È scomparso lo scrittore e critico letterario Marco Santagata. Lo ricordiamo dedicandogli questa pagina
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Marco Santagata (Zocca, 28 aprile 1947 – Pisa, 9 novembre 2020) è stato uno scrittore, critico letterario e accademico italiano, vincitore del Premio Campiello nel 2003 con Il maestro dei santi pallidi e del Premio Stresa di Narrativa con L’amore in sé nel 2006. Nel 2015 è stato finalista al Premio Strega con il romanzo Come donna innamorata. Come italianista è tra i massimi esperti di lirica classica italiana, di Dante e di Petrarca e petrarchismo.
Approfondimenti su: “Il Corriere della Sera“, “la Repubblica“, “Il Fatto Quotidiano“, “La Nazione“, “Il Tirreno“, SkyTg24
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Marco Santagata, laureatosi alla Scuola Normale, ha insegnato Letteratura italiana all’Università di Pisa. Dal 1984 al 1988 ne ha diretto l’Istituto di letteratura italiana, ed è stato poi direttore del Dipartimento di Studi italianistici.
È stato visting professor in molti atenei prestigiosi come la Sorbona, l’Università di Ginevra, la UNMA di Città del Messico e Harvard.
La sua attività di studioso è stata rivolta soprattutto alla poesia dei primi secoli, con una particolare attenzione a Dante e a Petrarca.
Su Dante, di cui ha curato per i Meridiani Mondadori l’edizione commentata delle Opere, ha scritto il libro L’io e il mondo. Un’interpretazione di Dante (il Mulino, 2011) e la biografia Dante. Il romanzo della sua vita (Mondadori, 2012). Tra i lavori petrarcheschi si segnalano il commento al Canzoniere (Mondadori, 2004) e il libro I frammenti dell’anima (il Mulino, 2011).
Si è inoltre occupato di Leopardi (Quella celeste naturalezza. Le canzoni e gli idilli di Leopardi, Il Mulino, 1994) e della poesia fra Otto e Novecento (Per l’opposta balza. “La cavalla storna” e “Il commiato” dell’”Alcyone”, Garzanti, 2002). Accanto a quella scientifica ha svolto anche l’attività di narratore: con il romanzo Il Maestro dei santi pallidi (Guanda) ha vinto il premio Campiello 2003. Suoi anche Papà non era comunista (Guanda, 1996), L’amore in sè (Guanda, 2006), Il salto degli Orlandi (Sellerio, 2007), Voglio una vita come la mia (Guanda, 2008), Come donna innamorata (Guanda, 2015) grazie al quale entra nella cinquina dei finalisti del Premio Strega, e Il movente è sconosciuto (Guanda, 2018). Inoltre, ha scritto con Alberto Casadei il Manuale di letteratura italiana medievale e moderna (Laterza, 2007) e il Manuale di letteratura italiana contemporanea (Laterza, 2009). Per Mondadori è uscito inoltre il saggio a tema scientifico Un meraviglioso accidente, del quale è coautore insieme a Vincenzo Manca.
Nel 2020 è uscito Il copista (Guanda).
Aveva da poco consegnato a Guanda il suo nuovo romanzo, in cui per la seconda volta attinge alla vita di Dante, e che vedrà la luce nella prossima primavera.
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Il comunicato del Premio Campiello
Venezia, 9 novembre 2020
Quello di oggi è un giorno davvero triste per tutta la cultura italiana: Marco Santagata era un intellettuale di altissimo livello – tra i massimi studiosi di Dante – ed un personaggio eclettico, tanto da aver conquistato i lettori anche con le sue opere di narrativa. Era lui stesso a raccontare di come praticasse due tipi di scrittura, e di quanto fosse contento che quella “creativa” lo avesse portato a raccogliere un riscontro come quello del Campiello, che vinse nel 2003 con “Il Maestro dei santi pallidi”. La Fondazione Il Campiello esprime il massimo cordoglio per la sua scomparsa, ricordandolo sempre con profonda stima e affetto.
La Fondazione Il Campiello
Il Comitato di Gestione Premio Campiello
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Tutti i libri di Marco Santagata
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Il nuovo libro di Marco Santagata: “Il copista. Un venerdì di Francesco Petrarca” (Guanda)
Marco Santagata trasforma in romanzo la fantasia di una giornata di Petrarca, di cui restituisce un ritratto profondamente umano.
In un freddo e nebbioso venerdì di ottobre, Francesco Petrarca si sveglia afflitto da dolori allo stomaco. Il cantore di Laura è intento a scrivere una canzone destinata a confluire nel libro delle rime. Tuttavia, la composizione si trasforma ben presto nella personale e tormentata via crucis di un uomo ormai invecchiato e logorato dalle perdite della sua vita. La morte del figlio Giovanni e del nipotino Francesco, portati via dalla peste (come prima la stessa Laura), e poi la fuga del giovane copista Giovanni Malpaghini lo lasciano sempre più solo nella casa di Padova, con l’unica compagnia della serva Francescona. Così, a mano a mano che i versi prendono forma, Petrarca si rivela una persona inquieta e contraddittoria, che ha perdutola fede fino ad essere incapace di credere alla sopravvivenza dell’anima. Con una narrazione malinconica e a tratti impietosa, Marco Santagata trasforma in romanzo la fantasia di una giornata di Petrarca, di cui restituisce un ritratto profondamente umano.
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