EMANUELA E. ABBADESSA con “È da lì che viene la luce” (Piemme), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)
In streaming e in podcast su RADIO POLIS
trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri
regia e postproduzione: Federico Marin
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Ospite della puntata: Emanuela E. Abbadessa con cui abbiamo discusso del suo nuovo romanzo: “È da lì che viene la luce” (Piemme).
Come nasce “È da lì che viene la luce”? Cosa puoi raccontarci in merito all’intensa attività di ricerca che hai svolto? Cosa puoi dirci sul periodo storico in cui hai ambientato il romanzo, soprattutto con riferimento ai luoghi in cui si svolge la narrazione? Che tipo di Sicilia viene fuori dalle pagine di “È da lì che viene la luce”? Perché hai scelto di inserire in epigrafe una citazione Richard Wagner (tratta da “Tristano e Isotta”, se ben ricordo) e una citazione di Leonard Cohen? Che tipo d’uomo è il protagonista della storia, il barone Ludwig von Trier? Che tipo di rapporto ha il barone von Trier con la fotografia? Cosa significa per lui fotografare? Cosa puoi dirci su Elena Amato, la governante del barone? Come descriveresti Agata e Sebastiano, i due ragazzi che il barone utilizza come “soggetti” delle sue fotografie? Possiamo dire che von Trier è un uomo molto generoso, giacché si preoccupa della situazione di indigenza delle persone che incrocia nella vita e, in particolare, di quella delle famiglie dei ragazzi che gli fanno da modelli? Cosa puoi dirci sulla scelta del titolo, “È da lì che viene la luce”?
Questo e tanto altro abbiamo chiesto a Emanuela Abbadessa nel corso della puntata.
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[La scheda di “È da lì che viene la luce“]
Taormina, 1932. «Fermo», quell’unica parola, pronunciata con decisione, attrae l’attenzione di Sebastiano Caruso, un ragazzo di diciassette anni, orfano di padre, la cui vita quel giorno cambia per sempre. L’uomo che ha parlato, il barone Ludwig von Trier, alto e sottile, pallido e vestito in modo impeccabile, è così diverso da chiunque viva a Taormina, che la curiosità di Sebastiano si accende, soprattutto per via della scatola misteriosa che lo sconosciuto tiene tra le mani. Quando il barone, fotografo e artista, lo scopre nell’atto di seguirlo, lo fa entrare in un mondo di cui Sebastiano non sospettava neppure l’esistenza.
Grazie al ragazzo, che gli fa da aiutante e da modello, e a Elena Amato, governante premurosa, donna dotata di un’antica saggezza e di un passato misterioso, amica e sodale, Trier impara qualcosa sull’amore che nessuno gli aveva mai insegnato nella fredda casa in cui era stato cresciuto e da cui se ne era andato.
Ma «dove c’è luce, c’è anche ombra» dice spesso Trier e, insieme alla luce che fa risplendere la bellezza, il barone sperimenterà anche l’ombra più cupa, la violenza fascista e il serpeggiare delle discriminazioni. E rischierà di esserne inghiottito.
Un romanzo liberamente ispirato alla storia del fotografo tedesco Wilhelm von Glöden, sulla libertà, di pensiero e costume, che solo nell’arte non conosce odio per il diverso, e sulla paura di svelare la violenta ignoranza che si annida nei meandri più bui dell’animo umano.
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Emanuela Abbadessa è scrittrice e saggista, ha al suo attivo due romanzi: Capo Scirocco (Rizzoli, 2013, Premio Rapallo-Carige 2013 per la Donna Scrittrice, Premio Letterario Internazionale Isola d’Elba Raffaello Brignetti) e Fiammetta (Rizzoli, 2016). Scrive per i quotidiani la Repubblica e Il Secolo XIX.
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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri
regia e post produzione: Federico Marin
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La colonna sonora della puntata: “Parlami d’amore Mariù”, cantata da Vittorio de Sica; “Tristano e Isotta” di Richard Wagner (Preludio).
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