Lucca Comics & Games 2017: pubblichiamo il secondo contributo – da Lucca – del nostro inviato Furio Detti, collaboratore di Letteratitudine nell’ambito della rubrica “Graphic Novel e Fumetti” – Fotocredits: Coconino (pagina FB)
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# Alienazione, non alieni, sulla Luna di Cattani#
## La nuova graphic novel di Francesco CATTANI per Coconino Press-Fandango. Una storia di formazione e adulti che non crescono, presentata come novità a Lucca Comics&Games 2017 ##
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(LUCCA 04 novembre 2017) – Francesco CATTANI, classe 1980, bolognese, ha vinto a Napoli Comicon il premio Micheluzzi per la storia breve (2008) e il premio Nuove Strade (2010). Ha esordito nella graphic novel con *Barcazza*, edito da Canicola e tradotto poi in francese e castigliano. Ci dedica un’intervista molto meditata, con una poesia che sopravvive nonostante la rabbia e il dolore di crescere patito dai suoi personaggi. Parlando anche di Pazienza e delle grandi storie del Novecento.
LETT. **Per cominciare ci ha colpito molto il fatto che tu nella novità che presenti a Lucca, “Luna del Mattino”, sembri raccontare una storia su due se non tre piani narrativi. Il primo è quello dell’urbanizzazione umana, della confusione, del disagio; il secondo quello di una natura che, benché disturbata, offesa, ferita, va e viene, fa capolino fra le pieghe della storia sembrando ignorare del tutto i drammi dei tuoi personaggi; come nella figura dell’anatra coi suoi pulcini la quale ritorna di volta in volta (oltre che nella copertina) quasi come se nulla la toccasse davvero. È una chiave di lettura corretta?**
FC – Hai detto bene. Questa natura è il residuo dell’alienazione narrata nel libro, è forse l’unico momento di riposo che possiamo concederci nonostante il maltrattamento degli ambienti e dei momenti – e gli animali come l’anatra e altri ne sono il segno, così come altre visioni del fumetto. Non si capisce bene se tutto questo sia causa o conseguenza di questa alienazione, forse una fuga nel sogno. Che è rappresentata dalle sequenze oniriche, dalle visioni del protagonista.
LETT. – **Che storia è in sostanza questa di “Luna del Mattino”?**
FC – In realtà diciamo che questa è la storia di un personaggio che crescendo cerca di affermare il suo spazio, come succede a ognuno di noi. Un tema classico, però calato in un presente, quello delle nostre città, in cui gli adulti si comportano come bambini. Questo è già un aspetto entrato nella struttura della società, anzi stiamo vivendo le conseguenze delle conseguenze di un mondo di adulti i quali, comportandosi da bambini, hanno avuto una generazione di persone come loro, o ancora meno responsabili. L’ambiente ne risulta distonico, corrotto, e fa da cornice all’innocenza “animale” del bambino che cresce e che, come questa paperella coi cuccioli, si trova in un contesto degradato. Un contesto non fondamentalmente negativo, piuttosto è uno scenario che si pone di fronte a noi e ai protagonisti come un dato di fatto. C’è anche l’aspetto istintuale dello scontro fra crescita e realtà. Luna del Mattino è la storia di cinque personaggi che alla fine si incontrano nell’avventura conclusiva, che non sveliamo, ma che ha la sua quota di dramma. Vediamo le loro vite private che per caso fortuito finiscono in una specie di avventura urbana, spiazzante. La conclusione di questa avventura, pur vissuta in chiave onirica dal protagonista, è l’entrata nell’età adulta. Le visioni oniriche di cui parlo sono proprio la narrazione mentale di questa esperienza così umana e universale.
LETT. – **Il titolo è bello, estremamente poetico, e contrasta con la storia, come mai?**
FC – Esattamente questo. Avrei potuto chiamare “Rabbia” questa storia ma… io, come altri, attraverso la divulgazione scientifica, se pur da non scienziato, mi sono reso conto che esistono degli spazi fisici, siderali. Un altro tema antico: il posto che l’uomo occupa nell’universo. Siamo perduti, infinitamente piccoli nella vastità, o siamo immensi quando prendiamo coscienza, per esempio, dell’infinito? Ecco che mi è venuto in mente di raccontare un momento di alienazione di uno dei personaggi, che fa il magazziniere all’IKEA, e che parla con un collega durante una pausa, la sigaretta, da un lavoro che non ama. Il collega, appassionato di astronomia, gli parla della luna e di come si sia formata. Da qui il titolo: la Luna si vede in modo speciale non nella sua cornice naturale, la notte, ma nelle prime ore del mattino, anche all’alba. Un momento marginale ma catartico. Ecco che questa luna è ugualmente una tregua dall’alienazione di vite che tentano di trovare risposte e un respiro più ampio.
LETT. – **All’inizio, leggendo il tuo libro, ci vedevo del pessimismo. Impressione che poi è cambiata. Ma, pensando alla tua formazione a Bologna, non ho fatto a meno di pensare a Andrea Pazienza e alla violenza delle sue storie; violenza che ritorna anche qui e forse finisci col chiederti ‘Ma non è cambiato nulla in tutto questo tempo?’ Cosa è rimasto fra quelle storie di Andrea e le tue, ovviamente diverse…?**
FC – Certamente c’è un legame con i personaggi di Andrea, specialmente la rabbia ingiustificata, o apparentemente ingiustificata, che scuote i personaggi. La differenza fra le mie storie e quelle di Pazienza – che considero un autore fondamentale, straordinario – è che la storia si svincola dalla costruzione a episodi delle storie di Pazienza, basate su una logica più teatrale. Io ho cercato di raccontare l’incidentale incontro fra le vite scollegate e alla deriva di queste persone disperse nell’imprevisto, i personaggi di Pazienza sono lì perché devono esserci assolutamente. A me interessava rendere il senso dell’imprevisto che può accadere fra persone abbandonate a se stesse.
LETT.- **Il premio Micheluzzi, che hai vinto, ce ne vuoi parlare?**
FC – La storia che ha vinto era il primo capitolo di *Barcazza*, poi pubblicata da Canicola Edizioni. Lì ho raccontato i contrasti sociali fra i membri di questo paese, in un momento di vacanza, la vita su un gommone. Mi piace descrivere gli aspetti legati alla classe sociale e l’alienazione che ne deriva ugualmente. Ci sono contrasti nella microsocietà dei vacanzieri, così come nel grande mondo. Forse in modo più amplificato tutto quello che ho raccontato in *Barcazza* è tornato amplificandosi nel tempo e oggi è molto più forte. Oggi i piani e la distanza sociale tra le persone si sono ulteriormente divaricati, purtroppo.
LETT. – **Abbiamo pensato a livello narrativo al fumetto francese, leggendoti, per esempio a “Povere Nullità” di BARU-PELOT, tolta la loro crudele ironia; c’è qualche tuo collegamento e con quali autori d’oltralpe a livello più di sceneggiatura che di grafica, poiché possiedi già uno stile caratteristico?**
FC – Non conoscevo quest’opera. Come fumetto è difficile trovare dei riferimenti. Ma a livello di narrazione mi piacciono Pasolini, Salinger, Cormac McCarthy. C’è realismo, conflitto, ma anche poesia.
LETT. – **Progetti per il futuro?**
FC – Ho molte opzioni aperte. Sto pensando a storie differenti, forse meno realistiche e quotidiane, ma più avventurose, forse storie di guerra anche con animali antropomorfi. Non dico di più ma sto lavorando già su più binari con storie molto differenti da questa e fra loro…
LETT. – **Se tu potessi andare avanti di cinquanta anni nel tempo e tornare a rimproverarti un errore che hai fatto, quale sarebbe, nel fare fumetti?**
FC – Avere fretta.
LETT. – **Concordiamo. A proposito: quanto ci hai messo a fare Luna del Mattino?**
FC – La prima parte mi ha impegnato per un paio d’anni, molto dilatata; l’ultima parte mi ha chiesto solo un anno. E non è stato l’unico lavoro che ho fatto.
LETT. – **Grazie davvero, a te a Coconino-Fandango, a Luca Baldazzi per l’ufficio stampa C-F. Complimenti ancora.**
FC – Grazie a voi, sicuramente. A presto.
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