Ci lascia Paul Auster: una delle grandi icone della narrativa contemporanea
Paul Auster (Newark, 3 febbraio 1947 – New York, 30 aprile 2024), il celebre e prolifico scrittore americano autore della Trilogia di New York, è morto per complicazioni dovute a un cancro ai polmoni. Aveva 77 anni. Auster è deceduto nella sua casa di Brooklyn. Di seguito: un video, approfondimenti biografici e la recensione di uno dei suoi romanzi più rappresentativi, “4 3 2 1”.
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Nel panorama letterario contemporaneo, in pochi hanno avuto la stessa influenza di Paul Auster, il cui genio narrativo ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della letteratura. Nato nel 1947 a Newark, New Jersey, Auster ha guadagnato fama internazionale per la sua capacità unica di intrecciare mistero, filosofia e narrazione postmoderna in un tessuto letterario avvincente e profondo.Conosciuto per opere come “La Trilogia di New York”, composta da “La città di vetro”, “Fantasmi” e “La stanza chiusa”, Auster ha plasmato un’immagine indelebile della città che non dorme mai, utilizzandola come sfondo per esplorare i meandri dell’animo umano.
Ma l’eredità di Auster va ben oltre i vicoli di New York. Opere come “”Il libro delle illusioni” e “Invisibile” si immergono nelle complessità dell’identità, del destino e dell’ossessione, offrendo al lettore un viaggio affascinante attraverso le profondità della psiche umana.
Tuttavia, è forse con il suo romanzo più ambizioso, “4321”, che Auster dimostra il suo genio narrativo in tutta la sua magnificenza. In questo lavoro monumentale, esplora quattro diverse versioni della vita di un giovane protagonista, gettando luce sulle molteplici strade che la vita può intraprendere e sulle scelte che ne determinano il corso.
La morte di Paul Auster il 30 aprile 2024 ha lasciato un vuoto nel mondo della letteratura, ma il suo lascito rimane. Il suo stile distintivo, che mescola abilmente elementi della narrativa classica con la sperimentazione postmoderna, e la sua capacità di affrontare temi universali con profondità e sensibilità, continueranno a ispirare e a incantare i lettori di tutto il mondo per le generazioni a venire.
Premiato con numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso Premio Principe delle Asturie per la letteratura nel 2006, Auster rimarrà per sempre una figura di spicco nel panorama culturale contemporaneo.
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Approfondimento (da Wikipedia Italia)
Paul Benjamin Auster (Newark, 3 febbraio 1947 – New York, 30 aprile 2024) è stato uno scrittore, saggista, poeta, sceneggiatore, regista, attore e produttore cinematografico statunitense. Residente a Brooklyn, New York, è conosciuto anche con gli pseudonimi di Paul Queen e Paul Benjamin.
Protagonista della letteratura statunitense contemporanea, nonché di quella mondiale, viene ascritto al cosiddetto Postmodernismo assieme ai suoi amici e colleghi connazionali Thomas Pynchon e Don DeLillo. La sua scrittura, diretta e incisiva, capace di scandagliare le angosce e le nevrosi dell’uomo di oggi e descrivere le solitudini delle vite contemporanee, in un mondo inesplicabile spesso dominato dal caso, inserita nel panorama della letteratura postmoderna, fonde esistenzialismo, letteratura gialla e poliziesca, psicoanalisi, trascendentalismo e post-strutturalismo, in opere come Trilogia di New York (1987), Moon Palace (1989), La musica del caso (1990), Il libro delle illusioni (2002), Follie di Brooklyn (2005).
È stato un intellettuale la cui speculazione letteraria è spesso sfociata in impegno civile e politico e che, attraverso i suoi libri, si è spesso interrogato sul futuro del suo Paese. Rientra infatti fra i compilatori degli oltre mille lemmi che costituiscono il pamphlet, Futuro dizionario d’America (The Future Dictionary of America, McSweeney’s 2005) – teso a dare visibilità al malcontento da parte del movimento culturale e letterario statunitense rispetto alla leadership politica USA all’alba del terzo millennio. Nella lista dei partecipanti figurano, fra i molti altri, scrittori come Stephen King, Jonathan Franzen, Rick Moody, Joyce Carol Oates, Jeffrey Eugenides, tutti impegnati in un divertissement letterario che gioca con il futuro (guardando al presente e riflettendo sul passato prossimo). In particolare, nel pamphlet Paul Auster definisce Bush (cespuglio in lingua inglese) – presidente degli Stati Uniti d’America in carica al momento della pubblicazione del libro – come un Arbusto velenoso di una specie estinta.
La sua poliedrica produzione artistica – influenzata tra gli altri autori, da Franz Kafka, Samuel Beckett, Miguel de Cervantes, Kurt Vonnegut, Albert Camus – lo ha portato alla creazione anche di importanti opere cinematografiche. Tra le più famose: Smoke, Blue in the Face e Lulu on the Bridge. Insieme a Lou Reed e Woody Allen, è stato uno dei più famosi “cantori” della Grande Mela, creatore di un universo letterario che gira attorno alla ricerca dell’identità, del senso e del significato della propria esistenza, sia essa individuale o collettiva, storica o sociale.
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Approfondimento su uno dei libri più rappresentativi di Paul Auster
4 3 2 1 di Paul Auster (Einaudi – traduzione di Cristiana Mennella)
È presumibile che nel DNA di buona parte degli scrittori statunitensi destinati a rimanere nella storia della letteratura sia impresso il codice del grande romanzo americano (includiamo nell’accezione «grande» anche la lunghezza dell’opera). Di esempi potrebbero farsene tanti. Tra i casi più emblematici, spicca quello di uno degli ultimi romanzi di Paul Auster (autore della celebre “Trilogia di New York”) intitolato “4 3 2 1”, pubblicato in Italia da Einaudi nel 2017, che consta di ben 940 pagine. È probabile che questo libro verrà considerato come il più ambizioso lascito letterario di Auster ai posteri. Ed è altrettanto probabile che con “4 3 2 1” Auster abbia sperato di aggiudicarsi l’edizione 2017 del Man Booker Prize (il più importante riconoscimento anglosassone tributato agli autori di libri in lingua inglese) poi vinto dal suo connazionale e collega scrittore George Saunders con l’ugualmente ottimo (e più breve) romanzo intitolato “Lincoln nel Bardo”, edito in Italia da Feltrinelli (le due opere hanno in comune il nome del traduttore in lingua italiana, la brava Cristiana Mennella).
Il grande romanzo americano di Paul Auster si sviluppa sull’analisi di una domanda tutt’altro che nuova: che tipo di direzione avrebbe preso la nostra vita se anziché effettuare una scelta ne avessimo fatta un’altra, o un’altra ancora? “4 3 2 1” è dunque una storia che si innesta in quello che potremmo definire come il filone delle «sliding doors» (il riferimento è al celebre film di Peter Howitt del 1998, interpretato da Gwyneth Paltrow). Solo che di «porte scorrevoli», ovvero di «destini alternativi», nella vita di Ferguson – protagonista di “4 3 2 1” – Auster ne immagina e ne sviluppa ben quattro (da qui il titolo del romanzo). Per l’autore (lo ha affermato in una delle presentazioni del libro) si tratta di un numero perfetto. Quattro, come i lati del quadrato, come i quattro venti, come i quattro punti cardinali. Del resto, cinque versioni di esistenza – lo ammette lo stesso Auster – sarebbero state troppe.
Il punto di origine di queste storie parallele risale al 3 marzo 1947, data in cui – in quel di Newark – vede la luce Archie Ferguson: figlio di Rose e Stanley. A partire da questa data, come in una sorta di piccolo «labirinto borgesiano delle esistenze», la vita di Ferguson prenderà quattro diverse direzioni (da sportivo a giornalista, da attivista a scrittore) che comunque – in un modo o nell’altro – confluiranno nell’ineluttabile incontro con Amy.
La scrittura di Auster ribolle in un profluvio di parole e frasi che, nonostante la mole dell’opera, e pur richiedendo la collaborazione del lettore in termini di impegno e attenzione, non perde mai il requisito della scorrevolezza e della leggerezza, zigzagando in una sorta di gioco combinatorio di tipo calviniano (viene in mente “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, dove Calvino gioca con i suoi lettori immaginando dieci diversi possibili incipit di romanzo). Al lettore, il compito di introdursi in questo voluminoso e quadriforme «labirinto delle esistenze» per iniziare una godibile e intensa maratona letteraria.
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La scheda del libro
Cosa sarebbe stato della nostra vita se invece di quella scelta ne avessimo fatta un’altra? Che persone saremmo oggi se quel giorno non avessimo perso il treno, se avessimo risposto al saluto di quella ragazza, se ci fossimo iscritti a quell’altra scuola, se ogni vita nasconde, e protegge, dentro di sé tutte le altre che non si sono realizzate, che sono rimaste solo potenziali. E cosí ogni individuo conserva al suo interno, come clandestini su una nave di notte, le ombre di tutte le altre persone che sarebbe potuto diventare. La letteratura, e il romanzo in particolare, ha da sempre esplorato la «vita virtuale »: non la vita dei computer, ma i destini alternativi a quelli che il caso o la storia hanno deciso, quasi che attraverso la lettura si riesca a fare esperienza di esistenze alternative. Paul Auster ha deciso di prendere alla lettera questo compito che la letteratura si è data: e ha scritto il suo capolavoro. 4 3 2 1 è il romanzo di tutte le vite di Archie Ferguson, quella che ha avuto e quelle che avrebbe potuto avere. Fin dalla nascita Archie imbocca quattro sentieri diversi che porteranno a vite diverse e singolarmente simili, con elementi che ritornano ogni volta in una veste diversa: tutti gli Archie, ad esempio, subiranno l’incantesimo della splendida Amy. Auster racconta le quattro vite possibili di Archie in parallelo, come fossero quattro libri in uno, costruendo un’opera monumentale, dal fascino vertiginoso e dal passo dickensiano, per il brulicare di vita e di personaggi. Ma c’è molto altro in 4 3 2 1: c’è la scoperta del sesso e della poesia, ci sono le proteste per i diritti civili e l’assassinio di Kennedy, c’è lo sport e il Sessantotto, c’è Parigi e c’è New York, c’è tutta l’opera di Auster, come un grande bilancio della maturità, e ci sono tutti i maestri che l’hanno ispirato, c’è il fato e la fatalità, c’è la morte e il desiderio.
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Paul Auster è nato nel 1947 a Newark (New Jersey). Delle sue opere Einaudi ha in catalogo: L’invenzione della solitudine, Trilogia di New York, Nel paese delle ultime cose, Moon Palace, Leviatano, Mr Vertigo, Smoke & Blue in the Face, Lulu on the Bridge, Timbuctú, Sbarcare il lunario, Esperimento di verità, L’arte della fame, Ho pensato che mio padre fosse Dio, Il libro delle illusioni, La notte dell’oracolo, Follie di Brooklyn, Gioco suicida, Viaggi nello scriptorium, Uomo nel buio, La musica del caso, Invisibile, Sbarcare il lunario. Nel 2006 sono uscite le poesie di Affrontare la musica; nel 2009 la sceneggiatura La vita interiore di Martin Frost, da cui è stato tratto l’omonimo film diretto da Auster, e il volume Romanzi che riunisce la Trilogia di New York, Nel paese delle ultime cose e Moon Palace; nel 2010 ha pubblicato, sempre per Einaudi, Sunset Park (ripubblicato nei Super ET nel 2012 e nel 2019); nel 2011 viene pubblicato il volume Romanzi 2, che invece raccoglie La musica del caso, Leviatano e Mr Vertigo; nel 2012, Diario d’inverno; nel 2013, nella nuova collana digitale dei Quanti Einaudi, Il taccuino rosso e Notizie dall’interno; nel 2014 Qui e ora, il carteggio con J. M. Coetzee e 4 3 2 1 (2017 e 2019, finalista al Man Booker Prize). Nel 2019, Una vita in parole. Dialogo con I. B. Siegumfeldt, nel 2022 Ragazzo in fiamme e nel 2023 Baumgartner. È commendatore dell’Ordre des Arts et des Lettres, membro dell’American Academy of Arts and Sciences, vincitore del Premio Principe delle Asturie, del Prix Médicis e del Premio Napoli, ed è membro del PEN America.
È morto a New York, il 30 aprile 2024.
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