La nuova puntata di “Di-versi irrequieti“, spazio collegato alla rubrica “POESIA” di Letteratitudine, è dedicata a Franco Battiato (che ci ha lasciati oggi, 18 maggio 2021)
* * *
Il volo di Franco Battiato
All’alba Franco Battiato ha lasciato la vita. Nell’ora in cui la natura si risveglia: il cielo assiste alla fuga del buio e al primo canto e volo degli uccelli. E me lo immagino, Battiato, con la sua esile figura, il naso adunco, le braccia lunghe come ali, il sorriso evanescente e beffardo che si perde nell’infinito. Alla ricerca della sua nuova casa o di una forma diversa.
Volano gli uccelli volano
Nello spazio tra le nuvole
Con le regole assegnate
A questa parte di universo
Al nostro sistema solare
Aprono le ali
Scendono in picchiata, atterrano
Meglio di aeroplani
Cambiano le prospettive al mondo
Voli imprevedibili ed ascese velocissime
Traiettorie impercettibili
Codici di geometria esistenziale
Ha aperto le ali ed è salito in picchiata. La metafisica di Battiato è geometria esistenziale. Se l’universo è il tutto quanto, se è l’infinito che abbraccia il finito, il pensiero e il pentagramma e la parola di Franco Battiato sono quell’abbraccio. Nella sua vicenda di musicista e di poeta, Battiato ha tracciato linee dritte tra il qui e l’altrove.
Questo sentimento popolare
Nasce da meccaniche divine
Un rapimento mistico e sensuale
Mi imprigiona a te.
Dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri
Non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
Fare come un eremita
Che rinuncia a sé.
Emanciparmi dall’incubo delle passioni
Cercare l’Uno al di sopra del Bene e del Male
Essere un’immagine divina
Di questa realtà.
La morte come passaggio. La ricerca della Luce come desiderio. La musica come armonia cosmica e intima. Il vertice della sua poesia cosmica
Ne abbiamo attraversate di tempeste
E quante prove antiche e dure
Ed un aiuto chiaro da un’invisibile carezza
Di un custode.
Degna é la vita di colui che é sveglio
Ma ancor di più di chi diventa saggio
E alla Sua gioia poi si ricongiunge
Sia Lode, Lode all’Inviolato.
E quanti personaggi inutili ho indossato
Io e la mia persona quanti ne ha subiti
Arido é l’inferno
Sterile la sua via.
Quanti miracoli, disegni e ispirazioni…
E poi la sofferenza che ti rende cieco
Nelle cadute c’é il perché della Sua Assenza
Le nuvole non possono annientare il Sole
E lo sapeva bene Paganini
Che il diavolo é mancino e subdolo
E suona il violino.
Il violino che gli insegnò Giusto Pio. Misticismo non ascetismo: farsi carico della vita come sacralità. Ecco perché il sufismo, la corrente mistica che incantò Francesco nel suo viaggio in Medio Oriente e lo incatenò alla lana ruvida del suo saio. La stessa lana che ruota intorno al corpo dei dervisci, che ruotando celebrano l’unione con Dio.
Voglio vederti danzare
Come le zingare del deserto
Con candelabri in testa
O come le balinesi nei giorni di festa
Voglio vederti danzare
Come i Dervisci Tourners
Che girano sulle spine dorsali
O al suono di cavigliere del Katakali
E gira tutt’intorno la stanza
Mentre si danza, danza
E gira tutt’intorno la stanza
Mentre si danza
Gira la stanza, e girano le note. Da questa mattina girano nella testa e nelle orecchie di una generazione che di Battiato ha amato il cinghiale bianco e la paloma, che ha sventolato la bandiera bianca arrendendosi a questa povera patria. Che ha raggiunto la prospettiva Nevski e quel maestro “che ha insegnato l’alba dentro l’imbrunire”: lo svelamento della Bellezza (Arte ed Eterno) che come Battiato l’ha detto solo Dante di Brunetto Latini.
C’è un Battiato che ha viaggiato dentro la musica nobilitando il pop con la sperimentazione elettronica e dentro la musica classica e sinfonica. Un eclettismo cui non sfuggivano i testi in cui l’ironia si condensava nelle immagini evocative e ardite negli accostamenti, fino all’affastellarsi di concetti filosofici. L’incontro con Manlio Sgalambro arricchì un’ispirazione poetica di eco fortemente leopardiana e della poesia francese, senza dimenticare i versi del proemio dell’Iliade impastati a quell’inglese, che non ci servirà il giorno della fine. Sgalambro, Baudelaire e Battiato:
Ti invito al viaggio
In quel paese che ti somiglia tanto
I soli languidi dei suoi cieli annebbiati
Hanno per il mio spirito l’incanto dei tuoi occhi
Quando brillano offuscati
Laggiù tutto è ordine e bellezza
Calma e voluttà
Il mondo s’addormenta in una calda luce
Di giacinto e d’oro
Dormono pigramente i vascelli vagabondi
Arrivati da ogni confine
Per soddisfare i tuoi desideri
Forse laggiù è davvero luce e bellezza, calma e voluttà. Quaggiù oggi resta solo la nostalgia.
Questa piccola rubrica di poesia rende omaggio a Franco Battiato
* * *
[I versi sono tratti nell’ordine da “Gli uccelli”, “E ti vengo a cercare”, “Lode all’Inviolato”. “Voglio vederti danzare”, “Invito al viaggio”]
* * *
© Letteratitudine – www.letteratitudine.it
LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio / LetteratitudineVideo