Dicembre 30, 2024

308 thoughts on “LA SAPIENZA SENZA LA TOLLERANZA È COME L’INTELLIGENZA SENZA LA SENSIBILITA’

  1. Vi chiedo scusa in anticipo per il tono deciso di questo post, ma questo è ciò che penso. E non bisogna essere ipocriti.
    Molti di voi, nella nostra “camera accanto”, hanno espresso opinioni discordanti da quella contenuta in questo pezzo. Vi esorto a tornare qui e a esprimerle in maniera più analitica.

  2. Dite la vostra con fermezza. Contradditemi pure.
    Vi chiedo solo la cortesia di rispettare, come sempre, le opinioni di chi la pensa diversamente contrapponendo le proprie all’interno di un dibattito acceso ma civile.
    Grazie mille.

  3. D’accordo con te su tutta la linea, Massimo. Uno Stato laico non sia mai uno Stato intollerante verso chi e’ tollerante (come i religiosi cattolici di oggi; lasciamo stare Galileo e Bruno: roba passata suvvia).
    E l’Universita’, dopotutto, coi soldi statali campa, anche se – come abbiamo purtroppo ora visto – restando ampiamente autonoma dallo Stato da un punto di vista comportamentale e ideologico, intellettuale in genere. Purtroppo, ho detto, perche’ l’incivilta’ di certa gente ”intellettuale” a capo di Istituzioni pubbliche come un’Universita’, fa ritenere tutti gli intellettuali dei grezzotti intolleranti e maleducati. Cosa non vera.
    A riservare lo stesso trattamento ”non ti vogliamo, amico” agli stalinisti e leninisti e maoisti di vent’anni fa, ci sarebbe stata una levata di scudi pubblica non da poco. Ma e’ il Papa e dunque tutti possono prenderlo a calci nel…
    Aspettiamoci di peggio. Il peggio ”assoluto” in Italia non giunge mai.
    Sergio Sozi

  4. Ormai il pensiero religioso è una potentissima lobby politica ovunque nel mondo, chiamatelo buddismo, islam, cattolicesimo, ebraismo, non fa differenza, questi e altri seguono i ferrei dettami della disputa elettorale.
    Non risparmiano colpi bassi, negano l’evidenza e sopratutto se ne infischiano di chi non la pensa come loro.
    In Italia il pensiero laico non rischia fustigazioni pubbliche o lapidazioni, ma non possiamo negare quanto sia oppresso e perseguitato, spesso anche insultato, negato addirittura.
    Invece c’è ed è ora che tante menti divine ne tengano conto.

  5. Complimenti, davvero complimenti alla “sapienza” (ma de che?) di Roma, avete celebrato nel miglior modo possibile il primato della pluralità d’espressione, ottimo esercizio di fascismo ideologico, ben più pericoloso di quello politico. Sapevamo che le università italiane fossero piene di cretini, ma ora abbiamo pure una sessantina di nomi e cognomi, continuate pure così, tra poco oltre a transessuali, terroristi e puttane ci ritroveremo stupratori, zingari e palestinesi con la kefia in parlamento. Che Italia di me…nta… Rivoglio Moro, Craxi, Fanfani, Almirante e Berlinguer
    Ed un consiglio a chi si ostina a cercare di capire e discutere, a chi cita teologie e principi metafisici: ma di che parlate a questi qui? Ma questi “professori” ed i loro degni studenti sono solo preziose mani strappate alla vanga, mica capiscono quello che dite, con loro si può discutere solo a ceffoni dietro la nuca e spingerli in miniera. Povero istituto di fisica, povero Fermi e tutti i ragazzi di via Panisperna, i loro tristi ed anonimi epigoni sono solo la vergogna di una Italia abbrutita e volgare. Dopo la monnezza di Napoli la monnezza della Sapienza. E il mondo ci ride dietro. Ma mi chiedo dove sono gli altri 4500 docenti, che fanno, perchè non riprendano in mano carta e penna per sottoscrivere lo sdegno e l’orrore per quello che è successo?

  6. Intolleranza e fanatismo sono sempre da condannare, da qualunque parte stiano. Temo che il discorso sul merito venga, come al solito, sovrastato dalle valutazioni sulla forma. La distanza tra scienza e fede si trova da una parte, l’impossibilità a parlare dall’altra. Il dialogo sulla prima è doveroso ed auspicabile. La seconda è da evitare. Da situazioni come questa usciamo tutti un po’ più poveri. Soprattutto, la possibilità di esprimere una posizione laica e moderata non ha più casa.

  7. Grazie per questi vostri primi commenti.
    Vi invito, se ne avete la possibilità (io non potrò farlo), ad andare in giro per i siti dei quotidiani a caccia di editoriali sull’argomento, e a inserirli qui. Facciamo una sorta di rassegna stampa. Vi va?
    E non mancate di dire la vostra.

  8. Sono d’accordissimo con te, Massimo.
    Chiudersi a una voce è sempre un segno di inciviltà e di arresto del progresso spirituale. Che si condividano o meno le opinioni di un altro è prima doveroso confrontarsi ed ascoltare. Ma senza preconcetti. Con apertura interiore e mentale.
    Oltre tutto l’apertura non esige necessariamente l’adesione. Un confronto franco e sano però stimola nuovi obiettivi e proposte, induce alla riflessione, impone una crescita.
    Il problema di oggi, invece , è vedere tutto con gli occhi della propaganda o del convincimento. Stare da una parte o dall’altra. Sorbirsi ogni stimolo come uno spot pubblicitario.
    E la cosa peggiore è che tutto questo avvenga in un ateneo, formato dunque da menti giovanissime che dovrebbero essere educate al dialogo e a porsi in modo critico prima di tutto verso se stesse.
    Credo che alla fine chi ci perde davvero siano i ragazzi e, di riflesso, tutta la società che fa leva sul loro futuro.
    Un esempio diverso sarebbe stato più utile di molti esami accademici e li avrebbe istruiti sul primo valore della convivenza civile: l’accettazione del diverso o di ciò che è contrario al nostro modo di pensare.

  9. @ Donatella
    Io sono dalla parte del pensiero laico.
    Però preferisco il laicismo tollerante. Come dice Prodi, questo clima “non fa onore alle tradizioni di civiltà e di tolleranza dell’Italia”.

  10. scappo veloce poi voglio tornare con calma più tardi.

    Mi è piaciuto molto questo post – di cui non condivido una virgola, ma amo invece i toni decisi.

    Il papa si è mosso politicamente, coerentemente ai suoi ideali ai suoi scopi ai suoi progetti, al suo concetto di potere terreno e spirituale. Per conto mio e per il modo con cui io voglio poter vivere – io e i miei amici – il papa lavora politicamente in un modo che mi/ci lede. Usa un potere politico per cristallizzare potere ideologico, e se io politicamente e ideologicamente ritengo che cio sia pericoloso per me – mi appello a quella che sembra la strategia papale vincente: la mancanza di tolleranza. Ogni tanto purtroppo, funziona.

    Ho bisogno di una stato laico Massimo. Ho bisogno di una classe intellettuale che cristallizzi la laicità delle istituzioni e rinvii la religiosità ai campi che le sono pertinenti. E ho bisogno di qualcuno che lo faccia in maniera sfacciata. Perchè fino adesso la classe politica e intellettuale si è fatta pericolosamente inquinare da idee che per me per esempio donna, o per il mio amico Pippo che è omosessuale, sono lesive.

    Il papa comunque ha annullato la visita perchè in quel contesto il confronto sarebbe sstato aspramente criticato. se non vado errato non è stata la Sapienza ad annullare la visita.Buona giornata.

  11. Non perdiamo di vista la realtà con dei discorsi astratti e fumosi. Ratzinger si è comportato malissimo con Veltroni ed in un certo senso si merita che i romani si siano rivoltati contro di lui.Che senso ha parlare del degrado di Roma quando questo degrado è inferiore a quello delle cattolicissime Città del Messico , Rio, Madrid etc e quando il degrado è dovuto all’accoglienza che la città pratica nei confronti degli extracomunitari tanto cari, e giustamente, ai Cristiani. Il Papa farebbe bene ad occuparsi della crisi della chiesa e del fatto che nessuno frequenta più le chiese. Guardate i fatti Il sondaggio del Corriere : il 60% ha detto che era d’accordo con gli scienziati che non volevano Ratzinger. Il 70% ha detto che ha fatto bene il Papa a rinunciare al discorso. Ratzinger nion si deve immischiare nelle cose italiane. Piuttosto se la prenda coon i tartufi del centrodestra che predicano bene e razzolano male, vedi Casini; Berlusconi, Fini etc che a parole sono cattolicissimi e poi sono tuti divorziati e risposati.

  12. Concordo con le opinioni espresse da Massimo e Simona nel post.
    Se fossimo cattivi potremmo dire che Ratzinger subisce una sorta di nemesi storica per le colpe dei suoi predecessori che hanno indottrinato – male – torturato imbavagliato coscienze sentimenti culture diverse e altre.
    Ma questo ostraciscmo nei confronti suoi e dell’istituzione che rappresenta a cosa ha portato?
    Intolleranza e fanatismo non sono solo delle religioni o degli “altri”. In questo momento albergano nei cuori di studenti e professori della Sapienza. E in chi ne appoggia l’atteggiamento.
    Io sono cattolica e quando ho letto di studenti e professori che volevano riconsacrare la cappella dell’università col vin santo mi sono sentita offesa nella sensibilità di credente praticante. Poi non possiamo criticare Borghezio e gentlemen del suo stampo che manderanno a pascolare i porci sui terreni destinati alle moschee.
    Vero è che il Papa ha una forte influenza sulla politica italiana per ragioni storiche – ma chi la studia oggi la storia? CHI la fa studiare i ragazzi? – e di tradizione, cose che ci ostiniamo, masochisticamente, a misconoscere e calpestare.
    Ma se educassimo i giovani ad una vera coscienza critica sarebbero capaci di tirare da soli le proprie conclusioni…
    Ci sono università che per farsi pubblicità invitano storici negazionisti dell’Olocausto, roba da galera, direi io a caldo, ma poi penso: Bene, vieni, dimmi cosa ne pensi, cosa hai da dire, che prove mi porti. Io ti metterò davanti i sopravvissuti della Shoah, ti seppellirò sotto montagne di testimonianze incontrovertibili. Ma ti avrò fatto parlare.
    Il Voltaire con cui si rimpannucciano i sedicenti intellettuali lieti di queste uscite diceva: “Non sono d’accordo con ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo”.

  13. Sono delusa dal comportamento del Papa. Cedere non è il suo mandato…gli intolleranti e gli stolti vanno affrontati a testa alta e non fuggendo dalle proprie responsabilità ed idee.

  14. Il vescovo di Roma si è comportato male col sindaco di Roma sottolineandogli il degrado della città?
    Il vescovo di Napoli lo fa ogni giorno, nessuno ne parla?

    l’Italia si sta avvitando su se stessa di brutto, mi sono già dimesso da “Napoletano” (La Repubblica/ 11 nov 2004 lettere ad Augias) non vorrei farlo anche da italiano e comincio ad averne tutte le ragioni.

    Stamattina, uno dei firmatari dell’appello contro il prof. Ratzinger (non ne ho afferrato il nome) a Radio Capital ha affermato che la lettera era un “fatto” interno all’università e che “qualche” sciagurato l’ha fatta trapelare e pubblicare, chi riguardava questa lettera: Fra Tazzo da Velletri e un suo presunto intervento alla bocciofila “Pallarossa”? O quel formidabile intellettuale che è anche capo della chiesa cattolica?
    Dov’era il problema? Impedire di parlare ad un individuo qualsiasi è una violazione criminale, che fa il paio con Guantanamo e il “Processo Saddam”, non ha scusanti!

    Non ha scusanti neanche quando la difesa del Papa è assunto da fascisti forsennati come quel grassone frustrato che fa il giornalista (preferisco non far nomi, se il folle mi querela si mangia l’ultimo quarto di liquidazione che mi è rimasto, e quello è cattivo a gratis).

    Siamo alla frutta, mai avrei pensato di dover difendere un Papa: ma questi signori dov’erano quando (pace all’anima sua) Woityla abbracciò Pinochet? Erano troppo impegnati a fare gli assistenti dei baroni per indignarsi a tempo pieno? Sentono la mancanza del ’68, le aule occupate e loro in vacanza intorno al mondo con lo stipendio in tasca?

    Gli studenti.
    Dov’erano gli studenti quando Ratzinger subiva un attacco quasi terroristico dagli integralisti?

    Mi chiedo: cosa avrebbe pensato di tutto ciò oggi Pasolini?

  15. Riporto quanto scritto da Marco Tosatti su La Stampa di oggi per estendere il dibattito.

    E’ grande polemica in queste ore sulla visita del Papa alla Sapienza. Può essere interessante leggere che cosa disse il cardinale Joseph Ratzinger nell’occasione incriminata. La citazione è tratta dal libro: “Svolta per l’Europa? Chiesa e modernità nell’Europa dei rivolgimenti”, Paoline, Roma 1992. Il caso Galileo: “Questo fatto, ancora poco considerato nel XVII secolo, venne -già nel secolo successivo- elevato a mito dell’illuminismo. Galileo appare come vittima di quell’oscurantismo medievale che permane nella Chiesa. Bene e male sono separati con un taglio netto. Da una parte troviamo l’Inquisizione: il potere che incarna la superstizione, l’avversario della libertà e della conoscenza. Dall’altra la scienza della natura, rappresentata da Galileo; ecco la forza del progresso e della liberazione dell’uomo dalle catene dell’ignoranza che lo mantengono impotente di fronte alla natura. La stella della Modernità brilla nella notte buia dell’oscuro Medioevo. Secondo Bloch, il sistema eliocentrico -così come quello geocentrico- si fonda su presupposti indimostrabili. Tra questi, rivestirebbe un ruolo di primo piano l’affermazione dell’esistenza di uno spazio assoluto; opzione che tuttavia è stata poi cancellata dalla teoria della relatività. Egli scrive testualmente: «Dal momento che, con l’abolizione del presupposto di uno spazio vuoto e immobile, non si produce più alcun movimento verso di esso, ma soltanto un movimento relativo dei corpi tra loro, e poiché la misurazione di tale moto dipende dalla scelta del corpo assunto come punto di riferimento, così ?qualora la complessità dei calcoli risultanti non rendesse impraticabile l’ipotesi? adesso come allora si potrebbe supporre la terra fissa e il sole mobile». Curiosamente fu proprio Ernst Bloch, con il suo marxismo romantico, uno dei primi ad opporsi apertamente a tale mito, offrendo una nuova interpretazione dell’accaduto. Il vantaggio del sistema eliocentrico rispetto a quello geocentrico non consiste perciò in una maggior corrispondenza alla verità oggettiva, ma soltanto nel fatto che ci offre una maggiore facilità di calcolo. Fin qui, Bloch espone solo una concezione moderna della scienza naturale. Sorprendente è invece la valutazione che egli ne trae: «Una volta data per certa la relatività del movimento, un antico sistema di riferimento umano e cristiano non ha alcun diritto di interferire nei calcoli astronomici e nella loro semplificazione eliocentrica; tuttavia, esso ha il diritto di restar fedele al proprio metodo di preservare la terra in relazione alla dignità umana e di ordinare il mondo intorno a quanto accadrà e a quanto è accaduto nel mondo» (3). Se qui entrambe le sfere di conoscenza vengono ancora chiaramente differenziate fra loro sotto il profilo metodologico, riconoscendone sia i limiti che i rispettivi diritti, molto più drastico appare invece un giudizio sintetico del filosofo agnostico-scettico P. Feyerabend. Egli scrive: «La Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione» (4). Dal punto di vista delle conseguenze concrete della svolta galileiana, infine, C. F. Von Weizsacker fa ancora un passo avanti, quando vede una «via direttissima» che conduce da Galileo alla bomba atomica. Con mia grande sorpresa, in una recente intervista sul caso Galileo non mi è stata posta una domanda del tipo: «Perché la Chiesa ha preteso di ostacolare lo sviluppo delle scienze naturali?», ma esattamente quella opposta, cioè: «Perché la Chiesa non ha preso una posizione più chiara contro i disastri che dovevano necessariamente accadere, una volta che Galileo aprì il vaso di Pandora?». Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande. […] Qui ho voluto ricordare un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica”.

  16. In totale accordo con zauberai. Anche nel sottolineare che è il Papa che non ha voluto andare dove non sarebbe stato salutato da unanimi ovazioni.
    E a chi dice che la Chiesa è da sempre pronta ad ammettere i propri errori chiedo: quando? Vorrei qualche esempio di ammissioni di colpe, e di richiesta di perdono, forse sono io a essere poco informata…

  17. Premesso che solo in un paese europeo culturalmente arretrato, come è attualmente il nostro, si poteva inscenare una simile buffonata, non credo che la Chiesa abbia molto aiutato, nell’ultimo periodo, a rasserenare il clima. Dalla fecondazione eterologa, all’eutanasia, alle coppie di fatto, e recentemente alla legge 194, la pressione della Chiesa si è fatta sentire in misura massiccia. Più realisti del re, ci sono parlamentari per i quali la Costituzione vale molto di meno di fronte ai desiderata dei vescovi, e questo in uno stato laico non è accettabile. Al di là di ciò, a mio avviso, il papa doveva parlare liberamente alla Sapienza. Non è con iniziative così puerili e ideologicamente pretestuose (i professori di fisica “vendicatori” di Galileo!, “Ma mi faccia il piacere!, come diceva Totò) che si guadagnano dei punti a favore. E’ attraverso il ragionamento e il confronto, anche aspro.

  18. Io credo che l’intolleranza dei pochi? dell’Università La Sapienza sia stata ripagata con l’arroganza che credo contraddistingua questo papa ed il suo pontificato. Il papa avrebbe dato prova di tolleranza andando all’inaugurazione per confrontarsi con i suoi detrattori, le cui ragioni sinceramente sono poco solide e quindi per un intellettuale ed uno studioso, come maugeri defisnisce il papa, sarebbe stato facile sostenere il contradditorio. Invece il Vaticano ha preferito soprassedere, confidando che poi, come succede in questa povera Italia, molte vestali sarebbero accorse per difendere il papa ingiustamente messo a tacere. Tra queste si sono schierati anche due personaggi ( Prodi e Napolitano) che come garanti della laicità dello stato ( soprattutto il secondo) avrebbero avuto il dovere politico di tacere pubblicamente. Una domanda a Prodi, come mai il Papa va sempre onorato ed il dalai lama, massima autorità politica e religiosa dei buddhisti si può snobbare?
    Saluti

  19. Vorrei ricordare che buona parte della scienza,della cultura, dell’Arte che abbiamo ereditato, è giunta a noi grazie all’ opera di religiosi emanunesi che con pazienza certosina vi hanno dedicato la propria vita, per trasmetterla ai posteri.Inoltre vorrei precisare che la prima Università è stata istituita dalla Chiesa e che poi, nel XIX secolo se ne impossessarono i massoni. E’ sotto glio occhi di tutti il non splendido risultato , dei numerosi laureati col 18 politico di alcunii sessantottini, che poi hanno insegnato nelle Scuole Italiane con scarsa preparazione. E’ bene riflettere che l’assoluta autonomia da parte della scienza ha favorito la bomba atomica e gli attuali embrioni – chimera che non sappiamo dove ci porteranno!.L’uomo è dotato di libero arbitrio e come liberamente elude le leggi dello Stato ed è libero di commettere qualsiasi atrocità, così è libero di non seguire i comandamenti che la Chiesa consiglia, impone solo al cattolico che intende seguire le Leggi di Dio. Ma, anche il cattolico,se pecca può essere perdonato settantavoltesette. Il Santo Padrre ha saggiamente evitato inutili polemiche del resto.. “Mai andare in Paradiso a dispetto dei Santi…
    M. Teresa.

  20. Ciao Massimo. Puntuale come sempre nell’analisi dei fatti più importanti del nostro paese.

    Personalmente non mi posso ritenere un anticlericale, anche se non ho nulla in comune con la Chiesa così come universalmente riconosciuta.

    Del Papa Ratzinger, fossi stato uno studente della Sapienza, non mi sarebbe interessato più del Dalai Lama o del presidente della Cina Popolare.

    Ma non riesco ad approvare il clima di intolleranza e di anticlericalità che si respira in Italia. Io, se non sono d’accordo con il Papa, molto semplicemente non ne seguo i consigli. Se parla male di Galileo o dice cazzate sui metodi contraccettivi, semplicemente tiro avanti per la mia strada.

    Non mi è simpatico, come a molti, ma non mi è simpatico nemmeno Bush.

    Talvolta sembra di ricominciare a respirare il clima del ’68 (la stagione che ha rovinato l’Italia), ma io non mi adeguo al gregge e dico: massimo rispetto per chiunque voglia esprimere la sua opinione nel nostro paese. La democrazia innanzitutto.

    A casa mia se mi viene a trovare uno che proprio non sopporto (ma che altri – tipo mia moglie – apprezzano) molto saggiamente non mi faccio trovare. Qualcuno degli universitari avrebbe potutto non recarsi alla Sapienza quel giorno. Da che mondo è mondo un giorno di vacanza corrobora la settimana dello studente.

    Studente…

    Pier Paolo Piccioni
    Ascoli Piceno

  21. Premetto che non sono informatissimo sull’evento e desidero intervenire unicamente in merito alla contestazione di Ratzinger da parte di intellettuali italiani (roba fantascientifica in uno stato ancora tremendamente imbevuto di ideologia pseudoreligiosa come questo).
    Per lo Stato Italiano, e ancor di più per tutti gli atei come me, il Papa è una persona qualsiasi, direi anzi un POLITICO qualsiasi, viste le sue continue ingerenze nelle vicende del paese, ed è quindi giusto che vengano espressi dissensi e critiche nei suoi confronti da parte di chi li ritiene opportuni.
    Personalmente ritengo che tutte le religioni siano piacevoli ma dannose superstizioni che conducono all’intolleranza, perciò i dignitari e sacerdoti vari vanno trattati di conseguenza e ad ogni modo rimessi al loro posto quando abusano del loro “potere”.

  22. Fuori i nazisti oscurantisti dal tempio della Scienza. Il pastore tedesco alla Sapienza è come un elefante in un museo di porcellane, non c’entra una beneamata minchia. Viva lo stato laico, la laicità nei momenti opportuni dev’essere inflessibile.

  23. ho frequentato una scuola di chiaro stampo cattolico dove si respirava e si attuava una grande libertà di pensiero e di parola, dove il prof. di filosofia ci faceva leggere Marx e ne scaturivano dibattiti accesi. oggi come oggi, quel periodo sembra lontano anni luce, e quello che più mi meraviglia è che dai tempi dei banchi di scuola sono trascorsi pochi anni. quello che mi domando è come sia stata possibile una tale involuzione.
    perchè io, come ad esempio zauberei, mi sento lesa nei diritti di cittadina mediante la politica attuata dal papa, non ultimo il referendum sulla legge 40, che ha dato una bella sforbiciata alla ricerca sulle staminali…

    per quanto riguarda la questione del papa a La Sapienza penso che tutta la polemica è stata gestita male, alimentando un vespaio inaudito, nel senso: potevano essere attuate altre forme di protesta civile, ad esempio in concomitanza con l’inaugurazione dell’anno accademico. il messaggio sarebbe arrivato forte e chiaro lo stesso, a tutti.

    buona giornata a tutti!

  24. Questo è l’editoriale di Ezio Mauro su Repubblica
    ******
    Un’idea malata
    di EZIO MAURO

    SARA’ un giorno che ricorderemo negli anni, il giorno in cui il Papa non parlò all’Università italiana per la contestazione dei professori e la ribellione degli studenti. Una data spartiacque per i rapporti tra chi crede e chi non crede, tra la fede e la laicità, persino tra lo Stato e la Chiesa. Fino a ieri, questo era un Paese tollerante, dove la forte impronta religiosa, culturale, sociale e politica del cattolicesimo coesisteva con opinioni, pratiche, culture e fedi diverse, garantite dall’autonomia dello Stato repubblicano, secondo la regola della Costituzione.

    Qualcosa si è rotto, drammaticamente, sotto gli occhi del mondo. Il Papa deve correggere la sua agenda e cambiare i suoi programmi, per non affrontare la contestazione annunciata di un’Università che lo aveva invitato con il rettore e il senato accademico, ma lo rifiutava con una parte importante di docenti e studenti. Il risultato è un cortocircuito culturale e politico d’impatto mondiale, che si può riassumere in poche parole: il Papa, che è anche vescovo di Roma, non può parlare all’Università della sua città, in questa Italia mediocre del 2008.

    Questo risultato, che sa di censura, di rifiuto del dialogo e del confronto, è inaccettabile per un Paese democratico e per tutti coloro che credono nella libertà delle idee e della loro espressione. È tanto più inaccettabile che avvenga in un’Università, anzi nella più importante Università pubblica d’Italia, il luogo della ricerca, del confronto culturale e del sapere, un luogo che di per sé non deve avere barriere né pregiudizi, visto che non predica la Verità ma la scienza e la conoscenza. È come se la Sapienza rinunciasse alla sua missione e ai suoi doveri, chiudendosi in un rifiuto che è insieme un gesto di intolleranza e di paura.

    Sbagliata l’occasione, puerili le proteste e le aggressioni, profondamente inadeguate le reazioni. Sbagliata l’occasione: l’inaugurazione solenne non è, in Italia e nell’università di Stato, un momento di severo bilancio dello stato di avanzamento delle conoscenze, un resoconto di ciò che ricercatori e istituzioni hanno fatto per progredire, un richiamo alle leggi sostanziali che sole governano la possibilità di ricercare e di conoscere ciò che non si sa.
    Questo accade in altri luoghi; bisogna leggere il report annuale del Mit per avere un’idea della severità della scienza, non certo i documenti elaborati dalle nostre corporazioni accademiche sempre più immiserite e incanaglite.

    L’inaugurazione è solo un momento di teatro, un rito di magniloquenza arcaica, di toghe e di ermellini e di alte uniformi, che si presta come pochi alla parodia e allo sberleffo (Totò lo sapeva bene). Un rito che passa per lo più inosservato – a parte gli intasamenti nel traffico e la noia di chi deve parteciparvi d’ufficio – in un paese dove molto si inaugura e poco si costruisce. Si taglia un nastro, si pronunziano parole solenni e poi le autorità se ne vanno e tutto resta come prima: ospedali, strade, ponti e certo anche i promessi istituti di “alta” ricerca, che fioriscono in luoghi diversi a seconda del ministro di turno.

    Nelle università statali italiane di cui La Sapienza è sicuramente la più grande e la più nota la solennità del rito si misura dalle autorità che vi intervengono prima e più che dalle sonanti parole e dalle moralità alte che vi si predicano. E allora perché invitare il Papa? Tutti i giorni, spesso più volte al giorno, la parola del Papa è diffusa da tutte le televisioni italiane con una assiduità che non conosce l’eguale nel mondo. E perché non invitarlo? Gli si fa carico di una frase?

    Dunque l’Università o una parte di essa si propone oggi come l’istituzione che ha il diritto di togliere la parola, di censurare un’opinione. Ma questo non è certo un risarcimento a Galileo, non è la vendetta postuma – a quanta distanza – del processo del 1632. E un rovesciamento grottesco dei ruoli grazie al quale l’erede dei giudici che allora imposero il silenzio allo scienziato fiorentino potrebbe – potrà – presentarsi da oggi col segno del martirio, come vittima dell’odiosa censura.

    Ed è un vero peccato – nel senso banale della parola, beninteso – che nessuno degli attori, nemmeno il Papa, si sia dimostrato capace di andare al di là del canovaccio prevedibile. Perché rifiutarsi all’incontro? Perché non cogliere l’occasione di trasformare finalmente la seriosa noiosità delle inaugurazioni in una vera esperienza di comunicazione, di discussione, di parola libera e liberatrice in cui ciascuno si mette davvero in gioco abbandonando l’ingessata sicurezza della parola solenne e senza interlocutori? Qualcuno ricorderà il comizio di Lama: altri tempi, altri uomini. E non vogliamo comizi. Piuttosto, sarebbe bello se il mondo accademico italiano e tutte le autorità italiche imparassero il gusto dell’ironia, dell’amabile e graffiante intelligenza di chi ha veramente qualcosa da dire e cerca di dirlo pienamente.

    Ora, alla contestazione è seguito il rifiuto. Sfrutterà il Papa quest’occasione di una specie di Porta Pia a rovescio? Ci auguriamo che nel suo animo di professore abituato alle vicende universitarie il senso della maestà offesa non prevalga sulla saggezza dello studioso e dell’insegnante obbligato al dovere di parlare, di ascoltare, di capire gli altri, di aprire le porte del dialogo per dare speranza di futuro alla specie umana in un pianeta a rischio.

    Ma, se non lui, altri si occuperanno sicuramente di sfruttare questa censura e di amplificarla allo scopo di rendere ancor più salato il conto da presentare alle impaurite compagini governative, agli scalpitanti candidati alla successione del governo in carica. Tutto questo è anche, inevitabilmente, ridicolo, ma è vietato riderne: è, purtroppo, tragico, Appartiene al ciclo dell’implosione italica che dura da troppo tempo e non accenna ad arrestarsi.

    Condividiamo tutto il senso di umiliazione di Vittorio Foa, che trova intollerabile, incomprensibile, stupefacente l’immagine di un'”Italia debole e infragilita” vista con uno sguardo che viene da lontano. Ma Foa sa bene che oggi l’arroganza dell’aggressione clericale viene dai pulpiti più imprevedibilmente: “laici” ne abbiamo un esempio nel rotolare di una parola – “moratoria” – dai seggi dell’Onu agli ambulatori ospedalieri una parola che rotolando muta di significato: significava sospensione della pena di morte, oggi diventa moratoria di quella legge 194, che fu a suo tempo esattamente una moratoria: quella della sentenza capitale incombente sull’aborto clandestino.

    Dunque, moratoria della moratoria, sospensione della sospensione. Da chi verrà una parola di chiarezza, di conoscenza libera da bandiere e paraocchi, se le università che dovrebbero praticare l’unica ricerca degna di questo nome – la conoscenza di ciò che ci è oscuro e che ancora non sappiamo, una conoscenza quindi che non è né laica né ecclesiastica ma è solo e soprattutto fatta di libertà intellettuale anche dai propri presupposti del ricercatore – se queste università si abbandonano al gioco infantile del fare dispetti ai potenti, se le forze politiche non si decidono a dare alla scuola e all’università italiana i mezzi e gli strumenti per risalire la china della barbarie in cui vengono fatte precipitare da anni? Eppure questo, solo questo sarebbe un bel modo per celebrare coi fatti la memoria di Galileo Galilei.

    (16 gennaio 2008)

  25. be’ non so decidermi… sarà che questo Papa mi ispira una cordiale antipatia, sarà che l’intromissione della chiesa in ambiti che non la riguardano mi fa arrabbiare, sarà che predicano bene e razzolano malissimo, anzi pure peggio attualmente, ma… mi chiedo perché non vada a fare un giretto a Napoli invece… a piedi possibilmente, ecco. C’è così poco di spirituale nella religione, una tale attenzione a regolare la società, la politica, una chiusura totale verso chi avrebbe davvero bisogno… Però probabilmente avrei, semplicemente, disertato l’incontro. Una bella aula vuota avrebbe parlato meglio che questo casino dove la chiesa finisce con l’essere ‘vittima’ della scienza cattiva… ancora e ancora in ‘secula seculorum’… che palle, io dico.

  26. L’inaugurazione dell’anno accademico alla Sapienza era incentrato sulla battaglia contro la pena di morte. Mi chiedo, e vi chiedo: se il papa avesse parlato, in una istituzione laica, dell’aborto equiparandolo (come ha già fatto e come sarebbe stato “probabile”) alla pena di morte, avrebbe rispettato la laicità del contesto?

  27. Cinzia, l’aula vuota non sarebbe stata. B16 ha ereditato i papaboys da GP2, e i prof firmatari erano una assoluta minoranza.

    Il papa ha detto che avrebbe inviato il testo del suo intervento. Mi piacerebbe leggerlo, il testo dell’intervento papale. E’ già arrivato in rete?

  28. D’accordo con Massimo, con Simona, con Scibona, con Sozi, con Didò. Che il Papa sia simpatico o meno (non dimentichiamo che porta una pesante eredità, quella di Woytila, che i più amavano e con il quale il confronto non regge), e nonostante le ingerenze della Chiesa nel mondo politico, è una persona che va ascoltata al pari di tutte quelle persone, laiche e non, che siamo costretti ad ascoltare ogni giorno. Sacrosanta verità quella di Pier Paolo: io ascolto e poi, se non sono d’accordo, dico la mia. Dissento, seguo la mia strada. Ma non tappo la bocca a nessuno.

  29. è stata una vergogna.
    e abbiamo dimostrato tutta l’ignoranza che gravita intorno all’università.
    si accettano solo cantanti , attori, presentatori , politici, comici … se sei un persona di cultura, fai paura nn sanno reggere il confronto, nn hanno idea della dialettica.
    ha fatto bene a rinunciare. e cmq se gli studenti fossero davvero così razionali come dicono, nn ci sarebbe stato tutto questo conformismo.
    l’unica cosa che hanno trovato per contestare il papa nel 2008 è stata una frase del povero galileo.

  30. Francesco Di Domenico fa improponibili paragoni tra il degrado di Napoli e quello di Roma e fra il vescovo di Napoli e Papa Ratzinger. Il degrado di Napoli è visibile ed è documentato, quello di Roma no. Il vescovo di Napoli interviene appunto su qualcosa che non si può ignorare, l’intervento di Papa Ratzinger sul degrado di Roma è stato inopportuno ed ingiustificabile e ,probabilmente, dettato da interessi politici. La rinuncia di Ratzinger a parlare è stato un atto furbesco che ha evitato al Papa una cattiva figura e nello stesso tempo butta la responsabilità sui contestatori. C’è da prendere atto che il Papa non è superiore al giudizio popolare. Quei tempi sono passati e ,finalmente, anche il Papa è nudo!

  31. Credo, in verità, che la defezione del Papa sia stata decretata per motivi di sicurezza.
    E’ ovvio che un clima a monte già ostile e molto animoso non creava premesse di serenità.
    Gli attentati e le incursioni dei terroristi in ogni contesto non sono una novità e quindi non reputo intellettualmente onesto affermare che il Pontefice si sia tirato indietro perchè non ha saputo assumersi le sue responsabilità. Ciò al di là delle simpatie o antipatie che può suscitare.
    Piuttosto ribadisco che si rifugge da un vero e proprio scambio di idee. E che se si vogliono creare le basi di un confronto è necessaria prima di tutto l’ACCOGLIENZA. Poi, a confronto ultimato, un ragionato dissenso.

  32. Buon ultimo: sono andato a leggermi l’intervento di Ratisbona (da uomo di sinistra e tollerante: ma tu guarda che mi tocca fare, direbbe Totò “poi dice che uno si butta a destra”) è un ragionamento impeccabile.

    Poi qualcuno dimentica che questo Papa è stato il socio culturale di Kung nel formulare la “Teologia della liberazione”, certo si è distaccato dal teologo tedesco più per opportunità politica (quando lo faceva il Papa?) che altro, ma da un pontefice ci si possono aspettare tanti ravvedimenti, non deve sottoporsi a elezioni e va visto alla lunga distanza (come ha affermato qualche amico/a qui ha ereditato il posto da un Papa estetico e mediatico, col sorriso a sinistra e le encicliche a destra), naturalmente ha un obbligo in momenti di così dilagante oltranzismo dell'”altra” fede monoteista, quello di stringere i ranghi e, comunque, anche nell’impopolarità, di difendere un tessuto morale che, amici miei, una certa globalizzazione sta sfasciando.

    Penso di non dover essere sospettato di fideismo verso Joseph Ratzinger, visto che l’ho dileggiato su “Il Mattino” di Napoli, una ventina d’anni fa (Sergio Sozi ha le prove, gli ho inviato la foto del brano).

  33. @Pino G.
    Accetto di buon grado la tua critica, la mia era una provocazione, ma non del tutto. Veltroni, che conosco bene e che è stato un bravo sindaco, doveva dimettersi: chi si è incontrato a Roma? Il presidente del consiglio in pectore e il Papa, o il sindaco e il vescovo?
    La questione era altamente politica, qua sbagliano un po’ tutti (non noi due che parliamo affettuosamente: uccidimi quando vuoi Pino, Gregori mi ha mancato, la vecchiaia incombe, ah!).

  34. Mi sembra che si faccia una gran confusione sul concetto di libertà, esiste anche la libertà di rifiutare un dialogo, cosa di cui si è servito proprio il papa nei confronti del dalai lama. Io mi ritengo offesa come persona e come donna da tutte le ingerenze della chiesa nella regolamentazione dello stato. Non sono d’accordo che sia il senso religioso ad ispirare la civilizzazione o l’evoluzione della specie umana, anzi, a leggere tutte le cifre del passato remoto e, soprattutto di quello prossimo, c’è da farsi venire il mal di fegato. Argentina: desaparecidos, la curia sapeva. Cile, la curia andava a braccetto con pinochet. Germania nazista, la curia sapeva e approvava, potrei continuare per un bel po’…
    Ma per non prendere troppo spazio dico solo che concordo con zauberei, pino granata, sabrina, luca nencioni, philippe, giovanni, e tutti gli altri che hanno espresso queste idee.
    In nome della libertà perché mai si dovrebbe rispettare chi non rispetta?
    cristina bove

  35. per non parlare degli imboscati pedofili attualmente protetti e negati alla giustizia…
    credo che le chiese possano bastare per tenere discorsi religiosi, non c’è bisogno di andare per università. In quanto allo sfascio morale… boh mi sa un discorso strano… dovrebbe essere la chiesa, il papa a riportarci sulla retta via? nascondendo sotto l’ipocrisia i problemi? perché è stato così da sempre mi pare… Non so ma non confonderei la morale, il senso religioso persino, con la chiesa. Trovo che abbiano poco in comune…

  36. grazie cristina, ma ormai l’Italia è diventata un paese di buonisti (Veltroni in testa) PRONTI a mettersi a 90 gradi davanti a tutti pur di non rovinare gli “equilibri ipocriti”, pronti a genuflettersi al pastore tedesco dopo diversi divorzi (Fini, il nano, Casini).
    Mi fa ridere chi parla di rispettare la personalità del papa, ma lui chi rispetta? Offende soltanto (l’esempio di Roma è lampante)

  37. Perdonatemi, ma così generalizziamo con eventi del passato. Di un passato in cui la chiesa è assolutamente condannabile, e siamo d’accordo. E’ stato chiesto scusa per le tragedie causate direttamente o indirettamente, il che non toglie che anche oggi sopravviva un substrato, nemmeno troppo sub, di nefandezze, oscenità e abomini.
    Ma credo che proprio il dialogo possa portare a confronti anche su questi temi. La Chiesa come lo Stato è fatta di persone, non è quindi automatico che tutti i preti, i vescovi, i pastori siano di fatto portatori di messaggi/comportamenti sani.
    Così come non lo sono i politici, le istituzioni, le persone comuni.
    Allora che facciamo? Buoni e cattivi, di tutta l’erba un fascio? Io, lo ribadisco, sono per il dialogo. Intanto si parli. Poi si vedrà.

  38. Non mi pare che nessuno abbia impedito al Papa alcunchè.
    Credo che il Papa dovesse andare lo stesso.
    Credo che più di manifestazioni intolleranti e minacciosamente offensive (di questo non abbiamo bisogno) fosse comunque diritto della parte più laica dell’Università, in polemica con l’attuale atteggiamento del Vaticano verso la scienza (etica, relativismo,illuminismo, ecc.), avesse comunque diritto a disertare una manifestazione che non condivideva e di pubblicizzare con una lettera aperta i motivi di tale diserzione.
    Non credo a i motivi di sicurezza (e allora quando viene Bush ?).
    Credo che in molti abbiano interesse a soffiare sul fuoco e a cavalcare politicamente la tigre di questa contrapposizione, molto “montata ad arte” a mio modesto parere.

  39. Scusate la sintassi del prec. messaggio (ho scritto di getto, e riletto solo dopo l’invio come al solito), ed ora devo pure scappare (tranquilli, non sono le guardie svizzere a cercarmi).

  40. Si deve rispettare chi non rispetta perchè il rispetto va dato a tutti, non solo a chi te lo offre altrimenti è un gatto che si morde la coda e fra qualche tempo ci prendiamo a mazzate tutti quanti in nome del rispetto mancato…

    Il papa doveva andare e prendersi gli insulti di quei 4 studenti imbecilli che tolti temporaneamente gli spray ai muri da imbrattare li usavano per gli striscioni? Bah…è sempre il papa mica Sgarbi…

  41. Un monarca assoluto che detiene il potere legislativo, esecutivo e giudiziario (prima di lanciare dardi si legga la costituzione del Vaticano per favore) che vada parlando dei valori delle democrazie responsabili mi lascia perplesso.

    Uno Stato che fa tutto attraverso il voto segreto e nessuno può controllare, non ci sono commissari indipendenti ma legati alla “casta dei cardinali”, che si appoggia allo Stato italiano per le fogne, l’acqua, i rifiuti (sì, li producono anche loro) e il resto senza un sistema di tasse serio e moderno, ecc mi appare debole, debole nel senso che poi non ci si può lamentare se qualcuno inizia a rompersi le scatole seriamente. Fosse anche uno sparuto gruppo di professori e nelle ribellioni un centinaio di studenti arditi e forse esagerati nella protesta.

    Detto questo, l’Università (non solo La Sapienza che conosco bene perché la frequento spesso, ma in generale) è frutto di tentativi che spronano l’essere umano a progredire non soltanto nella scienza anche in tutte le altre discipline, come è ovvio.
    Quando il papa parla di filosofia e teologia con cognizione di causa possiamo tutti ascoltarlo e filtrare con le nostre teste, quando invece parla dei progressi scientifici senza sapere nulla e infatti ne parla con una grossolanità da fare impallidire anche il più scapestrato degli studenti al primo anno di matematica o fisica, ecco, allora no, non mi sta bene. Perché o parli sapendo le cose oppure te ne stai zitto e parli di altro.
    Da qui nasce credo anche il fastidio di ospitare il papa all’Univ. La Sapienza.

    Massimo, parli di immagine all’estero. Leggi i giornali stranieri di stamattina, in pochissimi hanno sfiorato l’argomento e con trafiletti neppure visibili quasi. Noi gridiamo allo scandalo, come sempre in Italia quando riguardo la chiesa.

    Io l’unica cosa che vedo lampante nel rifiuto di partecipare del papa all’incontro con l’università è un’OTTIMA OPERAZIONE DI MARKETING.
    Da qualche anno la chiesa se la sta passando male, la secolarizzazione incalza, ci sono sempre meno matrimoni religiosi, i battezzi stanno diminuendo a picco, c’è la crisi delle vocazioni in Europa, ecc.
    O la chiesa cerca di farsi compatire con qualche lacrima di sdegno o la vedo davvero dura per il loro futuro.
    Noi, molti laici, abbiamo pazienza. Giungerà il giorno in cui si discuterà seriamente delle fonti storiche sulle vicende di Gesù e poi sì che saranno dolori per tanti cattolici.
    Certo, il confronto è fondamentale, ma l’ignoranza è peggio. E oggi bisogna leggere certi libri che parlano di origine del Cristianesimo in modo serio e critico, non papparsi Dan Brown e pensare che le critiche siano tutte lì e inventate, e no, questa è mediocrità.

  42. Non mi stupisce tutto quello che è accaduto, ormai l’ingerenza del Vaticano in Italia ha raggiunto livelli inammissibili, poi ci stupiamo se siamo così retrogradi rispetto all’europa, questo è uno dei motivi.

    è vero che dovremmo essere una società tollerante, ma questo discorso si poteva fare se il Papa fosse andato alla Sapienza esponendo le sue opinioni e dando la possibilità di commentarle e di creare un dibbattito sul tema, non andare li, esprimere le proprie ragione e andarsene, se proprio ci teneva poteva farlo in una delle tante università cattoliche a Roma.

  43. è stata una vergogna.
    e abbiamo dimostrato tutta l’ignoranza che gravita intorno all’università.
    si accettano solo cantanti , attori, presentatori , politici, comici … se sei un persona di cultura, fai paura nn sanno reggere il confronto, nn hanno idea della dialettica.

    Minerva scusa, non sanno reggere il confronto? perdonami ma il confronto c’è quando dai possibilità a chi non la pensa come te di poterlo esprimere, e la visita del papa all università non era certo quella di dibattere sulla pena di morte, semplicemente esprimere il punto di vista del papa, che è diverso, sopratutto se parliamo di un università pubblica.

  44. Gesù, se non erro, si è preso ben altro che gli sberleffi di 4 studenti imbecilli, come leggo…
    Che c’entra Gesù, dite?
    giusto! Infatti non vedo attinenze!

  45. La libertà è un bene prezioso e deve essere difesa. E’ giusto pertanto che chiunque abbia la libertà di esprimersi, a condizione però che riconosca lo stesso diritto agli altri, quello che non solo Benedetto XVI, ma tutta la chiesa hanno sempre negato. Male ha fatto a non andare il papa, male ha fatto a rifiutare il confronto e quindi il dialogo, perchè lì si sarebbe potuto vedere chiaramente il pensiero dell’uomo Ratzinger ed è per quello che ha volentieri rinunciato. Abituato a folle plaudenti non avrebbe potuto sopportare un contestatore, circostanza tanto più grave alla luce del dogma della sua infallibilità.
    Forse non hanno fatto una bella figura gli studenti e gli insegnati che non gradivano la visita, ma di certo peggiore è quella di chi ha rinunciato, diciamolo francamente, per vanità.

  46. Maugeri dice
    “Tappare la bocca a uno studioso, un intellettuale, uno scrittore, a una voce importante di questo secolo, soprattutto se uomo di pace, è sempre sbagliato. Non importa se esso sia il capo della religione cattolica, o il massimo rappresentante della religione ebraica, o dell’Islam o di qualunque altra fede religiosa. Non importa se esso sia il rappresentante di uno Stato “scomodo”.”
    Sottoscrivo in pieno. Parole giuste, sagge e di apertura.

  47. In prima pagina del Mattino di oggi c’è questo editoriale.

    16/01/2008

    IL COMMENTO
    La libertà in ostaggio

    di Giovanni Orsina

    Non è facile esprimere fino in fondo quanto immensamente grave sia quello che è accaduto ieri a Roma. Al massimo leader spirituale del mondo non è stato consentito di parlare nella sua diocesi, nella sua città, in un paese che è cresciuto nella sua religione, che è per tradizione civile e tollerante, e da sessant’anni liberale e democratico. L’Italia finisce una volta di più ostaggio di gruppuscoli tanto minoritari quanto estremisti e rumorosi, facendo davanti al mondo una figura indegna della sua storia. Gruppuscoli ai quali può chiedersi, ammesso che abbiano un senso minimo di responsabilità, di riflettere sulla pessima mostra che hanno dato di sé, e ancor più sullo scempio che hanno fatto dei valori della ragione illuministica che pretenderebbero – erroneamente e indegnamente – di rappresentare. Che di fronte alle reazioni suscitate dall’ipotesi che parlasse a «La Sapienza» il Santo Padre abbia preferito ritirarsi, è stato a mio avviso pressoché inevitabile. Non è di un leader politico infatti che stiamo parlando, di una figura istituzionale avvezza alle prove di forza e a imporre il proprio punto di vista. Ma di un leader spirituale, il cui compito è quello di unire, non dividere. Con il suo comportamento, tuttavia, Papa Ratzinger un segnale politico l’ha dato, e forte: esponendo di fronte al mondo la gravità di quel che stava accadendo, e scaricando sui suoi contestatori tutto il peso della loro intolleranza.

  48. non posso che ribadire quanto già scritto altrove sul blog:
    io credo che tutti abbiano il diritto di parlare, sempre.
    ma questo implica accettare il dissenso senza gridare alla persecuzione.
    si vuole fare politica? si accetti il confronto democratico. nessuno è al di sopra delle critiche altrui, nessuno, in uno stato laico, è voce di verità assoluta. le contestazioni, anche dure, fanno parte del gioco.
    è il chiedere rispetto senza darne che angoscia quelli come me, che per tutta la vita lo hanno dato dovendo combattere centimetro a centimetro perchè almeno i propri figli ne avessero.
    concludo, perchè sto scadendo nel personale. vorrei solo ricordare che, molto di recente, il dalai lama non è stato ricevuto da nessuno, compreso il papa, a causa del veto della cina. e lui, pur dispiaciuto, ha detto di comprendere e non giudicare.
    che differenza.. di stile e di merito.

  49. Questo, invece, è l’editoriale comparso su “Il Tempo”

    Arresi alla cultura dei barbari
    Di Giuseppe Feyles

    Il sonno della ragione genera mostri, scriveva Goya in pieno illuminismo. Oggi questi mostri ci comandano. Pensavamo che i nuovi barbari generati dalla follia del ’68 fossero estinti come creature della preistoria violenta e oscura. Invece no. Il loro era il letargo appagato di chi sa di avere vinto, ma un occhio lo tenevano sempre socchiuso, a vigilare sul loro bottino. Ed appena all’orizzonte si è affacciato un uomo, mite, sì, ma certo come roccia delle sue idee, che poteva disturbare la loro egemonia fondata sul pregiudizio e sui luoghi comuni, si sono all’improvviso risvegliati. Il Papa è la loro ossessione, il loro capro espiatorio perché dice la verità e questo, per chi fonda sulla mistificazione il proprio potere, è inaccettabile. Lo hanno accusato a priori, senza aver letto una riga di quanto ha scritto e detto, per calcolo politico. È un film dell’orrore? È opera di qualche autore catastrofista di fine Novecento? È cronaca dell’Africa tribale profonda, o degli slums delle megalopoli? No è Roma, è la nostra cara Italia, in balìa di un manipolo di intellettuali che si sono autonominati depositari del sapere e della verità storica e teorica.
    Adesso tutti si dichiarano favorevoli al dialogo, ma nei giorni scorsi quanti sono stati i politici a cercare di fermare l’inaccettabile censura che stava montando alla Sapienza? Quanti docenti hanno osato contrastare l’intolleranza dei loro potenti colleghi? La radice prossima di quanto è avvenuto ieri è anche nei loro distinguo, che oggi suonano come vigliacche pugnalate. Ma la radice remota è nella triste disabitudine ad usare con ragionevolezza la ragione, a non privilegiare le ideologie sulla osservazione della realtà, ad essere più attaccati alla verità che ai propri pregiudizi.
    Le ideologie di sinistra sono state maestre in questa diabolica arte distruttiva della autentica razionalità. La vergogna di un Papa, di un Capo di Stato estero, di un teologo e uomo di cultura di livello internazionale a cui viene impedito di parlare in una Università pubblica resterà come macchia nelle nostre coscienze e nell’immagine che diamo di noi all’estero. Né a Cuba, né in Turchia, né in Nicaragua era accaduto.
    L’Università italiana si dimostra ancora una volta arretrata, chiusa, meschina. Il governo è il responsabile della impossibilità di garantire le minime condizioni di democrazia e civiltà a Napoli come a Roma. Ma ciò che è avvenuto nella capitale è infinitamente peggio del disastro partenopeo, perché riguarda il bene più prezioso, la libertà.
    Noi tutti siamo corresponsabili, se ignavi o timidi nel difendere ciò che è vero e nel chiamare le cose con il loro nome, senza menzogna, come nel caso dell’aborto.
    I nuovi barbari non se ne sono mai andati, sono solo un po’ imbolsiti e grassi, tanto hanno mangiato, nel palazzo, alle nostre spalle. Per fortuna, alla Chiesa in realtà non fanno granchè paura. I Papi nella storia si sono abituati ad affrontarli, a combatterli, a persuaderli e, se necessario, anche a perdonarli.

    Giuseppe Feyles
    16/01/2008

  50. Il commento di Giovanni Orsina sul Mattino di Napoli mi sembra ottimo. Ne riporto lo stralcio che piu’ mi e’ piaciuto:
    ”Non è di un leader politico infatti che stiamo parlando, di una figura istituzionale avvezza alle prove di forza e a imporre il proprio punto di vista. Ma di un leader spirituale, il cui compito è quello di unire, non dividere. Con il suo comportamento, tuttavia, Papa Ratzinger un segnale politico l’ha dato, e forte: esponendo di fronte al mondo la gravità di quel che stava accadendo, e scaricando sui suoi contestatori tutto il peso della loro intolleranza.”
    Parole… sante, Orsina!
    Sergio Sozi

  51. L’editoriale del Messaggero dice così:

    Mercoledì 16 Gennaio 2008

    L’ANNULLAMENTO in extremis della visita di Benedetto XVI all’Università “La Sapienza”, prevista per giovedì, non è solo un episodio increscioso che lascerà tracce visibili nei rapporti fra Italia e Santa Sede, non è solo un clamoroso e penoso incidente che certo non gioverà all’immagine internazionale del paese. È una sconfitta del buon senso, della misura, dello stesso principio di laicità correttamente inteso. Colpisce soprattutto la sproporzione fra la reale portata dell’evento annunciato, le reazioni che ha suscitato in una parte peraltro minoritaria del mondo laico e gli effetti di breve e lungo periodo della decisione vaticana.
    Per rendersene conto basta ricapitolare sommariamente i fatti. Il rettore della Sapienza, la prima università della capitale e una delle più grandi del mondo (135.000 studenti, 4.500 docenti) invita il capo della cristianità e vescovo di Roma a partecipare alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico e a celebrare la riapertura della cappella universitaria, da tempo chiusa per lavori. Nell’occasione si annuncia il Papa pronuncerà un discorso sulla moratoria della pena di morte appena votata dall’Assemblea generale dell’Onu: si badi bene, non sull’aborto o su un altro dei temi controversi che oggi dividono l’opinione pubblica in materia di rapporti fra Stato e Chiesa, ma sull’argomento più bipartisan e politicamente neutro che oggi si possa affrontare in Italia. È poi appena il caso di ricordare che il Papa non è un qualunque capo di Stato o un politico più o meno controverso: è, piaccia o non piaccia, una delle più alte autorità spirituali del mondo (non solo cattolico), è l’uomo a cui rispettosamente chiedono udienza tutti i grandi della terra che si trovano a passare per Roma. Ed è, particolare non trascurabile, un celebrato professore di teologia, un intellettuale che ha sempre interloquito con i suoi contemporanei, credenti e non credenti.
    Certo, Benedetto XVI è anche l’assertore energico di un’idea “forte” della Chiesa, della sua missione terrena e del suo corpus dottrinale, che ha suscitato e suscita perplessità e ripulse nel mondo laico e in una parte non trascurabile della stessa cattolicità (quella che ha come riferimento prioritario il Concilio Vaticano II e i due pontificati che lo accompagnarono). Ma non si vede come tutto questo possa risultare incompatibile con un suo pubblico intervento in una sede universitaria per definizione laica. I professori e gli studenti che non gradivano la sua presenza avevano un mezzo molto semplice per esprimere il loro parere: non partecipare alla cerimonia. Potevano inoltre criticare nelle sedi deputate la decisione del rettore e, a discorso pronunciato (non prima), contestarne i contenuti. E invece no. Sessanta professori (un po’ meno dell’uno e mezzo per cento) animati da sacri furori laicisti hanno creduto bene di aprire un fuoco di sbarramento preventivo contro la visita in quanto tale, traendo spunto da un frammento di discorso papale su Galileo (in realtà una citazione, come a Ratisbona) e confondendo la difesa della libertà della scienza con il divieto di ascolto delle opinioni altrui. Sono poi intervenuti “gli studenti”, o, come sarebbe più corretto dire, un piccolo manipolo di studenti (quelli che ieri hanno occupato il rettorato erano, a quanto pare, poco più di un centinaio, ovvero lo 0,1 per cento o giù di lì), minacciando contestazioni esplicite e colorite: contestazioni che le pubbliche autorità non avrebbero potuto consentire, nell’immediatezza dell’evento, per ovvi motivi di sicurezza. A questo punto, la prospettiva di un papa che entra in una Università deserta, o peggio popolata da reparti di polizia in assetto di guerra, deve essere apparsa troppo desolante ai vertici vaticani: donde la rinuncia decisa ieri pomeriggio.
    Quali le responsabilità di una vicenda imbarazzante e per molti aspetti assurda? Le più evidenti e immediate vanno attribuite ai professori e agli studenti di cui sopra, portatori forse inconsapevoli (e purtroppo non isolati) di una cultura sessantottina ormai fuori tempo: quella che investe piccole minoranze di una rappresentanza mai legittimamente ottenuta e le autorizza, in virtù di quella delega immaginaria, a bloccare, impedire, interrompere le altrui attività. Ma va anche detto, risalendo più a monte, che questo rigurgito di intolleranza non sarebbe stato possibile se, in tema di laicità e di rapporti con la Santa Sede, non si fosse creato in Italia, in questi ultimi anni, un clima di forte tensione e di diffusa ipersensibilità. È accaduto infatti che al deciso (e non improvviso) rilancio della Chiesa in quanto portatrice di verità assolute e dispensatrice di precetti vincolanti in materia di etica pubblica, una parte del mondo laico abbia risposto in termini allarmati e stizziti, sintomo di sconcerto e di paura più che di serena consapevolezza delle proprie ragioni. Dimenticando che il miglior presidio per la laicità delle istituzioni sta nella forza della politica, nella sua autonoma capacità di imporre soluzioni condivise, non nelle manifestazioni di intolleranza o negli anatemi alla rovescia.

  52. Quando ho saputo della rinuncia del papa, sinceramente ho gioito.
    Sarà una piccola vittoria, ma almeno è una vittoria laica.
    E molti cattolici praticanti sono d’accordo con me.
    Vorrà pur dire qualcosa!
    Il peggior nemico della chiesa, è la chiesa stessa.
    Sta conducendo una battaglia, che la porterà dove non vuole andare, come dice un proverbio delle mie parti.
    Troppe persone si stanno allontanando dalla religione, e non è un bene.
    Ma le gerarchie dovrebbero fare un “mea culpa”, e chiedersi dove stanno sbagliando.
    Troppo facile parlare di leader spirituale, di democrazia, eccetera.
    Chiediamoci perché i giornali del mondo hanno dato pochissimo spazio a questa notizia, mentre quelli italiani ne hanno parlato anche troppo, e stamattina, e quasi tutti a senso unico.
    Perché in un paese normale sarebbe una non notizia, nel nostro diventa uno scandalo.
    Ma occupiamoci di cose più importanti, per favore!

  53. Sul Corriere della Sera di oggi questa intervista a Fisichella

    L’intervista Il vescovo ausiliare di Roma: è stato un oltraggio e un atto di intolleranza che non sembrava possibile .
    Fisichella: l’Università è diventata un centro sociale

    ROMA — «È un oltraggio al Papa, un atto di intolleranza che non si immaginava possibile nella Roma di oggi. Ma è anche un’umiliazione per l’Università la Sapienza che patisce un danno di immagine di fronte al mondo, risultando ostaggio di una piccola frangia di studenti e docenti che si ispirano a un’idea settaria di laicità »: è il commento del vescovo ausiliare di Roma e rettore dell’Università lateranense Rino Fisichella.
    Lei è uomo di università: come prende questa notizia?
    «Il primo sentimento è di tristezza al vedere come una grande università, la più grande d’Europa, viva in un regime di intolleranza di fatto, che la mette in contraddizione con se stessa, cioè con quello che dovrebbe essere un’università: un luogo del confronto più aperto tra le diverse posizioni culturali. Sessanta professori ne condizionano quattromila e un gruppo di studenti emargina un’intera popolazione studentesca».
    In questa vicenda «triste» trova qualche insegnamento?
    «Sì, che ormai viviamo sotto il fattore “i”…».
    «I» come informazione, suppongo. Eccellenza se la prende con i media?
    «No, “i” come ignoranza, come intolleranza e come intransigenza laicista. Intolleranza di un ambiente accademico nei confronti di una persona che fu docente universitario e che è uno dei più grandi teologi del XX secolo. Intransigenza laicista che corre il rischio di sfociare in un fondamentalismo scientista di cui non si sentiva proprio il bisogno. I cultori di questa posizione non vogliono neanche ascoltare chi la pensa in altro modo».
    Diceva anche «ignoranza»…
    «È ignoranza rivendicare la qualifica di “scienza” alle sole materie matematiche e fisiche, come è stato fatto in questa occasione quasi non esistessero le scienze umanistiche ed è ignoranza estrapolare una frase da un testo del cardinale Ratzinger per attribuirgli un atteggiamento di denigrazione di Galileo che mai egli ha avuto ».
    Non sarà che semplicemente ha vinto una posizione coerentemente laica?
    «No! Abbiamo assistito a un sopruso di una minoranza facinorosa. Che è poi una vittoria di Pirro, perché il Papa subisce l’umiliazione di non poter andare all’Università ma quella minoranza ha infangato la Sapienza, dandone un’immagine da Centro sociale o da Circolo culturale dei no-global. Io mi auguro che questo triste episodio dia luogo a uno scatto di responsabilità che aiuti al recupero della dignità che spetta a quell’istituzione ».
    E se di mezzo ci fosse anche un di più di rigore nella predicazione del Papa, che gli attira l’avversione laicista?
    «Per la predicazione del Papa si può parlare di chiarezza e non di “rigore”, a meno che non si intenda il rigore scientifico».
    Se la Chiesa si profila sulla scena pubblica non dovrà attendersi di andare incontro a reazioni critiche?
    «È certo che le dovrà attendere ed è giusto che tali reazioni si facciano sentire, ma questa non è critica: questo è impedimento a parlare».
    Quale sarà stata la ragione ultima della decisione del Papa?
    «Egli è uomo di pensiero e la figura papale è segno di unità. Vedendo che non c’erano le condizioni per ragionare e che la sua presenza diveniva pretesto per violenze, ha scelto di togliere il pretesto».

    Luigi Accattoli
    16 gennaio 2008

  54. Sempre sul Corriere: Ernesto Galli della Loggia

    Una sconfitta del Paese

    di Ernesto Galli della Loggia

    A questo punto la decisione era molto probabilmente inevitabile: Benedetto XVI ha preferito non recitare la parte dell’ospite sgradito. Ha preferito evitare allo Stato italiano la vergogna di dover difendere la sua presenza all’Università di Roma schierando i reparti antisommossa, e ha deciso di rinunciare alla sua visita. E’ una grande vittoria dei laici. Il «libero pensiero » ha trionfato e i suoi apostoli possono cantare vittoria: ha trionfato la scienza contro l’ignoranza, la ragione contro la superstizione, Voltaire contro Bellarmino. Hanno trionfato i grandi pedagoghi democratici che nei giorni scorsi, dall’alto della loro sapienza, avevano detto il fatto loro a Joseph Ratzinger definendolo una personalità «intellettualmente inconsistente».
    E’ una vittoria non da poco. Per la prima volta ciò che finora è stato sempre possibile a tutti i pontefici romani, e cioè di muoversi senza problemi sul territorio italiano, di essere accolti in qualunque sede istituzionale, di prendere la parola perfino nell’aula del Parlamento, per la prima volta tutto ciò non è stato invece possibile a Benedetto XVI. E questo nel cuore della sua diocesi, nel cuore di Roma.
    Ma che importa? Assai più importante, dovremmo credere, è che i laici abbiano vinto. Peccato che non riusciamo proprio a crederci. Quella che ha vinto, infatti, è una caricatura della laicità.
    E’ la laicità scomposta e radicaleggiante, sempre pronta ai toni dell’anticlericalismo, che cinicamente ha usato la protesta dei poveri professori di fisica piegandola alle necessità della lotta politica italiana, delle risse del centro-sinistra intorno ai Dico e all’aborto, della gara per conquistare influenza sul neonato Partito democratico. E’ la laicità che vuole ascoltare solo le sue ragioni scambiandole per la Ragione. Che, nonostante tutte le chiacchiere sull’Illuminismo, nei fatti non sa che cosa sia la tolleranza, ignora cosa voglia dire rispettare la verità delle posizioni dell’avversario, rispettarne la reale identità. E’ la laicità che dispensa i suoi favori e le sue critiche a seconda di come le torni politicamente utile. Che da tempo, perciò, non si stanca di scagliarsi contro Benedetto XVI solo perché lo ritiene ostile alle sue posizioni sulla scena italiana e allora va inventandosi chissà quale assoluta diversità tra lui e il suo immediato predecessore, fingendo di non sapere che di fatto non c’è stato quasi un gesto, una presa di posizione importante, di Giovanni Paolo II che non sia stata condivisa, o addirittura ispirata, da papa Ratzinger.
    Laicità? Sì, una laicità opportunista, nutrita di uno scientismo patetico, arrogante nella sua cieca radicalità. Con la quale un’autentica laicità liberale non ha nulla a che fare. Che anzi deve considerare la prima dei suoi nemici.

    16 gennaio 2008

  55. Hanno fatto bene i 67 Proff. e gli alunni a protestare,il Dr. Ratzingher(mi è piaciuto tanto questo appallativo)è il degno rappresentante di coloro che si sono arrogati il diritto di instaurare la “santa inquisizione” e di aver commesso tutto ciò che la storia ci ha riportato.Basta!! è venuta finalmente l’ora di relegarli oltre il tevere.

  56. Vorrei che si ragionasse su questa cosa senza ipocrisia e con la categoria che le è propria, ovvero la politica. Non ci entrano l’intolleranza, la tolleranza la cultura, l’omo de pensiero, la spiritualità. se uno di mestere fa er papa anche se di provenienza è apicultore, ogni volta che parla di api, va in visita alle api, dice ciao con la mano alle mosche, egli fa un gesto poltico.
    Magari potrebbe non essere così. Ma è anche estremamente difficile immaginarlo. Presto o tardi sarà il destino della chiesa, ma per il momento si rimanda. E se oggi il conflitto è acceso, è perchè si sono venute a creare due agenzie, la chiesa e la scienza che per le scelte di questo papa si sono ritrovate a rappresentare dei gruppi di valori che hanno una significanza politica. Qualcuno ha detto, Sozi mi pare, che la faccenda di Galileo è cosa vecchia. Vero, ma Ratzinger l’ha riattualizzata e lo ha fatto per uno scopo attualissimo uno scopo politicissimo, che disconosce valore e dignità alla ricerca scientifica persino quando dovesse avere smaccatamente ragione come quella volta – e come ha ragione oggi quando si parla di cellule staminali. Il desiderio di ratzinger è cercare di attirare sul cattolicesimo un monopolio culturale che ha una sua assolutamente pagana valenza terrena. A questo punto mi è sembrato assolutamente logico che la la roccaforte della ricerca scientifica (almeno in teoria) reagisse con un gesto altrettanto politico.

    Io non trovo, perdonatemi, molto utile rammaricarsi per i toni e l’aria conflittuale che si respira di questi tempi, mi pare qualcosa di storicamente inveitabile, e da Ratzinger solo accelerato.
    Come se dice a Roma, more un papa e se ne fa un altro.

  57. Vorrei fare una breve riflessione sulla vicenda del Papa alla Sapienza: hanno un senso i simboli? Mi spiego meglio. L’inaugurazione di un anno accademico non è una semplice conferenza, convegno, dibattito scientifico-filosofico. E’ una CERIMONIA, laica ma sempre tale, che dovrebbe celebrare simbolicamente l’apertura di un percorso di ricerca e di studio all’interno di una Università . In tale contesto, che senso ha l’intervento di un capo religioso e/o capo di uno stato straniero? Il Papa stesso ha una grande esperienza in termini di CERIMONIE, mi pare, e sa quanto è importante che esse vengano tutelate e garantite anche in una loro peculiare ritualità. Perchè tanto scandalo, allora, se docenti e studenti di un Ateneo ritengono opportuno non “dissacrare” simbolicamente un rituale di apertura di un anno accademico?
    Nota a margine: dopo l’ivito all’inaugurazione dell’anno accademico, cosa diremmo se il Papa o un altro capo religioso fossero invitati, che so, all’inaugurazione dell’anno giudiziario o dell’anno scolastico?
    Giove
    http://giovannisavastano.kataweb.blog.it

  58. caro massimo,
    condivido quasi sempre le tue posizioni, ma questa volta, temo di non essere d’accordo con te
    non ho seguito i tumulti (?) in università e, se ci sono veramente stati, quelli certo sono da biasimare
    tuttavia, in qualche modo i laici (o atei, che “coraggiosamente” si dichiarano tali) in qualche modo devono pur protestare davanti all’invadenza della chiesa nella gestione del nostro Stato
    non era quella la forma adatta, ma è stata un’occasione che gli studenti (forse troppo giovani, un po’ esagerati nelle forme) hanno voluto cogliere per ricordare urbi et orbi che ci siamo anche noi non-religiosi

    nelle università si tende a invitare forse troppa gente, dai cantanti (ho scoperto ieri che è stata data una laurea honoris causa a vasco rossi, ma ignoro la facoltà e l’università che abbiano voluto premiare con un titolo -ormai privo di senso- un cantante, che non mi pare c’entri molto con la ricerca che si dovrebbe fare in ambito accademico)

    ma il papa non è una personalità qualsiasi
    il papa è il capo della chiesa
    e la chiesa, qui in italia, a me pare davvero che esageri con l’invadenza

    certo, i preti fanno il loro mestiere e sono i giornalisti che forse dovrebbero dar meno risalto (con meno interviste, meno “commenti”) a quello che pensa un prete in fatto di coscienza religiosa, relativamente alla nostra cosa pubblica (politica)

    quindi penso che le colpe siano sì condivise, ma in ogni caso, già da tempo (taaaanto tempo) i laici non sono rappresentati dal nostro Stato (celebre affermazione della rossanda all’indomani dei funerali del precedente capo del vaticano)

    le ragioni che esponi sono sacrosante (scusa l’aggettivo, ma già che si parla di sua santità…)
    sì, non ha vinto la tolleranza, non ha vinto nessuno
    ma almeno una voce s’è levata

    relativamente all’immagine dell’italia all’estero, pare che sia stata data infima risonanza sulla stampa estera di questo episodio, che rimane periferico, di un fenomeno che mi auguro possa crescere, in maniera forse più civile di come può essere stato fatto

    spero tu non me ne voglia,
    cordialmente, e con l’affetto e la stima di sempre,
    lanasmooth

  59. Brava Gea a ricordarci il Dalai Lama. Non sono d’accordo con chi tira in ballo la libertà del confronto, la discussione , ecc. Non di dibattito si sarebbe trattato in quella sede (come già sottolineato da altri), ma di monologo. Se dibattito ci sarebbe stato lo sarebbe stato dopo, dalle pagine dei giornali. E comunque ci sarà, e amplificato, ma da posizioni ben diverse; e chi sarà in posizione indebolita ? Non certo il Papa che non ha potuto parlare, oggetto della solita tracotanza dei laici e dei biechi comunisti).
    Ribadisco ancora la piena legittimità di dissentire, e pubblicamente, da parte di docenti che non ritenevano giusto che IN QUEL CONTESTO (l’inaugurazione di un anno accademico) fosse opportuna una presenza oggi così ingombrante per le polemiche in atto tra un mondo cattolico (che apertamente si pone l’obiettivo di imporre la sua etica e la sua visione del mondo alla scienza (come in passato) e mondo laico. Ribadisco di dissentire da qualunque manifestazione comunque offensiva, o addirittura violenta nei confronti di questa presenza. Ripeto: il Papa a questo punto avrebbe dovuto andare e parlare ed i contestatori apertamente disertare l’inaugurazione e spiegare bene il perchè, limitandosi a questo. Ma sottolineo ancora che che la pessima gestione di tutta la faccenda mi fa pensare ad una precisa volontà di accendere o ingigantire una polemica secondo me molto pretestuosa, mirata ad accrescere le distanze esistenti per fini meramente politici, e della quale credo sia il Papa sia i docenti di Fisica alla fine sino solo strumento non del tutto consapevole. Molto schifosamente tipico della politica italiana di questi anni.

  60. Trovo strano il suo concetto di libertà .La libertà deve essere una strada a doppio senso di circolazione .Il Papa ha diritto di intervenire tanto più se invitato ,altri hanno il diritto di non gradire la sua presenza e di manifestarlo.L’esempio di Ahmadinejad alla Columbia University lo trovo francamente un autogol ,infatti lui c’è andato ed è stato riccamente spernacchiato .Questa è la democrazia .Evidentemente Benedetto XVI si ritiene non spernacchiabile,ma la sua è stata una scelta autonoma e nessuno dico nessuno gli ha impedito nulla.Riguardo poi all’essere un uomo di pace non capisco perchè questo suo status parimenti a quello di tanta altra gente come lui ,lo debba porre al di là delle critiche.Anche Gino Strada è un uomo di pace ma spesso viene pesantemente contestato da chi non la pensa come lui.Diciamo la verità quella dell’uomo di pace è una ipocrita menzogna ,in realtà per i credenti il Papa parla “a Divinis”e quindi non è tollerabile per loro che qualcuno possa contestarlo.Per chi non crede invece quest’uomo di pace è assai meno abile del suo predecessore ,che pur pensandola esattamente come lui aveva una sensibilità politica ed una capacità di mediazione infinitamente superiore.Quindi il problema non è Il Papa ma questo Papa che con le sue esternazioni intolleranti ci sta riportando ai tempi di Pio XII scardinando quell’equilibrio che faticosamente si era creato tra laici e fedeli.Il vero scandalo semmai è rappresentato da questa sorta di pensiero unico che unisce tutta la classe politica e gli organi di informazione dettato da uno stato estero con pretese etiche egemoniche ed autoreferenziali.
    Ho la profonda certezza che se si fosse dovuto votare oggi sicuramente la legge sull’aborto non sarebbe passata e forse neanche quella sul divorzio.Di questo ci si dovrebbe preoccupare e non del mancato ennesimo show di questo Papa corredato delle solite esternazioni reazionarie ed antistoriche .Antonello

  61. è stata una vergogna.
    e abbiamo dimostrato tutta l’ignoranza che gravita intorno all’università.
    si accettano solo cantanti , attori, presentatori , politici, comici … se sei un persona di cultura, fai paura nn sanno reggere il confronto, nn hanno idea della dialettica.

    Minerva scusa, non sanno reggere il confronto? perdonami ma il confronto c’è quando dai possibilità a chi non la pensa come te di poterlo esprimere, e la visita del papa all università non era certo quella di dibattere sulla pena di morte, semplicemente esprimere il punto di vista del papa, che è diverso, sopratutto se parliamo di un università pubblica.

    Postato Mercoledì, 16 Gennaio 2008 alle 1:42 pm da marco

    ciao marco scusa ma per quale motivo il papa nn poteva dire la sua? prchè può parlare un celentano qlsiasi, o addirittura un imam, un ex brigatista e non un papa? l’atteggiamento che ha avuto la sapienza è stata di chiusura e paura nei contronti di un uomo che cmq ha studiato e ha un certo spessore, sicuramente nn come 4 cretini di studentelli ignoranti trainati da altrettanto docenti senza spessore morale ne etico.
    e cmq mi pare che son fatti più danni così che magari stare a sentire un ora di discorso del papa e poi mandarlo al paese degli asini se nn si condivideva.
    salut
    mina vagante

  62. buongiorno a tutti.
    esco dal mio ruolo di lettrice non commentatrice per dire una cosetta: mi sembra che se ne stia parlando troppo.
    Penso che questo faccia buon gioco esattamente a chi spera di avere risonanza maggiore da questi avvenimenti: il Vaticano.
    In questo modo, un’intera pletora di vescovi si sentirà autorizzata a sviscerare l’argomento per i secoli a venire….

  63. Sono perfettamente d’accordo con i docenti della Sapienza: dal momento che non si trattava di una discussione fra studiosi, ma solo di un intervento del Papa che avrebbe sicuramente colto l’occasione per parlare di aborto, di maternità assistita ed altri argomenti che sembra gli stiano più a cuore della fame nel mondo e delle guerre continue.
    Finalmente c’è qualcuno che ‘osa’ opporre resistenza a questo riformismo strisciante non suffragato da nessuna tesi scientifica.
    Tutti rimproverano ai professori di non essere democratici, ma non si tratta certamente di una censura.

  64. Qualcuno crede che attaccare il papa significhi indebolire la “resistenza” agli attacchi che provengono da altri credi, da altre religioni, da altri valori. Ci si scopre cristiani, e cattolici, quando spunta l’imam che grida “dagli agli infedeli”, quando l’Iran compra l’atomica, quando si vedono le donne coi veli in testa. Quasi nessuno va più in chiesa, ma bisogna difendere il papa (manco non fosse capace di farlo da solo…).
    E’ curioso sentire come la chiesa si appropri di valori (di libertà, tolleranza, apertura, di progresso…) che tanti pensatori laici hanno portato avanti prima di essere bruciati/scomunicati/insultati/derisi dalla chiesa stessa.
    Come si chiama già il fenomeno? Teodem?

  65. A mio modestissimo parere, si parla troppo di quella che è una legittima contestazione da parte di chi sente sempre più impellente la necessità di essere libero nella ricerca (già il fatto che sia una necessità la dice lunga). Poiché, come giustamente si ricordava, Ratzinger è un intellettuale, avrei preferito una contestazione “de visu”, nell’atto stesso di quella che sarebbe stata – nel suo discorso, intendo, e non ho dubbi – una requisitoria su legge 194 e così via. Tuttavia, credo che l’università, oggi, per quanto corporativa, possa essere la sede in cui mettere in disussione qualunque discorso religioso e di mistificazione. Non mi stupisco, pertanto, della contestazione dei 67 professori: in una nazione come la nostra, ad oggi ancora antropologicamente fascio-clericale, un atto come questo è anche un segnale di speranza.
    A presto,
    Marco

  66. Dato che si parla di Gesù rispondendomi….ho sempre considerato la società in evoluzione, forse sono ottimista quando spero che l’evoluzione sia sempre positiva.
    Sicuramente sbaglio se si paragonano gli oppositori di allora a quelli di oggi….a quando la prossima crocefissione?

  67. Io sono disposta ad ascoltare chi e ciò che voglio: rientra nella “libertà di pensiero” sancito dalla nostra costituzione. Questa è una premessa inconfutabile.
    E il caso della Sapienza, che ha creato tanto caos, ha alla base tre errori di fondo:
    1) gli organizzatori, non avrebbero dovuto invitare, in una università statale, il capo della città del Vaticano, tenuto conto del tema proposto per l’inizio dell’anno accademico (sulla pena di morte) e delle uscite del Papa e seguaci, inerenti l’aborto;
    2) Ratzinger o non avrebbe dovuto accettare fin dall’inizio se non voleva essere aggredito da un vespaio (inevitabile, come del resto è avvenuto) o sarebbe dovuto andare fino in fondo e tenere la relazione con tutte le sue conseguenze (il coraggio delle idee!);
    3) i docenti e gli studenti che non condividevano la presenza del Sommo nella propria università, avrebbero dovuto reagire in maniera più sottile col silenzio e l’assenza e, per dare un ruolo al proprio silenzio e alla dissertazione, avrebbero, magari, potuto farsi una bella passeggiata (salutare per il corpo) e recarsi –perché no!- a San Pietro ad ammirare le magnifiche colonne del Bernini e il blocco marmoree della Pietà (salutare per la mente).
    In tutto questo pandemonio nessuno a fatto una bella figura, questo è certo!, soprattutto agli occhi di chi ci sta a guardare.
    @ a Nicola Papapietro che testualmente scrive: “ma ora abbiamo pure una sessantina di nomi e cognomi, continuate pure così, tra poco oltre a transessuali, terroristi e puttane ci ritroveremo stupratori, zingari e palestinesi con la kefia in parlamento”
    Una cosa sono gli stupratori e i terroristi, un’altra i transessuali, le puttane, gli zingari e i palestinesi: se questi ultimi hanno la cittadinanza italiana e godono dei diritti politici possono –se vogliono e se vengono votati- sedersi tra i banchi dei parlamentari, con pari dignità ti tanti altri.
    @ Sergio Sorzi che scrive: “Uno Stato laico non sia mai uno Stato intollerante verso chi e’ tollerante (come i religiosi cattolici di oggi; lasciamo stare Galileo e Bruno: roba passata suvvia).”. Condivido e dico di più: uno stato laico, appunto perché tale, deve essere sempre tollerante. Ma, il riferimento ai religiosi cattolici di oggi che sono tolleranti, ho qualche perplessità su alcuni di loro, perché non c’è solo un passato; c’è anche un presente con un ritorno all’oscurantismo: il rifiuto dei funerali religiosi a Welby -a me fa ancora male-, quando anche un suicida può tranquillamente averli. E fa molto pensare che menti eccelse, come Carlo Maria Martini e Gianfranco Ravarsi, non rilascino dichiarazioni, mentre le uniche che ci sorbiamo sono quelle di Ruini che, di certo, tanto tollerante non sembra!

  68. Cara sig.ra Bennici,
    anch’io ho alcune perplessita’ su molti uomini politici ex fascisti o ex (ma anche attualmente) marxisti, leninisti, maoisti e stalinisti, e delle mie ulteriori perplessita’ riguardano quelli dei partiti-movimenti separatisti. Pero’ stanno tutti li’, a Montecitorio, perche’ qualcuno li ha votati. Giustamente. Pertanto, se non vogliamo fare due pesi e due misure, anche il Papa deve stare li’ perche’ milioni di italiani credono in Lui.

  69. P.S.
    Mi dica quale Partito, analogamente alla Chiesa, non ha differenti correnti di pensiero interne.

  70. mi è scappato un verbo che si è trasformato in preposizione semplice e un plurale che è rimasto singolare… ah, ah, ah… scusate!

  71. Non sono molto d’accordo con te, Massimo. A mio parere il papa avrebbe fatto bene ad andare, dimostrando un po’ di coraggio in più e sfidando le critiche. Il suo predecessore sarebbe andato. Non sono d’accordo nè con gli studenti e i docenti, nè con la Santa Sede. Sono un laico, indifferente più che ateo, non sento mio il problema religioso, non mi riguarda, non riesco ad avere una fede, di nessun tipo. Penso, però, che il papa debba essere libero di parlare, come ogni altra persona. Libera Chiesa in libero Stato, però. Non deve intralciare la politica italiana. Vedi aborto, divorzio, ecc. Spesso lo ha fatto. A parte questo, ho trovato orripilante il servizio del TG2 che due giorni fa tentava (arrampicandosi sugli specchi) di giustificare la Chiesa ai tempi del processo a Galileo. La stessa operazione la fa oggi su La Nazione il buon Massimo Fini. Ho dovuto prendere un’enciclopedia e far leggere a mio figlio cosa fece la Chiesa a Galileo…

    Gordiano Lupi
    http://www.infol.it/lupi

  72. Ripeto: giocare al tiro a bersaglio con un Papa mi sembra cosa scorretta. Nessuno in Italia ci toglie le liberta’ democratiche, guai a privarne il Pontefice; piuttosto, se proprio abbisognamo di un ”nemico”, concentriamoci contro il CONSUMISMO e la MERCIFICAZIONE DELL’UOMO, che fa piu’ danni di tutte le teorie politiche e teologiche messe insieme.

  73. Infatti, sig. Sozi, non metto in discussione il ruolo del papa: è stato eletto e quello è il suo posto. Forse mi sarò espressa male, ma non intendevo defraudare Ratzinger di qualcosa: ho voluto semplicemente sottolineare la non lungimiranza degli organizzatori dell’apertura dell’anno accademico, la non lungimiranza del papa nell’accettare con l’altrettanta non lungimiranza nel disdire –dopo aver accettato- e la non lungimiranza dei dissidenti.
    Oramai, all’interno dei partiti, non c’è più il cosiddetto “centralismo democratico” (come una volta si diceva nell’ex PC), fatta eccezione del “partito chiesa” e le voci discordanti non vengono esternate in nome dell’unità della chiesa stessa: c’è chi realmente ci crede (e ne conosco qualcuno), altri per mera opportunità.

  74. Caro sig Sozi, la vita reale non è mai così netta e manichea . Se milioni di Italiani credono nel Papa ce ne sono milioni che ne farebbero volentieri a meno.E non è che quelli che credono in lui siano migliori degli altri .Se il Papa si limitasse a predicare per le sue pecorelle nessuno avrebbe niente a ridire ,il problema nasce nel momento in cui pretende che altri greggi debbano adottare i suoi comportamenti perchè lui detiene la verità .Francamente questo non si può consentire a nessuno .E si tranquillizzi se ex-fascisti e per par conditio ex-marxisti così lei è più contento siedono in parlamento legittimati dal voto popolare si può anche criticare e diffidare di loro ,in fondo anche Mussolini e Hitler avevano vinto le elezioni all’inizio. Antonello Dionisi

  75. P.S.
    quando poco sopra scrivevo: “Io sono disposta ad ascoltare chi e ciò che voglio: rientra nella “libertà di pensiero” sancito dalla nostra costituzione. Questa è una premessa inconfutabile.”, non era rivolta al papa, ma hai dissidenti.

  76. Intanto vi ringrazio di cuore per i vostri commenti.
    Ringrazio sia chi ha dimostrato di pensarla come me, e sia chi ha manifestato opinioni del tutto differenti (se non opposte).
    In uno dei primi commenti avevo scritto:
    “Dite la vostra con fermezza. Contradditemi pure.
    Vi chiedo solo la cortesia di rispettare, come sempre, le opinioni di chi la pensa diversamente contrapponendo le proprie all’interno di un dibattito acceso ma civile.”
    Ecco, credo che – in linea di massima – è esattamente ciò che è avvenuto: un dibattito acceso, ma civile. Quello che io auspico sempre è che si possa dialogare, contrapponendo le nostre idee, senza scadere nella rissa. Come ho detto altre volte, credo che questo sia alla base di ogni tipo di crescita.
    Ancora grazie

  77. Ma perchè invece di fare marciaindietro il Papa non è andato ugualmente? Avrebbe potuto ignorare la minoranza che non lo voleva e avere l’occasione di riprendere l’infelice affermazione circa Galileo. Woytila l’avrebbe fatto. Anche il Berlusca. Del resto non tutti i papi sono buoni pierre. O, forse, ha colto la palla al balzo?

  78. C’è tanta gente che è intervenuta qui per la prima volta. Ai nuovi arrivati auguro di cuore un caldo benvenuto e spero, che nel futuro, possiate continuare a partecipare ai dibattiti (di norma incentrati sui libri).

  79. Grazie per il benvenuto, cercherò di essere presente… anche se fino adesso vi avevo letto, seppur non intervendendo.
    P.s.
    nel mio ultimo, una preposizione articolata è divenuta verbo… scusate!

  80. No, no. Attenzione. Non dobbiamo fare l’errore di leggere questo episodio come una figuraccia a livello internazionale. Punto primo: fuori dall’Italia il Papa non ha alcuna rilevanza a livello mediatico. Solo qua gli si dedica una prima pagina ogni volta che mangia pesante. In secondo luogo, solo in Italia il Papa ritiene di poter imperversare nella vita politica: non interviene in Francia, non interviene in Germania, non interviene in Irlanda. In Spagna ha provato ad intervenire per interposto vescovo, e gli è stato detto chiaramente che la Chiesa non è un interlocutore politico su cui misurare le leggi: e quindi la legge con cui è stata abrogato l’obbligo di essere di due sessi diversi per sposarsi (perché si pensa sempre ai gay, ma mai ai trans) non è stata fatta per dare fastidio alla Chiesa o in spregio alla Chiesa, ma è stata fatta SENZA TENERE CONTO DELLA CHIESA, che in quanto istituzione religiosa ha lo stesso peso di qualsiasi altra autorità in campi simili.

    Vi rimando pertanto a questo post molto chiaro di Mario De Santis (sempre che Mario stesso non sia già intervenuto):
    http://mariodesantis.blog.deejay.it/mario_de_santis/2008/01/cattolico.html

  81. Purtroppo devo disconnettermi e non so se prima di venerdì potrò tornare online. Vi chiedo dunque la cortesia di continuare a intervenire mantenendo i toni civili che hanno caratterizzato il dibattito fino ad adesso.
    Intanto è stato divulgato il discorso che avrebbe dovuto tenere il Papa.
    Vi scrivo, sotto, il link al sito diRepubblica:
    http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/esteri/benedettoxvi-19/testo-discorso-sapienza/testo-discorso-sapienza.html
    Grazie ancora a tutti gli intervenuti e a chi continuerà a intervenire.
    Massimo

  82. Il ruolo dell’università e il rapporto tra ragione e fede
    Il testo integrale del discorso del Papa
    Ecco la «allocuzione» preparata da Benedetto XVI per il suo intervento alla Sapienza, poi annullato
    CITTA’ DEL VATICANO – Ecco il testo integrale dell’allocuzione che Papa Benedetto XVI avrebbe dovuto pronunciare all’universitá di Roma «La Sapienza» subito dopo l’inaugurazione dell’anno accademico, pubblicato dalla Santa Sede.
    È per me motivo di profonda gioia incontrare la comunità della “Sapienza – Università di Roma” in occasione della inaugurazione dell’anno accademico. Da secoli ormai questa Università segna il cammino e la vita della città di Roma, facendo fruttare le migliori energie intellettuali in ogni campo del sapere. Sia nel tempo in cui, dopo la fondazione voluta dal Papa Bonifacio VIII, l’istituzione era alle dirette dipendenze dell’Autorità ecclesiastica, sia successivamente quando lo Studium Urbis si è sviluppato come istituzione dello Stato italiano, la vostra comunità accademica ha conservato un grande livello scientifico e culturale, che la colloca tra le più prestigiose università del mondo.
    Da sempre la Chiesa di Roma guarda con simpatia e ammirazione a questo centro universitario, riconoscendone l’impegno, talvolta arduo e faticoso, della ricerca e della formazione delle nuove generazioni. Non sono mancati in questi ultimi anni momenti significativi di collaborazione e di dialogo. Vorrei ricordare, in particolare, l’Incontro mondiale dei Rettori in occasione del Giubileo delle Università, che ha visto la vostra comunità farsi carico non solo dell’accoglienza e dell’organizzazione, ma soprattutto della profetica e complessa proposta della elaborazione di un “nuovo umanesimo per il terzo millennio”.
    Mi è caro, in questa circostanza, esprimere la mia gratitudine per l’invito che mi è stato rivolto a venire nella vostra università per tenervi una lezione. In questa prospettiva mi so no posto innanzitutto la domanda: Che cosa può e deve dire un Papa in un’occasione come questa? Nella mia lezione a Ratisbona ho parlato, sì, da Papa, ma soprattutto ho parlato nella veste del già professore di quella mia università, cercando di collegare ricordi ed attualità. Nell’università “Sapienza”, l’antica università di Roma, però, sono invitato proprio come Vescovo di Roma, e perciò debbo parlare come tale. Certo, la “Sapienza” era un tempo l’università del Papa, ma oggi è un’università laica con quell’autonomia che, in base al suo stesso concetto fondativo, ha fatto sempre parte della natura di università, la quale deve essere legata esclusivamente all’autorità della verità. Nella sua libertà da autorità politiche ed ecclesiastiche l’università trova la sua funzione particolare, proprio anche per la società moderna, che ha bisogno di un’istituzione del genere.
    Ritorno alla mia domanda di partenza: che cosa può e deve dire il Papa nell’incontro con l’università della sua città? Riflettendo su questo interrogativo, mi è sembrato che esso ne includesse due altri, la cui chiarificazione dovrebbe condurre da sé alla risposta. Bisogna, infatti, chiedersi: qual è la natura e la missione del Papato? E ancora: qual è la natura e la missione dell’università? Non vorrei in questa sede trattenere Voi e me in lunghe disquisizioni sulla natura del Papato. Basti un breve accenno. Il Papa è anzitutto Vescovo di Roma e come tale, in virtù della successione all’Apostolo Pietro, ha una responsabilità episcopale nei riguardi dell’intera Chiesa cattolica. La parola “vescovo”–episkopos, che nel suo significato immediato rimanda a “sorvegliante”, già nel Nuovo Testamento è stata fusa insieme con il concetto biblico di Pastore: egli è colui che, da un punto di osservazione sopraelevato, guarda all’insieme, prendendosi cura del giusto cammino e della coesione dell’insieme. In questo senso, tale designazione del compito orienta lo sguardo anzitutto verso l’interno della comunità credente. Il Vescovo – il Pastore – è l’uomo che si prende cura di questa comunità; colui che la conserva unita mantenendola sulla via verso Dio, indicata secondo la fede cristiana da Gesù – e non soltanto indicata: Egli stesso è per noi la via. Ma questa comunità della quale il Vescovo si prende cura – grande o piccola che sia – vive nel mondo; le sue condizioni, il suo cammino, il suo esempio e la sua parola influiscono inevitabilmente su tutto il resto della comunità umana nel suo insieme. Quanto più grande essa è, tanto più le sue buone condizioni o il suo eventuale degrado si ripercuoteranno sull’insieme dell’umanità.
    Vediamo oggi con molta chiarezza, come le condizioni delle religioni e come la situazione della Chiesa – le sue crisi e i suoi rinnovamenti – agiscano sull’insieme dell’umanità. Così il Papa, proprio come Pastore della sua comunità, è diventato sempre di più anche una voce della ragione etica dell’umanità. Qui, però, emerge subito l’obiezione, secondo cui il Papa, di fatto, non parlerebbe veramente in base alla ragione etica, ma trarrebbe i suoi giudizi dalla fede e per questo non potrebbe pretendere una loro validità per quanti non condividono questa fede. Dovremo ancora ritornare su questo argomento, perché si pone qui la questione assolutamente fondamentale: che cosa è la ragione? Come può un’affermazione – soprattutto una norma morale – dimostrarsi “ragionevole”? A questo punto vorrei per il momento solo brevemente rilevare che John Rawls, pur negando a dottrine religiose comprensive il carattere della ragione “pubblica”, vede tuttavia nella loro ragione “non pubblica” almeno una ragione che non potrebbe, nel nome di una razionalità secolaristicamente indurita, essere semplicemente disconosciuta a coloro che la sostengono. Egli vede un criterio di questa ragionevolezza fra l’altro nel fatto che simili dottrine derivano da una tradizione responsabile e motivata, in cui nel corso di lunghi tempi sono state sviluppate argomentazioni sufficientemente buone a sostegno della relativa dottrina. In questa affermazione mi sembra importante il riconoscimento che l’esperienza e la dimostrazione nel corso di generazioni, il fondo storico dell’umana sapienza, sono anche un segno della sua ragionevolezza e del suo perdurante significato.
    Di fronte ad una ragione a-storica che cerca di autocostruirsi soltanto in una razionalità a-storica, la sapienza dell’umanità come tale – la sapienza delle grandi tradizioni religiose – è da valorizzare come realtà che non si può impunemente gettare nel cestino della storia delle idee. Ritorniamo alla domanda di partenza. Il Papa parla come rappresentante di una comunità credente, nella quale durante i secoli della sua esistenza è maturata una determinata sapienza della vita; parla come rappresentante di una comunità che custodisce in sé un tesoro di conoscenza e di esperienza etiche, che risulta importante per l’intera umanità: in questo senso parla come rappresentante di una ragione etica.
    Ma ora ci si deve chiedere: e che cosa è l’università? Qual è il suo compito? È una domanda gigantesca alla quale, ancora una volta, posso cercare di rispondere soltanto in stile quasi telegrafico con qualche osservazione. Penso si possa dire che la vera, intima origine dell’università stia nella brama di conoscenza che è propria dell’uomo. Egli vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole verità. In questo senso si può vedere l’interrogarsi di Socrate come l’impulso dal quale è nata l’università occidentale. Penso ad esempio – per menzionare soltanto un testo – alla disputa con Eutifrone, che di fronte a Socrate difende la religione mitica e la sua devozione. A ciò Socrate contrappone la domanda: “Tu credi che fra gli dei esistano realmente una guerra vicendevole e terribili inimicizie e combattimenti … Dobbiamo, Eutifrone, effettivamente dire che tutto ciò è vero?” (6 b – c). In questa domanda apparentemente poco devota – che, però, in Socrate derivava da una religiosità più profonda e più pura, dalla ricerca del Dio veramente divino – i cristiani dei primi secoli hanno riconosciuto se stessi e il loro cammino. Hanno accolto la loro fede non in modo positivista, o come la via d’uscita da desideri non appagati; l’hanno compresa come il dissolvimento della nebbia della religione mitologica per far posto alla scoperta di quel Dio che è Ragione creatrice e al contempo Ragione-Amore.
    Per questo, l’interrogarsi della ragione sul Dio più grande come anche sulla vera natura e sul vero senso dell’essere umano era per loro non una forma problematica di mancanza di religiosità, ma faceva parte dell’essenza del loro modo di essere religiosi. Non avevano bisogno, quindi, di sciogliere o accantonare l’interrogarsi socratico, ma potevano, anzi, dovevano accoglierlo e riconoscere come parte della propria identità la ricerca faticosa della ragione per raggiungere la conoscenza della verità intera. Poteva, anzi doveva così, nell’ambito della fede cristiana, nel mondo cristiano, nascere l’università. È necessario fare un ulteriore passo. L’uomo vuole conoscere – vuole verità. Verità è innanzitutto una cosa del vedere, del comprendere, della theoría, come la chiama la tradizione greca. Ma la verità non è mai soltanto teorica. Agostino, nel porre una correlazione tra le Beatitudini del Discorso della Montagna e i doni dello Spirito menzionati in Isaia 11, ha affermato una reciprocità tra “scientia” e “tristitia”: il semplice sapere, dice, rende tristi. E di fatto – chi vede e apprende soltanto tutto ciò che avviene nel mondo, finisce per diventare triste.
    Ma verità significa di più che sapere: la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene. Questo è anche il senso dell’interrogarsi socratico: qual è quel bene che ci rende veri? La verità ci rende buoni, e la bontà è vera: è questo l’ottimismo che vive nella fede cristiana, perché ad essa è stata concessa la visione del Logos, della Ragione creatrice che, nell’incarnazione di Dio, si è rivelata insieme come il Bene, come la Bontà stessa.
    Nella teologia medievale c’è stata una disputa approfondita sul rapporto tra teoria e prassi, sulla giusta relazione tra conoscere ed agire – una disputa che qui non dobbiamo sviluppare. Di fatto l’università medievale con le sue quattro Facoltà presenta questa correlazione. Cominciamo con la Facoltà che, secondo la comprensione di allora, era la quarta, quella di medicina. Anche se era considerata più come “arte” che non come scienza, tuttavia, il suo inserimento nel cosmo dell’universitas significava chiaramente che era collocata nell’ambito della razionalità, che l’arte del guarire stava sotto la guida della ragione e veniva sottratta all’ambito della magia. Guarire è un compito che richiede sempre più della semplice ragione, ma proprio per questo ha bisogno della connessione tra sapere e potere, ha bisogno di appartenere alla sfera della ratio. Inevitabilmente appare la questione della relazione tra prassi e teoria, tra conoscenza ed agire nella Facoltà di giurisprudenza. Si tratta del dare giusta forma alla libertà umana che è sempre libertà nella comunione reciproca: il diritto è il presupposto della libertà, non il suo antagonista.
    Ma qui emerge subito la domanda: come s’individuano i criteri di giustizia che rendono possibile una libertà vissuta insieme e servono all’essere buono dell’uomo? A questo punto s’impone un salto nel presente: è la questione del come possa essere trovata una normativa giuridica che costituisca un ordinamento della libertà, della dignità umana e dei diritti dell’uomo. È la questione che ci occupa oggi nei processi democratici di formazione dell’opinione e che al contempo ci angustia come questione per il futuro dell’umanità. Jürgen Habermas esprime, a mio parere, un vasto consenso del pensiero attuale, quando dice che la legittimità di una carta costituzionale, quale presupposto della legalità, deriverebbe da due fonti: dalla partecipazione politica egualitaria di tutti i cittadini e dalla forma ragionevole in cui i contrasti politici vengono risolti. Riguardo a questa “forma ragionevole” egli annota che essa non può essere solo una lotta per maggioranze aritmetiche, ma che deve caratterizzarsi come un “processo di argomentazione sensibile alla verità” (wahrheitssensibles Argumentationsverfahren). È detto bene, ma è cosa molto difficile da trasformare in una prassi politica.
    I rappresentanti di quel pubblico “processo di argomentazione” sono – lo sappiamo – prevalentemente i partiti come responsabili della formazione della volontà politica. Di fatto, essi avranno immancabilmente di mira soprattutto il conseguimento di maggioranze e con ciò baderanno quasi inevitabilmente ad interessi che promettono di soddisfare; tali interessi però sono spesso particolari e non servono veramente all’insieme. La sensibilità per la verità sempre di nuovo viene sopraffatta dalla sensibilità per gli interessi. Io trovo significativo il fatto che Habermas parli della sensibilità per la verità come di elemento necessario nel processo di argomentazione politica, reinserendo così il concetto di verità nel dibattito filosofico ed in quello politico. Ma allora diventa inevitabile la domanda di Pilato: che cos’è la verità? E come la si riconosce? Se per questo si rimanda alla “ragione pubblica”, come fa Rawls, segue necessariamente ancora la domanda: che cosa è ragionevole? Come una ragione si dimostra ragione vera? In ogni caso, si rende in base a ciò evidente che, nella ricerca del diritto della libertà, della verità della giusta convivenza devono essere ascoltate istanze diverse rispetto a partiti e gruppi d’interesse, senza con ciò voler minimamente contestare la loro importanza.
    Torniamo così alla struttura dell’università medievale. Accanto a quella di giurisprudenza c’erano le Facoltà di filosofia e di teologia, a cui era affidata la ricerca sull’essere uomo nella sua totalità e con ciò il compito di tener desta la sensibilità per la verità. Si potrebbe dire addirittura che questo è il senso permanente e vero di ambedue le Facoltà: essere custodi della sensibilità per la verità, non permettere che l’uomo sia distolto dalla ricerca della verità. Ma come possono esse corrispondere a questo compito? Questa è una domanda per la quale bisogna sempre di nuovo affaticarsi e che non è mai posta e risolta definitivamente.
    Così, a questo punto, neppure io posso offrire propriamente una risposta, ma piuttosto un invito a restare in cammino con questa domanda – in cammino con i grandi che lungo tutta la storia hanno lottato e cercato, con le loro risposte e con la loro inquietudine per la verità, che rimanda continuamente al di là di ogni singola risposta. Teologia e filosofia formano in ciò una peculiare coppia di gemelli, nella quale nessuna delle due può essere distaccata totalmente dall’altra e, tuttavia, ciascuna deve conservare il proprio compito e la propria identità. È merito storico di san Tommaso d’Aquino – di fronte alla differente risposta dei Padri a causa del loro contesto storico – di aver messo in luce l’autonomia della filosofia e con essa il diritto e la responsabilità propri della ragione che s’interroga in base alle sue forze.
    Differenziandosi dalle filosofie neoplatoniche, in cui religione e filosofia erano inseparabilmente intrecciate, i Padri avevano presentato la fede cristiana come la vera filosofia, sottolineando anche che questa fede corrisponde alle esigenze della ragione in ricerca della verità; che la fede è il “sì” alla verità, rispetto alle religioni mitiche diventate semplice consuetudine. Ma poi, al momento della nascita dell’università, in Occidente non esistevano più quelle religioni, ma solo il cristianesimo, e così bisognava sottolineare in modo nuovo la responsabilità propria della ragione, che non viene assorbita dalla fede. Tommaso si trovò ad agire in un momento privilegiato: per la prima volta gli scritti filosofici di Aristotele erano accessibili nella loro integralità; erano presenti le filosofie ebraiche ed arabe, come specifiche appropriazioni e prosecuzioni della filosofia greca. Così il cristianesimo, in un nuovo dialogo con la ragione degli altri, che veniva incontrando, dovette lottare per la propria ragionevolezza. La Facoltà di filosofia che, come cosiddetta “Facoltà degli artisti”, fino a quel momento era stata solo propedeutica alla teologia, divenne ora una Facoltà vera e propria, un partner autonomo della teologia e della fede in questa riflessa. Non possiamo qui soffermarci sull’avvincente confronto che ne derivò.
    Io direi che l’idea di san Tommaso circa il rapporto tra filosofia e teologia potrebbe essere espressa nella formula trovata dal Concilio di Calcedonia per la cristologia: filosofia e teologia devono rapportarsi tra loro “senza confusione e senza separazione”. “Senza confusione” vuol dire che ognuna delle due deve conservare la propria identità. La filosofia deve rimanere veramente una ricerca della ragione nella propria libertà e nella propria responsabilità; deve vedere i suoi limiti e proprio così anche la sua grandezza e vastità. La teologia deve continuare ad attingere ad un tesoro di conoscenza che non ha inventato essa stessa, che sempre la supera e che, non essendo mai totalmente esauribile mediante la riflessione, proprio per questo avvia sempre di nuovo il pensiero. Insieme al “senza confusione” vige anche il “senza separazione”: la filosofia non ricomincia ogni volta dal punto zero del soggetto pensante in modo isolato, ma sta nel grande dialogo della sapienza storica, che essa criticamente e insieme docilmente sempre di nuovo accoglie e sviluppa; ma non deve neppure chiudersi davanti a ciò che le religioni ed in particolare la fede cristiana hanno ricevuto e donato all’umanità come indicazione del cammino.
    Varie cose dette da teologi nel corso della storia o anche tradotte nella pratica dalle autorità ecclesiali, sono state dimostrate false dalla storia e oggi ci confondono. Ma allo stesso tempo è vero che la storia dei santi, la storia dell’umanesimo cresciuto sulla basa della fede cristiana dimostra la verità di questa fede nel suo nucleo essenziale, rendendola con ciò anche un’istanza per la ragione pubblica. Certo, molto di ciò che dicono la teologia e la fede può essere fatto proprio soltanto all’interno della fede e quindi non può presentarsi come esigenza per coloro ai quali questa fede rimane inaccessibile. È vero, però, al contempo che il messaggio della fede cristiana non è mai soltanto una “comprehensive religious doctrine” nel senso di Rawls, ma una forza purificatrice per la ragione stessa, che aiuta ad essere più se stessa. Il messaggio cristiano, in base alla sua origine, dovrebbe essere sempre un incoraggiamento verso la verità e così una forza contro la pressione del potere e degli interessi. Ebbene, finora ho solo parlato dell’università medievale, cercando tuttavia di lasciar trasparire la natura permanente dell’università e del suo compito.
    Nei tempi moderni si sono dischiuse nuove dimensioni del sapere, che nell’università sono valorizzate soprattutto in due grandi ambiti: innanzitutto nelle scienze naturali, che si sono sviluppate sulla base della connessione di sperimentazione e di presupposta razionalità della materia; in secondo luogo, nelle scienze storiche e umanistiche, in cui l’uomo, scrutando lo specchio della sua storia e chiarendo le dimensioni della sua natura, cerca di comprendere meglio se stesso. In questo sviluppo si è aperta all’umanità non solo una misura immensa di sapere e di potere; sono cresciuti anche la conoscenza e il riconoscimento dei diritti e della dignità dell’uomo, e di questo possiamo solo essere grati.
    Ma il cammino dell’uomo non può mai dirsi completato e il pericolo della caduta nella disumanità non è mai semplicemente scongiurato: come lo vediamo nel panorama della storia attuale! Il pericolo del mondo occidentale – per parlare solo di questo – è oggi che l’uomo, proprio in considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti alla questione della verità. E ciò significa allo stesso tempo che la ragione, alla fine, si piega davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità, costretta a riconoscerla come criterio ultimo. Detto dal punto di vista della struttura dell’università: esiste il pericolo che la filosofia, non sentendosi più capace del suo vero compito, si degradi in positivismo; che la teologia col suo messaggio rivolto alla ragione, venga confinata nella sfera privata di un gruppo più o meno grande.
    Se però la ragione – sollecita della sua presunta purezza – diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita. Perde il coraggio per la verità e così non diventa più grande, ma più piccola. Applicato alla nostra cultura europea ciò significa: se essa vuole solo autocostruirsi in base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince e – preoccupata della sua laicità – si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma.
    Con ciò ritorno al punto di partenza. Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro.
    Città del Vaticano, 17 gennaio 2008
    Luca Gallina

  83. A me il testo del discorso del Papa è piaciuto. E’ un discorso da Papa, certo, ma non mi pare che sia offensivo nei confronti dei laici e degli scienziati.
    Peccato! Forse è stata un’occasione persa per tutti.

  84. Caro sig. Dionisi,
    La cito:
    ”Caro sig Sozi, la vita reale non è mai così netta e manichea . Se milioni di Italiani credono nel Papa ce ne sono milioni che ne farebbero volentieri a meno.”
    E commento in breve:
    ma chi e’ manicheo, scusi, qui? Io che dico che tutti, compreso il Papa, hanno diritto ad esprimersi e a stare al loro posto, oppure che dice che ci son milioni che non vorrebbero il Papa? A continuare cosi’, allora dico che ci sono pure milioni di persone che non vorrebbero gli ex maoisti e marxisti-leninisti al Governo. Giusto? Potrei dirlo ma non lo dico per evitare di dire una cosa semplicemente assurda.

  85. Chi ha consenso popolare si esprima. Non credo ci sia tanto altro da dire. Almeno io non ho altro da dire e non intervengo piu’: ho detto tutto.
    Saluti Cari
    Sozi

  86. @ Sergio & C.
    Sono d’accordo con te carissimo Sergio, ma con un altro punto di vista che, definendolo laicamente cristiano, non ne può più di certe incoerenze. Insomma mi volete spiegare da che parte sta la Chiesa, se da una parte prende certe posizioni contro le attuali problematiche sociali e dall’altra continua a dare insopportabili scandali di cui leggiamo sui giornali?
    Ha perfettamente ragione il giornalista Eugenio Scalfari, ex direttore di Repubblica, nel suo articolo di domenica scorsa quando scrive di confusione fra sacro e profano, di una minoranza autenticamente cattolica e di una minoranza autenticamente cattolica con in mezzo “ il corpaccione di laici e cattolici che ostentano virtù civiche e religiose che non praticano affatto”.
    A cosa serve la demagogia?
    E’ evidente questo comune denominatore e cioè che l’ateo, il professore cattedratico, così come il politico di prestigio, diventino lo specchio di quel gran pezzo di ecclesiastico, intolleranti gli uni con gli altri; alla faccia della vera cultura e della vera civiltà che ama il pacato confronto e molto poco gli striscioni.

  87. P.S. personale per Luca Gallina
    Grazie mille per il testo di Benedetto XVI. Cosi’ non me lo sono perso.

  88. Io personalmente sottoscrivo e confermo di essere per la laicità dello Stato,che non è assolutamente negata da papa Ratzinger che è un ottimo Professore Universitario,teologo,filosofo e di diritto romano,secondo me, e pastore di una Chiesa Cattolica Universale,e male rappresentata al suo interno da veri farisei, in questa allocuzione di evidente onestà morale,etica, ed intellettuale:
    “Inevitabilmente appare la questione della relazione tra prassi e teoria, tra conoscenza ed agire nella Facoltà di giurisprudenza. Si tratta del dare giusta forma alla libertà umana che è sempre libertà nella comunione reciproca: il diritto è il presupposto della libertà, non il suo antagonista.
    Ma qui emerge subito la domanda: come s’individuano i criteri di giustizia che rendono possibile una libertà vissuta insieme e servono all’essere buono dell’uomo? A questo punto s’impone un salto nel presente: è la questione del come possa essere trovata una normativa giuridica che costituisca un ordinamento della libertà, della dignità umana e dei diritti dell’uomo. È la questione che ci occupa oggi nei processi democratici di formazione dell’opinione e che al contempo ci angustia come questione per il futuro dell’umanità. Jürgen Habermas esprime, a mio parere, un vasto consenso del pensiero attuale, quando dice che la legittimità di una carta costituzionale, quale presupposto della legalità, deriverebbe da due fonti: dalla partecipazione politica egualitaria di tutti i cittadini e dalla forma ragionevole in cui i contrasti politici vengono risolti. Riguardo a questa “forma ragionevole” egli annota che essa non può essere solo una lotta per maggioranze aritmetiche, ma che deve caratterizzarsi come un “processo di argomentazione sensibile alla verità” (wahrheitssensibles Argumentationsverfahren). È detto bene, ma è cosa molto difficile da trasformare in una prassi politica.
    I rappresentanti di quel pubblico “processo di argomentazione” sono – lo sappiamo – prevalentemente i partiti come responsabili della formazione della volontà politica. Di fatto, essi avranno immancabilmente di mira soprattutto il conseguimento di maggioranze e con ciò baderanno quasi inevitabilmente ad interessi che promettono di soddisfare; tali interessi però sono spesso particolari e non servono veramente all’insieme. La sensibilità per la verità sempre di nuovo viene sopraffatta dalla sensibilità per gli interessi. Io trovo significativo il fatto che Habermas parli della sensibilità per la verità come di elemento necessario nel processo di argomentazione politica, reinserendo così il concetto di verità nel dibattito filosofico ed in quello politico. Ma allora diventa inevitabile la domanda di Pilato: che cos’è la verità? E come la si riconosce? Se per questo si rimanda alla “ragione pubblica”, come fa Rawls, segue necessariamente ancora la domanda: che cosa è ragionevole? Come una ragione si dimostra ragione vera? In ogni caso, si rende in base a ciò evidente che, nella ricerca del diritto della libertà, della verità della giusta convivenza devono essere ascoltate istanze diverse rispetto a partiti e gruppi d’interesse, senza con ciò voler minimamente contestare la loro importanza”.
    E come agnostico prendo le distanze anche dai laici,intellettuali faziosi che ci vogliono offuscare la mente e la coscienza umana individuale.
    Chiudo con Sant’Agostino,tratto dal testo preso in esame:
    “Agostino, nel porre una correlazione tra le Beatitudini del Discorso della Montagna e i doni dello Spirito menzionati in Isaia 11, ha affermato una reciprocità tra “scientia” e “tristitia”: il semplice sapere, dice, rende tristi. E di fatto – chi vede e apprende soltanto tutto ciò che avviene nel mondo, finisce per diventare triste.
    Ma verità significa di più che sapere: la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene. Questo è anche il senso dell’interrogarsi socratico: qual è quel bene che ci rende veri? La verità ci rende buoni, e la bontà è vera: è questo l’ottimismo che vive nella fede cristiana, perché ad essa è stata concessa la visione del Logos, della Ragione creatrice che, nell’incarnazione di Dio, si è rivelata insieme come il Bene, come la Bontà stessa”.
    Questo estratto desidero condividerlo,anche,con il mio caro amico Sergio Sozi e Simona il magistrato.
    Grazie a te Massimo Maugeri per la tua sensibilità, perché questo post non l’avevo preso in giusta considerazione.
    Luca Gallina

  89. Il fatto successo ieri in molti altri paesi europei, o altre democrazie, avrebe occupato qualche righe in pagine interne degli quotidiani regionali. Sono francese e se potete adebitarmi la pessima ortografa vi invito a non credere che sono un “laicista” (neologismo italiano di strano sapore).
    Le valanghe di proteste contro la decisione (per Sua volontà) del papa di non recarsi all’universita unisce il presidente della Repubblica, E. Mauro e altri politicci di sinistra a Gaspari (che mi sembra a boicottato l’università già da giovane), Ferrara etc… Bref un unanimismo che merita qualche sospetti.
    I fatti rimangono e sono : non c’è stata nessun violenza, non é stato impedito ma solo l’invito indirizzato al papa dalla stessa universita è stata contestata. Tutto là.
    Poi certi potranno che il papa non po essere contestato, che essendo alla testa di una chiesa che si proclama universale, parlando “urbis et orbis” la sua parole è sacra, le sue tese irifiutabile. L’università tra gli suoi preggi tiene quello oposto, contestare le opinione, le discutere. Nelle scienze umana o fisiche, i dibattiti si devono di essere ascesi. Come privare un gruppo di insegnante del diritto di criticare un invito. Ma c’è dell’altro, chi è ratzinger, con qualle veste (non so se mi faccio capire, non parlo del colore delle sue scarpe Prada rosse ma del titolo con quale voleva venire all’universita) ? se vience come papa, allora molti dovrebbere trovarci a ridire che viene uno che non condanna gli sostenitori degli vescovi americani e non solo che sostengono l’insegnamento del creazionismo, che si è opposto alla ricerca sulle celle embrionare… se viene come professore (il presidente della CEI ha detto che ero un noto professore di grande fama, bah tra pocco i vescovi ordinerranoro anche gli insegnati) alorra che si lascia ai suoi pari -insegnanti riconosciuti- la cura di giudicarlo e magari di trovarlo senza merito.
    Poi che Ferrara ci vede “un branco di asini”, Gasparri insegnati da escludere, E. Mauro un atto contro la liberta di parole (bah sicuramente non leggera ni giornali ni guardera la TV, mi sembra a me che tutti lo accolgono a porte grande aperte) sono soli sintomattici di qualche logorea del pensiero.
    bah
    PS Gli italiani sono molto migliori di quelli che li governano

  90. @ Luca: grazie per aver condiviso le tue riflessioni anche con me e per aver pubblicato il testo del discorso del Papa.
    Mi pare che il suo approccio fosse del tutto inoffensivo e anzi ben coordinabile anche con la riflessione scientifica: la ricerca della verità.
    Inoltre non conteneva alcuna imposizione della fede, spiegando anzi che essa va donata in libertà.
    Condivido il fatto che qualsiasi ricerca non possa essere solo e soltanto pura ragione. Ma anche pressante domanda sulle radici e l’origine del nostro essere. Domanda sul senso, sul significato dello stesso cercare.
    Che la spinta sia la fede o anche, soltanto, un laico amore per l’umanità, resta il fatto che la riflessione della scienza parte comunque dal nostro interrogarci.
    Sarebbe stato proficuo, a mio avviso,se l’intervento fosse stato fatto, che gli studenti si fossero posti in modo consapevole nei confronti di questo interrogativo: la mia ricerca ( quella personale) da quale domanda parte, per quale ragione pulsa nel mio cuore? Perchè dovrei cercare la verità?

  91. Gia’, Simona… purtroppo pero’ di gente sufficientemente matura (e bastantemente profonda e colta) da capire quanto suggerisce umilmente il Papa ce n’e’ molto poca, in giro. La barbarie avanza e picchia duro ovunque vi siano persone superiori alla cretinaggine televisivo-analfabetica che i barbari impongono alla Nazione intera (e che la Nazione accetta a cuor leggero per scavarsi la fossa per benino).

  92. Caro Francesco smettiamola di chiedere a tutti di dimettersi. Berlusconi ed i suoi scherani hanno fatto danni per cinque anni di seguito ed anche se ci sarebbero state tutte le ragioni per chiedere le loro dimissioni, nessuno le ha chieste. Ma torniamo al papa. Purtroppo non so se è per poco intelligenza o per malignità ma questo papa si mostra sempre più inadeguato al ruolo che ricopre. Tutti gli editoriali dei giornali mi fanno un po’ vomitare perchè permeati di ipocrisia. Il Cattolicesimo in Italia è in grande crisi . Solo il 5% della popolazione va a messa la domenica. Le vocazioni quasi inesistenti perchè ci si ostina a non voler rivedere certe regole anacronistiche come il celibato dei preti. Dico tutto questo con grande sgomento e dispiacere perchè io sono un grande estimatore della filosofia cristiana delle origini ed apprezzo molto quello che umili preti fanno per i diseredati. E qui la Sinistra dovrebbe imparare. Ratzinger invece di preoccuparsi di cose anacronistiche, pensi a come rilanciare il ruolo della chiesa cattolica.

  93. Stralcio dal discorso di Ratzinger:

    “La parola “vescovo”–episkopos, che nel suo significato immediato rimanda a “sorvegliante”, già nel Nuovo Testamento è stata fusa insieme con il concetto biblico di Pastore: egli è colui che, da un punto di osservazione sopraelevato, guarda all’insieme, prendendosi cura del giusto cammino e della coesione dell’insieme. In questo senso, tale designazione del compito orienta lo sguardo anzitutto verso l’interno della comunità credente. Il Vescovo – il Pastore – è l’uomo che si prende cura di questa comunità; colui che la conserva unita mantenendola sulla via verso Dio, indicata secondo la fede cristiana da Gesù – e non soltanto indicata: Egli stesso è per noi la via. Ma questa comunità della quale il Vescovo si prende cura – grande o piccola che sia – vive nel mondo; le sue condizioni, il suo cammino, il suo esempio e la sua parola influiscono inevitabilmente su tutto il resto della comunità umana nel suo insieme. Quanto più grande essa è, tanto più le sue buone condizioni o il suo eventuale degrado si ripercuoteranno sull’insieme dell’umanità.

    …Di fronte ad una ragione a-storica che cerca di autocostruirsi soltanto in una razionalità a-storica, la sapienza dell’umanità come tale – la sapienza delle grandi tradizioni religiose – è da valorizzare come realtà che non si può impunemente gettare nel cestino della storia delle idee.
    Il Papa parla come rappresentante di una comunità credente, nella quale durante i secoli della sua esistenza è maturata una determinata sapienza della vita; parla come rappresentante di una comunità che custodisce in sé un tesoro di conoscenza e di esperienza etiche, che risulta importante per l’intera umanità: in questo senso parla come rappresentante di una ragione etica.

    Ma verità significa di più che sapere: la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene. Questo è anche il senso dell’interrogarsi socratico: qual è quel bene che ci rende veri? La verità ci rende buoni, e la bontà è vera: è questo l’ottimismo che vive nella fede cristiana, perché ad essa è stata concessa la visione del Logos, della Ragione creatrice che, nell’incarnazione di Dio, si è rivelata insieme come il Bene, come la Bontà stessa”. “

    Ma ho letto bene? Perché a me sembra di capire che comunque non si prescinde dal proclamare Unica Vera Religione quella cristiana…Provincialismo a parte, se non è integralismo questo…

  94. ho capito, la prossima volta invece di suor Adelaide, mi firmo Pupette, chissà che qualche tonaca non risponda! A proposito di uccelli di rovo…vabbè lasciamo perdere

  95. Scusi, Granata, se mi permetto,
    ma Le suggerirei di leggere il discorso del Papa – lo ha pubblicato poco sopra Luca Gallina – per accertare quanto effettivamente ”anacronistiche” siano le questioni poste da Benedetto XVI. Magari su questa base si discutera’ tutti su basi piu’ reali.

  96. Cristina Bove,
    mi scusi, ma mi sembrerebbe ovvio che un cristiano parlasse da cristiano. Che dovrebbe dire, un Papa: ”Sono un relativista”?
    Se Lei osserva il Papa da un punto di vista che esclude a priori la possibilita’ di una fondatezza spirituale della Chiesa Cattolica, allora parlare del Papa diviene impossibile. Si dovrebbe, magari, parlar d’altro.

  97. Caro Sergio non credo che abbia molto importanza quello che dice o scrive Ratzinger. Il problema è che oggi la chiesa cattolica, meglio ancora il cristianesimo, è in grossa crisi e per superare questa crisi che è un fatto oggettivo e non inventata da me, occorre ben altro. Non è difendendo certe posizioni conservatrici-reazionarie che si risolvono i problemi. Questo papa è troppo sofisticato e conservatore, quello che serve è un papa che sappia capire i problemi della fame del mondo, delle minacce islamiche e della solitudine dell’uomo. Il resto è accademia!

  98. Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà.
    Questa sopra è una frase del discorso di Ratzinger.
    Frase importante.

  99. Ripeto, a me questo discorso è piaciuto molto ed è un vero peccato che non si sia potuto tenere alla Sapienza. E non condivido i toni eccessivi dei commenti contro Ratzinger che ho letto qui.
    Ecco l’ho detto. Ora distruggetemi pure.

  100. Bravo Massimo: un’analisi razionale e scevra da qualsiasi preconcetto ideologico o di casta. Mi domando se esiste ancora in Italia la libertà di opinione, di culto o, peggio ancora, di cultura. I Signori della “Sapienza” ancor prima di conoscere le parole che il Papa avrebbe pronunciato all’inaugurazione dell’anno accademico, già avevano tratto le loro conclusioni e già avevano riportato le tesi di Feyerabend quasi fossero state dette dall’allora Cardinale Ratzinger. Una semplice scusa per sferrare un attacco anticlericale e non certo in difesa della vera laicità. Bravo ancora: condivido totalmente quanto hai così bene esposto.

  101. Caro massimo, condivido il tuo punto di vista, come quello di altri; comunque, ho notato un acceso dibattito tra le righe di letteratitudine e dei ns amici, così voglio dire anche io la mia. La domanda, infatti, che oggi mi sono principalmente posta è capire come mai in Italia, si concentra l’attenzione sui problemi universitari, si occupa il rettorato o si scrivono striscioni SOLO per questioni come quella della “visita del papa” (che poi non era stato invitato dal rettore???) e si va avanti, invece, nella più totale indifferenza ed omertà di fronte a questioni ben più gravi, quali la mancanza, in Italia, di ricerca remuneata dignitosamente, di chiusura di settori di sperimentazione (i primi i dipartimenti della Sapienza) e di primati europei di nepotismo sfacciato (dove un giovane laureato deve sempre cercare altrove la sua strada!!!). NESSUNO occupa o protesta in maniera così eclatante o da coinvolgere la stampa per questo genere di problemi, a mio avviso ben più gravi, della visita del papa che, per quanto mi stia antipatico come persona, è comunque un un uomo di cultura e con cui dovrebbe essere un piacere dialogare e discutere. Sono ancora una volta indignata dalle reazioni mediatiche su questioni come queste.

  102. Ho letto solo una parte degli interventi perché il fiume di parole è da innondazione. Personalmente penso che gli studenti si siano giocati una grande possibilità: l’occasione di un ruolo autonomo rispetto ai docenti. E l’opportunità di imporre al centro della questione temi freschi e nuove tecniche di confronto. Un manifesto delle sensibilità articolato in critiche e riflessioni. A 24 ore dal fatto, cosa ci resta? Il presenzialismo vecchio e stantio delle solite personalità, parole e protagonismi logori. Nessun giovane, nessun studente, nessuna nuova vita.
    Avanti, verso il futuro, a passo di gambero!

  103. Tempo fa un amico mi invitò a cena pur sapendo che, per motivi che non sto a spiegare, non ero gradito a sua moglie. Io ovviamente declinai l’invito.
    Perché andare in casa d’altri quando non si è graditi, nonostante l’invito?
    Ha fatto bene Ratzinger a non andare.

  104. Scusa, Miriam, ma non ho ben compreso il tuo pensiero. Stavolta mi assomigli: sentenziosa ed oscura.

  105. (Soprattutto quell’ ”imporre al centro della questione”: sapevo che si doveva dire ”porre”. Poi il ”manifesto delle sensibilita’ articolato in critiche e riflessioni”. Eh. Oracolar linguaggio, scusami. Potresti rispiegare?)

  106. Questo è quello che ha scritto oggi Domenico Tempio in prima pagina sul quotidiano LA SICILIA.
    Mi pare che Tempio sia il vicedirettore.
    io sono d’accordo con lui………
    …………..
    E’ inutile girare attorno alle parole: quando si condiziona nei fatti e nelle opinioni la libertà di una persona è fuor di dubbio che siamo dinanzi a rigurgiti di dittatura. Ancora di più se la censura si adotta nei confronti del Papa che rappresenta milioni di persone nel mondo e parla a nome loro. Ci fa paura ciò che è accaduto alla Sapienza di Roma. Pensate se quei professori, cattivi maestri di etica democratica, avessero in mano il governo di un Paese. Altro che progressisti. Porterebbero l’Italia indietro nel tempo rischiando di scatenare feroci rappresaglie di un passato, dal fascismo agli anni di piombo, che ricordiamo con dolore.
    Quello che sostiene Benedetto XVI a proposito di etica, religione e scienza si può o non si può condividere, ma nessuno oggi si può permettere una preclusione culturale violenta contro quel principio fondamentale (e anche costituzionale) che è la libertà di pensiero.
    La rinuncia di Benedetto XVI ad andare domani all’Università romana è senz’altro una sconfitta per la nostra società. Chi è cattolico certamente continuerà lo stesso a credere in Dio, nel Papa e in ciò che dice. Il martirio di milioni di cristiani sacrificati alla fede ce lo ricorda. La sconfitta è invece per noi laici, per chi crede o non crede in Dio ma ha assoluto rispetto verso chi professa la religione. Specie di chi parla di ragione, di amore, di solidarietà, di pace. Principi della civiltà dell’uomo.
    Può un Papa avere idee diverse sulla procreazione, sull’aborto, sulla laicità, sui limiti della scienza? Noi crediamo che, nel rispetto di tutte le opinioni, deve essere libero di esprimerle. Ha ragione Veltroni, che ha l’intelligenza politica e culturale per fermare questa ondata di preoccupante estremismo, quando afferma che «è una sconfitta per la cultura liberale e di quel principio fondamentale che è il confronto delle idee e il rispetto delle istituzioni».
    E se è un fatto di cultura liberale, ci piacerebbe sentire la voce delle Università, così chiamate in quanto universalmente aperte al dialogo. Assieme alla voce di quegli studenti che affollano gli atenei senza pregiudizi ed estremismi.
    L’altro ieri Bertinotti in Ecuador ha tenuto una «lectio magistralis». Sapete dove? Alla Pontificia Università dei gesuiti. Che l’Ecuador in democrazia sia più avanzato di noi?

  107. Grazie, Pino Granata,
    adesso ho capito che siamo del tutto differenti, io e Lei. Con stima, posso dirLe che abbiamo occhi diversi: i miei sono piu’ vicini a quelli di Sua Santita’ (non certo spiritualmente e nella sapienza: mai mi paragonerei con Lui), i Suoi sono rivolti altrove. Un altrove che io trovo nell’allocuzione del mio Papa.
    Cordialmente
    Sozi

  108. Ma che devono imporre? Se manco quelli dell’eta’ nostra sanno dove devono andare? Che imporrebbero, Miriam, le acciughe al posto delle olivette di Kalamata negli antipasti?
    Lasciamo stare, ti prego… pensiamo piuttosto a fare bene il nostro lavoro e a fare bene i genitori, che cosi’ i ”giovani” hanno qualcosa di solido su cui basarsi. Dopo contesteranno e ne saro’ contento: ma adesso che devi contestare, se non c’e’ altro che consumismo e mercificazione, ironia e cinismo? Me lo spieghi tu, che ne sai tanto di tutto? Attendo.

  109. Bravo Mauro Tosto. Per fortuna qualcuno che ha il coraggio di parlare a chiare note esiste ancora. Grazie.

  110. ”Può un Papa avere idee diverse sulla procreazione, sull’aborto, sulla laicità, sui limiti della scienza? Noi crediamo che, nel rispetto di tutte le opinioni, deve essere libero di esprimerle.”
    Firmato Domenico Tempio de ”La Sicilia”.
    Ecco. Ben detto. Risolutiva parola.

  111. Sono con Alice e ”Teppista” – ma non portatemi nel ”Meraviglioso mondo” di Carroll o a far sabotaggi, vi prego!

  112. Mariagiovanna,
    le questioni sono separate. Qui si parla di questo episodio avvenuto alla ”Sapienza”. Pero’ hai ragione. Anch’io vedo il sottosviluppo italiano quando pubblico un articolo e nessuno mi paga, mentre in Slovenia si’. Pero’ sono questioni d’altro tipo, direi.

  113. all’amico francese che ha scritto che Il fatto successo ieri in molti altri paesi europei, o altre democrazie, avrebe occupato qualche righe in pagine interne degli quotidiani regionali.
    amico mio, hai ragione, sicuramente altri paesi europei, o altre democrazie, come quella francese, occupano le prime pagine per raccontare della storia d’amore tra il tuo sarko e la nostra bruni.
    come si dice, a ciascuno il suo.
    aurelio

  114. Il discorso ha preso una piega secondaria interessante, a mio avviso, e alludo alla direzione propostaci da Miriam Ravasio, la quale ”E’ tempo che i giovani impongano” ha dichiarato lapidariamente.
    Occasione ottima, questa, per dire quel che penso uscendo dalle contrapposizioni sin qui generate dall’episodio universitario – ma sempre restando nel tema della cultura attuale politico-religiosa e generale.
    Ecco. Saro’ conciso:
    io penso fermamente che oggi, in Italia, da contestare e combattere non ci sia nient’altro che il vuoto del consumismo, della mercificazione dei simulacri di personalita’, dell’azzeramento delle individualita’, dell’ ”ignorantismo imposto dall’alto e accettato dal basso”. Tutti fenomeni che vanno combattuti con le armi della cultura, che vuol dire studio e competenza. Sul tavolino, a schiena bassa, in silenzio. Questo e’ ”contestare”, oggi. Un tipo di contestazione che pero’ nessuno fa perche’ costa sacrificio e impegno, rinuncia all’apparenza e al figurare come quelle ”anime morte” che blaterano in tivu’.
    Tornare ad essere persone e societa’, tornare ad essere comunita’ che si ama e che si stringe nelle avversita’ come nella quotidianita’. Questo e’ ”contestare”, oggi, qui, per me.
    Avere le idee e il cuore chiari, senza ambiguita’ e affermazioni generiche, prudenti ed accomodanti – ovvero: ipocrite, no?
    Se io avessi venti anni, leggerei dodici ore al giorno e dormirei le restanti, perche’ l’Italia puo’ esser cambiata solo da chi stia seriamente con la ”gobba” sui libri, e pensi, ripensando e mediti, rimeditando. Altro che ”politica”: facciamo prima gli Italiani seri. Poi mettiamoci a litigare… magari sapendo quel che vogliamo dire.

  115. (Vediate pure queste parole come un assenso a quanto scritto da Benedetto XVI e soprariportato dall’amico Luca Gallina).

  116. P.S.
    Tutti i problemi ulteriori del Paese, a mio avviso, derivano da quanto esposto poco sopra: la mafia, lo sfruttamento, il disconoscimento del ruolo degli scrittori, il lavoro nero, l’insensibilita’ per i libri buoni, il vuoto, l’ossequio (disperato, spesso) della televisone e del potere piu’ cialtrone… tutto deriva dalla CONFUSIONE creata da chi studia poco e sente poco. Tre difetti infernali, insomma tre peccati capitali che la mia generazione porta sulle proprie spalle: confusione, ignoranza e insensibilita’. Andiamoci a leggere Ratzinger che ci fa bene, direi… ma siete liberi anche di mettere il vostro ingegno su Marx: basta farsi la gobba sui libri e curare la propria sensibilita’. Una rivoluzione, farlo, amici miei!

  117. P.P.S.S. (Per Vito Ferro):
    Hai scritto:
    ”L’inaugurazione dell’anno accademico alla Sapienza era incentrato sulla battaglia contro la pena di morte. Mi chiedo, e vi chiedo: se il papa avesse parlato, in una istituzione laica, dell’aborto equiparandolo (come ha già fatto e come sarebbe stato “probabile”) alla pena di morte, avrebbe rispettato la laicità del contesto?”.
    Leggendo il discorso del Papa (sta qua sopra Vito: vai e leggilo), credo sia inutile alcun commento alle tue paure. Il Papa non manca di rispetto a chi gli manca di rispetto. Se ne sta semplicemente a casa sua quando non e’ desiderato. E comunque credo che avrebbe fatto bene a dire anche quello che tu temevi – e che io invece condivido, perche’ e’ vero che un aborto procurato, se non sia indispensabile, e’ un oltraggio alla vita, e’ una pena di morte. A concludere, Vito: come i comunisti e gli anarchici, i separatisti, i neofascisti e altri fanatici, nel Parlamento della nostra Repubblica, dicono ogni giorno cose che altri potrebbero ritenere offensive, anche il Papa avrebbe dovuto poterle dire. Perche’, a ben sceverare… i milioni di morti (anche ebrei) nei lager di Stalin… la lotta per dare alla Iugoslavia titina Trieste… l’eliminazione del Latino alla Scuola Media… Pol Pot, Mao e i suoi milioni di professori morti ammazzati per mano dei loro studenti… sui piatti della bilancia, Vito, pesano meno delle colpe cattoliche? Stanno a pari, direi. Allora sshhh… silenzio di raccoglimento. Evitiamo di tappare la bocca a chi rappresenta un’Istituzione che almeno ha smesso di condannare al rogo i dissidenti da un secolo: Stalin invece li massacrava appena cinque lustri fa, lo ricordi, lo ricordi, vero? Quando Mussolini stava nella tomba, Giuseppe ”Baffone” Stalin mandava a pieno ritmo i suoi campi di sterminio in Siberia, i ”gulag” descritti da Solgenizjn… shhhhhhh…..

  118. E’ un segno dei tempi in cui vive la società italiana disorientata. confusa, superficiale che vorrebbe cambiare senza avere un idea precisa di dove andare a parare, senza una direzione, un chiaro traguardo. Unita soltanto nel contro, nell’anti, nel negazionismo dei valori, in un anticonformismo e anticlericalismo di superficie intriso di luoghi comuni , che non sa cosa è laicismo, cosa significa laico quando pensa che laico è chi non crede, che laico è chi arrogantemente pensa di avere lui in tasca la verità.

  119. Allora, credo, meglio sarebbe restare quel che si e’: cattolici in odor di paganesimo. Da duemila anni. Le rivoluzioni lasciamole a chi abbia le idee chiare – pero’ chi le ha veramente chiare non le fa mai le rivoluzioni, signor Hope. O no?
    Grazie per il contributo, signor ”Speranza”.
    Sergio

  120. Per sergio Sozi e per tutti
    1)Allora: Io naturalmente sono d’accordo con Miriam
    Naturalmente più che mai sono in disaccordo con Sergio Sozi, il quale ha parole aspre per un mondo contemporaneo – dedito alla mercificazione e altre cose pessime, la simonia il concubinato. Etc. e che inoltre propone una resistenza fatta di studio sulle sudate carte e caso mai di giocarelli innoqui, dopo aver fatto i compitini. Beato te Sergio, che hai questo concetto di resistenza fondato sulle paginette e i termosifoni caldi. Non che io sia per gli attentati alla salute di chicchessia, ma nel mio concetto di espressione del dissenso rientra anche la manifestazione con lo striscione. In altri tempi, è stato necessario ben altro.
    Eh forse so’ infantile.

    2)Ma perchè io studentessa ebrea, devo avere l’inaugurazione dell’anno universitario sancita dal Papa? Non parlo del Papa in visita, parlo del crocifisso sopra la classe. Che dobbiamo fare noi altri, noi che confidiamo in uno stato che sia un recipiente vuoto che dia posto a tutti, davanti a un recipiente che si colora violentemente della tinta della religione dominante? Non ho neanche una forza politica che mi difenda davanti a questa avanzata politica dell’ideologia cristiana. A te Sergio ti piacerà, e lo rispetto, ho amici che sono come te. persone al cui matrimonio in chiesa ho fatto da testimone. Ma perchè tu non devi rispettare me, che esprimo il mio civile diritto a rivendicare una classe intellettuale laica e politica? Perchè se sono una studentessa devi darmi della mocciosa, senza pensare che sono una studentessa legittimamente preoccupata per il mio futuro familiare, per il mio futuro lavorativo, in uno stato in cui già come donna non mi si tutelava prima, figuramose adesso?

    3) perchè dobbiamo squalificare con delle menzogne e della demagogia che non riconosce dignità a nessuna delle parti in causa l’attuale scontro dicendo che quelli sono dei martiri questi sono dei cattivacci e via così? La realtà è che abbiamo due agenzie, sono due agenzie etiche e poilitiche, che rappresentano valori e orizzonti diversi e che cominciano a fronteggiarsi violentemente. E no Sergio, non si può fare sempre a suon di minuetti. Però vorrei che ognuno prendesse più seriamente la prospettiva etica culturale dell’altro. Perchè entrambe hanno pari dignità.
    E se si comincia a squalificarsi vicendevolmente tra noi. Beh non mi si venga a rampognar di dialogo.

  121. Sergio, so che le questioni sono separate, però fa veramente rabbia vedere una mobilitazione tale degli studenti (e dei prof) SOLO per queste questioni (importanti per carità, ma senza dubbio non meno di ciò che dovrebbe interessare in primo luogo all’università). Hai ragione, però, sul pensare critico; in italia sembra che esprimere la propria opinione in maniera dialettica e con argomenti sia diventato un problema (o il problema è forse che le questioni non si impostano proprio in maniera critica….!) D’altra parte non godiamo per niente del primato di “lettori” in europa. Hai letto il discorso di Ratzinger? E’ un discorso prima di tutto da intellettuale. Chissà cosa sono in grado di rispondere i contestatori. Oltre alle critiche bisogna saper proporre le proprie soluzioni.

  122. A Sergio Sozi, che saluto, senza ombra di polemica, vorrei dire semplicemente che non mi sono mai sognata di dire che il papa non debba fare il papa od esprimere il suo pensiero, soltanto che ne ha già ampia facoltà, ovunque, nei suo regni e in quelli in cui sconfina tramite i settori politici filo-vaticani. Ecco. fra l’altro, ribadisco che in Italia ci sono altrettanti milioni di persone che non si sentono rappresentate da una cultura religiosa, è loro che vogliamo zittire? Loro che non hanno piazze in cui confluire in nome della Ragione, ma solo il quieto esistere nella speranza che vengano tempi illuminati nel rispetto della Libertà di Tutti?
    Al papa non è stato contestato il suo ruolo, ci mancherebbe, solo di non rivestire di questo ruolo ambiti in cui sono altri i temi che si trattano. Per gli studenti cristiani, chi avrebbe impedito mai loro di andare a chiedere la benedizione di apertura dell’anno in corso nelle sante sedi del loro credo?
    Smetto, perchè non ho animosita nei confronti di alcuno, solo molta amarezza. E poi perchè, ancora una volta zaubrei ha espresso meglio di me anche il mio pensiero.
    un caro saluto a tutti
    cristina bove

  123. A mio avviso qui non si tratta nè di intelligenza, nè di sapienza, tantomeno di tolleranza. Condivido pienamente la tesi di coloro che hanno detto no al Papa nel giorno dell’inagurazione dell’anno accademico. Era fuori luogo e male ha fatto il Rettore ad avventurarsi in una situazione così poco delicata. Il Rettore, lui sì, ha peccato di scarsa intelligenza. Se il Papa ha fatto bene o male a non andare comunque, è la prova che invece di tacere ha innescato un vespaio che nè ha fatto, mediaticamente, un “martire”.
    La colpa come sempre sta nel mezzo. E guarda caso sembra che questo democratico no espresso con civiltà e coerenza, abbia dato in pasto a giornali e televisioni (sempre un pochino troppo attenti alle direttive del Vaticano) un argomento con cui riempire la pochezza dell’informazione. Se poi, come si dice il Rettore aveva invitato il Papa quale teologo, il Papa, con altrettanta grazia, poteva invare al suo posto un teologo di sua fiducia, anche per evitare questo bordello.
    Altra cosa, se molti difendono la tesi del Rettore che richiamando il fatto che una università tedesca aveva avuto come ospite il Papa, non sono riuscita a capire se la visita del Papa sia stata fatta in un caso analogo (l’inagurazione dell’anno accademico) o no e, comunque, la tesi non è sostenibile perchè la Germania è la patria del Papa e la chiesa tedesca, potendosi finalmente vendicare di Lutero, non può non pavoneggiarsi di un Papa tedesco. Vorrei, o meglio, mi piacerebbe che non facessimo passi indietro. Le crociate hanno dimostrato che non serve armarsi, perchè la chiesa sa come fare e sa come intervenire sui potenti e i vari appoggi alle diverse dittatute militari, (Argentina, Cile) tanto per citarne solo due, non ne fanno un esempio da dare in pasto neanche più agli ignoranti che andavano a messa e si sentivano dal pulpito intimare di votare la croce perchè significava votare il Padreterno e evitere di votare la falce e martello perchè significava dare il voto al diavolo. Forse molti queste cose le hanno scordate. Io no. E, vi assicuro che anche oggi è così. Nonostante tutti, adesso, ci riteniamo abbastanza poco ignoranti e molti liberi per credere che le fiamme dell’inferno ci attaccano i pantaloni se per caso non facciamo come Dio comanda. Ma Dio veramente comanderebbe questo? E noi, siamo così integerrimi nelle nostte giornate, nelle nostre azioni e nei nostri pensieri? Grazie

  124. Dite ciò che volete, ma a me un Napolitano, ex-comunista sebbene dell’ala riformista, che dice “Attenzione all’anticlericalismo”, fa un certo effetto. Ma come si fa? L’anticlericalismo è sinonimo di laicità, mica di bombe al Vaticano o attentati al pastore tedesco. L’anticlericalismo è lotta all’ingerenza della religione e degli “affari” religiosi nello Stato laico. L’affermazione di Napolitano non è altro che l’ennesima dimostrazione che la politica la stampa e le istituzioni non fanno altro che buttarsi al cen tro, cercare a tutti i costi una conciliazione, un venire incontro. Ma il venire incontro sarebbe logico se anche dall’altra parte ci fosse un atteggiamento speculare. E invece la chiesa non fa che continuare ad arroccarsi, irrigidirsi sulle proprie assurde e irrealistiche posizioni.

    Sul serio, spesso ho l’impressione di vivere in un Paese che orbita intorno alla Chiesa come la Cecoslovacchia orbitava intorno all’URSS.
    Caro Giorgio, tanto vale che lasci il Quirinale e lo restituisci al Papato, restauriamo lo Stato della Chiesa e rattoppiamo la breccia di Porta Pia.

    Non aveva alcun senso logico l’invito della Sapienza al pastore tedesco!

  125. Invito tutti a considerare pacatamente il problema, perché con le contrapposizioni sessantottine si fa valere solo la logica della rivalsa e dell’intolleranza. A chi sostiene che lo Stato dev’essere un recipiente vuoto faccio notare che non è mai esistita civiltà che non sia stata fondata su contenuti e tradizione dei contenuti. I nostri sono anche di origine cristiana e sottoporli al giusto vaglio critico non significa cancellarli, pena l’introduzione di nuovi simboli e contenuti che alla nostra civiltà si oppongono. La critica è giusta, l’autocritica doverosa, l’esclusione aprioristica deleteria.

  126. Non capisco una cosa: il Papa deve avere libertà di espressione e gli studenti e i docenti dell’Università no? Cosa c’è di così terribile nel dissenso? Questo Papa in particolare, si è espresso sempre con posizioni molto nette aumentando, naturalmente, il contrasto con chi non la pensa come lui. Questo dissenso è figlio degli atteggiamenti un pò “integralisti del “Papa che sembra essere un politico più che un capo spirituale. Dal momento che è così nettamente schierato e interferisce così pesantemente nelle decisioni laiche del nostro Stato (unioni di fatto, fecondazione assistita, aborto, divorzio, ricerca scientifica..potrei continuare per ore….), si deve aspettare che moltissima gente possa non pensarla come lui. Quì non è in discussione il Cristianesimo, ma i rappresentanti di questo sulla terra che si dimenticano spesso della carità per occuparsi di politica e quindi di potere. Io ritengo che sia molto più sconcertante il rifiuto del Papa ad intervenire mancando una preziosa occasione di dialogo. Che fa si offende? E la tolleranza tanto predicata ai ragazzi universitari, non dovrebbe essere prerogativa principale del più alto rappresentante della Chiesa? Dovrebbe essere lui ad insegnarla a noi e non il contrario. Sono convinto che Papa Giovanni Paolo II, avrebbe raccolto la sfida e proprio lì dove esiste il dissenso avrebbe svolto la sua opera, portando il dialogo ed il sano confronto. Ecco perchè era amato da tutti.
    Riflettete, gente, riflettete.

  127. per Sergio: cerco di rispondere subito alla prima parte del tuo commento (della seconda dico dopo). Tu scrivi:
    “E comunque credo che avrebbe fatto bene a dire anche quello che tu temevi – e che io invece condivido, perche’ e’ vero che un aborto procurato, se non sia indispensabile, e’ un oltraggio alla vita, e’ una pena di morte”.

    Queste, ovviamente sono opinioni tue, che, non credo sia giusto imporre agli altri. Tu certamente non lo fai, ma un papa che invita “all’obiezione di coscienza” medici e farmacisti dicendo loro di non prescrivere un anticoncezionale, lo fa eccome, tra l’altro trasgredendo ad una legge dello stato (non stalinista nè nazista). E, bada bene, non si parla di aborto: ma di anticoncezionali. Trovo inoltre schizofrenico l’atteggiamento clericale del vietare tout court ogni cosa: no ai profilattici, no all’aborto, no alla pillola ecc ecc. Vito Mancuso (e non Vito Ferro), dice la stessa cosa, ed è un teologo, non un bolscevico senza dio. Mi chiedo e ti chiedo: dal momento che gli aborti sono diminuiti, ed è stata estirpata la piaga degli aborto clandestini, ha senso ancora stare a starnazzare su queste questioni? E’ vietando che si risolvono le cose? Imponendo un qualcosa anche a chi la pensa diversamente? Perché la chiesa (io credo di sapere perché… ma pongo lo stesso la domanda) non si occupa di questioni sicuramente più importanti di quelle relative alla sfera sessuale? Perché non si vuol rendere conto che esiste un mondo che, volenti o nolenti, è cambiato? E in ultimo: quando è che un aborto non è indispensabile? Chi deve deciderlo? Il prete di parrocchia? Buttiglione?

    Non capisco sinceramente la seconda parte del tuo discorso: siccome tanti uomini, politici, dittatori, cattivi maestri di pensiero e ideologia, han fatto tante e tante cazzate, allora deve poterle fare anche il papa? Non ci trovo il nesso davvero, scusami.

  128. Dopo una lezione, di solito, si chiede: ci sono domande? Questa è la prassi. Evidentemente il papa queste domande non le voleva. Ecco tutto. Per questo forse non è andato, pur non essendogli stato impedito da nessuno.

  129. Zauberei cara…non vedo l’ora che all’università la sapienza invitino x l’apertura dell’anno accademico il rabbino di Roma come espressione di una voce, sognerei che una studentessa cristiana fosse entusiasta di ascoltarlo come una atea, solo perchè è una persona di cultura…

    Io lo striscione non lo farei no…non preparerei gli altoparlanti nè i coretti da stadio…ascolterei perchè ho tanto da imparare, perchè mi rendo conto che il pensiero può essere acerbo, non faccio la pecora dietro al primo capopopolo che dissente perchè dissentire fa tanto fico…

    Riporto un commento che ho trovato azzeccatissimo, mi scuserà l’autore, sottolineo che queste parole non sono mie…

    “E’ un segno dei tempi in cui vive la società italiana disorientata. confusa, superficiale che vorrebbe cambiare senza avere un idea precisa di dove andare a parare, senza una direzione, un chiaro traguardo. Unita soltanto nel contro, nell’anti, nel negazionismo dei valori, in un anticonformismo e anticlericalismo di superficie intriso di luoghi comuni , che non sa cosa è laicismo, cosa significa laico quando pensa che laico è chi non crede, che laico è chi arrogantemente pensa di avere lui in tasca la verità.”

  130. @Astuziana: “Unita soltanto nel contro, nell’anti, nel negazionismo dei valori…”. Questa parte, però, si addice bene anche alle posizioni della chiesa, o no? 🙂
    Se un laico pensa di di avere la verità in tasca, un cattolico che è allora? Un relativista? Forse ci vuole un dogmatico per riconoscerne un altro…

  131. Se il papa fosse stato invitato dal rettore della sapienza a partecipare a un dibattito sul rapporto tra fede e scienza o a un altro dibattito di questo genere e tipo quei professori e studenti che non lo volevano si sarebbero comportati da persone totalmente intolleranti sbagliando. Ma visto che il papa è stato invitato ad aprire l’anno accademico dell’università credo che sia giusto che non lo volessero e che non ci sia andato e non vedo nessuna forma d’intolleranza in questo. Siamo o no un paese democratico e laico non sottoposto al potere dei papi? Allora perchè non invitarlo all’inizio del campionato di calcio in uno stadio qualsiasi a tenere un discorso sullo sport? Oppure in parlamento a dirci su cosa si può legiferare e su cosa no? Poi proprongo a chi non lo avesse fatto di andarsi a leggere uno stralcio pubblicato oggi su repubblica del discorso che il papa avrebbe tenuto all’università se ci fosse andato. Credo che se avesse fatto quel discorso avrebbe tolto lavoro a un mucchio di comici che fanno satira e che su di lui non possono esprimersi perchè censurati(vedi daniele luttazzi). Senza offesa per nessuno questa è la mia opinione. Il solo fatto che si parli a distanza di giorni ancora di questo e non di fatti, ad esempio, più importanti, secondo me, come l’arresto della moglie del ministro della giustizia e il fatto che lo stesso ministro sia inquisito insieme a tre quarti del suo partito la dice lunga sulla laicità di questo nostro poverissimo e scellerato stato “democratico”?

  132. Mi scuserà Astuziana, ma la citazione riportata mi pare tagliata su misura per il Papa. E’ lui che pretende di impedire a due persone dello stesso sesso di formare una famiglia, imponendo la sua posizione e minacciando i politici “cristiani” di rappresaglie, nel caso in cui avessero votato a favore di un simile provvedimento. Inoltre credo che la “ruvidità” di alcuni ideali sia più giustificabile un gruppo di 20enni, piuttosto che nel rappresentante della Cristianità maestro di tolleranzae perdono.

  133. “E’ un segno dei tempi in cui vive la società italiana disorientata. confusa, superficiale che vorrebbe cambiare senza avere un idea precisa di dove andare a parare, senza una direzione, un chiaro traguardo. Unita soltanto nel contro, nell’anti, nel negazionismo dei valori, in un anticonformismo e anticlericalismo di superficie intriso di luoghi comuni , che non sa cosa è laicismo, cosa significa laico quando pensa che laico è chi non crede, che laico è chi arrogantemente pensa di avere lui in tasca la verità.”

    Per Astuziana: Faccio presente che se non si ha un’idea precisa di dove si va a parare si ha però un’idea precisissima di dove si va a parare col pensiero unico assolutista e dogmatico di papa ratzinger.

  134. Trovo l’idea di Ruini di convocare una manifestazione a favore del papa ,una dichiarazione di guerra. Cosa vuol dimostrare Ruini che gli Italiani sono con il papa? Se lo scordi, a Ruini consigliere di non svegliare il cane che dorme. Alla manifestazione potranno anche intervenire centinaia di migliaia di persone ma questo non farà si che i problemi della chiesa cattolica rimangano e sono gravissimi. Non è con le guerre che si risolvono i problemi. A Ruini, ed a Ratzinger, bisognerebbe ricordare che da buoni cristiani dovrebbero porgere l’altra guancia.

  135. Non capisco!Non capisco perchè si debba impedire a chi è cristiano di manifestare i propri,se volete anche retrivi,dissensi su aborto, famiglia gay e via discorrendo.Non s’ impone a chi a credente una secolarizzazione che non vuole?Ci sia pure il libero,anche duro, confronto tra diverse visioni del mondo,ma il rispetto reciproco è una importante conquista anche se non si può essere sempre daccordo.Il Papa esprime la visione della Chiesa sta alla coscienza di ognuno aderire oppure o no.Ormai è passata l’ idea d’ imporre la fede con la spada.

  136. Mancavo da qualche giorno su questo blog…torno e cosa vedo?! Un invito a nozze per il sottoscritto. Sull’episodio(vergognoso quanto patetico) mi sono già espresso con veemenza su altri blog e, in questa sede, ribadisco il mio pensiero. E’ tristissimo assistere, ancora oggi, alla visione deprimente e odiosa di individui cristallizzati e “mummificati”, fatti con lo stampino e convinti di essere “alternativi”(probabilmente, data la loro “diversità”,si ingoiano supposte e si infilano le pillole su per il cu…). Li vedi con le loro barbette marxiste e i loro manuali contro il “potere del capitalismo” stampati nel 1890(e ricopiati, senza evoluzione alcuna, negli anni 60/70 del secolo scorso). Convinti di essere grandi intellettuali ma incoscienti della realtà storica, politica e sociale che li circonda. Figli di un ideale morto e polveroso che mai si è realizzato e mai si realizzerà. Giocano a fare i cazzuti con la verità in tasca. Dinosauri sociali che andrebbero compatiti ma che, diciamocelo, le fanno girare non poco. Non perdono occasione per esplicitare le irritanti contraddizioni della loro “dottrina” che, a mio modesto avviso, se fosse spogliata dall’ipocrisia con la quale orgogliosamente si veste, dovrebbe recitare:”Noi siamo per la libertà di parola, di pensiero e di azione purché, l’esercizio di tale libertà, non vada ad intaccare i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni…noi possediamo l’unica verità, assoluta ed insindacabile…noi siamo divinità che hanno capito come funziona l’universo e voi, poveri coglioni, della vita non sapete un cazzo perchè non avete studiato a memoria Marx”. Eppure, amici miei, noi siamo qui a parlare di questi esserucoli materialisti e tristi…hanno avuto la visibilità che volevano, alla fine. Che tristezza e che rabbia.

  137. @ Pino Granata
    anche a me è sembrata una provocazione l’invito del cardinal Ruini rivolto agli studenti a partecipare all’Angelus di domenica prossima … avremo anche il Day Papa???
    @ Vito Ferro scrive: “quando è che un aborto non è indispensabile? Chi deve deciderlo?”. Molte donne sono lungi dal praticare un aborto, anche quando viene messa in pericolo la loro stessa vita, ma non per questo metterebbero in discussione la legge de qua, perché tutte le altre devono avere una possibilità di scelta in piena libertà: una donna rimasta incinta, dopo aver subito una violenza, e mettiamo pure anche di gruppo, deve a tutti i costi portare a termine la gravidanza e veder crescere un figlio non voluto a memoria di ciò che ha subito nel momento del concepimento?, momento in cui il suo corpo la sua mente i suoi sentimenti sono stati profanati?, momento in cui la sua dignità di esser donna è stata oltraggiata? La Buona Novella – e soprattutto il Vangelo di Giovanni- è forse il libro più bello, più poetico, più umano che abbia mai letto sull’Amore e la Dignità dell’Uomo. A che serve mettere al mondo una caterva di figli per poi essere un estremo difensore della pena di morte? (mi riferisco all’oriundo siculo Antonio Scalia, giudice della corte suprema degli Stati Uniti d’America: non ricordo se siano 6 o 7 i figli)

  138. @ maria catena bennici: sono d’accordo con te.

    @ germano: credo di aver compreso chi e cosa non ti piace (i cattivi insomma), adesso magari potresti partecipare al dibattito ponendo sul tavolo della discussione “ciò che ti piace”. Argomentare insomma, e non solo sbeffeggiare chi ti sta antipatico. Sei in grado, no?

  139. @Davide
    la minacciata rappresaglia ai politici cristiani che evessero votato a favore dei “DICO”, ti sembra dissenso? E’ ingerenza!

  140. Vito carissimo…noto la tua provocazione pungente e il tuo:”Sei in grado, no?” denota una gran superficialità di giudizio(se tu mi conoscessi appena un po’, non avresti mai posto una domanda simile). Ti accontento, dunque, sperando di non deludere le tue aspettative. Qui, caro mio, non si parla di “buoni” versus “cattivi”(per me, gli estremisti di sinistra, sono semplicemente degli finti dotti imbambolati e prepotenti…bimbi bizzosi che non puoi contraddire…)I cattivi, a mio avviso, sono ben altri. Così come, sempre a mio modesto avviso, sono ben altri i buoni(riferendomi ad una purtroppo non esigua schiera di “cattolici” e di “cristiani”). Vuoi sapere ciò che mi piace?! A me piace la coerenza, l’originalità, la freschezza di pensiero e la libertà, vera, di espressione…libertà di espressione per me significa libertà di ideologie utopistiche, destabilizzanti, forzosamente e contraddittoriamente nichiliste, parossistiche e via dicendo. Da quando, i fieri promotori delle libertà assolute, si battono imponendo le loro idee?! Questi atei esaltati affermano di non credere nell’unica figura umana(e divina per ha fede) che, se vogliamo essere precisi e sinceri, potrebbe avvicinarsi al loro utopistico ideale:Gesù Cristo. Hai mai letto la Bibbia?! I Vangeli ecc… hai mai letto la storia di Gesù?Io non sto difendendo a spada tratta la Chiesa o il Papa…io sto tentando di difendere una morale che sta andando in rovina anche e soprattutto per questi demagoghi ignoranti e cinici. Non ti sembra assurdo voler forzare la morale e le idee degli altri?! Tentare di distruggere tutto il resto per creare il proprio? Se io sono cristiano e ho dei principi, chi sei tu per dirmi che, i tuoi, sono migliori dei miei?! Chi ti concede la conoscenza somma della verità?! Dal canto mio non ho mai tentato di imporre la mia fede(erano le folle,spontaneamente, che seguivano Gesù e non lui che le chiamava a raccolta) o di offendere chi crede in una religione diversa della mia(non vado in giro a spezzare le mani della dea Kalì, ad esempio o a dire che, gli Induisti, sono un branco di idioti). Ammettere che, quei cerebrolesi retrogradi, hanno fatto una figura di merda, sarebbe la via più saggia e umile ma, lo so già, ciò non accadrà mai. Chi nasce demente, muore deficiente…

  141. Le diplomazie hanno fallito, un dibattito come questo si apre perchè sono stati affrontati male i contesti.
    Non è una questione tra laici e cattolici ma una pessima valutazione ed organizzazione delle diplomazie.
    Una pessima figura per il paese un dibattito vecchio di secoli.
    Peccato.
    Massimo Maugeri
    la spezia

  142. Astuziana, personalmente non vorrei il rabbino all’inaugurazione dell’anno accademico, ma come ospite extra in qualsivoglia occasione. se accadesse non avrebbe lo stesso effetto comunque, perchè non ha, nè può avere le stesse pretese politiche. Non in Italia quanto meno, meno che mai desidero che le abbia. nè se è per quello ho molta simpatia per Israele, considerando il peso che vi ha una prospettiva religiosa.

    Ora, non voglio essere polemica nei confronti di chi è cattolico, che ripeto è libero di pensare come desidera, e volendo di riconoscersi politicamente in un Papa, e persino auspicare in bello stato della chiesa, io faccio parte di quelli che non lo desidera e appoggio politicamente chi si adopera per evitarlo. Emerge una divergenza etica, e non è soltanto tra aborto o no, coppie omosessuali o no, ma sul fatto che preferisco litigare su queste cose tra cittadini, senza che arrivi il capo di qualsiviglia chiesa anche non sollo cattolica a permettersi di dire al mio parlamento, per il quale ho votato, come comportarsi. Nè voglio che benedica l’ateneo, e manco le poste. Non lo voglio, per il significato politico che ha.

  143. Il buon Massimo Maugeri che ringrazio per questo ottimo blog ci mette a disposizione il link per leggerci le parole che il papa avrebbe detto se fosse andato all’apertura dell’anno accademico dell’università la Sapienza. Io ho voluto riportarvi qui alcuni stralci che ritengo i più importanti su cui poter discutere seriamente. Li ho copiati qui di seguito e dopo cercherò di dire la mia su ognuno di essi e vorrei che chi non la pensa come me mi rispondesse così da avviare un dibattito sui contenuti, grazie a chi lo farà in anticipo 😉
    1″…Certo, la “Sapienza” era un tempo l’università del Papa, ma oggi è un’università laica con quell’autonomia che, in base al suo stesso concetto fondativo, ha fatto sempre parte della natura di università, la quale deve essere legata esclusivamente all’autorità della verità…”
    2″…Vediamo oggi con molta chiarezza, come le condizioni delle religioni e come la situazione della Chiesa – le sue crisi e i suoi rinnovamenti – agiscano sull’insieme dell’umanità. Così il Papa, proprio come Pastore della sua comunità, è diventato sempre di più anche una voce della ragione etica dell’umanità…”
    3″…Di fronte ad una ragione a-storica che cerca di autocostruirsi soltanto in una razionalità a-storica, la sapienza dell’umanità come tale – la sapienza delle grandi tradizioni religiose – è da valorizzare come realtà che non si può impunemente gettare nel cestino della storia delle idee…”
    4″…Ma ora ci si deve chiedere: e che cosa è l’università? Qual è il suo compito? E’ una domanda gigantesca alla quale, ancora una volta, posso cercare di rispondere soltanto in stile quasi telegrafico con qualche osservazione. Penso si possa dire che la vera, intima origine dell’università stia nella brama di conoscenza che è propria dell’uomo. Egli vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole verità…”
    5″…L’uomo vuole conoscere – vuole verità. Verità è innanzitutto una cosa del vedere, del comprendere, della theorìa, come la chiama la tradizione greca. Ma la verità non è mai soltanto teorica. Agostino, nel porre una correlazione tra le Beatitudini del Discorso della Montagna e i doni dello Spirito menzionati in Isaia 11, ha affermato una reciprocità tra “scientia” e “tristitia”: il semplice sapere, dice, rende tristi. E di fatto – chi vede e apprende soltanto tutto ciò che avviene nel mondo, finisce per diventare triste. Ma verità significa di più che sapere: la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene…”
    6″…Qual è quel bene che ci rende veri? La verità ci rende buoni, e la bontà è vera: è questo l’ottimismo che vive nella fede cristiana, perchè ad essa è stata concessa la visione del Logos, della Ragione creatrice che, nell’incarnazione di Dio, si è rivelata insieme come il Bene, come la Bontà stessa…”
    7″…Torniamo così alla struttura dell’università medievale. Accanto a quella di giurisprudenza c’erano le Facoltà di filosofia e di teologia, a cui era affidata la ricerca sull’essere uomo nella sua totalità e con ciò il compito di tener desta la sensibilità per la verità. Si potrebbe dire addirittura che questo è il senso permanente e vero di ambedue le Facoltà: essere custodi della sensibilità per la verità, non permettere che l’uomo sia distolto dalla ricerca della verità…”
    8″…Così il cristianesimo, in un nuovo dialogo con la ragione degli altri, che veniva incontrando, dovette lottare per la propria ragionevolezza. La Facoltà di filosofia che, come cosiddetta “Facoltà degli artisti”, fino a quel momento era stata solo propedeutica alla teologia, divenne ora una Facoltà vera e propria, un partner autonomo della teologia e della fede in questa riflessa…”
    9″…La filosofia deve rimanere veramente una ricerca della ragione nella propria libertà e nella propria responsabilità; deve vedere i suoi limiti e proprio così anche la sua grandezza e vastità…”
    10″…La teologia deve continuare ad attingere ad un tesoro di conoscenza che non ha inventato essa stessa, che sempre la supera e che, non essendo mai totalmente esauribile mediante la riflessione, proprio per questo avvia sempre di nuovo il pensiero. Insieme al “senza confusione” vige anche il “senza separazione”: la filosofia non ricomincia ogni volta dal punto zero del soggetto pensante in modo isolato, ma sta nel grande dialogo della sapienza storica, che essa criticamente e insieme docilmente sempre di nuovo accoglie e sviluppa; ma non deve neppure chiudersi davanti a ciò che le religioni ed in particolare la fede cristiana hanno ricevuto e donato all’umanità come indicazione del cammino…”
    11″…Detto dal punto di vista della struttura dell’università: esiste il pericolo che la filosofia, non sentendosi più capace del suo vero compito, si degradi in positivismo; che la teologia col suo messaggio rivolto alla ragione, venga confinata nella sfera privata di un gruppo più o meno grande.”
    12″Se però la ragione – sollecita della sua presunta purezza – diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita. Perde il coraggio per la verità e così non diventa più grande, ma più piccola. Applicato alla nostra cultura europea ciò significa: se essa vuole solo autocostruirsi in base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince e – preoccupata della sua laicità – si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma.”
    13″Con ciò ritorno al punto di partenza. Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro.”

    1- L’università, secondo me, è il tempio della conoscenza e non della verità. Solo per gli uomini di fede le due cose si eguagliano. E gli altri? Non contano?
    2-Quale papa è diventato voce della ragione etica dell’umanità quello cattolico, l’ortodosso, l’islamico? Quale e perchè? Ancora una volta si dice di non voler imporre il proprio credo ma nei fatti è questo che avviene.
    3-Ancora una volta questo papa ci dice che la sapienza dell’umanità è e non può non essere la sapienza delle grandi tradizioni religiose, tutto il resto è l’equivalente della monnezza a Napoli, le idee.
    4-Anche qui si continua a ribadire il concetto dogmatico per cui conoscenza è verità.
    5-Qui finalmente si svela l’arcano. La conoscenza in sè è tristezza. La conoscenza è utile e buona solo se è verità.
    6-Qui si fa un passo avanti. Non solo la conoscenza è bene quando è verità ma l’unica verità è cristiana.
    7-Qui si arriva, secondo me, a qualcosa di scandaloso perchè ha a che vedere con un modello di società non più democratico ma quasi dittatoriale. L’università dovrebbe essere custode della sensibilità per la verità e non permettere all’uomo di perdere la retta via. A questo proposito visto che questo è un blog soprattutto letterario vi invito a leggere la trilogia di Philip Pullman quelle oscure materie edito da salani. Sono tre bei libri che potete trovare anche nei tascabili. Storia fantasy che tratta proprio questo argomento.
    8-La facoltà di filosofia era nel medioevo da definirsi in maniera giullaresca facoltà degli artisti e solo quando la teologia entra a far parte della filosofia essa acquista l’importanza che merita.
    9 e 10-Questi due punti sono collegati. La filosofia da sola è limitata e deve riconoscere la sua limitatezza mentre la teologia è infinita ecco perchè solo se le due cose si compenetrano la filosofia ha un senso.
    11-il positivismo è quella filosofia che ci dice che la scienza è il principio del divenire e del progresso. Secondo papa Ratzinger è la peggiore sciagura dell’umanità( Daniele Luttazzi ti hanno rubato il mestiere ).
    12-La cultura europea se rimane positivista, illuminista, laica e non riconosce la grandezza del Dio cristiano cattolico è destinata a morire presto ( non c’è satira migliore di questa, credo ).
    13-Qui il papa ci dice una cosa e subito dopo ci dice non è vero io non ho detto questo, sembra il periodo più comicamente demenziale e ironico di berlusconi al potere che diceva tutto e il contrario di tutto. Prima ci dice che lo scopo della sua presenza all’università non è quello di voler imporre il suo credo e poi finsce col dire che l’unica cosa veramente e sottolineo veramente importante è seguire il cammino di Gesù che porta a Dio. Meraviglioso! Non credo che nè Elio e le storie tese, nè Luttazzi, Dario Fò, Gaber avrebbero potuto chiudere meglio questa trappola dogmatica e intollerante ma anche meravigliosamente satirica, quasi demenziale.

  144. Per Germano: si è detto di non essere offensivi ma di intavolare una discussione rispettosa per cui non dire che i marxisti sono degli idioti. Io non ho mai detto che i cattolici sono idioti, discutiamo apertamente e con rispetto reciproco, grazie.

  145. Germano, sei perspicace ma non fino a capire l’ironia nel mio invitarti al dibattito. Pace, me ne farò una ragione.

    “A me piace la coerenza, l’originalità, la freschezza di pensiero e la libertà, vera, di espressione…libertà di espressione per me significa libertà di ideologie utopistiche, destabilizzanti, forzosamente e contraddittoriamente nichiliste, parossistiche e via dicendo”.
    Libertà di o libertà da? non ho ben capito.
    Anche a me piace la freschezza di pensiero, ecc ecc.
    Ma qui si sta parlando soprattutto della visita del papa alla sapienza, che è un fatto oggettivo, non un caso ipotetico e generale.
    Non è, a mio vedere, un universale.
    Ci sono condizioni e contesti di cui tenere conto. Nessuno ha “imbavagliato” il papa. Basta con questo vittimismo. Non lo volevano in QUEL contesto. E beh? Dov’è il problema? E, ripeto, probabilmente sono anche altri soggetti che sentono opprimente l’ingerenza della chiesa nella vita pubblica e sociale. Non solo bimbi bizzosi che non si possono contraddire (perché poi? sono così bravi in dialettica da fregare sempre tutti?).

    “Da quando, i fieri promotori delle libertà assolute, si battono imponendo le loro idee?! Questi atei esaltati affermano di non credere nell’unica figura umana(e divina per ha fede) che, se vogliamo essere precisi e sinceri, potrebbe avvicinarsi al loro utopistico ideale:Gesù Cristo”.
    Ma questi atei chi? potresti specificare? Chi è che impone le loro idee? Non ti pare un po’ vaga come accusa?
    Io mi ritengo ateo (esaltato non proprio… non vedo cosa ci sia da esaltarsi. Yeah, non credo in dio! siiii! sono davvero eccitato! Credo nel nulla universale! viva la putredine del corpo! abbasso l’anima!), ma rispetto la figura di Gesù, ho letto i vangeli e molte cose che parlano di lui, tanto almeno da capire quanto sia stato travisato il suo pensiero e quanto poco sia rispettato (dalla chiesa in primis, ovviamente; poi vengono i fedeli).

    “io sto tentando di difendere una morale che sta andando in rovina anche e soprattutto per questi demagoghi ignoranti e cinici. Non ti sembra assurdo voler forzare la morale e le idee degli altri?! Tentare di distruggere tutto il resto per creare il proprio?”

    Sinceramente no. Una morale non è una cosa che scende dall’alto, rivelata palesemente a chiunque tramite una voce divina udibile a tutti. E’ una costruzione umana. E come tale può essere “relativizzata”, messa in discussione, migliorata, cambiata se è il caso. Certi indigeni dell’amazzonia hanno una morale che noi riteniamo a dir poco bizzara. Molto diversa dalla nostra. Idem per islamici, buddisti, ecc ecc. Ma sempre di morale umana si tratta. Hanno torto nel credere in ciò che credono? Non credo, se non danneggia gli altri. Sarebbe ingiusto andare da loro e dire: ehi, ragazzi, non vale niente la vostra morale, cambiatela con quella di cristo! (oddio, la chiesa l’ha fatto in passato e si continua a farlo tuttora… ma d’altronde, a noi, degli indios sterminati, che ce frega? acqua passata, per cui sorvoliamo). Ciò non toglie che noi si possa analizzare ogni credo religioso e discuterne, accettarlo o meno. E se lo si fa con i mussulmani ad esempio, perchè non lo si può fare coi cattolici? Credo che sia un merito umano quello di discutere, saggiare, vagliare, e se è il caso lasciarsi indietro vecchi valori e vecchie credenze. Per progredire, o tentare di farlo. L’accettazione supina di una morale non fa onore al genere umano. E, se ci pensi bene, sono i cattolici che vogliogon imporre una morale loro ad un paese che è laico, e non una teocrazia. Se sono cattolica, io donna posso anche non abortire: ma se non lo sono, perchè non devo poterlo fare, visto che c’è una legge che me lo permette? (è un esempio come un altro). Perchè voler cambiare questa, così come tante altre, legge e farla subire anche a chi cattolico non è?

    Detto questo, ancora non capisco come la protesta sulla presenza del papa (ampiamente tutelato dallo stato laico, c’è perfino una legge che stabilisce quanto!) possa essere ricondotta a questo tuo discorso catastrofico su atei esaltati che cerano di distruggere il pensiero degli altri per imporre il loro!
    Non ti sembra di esagerare un poco? Non è che, preso da appassionata verve dialettica, ti stai un po’ esaltando? Azzardo eh…

    “io sto tentando di difendere una morale che sta andando in rovina anche e soprattutto per questi demagoghi ignoranti e cinici”
    Oddio, qui si esagera sì, eh! Non credo di dover imputare gli scienziati della sapienza per i misfatti che si compiono nel mondo! E allora un prete pedofilo che è? E chi lo protegge? Peggio di satana! Non generalizziamo… Ci sono teste di cacca dappertutto, no?
    Comunque mi interessa sapere come, insultando, tu possa difendere la morale che sta andando in rovina… io non mi ci vedo proprio cristo che interviene su un forum con la tua veemenza! va beh… 😉

    “Se io sono cristiano e ho dei principi, chi sei tu per dirmi che, i tuoi, sono migliori dei miei?! Chi ti concede la conoscenza somma della verità?!”
    A me nessuno, infatti non tento minimamente di dirti che i miei principi (quali?) siano migliori dei tuoi (quali?). Ripeto, a me basta che ognuno rispetti l’altro, poi il resto vien da sè. Non ho la somma verità, quella la possiede solo la chiesa. Che, forte di questa verità, dice ciò che crede. Come fa. Sulla scienza, la sessualità, ecc ecc. Non su basi di ragione, ma di fede.

    “Ammettere che, quei cerebrolesi retrogradi, hanno fatto una figura di merda, sarebbe la via più saggia e umile ma, lo so già, ciò non accadrà mai. Chi nasce demente, muore deficiente…”
    Secondo me non han fatto nessuna figura di merda. Hanno semplicemente protestato. Si può ancora?
    Ma perchè tutto questo livore, quest’astio? Ti han fatto qualcosa di personale, secondo me! Ti han picchiato da piccolo? Cosa ti han fatto questi brutti fisici e matematici? C’è sotto troppa rabbia, ragazzo. Take it easy, dai! E’ una discussione, non un auto da fè! 😉

  146. Alessandro hai faticato per questo intervento e te ne ringraziamo. Ma secondo me sposta l’accento su quello che avrebbe detto il papa, e non sulla questione fondamentale dell’occasione in cui lo avrebbe fatto. Nelle tue considerazioni mi sembra che ci sia una pretesa sbagliata, cioè sperare che il capo di una religione non ragioni nei termini del suo contesto mentale. quello er capo della religione fa, ha una prospettiva teologica e per lui te sei una pecorella smarrita e se non te le da di santa ragione il primo stronzo è lui. questo è più o meno il problema mutatis mutandis degli antiabortisti integralisti. L’etica si ammischia a consideraizoni tali per cui non basta più pensare per se ma bisogna vincolar il pensare dell’altro. Non c’è prospettiva religiosa che non abbia questa connotazione.
    Ora, ma questo è il mio pensiero personale, secondo me la cosa migliore sarebbe un pensiero laico che riesca a porsi dialetticamente verso la storia religiosa culturale, mantenendo perrò fermi certi contenitori, certi luoghi certi tempi e certe regole. Mi interessa sapere da non cattolica cosa pensa il papa sulle coppie di fatto, ma vorrei farlo perchè sono una persiona curiosa, non perchè ciò debba essere rilevante politicamente per il mio paese. Perchè nella mia personale accezione di religione, non è che la religione è sbagliata tout court, ma è che sono cazzi miei.
    La cultura occidentale è una cultura composita, che se proprio proprio può avere qualcosa da rivendicare rispetto alle culture altre – ammesso e non concesso – è la lunga storia di lotte intestine, genocidi, illuminismi e romanticismi clero e laicità Lutero Marx Freud e la Madonna di loreto. se abbiamo qualcosa che oggi ci connota e la necessità di trovare una soluzione che contempli tutte queste cose. questa posizione la può garantire soltanto una istituzione che non si fa benedire da nessuno. anche se venisse er Papa e regalasse anticoncezionali. Lo facesse, ma nel mezzo di un’altra occasione.

  147. Secondo me si sta trascendendo il discorso. Qui si parla della non visita del papa all’università e di ciò che avrebbe detto se ci fosse andato. Io di questo ho parlato e di questo mi piacerebbe discutere in maniera pacata e rispettosa e senza fanatismi o isterismi, come di ci tu vito ferro take it easy.
    A me sta bene se poi si vuole anche discutere dell’argomento ancora meglio grazie, sono un marxista, uno che ha sempre creduto nell’anarcocomunismo e non me ne vergogno e neanche mi esalto, chi vuole può discutere senza problemi con me, non mordo 😉

  148. Zauberei, la religione non è sbagliata tout court. E’ religione. Sbaglia quando vuole essere politica. La religione può fondarsi su un atto di fede. Ma la politica no.

  149. zauberei ho affrontato il suo discorso per poi poter rivolgere un’altra volta la stessa domanda a quando un invito al papa all’inizio del torneo di wimbledon di tennis?

  150. Per Massimo Maugeri: il nostro paese ha fatto una pessima figura a livello internazionale per così poco? Io credo che stiamo facendo una pessima e vergognosa figura a livello internazionale per essere stati supini agli americani in tutte le guerre che ancora si fanno e facciamo, perchè abbiamo una classe politica a dir poco indecorosa, perchè questa indecorosa classe politica censura la libertà in televisione e pretende che noi paghiamo il canone, perchè in una democrazia che si rispetti se uno si dice di sinistra dovrebbe essere alternativo a chi dice di essere di destra e non uguale, perchè da noi così facendo la politica è diventata antipolitica da bar dello sport( e non parlo degli ottimi bar dello sport di Stefano Benni ), perchè anche da noi la religione fomenta gli isterismi e i fanatismi anche se in maniera diversa rispetto a Bin Laden. Per tutti questi motivi ci si dovrebbe vergognare di essere italiani e questa la cosa veramente triste. A chi piace scrivere e leggere libri le parole dovrebbero stare a cuore, allora ridiamo un senso e un significato reale a parole come speranza, libertà, rispetto, dialogo.

  151. @ germano: non cacare fuori dal vaso
    @ vito ferro: ci voleva il Papa per farti tornare nel blog? capisco che quando si parla di letteratura tu sia un po’ tagliato fuori. come un diabetico a un convegno sulla pasticceria siciliana

  152. Veltroni parla di intolleranza assurda degli studenti della Sapienza. E quella secolare della Chiesa come cavolo si chiama. Io credo che nella classe politica e nelle istituzioni si ha una voglia così grande di nascondere il passato che alla fine non vedono (e non vogliono vedere) il passato dei loro “avversari”

  153. Sicuramente il problema dei rifiuti a Napoli è un problema molto più importante, Veltroni si è scordato pure come si chiama e chi è visto che va in giro a dire che la storia ci ha insegnato che libertà e comunismo non possono andare daccordo. Se è come dice lui vuol dire che per buoni venti e più anni era cerebroleso e non sapeva cosa stava facendo o forse sa bene cosa sta facendo ora – lo zerbino del vaticano.

  154. Caro Massimo mi meraviglio della tua presa di posizione pro-ipocriti. Divorziati come Casini e Berlusconi difendono a spada tratta il pastore tedesco, laici anti-fascisti come Veltroni Prodi Napolitano parlano di intolleranza degli studenti della Sapienza. Ma che appiattimento!!!

  155. @ Germano:
    sorrido alla tua simpatica e illuminata irruenza; una nuova vita, che porta me, stanca combattente a scrutare il cielo: oggi è un buon giorno per morire.
    Così disse il vecchio apache in Un Piccolo Grande Uomo.

  156. Caro sig.Sozi,alle 19,50 di ieri ci aveva gettato tutti nello sconforto annunciando che si sarebbe tacitato da quel momento.Ricollegandomi ora scopro che ci ha mentito e che per tutta la notte ha ritenuto di riaffermare all’inclito e al volgo il suo sozipensiero con una decina di messaggi almeno.Fortunatamente nella sua religione c’è l’istituto della confessione per cui unitamente al sincero pentimento ed al proponimento di non commettere più peccato non avrà certamente difficoltà ad essere assolto e rimesso del peccato di dire bugìe.Personalmente non credo che ci sia possibilità di dialogo fra sordi ,però facciamo un ultimo tentativo di spiegarci.Il Papa non solo ha legittimità di parlare ,cosa che fa abbondantemente da mane a sera, ma deve parlare perchè è lui l’orientamento ,il timone di milioni di fedeli e quindi a loro deve dare le giuste coordinate .A loro non agli altri .Purtroppo però sembra che i cattolici confortati dalla possibilità di confessarsi non siano molto ligi ai rigidi dettami della fede per cui divorziano ,convivono,fornicano ,commettono adulterio e abortiscono se la legge glie lo consente .A questo punto non riuscendo a farsi seguire sul piano pratico il Papa non si limita più a parlare ai cittadini credenti ma preferisce parlare ai politici credenti per far mettere fuori legge ciò che per lui è peccato. Così facendo interferisce con i poteri dello stato e per questo genera in tutti coloro che non si riconoscono nel suo credo un senso di antagonismo che non lo fa gradire più di tanto.D’altra parte a ruoli invertiti non credo che un fervente cattolico morirebbe d’amore se un politico li obbligasse ad infrangere i loro credo .Già così solo per aver manifestato dissenso nei confronti della presenza papale alla Sapienza in questo blog si sono scatenate le ire di un certo Germano (nomen est omen), figuriamoci! A proposito di Germano ,a parte l’arbitrarietà di associare tutte le eventuali posizioni antipapiste a quelle marxiste che trovo assai forzata ,ma il Dio cattolico,non era un Dio d’amore ? Dalle sue parole non si direbbe o lui non è un buon cattolico o pensa anche lui di rifugiarsi nella confessione.
    Antonello Dionisi

  157. Quello che è successo mi rattrista moltissimo. E parlo da laico!
    E’ sconcertante che ad un personaggio come il card. Ratzinger, uno dei piu’ importanti protagonisti della Storia del Novecento, grande conoscitore della Religione e della Filosofia, non sia permesso di dire la sua in quello che dovrebbe ( e sottolineo dovrebbe) essere il “tempio” del dibattito e del confronto tra idee e opinioni differenti, ovvero l’Universita’.
    Negli USA hanno permesso l’ingresso perfino ad un personaggio controverso come il Presidente dell’Iran.
    E la cosa lascia pensare molto…..
    Ne abbiamo ancora di strada da fare.

  158. Zauberei sé famo un paro dè zeppe tipo coturno e poi andiamo all’università e glielo facciamo vedere noi al cardinalone addetto alle p.r. che gran pezzo di femmine siamo!!!!!
    MA CHE CAZZO DI FINE HANNO FATTO GLI ARCIVESCOVI DI LOS ANGELES E DI TUTTI QUEGLI STATI DOVE E’ PREVISTA LA SEDIA ELETTRICA … EPPURE NON SONO TRASCORSI TANTI ANNI DA QUEGLI ORRORI! O FORSE AL CARDINALE RUINI PIACE PRENDERE LA SPAZZATURA E METTERSELA SOTTO IL BED? SI SCURDARU TUTTI I LACRIMI DI’ PICCIRIDDI

    Zauberei dai … anche i tacchi a spillo sono o.k.! Ma bicolore fanno troppo Fred Astaire!

  159. per tutti quelli che in questa pagina hanno usato il termine cerebroleso, faccio notare che io sono cerebroleso, quindi per favore abbiate la decenza di non usare quel termine ed altri che possono offendere la sensibilità altrui; forse la vostra ignoranza è tale che per voi è impossibile che un cerebroleso possa navigare su internet, leggere dei post e rispondere.
    Vi equiparo a quell’impiegato del collocamento che 18 anni or sono si rifiutava di iscrivere nelle liste me, allora neo-laureato, per il sol fatto che ero impossibilitato a firmare. Siete delle figure di merda fatte persona.

    A tutti chiedo scusa del fuori tema.

  160. Mi scuso di ripetere inevitabilmente qualcosa che sarà stato già detto, ma lasciatemi dire la mia da laico, docente e uomo di scienza (mi scuso per il termine un po’ altisonante).

    L’Università italiana, e romana in particolare, ha ascoltato il Papa almeno in un’altra occasione recente, l’inaugurazione dell’A.A 2001-2002 a Roma Tre. Nessuna polemica avvenne in quell’occasione, per un motivo che a pochi è chiaro: il fatto che QUEL Papa avesse, durante il suo pontificato, evitato di contrapporre il mondo della fede a quello della scienza. E proprio qui sta il punto.

    Illuministi dell’ultima ora, quanti di voi hanno alzato un dito contro gli infiniti attacchi portati da questo Papa (nel suo ancora breve pontificato) al mondo della scienza? Esponenti del mondo della cosiddetta politica e della cosiddetta informazione, quanti di voi hanno difeso l’esistenza stessa di una cultura laica dalle continue invasioni di campo? Maestri della tolleranza, dormivate?

    Il processo a Galileo può sembrare un fatto pretestuoso. Ma lo stesso punto di vista (quello dalla subalternità della scienza alla fede), magari con parole diverse, è stato esposto dal Papa in moltissime occasioni, e senza alcuna mediazione. E senza, peraltro, mettere in mezzo Galileo – che infatti a questo punto è stato riabilitato dalla Chiesa, con una presa di posizione che il Nostro ha a suo tempo biasimato anticipatamente.

    La lettera mandata dai colleghi de “La Sapienza” al Rettore è stata una atto di CORRETTO E DEMOCRATICO DISSENSO con una decisione che mi associo nel definire semplicemente “inopportuna”. Perché nessuno può avere da ridire se il Papa parla di superiorità della fede sulla scienza dal balcone di piazza S. Pietro. Che qualcuno lo inviti a farlo in una Università, però, può ben essere un argomento controverso. Specialmente visti i suoi precedenti.

    A questo punto, avrei largamente preferito che il Papa lo tenesse, il suo discorso. Ma non lo ha fatto, perché sul dialogo che tanto ci viene predicato ha prevalso la ragione di stato. Che prevede (in queso la gerarchia vaticana ha imparato presto da quella italiana) di trasformare ogni espressione di dissenso in un martirio. Del resto, se in questo paese siamo riusciti a fare un martire perfino di Craxi, a maggior ragione lo si potrà fare di una persona della levatura di Ratzinger.

    Sul discorso. Leggendolo appare verosimile come certi passaggi, se non riscritti di sana pianta, siano stati adattati alla nuova situazione, quanto meno edulcorandoli. Ma in mezzo a circonvoluzioni retoriche e citazioni, la chiusa del testo chiarisce finalmente tutto: esiste una sola verità, ed è la sua.

  161. Caro Giovanni,io non ho usato il termine cerebroleso in questo blog ma ammetto di averlo usato in altre circostanze e per questo ti chiedo umilmente scusa . A volte tendiamo ad usare dei termini indipendentemente dal loro significato letterale senza pensare che possano nuocere o far male a qualcuno .Le parole sono pietre ma spesso non ce ne rendiamo conto.
    Antonello

  162. @ Giovanni
    Ci siamo “letti” e risposti relativamente a un altro post, un bel po’ di mesi fa. Almeno, credo fossi tu. Ti ho chiesto se eri arrabbiato perchè il tuo commento di allora sprizzava astio. Oggi non ti chiedo questo, chi ha usato il termine di cui parli non l’ha fatto con l’intenzione di colpire volontariamente, almeno non credo. È stata una parola non pesata.
    Ma nello stesso modo non adeguarti nell’offendere gli altri. Proprio perchè tu lo sai quanto possa far male.
    un saluto

  163. chiedo umilmente scusa se mai sarà possibile, caro giovanni, ma non sapevo e non potevo immaginare. Inoltre pur sbagliando comunque usavo il termine in senso dispregiativo nei confronti di veltroni per esprimere un concetto che nulla aveva a che vedere con la malattia in quanto tale. Comunque mi hai colpito e affondato, mi sento una merda come ben tu dici e ti richiedo scusa, più non posso fare ciao.

  164. Egr. Dionisi,
    Lei mi fa notare che ”Caro sig.Sozi,alle 19,50 di ieri ci aveva gettato tutti nello sconforto annunciando che si sarebbe tacitato da quel momento.Ricollegandomi ora scopro che ci ha mentito”.
    Tralasciando la facile Sua ironia (sono libero di ripensarci e parlare quando voglio: o dovrei chiederLe il permesso?), verrei al nocciolo del Suo argomentare: il Papa si rivolge a tutti i cittadini ovunque sia, in Chiesa, all’Universita’, dovunque. Quando parla, non parla solo ”per i politici” o ”per i fedeli”, ma per tutti. La parola ”tutti” e’ quella che invece molti politici non conoscono, visto che costoro (loro si’) si rivolgono sempre al proprio elettorato di riferimento. Dunque, se Le da’ tanto fastidio che il Papa si rivolga anche a lei, non legga e non ascolti quel che dice, mica nessuno La obbliga. Ognuno fa le sue scelte liberamente, in Italia; solo la scelta di chiudere la bocca a qualcuno che parli rispettosamente e’ una scelta da me non condivisibile. Come (non mi riferisco a Lei) non condivido chi usa turpiloquio e parole offensive. I fanatici mi sono antitetici, di tutte le risme.
    Saluti Cordiali
    Sozi

  165. Alessandro Piragino,
    Le faccio i miei complimenti per aver iniziato a lavorare seriamente su cose fondate e serie. Scripta manent. Appena avro’ un po’ di tempo leggero’ la Sua analisi con attenzione e se potro’ esserne all’altezza Le diro’ come la penso in proposito.
    Saluti Cordiali
    Sergio Sozi

  166. OFF TOPIC per Giovanni
    ho faticato un po’, ma eccoti accontentato. Si trattava del post sull’ Elogio della bruttezza di Umberto Eco.
    Questo lo scambio tra noi.
    ————
    la cosa cattiva coincide sempre con brutta? certo per i fanatici o fondamentalisti la coincidenza c’è: per un fanatico della Lega Nord la Moschea Blu di Istanbul sarà sicuramente brutta perchè la identifica col Male.
    E la distruzione sistematica di magnifiche città come quelle maya ed inca non è forse dovuta all’identificazione dell’inaccettabile moralmente col brutto esteticamente?
    Postato Mercoledì, 24 Ottobre 2007 alle 4:14 pm da giovanni
    ———-
    Per questo ho aggiunto “nell’opinione dei più”. Come ha scritto Enrico si stanno citando argomenti forti rispetto ai quali le opinioni dipendono da culture, ideologie o convinzioni.
    Ho solo riportato quella che mi sembra essere l’idea di brutto oggi. Distorta quanto vuoi, e proprio per questo non condivisibile nello stesso modo da tutti.
    Sono quini fondamentalmente d’accordo con te.
    Ma sei arrabbiato?
    Postato Mercoledì, 24 Ottobre 2007 alle 4:34 pm da Silvia Leonardi
    ———
    OK torniamo in carreggiata, non sono arrabbiato. Chiedo venia.
    Postato Mercoledì, 24 Ottobre 2007 alle 4:41 pm da giovanni

  167. Ciao, cara Cristina Bove, ti saluto con affetto a mia volta, anche se siamo in disaccordo (c’est la vie);
    bene; tu dici che ”Al papa non è stato contestato il suo ruolo, ci mancherebbe, solo di non rivestire di questo ruolo ambiti in cui sono altri i temi che si trattano.”
    Bene. Leggiti il discorso di Ratzinger e dimmi se quello non era un discorso da universita’. Sinceramente.
    Ciao cara
    Sergio

  168. Ciao, Zauberei,
    mi saro’ espresso male. Innanzitutto non intendevo offendere nessuno (e mi scuso se involontariamente l’abbia fatto).
    Poi volevo dire una cosa semplice a dirsi ma difficile da mettersi in pratica: che se si vuol cambiare veramente e in meglio un Paese non servono gli striscioni ma il sapere chiaramente cosa si vuole, l’essere privi di confusione mentale, cose che invece sento dappertutto. La Storia ci ha insegnato, credo, quanto dico, non io: chi vuol cambiare le cose deve prima studiare, sapere la storia delle cose per come sono ora, poi vedere come ridiscuterle, infine alzarsi e prendere la parola. Altrimenti si pecca di superficialita’ e non si fa altro che lasciare tutto come sta o addirittura peggiorare la vita collettiva. Il Sessantotto lo ha dimostrato, lasciandoci in eredita’ tanta confusione e dei giovani disorientati e confusi (in quanto figli di sessantottini confusi, naturalmente).
    Credo insomma che discutere serva se si prendono le cose seriamente, non tanto per esprimersi, cosi’, a casaccio, come molti (non tu) fanno oggi.
    Ciao bbella
    Sergio

  169. Vito,
    anche nella Chiesa ci sono i pazzi. Come fuori da essa. Ma la sostanza del messaggio cattolico secondo me e’ utilissimo, profondo e buono per arginare lo sfascio morale di oggi. Naturalmente parlavo dell’aborto fatto solo ed esclusivamente per superficialita’, non di quello che abbia motivazioni serie dietro. Anch’io sono per l’uso degli anticoncezionali, dell’aborto e di altri metodi contraccettivi: ma ”cum grano salis”… senza esagerare e cercando di evitare questi rimedi finche’ e’ possibile.
    Ciao caro
    Sergio

  170. Impossibile leggere tutti i commenti,ma mi sento di concordare pienamente con maurizio,Qual democrazia è se chiudiamo la bocca ad un uomo(anche per chi non lo vede come un padre spirituale) di pensiero di cultura e di pace.Ebbene mi indigna l’inflessibilità di cui parla un commentatore, mi spaventa soprattutto se penso che i miei principi liberali cerco di trasmetterli ai mei figli e che la tolleranza spesso bandiera di uomini dicesi di sinistra rischia di frantumarsi contro il muro della “sapienza” senza cuore.Felice di leggerti maurizio.
    francesca giulia m.

  171. @Vito. Io non sono Gesù Cristo, ovviamente…non ho la sua pazienza, la sua saggezza e la sua sapienza né, d’altro canto, vivo nell’illusione perenne di un mondo dove siamo tutti uguali(dal punto di vista sostanziale, ovviamente). Io sono SOLO uno studente(dialetticamente esaltato, a quanto pare:-P) del sud che vive nella merda, respira merda e vede davanti a se solo merda. Ti chiedo venia per la veemenza ma è anche vero che, ultimamente, non sono tanto “illuminato” da comprendere le provocazioni bonarie;) e ti invito, se puoi, a non voler per forza trarre generalizzazioni assolute dalle mie parole. Eppure dovrebbe essere semplice intendere che, il mio attacco violento, non è di certo rivolto a TUTTI gli scienziati del globo terrestre e a TUTTI i comunisti(guai se non ci fossero fisici e matematici). Io mi riferivo ESCLUSIVAMENTE a quelle teste bacate che hanno esultato(forse esultavano per essere riusciti ad avere un’erezione per la prima volta in vita loro)dopo aver impedito “all’immondo demone” di recarsi alla sapienza. Probabilmente esulteranno meno quando si ritroveranno, come me, con una laurea che non serve a un cazzo e con la disoccupazione come unica prospettiva(o quasi). Ho letto i tuoi discorsi sul relativismo e ho sorriso non poco…sapessi quante volte ho letto cose simili. Pagine e pagine intonse di teorie relativiste molto ipocrite e un po’ ingenue, sbandierate come l’unico vero modo di vivere i rapporti umani. Per farla breve, comunque, se dovesse interessarti come la penso io a riguardo, ti invito a leggere questo mio post(che, per il suo linguaggio tecnico, può essere letto come si deve solo da chi ha determinate conoscenze nell’ambito del tanto sbandierato relativismo). Al di là della verve, delle illazioni e dell’acrimonia che tanto ti hanno colpito, in quel post, ritrovi la lucida e “semplice” esposizione del mio pensiero. Perdona ancora la violenza espressiva ma, di solito, non “cago fuori dal vaso”:P
    ecco il link…buona lettura
    http://blog.libero.it/dream3r/3058403.html

  172. @Miriam. Ti ringrazio per la tua stima e per il tuo incoraggiamento. Nei miei commenti precedenti mi sono proprio lasciato andare; ho scritto a ruota libera come non mi capitava da tempo. Il problema è che solo certe questioni fanno uscire questa parte così violenta di me. Mi sto esercitando, comunque, presso il mio asceta personale nell’arte dell’atarassia e della pacatezza espressiva. Per ora, seguo il consiglio di quel fracassapallle di Enrico e cerco di non cagare fuori dal vaso(almeno non troppo:-P)

  173. @vito ferro
    @maurizio
    Avevo riportato quell’intervento che parlava di voglia di cambiamento senza un’idea precisa della direzione in cui si vuole andare, mi si dice che quella descrizione è calzante precisa precisa x per la chiesa…non è che si possono estrapolare due parole da una frase, mettersele in tasca e dargli il significato che si vuole eh? La chiesa un’idea precisa ce l’ha eccome che c’azzecca? Possiamo dare tutte le colpe del mondo ma questo no

  174. Come qualcuno ha già scritto, le religioni sono oggi niente di più che un contenitore vuoto a disposizione dei signori del mondo, uno strumento formidabile nelle mani di pochi potenti, fatto di dogmi fasulli e falsificazioni sistematiche. Il caso Italia è emblematico. La nostra classe politica è serva di una accozzaglia di pretacci parrucconi che dal Vaticano distribuiscono ogni giorno la loro dose di imbecillità preconfezionate, ad uso e consumo di una piccola borghesia bigotta ed ignorante, fatta di uomini piccoli piccoli, pronti a giurare sulla madonna ed al tempo stesso a vendere la propria madre per un tozzo di pane. Abbiamo ciò che ci meritiamo, nulla di più. Ratzinger faccia pure le sue dotte disquisizioni teologiche da dove gli compete. Dai balconi del Vaticano, dove la teologia (la scienza del nulla) è di casa!

    Una sola cosa può dispiacermi, che tutto ciò si trasformerà in un ulteriore pretesto per denunciare le fantomatiche persecuzioni da cui i cattolici si sentono perseguitati. Come se non bastasse il bombardamento mediatico di cui siamo vittime tutti i giorni…

  175. @Vito. Mi piace il tuo ottimismo contagioso ma, caro mio…dovresti vivere dove vivo per qualche tempo e, magari, saresti anche più incazzato e pirla di me. Alzarsi la mattina e respirare diossina. Incontrare solo persone che ti dicono, qualunque proposito professionale tu ti prefigga:”Qui?! Ma sei matto?…smettila di sognare e impara a lavorare”. Comunque, senza vittimismi, so anche che c’è sempre una luce anche nella tenebra più avvolgente e, alla fine, gli incazzati furiosi come me, sono quelli che riesci a far piangere di disperazione più facilmente. Siamo un po’ come l’incredibile Hulk…grossi grossi quando ci “trasformiamo” e piccini piccini quando ci danno ciò che sognavamo.
    Ciao e buon pomeriggio

  176. pardon,mi sono rimbecillita proprio,ma ki è maurizio?volevo dire massimo l’autore di questo bel blog.
    arrivederci a tutti

  177. Sei di Napoli? Immagino che sia una casino… e sinceramente non so che dirti… non buttarti giù però, c’è sempre una soluzione. Anche solo una, ma c’è sempre! 😉

  178. Sono di Caserta(che è come Napoli…solo più piccolo borghese e grandemente bigotta). Hai ragione,comunque: la soluzione la si trova sempre e, a proposito di fede e di Chiesa, Lui mi ha sempre aiutato quando l’ho invocato e non mi ha MAI lasciato solo. Attendo, ma certo di farlo sempre in maniera attiva:”Aiutati che Dio ti aiuta”, si dice così, no?! Per ora però ho solo voglia di scrivere e non riesco a studiare. Ho tre esami da dare entro il 26 e sono ancora a zero, in pratica…mi servirebbe un miracolo, appunto. Incrociamo le dita.
    Buon pomeriggio a todos

  179. @Germano, non preoccuparti Grego è l’addetto ai vasi, la sua principale attivittà è assicurarsi che vengano centrati, ih, ih, ih, come sono cattiva, ora la cena me la posso dimenticare.
    🙂

    Oh, invece sul Papa. dico la mia? Ce la potete fare senza? Nooooo, giusto?
    Allora, io grandissima fan di Cristo, quindi forse cristiana, però non ho fatto Comunione e Cresima quindi ecclesiasticamente parlando mi sa che so’ out. Insomma non mi posso confessare.
    Il signor Cini – così mi pare si chiami il professore che per primo ha espresso perplessità in merito alla visita del papa alla Sapianza – dice che all’inaugurazione dell’anno accademico gli sembrava che la presenza del Santo padre sarebbe stata poco attinente, ma nel corso dell’anno avrebbe salutato con entisiasmo la sua partecipazione alle discussioni teologico-filosofiche.
    Massimino, dici che gli è stato vietato l’accesso all’Università.
    Dai su, non è vero.
    Gli è stato detto che non tutti gli studenti lo avrebbero accolto a braccia aperte, mi pare assai diverso. Un prelato va anche nei posti dove non sono tutti cattolici praticanti, giusto? Voglio dire Wojtyla si è recato o no a Cuba?
    Inoltre, l’apertura dell’anno accademico è una cerimonia ufficiale non un dibattito. La distinzione mi pare nella fattispecie fondamentale. Insomma ogni cerimoniale ha la sua ritualità che va rispettata. Esattamente come le Guardie svizzere non partecipano agli Emmy Awards, o il Personale docente della facoltà di Medicina non presiede la premiazione di miss Lazio, be’ … insomma, mi pare che ci possa stare un passetto indietro da parte della Chiesa rispetto al succitato protocollo. E’ proprio un fatto di mera etichetta.
    Ogni istituzione ha le sue ritualità e vanno rispettate. Dalla Messa all’incoronazione di un capotribù mongolo.
    Altrimenti se tutti fanno ingerenze, specialmente in un periodo in cui TUTTI vogliono essere dappertutto, vogliono parlare, dire, apparire, esserci … stiamo freschi. Non vorrei dover accompagnare mio figlio al Giuramento di Ippocrate presentato da Pippo Baudo.
    Il dibattito va bene nella giusta sede.
    vabbè, Grego ho lasciato il bordo tutto pulito, vedi?

    🙂

  180. @F.M. Rigo. Ahia…in pratica mi stai dicendo che Enrico, oltre al giornalista, fa anche il bidello…è proprio vero: le persone non le conosci mai abbastanza; ti sorprendono sempre:-P. Chissà lui come la pesa su sta storia; sarei proprio curioso di saperlo

  181. Purtroppo tutti quelli che tendono a minimizzare questo fatto non si ricordano che: la notte del cristalli? E che sarà mai? Quattro vetrine di bottegai ebreucoli! Un rogo di libri? Cartaccia in fumo. Ecchessarammai? Sfasciata la sede di un giornale? Pestava i piedi a qualcuno, se la sono voluta.
    Non so spiegarmi meglio, ma l’aria che si respira in questo paese è satura di ignoranza e intolleranza, un mix fatale nella storia ma che non viene mai riconosciuto.

  182. Premesso che NON ho la verità in tasca e che NON sono certo di aver ragione, provo (da cristiano valdese) a dire alcune delle cose che penso.
    Vanno distinte due cose diverse: il diritto di parlare e le circostanze in cui lo si esercita.
    Cerco subito di spiegarmi con un esempio: a prescindere dalla condivisione o meno delle sue idee, il cardinal Camillo Ruini ha il pieno diritto di esprimere pubblicamente le sue opinioni in materia di unioni civili tra omosessuali. Ma questo suo diritto non significa che io debba invitare Runi dappertutto e portarmelo dietro ovunque per farlo parlare in ogni circostanza. Se a una mia conferenza sulla sessualità nella musica rock non chiamo lui o un altro cattolico non si tratta di censura ma di una mia libera scelta. (Si è mai visto un pastore valdese o battista poter fare un sermone dalla finestra di San Pietro?)
    In sintesi, io penso che l’errore d’origine della pessima vicenda Sapienza/Ratzinger sia stato invitare il Papa all’inaugurazione dell’anno accademico (momento ufficialissimo). Se lo avessero chiamato a un convegno o a un dibattito, le cose sarebbero state ben diverse. Allora sì che rifiutare la sua presenza sarebbe stata “censura”. Ma lì, in quel momento, in quella circostanza…perchè invitare lui? E non un altro intellettuale assai più titolato?
    Altro problema: la chiesa cattolica è convinta (correggimi se sbaglio) di essere (su questa terra) l’unica detentrice, depositaria e interprete della VERITA’ ASSOLUTA. Ed è convinta pertanto di un’altra cosa: tutto ciò che si discosta dal suo magistero cade in errore.
    E’ evidente che (con questi presupposti) i margini disponibili per il dialogo sono molto molto molto ristretti. Se (per definizione) XY ha comunque ragione, KJ e YW potranno dire ciò che vogliono e portare le argomentazioni più svariate ma non troveranno mai punti di incontro o di sintesi con XY (a meno di sposare le sue tesi di partenza).

  183. Maria Teresa Riccioli – mi scusi sa, non ho sono riuscita a leggere tutte le oopinioni di questo post, e la sua mi sfugge, nè adesso devo dire mi sento molto invogliata

    Ma se qualcuno le da fuoco a casa, o ammazza lei o suo padre, faccia una telefonata eh, vedremo se mio padre sopravvisuto all’olocausto saprà darle qualche dritta.

    Per favore un po’ di lucidità.

  184. Non è giusto buttare fango su Giorgio Napolitano, che è un ottimo, Presidente della Repubblica solo perché ha espresso solidarietà al Papa condannando il grave atto di initolleranza da parte degli antipapisti della Sapienza.
    Anche gli ex Carlo Azeglio Ciampi e Oscar Luigi Scalfari si sono allineati con Napolitano.
    La classe politica italiana è deludente, ma non si possono criticare Prodi, Berlusconi, Fini, Casini, Veltroni e C.
    Chi rimane allora? Beppe Grillo?
    Persino Dario Fo e Adriano Sofri hanno affermato che è stato un errore costringere il Papa a rifiutare l’invito.
    Purtroppo il buon senso è merce rara di questi tempi

  185. Fatto salvo che secondo me il papa come rappresentante della chiesa cattolica non ci azzecca granche` con la scienza , visto i rapporti disturbati che la religione cattolica ha da decenni con la stessa, mi sembra che sia stato un eccesso di zelo oltre che una cosa del tutto controproducente, non permettere la visita di Benedetto XVI .
    Diciamo che si sono scontrati due assoluti : l`idea di una scienza in conflitto assoluto con la fede, e l`idea che il Pontefice non possa essere ne` confutato ne` contestato grazie ad un primato che oramai stride con la nostra societa`.
    Una storia piuttosto deprimente, da qualunque punto di vista, la si veda.

  186. gregori, mi urta snche se espresso da persone ottime, il disinvolto uso dell’olocausto ogni due per tre. Mi urta in maniera ammetto assolutamente istintuale, ma mi sento sempre un po’ offesa e reagisco. Nell’occasione specifica – non mi pare porprio che la notte dei cristalli fosse un paragone calzante. Non mi pare che ci sia alcunchè di simile storicamente, nè la stessa sofferenza.

    La signora Riccioli poi se le va dirà qualcosa.

    hai mezzo cervello. non usarlo per il soffritto. 🙂

  187. Zauberei, è ufficiale: ti amo.
    Il motivo scatenante è che sbagli i nomi. Poi vabbè c’è dell’altro …
    🙂

    Ragazzi, però l’olocausto no: un minimo d rispetto.
    Il Papa ha DECLINATO di sua sponte l’invito. Non scherziamo.
    Altrimenti si finisce come Ferrara che vaneggia di eugenetica. Per inciso, a suo dire l’aborto terapeutico lo è. OT ma prima di sparare cazzate un colloquio con un genetista no? Magari anche con un neonatologo? Vi sono medici che hanno a che fare con feti privi di organi vitali, ad es. polmoni, parti di cervello. Vabbè taccio altrimenti faccio quello di cui Grego mi accusa spesso.

  188. @ zauberei:
    hai dato un’impeccabile risposta a un’osservazione che non ho fatto.
    tu di cervelli ne hai 3, ma passano la giornata a mandarsi a fare in culo vicendevolmente
    🙂

  189. ‘La tolleranza è necessaria tanto in politica che in religione; è solo l’orgoglio che è intollerante’ (Voltaire).

  190. Uh enrico c’ero rimasta così interdetta! penzavo che il lardo di colonnata era riferito alla non comprensione di Maria Assunta Riccioli!
    Hai ragionissima sui miei tre cervelli:) essi litigano in continuo, e oggi alla fine non ho combianato niente.
    Tu solo per oggi hai un cervello intero! ma funziona benone!
    Ora, sta attento a non usarlo al post der cric.

    Faustissima grazie:) nons olo dell’amore per la sbadataggine verbale, ma anchè per la solidarietà tematica. anche se in effetti, certi paragoni non andrebbero fatti per il bene comune, più che artro.

  191. Eccomi qui. Scusate il ritardo
    🙂
    Caspita, quanti nuovi commenti. Davvero tanti (e lunghi). Grazie davvero. Non ho fatto in tempo a leggerli tutti per intero (lo farò nei prossimi giorni). Però ho avuto modo di farmi un’idea generale.

  192. Consentitemi di salutare al volo il mio omonimo di La Spezia.
    Ciao Massimo Maugeri. Ogni volta che vedo un commento firmato da te mi fa una certa impressione.
    🙂
    Grazie per essere intervenuto.

  193. Come ho scritto sopra non ho potuto leggere tutti i nuovi commenti con attenzione. Forse qualcuno (sia da una parte, che dall’altra) ha usato toni eccessivi. Se così fosse me ne assumo la responsabilità e porgo le mie scuse a chi ha subìto tali “toni eccessivi”.

  194. Mi scuso se ho urtato la sensibilità di qualcuno con il mio intervento un po’ istintivo.
    Quello che volevo dire anche se forse non sono stata chiara è questo: spesso piccoli fatti in apparenza poco significativi portano ad un accumulo pericoloso e devastante come una valanga.
    Con tutto il massimo e doveroso rispetto per la Shoah, che torno a ripetere non è iniziata con i forni ma con piccoli gesti di intolleranza e disprezzo a cui ci si è poi – come dire? Assuefatti, come se facessero parte dell’ordine delle cose.
    Io insegno e per me la giornata della memoria è sacra. L’ultima cosa che vorrei si pensasse di me è quella di utilizzare l’Olocausto per difendere una mia fallibilissima opinione.
    Volevo dire che questa vicenda del Papa sarà archiviata ma non è una bella pagina di storia e di cultura nazionale.
    Scusatemi ancora.
    Anche se questa vicenda sarà archiviata

  195. a me sto tuo pensiero fausta vs ferrara me interessa, se vuoi spostati nella stanza a canto (solo entro breve, perchè io ho bevuto troppo Muller Turgau e fra un po’ me appisolo)

  196. Ora provo a entrare nel merito di alcuni punti sollevati. Andrò a memoria…

    1. In uno Stato laico e democratico il Papa può essere criticato?
    – Certo che sì… cosa che – del resto – molti di voi hanno fatto con una certa asprezza proprio nel corso di questo dibattito.
    2. Il Rettore aveva il diritto di invitare il Papa a La Sapienza?
    – Sì
    3. I suoi colleghi professori, avevano il diritto di dissentire?
    – Certo
    4. E gli studenti avevano il diritto di manifestare?
    – Sicuro.
    5. È consentito stigmatizzare il comportamento dei professori dissenzienti e degli studenti al loro seguito, tacciandoli anche di intolleranza?
    – Ritengo di sì!
    6. È possibile criticare, anche aspramente, coloro – tra cui il sottoscritto – che hanno tacciato di intolleranza i suddetti professori e studenti?
    – Assolutamente sì!

  197. Una precisazione.
    Io non ho scritto che al Papa è stato impedito “fisicamente” l’ingresso all’Università. Ho scritto: “Ha fatto bene il Papa a soprassedere all’evento (inviando comunque l’intervento previsto)”.
    Poi, in tono provocatorio, ho aggiunto il termine “tappare la bocca”. E ho scritto: “Tappare la bocca a uno studioso, un intellettuale, uno scrittore, a una voce importante di questo secolo, soprattutto se uomo di pace, è sempre sbagliato. Non importa se esso sia il capo della religione cattolica, o il massimo rappresentante della religione ebraica, o dell’Islam o di qualunque altra fede religiosa. Non importa se esso sia il rappresentante di uno Stato “scomodo”.”
    Rispetto profondamente le opinioni di coloro che sono in disaccordo, ma io continuo a pensarla così.

  198. Ciao Outworks, Laura Costantini e Massimo Maugger,
    bentornati – che assurdo: io che dico al padrone di casa ”bentornato”!
    Avevo promesso di non intervenire piu’ ma poi ci ho ripensato ed ho proseguito.
    Ora noto che fra tante affermazioni di principio solo una persona ha analizzato il discorso del Papa. Solo una fra tutte. Le stringo la mano e la chiamo per nome (Alessandro Piragino), sperando di fare lo stesso. Perche’ chiacchierare mi attira ma al contempo mi disgusta.

  199. Signora Maria Amalasunta Riccioli non si preoccupi tutto chiarito!
    Ho letto il suo commento precedente e capivo che lei è persona che ha rispetto per le faccende ebraiche. Tuttavia la esorterei a non cedere all’ineffabile seduzione estetica che constato produce la Shoah specie nelle menti più illuminate e spesso sinistriche. Uno dice, bruttone a n’antro? e giù lager come piovesse. C’è una morbosa passione per quello che è accaduto, e alle volte uno rimane un po’ interdetto. si sente reificato, deumanizzato.

    Nel caso specifico poi, no storicamente mi pare un paragone inefficace. Perchè la notte dei cristalli è un molti contro dei pochi, mentre quello che vediamo oggi sono due mondi che si contrappongono. se ci ha il ghiribizzo paradigmatico tiri fuori le lotte contro gli Ugonotti, le guerre di religione.
    Ma io parlerei di morte quando c’è la morte e di politica quando c’è la politica.

    per il resto nun ze preoccupi!

  200. Continuo pure a pensare che i professori dissenzienti e i ragazzi manifestanti abbiano sbagliato (anche se era loro diritto dissentire e manifestare).
    Qualcuno sopra ha fatto l’esempio della famiglia. Secondo me è calzante.
    Mi spiego.
    Se mia moglie e io siamo in disaccordo sul fatto di invitare o meno una persona a casa nostra è bene che quella persona non venga invitata. Se però, a un certo punto, mia moglie invita la tizia che a me sta sulle scatole io non comincio ad andare in giro per il condominio a lamentarmi e a dire che tizia a casa mia non deve entrare. O, quando viene tizia, non mi faccio trovare in casa. Oppure, a denti stretti, la ricevo. E dopo (dopo) che tizia se ne è andata litigo con mia moglie.

  201. @ Sergio.
    Grazie per il “bentornato”. Mi ha fatto piacere. Davvero. letteratitudine è anche casa vostra, mica solo mia!
    🙂

    @ Zauberei
    Leggere tutti i nuovi commenti stasera è impossibile. Me li sbomballetterò domani 🙂

    @ Zauberei e Maria Lucia
    Un bell’abbraccio. Siete due belle teste (ognuno con le sue idee)

  202. Uh Massimo dipende se la signora ha fatto un torto a te.
    Perchè se io voto un dpeutato cattolico, e quello povirazzo deve votare o meno sui dico, e si trova a scegliere tra me e il papa. Io devo esprimere a lui e anche al papa il mio dissenso. Se io malaugaratemente dovessi abortire, e qualche mio marito incautamente invita Ferrara, o un vicino, o il papa.
    Io strai sereno che mi incazzo con entrambi, non vedo perchè al vicino dovrei offrire una tazza da tè. Politicamente sono prima individuo, poi famiglia, poi istituzione.

  203. Continuo…
    Rimango sempre dell’idea che Ratzinger abbia fatto bene a soprassedere. Mica aveva programmato la visita a un paese “difficile” e “ostile”. Doveva solo rispondere a un invito cordiale da parte dell’Università. Se poi sono venuti meno i presupposti della cordialità, a mio avviso ha fatto bene a soprassedere.
    Giovanni Paolo II sarebbe andato lo stesso?
    Forse. Chi può dirlo?

  204. @ Zauberei.
    Ma l’Università è istituzione. Senza essere famiglia o individuo.

    Comunque, ripeto, rispetto profondamente le tue idee e la tua posizione e continuo a stimarti come e più di prima. Lo stesso valga per gli altri amici che hanno legittimamente dissentito dalla mia posizione… vado a memoria e spero di non ricordare male (Gea, Renzo Montagnoli, Lanasmooth, Cristina, Miriam, Carlo S., Luciano, Faustina, Vito Ferro… ne dimentico qualche altro… ‘mazza, quanti eravate 🙂 )

  205. Uh Massimo per me ha fatto benissimo a non andare!
    ce lo avessi io Ratringer a capo der partito demogratico! a st’ora facevo faville. una scelta che per me – ma è parere mio probabilmente non tuo – sarebbe stata prevedibilmente interpretata e distorta nella direzione del martirio.
    Ma non c’è stato niente di questo, c’è stata una successione di gesti politici, che hanno dimostrato che oggi l’italia è divisa. L’unica cosa è che la laicità, con mio profondo sconforto e gaudio ratzingeresco, non ha vere agenzie.
    me rimane Odifreddi.
    Io ci darebbi foco. penzumpò.

  206. Altre considerazioni.
    Dire che scienza e religione o scienza e fede sono sempre incompatibili secondo me non è esatto. O almeno… non è esatto in base alla mia esperienza, giacché ho amici scienziati e fisici che sono cattolici credenti e praticanti

  207. Lungi da me reificare o deumanizzare, tutt’altro! Certo la Shoah resta un evento paradigmatico, è come se fosse la pietra di paragone di tutto ciò che è intolleranza disprezzo fanatismo portati ai massimi livelli. Capisco anche quanto dolore possa causare vedere la giustissima riprovazione dell’Olocausto essere ridotta a metafora di un qualsiasi episodio di incomprensione religiosa, politica, etnica…
    Neanche le lotte tra cattolici e ugonotti sono però perfettamente calzanti. Qui da una parte c’è il risentimento e il manifesto disprezzo per il rappresentante di un’istituzione ritenuta un residuato medievale di cui sbarazzarsi. Il Grillo Parlante è sempre scomodo, specie quando e se ha ragione. Dall’altra c’è forse la perplessità verso un confronto in cui ci sarebbe stato solo da porgere l’altra guancia. Gesù non si sottrasse agli insulti e agli sputi durante la sua passione…
    Credo che il senso del mio intervento fosse chiaro: un modesto episodio come quello occorso al Papa e impensabile anche solo qualche anno fa deve farci pensare alle sue conseguenze. Io vedo una società che si sta imbarbarendo. Contestare il Papa come capo religioso e politico, come intellettuale e teologo è più che legittimo. Mi ha fatto male l’esagerazione nel non volere la sua presenza. Come mi ha addolorata la vicenda del Dalai Lama.
    Io sono cattolica praticante ma vedo chiaramente e in alcuni casi dal di dentro il marciume che dilaga nella Chiesa e questo mi fa male. Mi auguro che le forze positive di questa istituzione che per chi crede è come un tempio vivo formato da pietre vive che sono i credenti si scuotano dal torpore per farla tornare ad essere un faro di cultura, di accoglienza, d’amore.
    Per il resto, Zauberei, dichiaro intatta la mia stima verso di lei e tutte le voci intelligenti e sensibili di questo blog, che spero continui ad essere un faro di tolleranza e di dibattito democratico in un mondo in cui ci si parla e ci si spara addosso.
    Maria Teresa Assunta Amalasunta Riccioli…

  208. Continuo con le mie minielucubrazioni…
    Secondo me non è corretto dire che, oggi, il Papa è in grado di imporre le proprie idee. O la fede.
    Il Papa dice ciò che ha da dire e chi ha voglia di ascoltare lo ascolta, chi non ha voglia no.
    Questa tesi è confortata proprio dai commenti ricevuti in questo post.
    Se il Papa fosse davvero in grado di imporre le proprie idee, i commenti a questo post sarebbero stati una sorta di “plebiscito” in suo favore. Così non è stato. Non li ho contati… ma “a pelle” sono stati più i commenti “anti-papa” che quelli “pro-papa”.
    La fede non si può imporre. E nemmeno le idee… dunque: lasciamolo parlare ‘sto Papa se qualcuno lo invita.
    🙂

    @ Zauberei
    Leggerò domani, Zau 😉

  209. In questo clima di pace et concordia affratellata, io vi dico che vado a dormire. Ringrazio il Massimo, e anche la signora Alberica Evangelista Ricciola. Non sarei così pessimista – non tutti i laici vengono per nuocere e il papissimo gode di ottima salute strategica. Fortunelli siete! Noi che ci avemo?
    Nanott
    🙂

  210. Buonanotte Zau 🙂

    Risalendo su ho scorto questo commento dell’amico Luciano Comida (credo rivolto a me).
    “la chiesa cattolica è convinta (correggimi se sbaglio) di essere (su questa terra) l’unica detentrice, depositaria e interprete della VERITA’ ASSOLUTA.”
    – Be’, Luciano… credo di sì. Se non ci crede lei chi ci deve credere?
    Poi continui scrivendo: “Ed è convinta pertanto di un’altra cosa: tutto ciò che si discosta dal suo magistero cade in errore.
    E’ evidente che (con questi presupposti) i margini disponibili per il dialogo sono molto molto molto ristretti.”
    – Secondo me è possibile comunque trovare i margini di un dialogo. Ora, io non sono un Vaticanista, ma mi pare che Giovanni Paolo II si sia molto sforzato di cercare punti di contatto anche con le altre religioni (e con il cardinale Ratzinger al suo fianco).
    Insomma, da questo punto di vista io sono ottimista.
    Lasciatemi essere ottimista
    🙂

  211. (Off topic)
    Avevo in programma di pubblicare un nuovo post, ma sono troppo stanco (troppi link da sistemare, ecc.). Rinviato a domani.
    Se volete continuare qui, fate pure… però mi raccomando i toni. Che non siano eccessivi, eh?
    Grazie

    P.s. Non se avete visto, ma la professoressa Daniela Marchescfi è intervenuta sul post dedicato alla sua intervista rilasciata a Andrea Di Consoli. Andate a vedere, su!

  212. Sergio, hai fatto bene a ricordarci che avremmo dovuto discutere non di noi stessi ma dell’intervento del Papa…
    Certo Piragino esprime delle opinioni che io non mi sento di condividere, però apprezzo il fatto che abbia letto e commentato punto per punto l’intervento papale.
    Università in sé è già un concetto medievale. Uni versi tas: cioè l’andare tutti insieme verso la stessa direzione. La conoscenza, che nel Medioevo coincideva con la verità. Allora tutte le scienze ed arti erano ancillae theologiae, cioè svolgevano un ruolo ancillare nei confronti della Teologia che inquanto scienza del divino rappresentava il sapere sommo.
    E A QUESTO PUNTO VI STARETE AMMORBANDO… ME NE SCUSO.
    Riprendiamo: con l’Umanesimo e il Rinascimento si ha la prima vera rivoluzione copernicana: l’uomo diventa il centro dell’universo e proprio da lì inizia quella scissione tra scienza e teologia, tra ricerca della conoscenza e ricerca della verità.
    Oggi: che senso ha l’Università? Con i mille rivoli di corsi e corsetti, di esami ed esamini, ha davvero una funzione formativa o è un diplomificio?
    Non solo non ci vedo ricerca della verità ma neanche della conoscenza. Quindi se il Papato è medievale – nel senso deteriore – l’Università non mi pare che scoppi di salute.
    Scusate se generalizzo e non tengo conto degli sforzi singoli di professori e studenti che credono in ciò che insegnano e studiano.
    Un richiamo forte alla funzione dell’Università, che non è di sfornare tecnici se pur preparati ma menti critiche, libere, in cammino verso una verità che come l’orizzonte vediamo ma non raggiungiamo, da parte del Papa era doverosa. O no?
    Che poi si accolga o meno il messaggio di fede della Chiesa è un altro discorso. Il Papa non può far altro che tirar l’acqua al suo mulino ma grazie a Dio non c’è più l’Indice dei libri proibiti, l’Inquisizione è uno spettro lontano e Galileo è già in quei cieli che aveva iniziato ad esplorare col cannocchiale. Possiamo contestarlo, criticarlo, ignorarlo e far finta che non esista. Che la politica italiana sia condizionata dalla Chiesa è una debolezza più della politica che della Chiesa, non credete? Se i politici tentano di ingraziarsi papi e cardinali vuol dire che questa benedetta Chiesa se pur bistrattata una certa influenza se non politica almeno culturale, etica, spirituale ce l’ha. Che in qualche caso ne abbia abusato e ne abusi lo sappiamo. Gesù ammonisce i cattivi pastori che non hanno avuto cura delle sue pecorelle… ma è innegabile l’impatto educativo e sociale di tante meritevoli organizzazioni di matrice cattolica.
    Verità per la Chiesa è non una dottrina ma una persona: Gesù Cristo. Che non ci prende col fucile, non vuole entrarci in casa e nel cuore per forza. Nacque in una grotta perché non c’era posto per lui nell’albergo. Se tornasse, forse marcirebbe a Guantanamo, in una galera di Cuba… Chissà? Maria dovrebbe pagare la pallottola per la sua esecuzione in Cina…
    Non divaghiamo. L’illuminismo e il positivismo sono visti da Ratzinger come degenerazione della ragione in senso materialista. Forse Benedetto XVI esagera i mostri di quello che è stato a volte un sonno della ragione, ma si può negare che la ragione senza un correttivo etico è pericolosa? La bomba atomica era una conseguenza logica della scoperta dell’atomo ma è stata RAGIONEVOLE? Cioè non abbiamo assistito ad una scissione troppo pericolosa tra conoscenza e verità, tra ciò che si può fare e ciò che forse sarebbe ragionevole non fare? La vera fede non si può opporre alla ragione, perché il Cristianesimo stesso, pur proponendo dei dogmi che vanno oltre la ragione, non va per nulla contro quella che si chiamava ragione naturale, religione naturale.
    Che il Papa insista sulle radici cristiane dell’Europa è prevedibile. La storia ormai è materia del Milionario, non delle scuole. Cosa sarebbe stata la cultura occidentale senza la Chiesa? Croce diceva che non possiamo non dirci cristiani, ci piaccia o meno, come un arabo non sarebbe ciò che è senza Maometto. Ma oggi va di moda riscrivere i libri di storia.
    Questa Unione Europea senza radici, senz’anima, ridotta a Stati Uniti dell’euro, non è vero che subisce i contraccolpi paurosi di un vuoto di idee, di cultura, di spiritualità?
    Non si si tratta di dire no a Urbano VIII e alle Crociate, ma di dibattere con il rappresentante di milioni di persone che si rifanno ad una tradizione culturale oltre che spirituale ricchissima e imprescindibile.
    Vado a ninna, va’.
    La notte porti consiglio a noi tutti.

  213. Sono di passaggio come lettrice, ma considerato l’interesse dell’argomento e la grande affluenza di partecipanti,non mi sento di esimermi dal lasciare un cenno del mio passaggio, se non altro per spirito di comunicazione, che è poi il principale motivo, credo, per cui ci troviamo qui.
    Penso che a questo punto sia già stato detto veramente tutto, perciò mi limiterò a svelare come la penso io personalmente.
    In quanto laica condivido certamente le preoccupazioni e anche la rabbia per uno stato, quello appunto Ponteficio, che tante ingerenze impone a livello politico, per non parlare dei tanti privilegi che riceve dallo Stato Italiano, anche in sonanti soldoni, mentre tante famiglie si trovano in difficoltà e i grandi problemi dell’umanità sono ben lungi dall’essere risolti. Non così si comportava Gesù Cristo, il cui regno poggiava solamente sull’amore…Sappiamo comunque,perchè la storia e la nostra esperienza ce lo insegnano, quanto sia drammatico e deleterio per l’umanità allorquando il potere politico ed economico venga a coincidere con quello religioso.
    Detto questo affermo con convinzione che nessuna persona, tanto più di cultura, dovrebbe mai reagire, come invece è successo alla Sapienza, con violenza e intolleranza, soprattutto quando si vive in un paese democratico dove ben altri dovrebbero essere gli strumenti atti a risolvere ogni problema e controversia.
    Allora il mio più grande rincrescimento non risiede tanto nel fatto accaduto in se stesso, ma quanto nella evidente mancanza di fiducia dei cittadini in una intera classe politica e, ancora ragione più grave, nella solidità della democrazia dello Stato Italiano.
    Mi sarebbe veramente gradito un dibattito su quest’ultimo concetto che ho espresso, e cioè se sia lecito nutrire preoccupazioni per la saldezza della nostra democrazia e se sia ancora lecito sperare in una classe dirigente degna.
    Grazie per l’attenzione.
    Un cordiale saluto a tutti,
    Cyprea

  214. Scusate se ci ritorno sopra, mi sto a tajà dalle risate: un po’ di post fa Zauberei credeva che Enrico insultasse Maria Lucia Riccioli dicendo che c’ha il lardo di Colonnata negli occhi.
    Non ce la posso fare ‘sta donna è intrisa di stupendaggine.
    La voglio.
    🙂

  215. Tra l’altro la signora Riccioli non stava affatto riferendosi a lui, ma dal post sembrava Enrico dicesse: si chiama così e così e c’ha 7 occhi tutti pieni di lardo di Colonnata … uff non ce la faccio più mi sto a rotolà va be’ la smetto.

  216. Maria Lucia Riccioli,
    ti dico solo che sei una cannonata – in senso buono, aho!
    Finalmente ti vedo ”tutta intera” in un tuo intervento: sicuramente il migliore fino ad oggi.
    Sergio

  217. Zauberei: tu te bbevi er Mullertargau e io me sgargarozzo ‘e bbire slovensche. Prosit a tutti: diavoli, diavole e santi. Pochi questi, eh… Le diavole ‘nvece so’… so’ indiavolate!!
    ‘Notte
    Sergio

  218. P.S.
    Stasera avevo la nostra Lauretta con un mezzo attacco d’asma e… mannaggia… da qualche ora sembra stare meglio. Io ringrazio Dio qui.

  219. @ sergio:
    il commento più intelligente che tu possa fare è quello per farci sapere come sta Lauretta. Vedi di aggiornarci presto con buone notizie e poi, senza impegno, levati tranquillamente dalle palle. Grazie.

  220. Dio benedica Lauretta! vedi Sozi, che le diavolesse Dio ce l’hanno! ma ci parlano solo pe cose importanti! Come sta oggi la Lauretta?
    Ma soffre di asma?
    iccheccià?

    Fausta veramente pensavo che Enrico insultasse me perchè protestavo con Maria Stuarda Ricciola! (signora Ricciola lo so che abbiamo fatto pace e non ritratto ma confessicchio di essere ancora un po’ stranita. me passerà)

    Enrico, prima di andare a prendere il caffè oggi, puliscite er quarto orecchio che fai brutta figura – e poi è l’unico che ce sente.

    Cyprea candidati. Delle èpersone con cui non sono d’accordo sei quella più lucida. Per il resto, il dissenso ha sempre un noce di intolleranza se no che dissenso è – poi ci vuole un certo equilibrio nel trovarla una dimensione più o meno tollerabile in una cornice democratica. Io non ci ho trovato niente di antidemocratico, semplicemente una successione di gesti politici.
    Ma su una cosa hai assolutamente ragione. Sono laica, sono di sinistra e considerando le razioni politiche a questo episodio, e i comportamenti politici di chi ho votato di fronte a certi pareri pontifici, io non saprei proprio dove sbattere la testa, e no, non ho più alcuna fiducia in questo governoe nella classe politica.

  221. Ciao Massimo, intervengo solo adesso (fuori tempo massimo, mi sa) perché, nel frattempo ho letto il discorso di Benedetto XVI, quello che avrebbe dovuto fare ieri. Ebbene, secondo me taglia la testa al toro. Ma prima una considerazione per quelli che affermano che sarebbe stato meglio il confronto. E’ uno scherzo? qualcuno pensa davvero che, alla fine, si sarebbe fatto girare il microfono e qualche laico potesse prendere la parola e dire: “vorrei fare una domanda al Papa…”. No. Ci sarebbe stata una salva di applausi, una slavina, un’accettazione acritica da parte dei presenti. A cosa (ecco, finalmente il discorso)? A un discorso che ribadisce, ancora una volta, la legittimità del Papa a parlare anche per i non credenti e l’aridità della scienza senza la fede (nonché l’evocazione delle radici cristiane dell’Università). Andate a leggerlo. Sotto i toni pacati, colti e riflessivi, quello di Ratzinger è il suo solito attacco all’autonomia della scienza e, quel che è peggio, della Ragione e delle coscienze. Proprio il discorso che i docenti firmatari paventavano…

    Mario

  222. “io non saprei proprio dove sbattere la testa”, scrive zauberei.
    Ma dove vuoi, direi. Ormai che altri danni puoi fare a quella capoccia disabitata?
    e c’hai tre piedi. ma le fotografie le fai mosse lo stesso

  223. Quello che ho tentato di fare leggendo ciò che il papa avrebbe pronunciato all’università era dimostrare non che la fede cattolica è sbagliata, nè che non serve a niente. Io rispetto tutte le posizioni o quasi a livello ideologico e religioso proprio perchè pretendo sempre il pari rispetto delle mie. Volevo dimostrare che quel discorso non era consono all’apertura dell’anno accademico di un’università laica ma poteva andare benissimo se pronunciato a un convegno sul rapporto tra scienza e fede. Poi io posso essere comunque in disaccordo con quelle parole ma in un giusto contesto, colui che rappresenta la fede ha tutto il diritto di dire quelle cose. Per essere ancora più chiaro vi domando: ce lo vedete daniele luttazzi affacciarsi a san pietro per fare satira sull’ultima enciclica di papa ratzinger? Io no e non credo neanche che sarebbe giusto, sarebbe totalmente sbagliato. Ma quella satira diventa succo spremuto di pura democrazia fatta su rai uno in prima serata, cioè fatta sulla tv pubblica pagata coi soldi di tutti noi contribuenti. E invece sulla tv pubblicata per non dare fastidio a papa ratzinger quella satira ci viene censurata. Ora vorrei aggiungere un’ultima cosa su un certo modo di fare tipicamente italiano che non può portare buone nuove nell’ambito di un buono e costruttivo dialogo. Veltroni è un personaggio capace di dire questo è giusto e di sinistra questo no, ma possiamo lasciarlo alla destra? No e quindi per Veltroni è tutto giusto ciò che porta maggior voti al suo partito. Questo per me è un atteggiamento inaccettabile perchè la buona politica pretende scelte di campo nette altrimenti si finisce col dire tutto e il contrario di tutto. Ritornando al nostro argomento se è un diritto degli studenti e dei professori dissentire e manifestare, lo stesso diritto non può essere visto anche come una forma d’intolleranza, a meno che non si voglia dire che esiste il diritto a essere intolleranti e questo non può essere in una democrazia. Sicuramente l’università non gode di ottima salute se il ministro Mussi che dovrebbe occuparsi di dare più soldi per la ricerca si occupa di dire che gli studenti che manifestano il loro dissenso in maniera pacata e non violenta sono intolleranti. All’apertura dell’anno accademico c’erano studenti cattolici popolari con la bocca imbavagliata mentre i manifestanti venivano tenuti fuori dai cancelli e controllati a vista dalla polizia a questo punto sorge spontanea la domanda: chi è intollerante? Non sarà che abbiamo fatto diventare vittima di una non persecuzione il papa che può permettersi di controllare l’intera politica nazionale solo perchè questo papa che nessuno ha cacciato dall’università non ha voluto accettare il dialogo con chi non la pensa come lui? Io sono indignato da quanti zerbini impauriti dal potere della chiesa permettano che questa nostra povera democrazia continui giornalmente e ignobilmente a essere calpestata, vilipesa e uccisa.

  224. Lascerei perdere altri discorsi fuorvianti sui dico, l’aborto o men che mai sul nazismo e la shoa, perchè in questo caso non c’entrano niente. Rimaniamo ai fatti per come sono andati e al discorso che papa ratzinger ha avuto terribilmente paura di fare all’università non andandoci.

  225. Mi unisco a Sergio complimentandomi con Maria Lucia per i suoi riccioli di sapienza; complimenti anche alla nuova Venere testé giunta dalle acque di Pafo: spero che il Navigero, aduso alla navigazione in acque brillanti, raccolga il suggerimento per un prossimo dibattito (pacato).

  226. Si’ Zauberei, ogni qualche mese ha degli attacchi di asma… Ventolin e qualche volta ossigeno all’ospedale. Ma abitualmente sta bene: e’ asma bronchiale che le viene quando le calano le difese immunitarie per via di una bronchite o analoghe. Un’asma non quotidiana, per fortuna.
    Grazie, Zaub.
    Sergio

  227. Oggi l’abbiamo portata dalla pediatra e siamo tornati a casa piu’ tranquilli: si prosegue col solito Ventolin e il solito Flexotide finche’ non torna a posto.
    Siamo tutti piu’ sereni, oggi. Grazie amici miei.
    Sergio

  228. Sergio provvedo subito, tu bacia Laura.
    🙂
    Zauberei, come volevasi dimostrare non avevo capito una mazza, me so’ fatta un film … buffo però
    🙂

  229. Caro Massimo, qualche decina di commenti fa, io scrivevo: “la chiesa cattolica è convinta (correggimi se sbaglio) di essere (su questa terra) l’unica detentrice, depositaria e interprete della VERITA’ ASSOLUTA.”
    E di conseguenza: “è convinta pertanto di un’altra cosa: tutto ciò che si discosta dal suo magistero cade in errore”
    Io sono credente (però non cattolico bensì valdese) e la concezione della fede mia e di molti teologi protestanti è ben diversa.
    In sintesi: esiste la VERITA’ ma su questa terra nessuno (singolo individuo, chiesa, partito, stato, filosofia, scuola scientifica eccetera) è in grado di stabilire con ASSOLUTA certezza quale essa sia. Il sapere (in ogni campo, anche in quello teologico) procede per successive ipotesi e confutazioni, congetture e critiche, confronti e disamine, teorie e distruzioni di teorie. Nessuno di noi (nè singolo nè istituzione) può arrogarsi il diritto di ritenersi il depositario della VERITA’.
    Anche se per un credente la VERITA’ è in Gesù Cristo, su questa terra nessuno è legittimato a considerarsi (e men che meno a imporsi) come il possessore dell’autenticità di quella verità.
    Ecco allora che questa teologia del dubbio (profondamente diversa dalla teologia di cui è rappresentante uno come Ratzinger) può convivere in modo fertile e dialettico con la laicità.

  230. Pienamente daccordo con te luciano/il ringhio di idefix esattamente questo è il metodo della dialettica fra persone idee religioni che dicono di rispettarsi vicendevolmente. In altri casi si cade nell’integralismo religioso che tanti danni ha fatto e fa all’umanità.

  231. Per maria lucia riccioli – anche io mi sono posto spesso molte delle domande che tu ti fai ma non credo che la ragionevolezza possa ritrovarsi nella fede, in qualsiasi fede, non sono credente ma agnostico e vivo di dubbi e poche certezze. Che la conoscenza nel medioevo corrispondesse alla verità è un fatto ma cosa spinge un università laica ad aprire il suo anno accademico facendosi ricordare questa cosa e perchè? Che l’università non scoppi di salute è vero ma a un sapere libero e laico non serve che il papa gli dica che l’unico sapere si trova seguendo Gesù perchè altrimenti si ritorna al medioevo. Che la ragione possa avere dei correttivi etici mi sta bene ma che debba avere un unico correttivo moralista francamente mi sembra un pò troppo. L’europa non è tutta cristiana se dobbiamo per forza dire che le radici dell’europa sono cristiane non è accettabile. Allora che si sappia che le radici di questa europa sono molte dal socialismo, al comunismo, all’anarcosindacalismo spagnolo, per arrivare alle moderne radici fondate sull’omologazione da profitto economico. L’europa unita nei fatti lo è per ora solo dal punto di vista della moneta l’euro. Politicamente e socialmente è poca cosa. La discussione sui valori fondanti è aperta e non chiusa, oggi in europa vivono molti immigrati di vari stati e paesi con culture molto diverse dalla nostra che pure sono parte fondante di questa europa. Allora si può dire che ci sono radici islamiche, buddiste e tante altre. Ancora una volta dire che le radici dell’europa sono cristiane significa voler imporre i propri valori a tutti e non è democratico, nè tantomeno rispettoso.
    ″Con ciò ritorno al punto di partenza. Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro.” Queste sono le parole conclusive di papa ratzinger nel discorso che paura non si sa bene di cosa non ha tenuto all’universita all’apertura dell’anno accademico, semplicemente agghiacciante per chiunque si ritiene, credente o non credente, laico.

  232. @ Gianmario
    Guarda che mi è piaciuta molto la frase di Voltaire. La tolleranza è un principio di altissimo valore religioso e di altissimo valore civico. Solo che molti la scambiano per una specie di password che autorizza lo scandalo e comunque comportamenti che non hanno ritegno. Ti invito a riflettere che i Testi sacri (ma anche quelli intellettualmente elevati) sono durissimi contro lo scandalo e comunque tutto quello che getta in faccia alla gente la porcheria.
    Ora, una mente pulita (qualunque sia la sua appartenenza religiosa o non appartenenza) rifiuta quello che non può e non deve appartenere ai
    Valori alti della persona e sarà bene distinguere, a cominciare dai preti, l’anima inferiore da quella superiore.
    Smettiamola di vendere per opera d’arte e spirituale ciò che ha finalità diverse di quelle che nutrono lo spirito, iniziamo a distinguere un mantello di velluto dal becco di un pappagallo, i bisogni del tanga e del viagra non sono quelli della preghiera e che ognuno stia al suo posto, poichè il rispetto contempla anche il principio che dove finisce la libertà di un uomo inizia quello di un altro. La legge serve per questo.

  233. E’ solo che da brava suorina mi sono rotta le scatole di vedere preti che sposano persone che si sono fatti l’operazione per cambiare sesso mentre i loro capi dicono di essere contro le coppie di fatto, e poi il cardinale che chatta su internet per trovare compagnia, ma insomma di che cosa si occupano…e non vogliono neppure che le femmine dicano messa!!! Sono antiquati o moderni? Di cosa si occupa la Sapienza?
    Che quadro vogliono: quello con l’uccello lucidato a festa o quello della madonna col bambino? Ah già come che si dice: predicare bene e razzolare male.
    Forse non hanno capito che sono importanti oltre la forma anche i contenuti. Le formalità in pasto ai cicisbei.

  234. Caro Alessandro Pirovano,
    la pensiamo mooolto diversamente sul ruolo del Papa, pero’ sono stato lieto di trovare sul sito al quale collaboriamo ambedue (l’ho scoperto oggi stesso!) una Sua bella lirica, di cui cito uno stralcio. La tematica e’ l’alienazione umana indotta e prodotta in Italia dalla misera e iperveloce trasformazione economica alle cui ultime battute tutti assistiamo ancora oggi (impotenti, direi). Eccolo.

    A volte la nostalgia
    cerca tra le sue ombre,
    ma la rosa nel bicchiere
    più non sa di sé;
    Perché è nell’aria che sono i presagi,
    sono le parole che si fanno domande:
    il grano, il fuoco, l’acqua.

    Salutoni

  235. P.S.
    Ho preso una cantonata sul cognome di Alessandro… ehm… mi scuso con Alessandro PIRAGINO e con Alessandro PIROVANO. Non ho piu’ la memoria che non ebbi mai (!!!??)

  236. A Suor Adelaide: sono d’accordo, il problema (non da poco) è mantenere la mente pulita. ‘Viviamo in giorni che richiedono buon giudizio, e un corretto giudizio è basato sulla ferma conoscenza di quello che ha valore a lungo termine’ John A.Wilson (egittologo).

  237. @ Alessandro.
    L’ho già scritto. Rispetto profondamente le tue opinioni, ma rimango convinto delle mie. Preferisco non ripetermi per non annoiare chi ci legge.

    @ Maria Lucia
    Condivido il tuo intervento e, quando mi sarà possibile, sarà mia cura tornare sul tema dei problemi (seri) delle nostre università

    @ Rossella
    Carino “Suor Adelaide da Coppolonia” come nick.
    Non sapevo che chattassi con i cardinali.
    🙂

    @ Gianmario.
    Ti nomino d’ufficio “citazionista” di letteratitudine. Bravo!
    🙂

  238. @ Luciano
    Non ho competenze teologiche particolari e non vorrei scrivere sciocchezze, però intendo tornare sul punto che tu sollevi, con calma, nei prossimi giorni (appena potrò).
    Intanto ti abbraccio e ti auguro buon fine settimana.

  239. Gianmario è come dire che tutti riconoscono che l’Annunciazione nel quadro di Beato Angelico ha una misticità musicale dove il ritmo è dato dalle arcate del pàtio, come a volersi librare dinamicamente, come le ali disegnate con dolcezza e leggerezza…insomma è ben lontano dalla fotopittura, strascico e surrogato pop, dove l’occhio umano si è lasciato guidare della tecnicismo esasperato e dove tutto scade nel volgare! Insomma Gianmario esistono delle forme da dare al prossimo ed anche l’uomo comune và educato in questo Senso.

  240. @ Massimo
    Ma che ne sai scusa, potrei essere una suora laica!
    Comunque non è male!
    Ciao

  241. Grazie, Cipride: le buone influenze letteratitudiniane stanno facendo gia’ effetto: ossigenazione del sangue e respiro migliori!
    Grazie amiche ed amici
    Sergio

  242. (Ah, Suor Adelaide da Coppolonia era Rossella e non Gregori! Ho preso un granchio bestiale, ragazzi!!)

  243. Ciao, Pasquale, ti ringrazio di cuore, vecchio mio! Per fortuna sono delle crisi periodiche, sai, non quotidiane e stiamo agendo.

  244. La citazione di Gianmario e’ ideale come premessa a qualunque cammino, spirituale e umano, animale, ”sassoso”:
    ‘Viviamo in giorni che richiedono buon giudizio, e un corretto giudizio è basato sulla ferma conoscenza di quello che ha valore a lungo termine’ John A.Wilson (egittologo).
    Grazie, Gianmario. E’ proprio vero: la pulizia e la chiarezza, lo studio attento e fermo, l’amore, la famiglia e la familiarita’ in genere, nascono da questo: dalla Storia e la sua conoscenza e soprattutto dal sentimento della Storia che ci sta dentro l’anima e nei recessi della memoria atavica.
    L’essere Italiani, comunita’, amici-fratelli. Sempre.

  245. Insomma Italiani antichi e non appiattiti sull’attualita’. Figli del continuum storico della nostra Patria e dei suoi valori autoctoni o ormai autoctoni anche se importati – ma secoli fa, non cinque giorni prima dagli USA magari.

  246. Per Sergio Sozi – come ha ben scoperto io sono Piragino e non ho scritto, purtroppo, quei bei versi da lei citati. Sul fatto che la si possa pensare in maniera totalmente diversa sul papa e sulle ultime vicende, lo dico anche per il buon massimo maugeri, sapendo che qui sono nella sua casa, non c’è per me nessunissimo problema. Parlare dei contenuti che ognuno di noi ha dentro nel rispetto reciproco, come afferma anche Luciano in un suo intervento, non può che aiutarci a crescere. Io, spero, di non essere stato offensivo con nessuno, se qualcuno si è sentito offeso da me me lo faccia sapere ne discutiamo e se serve perchè giusto sarò pronto a chiedere scusa come già una volta qui ho fatto. Ciao a tutti

  247. @ Zauberei: no problem!!! Per cinque secondi l’avevo capito anch’io ma Enrico è troppo gentleman per dire questo di me!!!
    @ Sergio: troppo buono. Pensa alla bimba invece che alle mie elucubrazioni!!! Un bacio a Laura…
    @ Alessandro: mi piace la convinzione con cui scrivi pur nella divergenza delle opinioni. Quando sarò meno ammaccata vorrei risponderti.
    @ Gianmario: i riccioli di sapienza!!! o di Sapienza?
    Ce li ho davvero i Riccioli, ma la sapienza… Il mio è un nome autologo…
    Maria Stuarda Ricciola.

  248. Il vero problema è che da molti anni ormai l’Università italiana non sforna più laureati, sforna solo molti montati di testa convinti di essere Zaratustra e di non aver bisogno di ascoltare ed apprendere dagli altri. Non vogliono ascoltare il Papa perché sono convinti di sapere già tutto quello che devono sapere e che nessuno gli possa insegnare niente, sono convinti, loro, di avere la Scienza Infusa, spesso non si laureano, bivaccano fino a trent’anni, ma la convinzione di sapere già tutto, purtroppo gli rimane. Non so perché in Italia sia finita così, ma questo problema della mancanza di umiltà da parte degli studenti, e già a partire dal liceo, è reale. D’altra parte, se il Papa avesse parlato loro, nessuno di questi tipi che usualmente si credono geni, avrebbe saputo controbattere.

  249. Il Papa è stato invitato, un piccolo gruppo di persone ha criticato la sua persona e l’invito che gli era stato fatto, il Santo Padre non ha gradito queste critiche e non è andato, però ha fatto avere ai mezzi di informazione il discorso che avrebbe pronunciato. Avete paura di lui, e dovete giustificare questa paura sbandierando la Democrazia. Ma la Democrazia non è una puttana buona per tutti gli usi. La verità è che il Papa ha usato questa storia in maniera furba, e ha costretto tutti a prostrarsi di fronte a lui. A che pro?

Comments are closed.