, che comunque vedrò al più presto. Ma ho trovato Avatar appassionante. E non solo per gli effetti speciali.
Beh, che sia una donna a vincere per la prima volta proprio nel periodo dell’8 marzo…mi pare una singolare e simpatica coincidenza.
Però riflettevo su una cosa: gli USA che pare siano così all’avanguardia in tutto, il baluardo della modernità (oltre che della democrazia?)…ancora sottolinenano un divario tra uomo e donna, c’è poco da fare.
E forse il fatto che siamo arrivati al 2010 per poter vedere una prima vittoria di un’artista donna nel cinema (nella parte intellettuale del cinema)…la dice lunga.
Grazie a tutti per i commenti pervenuti. Spero che ci sia ancora la possibilità di discutere sugli Oscar.
Per esempio: vi piace Sandra Bullock?
Sono felice per la Bigelow,prima donna che vince alla regia nel giorno dell’otto marzo!Vedrò il film al più presto,mentre vi confesso che non ho visto -ancora- Avatar,ho sempre un pò di rigetto quando si parla tanto di un filmone e aspetto un tempo interiore differente da quello commerciale per accostarmi al film,feci così anche per Titanic e gli amici e parenti non potevano credere che io ero ero l’unica umana che non aveva pianto al suono della voce di Celin Dion.Poi ho visto e pianto anch’io….Caro Massimo con la Sandra tocchi un tasto sensibile,mi piace moltissimo,la trovo di una bellezza divertente e ironica,la preferisco nelle commedie brillanti vecchio tipo con Hugh Grant,di cui adoro lo spirito british,però so che il film per cui è stata premiata è drammatico,quindi sono curiosissima di andarla a vedere.Beh,fra tante bellone stile palloncini gonfiati, la Bullock mi pare la più normale,non voglio dire che un ritocchino non lo abbia fatto-a quei livelli lo fanno tutte- ma è più donna di altre vamp.Di altro tipo,mi piacciono per la bravura e la classe la Streep,la Julian Moore e la K.Scott Thomas.
Buona giornata a tutti
Cara Fran, grazie per il tuo intervento.
Sandra Bullock, in effetti, dà l’impressione di essere l’amica della porta accanto (si dice così?). 😉
Nella puntata radio di “Letteratitudine in Fm” di stasera (a partire dalle h. 21,20 circa), parleremo di vampiri.
Ospiti della puntata: Gianfranco Manfredi e Simonetta Santamaria.
“Letteratitudine in Fm” va in onda su Radio Hinterland (Fm 94.600 MHz – nel territorio della provincia di Milano e oltre) e dappertutto, in streaming, via Internet: basta cliccare qui http://www.radiohinterland.com/streaming/radiolimpia.asx
Ho visto Avatar. Si sarebbe meritato molti più oscar. La cosa strana del film della Bigelov, è che è stato un fiasco al botteghino. Credo che la produzione abbia sostanzialmente recuperato i costi. Un film che avrei visto molto bene tra i premiati è lo splendido “Il concerto” che invito tutti ad andare a vedere.
Concordo con Andrea su “Il Concerto”,graditissima sorpresa,ricco di humour e poesia,mi sono commossa,e poi….la musica!!!Vedetelo assolutamente!
Oggi non potrò andare in radio, per cui “Letteratitudine in Fm” si prende una piccola pausa.
Ne approfitto però per salutare l’amico Luca Corte e il timoniere che – a partire dalle 21.30 circa – condurranno “Nu poets” (su Radio Hinterland):
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine-radio-hinterland/
Una serena notte a tutti.
Teocrazia Italia e altre miracolose libertà (della casa e non solo):
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Da Repubblica.it di oggi:
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Dura presa di posizione di viale Mazzini dopo le dichiarazioni dello scrittore nella puntata di ieri dell’Isola dei famosi contro clericalismo e omofobia e l’annuncio della sua uscita dal reality.
“Se avete bisogno di me mi trovate in libreria”
Rai, Busi escluso da tutte le trasmissioni.
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Caro Massimo,
ritorno sui fatti relativi ad Aldo Busi perchè mi sembra una questione importante e sintomatica sia culturalmente e socialmente che per quel che riguarda l’ambito letterario appunto.
Uno degli scrittori italiani più interessanti e più conosciuti all’estero, Aldo Busi, viene estromesso da qualsiasi trasmissione RAI tra gli applausi carichi di livore provenienti dalla destra politica e dal centro, e con il consenso perfino d’una parte della sinistra (rimasta perlopiù in pavido silenzio, in buona compagnia con i cosiddetti intellettuali). Per il resto, qualche articolo di stampa generalmente caratterizzato da toni ambigui, amabili discussioni salottiere e vaghe ironie.
Succede in questa distraziatissima Italia.
Probabilmente tra cinquant’anni celebreranno Aldo Busi (capita così a volte; in vita Pasolini era per molti un gran rompiscatole, oggi è divenuto un profeta: i morti sono innocui, non hanno possibilità di replica).
Grazie. Un abbraccio,
Gaetano
Caro Gaetano,
hai fatto bene a tornare sui fatti relativi ad Aldo Busi (se, come hai scritto, ritieni che siano importanti). Io ti confesso che non sono molto informato sulla vicenda. Inserisci pure qualche link ad articoli disponibili sull’argomento, se lo ritieni il caso.
Un abbraccio.
Grazie Massimo.
Sui fatti relativi ad Aldo Busi segnalo una discussione molto ricca e interessante (ancora in corso: ci sono commenti anche oggi) su Nazione Indiana, qui:
http://www.nazioneindiana.com/2010/03/19/la-responsabilita-dello-scrittore-in-tv/
Copio-incollo da “Il Riformista” di ieri:
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La crociata di Busi contro l’Italia dei neo-analfabeti
di Nicola Lagioia
L’ISOLA. Stasera torna il reality senza l’intellettuale radiato dalla Rai. Fatale la fabbrica di circenses della Ventura, mentre da Santoro l’avrebbe passata liscia. Una vittima dell’anticultura pop, che oggi minaccia la democrazia.
Questa sera andrà in onda su Rai Due la quinta puntata dell’Isola dei Famosi, la prima senza Aldo Busi, neanche in studio, a meno di un’indulgenza plenaria emersa all’ultimo momento dalle acquasantiere della Rai.
Come è noto, nei giorni scorsi la tv di Stato ha disposto – unendo destra e sinistra nell’unica perversione incoraggiata bipartisan, e cioè l’incesto tra potere e ipocrisia – di bandire da ogni trasmissione delle proprie reti l’autore di Seminario sulla gioventù e di quell’altra trentina di libri che dovrebbero al contrario rappresentare un salvacondotto privilegiato per l’accesso al dibattito pubblico.
Ma a ben vedere, la presenza di Busi al reality (il cui vertice sta proprio nella sparata in cui la cecità dei censori ha visto offese al Papa e al Presidente del consiglio) è stata una cartina di tornasole capace di rivelarci a che punto è la notte del vero scontro di civiltà in atto da tre lustri in Italia. Due opposte specie antropologiche si contendono il dominio della penisola. Non cristiani contro mussulmani e non toghe rosse contro partiti dell’amore, ma coloro che affidano i propri argomenti alla corretta articolazione del linguaggio, al sillogismo, persino al paradosso – che del linguaggio è una delle possibili declinazioni – partendo dalla convinzione che un patrimonio condiviso esista (per esempio la voltaireana difesa della libera espressione delle opinioni con cui siamo in disaccordo), e quelli che al contrario usano le parole come altrettante onomatopee dell’anima, e cioè abbandonando nell’indistinto oceano della cieca, bruta e in fin dei conti violenta emozionalità (la propria) quei feti adulti di opinioni che sono gli istinti, e ai quali solo l’incubatrice del linguaggio può sperare di donare l’adultità della vita civile. Si tratta, insomma, degli analfabeti di ritorno. E la presenza di Busi all’Isola si può leggere come il seguente esperimento: cosa succede se in una vasca di individui pre (o post) linguistici viene immerso il pesce sempre più fuor d’acqua di un alfabeta?
Lunedì scorso Giovanni Sartori, partendo dai dati di Tullio De Mauro, ha lanciato l’allarme sulla prima pagina del Corriere della Sera: settanta italiani su cento sono analfabeti totali o di ritorno. Si tratta di una minaccia per la democrazia. Come posso partecipare alla vita pubblica se non ho i mezzi per farlo? Come faccio a capire se le lusinghe di un governante nascondono la circonvenzione di (me) incapace? Come faccio a persuadermi che esercitare diritti e compiere doveri ripaga, sulla lunga distanza, molto più che artigliare un privilegio? E soprattutto: che speranze ho di uscire da questo stato di minorità se sono proprio le istituzioni a incoraggiarlo? E quale istituzione è riconosciuta come tale dagli italiani più di una prima serata su una tv generalista?
Ecco. Basta andare su YouTube e rivedersi una delle liti tra Busi e gli altri naufraghi consumate nelle scorse settimane. Busi sarà pure indisponente e rompiscatole, ma polemizza con il prossimo cavalcando opinioni che a propria volta cavalcano ragionamenti normalmente (sarebbe bello dire: ovviamente) linguistici. Il che provoca un effetto da incubo: gli altri, semplicemente, non lo capiscono. Attacca Roberto Fiacchini, figlio adottivo di Renato Zero, perché si presenta sull’isola indossando una maglietta con su stampato il faccione del cantante, colpevole secondo Busi di aver tradito la causa degli omosessuali sull’altare della commercializzazione di sé, di cui la maglietta sul cartellone pubblicitario vivente dell’adottato sarebbe tra l’altro una prova? Bene, Fiacchini e gli altri naufraghi non rintuzzano Busi sull’argomento sollevato ma, trasformato nella loro testa il ragionamento in qualcosa di pre-linguistico e nudamente quanto pericolosamente viscerale (si sta criticando un padre al cospetto di figlio, dunque si stanno insultando gli stessi concetti di paternità e amor filiale!), si scagliano su Busi sulla base di una tautologica e indimostrata superiorità dei diritti di sangue (Gott mit uns) sollevandosi in un coro indistinto di: «Sei matto! Sei ignorante! Ma che stai a di’! Quello è er padre! Er padre è er padre e nun lo tocchi!».
E ancora. Busi, tra un cazzeggio e l’altro, parla dei libri che ha letto? Ecco un naufrago che, indispettito, gli si fa incontro e, spalleggiato dagli altri, si esprime più o meno in questo modo: «Tu te credi d’esse più accurturato de me, ma magari invece sei più ignorante. Per esempio… è vero che io nun so chi è er presidente de la Repubblica e der Consiglio, ma tu nun sai chi è Totti e come funziona er fuorigioco… come vedi siamo pari», non sospettando che ignorare l’identità di Francesco Totti non crea mutilazioni al nostro status di cittadini di una democrazia a suffragio universale, ma non sapere chi è il presidente della Repubblica o del Consiglio invece sì. Stessa cosa, quando, la settimana scorsa, collegato con gli studi di Rai Due, Busi ha annunciato di abbandonare l’isola e ha poi osato criticare la Chiesa e Berlusconi. Bastava osservare la faccia di Simona Ventura mentre Busi esponeva le sue ragioni per comprendere che la conduttrice faticava a capire che cosa stava dicendo lo scrittore (o al massimo fingeva di far fatica, al fine di solidarizzare, anche sul piano fisiognomico, con il presunto analfabetismo del telespettatore medio). Uno dei rimproveri più frequenti della Ventura quando i ragionamenti dello scrittore lambivano le colonne d’Ercole della terza subordinata di fila era infatti: «Aldo, se parli così non ti capiscono!». E quando la conduttrice ha tentato di far tornare lo scrittore sui suoi passi («ripensaci! se te ne vai non potrai più esprimere le tue idee»), all’ovvia risposta di Busi («chi vuole conoscere le mie idee, basta che prenda un mio libro in libreria») ha reagito con uno sguardo smarrito, da cui ne ho tratto che l’unico contesto di confronto ormai possibile è per lei quello sublinguistico della tv generalista.
Ma il vero disastro democratico si è avuto il giorno dopo, con la scomunica di Busi disposta dai vertici Rai. Anche qui, tutto è partito non da un ragionamento, ma dal terrore istintivo che ogni istituzione del nostro paese prova quando la parola “papa” è pronunciata in un contesto lontano da quello agiografico. Di fatto, si è punito in questo modo un reato d’opinione. Analizzando razionalmente (linguisticamente) l’invettiva di Busi, lo scrittore infatti si è limitato a: 1) Muovere a Berlusconi una critica sulle tasse, il che oltre a essere legittimo è ben poco rispetto alle critiche mosse ogni giorno al premier dai suoi detrattori; 2) Stigmatizzare l’ostilità verso gli omosessuali più volte dimostrata dalla Chiesa, e dunque l’omofobia che sarebbe difficile dimostrare essere aliena al Vaticano, omofobia che il Papa, in quanto capo della Chiesa, non avrebbe contrastato. Omofobia che infine – e qui la coda del ragionamento di Busi deve aver fatto tremare i polsi dei censori – è spesso l’anticamera delle perversioni sessuali.
Ora, d’accordo o no che siamo con Busi: che cosa stiamo fronteggiando, se non un’opinione il cui diritto d’espressione dovrebbe essere garantito? E invece (ancora una volta) le istituzioni televisive hanno reagito alle sue parole in modo irrazionale e sub-linguistico. E cioè in modo (aggiungo io, che similmente al Vaticano credo che fede e ragione possano marciare insieme) non così diverso da come il cardinal Bagnasco e il cardinal Bertone, anziché salutare la scoperta (la scoperta, non certo l’esistenza) dei casi di pedofilia esplosi ultimamente in mezzo mondo cattolico come una manna dal cielo e un’occasione di rinnovamento all’interno della Chiesa, hanno preferito agitare l’ipotesi del complotto, di precisare che i preti pedofili sono una minoranza rispetto a tutti i preti (il che mi sembra ovvio), quando invece la ragione imporrebbe di dire che, se i preti pedofili sono percentualmente più dei pediatri pedofili o degli architetti pedofili, allora si può e si deve evidentemente parlare di un’emergenza pedofilia all’interno della Chiesa, il che non può non scuotere la fiducia dei fedeli.
Ma forse il vero reato di Busi (il cui unico peccato è un per me inspiegabile complesso di Elettra che lo porta a invaghirsi di donne dall’esibita virilità come la De Filippi o la Ventura) è stato parlare di politica e religione non da Santoro o nel salotto di Fabio Fazio ma, direttamente, nella fabbrica di circenses e intrattenimento che alimenta – legittimandolo – l’analfabetismo di ritorno dell’italiano medio e normalmente votante, costringendolo alla suddetta condizione di minorità. È questo che il potere oggi non tollera, e ogni italiano che abbia a cuore le conquiste della democrazia da sessant’anni a questa parte dovrebbe esserne scandalizzato.
Ringrazio Subhaga Faillla, per aver condiviso questo bellissimo ed importante articolo di Nicola Lagioia.
Come italiana e come lettrice sono indignata, l'”episodio Busi” segna il definitivo tramonto in Italia della liberà di espressione, inesorabilmente soffocata dall’ ignoranza e dalla volgarità (televisiva e non).
Angela
Grazie per aver inserito l’articolo di Nic Lagioia, caro Gaetano.
Ho aggiornato il post (andate a vedere… in coda).
L’appena trascorso Festival di Sanremo (di cui abbiamo discusso in proprio qui), ha ispirato lo scrittore Sergio Rilletti (il creatore di Mr. Noir).
Vi invito a leggere – e a commentare – il racconto “Festival o morte” e l’intervista rilasciata dallo stesso Rilletti (entrambi linkati nel post, in aggiornamento).
Grazie mille, Massimo!…
Ebbene sì. Dopo oltre cinque anni di onorata carriera e di duraturo interesse da parte del pubblico, continuato anche dopo la chiusura di “M-RIVISTA DEL MISTERO”, e dopo varie “ristampe virtuali” su diversi siti, MISTER NOIR, il primo eroe disabile seriale italiano, E’ TORNATO CON UN’AVVENTURA INEDITA!
E non un’avventura qualsiasi, ma un’indagine strettamente collegata ai fatti dell’ultima edizione del FESTIVAL DI SANREMO. Un thriller che ho voluto scrivere “in tempo reale”, giorno per giorno, durante la settimana del Festival, ispirandomi, di volta in volta, a ciò che accadeva in ogni singola serata.
Un modo divertente, ad alto potenziale ironico, per ricordare i fatti che hanno caratterizzato la 60^ Edizione della gara canora più prestigiosa d’Italia.
Ma non è tutto!
Come ricorda Massimo Maugeri nel post, il suddetto racconto, “FESTIVAL O MORTE”, è stato ospitato su un portale di educazione ambientale, dove potete anche leggere un bell’articolo-intervista che la giornalista Silvia Gelmini ha realizzato sul sottoscritto. Intervista che si avvale della partecipazione dello stesso Mister Noir, che ha espresso il proprio pensiero sull’annoso problema dell’educazione ambientale.
Se volete leggere l’articolo e accedere al racconto, come spero, cliccate sui rispettivi link posti nel post!… Sarò ben lieto di rispondere ad ogni vostro commento!
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Grazie per l’attenzione, e… Buon Divertimento (spero)!
😉
I racconti di Rilletti son sempre qualcosa da tenere presente dato che è a dir poco raro che si riescano a coniugare ironia e narrativa noir, per non parlare poi del punto di vista originale. Onestamente consideravo, prima della lettura, il festival di Sanremo come un pessimo sfondo per un racconto, dopo la lettura mi sono dovuto ricredere.
Nel racconto ci sono abbastanza citazioni e rimandi da costituire un secondo livello di lettura, altro fatto notevole.
Bentornato Mister Noir!
Grazie mille, Angelo!…
E’ l’attenzione di lettori come te che mi dà la forza, e la voglia, di continuare a scrivere racconti!
Mister Noir è un personaggio che, per la sua natura “ironicamente diversamente abile”, riesce a mostrare la realtà sempre in modo “diverso”.
Sono contento di essere riuscito in questa mia “follia sanremese”, come l’ho definita subito, sin dall’inizio, prima ancora di cominciare a scrivere questo racconto!
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Non mi resta che ringraziarti per i complimenti che mi fatto, per i quali non esistono parole adeguate con cui rispondere, e concludere con una mia frase un po’ emblematica in cui però credo molto: “A volte basta analizzare asetticamente la realtà, per capire perfettamente ciò che sta accadendo!”.
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P.S.: Ho provato a cliccare più volte sulla tua firma, ma non si apre alcun blog.
@ Sergio Rilletti
Caro Sergio,
oltre che di questo tuo racconto volevo chiederti: come imposti la tua attività di scrittore?Te lo chiedo perché secondo me, sei un esempio per tutti… dal momento che sei riuscito a trasformare una difficoltà attraverso la scrittura.
Altra domanda per te, Sergio…
Come è nato Mr. Noir?
Quando ti è venuto in mente l’idea di creare questo personaggio?
Quali sono le sue caratteristiche peculiari?
Grazie mille, Massimo, per queste domande!…
Domani (Venerdì 9 Aprile 2010), però, sarà il quarto anniversario della mia drammatica avventura al Parco di Monza, e sto preparando un corposo articolo su quanto è avvenuto DOPO.
Si tratta del reale, sordido, proseguo di quella brutta vicenda. Una storia fatta di intrighi e omertà, che non ho mai raccontato prima, e che, secondo me, ho saputo debellare grazie al mio costante allenamento, come autore di noir, di analizzare sempre “asetticamente” la realtà!
Articolo che, ovviamente, pubblicherò come commento anche nel post che hai dedicato al mio racconto “SOLO!”, per il quale non ti ringrazierò mai abbastanza.
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Nel week-end spero di riuscire a rispondere meglio a queste tue domande.
Grazie!
Caro Massimo, oggi pomeriggio, anche se con un po’ di ritardo, sono riuscito a postare “SOLO!… COME SFONDAI IL MURO DELL’OMERTA'”.
Invito tutti coloro che hanno seguito con passione la mia drammatica vicenda al Parco di Monza a leggerlo e, magari, a commentarlo.
Il link diretto è: http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/06/16/solo-racconto-di-sergio-rilletti/ .
–
Appena potrò, risponderò con vero piacere a queste tue domande.
Grazie ancora!
Sergio
Caro Massimo,
la mia proverbiale “faccia tosta” non ha limiti, e quindi, seppur con un incommensurabile ritardo, che va al di là di ogni ragionevolezza e buon senso, ho deciso di trovare il tempo (e il coraggio!) di rispondere alle tue domande.
Come si suol dire: “Meglio tardi che mai!”.
(O almeno spero!)
😉
Ordunque, caro Massimo, tu mi chiedi:
“Come imposti la tua attività di scrittore?”.
–
Seguendo un consiglio che Stephen King dà nel suo libro “ON WRITING”, cerco di essere metodico, in modo che, come dice lo stesso King, la musa ispiratrice sappia a che ora trovarmi.
Tuttavia, la mia organizzazione varia a seconda del tipo di lavoro che ho da fare e dei tempi che ho a disposizione per realizzarlo.
–
Incombenze fisse e imprevisti permettendo, se devo cimentarmi nella stesura di un “semplice” racconto, non devo far altro che mettermi al computer al mattino, e scrivere scrivere scrivere… ad oltranza.
Per esempio, anni fa, finire in tempo la seconda avventura di Mister Noir – “CACCIA ALLA CACCIATRICE” – ho scritto per oltre 30 ore consecutive, senza dormire, interropendomi solo per fare colazione e cena.
Un record che, anche se non omologato, non ho alcuna intenzione di ripetere!
–
Quando invece devo curare più lavori contemporaneamente, come sto facendo in questo periodo, l’organizzazione del tempo – che com’è noto è un gran maleducato, perché va per conto proprio, senza aspettarti! – è molto più ardua.
Dovendo barcanenarmi tra il lavoro di documentazione – che può comprendere la lettura di libri o riviste, ricerche in biblioteca o sul web, e la visione di qualche film, programma, o documentario – e la scrittura, devo suddividere il tempo in fasce orarie ben precise, che cerco di rispettare il più possibile.
Il mattino, quindi, mi dedico alla documentazione e, eventualmente, all’invio di e-mail di lavoro; il pomeriggio, che è il periodo di tempo più lungo, lo dedico alla scrittura creativa vera e propria; mentre verso sera/notte mi dedico ancora un po’ alla scrittura, e, eventualmente, alla stesura di qualche e-mail di lavoro, che comunque invio il mattino successivo (per essere sicuro che il destinatario sia bello sveglio!).
–
E, tutto questo, infischiandomene altamente dei miei considerevoli problemi motòri, che mi rallentano, sì, in modo considerevole, ma certo non mi fermano!
Caro Sergio, sarai sempre il benvenuto da queste parti… 😉
Grazie, Massimo!…
Ora, in serata, posterò anche le altre risposte!
Caro Massimo, tu mi chiedi:
“Come è nato Mr. Noir?”.
–
Be’, è presto detto!
Mister Noir è nato, nella mia mente, alla fine del 2002, quando la Commissione Europea proclamò il 2003 “Anno Europeo della Disabilità”. Ma il primo embrione risale all’inverno 2001, quattordici mesi prima, quando vidi recitare Serena Bonanno, una sorprendente attrice di “CENTOVETRINE” – vincitrice nel 2002 della prestigiosa Telegrolla d’Oro -, la cui espressività mi ricordava molto quella di Emma Peel, la bella e simpatica protagonista di “AGENTE SPECIALE” interpretata da Diana Rigg.
Volendo creare, da diversi anni, una serie di racconti con cui riproporre lo stile brioso e scanzonato di quel telefilm, che vedevo quand’ero bambinio, cominciai a cercare un attore che potesse “interpretare”, nella mia mente, un analogo John Steed (alias Patrick Macnee); ma non lo trovai. E, quindi, abbandonai il progetto.
–
Quando poi, alla fine del 2002, fui folgorato dall’idea di creare “LE AVVENTURE DI MISTER NOIR”, ripresi l’idea di fare una mia versione di “AGENTE SPECIALE” – rispettando alcune caratteristiche della serie -, ma, a quel punto, non avevo più alcun problema; per il semplice motivo che il protagonista maschile, Mister Noir appunto, sarebbe stato liberamente ispirato… a me stesso!
😉
Caro Massimo, tu mi chiedi:
“Quando ti è venuto in mente l’idea di creare questo personaggio?”.
–
Ordunque!… Come ho già detto, l’idea di questa serie mi venne in mente agli albori del 2003 – Anno Europeo della Disabilità -, per “M-Rivista del mistero”, trimestrale da libreria allora edito dalla Casa editrice Addictions, con la specifica intenzione di dimostrare che era possibile divertirsi con un protagonista disabile. Ma proprio DIVERTIRSI, nel senso più comico del termine!
Quindi scrissi un mini-format, di sole tre pagine – contenente le linee guida della serie e i caratteri dei personaggi fissi -, sottoponendolo allo scrittore Andrea Carlo Cappi, Direttore Editoriale della rivista, che l’approvò subito con grande entusiasmo.
E così creai “LE AVVENTURE DI MISTER NOIR”, una serie che avrebbe contato il primo eroe disabile seriale italiano, protagonista, oltretutto, di thriller umoristici.
Una novità assoluta!
Un bel modo, mi sembrava, per celebrare degnamente l’Anno Europeo della Disabilità!
Caro Massimo, infine tu mi chiedi:
“Quali sono le sue caratteristiche peculiari?”.
–
Mister Noir è un detective privato che vive e opera a Milano; perfettamente consapevole dei propri limiti ma anche delle proprie capacità, sia fisiche che mentali.
Grazie ad una serie di ausili, non necessariamente concepiti “per disabili”, e soprattutto all’aiuto di due donne – Consuelo Gomez ed Elena Fox -, ha certo dei problemi “ma non se ne fa”.
Molto sicuro di sé, non si sente affatto in deficit rispetto agli altri, ma, anzi, si considera un “super-dotato” in un mondo popolato da semplici “normodotati”.
Sempre altamente ironico verso tutto e tutti, aspiranti clienti compresi, le uniche due persone esenti dalla sua sferzante e spesso inaspettata ironia, sono Consuelo Gomez, la sua domestica filippina brontolona e pasticciona ma di gran cuore, ed Elena Fox, la sua assistente detective che lo aiuta nelle indagini scorrazzandolo anche per la città, nonché l’unica persona che lui considera proprio al suo pari.
Bene, caro Massimo, ora ho risposto a tutte le tue domande.
Non so se sono stato all’altezza delle tue aspettative, ma spero proprio di sì.
In ogni caso, se hai qualche altra domanda da farmi, fammela pure, senza alcun problema. E prometto che, questa volta, sarò molto più tempestivo nel rispondere!
😛
P.S.: L’invito è esteso a tutti, naturalmente!
Caro Sergio, lasciami solo dire… lunga vita a Mister Noir. 😉
Grazie mille, caro Massimo!…
–
Ne approfitto per segnalare la Pagina Facebook che ho dedicato a Mister Noir – http://www.facebook.com/MisterNoir -, in cui potete trovare anche i video de “I MISTERI DI MISTER NOIR”, l’incontro che ho tenuto il 20 Agosto scorso nella Sala Consiliare del Comune di Celle Ligure (SV).
In bocca al lupo per tutto, caro Sergio.
Grazie, caro Massimo!… E’ un augurio di cui ho proprio tanto tanto tanto bisogno!
Soprattutto nei prossimi mesi!