STRETTA LA FOGLIA, LARGA LA VIA
Il nuovo appuntamento di “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine interamente dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, è incentrato sul volume STRETTA LA FOGLIA, LARGA LA VIA. Tutte le fiabe di Luigi Capuana (Donzelli) – volume curato da Rosaria Sardo e illustrato da Lucia Scuderi.
Ne approfittiamo, altresì, per segnalare il volume di Giuseppe Pitrè “Cola Pesce e altre fiabe e leggende popolari siciliane” (anche questo edito da Donzelli).
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Luigi Capuana – Stretta la foglia, larga la via (Donzelli) – Tutte le fiabe
A cura di: Rosaria Sardo – Illustrazioni di: Lucia Scuderi
Chi ama le fiabe non può rinunciare ad avere nella propria libreria quest’opera di Luigi Capuana intitolata “Stretta la foglia, larga la via”. Il volume, edito da Donzelli nel 2015 (pagg. 656, euro 34), in occasione della ricorrenza del centenario della morte di Capuana, raccoglie infatti tutte le fiabe dello scrittore di Mineo (a cura di Rosaria Sardo e con le illustrazioni di Lucia Scuderi).
Quest’opera, peraltro, contribuisce a mettere in risalto la complessità e la poliedricità di Capuana, che non solo fu il più grande teorico del verismo, svolse il ruolo di critico letterario e critico teatrale, produsse alcuni grandi capolavori della narrativa tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento (tra tutti: Giacinta, 1879 e Il marchese di Roccaverdina, 1901), ma – tra le tante cose – fu un amante della letteratura fantastica e gotica e, soprattutto, un grande e appassionato scrittore di fiabe. Con riferimento a quest’ultimo aspetto della poliedricità di Capuana, questo volume ci dimostra il ruolo importante, di primo piano, che queste fiabe ebbero nell’ambito della sua carriera artistica. In esse emerge il desiderio di offrire il meglio di sé a questo particolarissimo pubblico di lettori, rappresentato dai bambini. Del resto, Capuana – anche al di là delle fiabe – svolse una funzione di rilievo come educatore, giacché fu autore anche di testi per la scuola e ispettore scolastico. In tal senso, proprio per sottolineare l’importanza che lo scrittore di Mineo attribuiva alle fiabe e alla letteratura per l’infanzia, è molto emblematica questa sua frase dove dichiara di “aver studiato la vita dei bambini con lo stesso metodo con cui avevo studiato le passioni umane nelle novelle e nei romanzi”. Va segnalato anche quest’altro pensiero dell’autore: “le fiabe saranno il lavoro nel quale probabilmente vivrà il mio nome», come scrisse in chiusura di una lettera spedita all’amico Corrado Guzzanti il 31 dicembre 1882. E ancora: “non ho fatto e non farò nulla di meglio delle Fiabe”, scrisse a Verga (il 18 ottobre dello stesso anno).
Come giustamente fa rilevare Rosaria Sardo: “sono dichiarazioni importanti in un’epoca che vedeva la letteratura per l’infanzia, soprattutto nei decenni postunitari, come territorio a sé stante, luogo principe per veicolare i dettami di un’educazione ideologicamente orientata”.
Sono fiabe che non hanno nulla da invidiare a quelle prodotte dai grandi narratori conosciuti a livello internazionale (come i fratelli Grimm, Andersen, o Perrault), anche se da esse non è emerso un personaggio destinato a raggiungere una potenza mediatica interplanetaria e di grande longevità come – per fare un esempio – il Pinocchio di Collodi. Eppure, queste di Capuana, sono fiabe dotate di grande forza narrativa e di ottimo impatto. E magari – perché no? – prima o poi la Walt Disney o la Pixar potrebbero decidere di utilizzare uno o più di questi personaggi fiabeschi per renderli protagonisti di film a cartoni animati di successo. A proposito di multimedialità, è opportuno evidenziare come lo stesso Capuana dimostri già all’interno di queste sue fiabe (come si evince anche dalla corrispondenza intrattenuta con artisti e scrittori suoi contemporanei) il desiderio di dotare personaggi, situazioni e ambientazione di una valenza narrativa che oggi potremmo definire, appunto, multimediale. È riscontrabile – per esempio – una costante aura di musicalità, anche attraverso l’utilizzo di rime, filastrocche e ritornelli; c’è un forte senso del ritmo e della teatralità, come dimostrato dall’ampio ricorso alla narrazione dialogica (nonché dall’impegno dell’autore volto a trasporre – o a pensare – nella forma di pièce teatrali alcune di queste fiabe). E ancora, dal punto di vista del linguaggio, bisogna sottolineare la scelta di fare ricorso in maniera molto limitata ai sicilianismi.
La linguista e docente di letteratura Rosaria Sardo ha svolto un lavoro importante e lodevole nel raccogliere questi racconti fantastici per bambini all’interno di un volume corposo e raffinato, nonché esteticamente molto gradevole (complimenti all’editore Donzelli). Nel farlo ci ha donato un ampio saggio introduttivo di grande interesse, che offre svariate informazioni sul Capuana autore di fiabe, sulle caratteristiche di queste fiabe, sul contesto in cui esse furono realizzate, nonché sui contenuti delle fiabe medesime. Inoltre, con l’obiettivo di rendere ancora più efficace la lettura, attraverso una leggera e oculata opera di depurazione di alcuni “arcaismi” e “toscanismi” presenti nel testo (scelta più che condivisibile), la Sardo ha realizzato un’opportuna attività di editing a giovamento della fruibilità da parte dei nuovi (e speriamo tanti) giovanissimi lettori che si avvicineranno a queste storie fantastiche popolate da Regine e da Re, da Reginotte (principesse) e da Reucci (principi), da maghi e fate, da mostruosità tipiche del genere (Mammedraghe, Lupi Mannari, Draghi, Orchi), ma pure da personaggi rivestiti di un’aura di normalità (ciabattini, falegnami, contadini, sarti, barbieri, mugnai, pescatori, fornaie). Potremmo dire che il grande e necessario lavoro di editing di Sissi Sardo equivale a un’essenziale opera di restauro volta a ripristinare la bellezza di un bene artistico di valore in parte obnubilata dal decorso del tempo.
A corredo del libro, c’è il prezioso contributo dell’illustratrice Lucia Scuderi (premio Andersen 2013 come miglior illustratrice) che con i suoi ottimi disegni ha reso vividi personaggi e situazioni narrati nelle fiabe, a partire dalla bellissima copertina dedicata alla Reginotta («La Reginotta si mise a cavalcioni del pesciolino e gli si afferrò alle branchie; e il pesciolino, nuota, nuota, la portò in fondo al pozzo. Ma ecco un pesce grossissimo, con tanto di bocca spalancata, che voleva ingoiarli: «Pagate il pedaggio, o di qui non si passa». La Reginotta si strappò un’orecchia e gliela buttò).
A tal proposito è opportuno evidenziare il fatto che Capuana credeva molto nell’importanza delle illustrazioni nei libri di fiabe. Ebbe problemi con il suo primo editore Ottino (1881). Per la sua prima fiaba “La Reginotta” avrebbe voluto le illustrazioni del grande Michetti personaggio noto dell’epoca (illustratore/pittore/fotografo di stampo naturalista che però virava verso forme espressive di realismo magico, amico di Matilde Serao e di D’Annunzio). Tuttavia dovette rinunciare a tale possibilità giacché, in quel periodo (potremmo dire… anche in quel periodo), l’editoria stava attraversando serie difficoltà. In seguito Capuana poté beneficiare dell’aiuto dell’amico Verga il quale si adoperò per metterlo in contatto con l’editore Treves. Treves pubblicò, per l’appunto, “La Reginotta” (già pubblicata da Ottino) in un’edizione più ampia.
Tra gli elementi che caratterizzano le fiabe di Capuana bisogna considerare anche quello della “originalità”: a dispetto del genere, non sempre hanno finale consolatorio. C’è anche – ed è molto importante – l’elemento della “ironia” (che è piuttosto costante): come ben evidenzia Sissi Sardo nella sua prefazione, gli inserti moraleggianti espliciti sono spesso stemperati da una “ironia bonaria” (non mancano, inoltre, considerazioni ironiche sul servilismo e sulla fannullaggine di certi Ministri, così come sull’avidità dei mercanti).
In definitiva questa raccolta di tutte le fiabe di Capuana, “Stretta la foglia, larga la via”, arricchita dalla preziosa cura e dal succoso ed esaustivo saggio introduttivo di Rosaria Sardo, nonché dalla bellissima narrazione iconografica offertaci dalle illustrazioni di Lucia Scuderi, è un’opera letteraria che continua ancora oggi a esercitare un potente fascino e che aspetta di essere letta da un numeroso pubblico di nuovi piccoli lettori e… da un altrettanto folto pubblico di adulti.
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Luigi Capuana, scrittore, giornalista, teorico del verismo, nasce nel 1839 a Mineo, in provincia di Catania, dove vive fino al 1864, per spostarsi poi a Firenze, critico teatrale della «Nazione». Tornato a Mineo, è ispettore scolastico e sindaco. Nel 1877 è a Milano, critico letterario del «Corriere della Sera», e comincia la produzione fiabesca che lo accompagnerà tutta la vita. Nel 1879 esce la prima edizione di Giacinta. Negli anni successivi vive tra Roma, dove dirige il «Fanfulla della domenica» e insegna alla Facoltà di Magistero, e Mineo, dove viene rieletto sindaco; in questo stesso periodo pubblica novelle, saggi critici e romanzi, tra cui Il marchese di Roccaverdina (1901), e si dedica alla narrativa per ragazzi. Dal 1902 insegna Lessicografia e Stilistica all’Università di Catania, città dove muore nel 1915.
Rosaria Sardo insegna Linguistica italiana presso l’Università degli Studi di Catania. Tra i suoi interessi, il verismo («Al tocco magico del tuo lapis verde…». De Roberto novelliere e l’officina verista, 2010), la didattica e la letteratura per l’infanzia (Educazione linguistica e Risorgimento, 2012); ha curato le edizioni delle Storie allegre di Collodi (2009) e di Gambalesta di Capuana (2010).
Lucia Scuderi vive e lavora a Catania. Ha scritto e illustrato libri per bambini con diverse case editrici italiane e straniere ed esposto in prestigiose collettive in Italia e all’estero. Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti, il premio Andersen 2013 come «Miglior illustratrice».
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