È in corso l’edizione 2016 di Lucca Comics & Games (qui il programma – qui gli ospiti): dal 28 ottobre al 1 novembre.
È a Lucca, per conto di Letteratitudine, il nostro inviato Furio Detti che collabora con noi nell’ambito della rubrica “Graphic Novel e Fumetti” (qui di seguito il contributo di Furio Detti, da Lucca, dedicato al grande ospite d’eccezione: il “mitico” Frank Miller).
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[Articolo a cura di Furio Detti]
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IL NERO PIÙ SUPERNERO: FRANK MILLER A LUCCA
Il Maestro statunitense, nume tutelare dell’Edizione Gold di Lucca Comics, dice la sua sull’America di oggi e sulla violenza delle nuvolette al Press Café della stampa.
Frank MILLER, autore eclettico, che non ha bisogno di ulteriori presentazioni: ha lasciato il segno nel cinema e nel fumetto, come disegnatore, autore, regista e sceneggiatore. Celebre per il successo del film di Snyder, 300, e per le serie di Elektra, Daredevil, per la trilogia di Batman, Il Cavaliere Oscuro, e il noir Sin City, anch’esso su pellicola.
Nei locali del PressCafé, presso la Camera di Commercio di Lucca, il maestro statunitense ha incontrato i giornalisti all’apertura della manifestazione dedicata da 50 anni al fumetto. Dato il risicato tempo, gli impegni e le energie a disposizione del fumettista, si è subito acceso un fuoco di fila di domande. Miller ha confermato che dopo *Batman III “The Master Race”* ha intenzione di tornare su *Sin City* e *300*; in particolare sta lavorando con entusiasmo al seguito di 300, che racconterà la storia di Serse, di come egli ottenne il trono di Re dei Re, e avrà per titolo appunto *Xerxes*, il nome del sovrano. Un progetto molto diverso da 300, più mistico. Anche Sin City ovviamente continuerà, e ancora a lungo. Sul suo amore per il *noir* e l’*hard boiled*, Miller ha affermato di essersi innamorato del genere poliziesco leggendo *The Spirit* di Will Eisner, così come le *Crime stories* in bianco e nero degli anni Quaranta così come i lavori di Mickey Spillane. Da lì è partito il viaggio che lo ha condotto a Sin City. Interpellato sulla sua visione dell’America di questo periodo e sulla sua capacità di prevedere certi sviluppi, Miller ha affermato: «Sono solo un *cartoonist*, un fumettista, ma il mio compito è anche quello di prendere in giro quanto vedo intorno a me. Direi che oggi, per esempio, c’è un signore con i capelli arancioni che vorrebbe diventare Presidente degli Stati Uniti. Cosa assolutamente patetica.»
Sul sospetto di semplicismo e soluzioni semplicistiche a problemi sociali complessi, e sulla violenza nella sua opera, Miller ha precisato che ognuno ha il diritto di interpretare i fumetti nel modo che desidera; ma, per chiarire questo aspetto del suo lavoro, ha ricordato che *Sacro Terrore* è stata la sua reazione emotiva e immediata all’attacco alla città che amava. Era una storia dal tono molto violento: «Come se stessi cercando di registrare il clima del momento a New York. Dopo l’11 settembre.» La violenza in genere? «Se la violenza fosse la risposta a ogni problema della società non esisterebbero né gli eserciti né i poliziotti. Certamente le mie storie sono esplicitamente violente, ma questo accade perché sono bravo a disegnare gente che combatte e i miei fumetti sono pur sempre del genere avventuroso.» Miller se la ride di brutto, quando qualcuno cita di nuovo Trump come paradigma del “radicalismo politico” dei suoi personaggi: «Sono americano, volete proprio umiliarmi, ho capito. Finiamo sempre per parlare di Trump (ride)! Non ci capisco più niente! OK, prendete Batman: è un personaggio fantastico, che usa la violenza per combattere dei criminali, per punire il male. Trump è un personaggio vero, reale, ma è un pagliaccio molto pericoloso.» – spunta un “Wow” dalla platea. Sul genere del *cinecomic*, sulle preferenze e sulla corretta trasposizione di un fumetto sulla pellicola, Miller scherza volentieri: «Qualunque trasposizione obbliga a modificare il materiale di partenza. A volte la cosa riesce bene. A volte no, si fanno brutte cose. Altre volte la trasposizione produce addirittura un risultato persino migliore dell’originale: penso al primo film di Superman e il secondo esempio è… 300, di Jack Snyder!» Certamente i suoi film preferiti – *Mezzogiorno di Fuoco* con Gary Cooper e, appunto, il primo *Superman* – lo hanno ispirato grandemente. Parlando delle sue creature, Miller cita Ava Lord, donna crudele, ma anche desiderosa di essere protetta dal suo uomo. Precisando che la “debolezza” è, in questo caso, una precisa strategia della pura *femme fatale* che finge di essere vulnerabile per conseguire i propri obiettivi. Se Ava Lord sembra indifesa, è solo perché indossa una maschera. Sulla collaborazione con Azzarello e su Batman: «Penso che il mio Batman è assai più emotivo di quello di Brian. Allo stesso tempo il suo Batman è più intelligente del mio. Lavorare con Brian è per me facile e divertente e credo che lui sia una delle persone più intelligenti con cui io abbia mai avuto a che fare. È così che ci troviamo.» Su quanto Batman, o qualsiasi altro dei suoi personaggi, sia un modello di condotta etica o no, afferma: «Non è il mio lavoro quello di dire alle persone cosa devono dire, fare o pensare! O chi debbano… votare, anche se è particolarmente ovvio che cosa io pensi in merito. Il mio compito di autore è semplicemente: raccontare una bella storia e, se posso, prendere in giro tutto ciò che è scemo o stupido.» Batman è per Miller quello che il personaggio deve essere nel mondo DC Comics: o divinità, o eroi, in senso greco. Batman è un eroe; Superman è un dio. «Io ho cercato solo di distillarne l’essenza. Come nel caso del Cavaliere oscuro. Di Batman, quando ho iniziato a studiarlo per farne qualcosa di mio, mi piaceva la sua furia, la sua rabbia dovuta al trauma dell’uccisione dei genitori, e la sua cieca fede nella giustizia, la sua intelligenza e determinazione che gli permettono di essere l’incubo dei suoi nemici.» Sulla serie conclusa di Ronin, Miller dice di avere un’altra storia: pensa a Casey, la protagonista femminile, che deve vivere in un mondo devastato in cui domina la biotecnologia. Miller pensa a un futuro assolutamente devastato in cui Casey combatte ancora.
Dopo Miller i supereroi sono diventati adulti? Che rapporto c’è fra Dio e Miller? La risposta alla seconda domanda è facile: «Io e Dio non ci siamo mai conosciuti! (risate)» Sulla maturazione del genere supereroistico Miller ammette di aver introdotto tante trasformazioni e cambiamenti nella natura del fumetto, insieme a un grande autore, Alan Moore: «Negare questo sarebbe solo falsa modestia. Questo ha prodotto sia esiti positivi che negativi, abbiamo divertito tanta gente, ma ispirato anche purtroppo materiale troppo pretenzioso.» Quanto a un eventuale ritorno a Daredevil? «Può essere, ma non sto ancora pensando a questo.» E Elektra, tornerà a vivere? «È stata un personaggio condannato a una brutta fine, a un destino infelice sin dall’inizio. È morta per sempre. La sua eredità? L’aver ottenuto qualcosa di impossibile.»
**La nostra domanda**:
Miller lavorerebbe a un progetto antisupereroistico, come quello di Pat Mills e Kevin O’Neill (Marshal Law), vista la sua nota antipatia per Superman?
**Miller** – «Chi ha detto questo? Io adoro Superman. Lo amo. (risate!)
Se potessi fare una serie su Superman, farei sì che tutti lo adorassero.
Una volta ho ammesso di non amarlo?
OK, ma era perché stavo disegnando la storia di Batman: era la storia del Cavaliere Oscuro!»
(Lucca, 28 ottobre 2016)
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