Nel nuovo post della rubrica di Letteratitudine “Graphic Novel e Fumetti” ci occupiamo dei più recenti volumi di Zerocalcare: “Scheletri” e “A Babbo morto. Una storia di Natale” (Bao Publishing)
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di Luca Vallomi
I personaggi possono, e forse devono, invecchiare. Capita ai personaggi seriali, anche quelli nati e cresciuti tra le pagine e le illustrazioni dei graphic novel. E se possono invecchiare deve anche esistere un passato dove sono stati più giovani. Insomma, è bene che i personaggi non rimangano immobili, fissi nelle loro caratteristiche fisiche e psicofisiche, come accade per esempio con i peanuts. Il personaggio di Zerocalcare cambia, cresce, invecchia. Volete una dimostrazione? Domandatevi: come poteva essere Zero a diciotto anni? Per trovare risposta è consigliato immergersi tra le pagine e le tavole di “Scheletri” (Bao Publishing).
Un attimo, però. Forse vale la pena partire da prima dell’inizio. Il prima dell’inizio equivale all’idea, allo spunto, che ha dato origine a questa storia. Zerocalcare lo ha raccontato nell’ambito di un incontro svoltosi nella particolarissima edizione di Lucca Comics and Games 2020.
Anno 2018. Il nostro si trova in Svizzera, per partecipare a un festival. Esattamente è il primo di giugno. E cosa capita a Zerocalcare, in un primo di giugno, mentre si trova in Svizzera per partecipare a un festival? Ve lo diciamo noi, perché tanto non indovinerete mai: trova un dito sul parabrezza della macchina. Esatto, proprio un dito. Una cosa strana, particolarissima. Raccapricciante. Una di quelle cose che, magari, dice lui, gli potevano capita’ a diciott’anni.
Facciamo un salto indietro nel tempo, allora. E proviamo a conoscere il personaggio di Zerocalcare in quell’età lì. In che modo? Semplice, leggendo, appunto, “Scheletri”. Ebbene, in quell’età lì accade che, ogni mattina, il nostro Zero racconta alla madre una balla bella grossa. Le dice che va all’università, mentre invece si ritrova a trascorrere il suo tempo all’interno della metropolitana, da un capolinea all’altro. Qui, tra i meandri, della metro romana, incontra un ragazzo un po’ più piccolo di lui. Si chiama Arloc e nasconde un abisso. Questo abisso verrà dipanato tra le pagine di “Scheletri”, tavola dopo tavola, vignetta dopo vignetta, in una storia ad alta tensione, efferata, a tratti truculenta, che affonda la sua indagine nel mondo rebibbiano della droga e del disagio sociale.
Voi direte, una storia così truculenta proprio ora che ci avviciniamo a Natale?
E certo. Perché no? Oltretutto sappiamo tutti benissimo che sarà un Natale diverso da tutti gli altri Natali. E comunque, c’è pure la possibilità di accompagnare la storia narrata in “Scheletri” con un’altra più natalizia, sempre di marca Zerocalcare. Il titolo è tutto un programma: “A Babbo morto”. Il sottotitolo è più tradizionale: “Una storia di Natale”. Non fatevi ingannare, però. È una storia tutt’altro che smaccatamente natalizia (in senso tradizionale). Indice puntato su tutto ciò che si nasconde dietro regali, cenoni, business. Qualcuno, per esempio, ha mai pensato allo sfruttamento dei personaggi natalizi che devono sgobbare oltre ogni misura per garantirci le feste comandate dagli standard tipici delle pubblicità martellanti? “A Babbo morto” vi apre questi scenari, nel contesto di una favola cinica e godibilissima illustrata dalle vignette di Zerocalcare e arricchita dai colori di Alberto Madrigal.
Insomma, tra “Scheletri” e “A Babbo morto”, ci ritroviamo nel mezzo di una doppietta zerocalcariana proprio niente male.
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