Il caso Baricco è ancora alla ribalta.
Riassunto delle puntate precedenti (per i pochi che non fossero ancora informati sui fatti).
Intervento di Alessandro Baricco: Repubblica, 1 marzo 2006
“La scorsa settimana, su queste pagine, esce un articolo di Pietro Citati. Racconta quanto lo ha deliziato mettersi davanti al televisore e vedere i pattinatori-ballerini delle Olimpiadi. Lo deliziava a tal punto – scrive – che "dimenticavo tutto: le noie, le mediocrità, gli errori della mia vita; dimenticavo perfino "l’Iliade" di Baricco (…)
Qualche giorno dopo vedo sull’Unità un lungo articolo di Giulio Ferroni sull’ultimo libro di Vassalli. (…) Mentre leggevo la recensione sentivo che finivamo pericolosamente in area "Questa storia" (il mio ultimo romanzo, che parla anche di automobili). (…) Al termine di una lunghissima frase in cui si tessono (credo giustamente) elogi a Vassalli, arriva una bella parentesi. (…) Dice così: "Che distanza abissale dalla stucchevole e ammiccante epica automobilistica dell’ultimo Baricco!". (…)
Per la cronaca, Citati non ha mai recensito la mia "Iliade", e Ferroni non ha mai recensito "Questa storia". Il loro alto contributo critico sui miei due ultimi libri è racchiuso nelle due frasette che avete appena letto, seminate a infarcire articoli che non hanno niente a che vedere con me.”
Potete leggere l’articolo completo cliccando qui
Alessandro Baricco
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Risposta di Giulio Ferroni: Repubblica, 2 marzo 2006
“Caro Baricco, sono davvero pentito, ma non per la battuta contro Questa storia inserita nell’articolo su l’Unità del 26 febbraio, sì invece per aver scritto più volte su di lei, senza che lei abbia avuto la condiscendenza di leggermi. Ne ho scritto nel supplemento al Novecento della Storia della letteratura italiana Garzanti, ne ho scritto nell’ultimo volume, appena uscito, della Storia e antologia della letteratura italiana (Mondadori Università e Einaudi Scuola), e ho addirittura recensito (nel numero di dicembre della nuova rivista Giudizio Universale) il romanzo automobilistico Questa storia, che lei mi rimprovera letteralmente di non aver recensito. Qui la differenza è grande: io la leggo, aihmé, senza ricavarne molto, e lei non legge me e ne ottiene un successo planetario".
Potete leggere l’articolo completo cliccando qui
Giulio Ferroni
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Torna sulla questione Massimo Gramellini, con la sua rubrica Buongiorno, sulla prima pagina de La Stampa di sabato 9 dicembre 2006.
Massimo Gramellini
Ecco l’intervento di Gramellini, intitolato “Non sparate su Baricco”.
"Negli ambienti cosiddetti culturali Baricco viene ormai trattato come Berlusconi: nessuno lo prende sul serio. E’ sufficiente nominarlo perché l’interlocutore atteggi il volto a un sorriso, aspettandosi la battuta salace o preparandosi a farla. Da quando poi ha prestato il fianco ai critici, lamentandosi pubblicamente del loro trattamento, deriderlo e sottovalutarlo è diventato un gioco di società. Siano «I barbari» o l’imminente rivisitazione del «Flauto Magico», ogni sua levata d’ingegno più o meno riuscita si trascina dietro accuse di banalità e furbizia, che viceversa vengono risparmiate a una pletora di scrittori illeggibili: contemplatori estenuati del proprio ombelico, ma interni alla casta intellettuale, cui li accomuna lo snobismo elitario e il disprezzo per il pubblico. Non si capisce perché un Tiziano Scarpa o un Aldo Nove, tanto per fare due nomi che non conosce quasi nessuno, vengano considerati letteratura e Baricco intrattenimento per commesse. O forse si capisce benissimo. Baricco ha osato scrivere libri che possono indurre a leggere persino chi abitualmente non lo fa. In qualunque altro paese verrebbe ringraziato per questo. Non in Italia.
A differenza di quella anglosassone, da secoli la nostra cultura non si rivolge all’opinione pubblica, ma a se stessa. Si considera un codice cifrato da non condividere con la plebaglia piccolo borghese. E ogni qual volta salta fuori un divulgatore che prova a farlo, gli salta addosso con le armi del disprezzo e dell’irrisione. Successe già a Montanelli, i cui libri di storia ebbero il torto di rammentare a milioni di italiani che Garibaldi e Giulio Cesare non erano coetanei. Ora tocca a Baricco, che sarà più bravo a leggere che a scrivere, ma che comunque si fa leggere, quando scrive."
Mi pare ci siano tutti gli ingredienti per avviare un dibattito interessante.
A voi la parola!
Di lui m’erano piaciuti (e molto) i primi due romanzi. Poi Seta, City e Senza Sangue mi hanno profondamente irritato. Così l’ultimo non l’ho letto E gli articoli di baricco a volte mi convincono in pieno (ad esempio quello sulle varianti dei racconti di Carver) ma a volte mi mandano in bestia (una lunga assurda sviolinata a Isabella Santacroce). Ancora un paio di osservazioni sull’ultima raccolta, I BARBARI: ho opinioni moplteplici.
Da un lato, scrive benissimo e in modo accattivante (anche se un pò tanto gigioneggia e fa il piacione).
Lo trovo lucido e convincente nella diagnosi sui barbari, nelle analisi del loro modus operandi, prendendo a esempio il vino e il calcio.
Condivido anche quando (ad esempio nel capitolo su Google) mette in luce l’immensa utilità dello strumento.
Invece non condivido affatto (anzi la penso al contrario) il suo apprezzamento per i barbari.
In sostanza, Baricco dice che alcune idee forza che noi siamo convinti essere eterne sono in realtà recenti invenzioni della borghesia (l’anima, il progresso, lo scavo faticoso verso la conoscenza). E di conseguenza non muore nessuno (dice lui) se esse verranno superate e cancellate dai barbari.
Non sono per nulla d’accordo.
Faccio un esempio: anche la democrazia, il rispetto dei diritti umani, il voto alle donne, la scuola per tutti, la sanità pubblica sono conquiste recenti.
Ma non per questo esse non hanno valore.
Il valore di una cosa (un’idea, un’istituzione, un’invenzione) non sta mica nella sua antichità.
I barbari, a mio avviso, perdono due elementi fondamentali: il senso e l’idea di miglioramento.
Mi spiego: le esperienze dei barbari sono tutte in superficie, tutte veloci, tutte ludiche ma smarriscono del tutto il senso di se stessi e del mondo.
Restano pezzi slegati, senza alcun significato.
E poi (vengo al miglioramento) le generazioni che si sono succedute nella storia dell’umanità cercavano di fare due cose: conservare alcuni valori del passato, migliorando nel contempo la propria condizione.
I barbari non fanno nè l’uno nè l’altro. La sensazione che ho è questa: a Baricco piacerebbe molto fare il re dei barbari, convinto che la sua intelligenza, la sua piacioneria, la sua culltura e il suo talento lo farebbero acclamare dai barbari.
Sinceramente lo spettacolo è desolante. Uno scrittore che se la piglia perché un critico parla male di lui e il critico che gli risponde piccato e un terzo che intercede…
Disse una volta un grande agente letterario americano: abbiamo un sacco di scrittori bravi; adesso ce ne vuole uno migliore…
Il problema è sempre quello: scrivere dei grandi libri che chiudano la bocca a tutti.
Se non si scrivono dei grandi libri, possiamo intrattenerci con interventi omoerotici… che però annoiano e niente altro.
Non mi permetto di giudicare Baricco, ma credo che sia il problema della fama. Baricco è stato pompato pesantemente al di là dei suoi effettivi meriti. Quando accade questo c’è sempre l’effetto contrario
una considerazione molto, molto semplice.
baricco è lo scrittore italiano che vende di più in italia ed è anche lo scrittore italiano più noto, più tradotto e più letto all’estero? è così o no?
bene. forse i lettori italiani sono come le pecore, ma quelli stranieri?
la verità è che baricco è il nostro più grande scrittore. che piaccia o no. bisogna prenderne atto. semplicemente. forse certi mandarini della nostra letteratura dovrebbero farsi una bella spremuta su ciò che resta del loro cervello e andare in pensione.
“Cacchio, disse la marchesa, cavandosi un palo, scambiato per pelo!”
Baricco è la novità; il residuo sporco del ‘900; la “stele di Rosetta” per l’interpretazione del “da dove veniamo, dove andiamo, e durante questo tragitto dobbiamo per forza fare tutto questo chiasso?”.
Alessandro Baricco da’ fastidio, come Hemingway,come De Lillo, come Pasolini. E’ un lavoratore, un proletario delle parole (poi s’offende e mi scrive), non ha fretta di crescere, ma corre, corre maledettamente. Se avesse parlato dei “Barbari”, ad invasione avvenuta gli avrebbero dato del fesso, invece lui li scopre, toccherà ai filosofi magni, quelli che “scavano” sotto la superfice, magnificare, appropriandosene, della scoperta.
I barbari ci sono. Volano, più che in superfice, come afferma il rivoltoso sabaudo, sulle nostre teste imbolsite, traccheggiano su internet, viaggiano sulle terze corsie, occupano i posti migliori in aereo e non leggono Dan Brown: sono Dan Brown!
I barbari schiaffeggiano le classifiche dei libri, dell’acquisto di I-pod, e leggono libri sereni, di umorismo, forse vanno a letto con “Oceano Mare” e una stangona senza idee.
Se Baricco ci aiuta a chiuderli in un recinto e ad esaminarli, perchè crocifiggerlo?
E ancora: se non si è capace di impastare calce e parole come fa lui, perchè non cambiare mestiere? Sembra che ci sia ancora bisogno di maestri alle elementari, per l’edilizia è più complicato, fare l’imbianchino oggi presuppone cultura, parola di un ex-imbianchino.
Baricco è uno scrittore assolutamente banale: i suoi libri ruotano intorno ad una costruzione che ha la parvenza di un edificio filosofico di alto ingengo per poi risolversi in banalità che persino un ragazzo di liceo sarebbe in grado di scrivere (chiedo scusa ai ragazzi di liceo per l’offesa). La questione è un po’ come la rima cuore/amore: tutti sono in grado di poter scrivere due versi con queste due parole che rimano tra loro, il problema è come li si scrive. Gramellini sostiene che Baricco si lascia leggere, ovvero che quella dei suoi libri è una lettura piacevole. E allora di Flaubert cosa dobbiamo dire? E di Tolstoj o Dostoevskij, di Camus, di Sartre, di Proust, di Mrozék, di Borges, di Savinio, di Calvino? E se vogliamo andare più indietro troviamo Goethe, Diderot, Voltaire e così via fino a Dante e addirittura Omero. Forse Gramellini non ha individuato bene qual è il nocciolo della discussione: Baricco e i suoi libri sono popolati dal nulla, da un totale vuoto di contenuti e di idee. La sua scrittura poi potrà anche essere piacevole (“Seta” è ancora un libro scritto in modo carino, ma da “City” in poi la scrittura di Baricco diventa orrenda).
Mi auguro proprio che Gramellini riveda il suo giudizio, che io non condivido poiché considero Baricco un autore assolutamente pessimo.
Alessandro
Baricco è un ottimo scrittore, un uomo curioso che
esplora e, soprattuttto, ha il merito della chiarezza
e della poesia quando scrive articoli per Repubblica,
Baricco è uno scrittore emotivo nel senso più bello
del termine. è uno scrittore caldo, che osserva,
annusa, sente con la pancia oltre che con la testa. Le
Mucche del Wisconsin è uno dei più bei libri sulla
musica che io abbia mai letto. Baricco è gradevole nel
senso più leggero del termine, non entro nel dettaglio
della sua opera, certo si ama di più Oceano Mare che
Senza sangue, ma che significa? Giù le mani, davvero,
concordo con Gramellini. I Barbari, poi, nasce bene,
come personale, articolato, ben scritto feulleton a
puntate sull’osservazione della realtà. Baricco è
contemporaneo, non credo si trovi particolarmente a
suo agio oggi, come le persone intelligenti, nell’Italia
che espiriamo ogni giorno, ma ha l’onestà di
raccontare disagio, perplessità proposte e lo fa con
leggerezza, nel senso migliore del termine. Leggerezza
a volte significa capacità di comprensione e chiarezza
di esposizione. Alessandro Baricco, che personalmente
non conosco, è uno scrittore. Punto e basta. Chi si
accanisce contro di lui lo fa per ragioni “altre”
dalla letteratura e dalla narrativa contemporanea.
E’ il massimo a cui riesco ad arrivare, ad ora tarda.
Ottimo sito. Blog interessante.
A presto, possibilmente con un intervento meno
superficiale e frettoloso.
Vorrei segnalare il blog sul mio sito, ma devo
imparare a farlo. Mi applicherò. Domani.
ciao a tutti.
Ammiro Baricco dai tempi di Novecento, lo considero un buon scrittore e un grande divulgatore.
Troppo bello per non essere detestato dai tromboni.
PP
Si puo’ leggere la sviolinata di baricco alla santacroce punto interrogativo
“baricco è lo scrittore italiano che vende di più in italia ed è anche lo scrittore italiano più noto, più tradotto e più letto all’estero?”
Caro Gigi. E allora?
La qualità letteraria di uno scrittore dovrebbe misurarsi con il numero di copie vendute e lette? Ne è proprio sicuro? Se sì, per una questione di coerenza, dovrebbe ritenere Dan Brown il più grande scrittore di tutti i tempi.
Sono d`accordo con l`articolo, l`autorefenzialita` della casta intellettuale e`un aspetto del nostro sitema sociale corporativo. Ogni sistema parla di se`, dialoga con se stesso completamente sordo ad ogni altro.
certo baricco non e` salinger, al quale credo piu` o meno apertamente si ispiri, ma gli esempi dell`articolo di nove e scarpa sono azzeccatissimi.
e se poi, maligno un po`, da parte di molti non fosse autoreferenzialita` ma molto piu` banalmente mancanza di talento?
Scusate se mi intrometto. Io sono una semplice lettrice e Baricco è uno dei miei autori preferiti.
Io credo che la sua scrittura non sia per nulla banale e le sue storie riescono sempre a coinvolgermi ed a emozionarmi. Non credo che per essere riconosciuto come scrittore di talento un autore deve necessariamente raggiungere i livelli di Joyce e Proust.
Caro Massimo, Baricco è bravissimo, come molti altri lo sono. Ha il suo posto, che si merita e che si è guadagnato. E’ adorabile quando parla di opera lirica, e mi piacerebbe sapere cosa ne pensa dell’uscita di scena di Alagna. Ecco, lui, Baricco, non è mai uscito di scena sui fischi. Li ha sempre affrontati, a viso aperto. Ora, finchè non sarà chiaro che c’è posto per tutti e democrazia significa proprio questo, Baricco sarà solo uno da invidiare… a proposito proprio per quelli lividi, è uno tra i pochi contemporanei inseriti tra i 1001 libri che tu devi leggere prima di morire, Cassell Illustrated. Ed è in conpagnia solo ed esclusivamente di bestselleristi… come lui!
… compagnia… scusa il refuso… ;o)
Non conosco a fondo l’opera di Baricco; ricordo solo una lettera d’amore bellissima più o meno alla pagina 107 della prima edizione di “Seta”, e un “Oceano mare” con un abbrivio tanto surreale quanto , per me, scoraggiante nel farmi proseguire la lettura. Ricordo poi uno studente ormai maturatosi del liceo dove sono orgoglioso d’insegnare che recitava con passione una parte di “Novecento”.Troppo frammentaria la mia conoscenza per parlare di lui con cognizione di causa, ma grande e autentico il divertimento provato nel leggere i post su “Letteratitudine” su questo autore, quasi tutti ricchi di arguzia e degni di riflessione, tanto da indurmi più dell’opera stessa a riprendere in mano quell’edizione economica di “Oceano mare” per riprovare a leggerlo superando l’istintiva repulsione per quell’inizio macchinoso e onirico che pochi anni orsono me lo fece riporre quasi subito nello scaffale della mia libreria.
Un saluto a tutti.
Io la penso più o meno come Rosa.
Ad Elio dico, a proposito di “Oceano mare”, leggi la parte centrale; quella che parte con una progressione numerica che da uno arriva a dieci. Leggila Elio, e dimmi se non è bellissima, e dimmi se questa non è letteratura.
Se Alessandro Baricco dovesse leggere questo commento voglio solo dirgli: vai avanti, fregatene delle stroncature, fallo per te, e fallo per noi. Siamo in tanti, noi, siamo il popolo che ama leggere le belle storie.
Il resto è solo pioggia sul mare.
Baricco, ha detto bene qualcuno in questo spazio: “troppo bello per piacere a tutti”. Comunque sia, lo vidi una sola volta in televisione e mi piacque moltissimo, un vero talento comunicativo, una specie di cugino di Benigni ma pariolino… passatemi la mia opinione molto personale. Per il resto, i parametri per varie considerazioni sul tipo, cosa dicono i critici, recensioni, copie vendute, ecc.ecc. non mi toccano…sono sempre dell’opinione del caro ..Salustri…per essere certi di saper scrivere o di saper dire qualcosa di nuovo bastano anche i famosi 4 gatti…Ma non vi siete ancora resi conto che siamo tutti su una giostra e chi la fa girare non lo vedremo mai…ogni tanto salta fuori una storiella, ora le foto da ricatto, ora la droga, ora il santo in paradiso…ma la cultura cosa mai sta diventando: un concime organico o un pesticida al ddt? A seconda delle forze politiche vince il nobel uno che l’è bon e ne muore un altro senza alcun riconoscimento se non quello di una sedia al senato…Basta! saluti
COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Dalla redazione di kataweb mi hanno comunicato che potrebbero esserci difficoltà tecniche per l’inserimento di commenti. Loro faranno di tutto per risolere i suddetti problemi che derivano dal sistema TypePad.
Qualora, tuttavia, provaste a inserire un commento senza esiti positivi vi invito caldamente a girarmelo per posta elettronica. Proverò io a inserirlo per voi.
L’indirizzo lo conoscete: letteratitudine@gmail.com
Il primo Baricco lo adoravo. Era davvero un ottimo scrittore, con qualche tocco di genio difficile da trovare a quei livelli.
L’ultimo è deludente: credo che scriva soltanto perché una volta arrivati a 40 anni senza saper fare altro in qualche modo deve campare anche lui.
Per gigi: se uno scrittore si giudica dalle copie vendute siamo davvero messi male.
Saluti
Giancarlo
la leggerò, Elektra, è una promessa, e te ne riparlerò. Un caro saluto a te e a tutti gli amici
Baricco, per quello che mi riguarda, si atteggia da troppo tempo a dio sceso in terra.
Grandissimo Gramellini. E poi a me “Questa storia” è piaciuto un sacco, e non faccio la commessa. Che Baricco si atteggi pure, dall’alto livello del complessivo delle sue opere, lui PUO’.
“Alessandro Baricco è antipatico, si dà le arie, è arrogante, scrive di tutti e su tutto. E’, in una parola, uno pseudo-intellettuale.” Così mi ha detto al telefono un amico di Milano un paio di giorni fa, quando gli chiedevo lumi sull’ “ultimo” Baricco. Per quanto mi riguarda, sono invece molto amareggiato. Ho letto i suoi primi articoli (“musicali”) sulla Stampa e su Repubblica, i suoi primi libri e mi sono piaciuti per lo stile asciutto, intelligente e soprattutto diretto e contemporaneo. Non capisco però che senso abbia, come ha fatto inopinatamente qualcuno in questo Blog, paragonarlo a Mann o a Dostoievskij. La Letteratura e la Scrittura, non lo dimentichiamo mai, si evolvono nel tempo (o si involvono, a seconda dei punti di vista). Sarebbe come paragonare, sotto un profilo musicale, Beethoven con Antonello Venditti o Wagner con Francesco De Gregori o Guccini. Che “ci azzeccherebbe” (Di Pietro dixit)??? Aggiungo solo un’esortazione diretta proprio a lui, ad Alessandro Baricco: torni al più presto a esercitare la professione di critico musicale militante. Lo ha fatto, a mio avviso, sempre bene. A me (personalmente) è mancato molto in questi ultimi anni soprattutto quel “Baricco” lì. Forza e coraggio!
Di Alessandro Baricco, scrittore e musicologo, osannato e vivamente
contestato- a volte anche in modo un pò puerile- (Baricco sta lì con i suoi
ricciolini, davanti allo specchio ecc.ecc.), ho letto il libro del suo
esordio: “Castelli di rabbia”.
A mio avviso, l’Autore sa affascinare per l’ampiezza di registri, per la
disinvoltura con cui oscilla tra il burlesco, il lirico, il leggero, il
drammatico, il nostalgico dei desideri incompiuti.
L’invidiabile versatilità di scrittura fa pensare, di volta in volta, a
Kafka, a Celine, a Pérec, a Palazzeschi, a Calvino pur restando
inconfondibilmente se stesso, proponendosi forse come uno degli eredi di
quei maestri che egli ammira.
Spesso la critica esasperata denuncia una chiusura verso l’accettazione
di nuove forme e propone
“campioni diversi” di scrittura.
per spartacus e cobino.
certo che uno scrittore non si giudica dalle copie vendute e nemmeno da quelle lette.
Infatti, caro spartacus, il più grande scrittore di tutti i tempi non è dan brown, bensì theo walter criskiokis. lo conoscete? non ha venduto nemmeno una copia e nessuno ha letto il suo libro.
ma che importa?
Ha ragione il buon Gramellini. Io ho scritto una lettera a Gramellini con dentro i miei Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura e Nemici miei. Ha ragione da vendere perchè non è giusto prendersela solo con Baricco, è troppo facile. Prendiamocela anche con i narratori del niente. Io lo faccio da tempo. Scarpa e Nove non sono meno perniciosi di Baricco. Vanno evitati come la peste.
Bravi, vedo che il clima natalizio porta consiglio e rende più mansueti. Costruire sui rancori e sull’odio non conduce sicurezza. Mi piace questo tono così amicale mi sostiene il fegato e mi fa ben sperare non solo su Baricco. Ma perchè mai si diventa buoni soltanto a dicembre, e a gennaio che succederà? Auguri comunque.
Caro Gigi, io non ho mai sostenuto che Baricco è un brocco. Ci sono alcune sue produzioni narrative che giudico notevoli ed altre che non sono riuscito ad apprezzare. Per esempio concordo con Elektra per quanto concerne la parte centrale di “Oceano mare”, quella relativa al naufragio se non ricordo male. Davvero ottima. Invece “I Barbari” mi pare piuttosto scadente.
Poi, visto che lei mi propone il nome di un autore inesistente, consenta a me di consigliarle tre nomi e tre titoli.
1. Stefano D’Arrigo, “Horcynus Orca” (forse all’inizio la lettura le sembrerà, difficile; ma si fidi, e continui).
2. Don DeLillo, “Underworld”
3. Mario Vargas Llosa, “Avventure della ragazza cattiva” (recentissimo).
Saluti a tutti.
Ricambio gli auguri alla simpatica Gabry Conti.
Se 25 anni fa, mi spiegano gli addetti ai lavori, “Il nome della rosa” divenne un best seller mondiale, oggi non sarebbe più possibile. Questo perché il livello culturale, ovvero di ricezione dell’esteticità e di comprensione della realtà e della sottostante rete di riferimenti culturali, si è molto impoverito.
Proprio 25 anni fa, infatti, le tv commerciali berlusconiane iniziavano a “riformare” il Paese. E circa a metà di questo processo non poteva non inserirsi una figura come Baricco, intellettuale con appeal ad ampio raggio, che ha cominciato a rileggere la cultura per noi, osando spingersi fino alle sue radici più remote.
Oggi è lui a spiegarci chi sono i barbari e come ci stanno cambiando il mondo, perché è lui l’intellettuale forse più organico e funzionale a questo inesorabile percorso di degrado.
Con questo, non voglio dare colpe a Baricco. Voglio anzi constatare che ha fatto onestamente quello che deve fare: lo scrittore, innanzitutto, poi l’intellettuale, poi il businessman.
I suoi primi libri mi piacquero (anche se mi dicono che sono riscritture, soprattutto di Conrad), e le puntate televisive di Picwick le registrai tutte.
Tuttavia, penso che abbia ragione chi oggi mette in dubbio la sua “statura” di artista (e di intellettuale): in un livello culturale impoverito, credo che sia lui quello più adatto al ruolo che si è scelto. In questo senso è forse il più funzionale all’attuale stato delle cose.
La sua vera colpa, forse, è di essere telegenico e attraente); e, muovendosi nella realtà degradata che vediamo, lo fa con lo stile, i metodi e i contenuti più consoni. Proprio questo lo rende popolare, secondo me, e questa popolarità suscita l’astio che si percepisce in molti suoi detrattori.
sapete qual è il punto cruciale? e che ancora oggi è molto radicata l’idea dell’artista e dell’intelletuale geniale ma sfigato. un vero artista deve dedicare tutto alla sua arte e deve riuscire a malapena a sbarcare il lunario. altrimenti non è un vero artista. se poi il presunto artista è anche un businessman si scatena l’inferno.
l’artista vero deve soffrire, altrimenti la sua arte non può librarsi, pura, verso gli eterei e nobili spazi dell’animo umnao. l’artista vero deve arrivare in punto di morte senza il becco di un quattrino e le sue opere dovranno essere rivalutate solo postume.
ma la vogliamo smettere?
ci vogliamo rendere conto che i tempi sono cambiati in maniera irreversibile?
la vogliamo accettare l’idea che un artista può anche essere un bravo speculatore di borsa?
dico questo a prescindere da baricco, che può piacere o non piacere.
io non ci vado matto, però secondo me è un artista. un artista del nuovo millennio. che piaccia o no.
miamiono, da come scrivi mi sembri Baricco.
E’ un complimento?
Fai tu.
A Nico Castellini: la “sviolinata” alla Santacroce (da lì in poi cominciai a diffidare di Baricco) era apparsa su Repubblica. Non ricordo quando e non ho conservato il raccapricciante ritaglio.
A Spartacus: concordo in pieno con lui. HORCYNUS ORCA è un romanzo arduo ma pazzamente geniale, AVVENTURE DELLA RAGAZZA CATTIVA è la cosa più bella che ho letto nel 2006.
A vari commentatori/trici, che dicono “Baricco vende e dunque non si discute”: ma che ragionamento è? Con questo criterio, Mac Donald (che ha il maggior numero di coperti al mondo) sarebbe il miglior ristorante del pianeta.
La verità è che in questo paese esiste pochissima onestà culturale. I critici non hanno il coraggio di dire la verità e sono strumentalizzati dal potere, di cui sono schiavi per non perdere le loro posizioni pubbliche.
Baricco è un modesto scrittore, che viene portato sugli scudi dai giornalisti e dagli editori, perché rispecchia la loro mediocrità italica.
Sì, è un discreto narratore, ma non esprime nulla di veramente significativo né sul piano stilistico né contenutistico.
Piace perché è simpatico e padano (i torinesi vanno alla grande oggi in letteratura), ma in realtà è solo un polverone senza sostanza: molto fumus italicus e niente arrosto.
Forse il signor Ferroni se n’è accorto: peccato che sia attaccato al carrozzone del vecchio PCI.
Come nel cinema, nell’arte e nella musica anche in letteratura esistono i critici. Per fortuna. Altrimenti tutto sarebbe considerato alla stessa maniera e invece non è così. A me può piacere una certa cucina, ma posso anche riconoscere che ci siano piatti più elaborati di altri. Posso riempirmi di patatine e coca cola e essere contentissimo, ma so rendermi conto che esistono anche cibi più sani e completi. I critici (quelli bravi ) sono persone che hanno studiato i linguaggi, le strategie narrative, le correnti letterairie, i meccanismi dell’intreccio, le innovazioni e le cose già sentite; hanno sviluppato una sensibilità letteraria esercitandosi nella lettura critica di centinaia di testi e di autori.
Come esistono nella moda, nella gastronomia e in tutti i campi, i critici esistono anche nella letteratura. È vero che la critica letteraria è oramai accademica e al lettore non interessa molto l’opinione di un professore universitario; ma questo non significa che le critiche non siano ben fondate, che siano semplicemente critiche di gusto, ma invece siano critiche di qualità della letteratura.
Questo dà fastidio perchè nelle arti tutti si sentono in grado di poter dire qualcosa in base alle proprie sensazioni. Nessuno che non sia un ingegnere o un architetto si metterebbe a discutere di come è costruito un edificio, della scelta dei materiali per esempio. Al massimo potrebbe dire quest’edificio mi piace o non mi piace. Anche parlando di libri o di film è la stessa cosa. Un critico cinematografico vede cose che io non vedo, vede colpi di genio in certe scelte del regista oppure vede sconcertanti banalità che magari a me sembrano cose originali. Lui le vede perchè le conosce, le ha studiate. Io no. Si può essere naif e genuini o anche più scaltri.
Questo non c’entra con il gusto. A me il film di serie D può continuare a piacere lo stesso come un piatto cucinato male, al quale sono affezionato.
Va benissimo.
Però il gusto si forma; ci si raffina con lo studio, l’osservazione, la riflessione. Anche nei libri.
Questo è ciò che si fa fatica ad accettare. Il critico ha ovviamente un suo gusto come tutti gli esseri umani, ma ha un gusto che in quella particolare materia in cui è competente, è un gusto educato e non istintivo.
Lo stesso Baricco è stato, prima di essere uno scrittore, un saggista, un critico di filosofia e estetica musicale. Quindi lui sa che cosa significa incassare una brutta critica non da un semplice lettore, ma da un lettore professionista. E infatti si è piccato e se l’è legata al dito.
Ringrazio Aldo per essere intervenuto su questo vecchio post (del 2006, addirittura).