Oggi, 9 settembre 2013, a Roma, è morto Alberto Bevilacqua. Artista poliedrico (scrittore, regista, sceneggiatore, poeta e giornalista), era nato a Parma, 27 giugno 1934.
Nei primi anni cinquanta aveva iniziato a pubblicare i suoi scritti su invito di Mario Colombi Guidotti, responsabile del supplemento letterario della Gazzetta di Parma. La sua prima raccolta di racconti, “La polvere sull’erba“, (1955), ebbe l’apprezzamento di Leonardo Sciascia.
Nel 1961 pubblicò la raccolta di poesie “L’amicizia perduta“.
Il successo internazionale arrivò con “La Califfa” (1964). La Califfa è una bellissima ragazza di origine popolare che diventa l’amante di Annibale Doberdò: l’industriale più potente della città, una sorta di Mastro-don Gesualdo, autorevole e spregiudicato… La protagonista di questo romanzo, Irene Corsini, inaugura la galleria dei grandi personaggi femminili di Bevilacqua.
Nel 1966 Bevilacqua vinse il Premio Campiello con il romanzo “Questa specie d’amore” (di questo romanzo ne curò la trasposizione cinematografica, vincendo il David di Donatello per il miglior film).
Con “L’occhio del gatto” (1968) vinse il Premio Strega. Si aggiudicò inoltre, per ben due volte, il Premio Bancarella: nel 1972 con “Il viaggio misterioso” e nel 1991 con “I sensi incantati“.
Hanno goduto di un buon successo anche gli ultimi libri pubblicati. Ricordiamo, tra gli altri: Anima amante (1996), Gialloparma (1997), Sorrisi dal mistero (1998), La polvere sull’erba (Einaudi 2000), Roma Califfa (2012 – segue video tratto da “Che tempo che fa”).
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Nel 2010 la Mondadori gli ha dedicato un volume nella collana “I Meridiani”.
Nella tradizione di Letteratitudine, dedico questo “spazio” alla memoria di Alberto Bevilacqua. Come accaduto con altri artisti della scrittura che ci hanno lasciato, questo piccolo “tributo” vuole essere appunto un omaggio, ma anche un’occasione per far conoscere questo autore a chi non ha ancora avuto modo di accostarsi alle sue opere.
Come sempre chiedo a tutti di contribuire lasciando un ricordo, un’impressione, una citazione, informazioni biografiche… ma anche link ad altri siti e quant’altro possa servire a ricordare Alberto Bevilacqua e la sua produzione letteraria.
Per favorire la discussione, vi propongo le seguenti domande…
1. Che rapporti avete con le opere di Alberto Bevilacqua?
2. Qual è quella che avete amato di più?
3. E l’opera di Bevilacqua che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?
4. Qual è la principale “eredità letteraria” che Bevilacqua ci lascia?
Ringrazio tutti, in anticipo, per i contributi che riuscirete a far pervenire…
Massimo Maugeri
LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio/ LetteratitudineVideo
Cari amici,
oggi, 9 settembre 2013, a Roma, è morto Alberto Bevilacqua. Artista poliedrico (scrittore, regista, sceneggiatore, poeta e giornalista), era nato a Parma, 27 giugno 1934.
Riporto anche qui tra i commenti, quanto scritto sul post…
Bevilacqua iniziò a pubblicare nei primi anni cinquanta su invito di Mario Colombi Guidotti, responsabile del supplemento letterario della “Gazzetta di Parma”.
La sua prima raccolta di racconti, “La polvere sull’erba“, (1955), ebbe l’apprezzamento di Leonardo Sciascia (pare che dopo aver letto il dattiloscritto, Sciascia avrebbe voluto pubblicarlo… ma ritenne che potesse provocare uno scandalo).
Nel 1961 pubblicò la raccolta di poesie “L’amicizia perduta“.
Il successo internazionale arrivò con “La Califfa” (1964). La Califfa è una bellissima ragazza di origine popolare che diventa l’amante di Annibale Doberdò: l’industriale più potente della città, una sorta di Mastro-don Gesualdo, autorevole e spregiudicato… La protagonista di questo romanzo, Irene Corsini, inaugura la galleria dei grandi personaggi femminili di Bevilacqua.
Nel 1966 Bevilacqua vinse il Premio Campiello con il romanzo “Questa specie d’amore” (di questo romanzo ne curò la trasposizione cinematografica, vincendo il David di Donatello per il miglior film).
Con “L’occhio del gatto” (1968) vinse il Premio Strega. Si aggiudicò inoltre, per ben due volte, il Premio Bancarella: nel 1972 con “Il viaggio misterioso” e nel 1991 con “I sensi incantati“.
Hanno goduto di un buon successo anche gli ultimi libri pubblicati. Ricordiamo, tra gli altri: “Anima amante” (1996), “Gialloparma” (1997), “Sorrisi dal mistero” (1998), “La polvere sull’erba” (Einaudi 2000), “Roma Califfa” (2012 – sul post, un video tratto da “Che tempo che fa”).
Alberto Bevilacqua era ricoverato da tempo in una clinica.
La compagna dello scrittore, l’attrice e scrittrice Michela Miti (nome d’arte di Michela Macaluso), ha chiesto di procedere con l’autopsia in modo da accertare le cause del decesso. La famiglia, in particolare la sorella dello scrittore, Anna, è contraria. Ma l’autopsia è già stata autorizzata dalla procura di Roma.
Non ne ho fatto menzione sul post, perché questa vicenda esula da “questioni letterari” (dunque preferirei non tornarci”).
Per chi volesse leggere tutte le opere di Bevilacqua, segnalo che nel 2010 la Mondadori gli ha dedicato un volume nella collana “I Meridiani”.
Nella tradizione di Letteratitudine, dedico questo “spazio” alla memoria di Alberto Bevilacqua. Come accaduto con altri artisti della scrittura che ci hanno lasciato, questo piccolo “tributo” vuole essere appunto un omaggio, ma anche un’occasione per far conoscere questo autore a chi non ha ancora avuto modo di accostarsi alle sue opere.
Come sempre chiedo a tutti di contribuire lasciando un ricordo, un’impressione, una citazione, informazioni biografiche… ma anche link ad altri siti e quant’altro possa servire a ricordare Alberto Bevilacqua e la sua produzione letteraria.
Per favorire la discussione, vi propongo le seguenti domande…
1. Che rapporti avete con le opere di Alberto Bevilacqua?
2. Qual è quella che avete amato di più?
3. E l’opera di Bevilacqua che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?
4. Qual è la principale “eredità letteraria” che Bevilacqua ci lascia?
Ringrazio tutti, in anticipo, per i contributi che riuscirete a far pervenire…
(e vi auguro una serena notte)
Ciao. E’ da un po’ che non intervengo.
Di Bevilacqua ricordo con nostalgia “Il curioso delle donne” http://www.ibs.it/code/9788804301981/bevilacqua-alberto/curioso-delle-donne.html
un po’ di rassegna stampa.
“La Stampa”
http://www.lastampa.it/2013/09/09/cultura/morto-lo-scrittore-alberto-bevilacqua-5XcEYGTI5MNuFd0iDJ01iI/pagina.html
Il SOle24ore
http://www.radio24.ilsole24ore.com/notizie/2013-09-09/morto-alberto-bevilacqua-intellettuale-131847.php
Repubblica
http://www.repubblica.it/cultura/2013/09/09/news/morto_lo_scrittore_alberto_bevilacqua-66173665/
RaiNews
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=181297
una delle sue più belle poesie:
L’addio
Ti abbraccio perchè non ti vedo
che a tentoni, accecato
dai tuoi stessi occhi in me conficcati
per cui non so
se sia mio o tuo questo piangere:
amati giorni
che non ci hanno ricambiato l’amore
e sono
una frattura indicibile: i denti
stringono un grido, il pugno
anche più forte stringe
l’indimenticabile carezza che ti davo
come una moneta scaduta
…per un amore così breve perchè,
mio Dio,
questa notte eterna e il filo che traluce
sulla remota ferrovia d’illuminati
treni che ormai corrono nel nulla?
Ho conosciuto personalmente Alberto tanto tempo fa Studentessa inesperta di tutto,avida di conoscenza e vita. Ci scontrammo in via della Buffalotta a Parma. Ovviamente la colpa fu mia,miope e svagata come sempre. Ho comiciato a farfugliare scuse su scuse. Lui rideva e rideva mentre i suoi occhi continuavano a penetrarmi. Dentro vi “percepivo” la sua anima moderna,coi tormenti e dubbi di uomo universale,dove le energie spirituali si scontrano con la razionalità insita in ogni fatica di ricerca, così spesso vanificata da sforzi impari ma con ‘l'”obbligo” di non sottrarvisi. Mai. I suoi libri sono tutti nella mia libreria.
Commossa ringrazio per qvere avuto l’opportunità di dare Vita anche al passato.
Mirka Bonomi
Sono stato molto amico di Alberto. Lo portai anche a un convegno che organizzai nel Ragusano su un autore pressoché sconosciuto e fece un figurone mostrando ci conoscere anche la letteratura minore. Abbiamo passate belle giornate insieme, a parlare anche della sua depressione indomita. Poi negli ultimi anni abbiamo rotto per colpa mia e adesso mi pento di aver prestato ascolto alla mia coscienza più che alle ragioni dell’amicizia. Successe che pubblicò un libro il cui risvolto diceva che lo aveva scritto negli anni Cinquanta ma che allora non era stato possibile pubblicare per un contesto ideologico e politico sfavorevole. Scriveva anche che nemmeno Leonardo Sciascia, per gli stessi motivi, se l’era sentita di pubblicarlo. Non era affatto vero. Figurarsi se Sciascia era tipo da farsi intimidire dal contesto. Feci qualche ricerca e trovai che il libro era uscito anzichenò nelle Edizioni Sciascia proprio per iniziativa dello scrittore siciliano. Bevilacqua lo aveva un po’ ricomposto ma erano uguali titolo e contenuti. Scrissi perciò un articolo su un quotidiano rivelando quella che mi sembrò una trovata pubblicitaria, indotta forse più dall’editore che dall’autore, al quale qualche giorno dopo Alberto replicò cercando di smentirmi. Ciò che non era ovviamente possibile. In realtà mi ripudiò come amico, tant’è che non accettò alcun chiarimento né comprese dunque i motivi del mio intervento. La nostra bella amicizia finì lì e adesso che non c’è più non penso al libro ritrovato quanto all’amicizia perduta.
Gianni Bonina
Credo che il nome di Bevilacqua sia saldamente unito a quello che personalmente considero il suo capolavoro: “La Califfa”, in cui i personaggi e le loro vicende sono delineati con un magistrale stile narrativo.
Struggente “Tu che mi ascolti”, la ricostruzione partecipe e intensa di un rapporto (quello tra madre e figlio: la madre dell’autore e l’autore stesso) e di una perdita che non conosce rassegnazione.
Tra le frasi che considero più significative, riporto da “Gli anni ruggenti”.
“Per essere amici bisogna essere stati, almeno una volta, felici insieme”: per sfatare tanti luoghi comuni detti e scritti riguardo all’amicizia; per oscurare ipocrisie fortemente radicate nell’animo umano.
Cordiali saluti
Ines Desideri
Confesso di non aver mail letto Bevilacqua, ma ricordo diversi suoi apprezzabili interventi nell’ambito di dibattiti televisivi.
Per fortuna c’è sempre tempo per leggere i libri, anche quando l’autore non c’è più.
Cercherò di rimediare.
contribuisco con un po’ di rassegna stampa. ciao.
http://www.unita.it/culture/alberto-bevilacqua-scrittore-califfa-parma-regista-film-miti-villa-mafalda-denuncia-procura-roma-1.520253
http://www.ilmessaggero.it/CULTURA/LIBRI/alberto_bevilacqua_morto_roma_scrittore_roma/notizie/323797.shtml
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/09/morto-scrittore-alberto-bevilacqua-legali-della-compagna-chiedono-autopsia/706014/
http://cultura.panorama.it/libri/addio-alberto-bevilacqua-5-libri-e-una-poesia
http://www.ilsecoloxix.it/p/cultura/2013/09/09/AQMcEIL-bevilacqua_alberto_scrittore.shtml
http://www.huffingtonpost.it/2013/09/09/alberto-bevilacqua-morto_n_3892988.html?utm_hp_ref=italy
http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/morto-bevilacqua.aspx
Complimenti per l’attività del blog. Ciao
Ne parla anche la Gazzetta dello sport
http://www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Parma/09-09-2013/calcio-si-spento-79-anni-scrittore-alberto-bevilacqua-grande-tifoso-parma-201128214236.shtml
Come è noto Alberto Bevilacqua era un grande tifoso del Parma.
Ciao Massimo e ciao a tutti.
Vorrei contribuire condividendo con voi gli incipit di alcune delle opere di Bevilacqua.
Eccoli!
da “I sensi incantati”
Può succedere che, dal cuore oscuro dell’universo, giungano all’uomo certe premonizioni o rivelazioni di ciò che accadrà.
Rientra nel normale. L’eccezione consiste, semmai, nella maggiore intensità, nel più sviluppato potere di comunicazione magica con cui la premonizione si insinua in alcuni privilegiati. Si tratta di facoltà attraverso le quali la natura concede al suo mistero di diradarsi, lievemente, affinché possa illuminarci con i segnali di una solidarietà superiore che addolcisce le nostre solitudini, accarezza e traduce in realtà i nostri sogni, non lascia morire le speranze.
È ciò che intendo per Provvidenza.
da “Il gioco delle passioni”
Cominciò così. Con Regina che cantava.
La sua voce usciva dalla chiesa sconsacrata, in prossimità del Rio dell’Arsenale, dove gli attori avevano provato lo spettacolo fino alle prime luci del giorno. Era un canto di saluto, con una nostalgia di vita persa. Pareva sorgere da un magico campiello – l’altoparlante lo amplificava, senza nulla togliere alla suggestione e al segreto – diffondendosi in quel’angolo di Venezia da cui si allontanava una notte temporalesca, lasciando posto allo schietto sereno di una giornata di domenica.
La voce di Regina spaziava in quell’inatteso chiarore di cristallo. Marco Donati ebbe la sensazione di coglierla, con un presentimento, prima ancora di udirla: sembrava rivolgersi a lui soltanto, per attirarlo e indurlo a reagire con una felice concentrazione dei sensi e della memoria. Egli si abbandonò a quel richiamo che intese come un misterioso messaggio, e respirò a fondo l’odore dell’acqua che scorre intorno alle case, un odore unico al mondo, che stimola la mente più di qualsiasi profumo.
da “Il viaggio misterioso”
Federico scoprì di avere due padri camminando per le strade di Parma e facendosi condurre per mano da entrambi: questa scoperta era, ogni volta, come un respiro felice. Divenuto adulto, egli concluse che allo stesso modo l’uomo conquista unsuo mondo sconosciuto ma che fatalmente – per il solo fatto della conquista – gli appartiene. Dall’Oltretorrente, i tre passavano il Ponte di Mezzo, che divideva la città del popolo da quella dei borghesi e degli agrari, e Federico fissava le luci d’acqua morta che via via si rintanavano alle sue spalle, tra le canne, per far posto ai tigli dei viali. Il pover àlmi – già pensava – si perdevano coi loro lumi in una buia esistenza.
da “L’eros”
Questa mia avventura fatta di tante avventure con cui percorro il presente, attraverso in lungo e in largo la vita dei sensi, la mia vita, si è mossa in me, un giorno, in un’alba, all’aeroporto di Roma. Ci andavo spesso, appunto alle prime luci delgiorno, e mi muovevo fra i quadri luminosi che annunciavano le partenze per le terre straniere più strane e remote.
Mi spingeva una voglia diandarmene, lasciare tutto. Ma non sapevo dove, la mia voglia non aveva un volto, era una velleità infantile.
da “La califfa”
Si fa presto a dire: quella è una slandra, una donna di rifiuti. Ti mettono la croce addosso e addio, poi fanno le orecchie del sordo. Insomma, non ti ripulisci più perché, l’onestà di andare in fondo alle cose, chi ce l’ha in questa Italia lazzarona, dove tutti, i loro peccati, li nascondono come beni di contrabbando, solo per puntare il dito contro le debolezze degli altri? Questa è la cristiana carità che io conosco, questo il volersi bene dei fratelli…
Io, invece, una di quelle che badano all’apparenza e poi fanno i comodi allo scuro, non lo sono stata mai: l’Irene Corsini, detta Califfa, quello che ha dentro ce l’ha in faccia e costi quel che costi!
Per questo, chi m’incontrava in quei giorni amari, evitava persino di guardarmi, tanto mi si leggeva in faccia quanto mi accanivo sulla tragedia della mia vita:
“Califfa mia,” mi dicevo “sei proprio arrivata in fondo, peggio di così, solo la galera e la morte!…” E pensare, invece, che ancora tanto dovevo aspettarmi dalla vita.
da “La grande Giò”
La ragazza si insinuava in casa mia, a mia insaputa.
Mi capitava di aprire una porta e di trovarmela di fronte, che mi fissava con uno sguardo ambiguo. Nei suoi occhi chiari, avrei potuto leggere ogni intenzione. A segnalarmi le sue visite a sorpresa, erano i suoi passi cha salivano la scala interna, anche la notte, svegliandomi; oppure lo scroscio della doccia, improvviso, mentre ero assorto nel mio lavoro. Se la raggiungevo, lei apriva con un gesto da esibizionista la tenda di plastica.
Il suo corpo si lasciava inondare ruotando sulle punte dei piedi con un’arguzia erotica che mi sollecitava e, insieme, mi metteva a disagio.
da “Questa specie d’amore”
Circa un mese prima di quella notte, mi era accaduto un fatto irragionevole; fu la domenica in cui si cominciò ad andare al mare, con Giovanna euforica perché – dato il caldo eccezionale di quella fine di maggio – le si annunciava la possibilità d’iniziare i bagni con molto anticipo sugli altri anni. Mia moglie ama il mare, il sole, il caldo; una vera dalmata, da parte di madre nata e vissuta a lungo in coste selvagge, le dà un sangue eccitabile alle libertà naturali e le fa ritrovare un’allegria dei sensi in tutto ciò che è luminosità e spazio.
Così Giovanna si risveglia dal fisico letargo in cui s’abbandona nei mesi brutti come se la luce, quando non le sta intorno, si affievolisce anche dentro di lei: allora si distende sul letto, senza dormire, con il capo contro la spalliera, le mani infilate dentro le maniche del golf, gli occhi che si fermano lungamente sulla parete, in attesa non già di un’idea o di un fatto, ma proprio della luce, di una complicità del cielo con la sua voglia di rasserenarsi.
da “Sorrisi dal mistero”
Io guardo in su: cielo talmente azzurro, nuvole candide in lontananza. Il mio amico Pepper sfoglia i giornali. Legge in silenzio, in po’ borbotta. Poi, stupefatto e a voce alta, s’imbatte in una notizia. Titoli culturali:
«Dopo ventun anni di volo per il sistema solare, la sonda americana Voyager 1 si avvia a superare il confine che la separa dall’ignoto cosmico. A bordo, una serie di cimeli terrestri che raccontano in pillole la storia del nostro pianeta.»
«E perché mai?»
«Qualora gli alieni se ne impadronissero.»
«Quali cimeli?»
«Un disco di rame ricoperto d’oro con incisi alcuni suoni dell’ecosistema. Un tuono. Il canto di un grillo. La risacca dell’Oceano. L’eco del bacio di una madre…»
Anch’io esterrefatto:
«Testuale?»
«Testuale»
«E che può capirne l’eventuale alieno, dell’eco, addirittura, del bacio di una madre? Come potrebbe distinguerlo dagli altri baci? Ammesso e non concesso che sia in grado di riconoscere i baci umani?»
da “Umana avventura”
Eppure l’ho vista.
Nessuno potrà togliermi questa certezza.
Nei giorni che hanno preceduto la scoperta, fenomeni che avrebbero potuto apparire provocati da guasti tecnici, me ne hanno dato segnali. Ho pensato dapprima che la zona a sud di Delo – dove con mia moglie e mia figlia vengo ogni estate, e da solo più spesso per i miei lavori di scavo – fosse impregnata di un gas o altra esalazione inesplicabile.
da “Un cuore magico”
dedica e premessa
(La dedica è a Gustavo Adolfo Rol)
I Sensi Incantati si concludevano con una fine, ma con una sospensione, una pausa.
Miriam era scomparsa.
Da allora è continuata, assai piùsorprendente di prima, la mia storia con lei, con la presenza magica, così come la mia vita ha continuato a registrare fenomeni anomali e fatti straordinari che non cessano di accadermi.
Essi dipendono da ciò che chiamoil “contagio magico”.
Caro Massimo, m’intrometto nel blog anzitutto per affermare la versatilità di Alberto Bevilacqua negli ambiti letterari e cinematografici.
Affamato di versi, ho letto alcuni suoi testi poetici, tra cui “Messaggi segreti” e “Il corpo desiderato”, i miei preferiti, dove mi sono ritrovato a scandagliare il mio animo inquieto e pieno di dubbi.
Di romanzi, ne ha scritto parecchi, come si è detto. Mi piace ricordare qui, fra quelli che ho letto (pochi, per il vero), il suo capolavoro, ossia “La Califfa”, dove – riprendendo un’emblematica prefazione di Barbara Palombelli – la serenità ingenua delle donne, la malinconia e i drammi, riletti oggi assomigliano a quelli sofferti dalle donne contemporanee, condannate comunque a soffrire. “Tanta fatica, tanta rivoluzione, e poi? Costrette a correre, sorridiamo immaginando le lentezze degli anni Cinquanta. Avere a disposizione tanti ruoli possibili crea uno stato d’animo perennemente alla ricerca di un equilibrio, condanna a un’esistenza piena di passioni, di sesso, di follie, ma anche al rischio della disperazione totale”.
Un romanzo molto attuale, a mio avviso, che fa riflettere sulle ambiguità della vita, dei sogni, delle persone e delle cose che ci circondano e sull’impossibilità di capire (e giudicare obiettivamente) i sentimenti umani, specie quelli affettivi e amorosi.
Un saluto cordiale, A. B.
Alberto Bevilacqua è un grande. Alcuni suoi libri però non sono più reperibili, tranne che all’interno del Meridiano.
Perché non ristamparli?
Credo non sia più disponibile il libro vincitore dello Strega, se non sbaglio
La scrittura di Bavilacqua è sempre di pregio. Tuttavia, richiamando ora alla mente alcuni romanzi, mi rendo conto di ricordare ben poco: impalliditi i personaggi, confusa la trama. In genere ho buona memoria letteraria; capita ad altri?
Virginia, a me capita purtroppo anche con i grandi classici, mannaggia alla memoria.
Care amiche e cari amici,
Vi ringrazio tutti di cuore per il vostro contributo.
Grazie dunque a: Leo, Cristina, Bianca, Gianni Bonina, Ines Desideri, Marco Aretino, Alessio…
E ancora grazie a: Margherita, Ausilio Bertoli, Andrea, Virginialess, Loredana.
Grazie di cuore a tutti.
Spero possano pervenire altri contributi…
Scrittore, sceneggiatore, regista, giornalista, poeta: è stato un grande intellettuale Alberto Bevilacqua, una di quelle straordinarie voci italiane che abbiamo saputo riconoscere e celebrare in vita, e che ha saputo farsi amare anche in molti altri paesi. Bevilacqua è scomparso a Roma il 9 settembre, a settantanove anni, per l’aggravarsi delle condizioni che l’avevano costretto al ricovero lo scorso autunno.
Era nato a Parma, città che aveva sempre «odiosamato» e che tante volte ha raccontato nei suoi libri. Il primo, “La polvere sull’erba”, Bevilacqua lo scrisse appena ventenne: conquistò Sciascia e Pasolini, ma rimase inedito fino al 2000 perché le vicende che raccontava – le vendette incrociate fra ex partigiani ed ex repubblichini – erano materia troppo scabrosa per far breccia nel clima censorio dei primi anni Cinquanta.
Il successo che gli spettava arrivò nel 1964 con “La Califfa”, storia delle passioni e della ribellione di una donna bella, autentica e fiera, che avrà sullo schermo il volto di Romy Schneider, accanto a Ugo Tognazzi nel film diretto dallo stesso Bevilacqua.
Il primo riconoscimento ufficiale fu il Campiello, che Bevilacqua vinse nel 1966 con “Questa specie di amore”. Siamo negli anni Sessanta, un giovane marito si rivolge alla moglie in un monologo tenero e crudele, espressione di un malessere profondo che invade tutta la sua vita.
Al Campiello seguirono Il premio Strega nel 1966 per “L’occhio del gatto”, e ben due premi Bancarella, il primo per “Il viaggio misterioso”, nel 1972, e il secondo nel 1991 per “I sensi incantati”.
Qui, il tema del «magico» che percorre gran parte dell’opera di Bevilacqua, si mescola con elementi autobiografici: il legame tra il protagonista e Miriam, una giovane dotata di un’estrema sensitività, è ispirato alla sua infanzia trascorsa con una nonna medium – da cui nacque una profonda fascinazione per il mistero e il «meraviglioso», e che racconterà ancora in quel libro indimenticabile, a metà tra romanzo ed eccentrica autobiografia, che è “Viaggio al principio del giorno”.
Intanto, Bevilacqua non smette di portare avanti la sua ricerca poetica: Miguel Ángel Asturias aveva descritto i suoi versi «radiazioni, in chiave terrena, di un luminoso e assoluto corpo celeste», Borges vi aveva riconosciuto «la manifestazione massima del mistero dell’uomo: il potere e l’attesa di essere stupiti. Uno stupore capace di allontanare la paura della morte anche quando la si esorcizza, evocandola… il raro potere di far apparire esseri viventi, lontani e amati».
Un anno dopo l’uscita di “Viaggio al principio del giorno”, nel 2002, Einaudi riunisce in un volume il meglio dei testi poetici sino ad allora pubblicati dall’autore, insieme a una nuova raccolta inedita. “Piccole questioni di eternità” racconta un percorso fuori da scuole e stili confezionati, che parte dal concreto delle cose e dalla loro magia, per arrivare alla formulazione di domande ultime.
Bevilacqua tornerà nella «Bianca» tre anni dopo con “Tu che mi ascolti” (nel mezzo, Einaudi pubblica nei Supercoralli “La Pasqua Rossa”, la storia turbolenta e conturbante del «bandito» Ezio Barbieri e della più grande rivolta carceraria che la nostra storia recente possa ricordare, quella dei detenuti di San Vittore nel 1946).
La silloge “Tu che mi ascolti” riprende il titolo del testo narrativo che Bevilacqua ha dedicato alla figura materna: qui la cronaca della vita a due prosegue in versi, celebrazione di un legame che, sosteneva l’autore, non si era mai interrotto e che continuava, «duetto per voce sola», anche dopo la morte della madre. E proprio “Duetto per voce” sola sarà il titolo della terza raccolta poetica che pubblicherà per Einaudi, nel 2008.
Per tornare al romanzo Bevilacqua sceglie una sorprendente storia satirica, “Il Gengis”, ritratto di un potente di oggi e della sua sete di potere, paragonabile a quella del leggendario Signore dei Mongoli Gengis Khan.
Nel 2007, con “Storie della mia storia”, compaiono in un unico volume alcuni scritti già pubblicati e molti altri inediti, che contengono in nuce infiniti romanzi possibili e che insieme danno forma a un viaggio iniziatico: dalle esperienze più personali dell’autore alla vicenda dell’uomo contemporaneo.
Nel 2011, di nuovo nella Bianca, Bevilacqua ci apre le porte della sua “Camera segreta”. È il luogo intimo dell’autore, l’archivio della sua vita, ma è anche l’osservatorio da cui cogliere gli echi delle altre vite umane. Un intreccio di biografia e metafisica con cui ci regala, poco prima di lasciarci, l’espressione qualitativamente più alta della sua poesia.
Grazie mille per i contributi!
Gentile Massimo, mi è capitato appena adesso il suo blog e vorrei aggiungere anche il mio modesto contributo all’opera del grande scrittore Alberto Bevilacqua, nella veste di traduttrice del suo libro Attraverso il tuo corpo. Tradurre ti fa penetrare in modo più diverso nel mondo dello scrittore e dell’essere umano ed è molto difficile distaccarti per interpretarlo meglio. Conosco molte delle sue opere e tradurrei volentieri anche Gli anni struggenti. Fra i suoi film mi è piaciuto particolarmente Attenti al buffone. Non riesco ancora ad accettare che se n’è andato, lui che aveva una forza vitale da ammirare.
Alberto Bevilacqua: un altro Grande di cui si sentirà la mancanza!