Qualche settimana fa ho ricevuto una mail da Dario De Marco, della redazione di Giudizio Universale.
Nella mail Dario mi proponeva di organizzare una discussione sulla “Tv ideale” partendo da alcuni articoli – pubblicati sulla rivista – predisposti da alcuni scrittori e intellettuali (tra cui frequentatori e amici di questo blog come Roberto Alajmo, Antonella Cilento, Carlo D’Amicis, Michela Murgia, Sandra Petrignani).
Accolgo con molto piacere l’invito di Dario e di Giudizio Universale, ma – come sempre – l’esito di questo dibattito (su “la Tv che vorreste/vorremmo”) dipenderà dalla vostra partecipazione…
Peraltro, sarebbe interessante (almeno, secondo me) provare a tracciare – in breve – la storia della televisione in generale e della televisione italiana in particolare. E poi potremmo riflettere su alcune citazioni in tema che saranno inserite nel corso della discussione.
Ecco, intanto, una serie di domande (siete tutti invitati a rispondere).
Che tipo di rapporto avete con la Tv?
Quali sono, in generale, i pro e i contro della televisione?
Che tipo di contributo ha dato la televisione italiana alla cultura?
Quali sono i programmi di oggi che guardate con maggior piacere?
Quali programmi del passato vi piacerebbe che venissero rimessi in onda?
In generale: che tipo di televisione vorreste? Che tipo di programmi vi piacerebbe vedere?
(Provate, magari, a proporre una sorta di format).
Gli interventi più interessanti, inseriti tra i commenti, potrebbero rimbalzare sulle pagine di Giudizio Universale.
Vi ringrazio in anticipo per la collaborazione.
Massimo Maugeri
Extrapost: ringrazio Marilù Oliva per la pubblicazione di questa intervista su Thriller magazine
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Ed eccoci a un nuovo post. Un post piuttosto… televisivo, direi.
Un post che nasce da una mail che, qualche settimana fa, mai ha inviato Dario De Marco, della redazione di Giudizio Universale.
Come ho già scritto sul post, nella mail Dario mi proponeva di organizzare una discussione sulla “Tv ideale” partendo da alcuni articoli – pubblicati sulla rivista – predisposti da alcuni scrittori e intellettuali (tra cui frequentatori e amici di questo blog).
@ Dario De Marco
Ovviamente sei invitato a partecipare alla discussione (e mentre che ci siamo potremmo anche parlare d “Giudizio Universale”: com’è nata la rivista, quali sono i suoi obiettivi, il suo target, ecc.).
Ovviamente l’esito di questo dibattito (su “la Tv che vorreste/vorremmo”) dipenderà dalla vostra partecipazione…
Peraltro, sarebbe interessante (almeno, secondo me) provare a tracciare – in breve – la storia della televisione in generale e della televisione italiana in particolare. E poi potremmo riflettere su alcune citazioni in tema che saranno inserite nel corso della discussione.
Ecco, intanto, una serie di domande (siete tutti invitati a rispondere)…
Che tipo di rapporto avete con la Tv?
Quali sono, in generale, i pro e i contro della televisione?
Che tipo di contributo ha dato la televisione italiana alla cultura?
Quali sono i programmi di oggi che guardate con maggior piacere?
Quali programmi del passato vi piacerebbe che venissero rimessi in onda?
In generale: che tipo di televisione vorreste? Che tipo di programmi vi piacerebbe vedere?
(Provate, magari, a proporre una sorta di format).
Di seguito, in accordo con Dario De Marco, inserisco alcuni passaggi degli articoli degli scrittori e intellettuali interpellati da “Giudizio Universale”…
“I TELEDUCATI” di Carlo D’Amicis
–
Inizia con questo articolo una serie in cui intellettuali e scrittori italiani riflettono sui mali della televisione e su eventuali modi per costruire un’alternativa migliore. Cominciamo con la spietata analisi del romanziere Carlo D’Amicis, autore de “La battuta perfetta”
—
(…) è grottesco pensare che gli italiani abbiano trasformato la televisione senza riconoscere quanto, in cinquant’anni, la televisione ha trasformato gli italiani. (…) Attraverso il suo schermo non guardiamo il mondo, ma lo spiamo. Da quel buco della serratura, ogni visione diventa morbosa. Molto più della qualità dei programmi è la qualità del telespettatore (soggetto non visto che vede) a determinare l’intrinseca mostruosità della tv.
(…) Questa è la vera ragione per la quale la tv italiana è diventata insopportabile a ogni italiano intelligente: non perché i programmi siano stupidi, o poco culturali, ma perché assomigliano a versi di animali che non sanno di essere ciò che sono, che esistono in quanto sono.
Un esempio, a proposito di versi e di animali: le ragazze coccodè di Indietro Tutta, alla metà degli anni Ottanta, sapevano di essere stupide, volgari, trash. E il loro saperlo faceva sì che anche lo spettatore, potendo e volendo, lo sapesse. Le veline di oggi, contrariamente a quelle di Arbore, non lo sanno e quindi non possono comunicarlo: lo spettatore è solo, abbandonato a se stesso. Nemmeno una reazione ormonale di fronte alla loro nudità ha più senso. Nessuna relazione è più consentita: allo spettatore non è quasi più neanche consentita l’idea dello spettacolo. Semplicemente, la tv di oggi è.
(…) Ecco: la televisione, nel perfezionare e nel compiacersi del suo Dna, sembra avere definitivamente smarrito la propria libertà di poter essere altro. E proprio per questo, realizzando compiutamente se stessa, può dirsi morta.
(l’articolo intero è disponibile qui)
http://www.giudiziouniversale.it/d/articolo/politica/i-teleducati
“TELE DICO CHIARE” di Michela Murgia
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Michela Murgia, vincitrice del premio Campiello 2010 con il romanzo”Accabadora” (Einaudi), avanza invece tre proposte di format per il palinsesto ideale. Da un lato sono paradossali ai limiti della provocazione, per la serie Telesogno, dall’altro sono programmi assolutamente fattibili, perché no, e coerenti con l’idea di una tv diversa, che parli di attualità senza urlare e insegni qualcosa di nuovo senza Ecco il primo format.
–
“E’ un documentario tematico e si chiama Ci ho paura. In ogni puntata analizza una delle principali paure sociali italiane. Ti spaventa lo sguardo mediorientale del kebabaro? Temi il contagio di una malattia virale? Che il caro vita si mangi i soldi che hai evaso al fisco? Che il gay voglia davvero i tuoi stessi diritti? Che su Facebook si nascondano altri maniaci sessuali oltre te? Stai sereno: il programma analizza, con servizi, docufiction, grafici statistici ed esperti, la reale consistenza di queste ossessioni collettive, chi è che ci crede di più e perché, ma anche il modo in cui media, industria e politica strumentalizzano queste paure per spostare l’opinione pubblica a proprio vantaggio.
–
(l’intero articolo è disponibile qui… )
http://www.giudiziouniversale.it/d/articolo/politica/tele-dico-chiare
“COME TVORREI” di Sandra Petrignani
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La giornalista e scrittrice Sandra Petrignani compila una lista di desideri indirizzata a chi riformerà i palinsesti, elencando tutto ciò che le piacerebbe vedere (e non vedere più) sul piccolo schermo
——
(…)
Dalla tv voglio che m’informi in modo trasparente, che mi diverta in modo elegante e intelligente, che mi offra bei film e non schifezze da botteghino per cerebrolesi. Vorrei, attraverso la tv, scoprire qualcosa di nuovo (sul piano culturale, economico, sociale) e non sentirmi ripetere quel che già so o veder pubblicizzati libri, persone, fatti sotto forma di propaganda nascosta.
Vorrei vedere e ascoltare lunghe interviste a grandi personaggi che magari non conosco perché hanno un pensiero complesso e i giornali li trascurano. Vorrei che il loro pensiero non potesse essere facilmente ricondotto a un orientamento politico. Vorrei essere messa al corrente di storie, di vite fuori dal comune: sapere che, per esempio, in Nuova Zelanda qualcuno ha inventato un modo di stare al mondo, in comunità, in famiglia, in azienda secondo uno schema mai sperimentato prima.
Ma proviamo a scendere sul concreto, partendo da quel che già c’è e andiamo per sottrazione. Vorrei, prima di tutto, che si togliesse automaticamente l’audio, quando una voce supera i quaranta decibel, così il politico sguaiato, la conduttrice urlante, sarebbero subito, scientificamente, messi in condizione di non nuocere.
–
(continua qui …)
http://www.giudiziouniversale.it/d/articolo/politica/come-tvorrei
“A CHI SERVE LA TV DI SERVIZIO?” di Peppino Ortoleva
–
Studioso dei media e professore all’Università di Torino, Peppino Ortoleva invita a tornare a monte della questione: perché la qualità delle trasmissioni dipende anche da cosa intendiamo per “pubblico” e “privato”
—
E’ bello pensare a una televisione ideale, che produce e manda in onda i programmi che riteniamo i migliori, sulla base di criteri estetici, pedagogici, o perché no etici: del resto, la televisione italiana abbonda di figure e figuri che fanno la morale a tutti. La vecchia tradizione liberale, quella che nasce da Milton e passa per Stuart Mill, quella che ormai dovrebbe essere un patrimonio dell’umanità come Venezia, ci invita però a un ragionamento diverso. La televisione ideale non nasce dalla somma di sogni o progetti singoli: nasce da un processo collettivo, fatto di cooperazione e conflitti. Nasce nel sistema che ha le regole migliori, quelle che favoriscono una nobile gara tra autori e autori, programmi e programmi. Una gara che serve nella battaglia delle posizioni politiche quanto nel confronto estetico.
Se la televisione italiana è orrenda, anche in termini di programmi, non è solo né tanto perché gli autori italiani siano poco bravi, o perché manchino le idee per programmi nuovi, o perché la televisione sia in crisi un po’ dappertutto come spesso si dice (“ormai la televisione è morta, c’è solo internet, caro lei”) e non è vero – l’ultimo decennio ha visto non solo negli Usa un fiorire straordinario di idee, per esempio in campo narrativo. E’ perché il sistema è fatto per penalizzare: le idee e le cosiddette professionalità.
–
(continua qui…)
http://www.giudiziouniversale.it/d/articolo/politica/chi-serve-la-tv-di-servizio
“La rivoluzione non è una prima serata” di Antonella Cilento
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Antonella Cilento è scrittrice ed educatrice: Asino chi legge è il suo ultimo libro. Per la nostra serie di articoli sul palinsesto del futuro immagina programmi che, a piccoli passi, portino una profonda innovazione. Anche guardando al passato
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Se stesse a me scegliere e potessi esprimere desideri avverabili, la tv che vorrei sarebbe l’opposto di quella che abbiamo attualmente a disposizione. Innanzitutto niente culi e niente tette e niente talk show da lite. E invece: film d’autore, sceneggiati tv tratti da grandi romanzi e trasmissioni d’approfondimento.
Stesse a me, l’intera tv si potrebbe fare con qualche trasmissione di Rai 3, Current, i migliori canali di film d’ogni epoca e, se proprio fosse necessario, un talent show, unica concessione all’intrattenimento puro. Vorrei più giornalisti di frontiera, più musica e addetti ai lavori che ne parlino, più programmi sulla letteratura (dove sono?), più documentari senza doverli andare a spulciare sul National Geographic Channel e soprattutto più teatro.
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(continua qui…)
http://www.giudiziouniversale.it/d/articolo/politica/la-rivoluzione-non-%C3%A8-una-prima-serata
FUORI ORARIO di Roberto Alajmo
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Inutile inventare programmi giusti: ci sono già, ma trasmessi al momento sbagliato. E’ la tesi di Roberto Alajmo, romanziere (e coautore della “Guida a 49 martiri d’Italia”), che partecipa al dibattito sul palinsesto del futuro partendo da tre esempi di eccellenza nel presente. Mortificati da una collocazione che sembra studiata per emarginarli
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—
Troppo facile, così. Troppo facile immaginare una tv di pura fantasia mettendo assieme gli ingredienti più ricchi e fastosi. Come sanno le casalinghe di Voghera, il difficile è riuscire a far quadrare i conti con quel che passa il marito. Sviluppare cioè quella che potremmo definire l’Arte del Polpettone, ossia il dono di saper organizzare un piatto dignitoso adoperando gli avanzi di cucina. Il Polpettone, appunto, è il simbolo di questa dote che le donne di casa finiscono per sviluppare, specialmente in tempi di crisi.
Fuor di metafora, sarebbe già gran cosa riuscire ad adoperare quel che già c’è in maniera meno schizofrenica. Parliamo di servizio pubblico, aggrappandoci a quel sottilissimo crinale che ancora lo separa dalla concorrenza privata. Non è che le trasmissioni intelligenti non ci siano, anzi: sono anche molte. Il problema è che vengono nascoste. Sistematicamente nascoste. Spostate a tavolino in fasce orarie impossibili. Non solo a tarda ora: troppo facile insabbiare una trasmissione “culturale” alle quattro di notte. La strategia messa in atto si configura come un caso molto più complesso di sdoppiamento della personalità, che consiste nel realizzare le cose migliori e sprecarle buttandole via.
Qualche esempio. Le storie – Diario Italiano di Corrado Augias è una trasmissione che parla di libri. L’unica, per la precisione. Ha quindi un suo pubblico ideale composto da studenti e insegnanti. Ebbene: quando è che viene messa in onda? Al mattino, quando studenti e insegnanti per definizione non possono essere davanti alla televisione.
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(continua qui…)
http://www.giudiziouniversale.it/d/articolo/politica/fuori-orario
I DECODER DEL VOTO di Remo Bassetti
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Il direttore di Giudizio Universale propone alcune regole di base per i dibattiti politici in televisione: brevità di interventi, nessuna interruzione della controparte, controllo dei dati utilizzati. Perché chi va alle urne sappia davvero come scegliere
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Lo so che “Yes, we can” è già passato di moda. Eppure, è vero: possiamo, potremmo. Con poche elementari regole, potremmo rendere le trasmissioni politiche con gli ospiti dei momenti di vera informazione piuttosto che quell’indegna gazzarra che sono.
E lo sono tutte, perché non dipende nemmeno dai conduttori ma dal mandato che ciascun partecipante ha ricevuto: impedire agli avversari di parlare, interromperli, rider loro in faccia; non concedere mai, nemmeno per un attimo, che ci sia un fondamento in quello che l’altro dice piuttosto che una disonesta faziosità; non esitare a snocciolare dati falsi per supportare la propria tesi. In verità basterebbe, in primo luogo, giocare sui microfoni, togliendo anche l’audio, a servizio di poche regole fondamentali: interventi non più lunghi di cinque minuti (qualcuno dirà che sono già troppi. Ma qui non si tratta di adattarsi ai ritmi televisivi, bensì di dare il tempo di organizzare un discorso invece che uno slogan), nessuna interruzione, repliche secche e brevi.
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(continua qui…)
http://www.giudiziouniversale.it/d/articolo/politica/i-decoder-del-voto
Bene. Per stasera chiudo qui…
Come già anticipato sul post, gli interventi più interessanti, inseriti tra i commenti, potrebbero rimbalzare sulle pagine di “Giudizio Universale”.
Vi ringrazio in anticipo per la collaborazione.
A tutti voi una serena notte.
bel post. molto attuale e interessante.
mi riservo di intervenire dopo aver letto con attenzione gli articoli proposti.
posso anticipare, però, che il rapporto con la televisione si è molto raffreddato in questi anni, per tutta una serie di motivi.
insomma, se improvvisamente sparissero tutti i programmi televisivi credo proprio che continuerei a dormire sonni tranquilli.
quando ho scritto “che il rapporto con la televisione si è molto raffreddato in questi anni” ovviamente facevo riferimento alla mia esperienza personale.
buonanotte.
Caro Massimo,
desidero rispondere a una tua domanda “fondamentale”, ossia: quali sono, in generale, i pro e i contro della televisione?
I pro della televisione?
La televisione (le varie televisioni, pubbliche e private) ci riempie la mente di messaggi pubblicitari: belli brutti simpatici spiritosi che, comunque, s’incollano all’inconscio, condizionando più o meno velatamente le nostre scelte economiche, o facendocele sognare, e i nostri stili di vita, i nostri comportamenti.
La televisione, inoltre, si sostituisce ai giornali o alle riviste di attualità cultura politica arte d’ogni genere e di pettegolezzi, alle pubblicazioni scientifiche letterarie sportive gastronomiche, di viaggi e svaghi, ai fumetti, e ci fa entrare negli studi o nei salotti di politicanti ciarlatani maghi esibizionisti artisti, o presunti tali, venditori di fumo e di altro, facendoci poi assistere a film inchieste documentari spettacoli che, se pigri o squattrinati, mai saremmo andati ad assistere, e ci fa partecipare a riti religiosi feste suppliche e via elencando. Insomma, ci fa sentire elementi o pedine del gioco della vita.
I contro?
Le scelte dei programmi vengono fatte – purtroppo – sulla base del gradimento numerico di una massa di pubblico, reso in cifre dagli introiti ricavati in più o in meno dalle aziende che, mediante la pubblicità, finanziano se non realizzano i programmi televisivi. Appunto.
In questi termini, il “germe patologico” della massificazione cerca di produrre in noi (fruitori o utenti) un’involuzione sociale assai perniciosa, foriera di un autoritarismo e di una dipendenza tali da spogliare o scalfire le nostre menti riguardo alle capacità critiche e alle capacità creative.
In altre parole, la televisione compie tra gli individui una oculata opera (azione) di assemblaggio.
Cordialmente.
Caro Massimo,
anche a me questo post pare particolarmente interessante, e mi complimento con la rivista “Giudizio Universale” per aver avviato questa serie di riflessioni coinvolgendo scrittori ed intellettuali.
Rispondo alle tue domande.
Io non sono contraria alla televisione, ma da 5 anni non ce l’ho in casa. L’altro giorno ero dai miei, e ho provato ad accenderla, ma col fatto del digitale non sapevo che bottoncini schiacciare, e dopo un po’ ho rinunciato. E da quando non vedo la tv ho riscoperto il piacere del silenzio, di vedere vecchi film bellissimi, che in tv non ci passano mai, di passare le serate a leggere e a rilassarmi, senza una voce di sottofondo che tutti dicono ti faccia compagnia, ma in realtà ti disturba. Meglio il silenzio, meglio non averla, la tv.
Che tipo di rapporto avete con la Tv?
Un rapporto strano, d’amore ed odio. Ci sono periodi in cui tengo la Tv spenta. Altri in cui, invece, sento l’esigenza di rimanere incollata al video. In quei casi, in genere, vado alla ricerca di talk show. Probabilmente sento l’esigenza di ascoltare quelle voci come se avessere il potere di riempire certi miei vuoti. Il che, ovviamente, è piuttoso triste, me ne rendo conto.
Leggo ora il commento di Sara. E ripensando al mio di prima credo che abbia ragione lei: una voce di sottofondo che tutti dicono ti faccia compagnia, ma in realtà ti disturba.
Quali sono, in generale, i pro e i contro della televisione?
Mi sono piaciute le risposte di Ausilio Bertoli.
Pro: la televisione, presa a giuste dosi, ti informa, ti può stimolare, incuriosire, ti intrattiene.
Contro: in dosi eccessive, la televisione rende stupidi, non ti fa pensare.
Che tipo di contributo ha dato la televisione italiana alla cultura?
Non c’è dubbio che abbia contribuito alla diffusione della lingua italiana e abbia reso questo strano Paese un po’ meno eterogeneo.
Quali sono i programmi di oggi che guardate con maggior piacere?
Lo ammetto: certi talk show pomeridiani o serali, ma lo dico come una specie di autoaccusa.
Quali programmi del passato vi piacerebbe che venissero rimessi in onda?
Mi manca il caro vecchio Carosello, quando anche la pubblicità diventava un programma godibile e più umano. Mi mancano le vecchie trasmissioni di Sandra Mondaini e Raimondo Vianello.
Mi manca il Portobello di Enzo Tortora.
In generale: che tipo di televisione vorreste? Che tipo di programmi vi piacerebbe vedere?
(Provate, magari, a proporre una sorta di format).
Mi piacerebbe che si desse più spazio ai programmi culturali, e che i programmi culturali che ci sono già venissero resi più fruibili. Magari inseriti in programmazione in orari più accessibili.
Niente format. Non è il mio mestiere.
Buona giornata a tutti.
sento dire a molta gente: no, io la televisione non la guardo. naaaaa, quel programma proprio non lo digerisco. poi, però, se approfondisci, si scopre che in modo o nell’altro la guardano tutti. è come se fosse un enorme buco della serratura sul mondo.
checcé se ne dica credo che la Grande Sorella continui a esercitare il suo ambiguo fascino.
lascia perplessi, se non preoccupati, l’estetica televisiva fatta propria dalle generazioni cresciute al tempo della tv stile de filippi/grande fratello/x factor et similia. Molto difficile se non, inimmaginabile chiedere alla gran parte di costoro anche solo di provare a vedere quella perla di Rai Storia
Il mio rapporto con la tv è ottimo da quando ho Sky. La tv generalista secondo me è morta – o meglio, è uno zombie: basta fare un giro di zapping sui canali del digitale terrestre (atroci e inutili). I canali a tema sono la direzione verso cui, secondo me, si dovrebbe muovere anche la tv non satellitare. Lo spettatore oggi non è più passivo come cinquant’anni fa (a quel tempo, però, la tv assolveva una funzione culturale diversa), anzi: sceglie, seleziona, guarda quello che trova interessante. L’offerta dovrebbe essere varia e diversificata.
Elena ha ragione, quando dice che la Tv generalista è uno zombi. Tuttavia sono d’accordo anche con Giovanni che invita alla visione di Rai Storia (una vera perla).
Dibattito attualissimo, caro Massi. Una riflessione che – spero – porti davvero un contributo al modo di fare televisione…
Devo dire che il mio approccio con la TV è cambiato da quando sono mamma. Da quando ho affinato i sensi, l’udito, la vista. Da quando cioè ho riacquistato una fanciullezza nuova, filtrata dall’età di mio figlio.
E da quando, con preoccupazione, ho notato che lo schermo non fa i conti con l’infanzia.
Messaggi contraddittori, latenti, che sollevano nei più piccoli incertezze e mancanza di approdo. Che nella mente di un essere umano in formazione stimolano perplessità, spesso disvalore.
Come pubblicità ambigue, che suggeriscono un mondo irreale ma inquietante. O come programmi che in piena fascia preserale offrono spaccati di violenza, di sangue, di intolleranza.
Ecco. Credo che la TV abbia un enorme potere subliminale e quindi, in ultima analisi, educativo.
Il bambino, che è sensibilissimo al non detto, al suggerito, al non rivelato, perchè ha fantasia e desiderio di ricerca, è esposto e fragile.
L’alternativa sia credo spegnere la tv più che accenderla, o al più selezionare buoni programmi di informazione (Piero Angela) o di intrattenimento intelligente (Neri Marcorè, “Per un pugno di libri”). Poi voltare le spalle, cercare la creatività e il senso tra le pagine dei classici dell’infanzia. Tornare a fare della parola che imperversa nel video quasi fosse un’evanescente creatura, un fatto di scelta e responsabilità. Di direzione morale.
Un bacio e – come sempre – grazie!
Simo
Questo per dire che, comunque, sapendo selezionare, qualcosa di buono la troviamo anche nella Tv di oggi. Da questo punto di vista l’ampliamento dell’offerta generato dall’introduzione del digitale terrestre ha svolto una funzione importante.
il problema secondo me è invece un altro. Il telespettatore di oggi andrebbe educato, guidato, o quantomeno istruito. Bisognerebbe rendergli noto che esiste una varietà di programmazione e che la visione di certi programmi potrebbero arricchirlo più di altri.
Poi, ovviamente, la scelta finale rimane a lui. La libertà di scelta deve essere sempre sacrosanta, ma non sarebbe male informare un po’ di più sulla pluralità dell’offerta.
giusto diversificare l’offerta e quindi giusto anche dare modo agli appassionati di poker di guardare sul digitale un canale a loro dedicato. Non so se possa farsi rientrare tra quei canali del digitale che elena giudica inutili e atroci; io non lo guardo e mi lascia peplesso che esista ma dobbiamo accettarlo. O no?
TRE FRAMMENTI SULLA TELEVISIONE
FRAMMENTO UNO
Protagonisti
Silvio (nome autentico E NON ALLUSIVO di un architetto salernitano, di origini cilentane)
La moglie
4 figli
I –
Silvio guardò la moglie. E lei pensò: sta per tirare fuori la solita solfa: mi hanno di nuovo fatto pesare che tu sei troppo vecchia per me; e, per giunta, avevi già tre figli…”.
Entrambi spostarono lo sguardo sui quattro bimbi che, al solito, li guardavano ammirati.
Finalmente Silvio guardò il televisore e aprì bocca: Che ne dite se apro la finestra e ce ne liberiamo?
I bambini risero a crepapelle. Lei pure.
Silvio lo fece. Qualche attimo dopo in via Diaz si udì uno schianto improvviso.
Epilogo
Non hanno mai più ricomprato il televisore. Pare siano vissuti felici e contenti. Uno dei figli ha realizzato lo stemma del Comune di Laurino.
FRAMMENTO DUE
In ogni quartiere, finalmente, decollò il progetto: per legge le televisioni erano state liberalizzate. I quartieri di tutte le città e i paesi con più di 30 abitanti dovevano dotarsi di una propria struttura-agenzia. Nessuna difficoltà burocratica; sufficiente presentare la richiesta all’Ufficio Centrale Televisioni accedendo nella pagina web curata da Felice Liberaddio ed essere in grado di documentare le somme spese. A richiesta produrre anche i contratti di lavoro di tutti i dipendenti cui si dovrà obbligatoriamente applicare il CCNL. Per avere uno schema del contratto colletito nazionale di settore si potrà accedere alla pagina web disciplinata dal Garante alla Parità Sociale, dr. Equilibrio Giusti.
FRAMMENTO TRE
Oggi, solstizio di estate, dalle ore 14 fino alle ore 24 sono andate in onda ore ore 9 e 59 minuti primi di PUBBLICITA’.
FINE
Alessia e Michela Orlando
Dove è scritto ColleTITO , ovviamente, è COLLETTIVO;
Le ore di pubblicità andate in onda sono pressocché tutte, ma senza la ripetizione ORE.
Chiediamo scusa: è difficile scrivere direttamente qui, guardando lo schermo…
Alessia e Michela
P.S. Il fatto narrato è vero.
E ora un frammento fuori testo e un poco (appena appena) meditato.
IL SEPPELLIMENTO PREMATURO
Ha ragione, non possiamo evitare di dirlo, la dottoressa Lo Iacono.
Ci permettiamo aggiungere, crediamo in perfetta sintonia: è una televisione assordante quella normalmente propinata, fatte le eccezioni da lei elencate. Quel che manca di certo è il silenzio eloquente, quello che ti fa riflettere e che solo riesce a dare spazio e voce ai contenuti. Diciamo quello teatrale, quello delle trame non esposte dei romanzi di qualità, quello dello sguardo materno e, perchè no, paterno. E’ una televisione che propone un mondo violento e rutilante, scintillante, di bellezze perfette e dunque mostruose. Un mondo globalizzato nel peggio? Un mondo sterile? Un mondo privo di significati? Un mondo che ti impone di scosciarti? Non sappiamo bene perché, ma a una di noi, qualche tempo fa, venne di dire: Ne, ma starsene sedute qui, a vedere quegli scemi che sculettano, non è la stessa cosa che entrare volontariamente nella propria tomba? Pare che non esista altro, che tutto ruoti intorno ai soldi, ai premi, alle creme di bellezza e ai tocchi e ritocchi, alle guerre, alle sparatorie. E tu guardi e ammiri. Ti sazi di immagini e non vivi. Dove è la differenza tra lo stare seduti davanti al televisore e starsene distesi nella bara? Di certo non apprendi nulla, in enrambi i casi. Ma nel secondo, per fortuna, qualcosa di utile la fai: ti trasformi in energia.
Precisiamo: questa invenzione (entrare nella tomba), non è nostra: la escogitò Edgar Allan Poe e la trasferì nel suo racconto breve: Il seppellimento prematuro.
Alessia e Michela
Che tipo di rapporto avete con la Tv?
Ci lavoro e penso che questo dica molto. Ripudio l’atteggiamento snob di molti miei colleghi che, pur essendo giornalisti o autori tv, si fanno un vanto di non guardare la tv. Se lavori con questo mezzo, devi conoscere questo mezzo. Nel bene o nel male. Quindi io la tv la guardo, piu’ spesso per dovere di cronaca che per piacere personale.
Quali sono, in generale, i pro e i contro della televisione?
I pro ci sono stati e sono sotto gli occhi di tutti: diffusione di un italiano parlato piu’ o meno corretto ma comunque comprensibile a tutti; la possibilita’ di accedere a una mole di informazioni impensabile prima di Internet; una finestra aperta sul mondo, non asettica, non obiettiva ma aperta.
I contro sono il presente: uniformazione dell’informazione e delle opinioni; diffusione di modelli di comportamento quanto meno discutibili; messaggi che invitano al conformismo; indirizzamento del comune sentire nella direzione che fa comodo al padrone di turno; pubblicita’ martellante; pessimi insegnamenti per l’infanzia; diffusione di discriminazione nei confronti di donne non rifatte, persone non comuni, razze ed etnie a scelta a seconda del periodo storico; semina di paure, modi di pensare, nuove mode.
Che tipo di contributo ha dato la televisione italiana alla cultura?
Grande, grandissimo. Ma e’ acqua passata. Purtroppo.
Quali sono i programmi di oggi che guardate con maggior piacere?
Piacere? A parte i telefilm polizieschi, alcuni dibattiti, alcune interviste. Di sicuro “Vieni via con me”, anche se non tutto.
Non mi piacciono assolutamente i “gallinai” dei talk show.
Quali programmi del passato vi piacerebbe che venissero rimessi in onda?
I varieta’ del passato, quelli in bianco e nero con ospiti grandissimi e disposti a mettersi in gioco senza alcun motivo di promozione. Il teatro in tv, gli sceneggiati tratti dai grandi romanzi, la tribuna politica di Jader Jacobelli.
In generale: che tipo di televisione vorreste? Che tipo di programmi vi piacerebbe vedere?
Vorrei che la programmazione tv tornasse in mano a chi SA fare la televisione e non a chi ha piu’ potere politico. Vi assicuro che basterebbe.
Bravo, dottor Maugeri. Ha fatto benissimo a sollevare la questione.
Il problema della televisione è complesso, perchè non ha come destinatario l’uomo genericamente considerato, ma la sua libertà, la costruzione di una sua personalità nel rispetto della reciprocità e dell’altro. Non a caso Popper diceva:”Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto.”
Temo che siano parole tremendamente attuali se pensiamo a quanta capacità suggestiva ha la televisione sul comportamento, sulle scelte alimentari, quotidiane, e – duole dirlo – politiche e di costume.
Di contro c’è raramente qualche buon programma come quelli che RAI TRE riserva ai libri nel primo mattino (cult libri) o alla storia (vedi i programmi di Minoli).
Apprezzabile anche qualche canale SKY dedicato alle scienze, alla geografia e agli eventi storici…
Ma a parte questo, meglio lasciar parlare i libri, carissimo dottor Maugeri. Proprio come fa lei.
Un sempre caro saluto dal suo
Professor Emilio
Che tipo di rapporto avete con la Tv?
con alti e bassi, ma in generale buono da quando posso (w la tecnologia) registrare e vedere i programmi tv quando voglio e facendo scorrere veloce la pubblicità. quest’estate, non potendo leggere per motivi di salute ne ho fatto un’overdose.
Quali sono, in generale, i pro e i contro della televisione?
il pro più grande è stato nel passato farci diventare Italiani, insegnando l’italiano e facendoci conoscere qualcosa fuori dal nostro piccolo quartiere. ha portato capolavori della nostra letteratura a casa di persone analfabete. E’ tutt’ora una finestra sul mondo, non certo libera e obiettiva, ma almeno aperta.
I contro, oh mamma, ci sarebbe da scrivere un libro! forse la cosa peggiore è stata promuovere modelli di comportamento beceri e stupidi spacciandoli per “moderni” o forse il Nulla …..Ende insegna
Quali sono i programmi di oggi che guardate con maggior piacere?
I telefilm polizieschi, quelli di fantascienza …. non reggo la durata di un film, a meno di non registrarlo e vederlo con calma in un pomeriggio di pioggia!
Voyager, Che tempo che fa, Per un pugno di libri… e poi gli splendidi documentari di NatGeo o History Channel o Discovery.
La mia unica concessione ai talent show da quest’anno è X factor e non so spiegarmi il perchè (credo sia colpa di Enrico Ruggeri, essendo una sua fan, ma forse non c’entra con la tv)
Davvero complimenti per la bella discussione.
Vorrei aggiungere un ulteriore tassello per sottolineare che quando si parla di Televisione sarebbe bene non limitarsi alle considerazioni legate alla scelta dei contenuti.
Il mio pensiero è rivolto soprattutto ai bambini.
Mi spiego meglio.
Secondo il parere di esperti accreditati, è il mezzo stesso e la velocità con cui arriva l’immagine a mettere a rischio un cervello e un sistema nervoso-muscolare in sviluppo, come lo è quello dei bambini.
Per chi volesse saperne di più segnalo questo articolo di “Scienza e conoscenza” che consiglio a tutti di leggere. Si intitola ‘Il mezzo televisivo’ http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/il-mezzo-televisivo.php
Credo che l’approccio con la tv cambi molto a seconda delle età di riferimento e che, alla fine, questi diversi approcci finiscano con il pesare anche sui tempi di ascolto della famiglia.
Infatti le motivazioni che spingono i bambini a guardare la televisione sono completamente diverse dalle motivazioni che spingono gli adulti. Questi ultimi cercano uno svago, una distrazione; i bambini invece guardano la televisione per capire il mondo, proprio come fino ad alcuni decenni fa guardavano gli adulti nelle loro attività di lavoro e gioco per apprendere e acquisire quelle attitudini necessarie ad inserirsi nella società.
Questa differenza di prospettive ha però un peso sulla famiglia.
Spesso infatti si vive una vita frenetica: i genitori devono rispettare gli orari di lavoro, conciliare gli orari dei figli, legati alla scuola e a sempre più numerose attività extrascolastiche, cercare di trovare qualche spazio per se stessi.
Nella maggior parte dei casi i membri della famiglia si trovano riuniti per cena e in compagnia della televisione; papà e mamme, stanchi della lunga giornata lavorativa, hanno il desiderio di rilassarsi, di ascoltare le notizie del giorno al telegiornale o vedere un programma di “evasione”; i figli però pretendono di vedere programmi adatti a loro, cosicché spesso, per ovviare al problema, in una casa ci sono più apparecchi televisivi in stanze diverse.
Sul piano educativo l’esito più grave di questa organizzazione riguarda la diminuzione di momenti dedicati alla comunicazione ed all’ascolto, allo scambio di opinioni e di idee, alla presentazione dei problemi personali.
La televisione, quindi, ha anche avuto un ruolo nella distribuzione dei tempi dedicati al dialogo, allo scambio di tenerezza e di confidenza.
Non trovate?
Dibattito interessante. Mi rifaccio all’ultimo post di Fabiola. Secondo il problema e’ proprio la scelta. Fare in modo che vengano offerti programmi di qualita’ piu’ alta. Non sono d’accordo, invece, con il demonizzare il mezzo a prescindere. E’ ovvio che gli eccessi sono nocivi, ma questo vale per tutto. Non solo per la televisione.
Ringrazio tutti per i numerosi contributi pervenuti. Come sempre, ne approfitto per salutarvi.
Un caro saluto e ringraziamenti a: Giacomo Tessani, Ausilio Bertoli, Amelia Corsi, Sara, Luciano, Giovanni (ehilà, Giovanni, come ti va?)…
Ancora saluti e ringraziamenti a: ElenaS83, Silvia Rotino, Simona Lo Iacono (ciao, socia!), Alessia e Michela, Laura Costantini (che in Tv ci lavora)…
E ancora, grazie mille al caro prof. Emilio, a Stefania, a Fabiola Di Gennaro, a Gioia, a Ruggero…
Non so se avete visto, ma ho aggiornato il post inserendo tre video: i primi due contengono delle riflessioni di Karl Popper (peraltro citato dal prof. Emilio nel suo commento), il terzo racchiude pensieri e parole di Pier Paolo Pasolini.
Si tratta di opinioni piuttosto negative nei confronti della televisione.
Andate a dare un’occhiata, se potete.
E se avete tempo scrivete pure qui le vostre impressioni in merito.
Ieri sera ho dimenticato di salutare Remo Bassetti, il direttore di “Giudizio Universale”. Lo conobbi nel maggio 2006, al Salone del libro di Torino (mi fu presentato da Roberto Alajmo).
Ne approfitto per salutarlo adesso e augurargli buon anno.
Altra dimenticanza…
Avevo in mente di inserire il link con la puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm” con ospite Carlo D’Amicis.
Eccolo qui…
http://www.rhprogrammi.com/letteratitudine/puntata_12_novembre_mp3pro.mp3
–
Abbiamo discusso del suo romanzo “La battuta perfetta” (Minimum Fax), incentrato sulla televisione.
Dunque è perfettamente in tema.
La discussione continua (e continuerà per alcuni giorni ancora).
Continuate a esprimere le vostre opinioni, concentrandovi magari sulle domande centrali della discussione:
Che tipo di televisione vorreste? Che tipo di programmi vi piacerebbe vedere?
Purtroppo devo chiudere qui…
A tutti voi, una serena notte.
non è un tipo di TV che vorrei. vorrei che la TV non formasse mentalità che la esaltano. perchè ciò avvenga deve assolutamente non ipervalutare i personaggi che la fanno. io ho fatto Radio e TV per anni, molti anni. girano troppi soldi e i caché sono troppo altri. abbassando i cachè e solo così, equiparandoli a stipendi medio alti ,si avrebbe una svalutazione delle facce e una TV più sincera. La TV comunque è quotidiana come il giornale e pertanto non è e non sarà mai neanche lontanamente artistica. il fatto che al momento della sua nascita si ripetevano ad oltranza solo alcuni personaggi e programmi è nato l’equivoco che chi appare sia particolare. si associa la TV alle apparizioni. ma tutt’al più è uno specchio. tu esci e quello resta vuoto. voreri una TV vuota che fosse consapevole di esserlo. una TV veloce che valeasse quanto le previsioni del tempo. una TV che chi c’è dentro non è un artista e non lo sarà mai. altrimenti non resterebbe lì. una TV che dicesse questo. così non formerebbe menti illuse da grande fratello.
una TV fatta male, senza pretese con tanti video girati dalla gente comune, ma non per apparire, per farci vedere com’è. pagati pocco, magari niente. e su quel niente nessuno che ci specula. molto più simile a youtube. i giovani comunque si sono rotti della TV. o ci stanno dentro o non se la filano. quindi inutile dire cosa vorremmo noi che non abbiamo 20 anni. la TV è vecchia. serve agli anziani. l’unico pregio: macina suoni continui che tengono accesa la mente dei vecchi. parla come ai comatosi e di questo ne dobbiamo tenere conto. cosa dice? non ha importanza. anche i suoni in TV sono piatti come gli schermi. credo che non serva dire che TV vogliamo. La TV ha formato menti che moriranno con lei. il futuro non è la TV. a mio avviso. grazie per chiedercelo comunque.
L’avvento della televisione,come supporto per radio e testate giornalistiche … come amplificazione e occhio divulgativo di contenuti, informazione e anche intrattenimento,poteva distinguersi ed emanciparsi molto meglio dalla superficialità e mediocrità in cui naufraga ora. Fra i mezzi di comunicazione,e’ sicuramente il modo più diretto e voloce per entrare nelle case e nei cuori della gente,per far circolare idee,avvenimenti e notizie di ogni genere.Ma e’ anche il mezzo piu’ pericoloso se usato a fini utilitaristici e di parte…può indurre false informazioni o interpretazioni di esse,può camuffare alcune realta’ facendone emergere solo delle altre meno scomode.Molto spesso raggira le coscienze e i bisogni della gente facendo il lavaggio del cervello.Specialmente se il telespettatore che sta dall’altra parte dello schermo…ha un ascolto completamente passivo,autolesivo e inerme… poco critico e anche auticritico su cio’ che e’ meglio per se stesso.Sembrerà retorica fine a se stessa o parole scontate disciolte nel vento,le mie,ma tolti i documentari,i film d’amore,quelli drammatici,i triller,i cartoon,alcuni programmi di satira e informazione come “Parla con me”,”Che tempo fa”,”Report”…e altri di intrattenimento comico come Zelig e Camera Caffe’….la tv potrebbe essere completamente eliminata.Cosa ci vorrebbe??Di certo non il passato…. ma il futuro!!!Non vecchie riprese o programmi ormai antitetici e superati…non piu’ in linea con le esigenze e con i tempi che stiamo vivendo,ma programmi piu’ interessanti…di spessore anche nell’intrattenimento,di cultura generale…di buona educazione e comportamentali, e di rispetto per certi valori etici e morali,soprattutto interiori,che ormai si sono completamente persi.
Buongiorno a tutti.
Dibattito attuale e interessante.
Provo anch’io a rispondere alle domande.
Che tipo di rapporto avete con la Tv?
Un rapporto sereno. So che è un mezzo, uno strumento. Qualcosa da usare, e non da farsi usare.
Quali sono, in generale, i pro e i contro della televisione?
La televisione offre un occhio sul mondo, può parlare a tanta gente in una sola volta. Insomma, ha grandissime potenzialità. Dipende da chi le gestisce, come in ogni cosa del resto. I pro e i contro derivano da questo.
Che tipo di contributo ha dato la televisione italiana alla cultura?
Ha aiutato gli italiani ha essere un po’ più italiani ed a conoscere meglio la lingua nazionale, soprattutto a livello di lingua parlata.
Quali sono i programmi di oggi che guardate con maggior piacere?
Per un pugno di libri, Che tempo che fa, i Tg d LA7 e poco altro.
Quali programmi del passato vi piacerebbe che venissero rimessi in onda?
I vecchi sceneggiati in bianco e nero, magari fatti in maniera più artigianale ma almeno più veri, più artistici, di quelli di oggi.
In generale: che tipo di televisione vorreste? Che tipo di programmi vi piacerebbe vedere?
(Provate, magari, a proporre una sorta di format).
In generale vorrei una televisione meno finta, meno faziosa, meno strumentalizzata a livello politico.
Anzi, vorrei che i politici tornassero a fare i politici e la smettessero di fare le starlette televisive tra un programma e l’altro.
La televisione in italia ha alfabetizzato un paese analfabeta con le trasmissioni di lettura e scrittura e poi ha imposto l’italiano come lingua nazionale unificando il paese. mi va bene la televisione che c’è, la digitale, perchè permette a ciascuno di vedere secondo quanto più gli piace
Un caro saluto
Marosia Castaldi
molto interessanti i due video su Popper. il pensiero di Pasolini lo conoscevo già.
grazie.
Raccolgo l’invito a far conoscere un po’ di storia della televisione.
Primo step.
L’inizio della storia della televisione può essere fatto risalire al 25 marzo 1925, quando l’ingegnere scozzese John Logie Baird ne diede dimostrazione nel centro commerciale Selfridges di Londra.
Dal punto di vista tecnologico, si distingue la Televisione elettromeccanica da quella elettronica.
Facendo riferimento alla prima, nella dimostrazione di Baird, le immagini in movimento rappresentavano delle silhouette, avevano cioè solo due tonalità di grigio. La trasmissione a distanza di immagini in movimento con una vasta gamma di grigi, quelle che comunemente chiamiamo in bianco e nero, riuscì a realizzarla il 2 ottobre dello stesso anno 1925. La trasmissione avvenne dal suo laboratorio alla stanza a fianco. Si trattava della ripresa di un viso di un giovane (William Taynton, il suo fattorino) che si era prestato per l’esperimento. La risoluzione verticale dell’immagine televisiva era di 30 linee e la frequenza delle immagini era di 5 immagini al secondo.
Il 26 gennaio 1926 Baird diede una nuova dimostrazione pubblica di televisione nel suo laboratorio di Londra ai membri del Royal Institution e alla stampa, appositamente convenuti.
Nel 1927 trasmise la televisione da Londra a Glasgow (700 km di distanza) attraverso una normale linea telefonica in cavo. Nel 1928 realizzò la prima trasmissione televisiva transoceanica, da Londra a New York. Sempre nel 1928 riuscì a trasmettere le prime immagini a colori.
La televisione di Baird fu in seguito definita televisione elettromeccanica perché l’apparecchio di ripresa delle immagini e quello di visione si basavano su un dispositivo elettromeccanico inventato il 24 dicembre 1883 da Paul Gottlieb Nipkow, il disco di Nipkow. Fu definita elettromeccanica per differenziarla dalla televisione elettronica inventata negli anni seguenti e tuttora utilizzata.
Bisogna sottolineare che la televisione elettromeccanica era una televisione ancora ad uno stadio embrionale, e che si diffuse solo in alcuni Stati del mondo e in aree geografiche molto limitate. In Italia, per es., non si diffuse, fu solo sperimentata. Già nel 1939 fu completamente dismessa sostituita dalla televisione elettronica.
La televisione, come tutti i mezzi, non è neutrale. Dunque, comunque la si usi, dà risultati relativi a quel particolare mezzo; a prescindere, per esempio, dall’alfabetizzazione negli anni Sessanta operata da Alberto Manzi con la trasmissione “Non è mai troppo tardi” e dall’analfabetismo intriso di idiozia e ferocia causato, anche televisivamente, da Berlusconi, Lele Mora & C. dagli anni Ottanta a oggi.
Mi vengono in mente due fenomeni piuttosto recenti relativi alla televisione. Il primo, con l’avvento del telecomando: lo zapping, cioè la frantumazione, la divisione della narrazione, che approssima la percezione soggettiva ad una vacuità ipnotica, narcotizzante e soporosa. Il secondo: la fruizione “orizzontale” di più mezzi contemporaneamente, e cioè: molti giovani seguono la televisione e contemporaneamente navigano via web, scambiano sms, ecc. Un nuovo modo di “conoscere” dunque rispetto alle vecchie generazioni abituate ad apprendere in modo “verticale”, cioè approfondendo la conoscenza, attraverso un mezzo alla volta. Con ciò non voglio intendere che le due modalità di apprendimento, tra i “vecchi” e i “giovani”, siano una più positiva dell’altra, o viceversa. Sospendo semplicemente il giudizio, anche perchè penso che ancora il fenomeno non sia stato sufficientemente studiato.
concordo sul fatto che la televisione, in quanto medium, non è del tutto neutrale, però mi dissocio da tutti i catastrofisti.
non è che la televisione sia il demonio!
ricordiamoci che:
a. la televisione svolge comunque una funzione informativa. sarà anche faziosa… ma perché, gli altri medium non lo sono? dipende, ovviamente da chi c’è dietro.
b. la televisione, che piaccia o no, fa compagnia e svolge una “funzione sociale”. pensate ai tanti anziani lasciati soli, abbandonati. meglio un po’ di compagnia televisiva che niente.
che piaccia o no è così.
c. la televisione comunque svolge una funzione di intrattenimento e con il digitale terreste ce n’è per tutti i gusti. se un canale non piace, basta cambiare.
d. la televisione infastidisce chi non ci va (parafrasi andreottiana)
e. e se proprio non la sopporto, la televisione posso sempre spegnerla.
non posso invece spegnere certi cartelloni pubblicitari dementi che mi ritrovo davanti al balcone di casa mia.
per dire…
grazie per la libertà di espressione che questo blog sempre offre (lo leggo sempre anche se non intervengo).
ciao a tutti
Concordo con Gaetano Failla: l’apprendimento e l’informazione oggi sono – come dire? – simultanei e sincronici più che diacronici. Ciò a scapito dell’approfondimento ma gli orizzonti si sono sicuramente allargati. Ancora gli scienziati studiano sugli effetti che tutto questo ha sulla mente e sui nostri stessi collegamenti neuronali: il mezzo è il messaggio, ma non solo: mente e pensiero, cervello e tecnologie umane interagiscono e si modificano. Come il pollice opponibile e gli strumenti costruiti dagli uomini primitivi hanno modificato il cervello (e viceversa, come lo sviluppo della scatola cranica e l’accrescimento del volume del cervello e delle sue cinconvoluzioni e funzioni hanno modificato l’approccio tecnologico dei primi uomini) così i nuovi media modificano continuamente la mente che li ha creati e che li utilizza (ad esempio, pensiamo a quanto è cambiata la nostra modalità di lettura col pc: lettura veloce ma spesso meno approfondita perché l’occhio coglie le informazioni e i messaggi che gli interessano; oppure pensiamo a come sta cambiando la scrittura: perdita progressiva del corsivo con relatii effetti sul cervello, che si sviluppa anche grazie ai continui esercizi di motricità fine a cui la scrittura in corsivo lo costringe, con ricadute a cascata su altre abilità fini del cervello stesso).
ciao a tutti e grazie per i contributi. intervengo con qualche considerazione a monte, che poi è stata lo spunto per farci partire con l’iniziativa.
Okay, la tv com’è ora fa schifo. Su questo siamo tutti d’accordo? Chiaro che parliamo della tv in generale, che sacche di resistenza ed eccezioni ce ne sono, ma si tratta appunto di riserve indiane, di casi eccezionali. E parliamo della tv generalista, dato che almeno per ora la maggior parte delle persone quella guarda. La moltiplicazione dei canali da un lato è ancora per pochi (sky e digitale a pagamento) dall’altro è tale che proprio causa eccesso di offerta nessuno dei nuovi programmi è in grado di spiccare, di fare il vuoto, come si dice. L’altra sera sul canale 80128 del satellite c’era un capolavoro di docufiction sul teatro balinese: spettatori totali, 3 più un gatto addormentato. Insomma c’è poco da fare, la maggioranza degli italiani guarda ancora Rai e Mediaset, e allora di quelli ci tocca parlare.
La tv com’è ora fa schifo. Siamo d’accordo o no? Certo ci sono delle sacche di resistenza, Report e le inchieste di Riccardo Iacona e poco altro (no, i talk show no, Santoro e Lerner e Floris ci perdonino, ma trasmissioni in cui al 5’ del primo tempo già i politici si danno sulla voce e a casa non si capisce niente, non son degne di questo nome), ma si tratta di riserve indiane, come a dire che gli americani non sono stati cattivi coi pellerossa perché gli fanno gestire i casinò.
Certo ci sono i casi straordinari come Vieni via con me, ma sono appunto fuori dall’ordinario: come può assurgere a modello un programma che per sbancare tutto mette in campo una all-stars in cui c’è il presentatore più simpatico, lo scrittore più popolare, il comico più osannato, il politico più carismatico, il musicista più stimato? Per essere all’altezza dovremmo fare una cosa con John Cena, san Tommaso d’Aquino, il Pelìde Achille e Paperinik. Ma non ce li possiamo permettere, costano troppo e non vengono neanche gratis.
La tv com’è ora fa schifo. D’accordo? Okay. Ma come ce la immaginiamo una tv diversa? Cosa desideriamo, cosa proponiamo? Insomma: di che cosa parliamo quando parliamo di tv? Quasi sempre di forma, quasi mai di contenuti. Fateci caso: quando l’argomento è la tv, soprattutto la tv pubblica, il dibattito è feroce, ma ci si limita a discutere sulla forma che deve avere. La Rai dev’essere libera dai partiti, no lottizzata, dev’essere pubblica, no completamente privatizzata. Nessuno fa mai la domanda successiva: poniamo che si è raggiunta la forma adatta, qualsiasi essa sia. Cosa ci mettiamo dentro?
secondo me dire che la tv com’è ora fa schifo mi sembra eccessivo. però son d’accordo sul fatto che possa essere migliorata.
Cosa metterci dentro?
certo, questa è la domanda principale. e non è facile rispondere.
altra considerazione.
la tv di oggi rispecchia i gusti del telespettare medio.
ma i gusti del telespettare medio sono influenzati dalla tv di oggi.
solo che la tv di oggi rispecchia i gusti del telespettare medio.
ma il problema è che i gusti del telespettare medio sono influenzati dalla tv di oggi.
siamo evidentemente di fronte ad un circolo vizioso.
come spezzarlo?
scusateeeeeeee!
telespettare sta per telespettatore!!!
ho fatto un po’ di pastici con il copia e incolla.
pastici sta per pasticci.
passo e chiudo.
Vorrei introdurre un altro elemento di discussione a questo bel dibattito. Credo che la televisione oggi abbia perso parte del potere che aveva in passato, per via di una maggiore frammentazione dei media (internet in particolare).
Ovviamente mi piacerebbe conoscere eventuali opinioni in merito
@ Leo
Lo credo anch’io. Ma forse ancora il fenomeno è relativo prevalentemente ad una fascia d’età piuttosto limitata: quella giovanile.
Quando guardo Tv cerco prima di tutto di capire in quale logica relazionale si pone le trasmissione,ossia se nella logica familistica, quella che pensa di accontentare tutti, o quella cultural-specialistica onde evitarmi la sofferenza di ascoltare un linguaggio pedestre e storie piagnone,sempre le stesse, storie che non raccontano la verità perché l’approccio è unidirezionale ma creano una verità e non si chiedono quali problemi possono sorgere in chi rimane analfabetivamente coinvolto nella storia.
La TV è un libro con nelle pagine scritto un perenne romanzo d’appendice che non fotografa la realtà ma la inventa pietosamente e arbitrariamente e la tiene unita attraverso il corredo emozionale del pubblico “visionario”
I cattivi effetti del potere televisivo sono sotto i nostri occhi ma ancora non ne abbiamo sperimentato le conseguenze!
L’idea di una società libera dal potere della televisione e dalla coercizione mediatica è un’utopia.
La Tv è come la famiglia puoi usare tutte le strategie per liberartene ma il suo imprinting lo porti sempre addosso. Ma ammettendo il caso che decidessi di buttare nella spazzatura il tuo televisore il giorno dopo leggeresti quei programmi che non hai visto sul volto e nelle parole di che ne è stato sensibile ascoltatore.
La Tv è l’amico potente che non commette ingiustizie perche è uguale per tutti. Davanti alla televisione soltanto ti senti davanti alla legge uguale per tutti. Personalmente, prima vivevo la televisione secondo il principio democratico della scelta anche se limitata. Potevo scegliere tra la tv commerciale e la tv di Stato adesso la prepotenza commerciale è avanzata come un esercito di austriaca memoria dentro l’altra tV che, pur navigando in acque tempestose, manteneva una certa rotta culturale.
La tv è oggi il potere assoluto e siccome il potere corrompe essa corrompe “assolutamente, sicuramente, infallibilmente” ( PER MERITO DI ESSA IL SUPERLATIVO è D’OBBLIGO)
Rousseau diceva che “l’uomo nasce buono e la società lo corrompe”. I nemici di questa affermazione credo che oggi abbiano dei ripensamenti in quanto è troppo evidente che la società ha delegato alla TV il suo istinto tenebroso, il suo sinistro senso della vita, e ha fatto di un “giocattolo” il responsabile dell’oppressione politica, della confusione (non lo vediamo tutti che ormai al suo interno, dentro quel rettangolo è solo confusione, che si parlano addosso con una velocità linguistica che ti dà il senso e la dimensione del come la parola non conta niente: qui però c’è una differenza la destra batte anche in questo la sinistra) della malattia mentale, del suicidio, della criminalità, del disfacimento della famiglia, dell’uso di droghe, di brindisi ad ogni ora, dell’uso sfrenato di medicinali….
Popper già nel 1945 avvertiva nella sua “Società aperta” che l’albero della conoscenza avrebbe mutato la società, ma forse ancora non aveva identificato né l’albero né il frutto e non sapeva ancora quanto e come l’avrebbe cambiata.
Cosa ha distrutto la TV? Penso alla spontaneità, ossia agli aspetti dell’interazione umana giungendo persino a modificare la nostra percezione della realtà.
Nel mio rapporto con la tV mi comporto come si comportavano i funzionari della Corona, di Carlo V, nelle colonie, ossia secondo il motto ”Se obedece pero no se cumple”
Mi si chiede un modello di palinsesto? Non sono all’altezza di elaborare un simile oggetto tecnico culturale.
Io so soltanto cosa sia la fiducia, la coerenza, il buon senso, la giustizia ecc….e quindi li so riconoscere nell’offerta che mi viene fatta.
Per il momento mi fermo qui augurando buona televisione a tutti.
Massimo,
intervengo per rispondere alle domande: Che tipo di televisione vorreste? Che tipo di programmi vi piacerebbe vedere?
Personalmente vorrei una televisione che non fosse condizionata (influenzata) dai mezzi economici e dall’audience. Una televisione senza censure, aperta a qualsiasi proposta. Una televisione che rispecchi per certi aspetti Internet. Ovvero, una televisione libera, che accontenti tutti, grandi e piccoli, sani e malati o costretti a vivere negli ospizi, utenti colti attivi vivaci e utenti ignoranti e rassegnati, gente razionale e gente fanatica, religiosa o atea, persone che vogliono cambiare il mondo con la violenza e persone che vogliono cambiare il mondo con l’ostinazione non violenta e via dicendo.
Ma quando mai la televisione accontenterà ogni genere di spettatore, di utente? Mai. Internet sì, per ora, nonostate le censure. Ma la televisione mai, a prescindere dai mezzi economici, ovvero dalla pubblicità.
Riflettendoci, però, nemmeno i programmi di Internet possono e potranno “sopravvivere” senza sostegni economici. E questo è purtroppo il punto dolente, l’handicap ineliminabile, dato che senza il danaro non si costruisce nulla: si fanno solo sogni o disegni sulla sabbia.
Che genere di programmi mi piacerebbe vedere?
Programmi di attualità giornalistica e culturale (di costume), inchieste, film ben fatti, reportage, dibattiti, spettacoli d’intrattenimento, lezioni concernenti le scoperte scientifiche, specie biomediche, e intervalli con le immagini delle varie città e cittadine italiane (una debolezza).
Termino qui, salutando cordialmente te e gli ospiti, di nuovo.
Ciao Massimo.
Una sosta al salotto giusto per dire la mia sull’argomento TV e, da quanto ho letto nei commenti, più o meno la pensiamo tutti allo stesso modo: fondamentalmente non ci piace a parte alcune, piccole o grandi, zone d’eccellenza. Concordo anch’io con quanti ritengono che il mezzo televisivo sia sempre più avulso dal concetto di servizio pubblico perché troppo influenzato, forse è meglio dire strumentalizzato, dal potere economico. LA “scatola magica” è di uso immediato, basta un clic e qualsiasi messaggio arriva agli occhi ed al cuore di tutti, credo fermamente che dovremmo del nostro meglio e di più per proteggere questa “costola scoperta”. Come?
Eh! Credo la risposta sia troppo banale per darla ancora una volta ed anch’io sono stufa di sentirla.
In generale l’idea della televisione mi piace, come mezzo e non come fine, la vorrei piena di gente sensibilizzata al concetto di “vera cultura”, e vorrei vedervi meno disinvoltura nel propinare stupidaggini.
Certo che ha influito e influisce sulla cultura e sulla società, e non solo in negativo ritengo. Penso ad un programma degli anni sessanta (lo ricordo appena ma dovrebbe essere premiato con un Nobel) che riassume, ai miei occhi, il concetto di servizio pubblico: dalla televisione in bianco e nero che ancora avevano solo in pochi, il Maestro Alberto Manzi insegnò a leggere e scrivere a tantissimi. L’Italietta semianalfabeta reduce ancora intronata dalla seconda guerra, spaccata in due dalla ripresa economica che investì solo una fascia protetta e ristretta di burocrati, insegnanti e imprenditori, ecc escludendo la maggioranza silenziosa di contadini, piccoli impiegati, operai, gente rovinata dalle vicende guerresche ecc, per anni ebbe dal programma televisivo “Non è mai troppo tardi” il diritto che non riuscivano ad esigere dal loro Stato. Anche oggi possiamo seguire tanti programmi pieni di contenuto e di quanto chiamiamo cultura, il mio rammarico è che alcuni siano relegati in fasce orarie impossibili e che non siano abbastanza pubblicizzati, a vantaggio di altri più o meno “leggeri” che godono di prime scene. Mi piace ogni tanto la sorpresa di qualche bel film, sceneggiati si chiamavano ed alcuni erano proprio belli, del passato ma, generalmente, vorrei nuove produzioni. Magari risparmiando un pò sull’inutile e rinunciando alle pretese dei soliti nomi, puntando su qualche bravo sconosciuto che certo non manca. Forse si potrebbe uscire dallo stallo.
L’unica cosa che deploro davvero è che non sono soddisfatta dai telegiornali: trovo che manchino di obiettività e siano troppo addomesticati ad una logica contraria a quella giornalistica.
alcuni telegiornali sembrano testate di pettegolezzi. Ecco, questo lo trovo indecente.
Per il resto mi piacerebbe sentire più musica: opera, classica, sinfonica, non sempre le solite star del momento (che sono già famose) e senza andare a cercarla sui canali tematici.
Comunque, quando sono sola oppure sono interessata ad altro, non guardo affatto la tv. Come per tanti accade, anche per me la visione della tv è spesso indotta dalla convivenza e dalla noia.
Ciao Massimo
Buongiorno. Qualche altra nota sulla storia della televisione.
Ieri avevo sottolineato che la televisione elettromeccanica era una televisione ancora ad uno stadio embrionale, e che fu completamente dismessa e sostituita dalla televisione elettronica.
La televisione elettronica fu realizzata per la prima volta il 7 settembre 1927 dall’inventore americano Philo Farnsworth nel proprio laboratorio di San Francisco. La definizione è dovuta al fatto che sia l’apparecchio di ripresa delle immagini che quello di visione erano realizzati con un dispositivo elettronico, il tubo a raggi catodici, inventato dal fisico tedesco Ferdinand Braun nel 1897. Questa tecnologia è quella tuttora maggiormente utilizzata.
Per la verità il tubo a raggi catodici è stato sostituito negli apparecchi di ripresa (telecamera e videocamera) dal CCD, mentre negli apparecchi di visione (televisore, monitor e videoproiettore) si appresta ad essere completamente sostituito dalla tecnologia al plasma, a cristalli liquidi, OLED e altre ancora in fase sperimentale.
In Italia i primi studi e le prime prove sperimentali di trasmissioni televisive furono effettuate a Torino a partire dal 1934, città che già ospitava il Centro di Direzione dell’EIAR (in seguito RAI), presso i locali del Teatro di Torino, attiguo alla sede storica di Via Verdi. Successivamente, l’EIAR stabilirà una sede a Roma, nel quartiere Prati, dove realizzerà la storica sede di Via Asiago 10 e a Milano, in Corso Sempione.
Il 22 luglio del 1939 entra in funzione a Roma il primo trasmettitore televisivo da 2 kW presso la stazione trasmittente EIAR di Monte Mario, che effettuerà per circa un anno regolari trasmissioni. Nel settembre dello stesso anno un secondo trasmettitore televisivo viene installato a Milano sulla Torre Littoria (oggi Torre Branca) ed effettua trasmissioni sperimentali in occasione della XI Mostra della Radio e della XXI Fiera Campionaria di Milano.
La prima trasmissione televisiva verrà realizzata ufficialmente solo nel 1954 dal Centro di Produzione Rai di Via Verdi, a Torino.
Le trasmissioni ebbero improvvisamente termine il 31 maggio 1940 per ordine del governo, asseritamente per via di interferenze riscontrate nei primi sistemi di navigazione aerea. È presumibile che l’imminenza dell’entrata in guerra dell’Italia abbia giocato comunque un ruolo in questa decisione.
Durante l’occupazione l’esercito nazista fece smantellare e trasportare in Germania tutti gli apparati trasmittenti dell’EIAR di Roma, incluso il trasmettitore televisivo che verrà in seguito recuperato dagli alleati dopo la fine della guerra e restituito alla RAI (nuova denominazione dell’EIAR dal 1944), che nel gennaio del 1949 lo installa a Torino in località Eremo, sulla collina torinese e alle nuove antenne installate sul tetto della sede RAI di Via Verdi. Riprende così la sperimentazione che porterà alla prima trasmissione televisiva ufficiale del 1954.
L’11 settembre 1949, con una trasmissione sperimentale dalla Triennale di Milano presentata da Corrado, hanno inizio le trasmissioni televisive in Italia con lo standard a 625 linee, ma la programmazione regolare cominciò soltanto dal 3 gennaio 1954, a cura della RAI, in bianco e nero.
L’autoregolamentazione dell’epoca prevedeva, tra i suoi principi fondamentali, la non accettazione di scene turbanti la pace sociale ed incitanti all’odio di classe, il rispetto dei valori familiari e religiosi. Un capitolo a parte meriterebbe la moralità dei costumi, che prevedeva il pieno rispetto della “santità matrimoniale” e il rifiuto delle scene erotiche. Per garantire il rispetto di queste norme, venne istituito, dal 1947 il “Comitato per la determinazione delle direttive di massima culturali”.
Le prime trasmissioni della programmazione regolare furono: le interviste con l’ingegner Filiberto Guala (amministratore delegato) che definì il nuovo mezzo come “il focolare del nostro tempo”, lo spettacolo intitolato “L’orchestra delle 15”, presentato da Febo Conti, la rubrica musicale Settenote e La domenica sportiva. I televisori accesi furono, il giorno di esordio, solamente ottantamila, gli abbonati non superarono le ventimila unità intorno al febbraio del 1954 e il prezzo del mezzo sfiorava le dodici mensilità di un reddito medio annuo (1954).
Il segnale arrivò su tutto il territorio nazionale tre anni dopo, il 31 dicembre 1956, e a quel momento gli abbonati erano ancora relativamente pochi – 360.000 – a causa del costo elevato degli apparecchi.
Dagli anni cinquanta la diffusione della TV crebbe a ritmi stupefacenti, come precedentemente accaduto sul mercato americano. In quegli anni la televisione era un bene di lusso che pochi italiani potevano permettersi, tanto che i bar o le case dei propri vicini diventarono luoghi prediletti per visioni di gruppo, soprattutto in occasione delle trasmissioni del primo e subito popolarissimo telequiz italiano, i primi pionieri furono Mario Riva con “Il Musichiere”, e Mike Bongiorno con “Lascia o raddoppia?”.
Verso la fine degli anni cinquanta anche la carta stampata si accorge del nuovo mezzo. Nasce la prima rubrica di critica televisiva: la tiene Ugo Buzzolan – già autore del primo originale televisivo (La domenica di un fidanzato) – su La Stampa di Torino. È proprio in questo periodo che nasce il primo telegiornale della Rai, che vede come direttore Vittorio Veltroni. Esso conquista il popolo italiano, riuscendo ad arrivare dove la carta stampata non aveva saputo (propone immagini e audio contemporaneamente produce uno straordinario effetto di realtà e permette di assistere in diretta ad eventi sensazionali).
Nel 1960 nasce la trasmissione “Tribuna elettorale”, seguita l’anno successivo da “Tribuna politica”, le quali permetteranno per la prima volta di conoscere i volti dei leader delle opposizioni politiche.
Particolarmente rilevante nel 1957 è la comparsa della pubblicità in Rai con l’avvento di “Carosello”, un famoso spazio, dove il messaggio pubblicitario deve rispettare rigorose regole stilistiche e narrative. Difatti, il prodotto reclamizzato può essere citato solo all’inizio e alla fine di un breve spettacolo (135 secondi), al quale non è permesso di citare il prodotto stesso.
A partire dal 1962 vi fu il primo collegamento via satellite tra Italia e Stati Uniti, che segnò l’avvento della comunicazione interplanetaria, permettendo di assistere ad eventi fondamentali della nostra storia in diretta, come lo sbarco del primo uomo sulla luna nel 1969, che raccolse circa 500.000.000 di spettatori.
Negli anni sessanta, con il progresso dell’economia, il televisore divenne accessorio di sempre maggior diffusione, sino a raggiungere anche classi sociali meno agiate; l’elevato tasso di analfabetismo riscontrato fra queste suggerì la messa in onda di “Non è mai troppo tardi” (1959-1968); un programma di insegnamento elementare condotto dal maestro Alberto Manzi e che, è stato stimato, avrebbe aiutato quasi un milione e mezzo di adulti a conseguire la licenza elementare.
Almeno nella fase iniziale la televisione italiana era una delle più pedagogiche al mondo. Le sue finalità erano certamente educative e se da un lato la programmazione, pur non cercando il consenso dei telespettatori, poteva essere considerata soporifera, dall’altro ebbe indubbi benefici nei confronti di una situazione nazionale, a quei tempi, caratterizzata da una certa arretratezza nei costumi e da una disomogeneità culturale. Non è solo una battuta umoristica dire quindi che, almeno a livello linguistico, “L’unità d’Italia non l’ha fatta Garibaldi, ma l’ha fatta Mike Bongiorno.”
Anche le tappe successive dello sviluppo televisivo italiano indicano un ritardo rispetto agli altri Paesi europei: solo nel 1961 iniziarono le trasmissioni del secondo canale RAI e la terza rete tv arrivò tra la fine del 1979 e l’inizio del 1980 (come da riforma del 1975).
Le trasmissioni a colori, iniziate in via sperimentale fin dagli anni ’70, in particolare con la trasmissione delle Olimpiadi di Monaco nel 1972, che avveniva con diversi sistemi a giorni alterni in quanto proprio in quel periodo veniva dibattuta in Parlamento l’adozione del sistema di trasmissione tra i sostenitori del francese SECAM e quelli del tedesco PAL, inizieranno ufficialmente solo nel febbraio 1977 cioè circa 10 anni dopo rispetto ai paesi europei più sviluppati e soprattutto agli USA, principalmente per l’opposizione di alcuni personaggi politici (in particolare Ugo La Malfa) che temevano gli effetti devastanti sull’allora precaria situazione economica italiana dello scatenarsi della “corsa all’acquisto” del nuovo elettrodomestico (costoso e quasi sempre importato dall’estero) da parte delle famiglie italiane.
Così come mi è stato consigliato, ho suddiviso l’intervento in più post per ragioni di natura visiva. Domani farò un cenno alla nascita e sviluppo delle televisioni commerciali in Italia.
Buona giornata.
“La vita dal vero ebbe fine con l’avvento della tV, cioè dal 1957, da quando fu alzata l’antenna di Monte Soro e Mike Bongiorno con “Lascia o Raddoppia?” ci teneva incollati a quella scatola nera che si chiamò televisore. Essa, sostituì la tavolata e i dibattiti del dopo-cena……
Da quel momento la famiglia patriarcale si sbriciolò e diede origine, attraverso i suoi frammenti, alla famiglia nucleare. Scoprimmo la tana, ossia il luogo, dove senza muoversi era possibile soddisfare iconicamente le nostre curiosità, confrontare i nostri desideri, aprirsi alla prospettiva di nuovi comportamenti, meno sopra le righe, avere il mondo sotto gli occhi e poterlo controllare e copiare.
Il nonno l’aveva previsto e la sera in cui aveva fatto la sorpresa del televisore, accendendolo, aveva detto:
“Finalmente Demetrio sarà contento!”
Qualcuno osò chiedere perchè ed egli rispose: “Adesso saremo tutti uguali perchè tutti avremo lo stesso maestro.”……………..
……………..Il coraggio di una ragazza, di circa vent’anni che ebbe l’ardire di mettere in gioco la propria reputazione, partecipando a “Lascia o raddoppia?” e vincere cinque milioni e centoventimila lire, modificò l’opinione dei critici di famiglia sul nuovo fenomeno televisivo e fece conoscere anche al pastore di Portella della femmina morta, quell’oggetto
di cui non aveva mai sentito parlare, facendogli fare un salto di millenni, portando nella Valle una ventata di modernità……”
da “ALLA CORTE DEL NONNO MASTICANDO LIQUIRIZIA” di Mela Mondì Sanò
ed. Agemina
Ho un rapporto di insofferenza verso la televisione, soprattutto verso i format che ormai invadono tutte le reti, insomma, la televisione la odio, preferisco leggermi un libro o guardarmi un film sul computer.Amo ascoltare la radio, e trovo che anche l’emittente radio più stupida sia in generale meglio della televisione. Sono una grande fruitrice di programmi radio.
Quando ero più giovane, la televisione ha avuto il merito di portare l’informazione ed anche un po’ di divertimento nei posti più sperduti, e per un certo periodo ha fatto anche “cultura”, io andavo a scuola, ma ricordo “non é mai troppo tardi” dove il Maestro Manzi insegnava a leggere e scrivere, e compiva una mirabile opera di alfabetizzazione.
Ora credo stia succedendo l’esatto contrario, la televisione fa diventare analfabeti i di ritorno, e qui potrei dilungarmi, ma voi ne sapete più di me e quindi vi risparmio. Il passato é passato e credo sia inutile ritirarlo fuori, nessun programma Tv, potrebbe reggere quanto ha retto Caterpillar su Radio due, o Black out sempre su radio due solo per citarne un paio.
Quindi se potessi , la televisione l’eliminerei del tutto.
Ci sono solo un paio di programmi che quando posso guardo: Report
(penso che La Signora Gabanelli sia un’ottima giornalista) e Che tempo che fa.. di Fazio,) Il resto è vuoto pneumatico: non mi metto neanche a fare un ipotetico palinsesto: mi piacciono i bei film, l’informazione e la cultura, e queste sono cose che la nostra Tv si è dimenticata da molto, molto tempo.
Detesto i format, detesto i reality, detesto i programmi che si ripetono da anni, sempre uguali a se stessi, senza la minima variazione, che si trascinano stancamente verso l’imbecillità (o CI trascinano stancamente verso la stessa meta). Detesto l’informazione omologata e faziosa, e le liti da pollaio delle (sempre le stesse) facce da culo di politici, politologi e tuttologi. Detesto i giornalisti che intervistano al citofono i parenti delle vittime per chiedere “che cosa prova?” (mavaffanculotù, giornalistadimerda! macheccazzo vuoi che provi a vedermi ammazzato un marito, una figlia, o il fidanzato ?), o quelli che giocano coi pupazzetti e le automobiline sui plastici delle case del delitto. Detesto vedermi riproporre sempre gli stessi film, e anche quelli che una volta ho pure apprezzato ma che adesso nonsenepuòpiù.
Detesto ancora di più gli spettatori che si indignano se in trasmissione non c’è un giusto contradditorio in nome della “parcondicio”, perchè laraièunserviziopubblico e “la pagano tutti” (poi magari quelli che più si indignano evadono pure il canone!). Come se non si potessero fare trasmissioni “di destra” o “di sinistra” e ognuno fosse libero di guardare quelle che più gli piacciono. Io pagarei volentieri anche quelle degli altri, purchè mi si garantisse di poter guardare liberamente “le mie”, senza tanti rompicoglioni sempre pronti a interrompere (urlando più forte, dando spesso in escandescenze) il discorso dell’avversario.
Mi piace tutto quello che si stacca dai suddetti clichè, anche se è sempre meno, e sempre più relegato in seconde se non terze serate.
Il più grande pregio della Televisione è che si può sempre spegnere.
tra gli articoli pubblicati da Giudizio Universale condivido di più quello di Roberto Alajmo.
Complimenti a tutti per la civile discussione.
Che tipo di rapporto avete con la Tv?
Mi tengo a debita distanza. Né odio né amore. Non accendo se non ho deciso prima cosa vedere, tento di limitare la mia sensazione di passività. Non mi piace lo zapping sfrenato alla ricerca di un mondo perduto, apprezzo la frammentarietà solo se è proposta da Blob.Non gli ho mai dato molta importanza in un senso e in un altro, neppure con i miei figli a cui ho spiegato che è un mezzo attraverso cui non può passare che il bello e il brutto della vita, l’onesto e il disonesto, l’utile e l’inutile, .
Quali sono, in generale, i pro e i contro della televisione?
Che ci restituisce l’immagine della vita così com’è. Che ci mostra l’immagine di una vita che non è così.
Che tipo di contributo ha dato la televisione italiana alla cultura?
Ha arricchito il paese di un tipo di cultura nazional popolare “Baudiana”, ha fatto fare ripetizioni gratuite di cultura generale con i quiz di Jerry Scotti, ha dato suggerimenti di cucina a chi non ha mai avuto in regalo il “Talismano della felicità” mitico libro di ricette di cucina italiana, ha portato tutte le adolescenti all’utilizzo compulsivo della piastra per lisciare i capelli come le ospiti di “Uomini e Donne”
Quali sono i programmi di oggi che guardate con maggior piacere?
I Simpson, Desperate Housewives, Zelig, Blob, film di Totò, di De Sica- Vittorio….- programmi di musica, Che tempo che fa e, quando ci sono, documentari naturalistici e di viaggi.
Quali programmi del passato vi piacerebbe che venissero rimessi in onda?
Le vecchie pubblicità e le riviste in cui cantava Mina, Battisti, Alberto Lupo. Anche qualche vecchio telefilm in bianco e nero, tipo Fantomas. Anche Arsenio Lupin con quelle sigle bellissime. E sì, Super Gulp fumetti in TV.
In generale: che tipo di televisione vorreste? Che tipo di programmi vi piacerebbe vedere?
Una TV interattiva dove con il telecomando alla mano si potesse togliere la voce, dico la voce non l’audio, a quelli che strombazzano sputacchiando urla addosso agli altri, materializzarsi nel salottino bianco di Vespa e mettere nel suo plastico figuranti con il volto di sua madre sua sorella o suo figlio. Mettere un auricolare a Fede e suggerirgli le notizie come faceva Boncompagni ad Ambra, doppiare Maria De Filippi con la voce di Sandra Milo e viceversa. Sostituire le immagini cruente che appaiono durante i telegiornali, in orario di fascia protetta, con le immagini dei personaggi de L’era glaciale e di Madagascar. Insomma, sarebbe facile e ripetitivo dire che la Tv che vorrei è quella che vorremo tutti noi che seguiamo letteratitudine, più colta, più giusta, più pulita,più intelligente, più formativa.
Mi accontento che funzioni il telecomando e che io possa spegnerla quando non la condivido. Prima che diventi talmente forte e potente che si accenda da sola quando vuole e che sia lei a spegnere me.
Un caro saluto e un grazie come sempre a Massimo per gli spunti di conversazione.
Che tipo di rapporto avete con la Tv?
La guardo, quando sono particolarmente stanca a scapito però, della lettura di un buon libro, che mi lasci immaginare ambienti e personaggi della trama.
Quali sono, in generale, i pro e i contro della televisione?
I pro sarebbero molti, poiché sia i telegiornali e alcuni programmi, ci mostrano le usanze e le tradizioni, le quotidianità di altri paesi con
i quali possiamo confrontarci e magari scoprire che l’Italia, se volessimo potrebbe essere una insuperabile Nazione, infatti le eccellenze intellettive e manuali non ci mancano.
Nella mia attività culturale, atta a valorizzare il tempo libero dei soci, ho potuto constatare il talento di molti artigiani che vivono appartati o ignorati da coloro che avrebbero i mezzi per non fare affossare nell’oblio, la loro collaudata e antica esperienza.
Della televisione detesto, le furiose litigate per futili motivi degli intervenuti, le trasmissioni di basso livello che veleggiano su troppi canali. Troppo spesso in essi, proliferano elementi, scarsamente educati o dal turpiloquio facile o dai gesti volgari che risultano diseducativi per
i figli piccoli, ancora privi di autonomia di giudizio.
Che tipo di contributo ha dato la televisione italiana alla cultura?
Il contributo è stato positivo, non solo per la diffusione della lingua italiana, ma, ha favorito il recupero dell’ alfabetizzazione di ritorno,
per molte persone costrette ad abbandonare la scuola troppo presto Quali sono i programmi di oggi che guardate con maggior piacere? Guardo con piacere alcuni interessanti documentari, specialmente quelli girati in terre sconosciute e lontane che ormai non potrò più visitare. Mi interessano i programmi di medicina, che valorizzano i bravi medici e ci fanno conoscere le nuove scoperte a favore dell’umanità Rivedo volentieri qualche bel film, del passato, divenuto un classico. Ascolto con attenzione quei dibattiti intelligenti, che tastano il polso alla attuale società anche se le previsioni per il futuro non sono rassicuranti.
Quali programmi del passato vi piacerebbe che venissero rimessi in onda?
Gli sceneggiati realizzati da ottimi registi e validissimi attori, ironici come gli interpreti di “ Le sorelle Materassi” o quelli impegnati come.
– Il Mulino del Po -, allestito dal bravissimo Ricardo Bacchelli.
Mi piacerebbe rivedere il poetico film “ Miracolo a Milano”. Ancora ricordo il verso della canzone (“Ci manca un po’ di terra per vivere e campar) mentre quei poveretti accavallo di una scopa solcavano il cielo.
Risogno alcune commedie teatrali, col mitico Sergio Govi o quelle con Andreina Pagnani e Enrico Maria Salerno, così sapide per i loro battibecchi amorosi. Le scelte sono sempre crudeli e troppo parziali, Naturalmente ho dovuto omettere tanti altri fascinosi programmi per non scrivere un lungo elenco.
@Grazie massi, per le proposte sempre allettanti.
Tessy
Vedo che l’argomento ha sollecitato diligentemente le risposte per cui ho fatto il riepilogo dei miei interventi ed ho dedotto che alla 1a e alla 2a domanda credo di avere risposto.
Alla terza domanda rispondo che fino a qualche mese fa seguivo i salotti della politica perchè mi divertivano e mi facevano non pensare alla situazione reale, adesso la cosa.però, è diventata seria e preoccupante ed allora guardo TV soltanto alla domenica e vado “Alle falde del Kilimangiaro” perchè la bellezza dei paesaggi, la conoscenza di altre culture mi solleva lo spirito.
Se accendo la tv nelle sere feriali vado sempre sul terzo canale.
Non saprei dire quali programmi del passato mi piacerebbe che venissero messe in onda, posso soltanto dire che mi piacerebbero delle classiche opere teatrali. Lo spettacolo infatti, secondo me, che offre una piacevole visione, e cambia culturalmente la gente è il teatro.
Mi piacerebbe inoltre uno spazio dedicato alla filosofia, ossia alla mente, che educhi al pensare e non soltanto al dire, soprattutto per evitare tanto starnazzare di persone chiamate a dare il loro parere e che dicono sciocchezze con l’aria di Oracolo di Delfo, facendo di tutta la tv un unico e solo “grande fratello”.
Per concludere dico, e giuro che è vero, spesso la sera accendo il televisore che ho nella stanza, lo metto piano pianissimo e subito volo nelle braccia di Morfeo. Provateci!
Per il resto forse non sarò condivisa…. ma pazienza!
A te Massimo i complimenti per come sai letteratitudinare i problemi reali
ciao
[OT] Hai ricevuto un Sunshine Award – passaparola! http://angolonero.blogosfere.it/2011/01/sunshine-award.html
P.S.: Massimo, non sapevo come contattarti quindi ho scritto qua, ma ovviamente puoi cancellare questo commento dopo averlo letto…
grande discussione. complimenti a tutti.
speriamo che la legga qualche dirigente Tv.
@ Caro Massi. mi scuso con te, per aver scritto il tuo nome senza la lettera maiuscola. Mi è scappato un – a cavallo – tutto attaccato. l’impaginazione del testo risulta sciatto e disordinato.
Ben conosci la mia disabilità motoria e manuale, così anche se tento di fare un copia- incolla per evitare pasticci, non riesco mai a scrivere decentemente.
Mi scuso anche con i lettori del blog. Grazie e buona serata.
Tessy
Ringrazio Gaetano Failla per il riscontro. Sono d’accordo, caro Gaetano, con quello che dici. Pero’ mi viene da pensare che la tv e’ vecchia, molto vecchia.
Un caro saluto a tutti
Buongiorno.
Per completare i cenni alla storia della televisione vorrei spendere due parole sulle Televisioni locali e commerciali.
Dal punto di vista normativo, nel 1974 una sentenza della Corte costituzionale legittima l’esistenza della televisione via cavo, ed un’altra due anni dopo, autorizza anche le trasmissioni via etere purché di ambito locale.
Da questa esperienza nasce Telemilano 58, che ha assorbito Telemilanocavo e che successivamente diventa Canale 5.
Il decennio successivo vede l’affermazione delle emittenti private di Silvio Berlusconi e il loro immediato successo (con un intervento di Bettino Craxi, un decreto-legge legalizza le trasmissioni in diretta delle tv private sul territorio nazionale, fino ad allora prerogativa esclusiva del monopolio di Stato RAI).
La proliferazione di emittenti televisive ha richiesto a più riprese interventi legislativi di regolamentazione, nessuno dei quali è ovviamente uscito indenne da polemiche.
Il settore, sul finire del primo decennio, è oggetto di una nuova rivoluzione grazie al passaggio dal segnale analogico a quello digitale, transizione avvenuta sia per rispettare la direttiva europea Televisione senza frontiere, sia consentire un aumento delle emittenti (la trasmissione digitale permette l’accensione di un maggior numero di canali). Inoltre col nuovo sistema troverà rapida diffusione il nuovo standard in alta definizione.
salve. come contributo alla discussione copio le dichiarazioni rilasciate da Stefano Benni a Giovanna Zucconi su un’intervista pubblicata su Tuttolibri.
Stefano benni dice:
“Non guardo quasi mai la televisione, ma non è una questione politica. E’ una questione didattica: non ci trovo niente da imparare, con l’eccezione dei documentari sui castori, eccetera. Leggere si sceglie, non ci sono le risate registrate mentre leggi un libro comico. Vhi dice che leggere è snob, si è già arreso. E poi Internet è un grande mezzo per comunicare. Non amo tutto del Web, ma in dieci anni ha fatto invecchiare la televisione di dieci secoli”.
* * *
fonte: pag. XI di Tuttolibi, La Stampa, 15 gennaio 2011
C’è un refuso. (Vhi dice che leggere è snob).
Ho copiato male. ovviamente: chi dice che leggere è snob.
comunque mi ha colpito questa frase : “E poi Internet è un grande mezzo per comunicare. Non amo tutto del Web, ma in dieci anni ha fatto invecchiare la televisione di dieci secoli”.
Questo per dire che sono d’accordo con Leo.
Mi scuso per l’assenza di questi giorni e – contestualmente – vi ringrazio per la partecipazione a questa discussione.
Ho letto tutti i vostri commenti. Belli e interessanti…
Le opinioni sono varie, anche se – in generale – bisogna riscontrare una diffusa “scontentezza” sulla televisione di oggi.
Ne approfitto per ringraziare a salutare i nuovi intervenuti.
Un caro saluto di benvenuto, intanto, a Luciana Lanzarotti: http://www.neripozza.it/autori.php?lett=L&id_aut=321
Un saluto di benvenuto anche a Marosia Castaldi: http://www.feltrinellieditore.it/SchedaAutore?id_autore=203846
Saluti e ringraziamenti anche a: Elena, Margherita, Riccardo Recchiani, Antonio B. (grazie per la storia delle televisione: hai fatto benissimo a suddividere gli interventi in più parti), Gaetano Failla, Bianca, Maria Lucia…
Un saluto a Dario De Marco (e grazie per essere intervenuto).
Cari saluti e ringraziamenti anche a: Leo, Mela Mondì (grazie a te, Mela), Ausilio Bertoli, Maril, Annamaria, Carlo, Matteo, Lucrezia, Francesca Giulia (ciao, Fran!), Tessy (grazie sempre a te, cara Tessy), Aurelio, Giovanna Manlia.
Infine, un ringraziamento specialissimo a Angolo Nero per il Sunshine Award
Spero che questa “discussione televisiva” possa continuare…
A tutti voi, una serena notte e uno splendido inizio di settimana!
Mi piacerebbe rivedere gli sceneggiati di una volta, i documentari che hanno seguito la nostra evoluzione (o involuzione) sociologica…
A proposito di Internet: vero è che ha fatto invecchiare la tv di dieci secoli, ma spesso chi si connette cerca e sceglie e posta proprio pezzi di tv spazzatura. Chi sceglie questo nuovo mezzo con cognizione di causa magari cercherà cose che la tv generalista non gli offre oppure recupererà cose propinate ad orari assurdi.
Dobbiamo innovare i contenuti oltre che i media.
Ringrazio Giovanna Manlia.
Ohhhh, momento delicatissimo quello di stendermi sul divano, accendere la tv, sistemare accanto a me su una vecchia poltrona la mia cucciolotta, un quarto d’ora forse meno per vederla piombare sulla gommapiuma con le orecchie abbassate, sfinita, come la sua padrona che chiude le palpebre irresistibilmente pesanti, senza badare se c’è la velina, il presidente del consiglio, il giornalista rampante, films, canzoni, dibattiti, ricette culinarie, documentari d’assalto, ricchi premi etc ctc, la televisione ha un potere di sonnifero istantaneo, persino la mia cagnolina prima guarda il video(anzi lo fissa), poi sbadiglia, e infine con un mezzo ululato realizza la passività inflitta dal tubo catodico…
Un saluto a Maria Lucia e a Rossella.
E’ vero, cara Rossella, la Tv ha indiscusse proprietà soporifere…
Sulla storia della Tv segnalo queso link
http://www.homolaicus.com/linguaggi/tv.htm
Grazie mille, Lucio.
Ho evitato finora di scrivere in questo dibattito sulla televisione che, in realtà, mi interessa moltissimo. Ma, considerato quanto ho in antipatia il sistema di conduzione di uno strumento che potrebbe diventare ancora oggi una formidabile catapulta verso la coscienza e la conoscenza collettive (invece si è puntato sulla deficienza collettiva), rischiavo di restare col naso incollato sul pc per troppo tempo, o di diventare una polveriera.
Quindi cercherò di esprimermi nel modo più “leggero” che sia riuscita a escogitare.
L’appuntino sarà solo su un paio di cose, a titolo di esempio, e cioè: mi piacerebbe tanto che si facessero dei corsi sistematici di vario argomento.
Per esempio: un bel corso di lingue, perchè no?
A rotazione: spagnolo, francese, tedesco, inglese, etc., insomma, tutte quelle lingue in cui ogni italiano, come ben sa – grande navigatore e grande esploratore, ma non grande poliglotta -, manca di grammatica e di accento, giusta intonazione, vocabolario.
Se funziona una Tempesta d’Amore per degli anni, perchè non deve funzionare un corso/dei corsi di lingue?
Per esempio: dato per assodato che i nostri studenti, e i nostri adulti odierni, non siano dei geni in matematica, perchè non fare un bel corso elementare, e poi graduato, di matematica?
Magari con un’impostazione leggermente ludica e paralleli con la pittura, l’architettura, l’astronomia… : il numero divino che diventa il viso della Gioconda, che ne so?
In questi giorni sta uscendo in edicola, in monografie quindicinali (credo che siano quindicinali), Mondo Matematico. E’ una serie di volumi estremamente interessanti, fatti in modo che chiunque abbia una minima base scolastica può capire, senza essere bassamente divulgativi, perchè un minimo di impegno alla comprensione necessita.
Se un editore commerciale pensa di trarre dei profitti da una serie di pubblicazioni così di nicchia come i “numeri” (perchè di questi tempi fa nicchia!), significa che, alla base, ha già fatto i suoi conti statistici e che qualcuno glieli comprerà, i suoi libri.
Fa troppo strano pensare di fare televisione andando a colpire i punti deboli dell’istruzione pubblica e del patrimonio culturale individuale?
E un corso di lingua italiana? A farlo un pizzico divertente, non ci vorrebbe molto; nelle buffonate, ormai la televisione è maestra. L’attuale servizio al peggio lo si potrebbe trasformare in sottile edificante sistema di apprendimento. Senza contare che un corso di italiano troverebbe profitto anche per molti interpreti televisi del momento che, di italiano, sanno solo di avere la cittadinanza.
Mi fa ridere pensare alle eccelse menti che tirano le fila della televisione e che letteralmente “si sbracciano il cervello” per attirare audience, inventandone di tutti i colori (ma non colori primari; solitamente essi preferiscono quelli che in inglese si direbbero colori “murky”, sporchi, torbidi), quando invece sarebbe così semplice acquistarla (l’audience, intendo) dando un minimo di intelligenza.
In ogni campo dello scibile.
Perchè la gente, questa massa di carne da statistica, riesce anche a desiderare di sapere, qualche volta. Ma guarda!
Però, per promuovere piani di conoscenza, bisogna averci del fegato e intelligenza: affidarsi, invece, sul già-conosciuto e già-sperimentato è più comodo. Se non altro, eviti di sbagliare e perdere il cadreghino. Questo mi sembra il piano televisivo odierno: tirare a campare. Auguri!
A me, m’hanno già perso da molti anni.
E, considerato che le fasce degli utenti sono per lo più bambini e anziani, mi sembra poco lungimirante, da parte dei capoccioni, precludersi tutto quel mercato di fascia generazionale a cui, tra qualche anno (tra molti anni e, se continua così, mai!), apparterrò anch’io, cioè la prossima fascia di anziani.
O ci obbligheranno, come nel mondo di Orwell, a tenere sempre accesa la televisione?
Una riflessione: oggi stavo leggendo alcune riviste divulgative degli anni Quaranta e Cinquanta, rispettivamente e in particolare mi riferisco a “Sapere” e “L’Illustrazione Italiana”.
Ci tengo a precisare “anni Quaranta e Cinquanta”, perchè mi serve per trarne la conclusione che segue.
E’ straordinario come in Sapere – rivista che si definiva “quindicinale illustrato di divulgazione delle scienze, della tecnica, delle arti e della cultura in generale”- avesse un livello “divulgativo” estremamente alto. Gli articoli sono scritti da firme attive nel settore di competenza e, pur essendo semplici, sono compiuti e informativi al limite della sorpresa.
Se li confrontiamo con articoli e contenuti di testate settimanali odierne come Panorama e simili, e ci mettiamo dentro anche i giornaletti come Focus (che si dà arie di giornale scientifico), è evidente l’estremo impoverimento dell’informazione, sotto ogni aspetto, qualitativo e quantitativo.
Lo stesso discorso vale per L’Illustrazione Italiana degli anni Cinquanta, che si serviva di articolisti competenti e firme di lusso, comprese quelle letterarie: oggi una chicca per fare ricerca. Mi chiedo se tra cinquant’anni un articolo di Panorama et similia, avrà la possibilità di dire qualcosa di aggiunto a quello che già si può leggere su un libro di competenza.
Mi chiedo se sia possibile fare lo stesso paragone tra la televisione degli anni Sessanta e quella di oggi (purtroppo, per poco, non ho notizie in base ad esperienza personale), ma qualcuno parlava di un certo maestro che alfabetizzava l’Italia, con vecchiette che scrivevano per la prima volta una lettera al maestro ringraziandolo di aver imparato a leggere.
Trovo che sia una rivoluzione incredibile!
Significa che è possibile imparare a leggere e scrivere attaverso un media!
E allora perchè non imparare ad aggiustare una radio?
A costruire un baule?
A tenere in mano un pennello e magari dipingere un quadro?
O a suonare uno strumento?
Ma forse ha ragione un giovane ragazzo che conosco, che a questa mia ipotesi non crede.
Dice che imparare a suonare una chitarra al computer (lui lo ha fatto ed è anche bravo) è diverso, perchè la televisione non è interattiva come internet, non ha possibilità di ricerca, non la fermi e non la avanzi come vuoi.
Che la televisione ormai sia un reperto di antiquariato, buono solo per quelle sacche di popolazione che fanno parte di una nuova analfabetizzazione, quella che ancora non sa come si accende un pc, figurarsi a farci ricerca?
Me lo chiedo.
D’altronde è anche vero che io uso la televisione esclusivamente per tenermi informata su come va il fiato dei tromboni e l’onda della propaganda.
E’ vero che nel caso Assange ho dovuto cercare su internet per sapere qualcosa di diverso che non fosse “morte al blasfemo!”.
E’ vero che, se desidero conoscere lo specchio negativo della massa statistica, non devo fare altro che accendere un canale qualsiasi.
Forse è proprio vero che la televisione è ormai diventata uno strumento antiquato, buono solo come deterrente per i malintenzionati quando si è fuori di casa ma, d’altra parte, anche una comune radio può assolvere la funzione di antifurto.
A meno che i capoccia e l’opinione comune (perchè i capoccia, alla fine, sono il risultato dell’opinione comune), non ne decidano nuovi utilizzi.
Non so se augurarmi, ma prevedo uno schermo unico in futuro: una sorta di televisione computerizzata, o forse un computer televisivo. Mi verrebbe da chiamarlo “telepc” (leggi telepicì).
Un unico schermo interattivo che assolverà la funzione di computer, televisione e radio, e perchè no, mettiamoci pure il telefono, il fax, la videocamera, l’e-book e tutti i vari ritrovati degli ultimi cinquant’anni. Forse il telepicì ci libererà da tutti questi schermi e aggeggi multipli che inondano le case. Naturalmente ci saranno anche telepicì portatili e net-telepicì.
Gli elementi ci sono già tutti: occorre solo inglobarli in un’unica macchina.
E forse il telepicì ci libererà in parte anche da questa mostruosa valanga di rifiuti tecnologici che si sta pian piano formando sul pianeta.
Se non altro, quando ci si renderà conto che smaltire costerà di più che vendere, si opterà per un’ipotizzabile soluzione integrativa di tutti sistemi di comunicazione multimedale.
Il calcolo non è mai sul bene comune ma sul profitto.
Se il profitto prevede una risoluzione di risparmio e di riciclo, allora il telepicì si farà. Altrimenti bisognerà prima arrivare all’orlo, e superarlo. Una volta che la diga è rotta, sicuramente ci si muoverà.
Quoto in pieno quello che dice Antonella: rinnovare i contenuti.
Ma siamo sicuri che i nostri governanti ci vogliano più istruiti, curiosi?
Un mio amico che ha fatto l’assistente universitario mi dice che alcuni studenti non conoscono la differenza tra a.C. e d.C.
E ho detto tutto, come diceva il grande Peppino de Filippo, un attore e autore straordinario di cui ho visto praticamente tutto quando la Rai trasmetteva ancora cose decenti: il teatro di Eduardo De Filippo e il suddetto Peppino, TUTTI i film di Stanlio e Ollio, Buster Keaton, Charlie Chaplin contestualizzati e spiegati da critici cinematografici, film e telefilm che rimpiango…
Certo che no, mia cara Maria Lucia: i nostri governanti, e i governanti in generale, non ci vogliono più istruiti e curiosi.
Se la massa critica diventa troppo consapevole, non solo sulla televisione ma anche in altri contesti, in tutti i contesti, come farebbero a trovare il modo di insultarci tutti i giorni come fanno?
Fin quando il fenomeno di consapevolezza è circoscritto, fin quando non mette in gioco i loro giochi di potere, fin quando non tocca i loro commerci, che importa se si fanno manifestazioni, si sbraitano slogan, si conducono dibattiti come per esempio stiamo facendo anche noi, ora?
Quando ho detto che ho dovuto fare ricerca su internet per sapere che cosa stava veramente succedendo con il caso Assange, non l’ho detto a caso.
Nessuna televisione in Italia (e anche all’estero), nè commerciale nè statale, ha fatto veramente imformazione, al riguardo.
Questo, per esempio, è stato uno di quei casi in cui ho guardato il teleschermo.
Volevo appunto constatare fino a che punto avrebbero oscurato la verità. Perchè l’informazione televisiva odierna vale nel momento in cui la si valuta leggendola tra le righe. Risalta il non-detto, ed è sufficiente un elementare processo logico per arrivare alla verità. Però questo processo logico non basta auspicarlo, bisogna farlo.
L’oscuramento televisivo in merito a questo caso è stato totale.
E sai perchè?
Perchè Assange e la sua WikiLeaks hanno dato uno scossone non da poco a quei pilastri su cui si basano i loro giochi di potere.
Primo, il potere stesso; secondo, il commercio di cose ed esseri umani che ha il fine di portare niente altro che, ancora, al potere.
E’ un circolo vizioso, ma queste sono cose risapute fino alla nausea.
Quello che invece si tace è come combattere il sopruso del non-detto.
La massa critica, appunto perchè è una massa, ha molto potere, in realtà; se non altro, quello di rifiutare di comperare, e il nostro comperare è basilare per i governanti. Loro si sostengono su questo.
Nei giorni in cui Assange era “latitante”, paypal e mastercard hanno bloccato ogni trasferimento di denaro che utenti da tutto il mondo gli stavano convogliando, dal momento che sostenevano la sua causa.
Questi due organi bancari hanno contravvenuto ai termini fondamentali su cui si basano i loro principi democratici (che sono gli stessi principi su cui basano anche i loro murky traffici); e lo hanno fatto impunemente.
A ostacolarli sono dovute intevenire persone che non sono propriamente hackers ma, comunque, individui che sanno gestire il processo informatico a un livello tale da mettere in ginocchio, se lo desiderano, i sistemi bancari. Questi “informatici” hanno bloccato tutto e, di rimando, i sistemi bancari non hanno potuto fare altro che negare il fatto.
Ma se si provava a usare mastercard in quei giorni non si poteva comperare nulla, perchè niente più funzionava.
Ora, io non sono “hacker” ma, come anonimo utente, posso sempre rifiutarmi di usare paypal e mastercard, ancora oggi.
E ancora oggi, se qualcuno mi chiede di fare una transazione attraverso paypal io rispondo che non mi metto a disposizione per questa forma di pagamento e, se quello che ho di fronte mi è pure simpatico, gli dico anche perchè.
Tu ci credi che mi trovo davanti persone, anche di un certo livello culturale, che vengono giù dalle nuvole e non ne sanno niente di questa cosa, e mi chiedono di raccontargli bene che cosa è successo!?
Eppure su internet c’era tutto, e io non ho fatto altro che cercare informazioni.
Tutto questo per dire che, la televisione, ci si può anche rifiutare di guardarla.
Se ci si sensibilizza (e si sensibilizza), a un certo punto i capoccia si renderanno pur conto che non c’è più il riscontro del budget pubblicitario come una volta, non credi?
Se pochi guardano la tele, perchè si dovrebbero spendere milioni per farsi pubblicità in tv? Io non li spenderei, e tu?
E allora torniamo al profitto. Il governante bisogna toccarlo su quello. Altrimenti non muove le chiappe.
Non ho mai creduto che le varie emittenti televisive si sostengano con canoni e servizi a pagamento: quelli servono solamente a pagare le mutande della soubrette slava di turno (ma dire soubrette è un’offesa per la vera soubrette).
Quello che li sostiene è la pubblicità. Se manca quella manca tutto.
Perfino al cinema ormai, che non è del tutto a prezzo popolare (e diciamocelo), ci imbottiscono di pubblicità prima della proiezione.
Mai dopo, altrimenti non la vedrebbe nessuno.
Risultato: si paga anche per vedere pubblicità (io lo trovo sconcio). Ma questo è un altro discorso.
I soldi, i soldi, i soldi… che sono il profumo e il mezzo del potere e non certo il potere ma da esso indissolubili, sono l’unico vocabolario che il governante capisce.
Quindi, per tornare a noi, Maria Lucia, certo che no: non ci vogliono intelligenti.
Ma al 6 politico non ci ho mai creduto.
Il governante si sforza di renderci stupidi, e noi dobbiamo sforzarci di migliorarci. Tutto qui.
Alla carne da statistica di oggi sono sufficienti piccoli costanti consapevoli gesti quotidiani per cambiare il mondo, non è necessario spaccarlo il mondo per cambiarlo; la massa non ne ha gli strumenti.
O almeno, non ha gli strumenti per farlo d’un colpo, se vuole un risultato che duri nel tempo. Il lavoro collettivo deve essere erosivo, e deve essere collettivo proprio perchè il governante ci valuta collettivamente, come persone, non come individui.
Ci valuta come se fossimo un mostro dalle mille teste.
Per governare occorre tempra, esperienza, determinazione, disinteresse e, soprattutto, una coscienza cristallina e grande dirittura etica. Capacità di riconoscere il proprio errore e volontà di di redimerlo. Umiltà.
Sono pochi quelli che possono vantare queste doti.
Tutti gli altri restano marionette a loro volta governate dal mostro di passioni insane. Burattini, nient’altro. Ma burattini pericolosi.
E ora preferisco di non continuare. Altrimenti arriva O’Brien e mi porta al Ministero dell’Amore.
*
Ps.: a chi ha letto 1984:
… ma a Winston, il nostro Orwell, con quelle due lacrime silenziose e puzzolenti di gin, alla fine, glieli ha dati i dieci secondi oppure no, secondo voi?
Ogni tanto me lo chiedo.
Ringrazio Maria Lucia e Antonella per questa nuova coda di dibattito.
Auspico che – dato che con il digitale terrestre il numero dei canali è aumentato – da qualche parte possa spuntare quanto prima una trasmissione di libri messa in onda in orari umani.
Grazie a te, Massimo, per la gentile ospitalità. E’ sempre un piacere aprire il mattino il pc e trovare la tua Letteratitudine.
*
Giusto, una bella trasmissione sui libri!… ma che siano libri, non macchiette buone per il bagno.
E magari, perchè no, una bella presentazione di non solo novità ma anche bei libri del passato. Con scrittori a rotazione che ne parlino.
Di solito, chi compare, compare solo a pubblicizzare il suo ultimo libro.
A fare letteratura in diretta, non ci pensa mai nessuno.
Ciao 🙂
… ma perchè la televisione ce l’hanno in mano solo dei deficienti (da deficio, non è un’offesa), invece di persone che sanno dire qualcosa di intelligente, dove intelligente non deve essere per forza noioso?
Ve lo imaginate un dibattito dell’horror in televisione, come quello tra Manfredi e De Martino – quale sta avvenendo di questi giorni -, e Moretta che fa da mediatore???
Per me ci sarebbe audience, senz’altro.
Se non altro per il piacere della dialettica che nasce da posizioni differenti: il pubblico impara, in questo modo. Sviluppa un’attenzione attiva. Pensa. Congettura. E magari inizia a leggere, per pura curiosità.
Adeguando un attimino il linguaggio – magari dicendo “riassunto”, invece di “sinossi” – perchè non dovrebbe essere possibile arrivare a persone di cultura medio-bassa?
Così, invece del 6 politico, magari arriviamo al 7. Non è vero? 🙂
La televisione è uno strumento nelle mani di chi detiene il potere. Chi detiene il potere è generalmente un’oligarchia economicamente forte. Perciò la democrazia, almeno nel nostro Occidente gaudente ed edonista, subisce attacchi frontali proprio dai grandi potentati economici che fondano la capacità di guidare le moltitudini sul dominio delle televisioni. Tutto questo ha raggiunto il parossismo in Italia, Paese a bassissimo tasso di alfabetizzazione, in cui la parola democrazia è, più che altrove, un simulacro. Soprattutto dopo la comparsa di un personaggio inquietante e destabilizzante come Berlusconi. Dopo l’avvento delle sue televisioni, anche quella di Stato ha avuto un crollo verticale, perchè si è messa ad inseguire l’audience, la quantità e non la qualità, i grandi numeri, e quindi la pancia, e non una nicchia, e quindi la testa. Dunque, la televisione intelligente è rara, perlopiù invece è fatta male e per semideficienti. Ciarpame a piene mani. Alternative? Nel mare magnum delle offerte della TV satellitare e del digitale terrestre ci si perde, si naufraga, perdendo tempo e pazienza. Meglio sempre un buon libro. Ma scrivere queste cose per chi frequenta un sito come questo è sfondare una porta aperta.
@ Paolo Fai
Grazie anche a te, per il tuo commento, caro Paolo.
La televisione? Semplice problema, per me: dovrebbe servire unicamente a due cose: informazione giornalistica e cultura. Fuori dai piedi, pertanto: talk show, pubblicita’, spettacolino leggero e fatuo, seriali, reality, telenovelle, eccetera. Spazio libero, invece, per: libri, teatro, musica, film, sceneggiati ben fatti, pubblicita’ progresso, telegiornali e affini.
Televisione = cultura e informazione. Nient’altro.
Chi vuole il resto lo cerchi altrove, dove tornera’ ad essere prodotto com’era prima del 1954.
La vedo cosi’.
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