Mi chiamo Michele Crismani, abito a Trieste e ho tredici anni. Ho un problema : quel fetente di Luciano Comida scrive, pubblica e traduce in mezzo mondo dei romanzi con me protagonista, arricchendosi con lo sfruttamento del mio nome, della mia immagine e delle mie avventure.
Ringrazio perciò Letteratitudine che mi darà la possibilità di dire la mia ogni mese. Stavolta vi riporto testuale testuale un dialogo di lunedì pomeriggio tra me e mio papà. E poi ditemi se non è difficile essere tredicenni.
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“Forza, Michele“
“Forza che?”
“Dammi una mano“
“A far che?”
“Ogni volta?! Ogni volta che andiamo a fare la spesa? Ogni volta devi tirar fuori ‘sta storia?”
“Non è una storia, papà. E’ la pura e semplice verità”
“Ma, Michele, ti rendi conto che ti stai arrampicando sugli specchi?”
“Non sono specchi. Sono più di trenta chili”
“Litri. Non chili“
“Beh, comunque pesano una cifra”
“Ma è acqua, Michele. Se non la portiamo su a casa, dopo cosa beviamo?”
“Io non ti capisco, papà. Non capisco perché dobbiamo andare a comprarla in negozio”
“E dove vorresti che la comprassimo?”
“Io capisco ed approvo quando compriamo la coca cola, la fanta amara, il chinotto, tutta roba che mi piace. E che non ci cresce mica dentro casa! Ma l’acqua… perché comprarla?”
“Perché l’acqua minerale non cresce mica, per usare una tua espressione, dentro casa”
“Qua ti volevo, papà! L’acqua minerale no, ma l’acqua normale sì. Basta aprire i rubinetti della cucina e del bagno e ce la possiamo ciucciare quanto vogliamo senza bisogno di pagarla una cifra. E soprattutto senza bisogno di doverla portare su per le scale. Che tra l’altro abitiamo al quinto piano e senza ascensore”
“E che sarà mai?”
“Tu protesti tanto per il mio zaino di scuola. Che fai bene a protestare, perché tra libri quaderni diario gameboy merenda penname e matitame vario un giorno o l’altro mi spaccherò la schiena e finirò come quel politico che abbiamo visto ieri a Blob”
“Andreotti?”
“Il nome non me lo ricordo, ma se l’hai riconosciuto al volo sarà lui”
“Michele, non ti seguo più. Che c’entra Andreotti con l’acqua minerale?”
“Per via del peso. Se tu non vuoi che divento come lui battiti per farmi portare meno peso nello zaino di scuola. Ma evitami anche di spingere su per le scale… centoventiquattro gradini eh!, un giorno li ho contati… litrate e litrate di acqua”
“Guarda, facciamo così. Le bottiglie le porto su io e facciamola finita qua”
“Ma io non voglio mica che diventi gobbo tu, con la schiena debole e tutta stortignaccola!”
“E allora? Chi le porta su? La mamma? Il gatto? Il cane?”
“Papà, te l’ho già spiegato. Noi Crismani siamo fortunati: l’acqua ce l’abbiamo direttamente dentro casa”
“Ma quella minerale è più leggera”
“Non è quello il problema”
“Anche qua ti sbagli. Con tutti gli euri che risparmieresti usando l’acqua di casa, sai quante cose potresti comprarmi? E quanti cd, fumetti e video potresti regalare a me? Invece di regalare soldi alle fabbriche di acqua. Che poi secondo me loro nelle bottiglie ci mettono solo acqua di rubinetto”
“Che fesseria…”
“Sarà anche una fesseria, ma tu come fai a dirlo? Hai le prove che non è così?”
“Su ogni bottiglia c’è l’etichetta, con tutti i dati batteriologici e organolettici e…”
“Ma tu sai leggerli? Tu li capisci ‘sti dati?”
“No, ma…”
“E allora!”
“Va beh, ci penseremo con calma più tardi. Non qua in portone. Però le ventiquattro bottiglie di oggi mi aiuti a portarle su?”
“Ma che sia l’ultima volta, papà. Anche perché tra poco esco con Salvatore e gli altri”
“Va bene, andiamo. A proposito, Michele, oggi hai fatto i compiti?”
“Non ancora ma… E poi che razza di domanda è? Vuoi la rivincita perché sulle acque ho vinto io?”
Mi è molto piaciuto il dialogo tra Michele e il padre. Un plauso a Luciano Comida
Mi associo al commento di Rosa. Mi piacerebbe che questo dialogo fra il piccolo protagonista e suo padre fosse letto nelle scuole, perché riesce a cogliere uno degli anelli deboli del nostro consumismo con un linguaggio attuale e facile, ma non corrivo verso certe mode letterarie.
Ooooh, Gabriele.
Benvenuto!
Dovete sapere che Gabriele Montemagno, critico cinematografico, si occuperà qui a Letteratitudine di una rubrica che avrà per tema (più o meno) letteratura e cinema.
Gabriele, l’idea delle scuole mi pare buona…
Sicuramente il dialogo tra Michele e il padre m’è sembrato proficuo e convincente. Bravi!
La penso come Michele, non amo molto le acque minerali e le acquisto soltanto quando decido di attuare una dieta o un regime leggermente disintossicante e diuretico per un tempo breve e quando non fa caldo, perchè in inverno si avverte di meno la sete.Nella mia città abbiamo un sistema idrico molto ben fornito e l’acqua del rubinetto o l’acqua del sindaco come si suol dire è molto buona anche se un po’ dura perchè ricca di calcio. Ho letto da qualche parte che introdurre attraverso l’acqua il calcio aiuterebbe a contrastare patologie oncologiche e a tenere sotto controllo la pressione arteriosa, sarà vero, non so ma io ci voglio credere perchè considero migliore l’acqua del rubinetto piuttosto di quella imbottigliata e minerale. Rischiare di bere acqua in bottiglia che ha sostato del tempo sotto il sole, oppure acqua i cui controlli batteriologici vengano effettuati non in modo idoneo. Ci sono poi esigenze differenziate a seconda delle necessità fisiologiche di ogni individuo. Se pensiamo che per persone sofferenti di calcolosi renale non è consigliobile bere acqua molto dura e ricca di calcio. Come ho scritto in una favola riveduta e correta , ci vorrebbero dei contatori intelligenti tali da poter dosare in maniera equa gli elementi più utili alla persona. Inoltre, per cortesia cominciamo ad utilizzare questo bene preziosissimo come l’cqua in maniera più parsimoniosa onde arginare gli sprechi in modo intelligente. Non possiamo non pensare che se per noi il dilemma sta nello scegliere tra un’acqua natura o una frizzante, ci sono milioni di persone che ancora ai nostri giorni non dispongono neanche dell’acqua necessaria alla loro sopravvivenza. Come si parla di un ticket per i ricoveri e simili, così io introdurrei una specie di ticket per ogni bottiglia di acqua consumata nei nostri paesi civili…a favore di coloro che non dispongono in maniera sufficiente di questo bene vitale.
Mia moglie ed io beviamo tranquillamente l’acqua del rubinetto. Ogni anno la vasca dell’autoclave viene pulita dal tecnico, che vi trova solo un piccolo strato di polvere di roccia, o sabbia. Noi, evidentemente, non siamo stati plagiati dal marketing, che impone, con la paura dell’ignoto (i microbi eventuali) l’uso delle acque minerali. Che sono di dubbia provenienza.
Prima del 1990, oggi nessuno lo ricorda più, tutti bevevamo l’acqua del rubinetto. Al ristorante no, e questo mi dava un po’ fastidio. Adesso, tutti, pedissequamente, bevono le bottiglie di acqua minerale.
Mia moglie ed io ci siamo ribellati, e viviamo benissimo, risparmiando molti €.
Bene, anch’io sono anni che risparmio questa fatica per me ed i mei familiari, e ne faccio partecipi anche i miei ospiti. All’inizio non puoi fare a meno di notare l’espressione sorpresa davanti alla bottiglia di vetro, senza etichetta, anzi con il tappo a pressione che apprezzo tanto perché col suo dischetto di gomma mi riporta all’età dei miei figli, poi…l’acqua è acqua 🙂
Bravo Luciano.
Il tuo dialogo mi ha molto divertita. Certo che i tredicenni sono tosti, eh?
Sarei curiosa di sapere in quali Paesi vengono tradotti i tuoi libri.
una volta si andava a prendere l’acqua alla fontana.
Abbiamo sperato nel progresso fino a che siamo riusciti a far arrivare l’acqua direttamente in casa.
Ma la pubblicità (eh, sì è lei la vera colpevole) ci ha costretto a tornare alla fontana, pardon al supermarket!
Forse bisognerebbe abolire … la pubblicità!
Paolo
Grazie a tutte/i per i commenti.
Anni fa ho avutod elle coliche renali e gli urologi mi consigliarono acqua di rubinetto. Che bevo da anni, senza più episodi di calcoli.
I romanzi con Michele sono pubblicati da EL ed Einaudi Ragazzi e tradotti in catalano, castigliano, tedesco, greco, thailandese e tra poco anche in ungherese, croato e sloveno.
Nelle scuola vado spesso, a fare incontri ed è forse la cosa più bella dello scrivere per ragazzi.
Sun un blog è presente la versione a fumetti (disegnata da Davide Laugelli) del dialogo sulle acque:
http://pastasciutta.blog.deejay.it/
Forse la figura di Michele è un po’ idealizzata, ma in fondo così dev’essere, se è vero che la letteratura amplifica la realtà per “spiegarla” (aprirne le pieghe/piaghe!): i tredicenni che mi passano quotidianamente davanti sono -ahinoi- molto più omologati di lui, e anzi guai a far loro notare che è meglio non mettere i jeans a vita bassa o strappati semplicemente perchè obiettivamente sono brutti e ineleganti. Bisogna lavorare sulla fiducia per attivare lo spirito critico svegliandolo dal “pecorismo” ipnotico (narcotizzante, direi!)che la società favorisce o crea e i genitori, passivi quasi sempre, assecondano. Il potenziale “rivoluzionario” dei giovani è da attivare con l’azione educativa e con il dialogo, e un testo come questo è quantomai adatto. Accolgo l’invito di Gabriele Montemagno (un caro saluto a te:ricordi che ci siamo conosciuti nel marzo scorso tramite Massimo?)a leggere questo divertente testo a scuola.Lo proporrò ai miei alunni di IV A, i più tenaci nel seguire le mode , e quindi i destinatari elettivi di un testo come questo che tende a “scrostare” le coscienze da atteggiamenti passivi.Mi aiuterà a far venire fuori il Michele Crismani che è in loro. Un altro punto di forza di questo testo è che ripeopone finalmente il tema del dialogo fra generazioni, che sembra oggi spento a qualsiasi livello. I ragazzi oggi tendono a non percepire differenze fra il loro mondo e quello degli adulti, e quindi non credono più di avere delle idee alternative da proporre al mondo, e per cui valga la pena di lottare: piccoli e grandi vestono allo stesso modo e si comportano allo stesso modo, non di rado parimenti viziati e irresponsabili.Qui si recupera la dimensione dialettica del confronto partendo da un ambito quotidiano e privato dei rapporti; ed è proprio da lì che si parte per estendere agli altri il dono “maieutico” del dialogo. Grazie a Luciano Comida per il contributo, di una levità sognante come sanno essere solo le cose tremendamente serie. Ne riparleremo su queste pagine. Mi viene in mente, a proposito dell’etichetta dell’acqua minerale, la mania che abbiamo un po’ tutti di leggere, pur senza alcuna competenza in chimica farmaceutica, il cosiddetto “bugiardino” dei medicinali (nomen omen???)
e la quasi fatale, inevitabile conclusione cui spesso giungiamo: “con tutte queste controindicazioni questo, se vuole, se lo sciroppa lui (scil. il medico che ce l’ha prescritto)!”. Mi pare indicativo della tendenza che le etichette e le specificazioni tecniche producono a considerarle vere e dell’illusione che producono, per il solo fatto di essere leggibili da tutti, che tutti siamo in grado di valutarne il contenuto, e invece non è così, perchè il loro linguaggio è tutt’altro che divulgativo!
Un saluto al mio amico Valerio, conterraneo che vive a Bergamo. E un ringraziamento particolare ad Elio per il suo sentito intervento.
Detto questo, sapete che vi dico? Che vi invidio.
Intanto, a casa mia, l’acqua arriva a singhiozzo (tant’è che sono stato costretto a munirmi di appositi serbatori che mi hannoinvasoil garage) e quando arriva… spesso arriva di color giallino tendente al marrone. Capisco che la terra ha un suo valore, ma onestamente preferirei non bermela con l’acqua.
Spunti critici a parte, caro Massimo, anche io continuo a comprare l’acqua minerale per i tuoi medesimi motivi.
Che dire? Il dialogo è molto sottile, ironico e divertente…io bevo acqua minerale, ma anche quella del rubinetto, perchè, come dicevano le nonne, bisogna immunizzarsi non si sa bene da che? Ma.. se questo bere acqua del rubinetto ci permetesse di immunizzarci da tante altre brutte cose.. sarebbe la scoperta dell’ACQUA e in questo caso non calda….Alina
Con i libri (ormai sette) del tredicenne Michele cerco (oltre a raccontare storie che facciano ridere) di offrire agli adolescenti un personaggio nel quale possano almeno in parte riconoscersi. E così, ridendo di lui, imparare a ridere di se stessi.
Io non credo che esistano “talismani” per vivere bene, ma ridere di noi stessi aiuta molto.
E’ quello che dico sempre io ai miei alunni ginnasiali: il primo passo per superare talune incertezze o timidezze che si manifestano nell’adolescenza è imparare subito a non prendersi troppo sul serio. L’ironia, con il distacco che presuppone, è molto “paideutica”.
Elio: quest’anno al Festival di Mantova ho fatto tre incontri. Il tema di uno di essi era proprio: “ridere di se stessi”
Se ti interessa, scrivimi al mio indirizzo e-mail e ti spedisco (sempre via e-mail) il canovaccio (senza ovviamente le domande del pubblico e le risposte e le improvvisazioni e le gag)
Luciano, il mio amico Elio sarà senz’altro interessato. Ma siccome “il canovaccio” incuriosisce anche me… ti dispiacerebbe girarmelo?
Un abbraccio.
Massimo
L’ho su un altro pc, ma te lo mando stasera.