Melissa Panarello ci offre questa riflessione sul rapporto tra scrittura e mercato editoriale
[Leggi anche: Melissa Panarello racconta il suo romanzo “Storia dei miei soldi” (Bompiani), libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2024]
* * *
Ho scritto dei libri sbagliati. Se tornassi indietro non li riscriverei, o perlomeno non li pubblicherei, perché so che comunque quei libri sbagliati sono nati da un’urgenza del momento che in ogni caso ho fatto bene a seguire. Ma avrei dovuto essere lungimirante, o avere al mio fianco persone lungimiranti. Non so parlando di Cento colpi, e non perché è stato un bestseller ma perché continuo a credere che fosse un libro giusto che ancora oggi si fa leggere da tanti adolescenti, e lì vi trovano rifugio. Non tutti sanno quanti libri ho scritto e ammetto che a volte me ne dimentico anche io. Ecco qui una lista di libri che non avrei dovuto scrivere o pubblicare, accanto a ciascun titolo scriverò il numero di copie vendute non per eccesso di esibizionismo ma perché più giù farò una considerazione che parte dalla mia esperienza personale (del tutto soggetta alle particolarità del caso) per cercare di capire come funziona l’editoria:
– L’odore del tuo respiro, Fazi (romanzo senza alcuna struttura, funereo, fantasmatico, acerbo in tutto -ma senza la forza acerba di Cento colpi); 250.000 copie, venduto in 20 paesi
– In nome dell’amore, Fazi (saggio contro la CEI, assurdo dove sono andata a infilarmi); 40.000 copie
– Tre, Einaudi Stile Libero (romanzo nato in un momento molto confuso della mia vita, a cui sono legata solo per un motivo: è stato un romanzo che ha ricevuto molto affetto in fase di editing da Rosella e Severino, che mi hanno insegnato tantissimo in quel periodo, strumenti che ancora oggi utilizzo e dei quali sono loro grata); 20.000 copie, venduto in 6 o 7 paesi -non ricordo;
– Astrologia per ragazze sveglie, Mondadori (manuale di astrologia, se nasci tondo non puoi morire quadrato, se esordisci con un romanzo di formazione con temi erotici non puoi chiedere alle persone di considerarti credibile astrologa); un paio di migliaia di copie.
Ma veniamo adesso ai libri che mi piacciono molto, che so essere stati libri buoni, al di là del fatto che io ne sia stata l’autrice (sono giudice spaventosa nei miei confronti); anche qui riporterò le vendite e quindi fra poco arriviamo al punto:
–In Italia si chiama amore, Bompiani (libro inchiesta sul sesso e gli italiani, quando l’ho scritto avevo uno strano fuoco e mi sentivo lucidissima) circa 2000 copie;
–Il primo dolore, La nave di Teseo (romanzo scritto molti anni prima di pensare di avere un figlio, di essere quindi incinta o di partorire, un libro pensato dal corpo, da una memoria del corpo) poco più di 1000 copie, venduto in Turchia;
–Lisa Morpurgo, la signora delle stelle, Giulio Perrone Editore (scritto in uno stato di grazia personale); 1000 copie;
–Storia dei miei soldi, Bompiani (è molto recente, non serve che dica altro), romanzo che non credo abbia superato le due migliaia di copie, se conosco bene il meccanismo delle classifiche -i rendiconti arriveranno fra diversi mesi.
Come si può notare, i libri che ho scritto che non mi piacciono per niente e che non ripubblicherei, sono i libri che hanno venduto di più. Si potrebbe obiettare che hanno venduto tanto sulla scia di Cento colpi e questo forse può essere vero per L’odore del tuo respiro, uscito nello stesso anno del film tratto da Cento colpi. Ma non è poi troppo vero per Tre, uscito sette anni dopo il mio libro di esordio.
Quelli che invece mi piacciono hanno venduto molto poco, ma sono comunque libri che riscriverei e ripubblicherei, e che mi fa piacere rileggere quando ogni tanto si presenta l’occasione di farlo, a una presentazione o un reading.
Adesso è chiaro che se la maggior parte dei lettori e degli addetti ai lavori ha letto i libri che non mi piacciono, avrà una certa opinione di me, che è la stessa che ho io nei miei confronti quando guardo a quei libri. Persone che mi scrivevano anche in privato dandomi consigli non richiesti ma utilissimi sulla scrittura, su come migliorarla. E io spesso li ho ascoltati, perché alla fine sono meno forastica di quel che sembra. Però man man che miglioravo, i lettori hanno cominciato a diminuire, amici e amiche non mi scrivevano più consigli perché avevano letto i libri precedenti e avevano capito, non c‘era bisogno di continuare a farsi del male – sono comunque le stesse persone che evidentemente erano troppo occupate per congratularsi quando sono stata candidata allo Strega, sempre privatamente. Solo pochi amici cari hanno continuato a leggermi, tutte persone che hanno lavorato a stretto contatto con me, che sono state miei editor negli anni (come Simone o Mario, altri miei maestri indispensabili, non solo di scrittura ma anche di vita). E alcuni lettori e lettrici che non sono mai venuti meno al patto che ogni scrittore stringe con i lettori, pure quando scrive libri sbagliati (si tratta sempre comunque di libri sinceri, e questo i lettori attenti lo capiscono).
Che l’editoria sia un mercato spietato non sono io sola a dirlo, è nella natura dei mercati essere spietati, io sono figlia di commercianti, mio padre lavora ancora oggi al mercato per strada con la sua bancarella, so di che parlo. È chiaro che i librai tenderanno a prenotare sempre meno copie di un autore se il libro o i libri precedenti non sono andati bene, e questo porta a poco a poco a un inesorabile abisso che puoi pure abitare benissimo, se accetti le regole del gioco.
Quello che voglio dire non è che le classifiche sono dominate da robaccia, cosa che non credo assolutamente (negli ultimi mesi in classifica si sono susseguiti romanzi di grande valore letterario, riconoscibile e riconosciuto), ma che probabilmente ci sono autrici e autori di cui conosciamo poco e di cui pensiamo di sapere tutto e invece conosciamo solo una parte della storia.
È per questo che tutte le volte che si parla di letteratura di genere (intesa proprio come genere maschile e genere femminile), di libri in classifica, di libri considerati letterari perché osannati da un gruppo di esperti letterati, l‘unica domanda che andrebbe fatta è: ma tu lo hai letto?
(Riproduzione riservata)
© Melissa Panarello
* * *
© Letteratitudine – www.letteratitudine.it
LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio / LetteratitudineVideo
Seguici su Facebook – X (ex Twitter) – Instagram – Threads