L’ultimo post di Letteratitudine (su Kataweb)
È strano scrivere questo post.
Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto. Nulla di sorprendente, dunque. Tuttavia rimane comunque una sensazione di “smarrimento”.
E una certa tristezza.
Il fatto è che il gruppo GEDI ha deciso di chiudere il portale Kataweb: quello che ospita – tra gli altri – anche questo blog. Dunque, a partire da metà gennaio 2022, questo spazio (questo luogo virtuale) non esisterà più.
Non su Kataweb, almeno.
Non temete. Continueranno regolarmente le attività di LetteratitudineNews e del mio programma radiofonico… e quasi certamente verrà implementato il sito Letteratitudine.it.
In ogni caso, nulla sarà perduto. Nemmeno il più piccolo post o l’ultimo dei commenti che hanno caratterizzato gli appassionanti dibattiti online che, negli anni, si sono svolti in questo luogo (qui su Kataweb). Semplicemente ci si sposterà altrove. L’ottica, dunque, è quella del “trasloco” (o della “migrazione”, se preferite). Ve ne darò notizia proprio su LetteratitudineNews e sui vari canali social.
Rimane comunque un velo di tristezza per via del legame affettivo ed emotivo con questo luogo virtuale.
Vedete… è come se, a un certo punto qualcuno vi comunicasse (al di là di possibili ripercussioni di natura economica, ma non è questo il caso): “Ci dispiace, purtoppo dobbiamo abbattere il palazzo dove si trova l’appartamento in cui siete cresciuti. Sapete, è ridotto a un rudere e bisogna demolirlo”. Voi direte: “Okay, d’accordo. Nessun problema. Vorrà dire che sposteremo tutti i mobili altrove. Magari in un appartamento più bello, all’interno di un quartiere più accogliente”. O forse, penserete, sarà la volta buona per andare a vivere in una casa indipendente (niente più palazzi, né condomini). Comunque sia, un po’ di tristezza rimarrà comunque. Sarà inevitabile. Perché in quell’appartamento ci siete comunque cresciuti. E l’idea che non esisterà più non potrà rendervi felici.
Ma andrete avanti, in una prospettiva di miglioramento.
È il bello della vita, in un certo senso.
Letteratitudine nasce nel settembre del 2006: prima con un semplice post di “Benvenuto” e subito dopo con un post intitolato “Un caffè letterario virtuale” (come immagine compare – piuttosto banalmente – una tazzina di caffè accanto a un libro; la stessa che – in ottica di “circolarità” – ho deciso di riprorre nell’ambito di questo post di chiusura). È partito tutto da qui…
Ho sempre avuto il timore che questi testi scritti online prima o poi finissero con l’andare perduti. Anche per questa ragione, nel corso degli anni, ho deciso di far uscire libri legati all’attività del blog. A oggi ne sono usciti tre. Nell’ultimo – uscito nel gennaio 2017, per celebrare i primi dieci anni di vita di Letteratitudine – ne ho ripercorso un po’ la storia.
Riporto, in chiusura, uno stralcio della prefazione di questo terzo libro. Benché si riferisca solo al primo decennio di attività, sintetizza comunque il senso dei primi anni (dei “vecchi tempi”, direi).
Lascio dunque la parola al “me stesso” di fine 2016.
Per il resto, continueremo ad andare avanti.
Grazie di cuore a tutte le amiche e a tutti gli amici di Letteratitudine per l’affetto con cui ci avete seguito fino a oggi e per quello con cui continuerete a seguirci.
* * *
Un brano estratto dalla prefazione di “Letteratitudine 3. Letture, scritture e metanarrazioni” (LiberAria, 2017)
La nascita di Letteratitudine
Era il settembre del 2006 quando pubblicai online il primo post di Letteratitudine. In quel periodo, nel territorio dove vivevo (Catania e dintorni), contribuivo a organizzare e a portare avanti una serie di iniziative culturali di natura letteraria. L’anno precedente avevo pubblicato il mio primo romanzo con una piccola casa editrice della mia città (“Identità distorte”, Prova d’Autore). Il libro, per quelle che erano le aspettative iniziali, aveva goduto di buon successo: era stato recensito positivamente su quotidiani e magazine nazionali e aveva vinto la sezione opera prima del “Premio Martoglio”. Andavo in giro a presentarlo ovunque mi invitavano.
È in questo contesto, come ho avuto modo di riferire in diverse occasioni, che nacque Letteratitudine. Il progetto prese vita in maniera piuttosto fortuita, per via di una mia esigenza personale: mia figlia (la secondogenita) era appena nata e dunque, per essere il più possibile presente in casa, decisi di ridurre drasticamente la mia partecipazione fisica agli eventi culturali a cui dedicavo parte del mio tempo libero. In effetti sapevo che c’era la possibilità di continuare a occuparsi di letteratura e di “incontri letterari” anche rimanendo in casa. E questa possibilità passava dalla Rete. Del resto erano già operativi blog letterari che seguivo con grande piacere (“Nazione Indiana” era già online dal 2003 e “Lipperatura” aveva aperto l’anno successivo). Pensai: perché non creare anch’io un blog incentrato sui libri e sulla letteratura? In verità non c’era alcuna ambizione particolare in quel pensiero. Solo il desiderio di creare un’occasione d’incontro, se pur virtuale, tra le persone che conoscevo, con l’obiettivo di discutere dei nostri amati libri. Ciò che avevo ben chiaro fin dall’inizio, però, era che in questo blog non dovevo parlare di me e delle “mie cose”, o proporre “miei testi”, o divulgare le “mie opinioni”. Desideravo creare un piccolo crocevia che, in maniera dichiarata, favorisse lo scambio di opinioni tra i vari protagonisti del mondo del libro. Questo blog, dunque, doveva nascere in un’ottica “di servizio”. Doveva essere un “open-blog”, ovvero “un luogo d’incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali”. Stiamo parlando di un’idea e di un’esigenza nate in un periodo in cui “l’esplosione” dei social network come Facebook e Twitter era ancora ben di là da venire (altrimenti è presumibile che avrei usato direttamente i canali dei social).
Mi serviva un nome. Doveva essere un nome composto da una sola parola e che richiamasse in qualche modo la letteratura; possibilmente un acronimo. Da buon siciliano si affacciò alla mia mente il neologismo sicilitudine, che Leonardo Sciascia aveva reso celebre utilizzandolo nel suo saggio intitolato, appunto, “Sicilia e sicilitudine”. Da qui nacque Letteratitudine, termine che aveva (e ha) anche la valenza di acronimo (letteratura + attitudine, letteratura + latitudine, letteratura + longitudine, letteratura + solitudine e così via).
L’idea iniziale, come ho già accennato, non aveva pretese particolari. Si trattava di pubblicare post letterari provando a coinvolgere un gruppuscolo di persone potenzialmente interessate. Creai, dunque, questo blog sul portale Kataweb, pubblicai i primi post e cominciai a divulgare i link attraverso l’invio di una newsletter (una lettera informativa) a una trentina di indirizzi email di persone che conoscevo e che pensavo potessero essere interessate agli argomenti proposti.
Nel tempo questa mailing list crebbe a vista d’occhio, con svariate decine di migliaia di iscritti [dalla data di entrata in vigore del “Regolamento Generale europeo per la protezione dei Dati personali”, siamo nel maggio 2018, ho preferito interrompere l’invio della newsletter ed eliminare la mailing list, confidando sul fatto che non fosse più necessario… in effetti il numero delle visualizzazioni è continuato a crescere a prescindere dall’invio della newsletter – n.d.r].
Dopo pochi mesi dalla sua nascita, peraltro, Letteratitudine divenne uno dei blog d’autore del Gruppo L’Espresso.
La prima fase di crescita del blog fu caratterizzata dal tentativo di coinvolgimento di un numero crescente di persone che, in un modo o nell’altro, avesse a che fare con il mondo del libro. A qualche amico scrittore (tra i primissimi, Roberto Alajmo e Antonella Cilento) proposi la cura di uno spazio: una sorta di rubrica. Nel frattempo cominciai a proporre, stimolare e moderare una serie di dibattiti di natura letteraria. Potevano avere per oggetto articoli pubblicati sulle pagine culturali di quotidiani e magazine, oppure potevano nascere da idee di varia provenienza e da argomenti incentrati sulle storie narrate da alcuni romanzi (con il coinvolgimento diretto degli autori). Sempre più di frequente cominciai a formulare alcune domande “aperte” (cioè rivolte a tutti) per favorire il dibattito. Nacque così una serie di discussioni molto appassionate e appassionanti con contributi forniti da una schiera di preparatissimi commentatori (nella loro veste di semplici lettori, o di scrittori, o di giornalisti e critici letterari, o di editor, librai e così via). Una selezione di questi dibattiti è confluita sui due precedenti libri di Letteratitudine: “Letteratitudine, il libro: vol. I – 2006-2008” (Azimut), Letteratitudine, il libro: vol. II – 2008-2011” (Historica). [Questi libri – tra le altre cose – sono stati oggetto di studio da parte di alcune Facoltà universitarie di Lettere e di Scienze della Comunicazione nell’ambito di diverse tesi di laurea – n.d.r.].
Non si vive, però, solo di dibattiti. A ripensarci adesso mi tornano in mente, con un forte carico di nostalgia, anche alcune attività ludiche che proposi nei primissimi anni di vita del blog. Veri e propri giochi letterari di gruppo. Il primo si intitolava “Due libri da salvare” e trovò vita online in un post pubblicato il 9 novembre del 2007. L’idea era semplice, ma stimolante. I frequentatori del blog erano invitati a immaginare una catastrofe immane destinata a colpire ineluttabilmente i libri. Qualcosa di peggio (molto peggio) della tragedia libresca descritta in “Fahrenheit 451” (celebre romanzo di Ray Bradbury). Per farla breve bisognava salvare dall’oblio solo due libri. Per facilitare il compito, limitai la possibilità di scelta a due testi di narrativa: uno per l’Ottocento, uno per il Novecento. Ciascun frequentatore aveva la possibilità di motivare la scelta e di convincere gli altri a sostenerli. Nacquero vere e proprie (giocose) fazioni.
Il gioco durò all’incirca una decina di giorni, giunsero quasi 800 commenti e – alla fine – furono scelti i “due libri da salvare” che, nella fattispecie, furono: per l’Ottocento, “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij; per il Novecento, “I nostri antenati” di Italo Calvino.
La notizia di questo gioco letterario online ebbe un effetto “virale” e divenne persino oggetto di un articolo di Panorama. Era la prima volta che un grande magazine nazionale citava Letteratitudine.
Un altro gioco che ricordo con piacere fu il cosiddetto “Letteratitudine Book Award” che proposi nei primi anni. Si trattava di una sorta di Premio Letterario (senza Premio) finalizzato a individuare il libro preferito dai lettori di Letteratitudine uscito in Italia l’anno precedente.
La prima edizione di questo gioco è datata 12 marzo 2008: l’obiettivo era quello, per l’appunto, attraverso un sistema di votazione online, di individuare (secondo il gusto dei frequentatori di Letteratitudine) quale fosse stato il miglior libro pubblicato in Italia l’anno precedente. Vinse il romanzo “La strada” di Cormac McCarthy (Einaudi), dopo un feroce testa a testa con “Everyman” di Philip Roth (Einaudi). Nell’ambito della prima edizione di questo gioco, però, emerse con prepotenza il nome di uno scrittore napoletano che aveva pubblicato per Fandango un giallo ambientato nella Napoli degli anni Trenta con protagonista un personaggio letterario che avrebbe avuto molta fortuna negli anni a venire. Il romanzo si intitolava “Il senso del dolore”, lo scrittore in questione si chiama Maurizio de Giovanni e il personaggio è il commissario Ricciardi (oggi uno dei personaggi letterari italiani più noti e amati dal pubblico dei lettori).
Nell’ambito di quel gioco, oltre al nome di de Giovanni emerse quello di un altro autore italiano. Si trattava di uno scrittore che aveva pubblicato un romanzo con Rizzoli intitolato “L’ultimo parallelo”. Un certo Filippo Tuena.
Entrambi gli autori citati ricevettero una “menzione speciale” al Letteratitudine Book Award e furono invitati a partecipare a un dibattito online sui loro libri nell’ambito di un post pubblicato il giorno successivo (il 13 marzo 2008).
Questo è quel che accadeva nei primissimi anni di Letteratitudine… svariate attività con al centro una corposa serie di dibattiti “appassionati e appassionanti” da cui ritengo di aver ricevuto tanto in termini di apprendimento, scambio di opinioni, accrescimento del senso critico (in fondo per me – e spero non solo per me – Letteratitudine in questi anni è stata anche una sorta di scuola). Centinaia di discussioni che ho avuto il piacere di organizzare, stimolare e moderare con molta abnegazione e altrettanta fatica. In alcuni casi, lasciatemelo dire, tali attività si sono rivelate come vere e proprie imprese gargantuesche. Penso in particolare al megadibattito sul “romanzo storico” (una selezione è poi confluita su “Letteratitudine, il libro – vol. II”) condotto su due filoni e con la ricezione complessiva di più di un migliaio di commenti; ma penso soprattutto al post in assoluto più commentato della storia del blog: quello dedicato alla “letteratura dei vampiri” (dal Dracula di Bram Stoker ai succhiasangue di Twilight), dove sono pervenuti (grazie anche all’attività di “animazione” dello scrittore Gianfranco Manfredi, figura leader nell’ambito della letteratura horror-gotica italiana) oltre 2.800 commenti (il materiale sorto dallo sviluppo di questo dibattito, meriterebbe di essere “risistemato” e pubblicato in un volume a parte… e non è escluso che prima o poi non lo faccia). [Ne approfitto per segnalare la partecipazione straordinaria del compianto Alan D. Altieri – n.d.r.].
C’è da dire che in questi ultimi anni ho notevolmente alleggerito l’organizzazione dei dibattiti online. E non solo a causa della naturale e inevitabile stanchezza (che pure, nel tempo, ha cominciato a manifestarsi).
Quando creai il blog, come ho scritto prima, lo feci in un’ottica di servizio… con l’intento di creare un “luogo d’incontro virtuale” tra gli appassionati e gli addetti ai lavori del mondo del libro. A mano a mano che il blog cresceva, le attività legate all’organizzazione e alla gestione di questi dibattiti divenivano sempre più entusiasmanti e impegnative. Emergeva in maniera chiara – da parte dei tantissimi frequentatori del blog – l’esigenza di confrontarsi e di, appunto, incontrarsi in un luogo (virtuale) come Letteratitudine. A seguito dello sviluppo e della diffusione dei social network più popolari (mi riferisco a Facebook e a Twitter) quest’esigenza si è inevitabilmente affievolita. I dibattiti, com’era giusto e naturale che fosse, si sono spostati sulle bacheche Facebook e sui profili Twitter dei vari utenti. Questa fase di passaggio, questa sorta di metamorfosi, delle discussioni online – come sempre accade – è stata accompagnata da effetti positivi e negativi. Da un lato, infatti si è sviluppata in maniera esponenziale l’interattività tra coloro che desideravano scambi di opinioni online (con dibattiti che rimbalzavano – e che rimbalzano – da una bacheca all’altra), dall’altro è aumentata la frammentarietà e la volatilità delle discussioni medesime (nonostante il ricorso ai cosiddetti hashtag). In ogni caso, i tempi erano cambiati. I dibattiti letterari e culturali (con i pro e i contro a cui ho fatto cenno) sorgevano adesso in maniera spontanea e fulminea dentro questi megacontenitori americani online in cui tutti noi siamo schedati e tracciati e a cui tutti noi contribuiamo a foraggiarne il business con i nostri interscambi. Pro e contro, come in ogni cosa. L’importante è esserne consapevoli. Ed è con questa consapevolezza che ho aperto – su Facebook e su Twitter – profili intestati sia al sottoscritto sia a Letteratitudine.
In ogni caso, questa mutazione mi ha consentito di ri-organizzare le attività del blog. Se l’esigenza di animare dibattiti online si era affievolita, potevo tirare un po’ il fiato e utilizzare il maggior tempo libero a disposizione per sviluppare nuove idee e progetti.
Cosa che ho fatto… a partire dall’ulteriore crescita dell’attività radiofonica integrata al blog (ma soprattutto attraverso la cura del progetto LetteratitudineNews, di cui accennerò tra breve).
Partiamo dalla radio. Tra le pietre miliari di Letteratitudine va sicuramente inclusa l’esperienza radiofonica (ancora in pieno svolgimento) giunta ormai al settimo anno di attività.
Nell’ottobre del 2009, Gabriele Pugliese, il direttore di Radio Hinterland (una radio indipendente che trasmette in Fm in Lombardia, ma che va in diretta – in streaming – anche via Internet) mi contattò per propormi la conduzione, all’interno della radio, di una trasmissione culturale di libri e letteratura. Dopo qualche perplessità iniziale, accettai l’invito. Nacque, così, “Letteratitudine in Fm”: un programma radiofonico di libri e letteratura curato e condotto dal sottoscritto (con il prezioso supporto in regia di Federico Marin) e integrato con il blog.
In trasmissione ho avuto la possibilità di incontrare centinaia di protagonisti del mondo letterario ed editoriale con l’obiettivo di metterli a loro agio e indurli a raccontare e a raccontarsi nel modo più naturale possibile: trattamento, questo, riservato sia agli autori noti da tempo al grande pubblico, sia agli esordienti, sia agli addetti ai lavori più tecnici (come editor ed editori).
[Oggi la trasmissione non va più in onda su Radio Hinterland, ma su Radio Polis (sempre diretta da Gabriele Pugliese) – n.d.r.].
Un altro aspetto che mi è sempre stato a cuore riguarda ciò che io chiamo “processo di internazionalizzazione” di Letteratitudine, poiché c’è un numero molto consistente di italiani residenti all’estero e italianisti di tutto il mondo che seguono le attività del blog. In tal senso vanno evidenziate le molteplici potenzialità della Rete (di cui, peraltro, si è ampiamente discusso in passato); ovvero le enormi possibilità che essa offre per annullare distanze, oltrepassare barriere, creare nuove occasioni di scambio e di confronto.
Un contributo importante, nell’ottica dell’internazionalizzazione di Letteratitudine, è dato dai numerosi Istituti Italiani di Cultura e dagli istituti appartenenti alla Società Dante Alighieri sparsi per il mondo che sono iscritti alla newsletter del blog (il già citato comunicato via email con cui invio aggiornamenti sulle attività del sito).
Tale “processo di internazionalizzazione” è iniziato già da diversi anni. Nel 2009, per esempio, proprio con riferimento alle attività di Letteratitudine, fui intervistato dal network radiotelevisivo australiano SBS.
Nel corso degli anni sono state tante le iniziative che vanno in questa direzione. Tra i dibattiti extranazionali, ricordo quello intitolato “Vent’anni senza muro, vent’anni senza Sciascia” (un estratto è contenuto all’interno di “Letteratitudine, il libro – vol. II”) a cui hanno partecipato due cattedratici e italianisti spagnoli: Estela Gonzalez De Sande, Docente di Lingua e Letteratura italiane all’università di Oviedo e Vicente Gonzalez Martin, cattedratico di Letteratura italiana nella prestigiosa università di Salamanca.
Oppure, per fare un altro esempio, potrei citare gli interventi della tunisina Rawdha Zaouchi-Razgallah, saggista e docente di letteratura italiana presso l’Università di Cartagine, in Tunisia (sempre su “Letteratitudine, il libro – vol. II” ho riportato un suo ottimo intervento dedicato alla scrittura di Giuseppe Bonaviri).
Mi viene in mente anche una rubrica molto particolare – che chiamai “Babelit” (acronimo che deriva da due parole inglesi: babel e literature) – nata con l’obiettivo di ospitare autori stranieri nell’ambito di dibattiti bilingue: in italiano (naturalmente) e nella lingua d’origine dell’autore/autrice di volta in volta invitato/a.
Tra gli ospiti ricordo la scrittrice tedesca Birgit Vanderbeke, l’autore cubano Amir Valle e l’autrice irlandese Catherine Dunne.
Inoltre – nell’ambito delle iniziative legate al progetto “Autoracconto” (che illustrerò tra breve) – ho avuto il piacere di ospitare autori del calibro di: Glenn Cooper, Maylis de Kerangal, Ildefonso Falcones, Joe R. Lansdale, Pierre Lemaitre, Lilia Carlota Lorenzo, Amélie Nothomb, Amos Oz, Clara Sánchez, John Scalzi, Adam Thirlwell, Caroline Vermalle, Gabrielle Zevin.
Prima di descrivere il progetto legato agli “Autoracconti” vorrei dedicare qualche parola alla nascita di LetteratitudineNews (sito gemello dello storico LetteratitudineBlog) che, in questi anni, ha assunto un’importanza crescente. Si tratta di un sito parallelo che inizialmente avevo creato con l’intento di pubblicare post dedicati alla segnalazione di eventi letterari speciali e che, nel tempo, si è trasformato in un vero e proprio magazine culturale; o meglio, una sorta di quotidiano culturale online che accoglie (oltre alla segnalazione di eventi): articoli, recensioni, “Autoracconti” (appunto), interviste, brani ed estratti e altri contenuti di carattere culturale e letterario (con contributi miei e di vari amici scrittori, critici e giornalisti culturali).
L’apertura di “LetteratitudineNews” ha segnato un cambio di rotta in seno a Letteratitudine che (tenuto conto anche dell’attività radiofonica), da semplice blog letterario, si è trasformato in una sorta di marchio culturale integrato.
Ne approfitto, inoltre, per segnalare anche l’attività video di Letteratitudine attraverso l’apertura di un apposito canale YouTube collegato al blog dove avrete la possibilità di visionare vari filmati (interviste, documentari, booktrailer, ecc.) legati al mondo dei libri e della letteratura.
Gli Autoracconti d’Autore
Avevo accennato al progetto legato agli Autoracconti. Cosa bisogna intendere, intanto, per Autoracconto? Il termine – da me coniato – ha una duplice valenza: da un lato, infatti, può essere considerato come l’acronimo delle due seguenti parole: autore + racconto (e dunque “racconto d’autore”); dall’altro indica un’attività narrativa incentrata sul racconto di una propria narrazione.
Quando ho fatto cenno alla nascita del blog, l’ho descritto come “luogo d’incontro”. Anche l’Autoracconto è pensato nell’ottica dell’ “incontro”. Le autrici e gli autori ospiti – dietro apposito invito da parte del sottoscritto – incontrano (per l’appunto) il pubblico dei lettori per “raccontare”, attraverso un testo scritto, un proprio libro (come nasce? dove è ambientato? chi sono i personaggi? che tipo di esperienza è stata la scrittura del libro in questione?, ecc.) in maniera il più possibile originale e creativa… e senza vincoli di sorta, in termini di spazio e di contenuti. Di fatto, è come se le amiche scrittrici e gli amici scrittori di Letteratitudine, invitati a partecipare a questa iniziativa, salissero sul palco del blog con un microfono in mano per condividere con il pubblico l’esperienza di scrittura che ha generato una determinata opera letteraria di loro produzione. Solo che al posto del microfono è previsto l’utilizzo della penna (o meglio, della tastiera di un pc) e al posto della voce, si dà spazio al pensiero (che si fa parola scritta). Per farla breve, l’Autoracconto è una vera e propria prova narrativa, una sorta di metanarrazione (la narrazione di una narrazione e di ciò che è a essa legata, con ovvi riferimenti al processo creativo). Per ciò che ho avuto modo di constatare, si tratta di un’esperienza di scrittura (per l’autore) e di lettura (per il lettore) particolarissima e stimolante.
Devo dire che, da un certo punto di vista, lo sdoganamento dell’Autoracconto (l’iniziativa, peraltro, ha avuto un enorme riscontro anche oltre Letteratitudine, dato che – di fatto – è stata “replicata” dal alcuni quotidiani e da altri siti) ha determinato il superamento definitivo di quella specie di tabù che prevedeva il silenzio dell’autore su tutto ciò che riguardava il testo da lui scritto e pubblicato. Secondo tale visione, tutto ciò che l’autore intende dire è già contenuto all’interno del libro. Ogni parola in più sarebbe fuori luogo. O autoreferenziale. Naturalmente c’è del vero in questo tipo di argomentazione (a parte il fatto che nell’epoca dei social network parlare di autoreferenzialità fa un po’ sorridere: sarebbe come parlare di umidità mentre si passeggia sotto la pioggia). Ma l’Autoracconto di cui parlo io è altra cosa. Intanto non ha nulla a che vedere con valutazioni critiche sul proprio lavoro. L’obiettivo è individuare il germe creativo che ha dato origine alla narrazione e seguire il percorso che, da quel punto di origine, ha dato vita alla storia… adoperando un approccio narrativo. Del resto, questo tipo di lavoro sulla parola e sulla narrazione inerenti l’origine creativa di una determinata opera letteraria non può farlo nessun altro al di fuori dell’Autore.
L’Autoracconto di cui vi sto parlando è, dunque, una vera e propria forma letteraria. Ognuno di essi è la condivisione di un’esperienza, ma anche un invito (alla lettura) e una promessa (di coinvolgimento in una storia).
(…)
Ancora una volta, grazie di vero cuore a tutti voi, amiche e amici di Letteratitudine, ovunque voi siate, per questi dieci anni di vita letteraria che avete voluto condividere con me (e che mi hanno arricchito intellettualmente e interiormente al di là di ogni possibile previsione).
E grazie in anticipo per tutti quelli che, nel futuro, avrete la bontà di voler condividere.
Grazie!
(Massimo Maugeri – settembre/dicembre 2016)“