Osservatorio LitBlog n. 6: settimana dal 29 ottobre al 4 novembre 2012
(Qui, l’introduzione di Massimo Maugeri)
a cura di Francesca G. Marone
Il canto di Grossman
(“Caduto fuori dal tempo” di David Grossman – da Viadellebelledonne)
Segnalo questo bel post anche perché mi sento di parte, non in quanto io sia parente di David Grossman ma perché lo ritengo, come moltissimi di voi, veramente uno dei più grandi scrittori dei nostri tempi. Ho avuto l’occasione di ascoltarlo a Roma anni fa, in una sala gremita di gente all’auditorium del Parco della Musica in occasione della fiera Libri Come.
Conversò con grande gentilezza e disponibilità e raccontò al pubblico incantato come lavorava ai suoi romanzi, facendo scorrere avanti agli occhi personaggi come la Miriam di Che tu sia per me il coltello, l’Aharon del Libro della grammatica interiore, la Nihli di Col corpo capisco e poi ci parlò di Uri, giovane soldato, protagonista del suo primo libro Il sorriso dell’agnello e dei suoi pensieri sulla guerra.
Uri era anche il nome di suo figlio, quel giovane soldato caduto nel conflitto Hezbollah- Israele in Libano nel 2006, di cui forse soltanto oggi, dopo dolore e sofferenza che non ci è dato neppure immaginare, David Grossman riesce a raccontare a tutti noi attraverso il suo romanzo “Caduto fuori dal tempo” . Nel bellissimo A un cerbiatto somiglia il mio amore il viaggio era quello di una madre alla ricerca del figlio, romanzo definito dallo stesso Grossman come il libro dell’ansia in cui si attende una notizia; in questo nuovo romanzo la voce poetica di Grossman si fa racconto polifonico di tanti padri che rivivono, in modi differenti ed altrettanto intensi, l’amore e il percorso doloroso della perdita di un figlio. Grossman afferma che solo lo scrivere gli consente di capire la vita, andare oltre quel congelamento che ci sovrasta nell’essere sopraffatti dal dolore immenso; spesso diciamo a noi stessi che non abbiamo le parole per descrivere quel dolore, ma noi, dice Grossman abbiamo assoluto bisogno delle parole, dobbiamo trovare le parole per riuscire ad uscire dalla generalizzazione di un dolore che non sappiamo raccontare nella sua nudità. Ecco la ragione di questo libro. Ed io penso che uno scrittore così abbia trovato le parole per ogni dolore che ci rappresenti in maniera così sensibile e profondamente vera da far sembrare il singolo dolore il dolore di tutti. Una chiave di condivisione per una salvezza comune.
Per chi volesse rivedere la bellissima intervista a “Che tempo che fa”, cliccate qui…
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Per un’amica scrittrice
(“Uno è il tempo ma è di due verità” di Loredana Lipperini – da Lipperatura)
Difficile ricordare chi non c’è più. Ancor più arduo farlo con autentica delicatezza e coinvolgente verità come quella che emerge dalla penna di Loredana Lipperini in questo toccante post in ricordo della scrittrice Chiara Palazzolo. Mi sono commossa leggendo, non ho pensato ad un pomposo ricordo di letterati, semplicemente all’amica che non c’è più, a ciò che lascia dietro le spalle, all’importanza di parlarne e far sì che valori come l’amore, l’affetto, l’amicizia, non siano poco considerati nelle nostre vite così frenetiche che mettono ai primi posti altri successi, altri obiettivi. E’ la storia di una spirale di amici, di una generosità che emerge senza spingere e fa davvero venire voglia di leggere le pagine di questa donna scrittrice così tanto voluta bene e così ben raccontata. E’ una riflessione accogliente sull’amore amicale che unisce.
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Un incontro ed una collaborazione assai curiosa
(“Peter Mountford aiuta il traduttore pirata del suo romanzo” – di Viviana Lisanti da Finzioni)
Nell’era dei pirati informatici quello che è accaduto ed è stato descritto in questo articolo è assai insolito. Mi fa piacere proporvelo perché richiama il tema ultimamente affrontato anche qui su Letteratitudine, nell’ultima utilissima rubrica di Simona Lo Iacono, del rapporto fra diritto e web. Un traduttore non autorizzato ruba un romanzo e s’industria a tradurlo in lingua propria per il suo paese senza averne il diritto.
Tutto suggerirebbe la protesta e quanto meno la denuncia del misfatto da parte dell’autore ma così non è. Affascinato dalla perizia e la notevole maestria del traduttore-pirata, l’autore in questione Peter Mountford, lo rintraccia e decide di collaborare per la traduzione. Leggete questo articolo e discutetene fra di voi, io ancora non mi sono fatta un’idea precisa sul come considerare l’insolito accaduto.
Francesca G. Marone
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