Il nuovo ospite di “L’autore straniero racconta il libro” è la scrittrice ALEX CONNOR, autrice di “I COSPIRATORI DI VENEZIA” (Newton Compton Editori – traduzione di Tessa Bernardi).
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Alex Connor è autrice di thriller e romanzi storici ambientati nel mondo dell’arte. Lei stessa è un’artista e vive in Inghilterra.
Cospirazione Caravaggio, uscito per la Newton Compton nel 2016, è diventato un bestseller ai primi posti delle classifiche italiane. Con Il dipinto maledetto ha vinto il Premio Roma per la Narrativa Straniera. La Newton Compton ha pubblicato la sua trilogia su Caravaggio, composta da Caravaggio enigma, Maledizione Caravaggio ed Eredità Caravaggio; Goya enigma e Tempesta maledetta.
I cospiratori di Venezia è il secondo libro di una serie iniziata con I Lupi di Venezia.
Per saperne di più: www.alexandra-connor.com
Qui di seguito Alex Connor ci racconta qualcosa sulla sua Venezia… la città protagonista di questo suo nuovo thriller storico…
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Decadenza, malvagità e morte
di Alex Connor
Venezia. È solo un nome, eppure questa parola – con le sue sette lettere – evoca una potente magia che non ha uguali al mondo.
Non solo per la sua bellezza, ma per il fascino senza tempo, seducente – quasi soprannaturale – di questa città.
Quando ho iniziato a scrivere di Venezia, come ho fatto in alcuni recenti romanzi come I cospiratori di Venezia, ho scoperto che sotto la sua facciata di eleganza, autorità e lustro si cela un’oscurità dal fascino pericoloso. E non è l’oscurità dei vicoli e dei canali, né dei gradini limacciosi che scendono fino al livello dell’acqua: è un’oscurità che ispira tanto quanto minaccia. Venezia promette ogni genere di successo, sensualità, ricchezze, scelleratezze e potere. È una città egoista e capricciosa, con un’aura gloriosa e al tempo stesso diabolica.
Le forme di intrattenimento della tradizione veneziana, i balli in maschera che hanno reso celebre in tutto il mondo il suo carnevale, sono enigmatiche. E cos’è una maschera se non un travestimento? Chi la porta si nasconde. I balli in maschera erano già popolari nel tredicesimo secolo e tornavano di moda dopo ogni epidemia che devastava la città. Quando la malattia esauriva la sua carica distruttiva, note cortigiane e nobili blasonati si agitavano come condannati sulla forca, in modo futile, frenetico, prima che la botola si aprisse sotto i loro piedi. Le maschere avevano lo scopo di nascondere il terrore o di predire la fine? O forse erano persino un modo per complottare con essa? Dopotutto, è sempre la morte a chiudere tutte le danze.
Venezia, essendo formata da una serie di isole, ha sempre dovuto dipendere dal mare per i suoi commerci. Lo stesso mare che insieme alla sua generosità portava anche la malattia. La peste arrivava a bordo delle navi, sui carichi, dai mercanti che avevano solcato gli oceani, viaggiando con i ratti che infestavano le stive sottocoperta. Quanti morbi furono scaricati sui moli, finendo per insinuarsi nelle camere da letto delle prostitute e nei corridoi del palazzo del Doge? Le acque attorno a Venezia hanno sempre tenuto a galla la città, eppure quelle stesse acque hanno minacciato di consumarla. La Repubblica non sarebbe mai sopravvissuta senza il commercio, ma il commercio andava spesso a braccetto con la morte. La peste ha tormentato Venezia dal dodicesimo al ventunesimo secolo. Niente poteva fermare la sua avanzata. Epidemia dopo epidemia. Come una megera invidiosa, la malattia minacciava la bellezza veneziana, ma la città non si arrendeva. La circondava, la assediava, la prosciugava, poi svaniva nel nulla. Forse la malattia è ancora latente sotto di lei, sotto le onde dell’Adriatico, e scivola tra i pali che sorreggono la città e la elevano verso il cielo come un’offerta agli dèi: una calamita scintillante per i voluttuosi e per i dannati.
Per secoli Venezia ha attratto gli individui più affascinanti, ambiziosi e ostinati; ha ispirato il genio di maestri del calibro di Tiziano e Giorgione e ha tollerato le nefandezze di ricattatori, spie e ladri. Più di ogni altro luogo, Venezia ha accolto a braccia aperte popoli di ogni razza, colore e credo: ha flirtato con le guerre e si è difesa dagli attacchi, e poi è andata a letto con i nemici sconfitti. Tuttavia, il suo fascino è così potente da sconfinare nel diabolico. Che la scelleratezza e la promiscuità delle cortigiane veneziane, l’avarizia dei nobili e la straordinaria genialità degli artisti siano state amplificate dalla minaccia della morte portata dalla peste? La vulnerabilità della vita doveva sicuramente essere sottolineata dalla sinistra presenza dei lazzaretti e degli ospedali della peste, visibili dalla laguna.
Di fronte alla devastazione causata dalla morte nera, la chiesa offriva conforto spirituale, ma allo stesso tempo i chiromanti e i ciarlatani esercitavano la loro professione nelle stanze buie e nelle taverne, perché Venezia era una città superstiziosa. L’Inquisizione ha sempre temuto l’occultismo, ma cos’è Venezia se non un diabolico miraggio? Il suo successo risiede nel suo sprezzo del pericolo, in una resistenza che ha quasi del soprannaturale; in un senso di decadimento e sfacelo ipnoticamente sfidato da una sensualità e da un’opulenza stupefacenti.
I suoi vicoli sono di una bellezza inquietante. Qui, d’inverno, si intuiscono presagi di morte. Alla luce del sole, la città è brillante, vibrante e luminosa: nell’oscurità è spaventosa, viscida come un serpente. È questa combinazione a renderla tanto unica. Per secoli Venezia si è reinventata e ripresa da guerre, devastazioni e pestilenze, e sta sopravvivendo ancora oggi, nel ventunesimo secolo, a questa nuova pandemia che si aggira per piazza San Marco e solca le acque increspate della laguna.
Secoli fa, la peste l’ha accerchiata e minacciata, ma Venezia è sopravvissuta. È una negromante, la cortigiana dei mari, che seduce e sfida una distruzione che non riesce mai a sopraffarla.
(Traduzione di Tessa Bernardi)
© Riproduzione riservata
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La scheda del libro: “I cospiratori di Venezia” di Alex Connor (Newton Compton Editori – Tessa Bernardi)
Tra le calli della Serenissima, i Lupi di Venezia sono di nuovo a caccia…
Venezia, XVI secolo. Marco Giannetti, l’assistente di bottega del celebre Tintoretto, deve fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni. Corrotto dallo scrittore Pietro Aretino, al cui ricatto ha piegato il suo volere, è ormai odiato dagli ebrei del ghetto, che lo incolpano di un crimine atroce. Più passa il tempo e più Giannetti si convince che il denaro sia un subdolo alleato: invece di proteggerlo, ha messo in pericolo la sua vita. Ma mentre si appresta a fare i conti con la propria coscienza, una serie di brutali delitti sconvolge la città. Una delle vittime è la figlia dello speziale olandese Nathaniel der Witt, che non riesce a darsi pace per la sua morte e decide così di indagare per scoprire la verità. La sua indagine lo metterà sulle tracce di personaggi come Tintoretto; ma anche Adamo Baptista, una spia; la cortigiana Tita Boldini; il mercante francese Lauret e la donna più desiderata di Venezia, Caterina Zucca. I Lupi di Venezia sono di nuovo a caccia…
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