Vi è mai capitato di leggere una recensione, magari su un giornale e pensare “chissà se questo critico è amico dello scrittore” ?
Bene. Questo problema, qui a Letteratitudine, non si pone. Quella che segue è la recensione del libro di Silvia Leonardi (Allo specchio, edizioni Il Filo, euro 13) scritta da Enrico Gregori. I due, che si sono conosciuti su questo famigerato blog, scoprendo di lavorare in luoghi molto vicini, si incontrano abitualmente nella pausa caffè e sorseggiano con gusto alla salute di letteratitudiniani & friends.
E allora? È credibile la recensione di Enrico Gregori, visto che è amico di Silvia?
È una recensione allo specchio, come la Venere del dipinto (dunque autocelebrativa)?
Secondo voi?
Peraltro, aggiungo, è la prima volta che mi capita di trovare una parolaccia all’interno del testo della recensione di un libro.
Recensione o antirecensione?
Scherzi a parte. Più in basso avrete modo di leggere due stralci del testo della Leonardi.
Silvia scrive: “Qual è la vita perfetta? (…) Io sono sempre alla costante ricerca di quella sottile striscia di confine che delimita l’accontentarsi dal desiderare”.
È su questa frase che vi inviterei a dibattere.
Fino a che punto noi tutti siamo sempre alla costante ricerca di quella sottile striscia di confine che delimita l’accontentarsi dal desiderare?
(Massimo Maugeri)
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Silvia Leonardi allo specchio. Lei, o ciò che lei sentiva di essere quando scrisse, appunto, “Allo specchio”.
Non un romanzo autoreferenziale, come il titolo potrebbe suggerire. Perché in quello specchio si riflettono ricordi, persone, emozioni, paure e voglie. Sogni realizzati o tramontati nell’Occidente delle illusioni.
Sono righe ingenue quelle di Silvia, il ché non vuol dire superficiali. Tutt’altro. E’ l’ingenuità della pulizia e dell’onestà di chi non tradisce se stessa pur di essere “alla moda”.
I sentimenti di “Allo specchio” sono genuini come le pietanze di quel compleanno al mare. Là, dove tra sguardi “crudeli”, si consumò il rito dell’amore rubato. Con la piena consapevolezza che mai un furto fu così anelato.
Un romanzo con tanti punti di riferimento. Ma tutti sempre aggirati e scavalcati dalla fantasia che corre. E quando la fantasia galoppa non ci sono redini atte a trattenerla.
Un padre ammazzato, una signora misteriosa. E quell’autobus che non passa. Cazzo, ma quando passa? O meglio, non passare maledetto bus, perché “Allo specchio” deve scivolare via tra felicità e flagelli.
Minimalismo che assurge a vita. Quell’esistenza “normale” da tanti aborrita. Ma che per Silvia è fedeltà, soprattutto a se stessa. La forza di amare fino a scomparire nella coltre di quell’amore. Soffocarsi nel desiderio di avere Claudio. Perché Claudio non è Michele. E perché comunque questo mondo è un susseguirsi di Claudio e Michele a darsi battaglia come gli Orazi e i Curiazi del nostro intimo sentire. La battaglia tra ciò che si deve e ciò che si vuole. Una lotta furibonda per far coincidere, Dio volesse, ciò che si vuole con ciò che si deve. Se poi questo connubio sia avvenuto, non possiamo dirlo noi. Ma solo Silvia, se vorrà.
Enrico Gregori
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“Non furono facili i primi anni lontani da casa, assalita com’ero da quella malinconia pungente e devastante, che mi tormentava la notte e mi assillava il giorno, lasciandomi appena il tempo di studiare e di essere un’allieva modello. Soffrivo di un dolore così intenso da offendere il dolore autentico del mondo, così irragionevole da non riuscire a comprenderlo. E non so perché, se per la lontananza dalle due uniche persone che avessero mai significato qualcosa per me, o per una solitudine più profonda, un’inquietudine e un’urgenza di vivere, che non sapevo come soddisfare. Desideravo solo essere felice. Un’aspirazione banale, che riassume in sé i desideri di un’intera umanità, ma che per me era vita. Cercavo, in quelle poche amicizie autentiche che ero riuscita a coltivare, il mio pezzetto di gioia latente, e vi trovavo solo la mia croce, la stessa di quel Dio che non sapevo pregare. Più cercavo, più comprendevo, alla fine di ogni giorno, che era ancora lungo il mio cercare, e che forse non sarebbe mai stato abbastanza.”
(…)
“Ogni tanto mi guardo dentro e mi chiedo ancora, come ho fatto tante volte, se sono felice. La risposta è sempre la stessa. Qual è la vita perfetta? Cara Maria… ogni vita anche apparentemente felice nasconde nelle pieghe più nascoste le sue insoddisfazioni e le sue insidie. Io sono sempre alla costante ricerca di quella sottile striscia di confine che delimita l’accontentarsi dal desiderare, ma giuro che ad oggi non l’ho trovata, e ancora adesso sono incapace di capire quale sia il modo giusto per vivere, per cui credo solo che quel mio essere felice “nella maniera che può bastare”, sia già vera felicità.”
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AGGIORNAMENTO del 12 dicembre 2007
Auguri a Enrico Gregori da parte di tutti i letteratitudiniani!
Anche lo spumante, via…
Nel post ho dimenticato di precisare che:
“Silvia Leonardi è nata a Messina il 15 aprile 1976. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Messina, si è trasferita a Roma, dove vive da quasi otto anni. Attualmente si occupa di selezione del personale per un’azienda di proprietà americana. Allo specchio è la sua prima esperienza letteraria.”
E ora… massacrateli!
Scherzo, eh?
😉
Invece, seriamente… se qualcuno ha letto il libro di Silvia ci comunichi le sue impressioni.
Altrimenti rispondete alla domanda:
Fino a che punto noi tutti siamo sempre alla costante ricerca di quella sottile striscia di confine che delimita l’accontentarsi dal desiderare?
Nessuna storia è mai uguale ad un’altra. Questa tanto meno.
La storia di Maria, che ripercorre sul filo della memoria gli echi di un passato mai troppo passato. Una confessione che si sgrana lenta come in un rosario, e che rivela l’imperfetta esistenza di ognuno di noi, celata dietro apparenze di normalità e di quotidiano, ordinario vivere.
La protagonista di questa storia non è una donna qualunque. È una persona che ha visto e vissuto, ha sentito, toccato, sofferto e continua ad aggrapparsi all’idea di una felicità che ogni volta le è sfuggita.
Maria non ha più voglia di desiderare altro se non quello che ha già avuto. […] È stata in grado di emergere da un passato di ombre, ma è più forte in lei il desiderio di tornare al ricordo che apre ferite profonde e antiche.
Con una delicatezza di parole dal sapore antico, questo romanzo rappresenta la piccola boa galleggiante alla quale ciascuno di noi, con la sua storia personale, può aggrapparsi per non affogare.
(dalla prefazione)
Preciso, con lieve senso di colpa, che non ho ancora avuto modo di leggere il libro di Silvia… ma lo farò presto.
risponderò con l’immortale ligabue:
‘chi s’accontenta, gode
…così così…’
scherzo scherzissimo.
🙂 🙂 🙂
per un commento più serio, mediterò.
Una cosa non ho proprio capito dalla presentazione di Enrico Gregori: ma il libro di Silvia e’ autobiografico o si tratta di un romanzo, con io narrante, personaggi, eccetera?
A dire da (belle e forti) affermazioni come ”Soffrivo di un dolore così intenso da offendere il dolore autentico del mondo, così irragionevole da non riuscire a comprenderlo”, sembrerebbe un bildungsroman, un ”romanzo di formazione” in piccolo. Sempre che Silvia parli di se’. Silvia: non ho il tuo libro, mi diresti se e’ autobiografico?
La copertina e’ molto riuscita. E’ il tuo primo lavoro pubblicato?
Io ricordo molte sensazioni simili alle tue: la lontananza da casa, la voglia di star bene, se non proprio di esser felici. Gli amici che sono croce e delizia della nostra ”vita nuova”, con il loro ricordarci la famiglia sempre parziale ed insufficiente… eccetera. La post-adolescenza e’ un momento bello e pericoloso: da quello dipende tutto il futuro. Cioe’ la vecchiaia, che mi sembra il momento culminante della vita.
Grazie, cara. E tanti auguri per il libro!
Sergio Sozi
Ho fatto quello che potevo e che sentivo. E’ vero, con Silvia abbondano i caffè. Naturalmente ci siamo scambiati i libri. Altrettanto naturalmente, però, non le ho chiesto se e quanto c’è di autobiografico in “Allo specchio”. Se vuole lo dirà Silvia. Ma, direi, cerchiamo di chiarirci sul concetto di “autobiografico”. In senso stretto, è vero, significa che i fatti narrati, o parte di essi, ci sono realmente accaduti. Diciamo, quindi, un’autobiografia tecnica.
Ma poi c’è “l’essere” in un libro e questo, credo, sia inevitabile.
Caro Sergio, tu certamente saresti in grado di scrivere un saggio su Ludovico Ariosto. Eppure, non ci sarebbe un po’ di Sozi in quel libro? Non ci sarebbe, almeno, cosa Sozi prova al cospetto dell’Ariosto?
Lo so quello che stai pensando, che se io “sono” nel mio libro devo fare abbastanza schifo. Può darsi. Ma Silvia, che nel suo libro “c’é”, a differenza del sottoscritto, è una brava persona. Infatti, rivelo, è vero che usciamo a prendere il caffè. Ma in due bar diversi. Di farsi vedere a zonzo con me la ragazza si vergogna.
🙂
… Non sei tu quello che sostiene che una recensione libraria giornalistica ben fatta dovrebbe parlare molto chiaramente dello scrittore, di chi e’ e di cosa ha scritto prima, di cosa tratta il libro e di come il libro e’ strutturato? Ecco. Scusami, ma io questo dalla tua recensione non l’ho capito. O dovrei prima leggere il libro?
Sergio
P.S.
Lo sai che quando si parla di Lettere, io…
Ho avuto il piacere di assistere alla presentazione del libro e di conoscere personalmente Silvia. Ho rubato quel tempo alla mia vita “più che normale” spinto da una istintiva curiosità che non ho saputo spiegarmi. Avevo il libro sottobraccio mente stringevo la mano dell’autrice. “Ciao, sono eventounico, ci siamo conosciuti da Maugeri. Complimenti. Sei stata molto brava”. E lei “Si, ma chi sei ? Io ho conosciuto Gregori, il giornalista”. Immaginavo, dunque, che sarebbe arrivata questa recensione e quella notte, leggendo il libro, ho capito perché. Tornerò presto con il mio commento. Intanto, per quello che può valere il mio giudizio, vi invito a leggere “Allo specchio”.
@ Sergio:
credo che questo sia l’ultimo intervento “personale” che faccio in quanto lo spazio è per Silvia e per chi vuole commentare il suo libro. Non ho parlato di ciò che Silvia ha prodotto prima di “Allo specchio” in quanto nel prologo di Maugeri c’è scritto chiaramente che si tratta di un esordio letterario.
Sulla struttura del libro ho detto quello che potevo dire, o che a me sembrava. Allo Specchio per guardarsi dentro, ma anche per guardare le persone che ci sono accanto e che in quello specchio si riflettono insieme a noi. Persone che, talvolta, passano così di sfuggita che su quello specchio rimangono impressionate in maniera sfocata come quanto la macchina fotografica scatta col soggetto in movimento.
Un viaggio verso una crescita, direi. Perché la Silvia che conosco mi sembra più “grande” di quella riflessa nello specchio. Ma questo, credo, con la recensione non c’entra perché è un’impressione che può semmai avere solo chi frequenta la persona.
Aggiungo poi che, in qualche modo, il libro di Silvia è anche un po’ “giallo”, per cui…è meglio leggerlo.
🙂
Cari tutti, grazie per i commenti. Grazie a Massimo per avermi postata (perdonami, ma io alle 23.30 ero già tra le braccia di Morfeo!), grazie a Enrico per la sua recensione, grazie a eventounico e a Sozi.
Ma così è riduttivo e preferisco dedicare di seguito un commento a ognuno di voi.
🙂
@ Enrico
Prima di tutto mettiamo ben in chiaro che sono molto felice dei caffè che prendiamo e dei nostri scambi di opinione e di vedute! 🙂
Della tua recensione ti ho già detto in separata sede ma qui mi ripeterò per gli altri, e molto volentieri. Hai colto nel mio libro particolari che non tutti hanno rilevato. Non perchè non siano evidenti, ma perchè bisogna andare oltre. Questo non nel mio caso specifico, ma sempre nella vita. Chi ha letto il mio libro si è “affezionato” all’uno o all’altro personaggio, facendo riferimento, a livello nemmeno tanto inconscio, alle esperienze vissute sulla propria pelle. E quando in qualche modo riesci a trasmettere le tue sensazioni, a trasporle in modo che gli altri le sentano come fossero loro, per me è un piccolo successo.
Le tue parole sono quello che di me ti è arrivato.
Non posso che dirti grazie per come le hai accolte.
@ Sergio
Caro Sergio,
il mio libro non è autobiografico in senso stretto. Ci sono personaggi, c’è un io narrante. Ogni personaggio potrebbe essere una storia a sè perchè la sequenza non è sincronica. In realtà sono tutti legati in diverso modo e misura alla vita della protagonista, Maria.
E’ anche vero che Maria sono in parte io stessa. Non sono miei gli episodi della sua vita, lo sono molte delle sensazioni che descrivo, come quella della lontananza da casa, o dell’affannosa ricerca della felicità. E’ mia l’urgenza di vivere che spesso non riesco a spiegarmi. Ed è verissimo, come scrive Enrico, che tra le righe c’è un essere che lotta per far coincidere ciò che si vuole con ciò che si deve.
P.s. si, è il mio primo lavoro pubblicato. Ma nel cassetto ho altro che aspetta di uscire!
@ Massimo
ahi ahi…ancora non hai letto il mio libro?? 🙂
@ eventounico
Caro evento, detta così sembra quasi che io non sia stata così contenta di incontrarti. tutt’altro, sono rimasta sorpresa e felice che sia venuto alla presentazione e il mio “si, ma tu chi sei?” era solo un invito a sapere chi c’è dietro il nick che usi nel blog, come ti chiami davvero, cosa fai. Credo tu l’abbia capito. Mi hai fatto un bel regalo.
Adesso aspetto con interesse la tua recensione, se vorrai, anche se nei commenti ad altri post in qualche modo ho già colto il tuo pensiero.
Kiss (si può usare o Elektra ha il copyright anche del kiss?) 🙂
@ gea
mi interessa davvero conoscere la tua opinione sull’idea della felicità.
E comunque Liga ha ragione 🙂
Silvia, una amica lettrice di un mio libro uscito con nome e cognome era convinta avessi usato uno pseudonimo… 🙂
Brava Silvia! Goditi questo momento di gloria. Sono con te.
Ti faccio tanti auguri.
Secondo me la vita perfetta non esiste. Anzi, penso che la nostra vita sarà tanto più imperfetta quanto più cerchiamo la perfezione in modo morboso.
Non ho il copyright sul “kiss”. Usalo tranquillamente.
Smile
Io non prenderei mai il caffè con Enrico.
La pausa caffè dev’essere un momento piacevole, no?
Specchio o non specchio Silvia dev’essere una santa donna, oltre che brava ragazza.
P.s. per Enrico. A te non metterei l’arsenico del caffè… è più che sufficiente la tua saliva.
Smiiiiile
Elektra, sei forte. Mi hai fatto ridere! 🙂
Enrico è orso solo all’apparenza, dovresti unirti ai nostri caffè!
Ho avuto la fortuna di leggere il libro di Silvia grazie al caso.Ero, infatti, con amici in giro per gli scaffali di Bibli, quando mi sono imbattuto nella presentazione di “allo specchio”.L’ho acquistato, Silvia carinamente mi ha scritto una dedica e lasciato la sua mail per un commento.Ho interrotto la lettura del libro che stavo seguendo e mi sono apprestato ad affrontare la prima fatica di questa nuova scrittrice.Sono rimasto letteralmente conquistato praticamente da tutto.I personaggi tratteggiati e la magia che aleggia all’interno del romanzo in primis.La magia scaturisce dalla forza di Maria ed è una forza che lei attinge da un unico serbatoio:l’amore.Maria ha amato tutti quelli che le hanno teso una mano ed odiato, forse, solo quelli che, la mano, l’hanno alzata su di lei.Il romanzo è talmente pregno di sentimento e di cuore che ho dovuto rivedere, in maniera pesante, quello che, molto più modestamente, sto scrivendo io che mi è sembrato, di colpo, freddo e privo di umanità.Ho solo fatto un piccolo appunto a Silvia, se lo vorrà apriremo un dibattito qui.
“Fino a che punto noi tutti siamo sempre alla costante ricerca di quella sottile striscia di confine che delimita l’accontentarsi dal desiderare?”
Salve figlioli,
intervengo a piedi uniti sulla palla? Gia ho avuto due giorni di sospensione da internet dopo la mia devastante e inutile censura a Silvia di alcuni giorni fa (la telecom mi odia perchè ogni volta che chiamo il 187 dico: “Pronto Sip?”).
A Napoli spesso si sente dire dei delinquenti “Omm’ é conseguenza” (Uomo di conseguenza), perchè il criminale non s’interessa della conseguenza dei suoi gesti; io invece penso che “Gli uomini di conseguenza” siano gli altri, quelli che si accontentano e bloccano il desiderio; quelli che hanno paura del passaggio dalla cronaca a quel pizzico di “Storia” che potrebbe gratificare chi rincorre e raggiunge il desiderio.
La splendida immagine della Leonardi in copertina ha sicuramente convinto Enrico Gregori a scrivere la recensione; un commento asciutto, secco come una fucilata; dolce, perchè non puoi non esserlo, con chi ti è amico/a; con chi ti chiede la prefazione; con una come Silvia Leonardi che nell’onomatopea del nome ha già il Dna della scrittrice ( io ho problemi con l’editore per la lunghezza del mio nome, che è più lungo delle amenità che scrivo); il suo sembra studiato a tavolino, come facevano una volta gli art director dei cantanti (ve l’immaginate se Patty Pravo si fosse firmata Nicoletta Strambelli?).
Comunque una bella recensione.
E’ autobiografico? Oltre al “chissenefrega” : c’è qualche autore che non scriva per intimo narcisismo (il raccontare lo è sempre, si vuole essere ascoltati e si affida alle pagine i discorsi…e quando gli rispondi ai lettori? sei tu che parli e loro zitti, ti rispondono solo comprando il tomo)?
E cosa non è autobiografico?
Cosa ha fatto prima la Leonardi? Penso che abbia vissuto, come Neruda;
credo abbia riempito cassetti come sua santità Gesualdo Bufalino, o sia andata a comprare sigarette per Camilleri: leggerò il libro e mi chiederò cosa ha fatto adesso.
Aspetto nerbate da Sozi!
@Massimo M.
Non è una parolaccia quella di Enrico; non avrei io saputo entrare direttamente in “quell’attimo” senza evocarla.
@Enrico
Non è una recensione, dai è una marchetta (ma perchè devo sempre farmi odiare?)!
@ Silvia,
un augurio grande, il primo libro è il primo figlio!
Grazie Francesco! Direi che ti è costata abbastanza la censura che mi hai bollato addosso qualche giorno fa!
Scherzi a parte, hai colto nel segno quando scrivi che tutto è autobiografico e nello stesso tempo non lo è, quel libro in qualche modo sono io, con le sfumature che ognuno vuole leggerci dentro.
Ho vissuto, ho vissuto, come tutti, arrangiandomi come ho potuto.
“fate quel che potete, con ciò che avete, dove siete”. non è una frase mia, ma come se.
Unico appunto: avrai capito che Enrico è mio amico, se ha scritto l’ha fatto solo perchè lo sentiva!! Giù le mani da Enrico 🙂
A francesco capozza
Caro Fra, l’appunto che mi hai fatto è giustificato, ma sarebbe rivelatore del finale del libro…se c’è qualcuno che ha ancora voglia di leggerlo, sarebbe penalizzante. Che ne dici?
kiss
@ di domenico:
hai fatto la cosiddetta scoperta dell’acqua calda. E’ ovvio che la mia è una marchetta. Il libro di Silvia non l’ho manco letto. Ho passato la mano sulla copertina, come fanno i sensitivi, e ho dedotto tutto quello che hai letto. Ovviamente, in cambio di ciò, ho preteso da Silvia un week-end a Saint Tropez (paga lei naturalmente) con fitto programma di festeggiamenti vari.
Il viaggetto è previsto dopo le vacanze di Natale. Sai, durante le festività, sia io che lei manterremo un legame di facciata con i nostri cari pensando, comunque, all’imminente tripudio dei sensi.
Come avete letto in un suo post, Silvia sta pensando a un altro libro. Ovviamente recensirò anche quello. So perfettamente che durante il week-end “de fuego” mi troverò così bene che per il secondo scritto pretenderò un mese di follie a Caio Largo.
🙂 vada per Cayo Largo…me gusta Cuba!
ma tu vedi che strane idee che metti in testa a tutti, Enrì!!!
“Allo specchio” è l’immagine riflessa della dimensione interiore di ognuno di noi, la celebrazione del vageggiamento nostalgico eppure dolcemente malinconico che tutti abbiamo per la felicità. Non un sentimento banale, bensì quell’attaccamento al proprio essere che consente di rimanere autentici pur nelle trasformazioni imposte dal cambiamento della Weltanschauung. Una felicità “normale” proprio quando nulla è più tale intorno a noi, bensì artefatto, premasticato ed imposto da un dover essere anziché dal riuscire ad essere ciò che si vuole. La distanza che intercorre tra l’aspirazione alla felicità e la possibilità di esserlo, offerta da ciò che rimane realmente nostro, è proporzionale al segno del coinvolgimento nelle vicende e negli incontri che rimane marchiato sulla nostra pelle. Quanto più riusciamo ad mettere all’esterno l’anima ed all’interno la dimensione corporea, tanto più siamo emanazione e risultato dell’emopoiesi del nostro sentire. Poche sono le persone che sanno stringere forte il cuore della gente.Maria, la protagonista del libro, lo fa continuamente, senza averne piena consapevolezza, pur nella sua ragionevolezza non pone mai tra sé stessa e l’altro la barriera della ragione. Semplicemente ama. Il lettore non può fare altrimenti nei suoi confronti.
I ricordi di Maria, sono persone, nomi, volti, non eventi. Nessuna narrazione, solo vita.
“Allo specchio” è una estetica della esperienza relazionale.
Eppure è un romanzo schietto, autentico, forse solo in tal senso autobiografico, perché tale è la sua autrice.
@ Silvia. Ciao, complimenti per l’entusiasmo che crei attorno a te e complimenti anche per il tuo libro.
Lo leggerò con quello di Enrico. A presto, ciao, Miriam
@ miriam:
non ti neghi niente, eh? buongustaia!
🙂
Silvia.
credo che il desiderio abbia in sé i germi della felicità.
è di per se stesso gioia, adrenalina, sangue che scorre veloce, le farfalle nello stomaco e i grilli nella testa.
forse la felicità è solo un attimo di appagamento, un sorriso che esplode dentro, in mezzo a due desideri.
o anche a uno solo, se è a rate. 🙂
Grazie Miriam, e mi raccomando segui l’umore del momento per stabilire l’ordine in cui leggerai i nostri libri. Se sei nervosa…prima quello di Enrico e poi il mio. Al contrario, se sei troppo “calma”, prima il mio e poi quello di Enrico.
Dopo capirai.
Un abbraccio
P.s. con il tuo permesso vorrei chiedere a massimo la tua mail.
Gea la penso proprio come te. In fondo la cosa più bella di un dono tanto desiderato è proprio l’attesa.
Sono d’accordo, Gea.
Credo che il problema più vero sia quello di riconoscere quell’attimo. A volte passa e non ci sembra abbastanza. E c’è chi vive aspettando sempre l’onda perfetta.
hai detto poco…
imparare a riconoscere l’attimo, gli attimi, ché sono tanti, significa imparare a vivere..
Auguri Silvia per il tuo libro. Vorrei scrivere qualcosa di originale ma in questo momento non mi viene niente in mente. Auguri. E che sia l’inizio di una brillante carriera letteraria.
Non preoccuparti Salvo. Sono ben felice di prendermi i tuoi complimenti.
Solidarietà sicula! 🙂
@silvia, certamente, ma fattele dare entrambe, perchè ho dei problemi strani con la ricezione; quindi ti fai dare quella che inizia con gd-…. e anche l’altra.
ciao, sono sempre alle prese con i miei temi….a presto, miriam
Ciao cara amica mia, e salve a tutti.
Credo che ogni opera d’arte sarà tanto più efficace e grandiosa, quanto più lontano in termini di spazio e tempo saprà irrorare il gettito delle emozioni che può suscitare.
E’in base a questo principio, oltre ovviamente all’incommensurabile piacere di poter salutare un’amica, che sento di intervenire per portare il mio piccolo e modesto contributo.
Ebbene si, i posso urlarlo a tutti, la sua eruzione ha raggiunto
anche me. : io l’h o letto!!
La mia testimonianza non è quella di un intellettuale, nè di un letterato,
tantomeno di uno scrittore o aspirante tale, la mia parola è quella di un informatico, cioè una persona comune che divora quotidianamente più byte che pagine di libri, e pertanto non intreccerò paroloni e sofismi per recensire “Allo specchio” di Silvia, anche perchè non ne sarei capace, bensì, nell’invitarvi a leggerlo, vi porgo semplicemente su di un piatto d’argento il mio cuore gonfio delle emozioni che ha saputo offrirmi.
Riguardo la felicità, mia cara amica, quel confine tra il desiderare e l’accontentarsi, giace ancora nello scrigno dei misteri, non è mai ben delineato, a tratti è solo una esile linea, talvolta un muro, altre volte un burrone…mi chiedo quale sarà il tempo in cui tutto ci apparirà più chiaro.
Ciao e a presto (a te ed alla tua prossima creatura)
Baci
Angelo!! Ma che bello trovarti sul blog.
Spero non ti dispiaccia se faccio sapere a tutti quanto invece tu sia capace di esprimerti in modo profondo. Quella riflessione sulla felicità, te lo ricordo, la devo anche a te.
baci
Silvia!!! Ma qui si parla di te! ma insomma ora il tuo entusiasmo mi ha tirato anche dentro il blog. Penseranno anche di me che se parlo bene del tuo libro è perchè ti conosco, non potranno credere che in realtà ti conosco ma non ti conosco, ti conosco benissimo senza averti mai conosciuto, e che ti conoscerò meglio nella prossima vita!!!
baci
…o ebbi a conoscerti in una non-conoscenza attraverso un conoscibile sconosciuto. ma peraltro il conoscente potrebbe esser conoscitore di un ignoto conoscere.
ps: e io che sono rimasto ancorato ai vecchi allucinogeni! ma chi la vende questa roba così efficace?
tu non puoi capire Enrico!!!
meglio!
🙂
Scusatemi: ma ha me Enrico mi fa mori’ E’ come i funghi avvelenati.
Ho scritto “ha” me. Devo cambiare anch’io spacciatore.
Stasera credo di non riuscire a collegarmi, lo farò domani. ma se qualcuno volesse aggiungere qualcosa al concetto di felicità, di accontentarsi e di desiderare, ne sarei contenta.
kiss
@ silvia:
desidererei la totale assenza di Sergio Sozi da questo blog. In caso non fosse possibile potrebbe essere una felicità accontentarsi di suoi interventi solo sporadici. Può andare come concetto?
🙂
Faccio i miei più vivi complimenti alla giovanissima Sivia Leonardi, non posso valutare il suo libro poiché ancora non l’ho letto, ma l’esordio mi sembra ottimo e di buon auspicio.Bravo anche Enrico Gregori per la sua valida recensione.Lo ammiro molto, perché con i suoi interventi ,ci riporta sempre a riflettere sulla cruda realtà che oggi viviamo.Grazie Salvo, per l’abbraccio dell’altro giorno, la tua fraterna amicizia è stata un raggio di sole sulla mia grigia giornata.Gentile Massimo l’odierno tema invita la lepre a correre…Mi scuso se scendo nel personale ma, nel mio caso non esiste una sottile linea di confine che delimita l’accontentarsi dal desiderio, ma folte barriere architettoniche e mentali che mi impediscono di vivere. I pii desideri invece rimangono tutti…Quando la mia giovane vita è stata stravolta da una paralisi invalidante e progressiva, i miei tre figli erano piccoli. Il maschio andava all’asilo e aveva ancora tanto bisogno di cure ed attenzioni. Che tormento non poterlo più stringere fra le mie braccia o non essere più ingrado di preparargli una crema. Da un giorno all’altro non avevo più un futuro! Ho lasciato il lavoro, il quotidiano con il quale collaboravo e tutti gli interessi che amavo coltivare. Di colpo mi sono ritrovata inchiodata su una carrozzella,in una realtà opaca e sconosciuta.Nel mio ferreo trono sono stata posteggiate sei anni, sino ad oggi ho subito sette operazioni, sballotata da una clinica all’altra come un pacco ingombrante. Per una persona iperattiva come me, il dramma più grande era non essere più padrona di me stessa, delle mie azioni e di dover dipendere totalmente, per ogni normale gesto, come lavarsi, vestirsi, sfogliare una rivista, dalla benevolenza e dalla disponibilità altrui.Ho dovuto imparare ad accettarmi con mille impensabili limiti, in una nuova scomoda dimensione lastricata di rinunce. Malgrado la fitta succesione di divieti e i rimpianti di un passato ormai inservibile, non mi sono lasciata travolgere da un totale abbattimento. Come sosteneva Albert Camus” Lo scrittore disperato non esiste perché scrivere è già un atto di fede !” Se mi guardo “allo specchio” vedo una me stessa che non conosco… e i desideri planano altrove..Però sono serena e interiomente libera.La durissima malattia mi ha dato un salutare distacco dagli eventi e dalle frivole cose e mi ha restituito il senso profondo dell’esistenza, faciendomi valutare ciò che è veramente essenziale, come la gerarchia dei valori che salvaguardi l’intangibile dignità di ogni essere umano. Anche se i miei figli sono cresciuti con lo stretto necessario, sono divenuti delle belle persone, siamo molto uniti e loro mi colmano di attenzioni.Grazie per la pazienza e per aver asoltato le mie geremiadi.Maria Teresa Santalucia Scibona
Cara Silvia,
il frammento che ci hai regalato è soave e molto vero. Ci coglie tutti interi con le nostre domande palpitanti e irrisolte, col nostro interrogarci – spesso- proprio innanzi a uno specchio, nella speranza, sempre presente, che oltre la sua superficie si celi una risposta, o un’immagine che riveli ciò che è giusto fare. Quale strada prendere.
Lo specchio ci rimanda il nostro volto, sì, ma è quello che desideriamo vedere? E’ quello che gli altri vedono?
Hai colto il senso di ciò che ci sta più a cuore. La ricerca della felicità. Il mistero di essa. Possederla o non possederla mai veramente, vedercela sfuggire tra le dita non appena ci pare di lambirla.
Hai fatto un gran viaggio, modernissimo e -ahimè – ancora lungo. E lo hai fatto con toni poetici, assorti ,che mi hanno fatto pensare alla maestosità di un veliero che solca mari immensi.
Ti leggerò con vera gioia.
@ Enrico: mica male! Anche la parolaccia era azzeccata. Bravo!
@ M. Teresa Santa Lucia Scibona:
Carissima, credo che anche se lo specchio non la riflette più come una volta , le rimandi comunque lo splendore di una persona bellissima.
@ maria teresa santalucia scibona:
come lei avrà intuito non sono incline ai compromessi e alle ipocrisie, per cui sono estremamente sincero nel ringraziarla per le sue parole verso di me. l’ammirazione, ne sia certa, è reciproca.
@ simona:
ecco, secondo me ci stava meglio di un punto-e-virgola. Grazie
🙂
Leggerò il libro di Silvia Leonardi nei miei giorni di “vacatio” natalizia, ed anche la recensione di Gregori. La frase da dibattere?! Nella mia vita non mi sono mai accontentato, ma ho sempre desiderato. E continuo sino ad oggi a desiderare…Nella mia vita ho odiato ed amato, ho vinto ed ho perso; talora, nelle cose “ci ho azzeccato, talora ci ho sbagliato”. Sono luci ed ombre. Ma mi piace essere, sempre, in ogni cosa che io faccia, il cavallo impazzito di cui si parla in quel famoso mito di Platone: il cavallo impazzito, desideroso, fouri di se’, in cerca di “altro”. Per leggere Silvia tornerò a Lacan e al suo “seminario” “sullo specchio”; tornerò a Starobinski; tornerò a Donne, a Durrenmatt; forse a Pirandello, a Ceronetti, ad Hogarth…A Pessoa ed alla Hart. Sicuramente a Roland Barthes e ai suoi “Frammenti di un discorso amoroso”. Probabilmente non riuscirò mai a leggere Silvia, considarata la mole di letture “propedeutiche” al suo romanzo. Ma in me resterà intatto, sempre, il desiderio di leggerla…
@ Maria teresa
abbiamo tutti da imparare da Lei.
Lei possiede l’arte di modulare i desideri sulla realtà, e questa non è rassegnazione.
un abbraccio fortissimo
Cara Silvia Leonardi,non ho trovato il suo libro in libreria,in Milano:hanno consultato la banca dati ricercando il suo nome e il titolo del libro, senza esito.Proprio adesso che sono stato ammaliato dalla sua scrittura e dalle recensioni esaltanti lette in questo post.Mi riservo comunque di esprimirmi,fra qualche giorno, su ” aggiungere qualcosa al concetto di felicità, di accontentarsi e di desiderare, ne sarei contenta”.Per il momento la ringrazio per l’enpatia che mi ha suscitato.
Luca Gallina
@ silvia:
strada facendo e aggiungendo pagine al tuo manuale di sopravvivenza imparerai a trattenere “allo specchio” solo le immagini costruttive. Dolorose, anche, ma che comunque ti lasciano qualcosa dentro. Molto più di ologrammi fasulli, “identità distorte” che si sono manifestate per ciò che in realtà non erano. Paccottiglia, materiale di risulta, fardelli pieni di nulla. Al di là dei desideri, forse, la felicità sarà proprio imparare a distinguere la merda dalla cioccolata.
Quest’ultima la sottoscrivo! Bravo Enrico!
Eh, sì…ci stava meglio di un punto e virgola.
Stavolta, il nostro petroniano-trilussiano Enrico Gregori ha detto una cosa col cuore. Non posso confermare perche’ non ho ancora letto il libro; pero’ confermo la bellezza e la verita’ di quanto detto da Enricuzzo.
Sergio Platonicus
@ sergio:
m’è sfuggita
🙂
… o forse piu’ che ”trilussiano” avrei dovuto dire ”belliano”. Greg e Gioacchino son un tuttuno. Trilussa… un pizzico in meno!
S.
Cor core se fa poca strada – me disse l’amico Frizze, che voi nun conoscete. Maccome, j’arisposto, io c’ho er core bbono e so’ diescianni che faccio lo scopino!
S.
P.S.
Incredibili pulsazioni odo provenire dai ventricoli del Gregori!
Nonostante vi abbia scritto solo poche ore fa che stasera non posso collegarmi, eccomi qui, felice di aver trovato le vostre parole.
Carissima M. Teresa Santa Lucia Scibona, le sue parole mi hanno colpito allo stomaco. Lei è una donna forte, di quelle speciali, così tanto che non ammetterà mai di esserlo. E’ stata costretta dalla vita a guardarsi allo specchio, ed è riuscita a farlo senza ombre, con la consapevolezza delle piccole cose cui dobbiamo essere grati per il solo fatto di averle. Ci sono eventi che ci colpiscono, inaspettati e spesso terribili. La sua grandezza, mi creda, sta nel fatto di non aver lasciato che prendessero il sopravvento. La sua è una grande lezione di vita. Da imparare.
Grazie
ragazzi, ho problemi con la connessione…va e viene. risponderò a tutti domani…o stanotte.vedremo
intanto kiss
Cara sig.ra Scibona,
la poesia che ho appena trascritto da Carlo Betocchi e’ dedicata ai bambini italiani e… a lei. Dedicata da me che non sono all’altezza di Carlo Betocchi. Dunque ”poco da Sergio” e ”molto da Betocchi”. Ma in un certo senso anche da Sergio, se e’ vero che qualche lirica diventa di chi la ama.
Sozi
@ un po’ di gente:
molti messaggi indirizzati alla Scibona sanno di “coccodrillo”. La signora, invece, mi pare viva, vegeta e in sentimento. Molto più di letteratuncoli scoppiati in quel della Slovenia. Sursum corda…..eccheccazzo! (se no non mi riconoscevate)
🙂
Sempre alla sig.ra Scibona:
la poesia cui alludo e’ nel ”post” dedicato alle bambine. Mi scusi. E se vuole, vada ivi.
Sozi
Ecco. A dirglielo palesemente, Gregori smette di accennare parvenza di attivita’ cardiaca e torna nel solito stagno, a darsi le pacche sulle spalle con fra’ Trilussa e compar Giovacchinobbelli.
Dai, Enrico: vatti a leggere la lirica di Betocchi che ho dedicato alla (sempervirens, lo so!!!) signora Scibona, sul post dedicato in verita’, con la scusa dei bambini, alle vecchie matrone della Letteratura italiana – non tutte per carita’: alluderei ad una sola che pero’ non ti dico.
Sergio Cattivus
@ sergio:
i versi li avevo letti e ovviamente non commentavo perché dal fondo del mio stagno sembra davvero un empireo la poesia di Pidocchi…Betacchi…Bitossi….Finocchi…..ma tutti tu li conosci?
🙂
@ sergio:
e fossi in te la smetterei di rivolgermi alla signora Scibona. Mentre tu sei qui a incartapecorirti con Betocchi, lei sarà andata probabilmente a un concerto heavy metal. Anzi, mo’ stacco pure io e la raggiungo. Mi sa che ha finito l’ecstasy
🙂
…americanaccio!
Di’ la verita’, su, dilla, ”vecchio” lupo di mare (interno: il Mar Morto?): TI E’ PIACIUTA LA POESIA DI PID… EHM… DI BETOCCHI, EH? DILLO, SE SEI UN UOMO!
S.
Non l’hai ancor detto.
stanotte non riesco proprio a dormire.
voglio ringraziare Simona per essere intervenuta. tu hai ragione mia cara, tante volte l’immagine riflessa non è quella che vorremmo vedere, ma con lo specchio ci si confronta ogni giorno, e ogni giorno tocca trovare delle risposte. Che io mi auguro sempre siano quelle migliori, non dico in assoluto, ma che siano il meglio che in quel momento possiamo tirare fuori. E che gli altri lo sappiano e lo vedano.
Ogni tanto, piuttosto che davanti, io mi metto dietro. Ma può andar bene per un giorno, poi torno a fare i conti con me stessa.
@ Salvo Sequenzia
considera il mio libro propedeutico a tutto il resto. 🙂
magari leggendolo ti verrà voglia di desiderare di rileggerlo ancora, e ancora , e ancora..senza mai accontentarti.
Scherzo naturalmente, e se lo leggerai sarò ben lieta di avere il tuo parere.
@ Luca Gallina (ci diamo del tu?)
il fatto che non abbia trovato il mio libro è lo scotto da pagare per essere un’emerita sconosciuta. Mi spiego. Naturalmente le librerie ordinano i libri di chi è più o meno famoso, e tengono in catalogo tutti gli altri, pronti da essere ordinati al momento di una richiesta. Questo in linea di massima, poi esistono librerie che mi hanno detto non trattano certe case editrici. devo dire che qui a Roma chi l’ha ordinato l’ha fatto con relativa semplicità. L’alternativa è dal sito internet, o provando con un’altra libreria.
In ogni caso, ti ringrazio per questa ricerca e per l’empatia che tu hai dmostrato a me.
In questo blog vedo che è di casa!
@ Enrico: grazie. tu sai perchè.
raggiungerei volentieri te e la sig.ra Scibona alla festa heavy metal, ma credo che per stavolta mi infilerò sotto le coperte.
buonanotte a tutti
kiss
notte sergio..forse sei l’unico ancora sveglio!
Scusate ma non sono nelle condizioni, vista l’ora, di leggere tutti i commenti che avete fatto sull’argomento … ma mi piacerebbe comunque rispondere alla domanda iniziale di Massimo.
Io credo che, nonostante l’essere umano sia tendenzialmente masochista, e quindi, propenso a desiderare tutto ciò che non può avere, alla fine si ritrova costretto ad accontentarsi.
Colui che non riesce in quest’intento è sicuramente una persona che nella vita avrà più degli altri, ma non essendo nella condizione d’animo di chi si “accontenta” non riuscirà mai a godere dei risultati raggiunti.
Naturalmente non mi riferisco ai beni materiali ma alla spasmodica ricerca di quel qualcosa in più.
A tal proposito, non posso non far riferimento al “sabato del villaggio”.
Io, faccio parte di quella categoria di persone che si ritrova perennemente alla “domenica” e vive nella continua attesa del “sabato successivo”.
Se ci penso bene è molto triste. Non riesco mai a godere più di tanto dei successi raggiunti perchè nel frattempo mi sono già posta altri traguardi sempre più ambiziosi e, di conseguenza, sempre più ansiogeni.
Forse Silvia leggere il suo libro potrebbe aiutarmi?
Sabrina
Un grande ringraziamento a tutti voi per l’affetto con cui avete accolto sia la recensione di Enrico Gregori che la presentazione di questo libro d’esordio di Silvia Leonardi (alla quale auguro ogni bene per la vita e per ilsuo “futuro letterario”).
Ho scritto l’introduzione al post in maniera scherzosa e originale (o almeno, questo era l’intento). E voi avete risposto alla grande, cogliendo soprattutto la profondità di quella frase su cui vi ho invitato a dibattere.
Credo che quella frase possa darci indicazioni sulla sensibilità della Silvia scrittrice.
Grazie.
Un abbraccio particolare a:
M. Teresa Santalucia Scibona, che ci ha raccontato con tanta fiducia aspetti così intimi e difficili della sua vita. Grazie. Davvero.
E poi…
E poi consentitemi di salutare con particolare affetto l’amico Salvo Sequenzia, intellettuale di primo piano e grande critico letterario, nonché affascinante oratore, al quale sono legato da debiti di riconoscenza essendo stato tra i primi a riconoscere il valore del mio “Identità distorte” aiutandomi a promuoverlo.
Grazie sempre.
🙂
@ massimo:
ora mi siego perché Sequenzia è soltanto un intellettuale “di primo piano”. Uno che trova valido “Identità distorte” come può sperare di arrivare all’attico?
🙂
@ silvia:
perché sì e perché no. cosa c’è da sapere?
hai fatto bene ad andartene a letto e non raggiungere me e Tessy “Iron Maden” Scibona al concerto metal. Sai, è una cosa per vecchietti e siccome non manchi mai di sottolineare quanto io sia giurassico, quello non sarebbe stato il tuo habitat. Sogni d’oro con le melodie di GIGGIDALESSIO con tanto di coretti di quella zocc…di quella soave vocalist della Tatangelo
🙂
Enrico, i “critici da attico” sono i più scadenti. Quelli che, al massimo, possono leggere e recensire “Un tè prima di morire”, per poi bere la citata bevanda – meglio se zuccherata, al limone e con un paio di biscotti al burro da intingere – prima di buttarsi di sotto a testa in giù.
😉
@ Silvia Leonardi
Cara Silvia, ho appena ordinato una copia del tuo libro alla Casa Editrice, da pagare in contrassegno. Questo dibattito mi ha fatto venire la voglia di leggerlo, però pretendo la dedica alla prima occasione. Solidarietà sicula e simpatia universale.
Cara Sabrina, nel mio libro -come in tutti- non ci sono risposte (purtroppo), ci sono domande che restano aperte, ma che spero siano lo spunto per una riflessione. Non credo che il suo stile di vita possa definirsi triste. Lei in sostanza è una che non si accontenta e sposta il paletto sempre oltre. Continua a desiderare, che a mio avviso è il modo migliore di sentirsi vivi.
Però, se posso permettermi, si goda anche quello che di volta in volta raggiunge. I traguardi, per quanto piccoli possano sembrarci, non sono mai poca cosa: ne gioisca, e da lì riparta.
P.s. faccio sempre lo stesso invito…vogliamo darci del tu?
Carissimo Salvo, ci mancherebbe! Ne sarò onoratissima. A Natale torno in “patria”, potrebbe essere l’occasione ideale.
kiss
Caro Massimo, ti aspettavo ieri sera ma il sonno ha vinto. Che dire? credo che presto chiederò a Elektra la tessera del tuo fan club, di cui lei è presidentessa onoraria! 😉
e poi..beh…grazie!
@ Enrico Jurassic Park
divertito ieri alla festa metallara?
Come si riconoscono le “identità distorte” ?
@ evento:
grande buco di c…da farsi e capelli bianchi
🙂
vediamo…sul primo sono a buon punto e per i secondi ho azzerato il problema
La mattinata di oggi l’ho trascorsa al Palazzo dei Congressi dove mi sono ubriacato di libri e dove, allo stand A 22, troneggia(!?!?)il libro di Silvia.Non è proprio così ma la ragazza lì presente non ha faticato a procurarne due copie.I miei regali di natale, ho deciso, li farò tutti utilizzando “allo specchio.”In un mio precedente post avevo espresso un mio giudizio in merito a quest’opera letteraria.Mi secca molto, è sempre stato così, catalogare un libro così come la musica.Per me esistono musicisti che sanno suonare e quelli che non sanno, cantanti che sanno cantare e cantanti che non sanno e basta così.Con i libri è lo stesso, purtuttavia, un piccolo distinguo l’ho fatto nei miei trascorsi di lettore accanito.Esistono, per me, libri che ti tirano fino alla fine perchè ti tengono sulle spine e sono in tanti a saperli scrivere.Ci sono libri che ti costringono più volte a fermarti a riflettere sulle parole, sulle frasi e sul loro significato, il bello del libro essendo proprio questo. Orbene, in questa tipologia troviamo molti meno scrittori, perchè bisogna veramente saper scrivere e toccare il cuore e/o la mente del lettore.Infine, last but not least, i libri che ti catturano per vedere(Totò dixit) dove vuole arrivare e, ciò nonostante, ti obbligano a soffermarti su alcuni passaggi, a volte sublimi.Ebbene il libro di Silvia lo è.Io amo molto uno scrittore che, negli ultimi tempi, si sta provando a rivalutare come già accaduto per Simenon che qualcuno in passato aveva contrabbandato per semplice scrittorucolo da commissariato parigino.Il tizio in questione è Giorgio Scerbanenco che, a mio avviso, appartiene alla terza tipologia, come Silvia ma se il grande ucraino, mentre ti perdevi nei profondi meandri della psiche e dell’anima di qualcuno dei protagonisti o di una figura di contorno, ti salvava con un efferato delitto o con una perversione particolare, allontanando al momento giusto, il personaggio nel quale ti eri dannatamente immedesimato, Silvia no.Silvia non ci offre neanche questa ciambella di salvataggio.E si soffre con lei
La linea di confine è già stata lungamente studiata dai nostri antenati che l’hanno definita con parole inventate appositamente come atarassia, apatia ecc. Il Maestro è Epicuro che, bisogna ricordarlo, non predicò il piacere di per sè come dicono erroneamente in tanti, ma come aponia o assenza di dolore. E anche Seneca diceva che bisogna sempre soffermarsi a considerare ciò che si ha e non guardare ciò che non si ha, così pure Marco Aurelio. L’elenco degli amici da leggere in proposito è lungo. Ma ora mi riprometto di leggere questo libro, di sentire sensibile e genuino, come ce lo presentano, anche se temo toccherà alcune corde rimaste ahimè un po’ scoperte. Fino a che punto cercare (affettuosamente a difesa) di ricoprirle o scoprirle (violentemente a dannazione) fino in fondo? Dilemma non da poco, Massimo…
dopo aver letto tanti ispirati commenti,volendo lasciare anche io una traccia del mio passaggio virtuale per questo forum,ho riflettuto su cosa sia per me la felicita’:per me nn esiste una mia felicita’,ma quella che riesco a dare agli altri,che vedo riflessa nei loro occhi.sono gli altri il mio specchio,dalla loro felicita’ scaturisce direttamente e in uguale misura la mia.Se cosi’ è,come non si puo’non essere felici in questa vita?
grazie dell’attenzione.
Ciao Silvia, i miei sensi intercettano segnali poco rassicuranti sul tuo conto, spero che la tua giornata si sia colorata di panna e oro così come desideravi e che le mie sensazioni siano soltanto segni di senescenza.
Oggi niente Roma, il tempo sfarevole mi ha dissuaso.
Spero di sentiri presto.
Baci
Francesco ero anch’io a “più libri più liberi”
Cara Silvia,
ti ringrazio per avermi risposto.
Hai ragione, gioire delle piccole cose è il modo migliore di spendere la propria vita.
Dovrò lavorare molto su me stessa per raggiungere questo stato interiore di “pace”.
Il problema credo risalga alla mia infanzia.
Quando ero piccola mi sentivo inadeguata ed inferiore rispetto ai miei compagni per due motivi che allora percepivo come handicap.
Il primo è di essere nata in Svizzera da genitori emigranti ed il secondo di non essere cattolica.
Questo senso di inadeguadezza ha accompagnato tutta la mia infanzia e quindi lottavo contro me stessa e sopratutto contro i miei limiti per dimostrare agli altri che ero comunque e, nonostante tutto, alla loro pari.
Questa spinta mi ha permesso di migliorarmi sempre più e di raggiungere risultati inaspettati.
Mi sono laureata con il massimo dei voti e a soli trent’anni dirigo una grossa filiale di una azienda multinazionale di vendita diretta e ho pubblicato due romanzi.
Potrei definirmi soddisfatta e invece sento di dover ancora dimostrare tanto a quella bambina piena di complessi, ho bisogno ancora di riscattarla.
A volte mi chiedo se i miei figli, che nasceranno e vivranno nell’agiatezza, avranno la stessa mia grinta e la medesima voglia di emergere.
Sabrina
Sono sicura di si, Sabrina, i tuoi figli avranno la tua stessa grinta, il tuo stesso non accontentarti e sempre desiderare. Saranno inevitabilmente la risultante di una persona che si è fatta da sè e che, sono certa, saprà trasmettere loro i valori che contano.
baci
@ Gianmario
Se tutti ci soffermassimo su quanto di bello già abbiamo sarebbe molto più semplice. Ma siamo uomini, siamo viscerali, irrequieti, umorali. Non ci piace accontentarci e mettere punti. Ed è un limite dettato dalla nostra natura umana. Fino a che punto toccare queste corde? E’ qualcosa di molto personale. Da parte mia tendo sempre a scavare fino al fondo del barile, e talvolta ad andare ostinatamente oltre. Magari per scoprire che quello che cercavo stava prima, molto prima e non me ne sono accorta.
Al sig. Gianmario:
”Osservare i giri degli astri immaginando di roteare con essi, e meditare sempre sul continuo trasformarsi degli elementi. Tali pensieri purificano dalle brutture della vita terrena.”
Marco Aurelio (lo stoico)
Grazie ancora Francesco, ti nomino ufficialmente mio agente 😉
@ m.g.
sono con te, la felicità riflessa negli occhi delle persone che amiamo o che in qualche modo fanno parte del contorno della nostra vita, non può che riflettersi in noi con tanta dirompente forza da renderci appagati. E’ una bella misura ma, credimi, c’è chi non sa leggere così bene gli sguardi…un vero peccato.
A Massimo Maugger,
hai scritto poco sopra:
”Enrico, i “critici da attico” sono i più scadenti. Quelli che, al massimo, possono leggere e recensire “Un tè prima di morire”, per poi bere la citata bevanda – meglio se zuccherata, al limone e con un paio di biscotti al burro da intingere – prima di buttarsi di sotto a testa in giù.”
Oooops: ma si parla di me! Io ho letto e recensito ”Un te’ prima di morire”! E adesso, appunto, giustamente………… muoio!
Sergio Fessus
Ciao, Silvia!
Sergio
@ chi c’é:
i siparietti tra Maugeri e Sozi rimandano a quall’avanspettacolo di serie B dove, per far smettere i noiosi guitti, si lanciava tra i loro piedi un gatto morto.
Per rispetto al nobile felino, però, per porre fine a queste esibizioni squalificate vi si dovrebbe lanciar tra i piedi i vostri rispettivi libri. Sono, probabilmente, più cadaveri di un micio defunto.
🙂
@ silvia:
stai spopolando. Non chiederti perché, oppure fallo per cinque minuti mettendoti “allo specchio”. Qui si parla, si conversa e si ipotizza. Io, per primo, ho fatto congetture spericolate in una cosiddetta recensione che altro non era che una suggestione.
Del resto “allo specchio” non possiamo essere tutti uguali e vederci in un’unica maniera.
Ora, quindi, e in solitudine dovrai specchiarti tu. Nel caso in cui vedessi l’immagine di una naufraga o di una storpia che ha perso le grucce, spacca a calci quello specchio. E’ sbagliato ciò che riflette, non ciò che gli si trova davanti.
A Enri’: un libro fra i piedi m’e’ gia’ arrivato… ma di chi era?
@ sergio:
ti suggerirei di fare poco lo spiritoso. sono a buon punto col tuo “Maniaco” e prima o poi tutto il blog saprà cosa ne penso. Certo, la mia opinione non sarà la Verità ma, come dire, un po’ tendenza faccio
🙂
La buona notizia è, come vedi, che pur leggendo i tuoi racconti sono ancora vivo. Ma forse con l’età mi starò intenerendo. Ho parlato bene anche del libro di Massimo, in fondo, ma così bene che manco Elektra dopo un’overdose di miele. Sì, mi sto rammollendo. E forse se ne gioverà anche Vito Ferro. Gli ho promesso di leggere un suo romanzo ed è quello che presto farò.
Ma chi me lo fa fare? Mi sembro Alex di Arancia Meccanica quando viene sottoposto alla “cura Ludovico”.
ps: a proposito, se c’è qualcuno qui che non ha visto “Arancia Meccanica” sappia che con me ha chiuso. In fondo potrebbe essere un vantaggio.
URCABALURCA, che occasione!! IO! IO NON L’HO VISTA E NON LA VEDRO’ MAI, QUELLA ”Banana Elettronica”! O, era un ”Cocco ansiolitico”, una ”Mela siderurgica”? Non ricordo bene cio’ che non ho visto!
S.
(”Fai tendenza”. Gia’: scusa se ti cito, Enrico: ”tendi a…”)
Alla povera Silvia Leonardi:
tu ci bevi il caffe’ tutti i giorni con costui, lo confermi? E, scusa, mi diresti che trattamento gli fai per – come si suol dire – ridurlo a miti consensi? Non sara’ che questi suoi eccessi di ”bonta”’ siano dei derivati dei calmanti che gli propini ogni di’ nella tazzina?
Sergio
P.S.
Stai spopolando. E’ vero e me ne compiaccio! Brava Silvia! Stai solo attenta alle cattive compagnie (eh! eh!) senno’ quantomeno smetti di scrivere e ti dai all’ippica o al cinema retro’. Gia’ ti vedo (come un certo tale) mentre, facendo l’uncinetto davanti allo schermo, commenti: ”Accipicchiolina!”, ”Corbellucci di Mammateresa che scena ose’!”, eccetera. Fra un te’ e l’altro (prima di morire). E stavi vedendo il Pinocchio di Comencini, dico, mica la ”Fruttiera automatica”! Attenta Silvia!
(Mi scuso con Stanlio Lubric, ma e’ meglio Ollio Catodic)
“Allo specchio” è l’immagine convessa della dimensione estetica del mondo “come avremmo voluto che fosse rappresentato”, la celebrazione del erotismo psico- nostalgico eppure banalmente antropologico; è la malinconia che tutti abbiamo per la felicità.
Non è un sentimento , bensì quell’attaccamento passionale all’ essere che consente di rimanere autentici pur nella transumanza che assume il nostro “cambiamento”; la metamorfosi continua del nostro/vostro “io”. Esiste; c’è una felicità “normale” proprio quando nulla è più tale intorno a noi, quando l’universo che vediamo/immaginiamo, mostra la sua rarefazione; obbligato a dover essere, anziché dal riuscire ad essere ciò che si vuole.
La distanza percorsa; la distanza di sofferenza, tra l’aspirazione alla felicità e la sua essenza, offerta da ciò che rimane realmente nostro, è proporzionale al segno del coinvolgimento nelle vicende e negli incontri che rimane marchiato sulla nostra pelle.
Riusciamo a mettere all’esterno l’anima ed all’interno la nostra dimensione corporea? La Leonardi ci dice di si! Possiamo anche andare oltre. Ho dovuto chiamare mia sorella chirurgo per farmi spiegare l’emopoiesi e mi ha detto “A proposito, domani sono di guardia vieni in ospedale che ti faccio il controllo e te la spiego da vicino”: sono svenuto! Poche sono le persone che sanno stringere forte il cuore della gente, mia sorella sa come fare e anche Maria, la protagonista del libro, lo fa continuamente, senza averne piena consapevolezza, pur nella sua ragionevolezza non pone mai tra sé stessa e l’altro la barriera della ragione. Semplicemente ama. Il lettore non può fare altrimenti nei suoi confronti, a meno che non riesca a leggere le mie analisi!
I ricordi di Maria, sono persone, nomi, volti, non eventi.
Nessuna narrazione, solo vita (chiamala vita!).
“Allo specchio” è una estetica della esperienza transumante, Pierpaolo (Pasolini) l’avrebbe definito “un romanzo schietto, autentico, forse solo in tal senso autobiografico, perché tale è la sua autrice e simpatici i suoi amici”.
Cari amici, dopo aver trascorso l’intera giornata alla fiera della piccola editoria, mi sento un po’ depressa e confusa. Siamo tanti, troppi, un esercito, abbandonato a se stesso. A due anni dalla pubblicazione gira ancora il mio libro nello stand di Di Salvo, ma mi chiedo poi alla fine serve a qualcosa? Auguro a Silvia ogni bene, poiché ognuno ha il suo destino…ma che fatica!
francesco volevo scrivere “il libro è bello”, ma ho preferito lasciare a te simili profondità 🙂
francesca benvenuta nel club
Enrico è vero con gli anni si diventa più buoni. Alex non avrebbe mai accettato di leggere Ferro. Richiedere una lettura, che tristezza ! Leggere su richiesta, però, è quasi peggio. Dopo aver vissuto entrambe le esperienze non sono più lo stesso.
(…immagina la faccina).
@Sabrina…la fame non si insegna
Dai “@Evento”,
mica te la sarai presa?
Sai che i restauratori non riescono mai a riprodurre/riproporre un’opera fedelmente; quando i restauratori sono umoristi fanno frittate con uova di struzzo.
“L’umorista è cane alla catena che appena sciolto mozzica e da’ veleno”
E’ un’autocitazione, da un servo coatto di Woody Allen.
@ Enrico
se sto spopolando lo devo anche a te che mi hai recensita!! 🙂
Seriamente ti rispondo che spesso farei volentieri a meno di pararmi davanti allo specchio e osservarmi troppo da vicino. Ogni volta che tendo a farlo, puntualmente qualcuno o qualcosa mi prende per le spalle e mi ci piazza davanti. Non sempre ciò che vedo corrisponde a ciò che vorrei vedere, ma la percezione che abbiamo di noi stessi -specie in alcuni periodi o momenti della nostra vita- non è reale. Allora mi volto e preferisco specchiarmi negli occhi di chi conosce cosa ho dentro.
Secondo me Gregori dorme ancora con la bottiglia di Jack Daniel’s sotto il cuscino, altrimenti avrebbe già scassato l’anima!
Io preparo una vera frittata (ora le chiamano omelette), con provola affumicata e pancetta dei monti Alburni, che mangerò tra una corsa e l’altra.
Metto in tasca “La testa perduta di Damasceno Monteiro” di Antonio Tabucchi, che sfoglierò in modo succulento, tra una corsa e l’altra.
Buona giornata Amici.
Ciao Sergio! è proprio vero, io e Enrico facciamo bisbocce al bar. Lui caffè, io succo di frutta. E mentre parliamo non si accorge che gli riempio la tazzina di zucchero. Capisci bene che così la sua indole si adegua al tasso glicemico del suo sangue, e amabilmente conversiamo.
Ecco spiegati i suoi “miti consensi”!
Ciao Francesco, buona giornata e buon lavoro! E buona frittata!
Grazie per la tua recensione appassionata. sei una continua sorpresa…
@…@….@…..chiiiiiiiii (omaggio a fausto leali):
il mio editore (Bietti) esiste dalla fine dell’Ottocento ed è conosciuto e stimato da più di cento anni (potrei dire “era” visto che non aveva mai pubblicato un noir prima di imbattersi in me).
La filosofia dell’editore è quella di non partecipare ad alcuna fiera, kermesse, iniziativa, mercato delle vacche, passerelle e defilé.
Sostiene, egli, che si tratta di confuse, costose e inutili manifestazioni.
Sebbene “vetusto” il mio editore punta molto su internet e successivo lancio nelle librerie.
Non so se ha ragione o se ha torto.
Comunque, visto che tra l’altro si svolge a 500 metri da casa mia, sono stato a “più libri più liberi”.
La mia impressione è che ci fossero più libri e tutti quanti lì fossimo più liberi di essere travolti dal casino.
La mostra-kermesse è senza dubbio interessante. Ma, credo, sia importante sapere cosa si va a cercare e dove. La maggior parte dei visitatori, infatti, girano nei corridoi degli stand e vengono invogliati da editori e uffici stampa come se fossimo al mercato di Testaccio. “ao’, le mejo persiche ce l’ho io”, “ma vammoriammazzato, ‘e più bbone so’ ‘e mie!”
Molte proposte stanno lì “una tantum” e non credo che possa essere un veicolo promozionale adeguato.
Detto questo, che con il libro di Silvia c’entra poco o nulla, farei una domanda all’autrice. La faccio pubblicamente perché potrebbe essere spunto di discussione. Ovvio che in privato la domanda a Silvia l’ho già fatta.
Adesso, in questo momento, scriveresti un altro “allo specchio?”. E se sì, come sarebbe rispetto al primo?
Francé per un pezzo della tua frittata posso farmi dire qualunque cosa. Comunque sappi che non me la prendo mai. Ho la pelle di quelli cresciuti per strada.
meglio non desiderare, ma è così difficile riuscire a non farlo! buona domenica a tutti e auguri all’autrice e al recensore. antonella
@….vari ed eventuali:
con sergio non parlo più per i motivi suddetti.
@ francesco
comunico che sono in piedi, ma non sveglio. le due cose possono infatti essere disgiunte. e c’è anche del vantaggio se, per esempio, lo stato catatonico mi impedisce di cogliere fino in fondo la vagonata di cazzate che scrivi.
@ silvia:
inutile bleffare. ormai ci hanno scoperti. siamo così persi l’uno per l’altra che altrimenti non si spiega come possano esserci piaciuti i nostri rispettivi “capolavori”
🙂
Francé, soprattutto, parafrasando hai fatto pure la tua figura e ti sei beccato i ringraziamenti.
In che mondo…
Ciao Enrico, ti rispondo in tempo quasi reale. Non potrei più scrivere un altro “allo specchio”, che sempre mi appartiene ma è che ragionevolmente legato al mio passato. Le cose hanno un valore nel momento in cui gliene attribuiamo uno, quell’unica stima che hanno per noi e che gli altri a volte non possono capire.
La vita passa e ci cambia. Fuori e dentro. Su di me, come su tutti ha lasciato segni importanti che mi porterò sempre addosso. Se lo riscrivessi sarebbe certamente diverso, diverso come me qualche anno fa. Sono cambiata. Dentro le mie stesse parole ci sono sempre io, certi valori e certi pensieri non possono prendere altre direzioni. Quello che cambia è tanta parte di vita e di esperienze, pagine aggiunte a quello che tu chiami il manuale di sopravvivenza.
Per cui, anche se lo volessi, non potrei riscriverlo. Scrivo altro, sempre mettendomi davanti allo specchio. Quello che cambia, come sottolineavi tu, non è lo specchio, ma la persona che ci si riflette.
@evento
sappi che il mio apprezzamento per te e per quello che scrivi è molto, mooolto alto.
@ francesca serra e @ antonella
Grazie per gli auguri! effettivamente anche io ho spesso la sensazione di essere un numero su uno scaffale….ma chi se ne frega. Per me è già una bella soddisfazione stare qui a parlare con tutti voi “blogghisti”. E quel che succederà “lo scopriremo solo vivendo”.
kiss
E allora, cara Silvia, adesso cosa stai scrivendo?
Ti leggerò sempre volentieri!
Cara Simona, adesso sto scrivendo una storia partendo da un unico fatto reale che mi è successo e aprendo la fantasia al “dopo”. Una storia possibile, insomma, e moderna. Una storia che definirei “di perdono, nonostante tutto”.
Non posso dire altro, ma ci sto lavorando e spero di partorire presto questa piccola creatura.
ti abbraccio
Continuate, se volete, a fare domande. Io ritorno nel pomeriggio.
Anzi, nell’attesa ve ne lancio una io.
“Perchè, quando avviene qualcosa che rompe i nostri equilibri e ci fa piombare nella tristezza, quando qualcuno o qualcosa si rivela per quello che è (deludendoci), ci sembra che tutta la felicità vissuta fino a quel momento non sia stata reale?”
ossignùr, silvia… le domande che riesci a fare..
per quel che vale, la mia opinione è che questo succeda quando, molto umanamente, si interpretano avvenimenti e persone con gli occhi del desiderio, attribuendo loro valenze che sono più che altro nostre.
e allora la felicità che ne deriva effettivamente non è reale, o meglio, è uno stato d’animo autoprodotto, e basato su una sorta di ‘onanismo emotivo’.
niente di male, essendone coscienti e quindi non soffrendo troppo alla resa dei conti.
io, di mio, ho imparato negli anni che, per esempio, amare ‘nonostante’ è più reale, profondo e appagante che amare ‘perché’.
e a quel punto, quando finisce non senti il bisogno di rinnegare niente.
Sono un’esperta dell’argomento, cara Silvia, e ti risponderò – ahimè – a ragion veduta!
Credo che, innanzi tutto, almeno per noi donne, sia perchè investiamo tutto in quel qualcuno o in quel qualcosa. Perchè da esso facciamo dipendere non solo la nostra felicità, ma anche la nostra identità.
Perdere, o peggio, essere traditi da ciò che ci assicurava non solo appagamento emotivo, ma anche ragione di vita, è un lutto.
Alla luce di quel lutto anche il passato perde senso. Proprio per qull’essersi buttate a capofitto nel miraggio. Per quell’averlo amato come in punto di morte. Con un abbandono ultimo, totale.
Dopo, però, quando la vita gratta stipiti di porta, quando – nonostante tutto – ti si ripresenta puntuale, ostinata, a esigere i tuoi servigi, e tu – volente o nolente – devi servirla, dopo, comprendi.
Comprendi che è grazie a quel passato, e all’averlo perduto, che sei approdata a oggi. E che , trasformando trasformando, anche tu, dopotutto, ci hai guadagnato.
Le radici più salde affondano nelle ferite.
Caro eventounico,
non ho mai soferto la fame, farei un torto ai miei genitori se è questa l’immagine che le mie parole hanno suscitato.
Si tratta di sensazioni, “stati dell’essere”, senso di inadeguadezza.
Conosco tante persone ricche sin dalla nascita che, per motivi diversi, hanno vissute le mie stesse sensazioni.
Sabrina
Scusate gli errori di ortografia… due in una sola frase! Mi faccio i complimenti da sola. Si vede che mi sono appena svegliata?
In libreria,in Milano,nelle novità di narrativa,ho potuto contare più di venti titoli di libri scritti da autrici e non mancava certo, il premio Nobel 2007, Doris Lessing.Allora io mi chiedo e chiedo a Silvia Leonardi e a Massimo Maugeri,che crede nella scrittura femminile: come è giusto che sia, basta entrare nelle stanze qui accanto nel Suo blog.Gli editori italiani stanno dando un segnale importante,secondo Voi, puntando sulla scrittura femminile, volendo ammettere se non la quota rosa in letteratura,bensì, il giusto riconoscimento alle donne:emergenti in politica,nella moda,nello spettacolo,nel sociale,nelle professioni,nella famiglia, non solo in Italia .W le donne,il matriarcato,così pure, il senso della vita,dei sentimenti variegati espressi con passione e convincimento dalle donne?
Luca Gallina
Sabrina era un modo dire, una cosa che mi ripeteva spesso mio padre.
Enrico, sei gia’ qui fresco come una rosa (delle tenebre) a suggerirci consunte pellicolette anni Settanta? Ti condanno seduta stante a vedere tutto Antonioni in 24 ore!
Sergio
@ Silvia
Quello che hai scritto, di andare oltre, molto oltre, secondo me è più tipico di un sentire femminile che non maschile, un sentire più naturale e meno arzigogolato e che rende fatalmente esposti. Lo dico con l’ammirazione di chi ha scelto un vivere più quieto, nelle radure, anche se sa che le grandi emozioni, i panorami, li danno le vette, con i loro pericoli. C’è una bella canzone popolare antica, nei Paesi Baschi, in cui una ragazza pone domande alla Vergine (di Begona) sull’amore, e la Madonna risponde: ho visto migliaia di donne morire per amore, mai un uomo. Ora temo che mi attirerò gli strali di tutti gli amici maschi (peraltro ben vivi!). Ciao.
@ Silvia, ma quante persone insolite, con insoliti pensieri, girano da queste parti!
Bacioni, Miriam (sto masterizzando i cd)
Grande Miriam!! E grazie a Gea e a Simona che hanno risposto alla mia domanda. Il nostro sentire è molto comune. Non so se avete notato che entrambe avete unsato il “nonostante”. Lo uso spesso anch’io. In genere piuttosto che chiedermi “perchè”, chiedo “perchè no”?Nonostante tutto.
@ Gianmario
Eh no..per amore non si muore, uomini o donne che siano. Sono però d’accordo sul sentire tipicamente femminile, che definirei viscerale e uterino (aiuto..Gregori mi ha contagiata un pò), e che è quello che di fatto ci spinge ad andare oltre.
Vuoi che non lo sappiamo quanto siamo complicate ed esposte così facendo? E’ la natura, non sappiamo farne a meno. E a me, ti dirò, piace.
Caro Luca, per rispondere alla tua domanda, non so se si sia effettivamente registrata una tendenza editoriale più aperta e incline alla scritura femminile, visti i riconoscimenti e i ruoli che occupano nella società. Credo che la scrittura femminile piaccia sia alle donne che agli uomini, e per diversi motivi. In genere le donne tirano fuori aspetti, sensazioni, storie, che in qualche modo colpiscono per “passione e convincimento”, come giustamente sottolinei. Ma sono una novellina per avere i numeri alla mano. A me in realtà sembra che le donne, di posto sugli scaffali, ne abbiano in abbondanza. Quanto di più rispetto a ieri non so proprio dirti.
Massimo, tu che ne pensi?
Carissima Silvia,
sì. Uso spesso”nonostante” e molto più di perchè.
Esattamente al contrario di quando ero più giovane in cui mi chiedevo molti perchè e usavo pochissimi “nonostante”!
Sarà che invecchio, ma anche per me, “nonostante” i rischi e qualche cicatrice, è meglio stare in vetta, respirare a polmoni aperti.Scrutare lontano il polverone che si alza, che forse mi travolgerà, e che supererò.
Ancora una volta.
“Perchè, quando avviene qualcosa che rompe i nostri equilibri e ci fa piombare nella tristezza, quando qualcuno o qualcosa si rivela per quello che è (deludendoci), ci sembra che tutta la felicità vissuta fino a quel momento non sia stata reale?”
Ma la tristezza della delusione mica abbandona il ricordo della felicità?
Mica si dimentica di essere stati felici, ci si frustra – e in questo le donne sono maestre – deludendosi perchè non si è protratta.
Ma è la felicità, quell’attimo di folle leggerezza dell’intelletto; quel brivido elettrico che ti fa guardare intorno per vedere se qualcuno ti ha visto saltare (ma tu non hai saltato, è il tuo cuore che è volato a mk 2), è la felicità che è bugiarda, che ti fa credere che durerà: perciò, meglio essere sereni che felici!
@Enrico Gregori,
tu devi essere laziale, solo così si spiega la tua acidità da yogurt greco, mi dispiace che Sozi non infierisca abbastanza su di te (cambio di alleanze?)!
@Silvia, mollalo!
@ francesco:
laziale sarà quel portuale con il quale sei uso avere rapporti carnali con sottofondo musicale di franco califano
@enrico:
grande Califano!
Più sono zozzi e…Raymond Chandler!
Francesco…mamma mia cos’hai detto a Enrico:laziale!!!
L’hai colpito al cuore…più romanista de lui…
L’hai detto Francesco, le donne sono maestre dell’autoflagellazione! Quanto non mi piace ammetterlo!
Sai da cosa nasceva la mia domanda? Da una frase che ho letto non so dove, non so quando, ma che mi ha dato da pensare:>.
Vabbè, basta, altrimenti dici che il blog si scioglie nel miele! 🙂
Cara Silvia Leonardi, qualche considerazione su ” aggiungere qualcosa al concetto di felicità, di accontentarsi e di desiderare “.
La felicità non esiste e se esiste è effimera,secondo me, l’infelicità,invece il suo esatto contrario, è: pregnante,edificante,vivificante produce speranza Vs la felicità.Immagino di essere immerso in un mare magnum di solitudine ed ideali negati, decaduti e desiderare,per contro, la libertà di liberarmi dal sé che ci tiene prigionieri e sordi,talvolta, a tutti i richiami dei sensi.Certo le sirene sono i modelli imposti dalla nostra Società,oltre talvolta,all’istruzione superiore e una buona posizione socio-economica.
Immagino,anche, un’onda lunga che mi faccia approdare su un’isola che non c’è e poi voler lasciare improvvisamente,uno stato di grazia,forse la felicità, per tornare a tuffarmi nel mio mare-magnum e continuare ad essere sballottato tra il sé e i ma sulla felicità e l’infelicità che fa assaporare la vita: senza mai accontentarmi; perché nella vita si nasce e si muore più di una volta,i periodi della nostra età più significativi: e l’infelicità tutto sommato ci consola,ci assolve e non ci rivela i nostri vuoti a perdere:come lo specchio è ciascuno di Noi che riflette il nostro senso comune della vita e la solidarietà di condividere tutti insieme la felicità e l’infelicità senza accontentarsi e spaventarsi di un ignoto, di un futuro precario e desiderando tutto il desiderabile per tutti Noi.
Grazie Silvia Leonardi, questa per me è vera empatia, cosa ne pensi?
Ciaoooo,
Luca Gallina
@ francesco e silvia:
non so se la cosa vi inorgoglisce, ma ci vuole davvero parecchio per farmi rimpiagere gli interventi in latinorum di sergio sozi quando ci affligge con oscuri letterati che conosce solo lui.
Eppure voi due ci state riuscendo
🙂
Giro tortuoso per estorcere una verità poco letteraria, ma tragicamente bella: solo la bella gente è romanista, Magica Roma – Magico Totti.
Non badate alle mie radici, che poi duemila anni fa ero romano, ma il Vesuvio si comportò da laziale!
Maugeri mi caccerà da questo blog, lo so, ma io mi sono sentito come Nino Manfredi in “Pane e cioccolata”, quando gridò “Forza italia”.
Forza Gregori, sei tutti noi (Sozi per chi tifa?).
@ francesco:
calcio? football? soccer?
ma dai, Sozi sarà rimasto agli incontri medievali di pallacorda!
🙂
Mi sono accorta che manca la frase…ma giuro, l’aveo scritta:è sparita tra le virgolette.
“Il ricordo della felicità non è più felicità,il ricordo del dolore è ancora dolore”.
Enrico, se non ci fossimo io e Francesco a tenerti sveglio, a quest’ora saresti a nanna!non ti lamentare!!
@ silvia:
io starò in piedi fino alle 4 di notte. invece le brave bambine come te dovrebbero già essere a letto
Caro Luca, gioia e dolore sono due facce della stessa medaglia, inscindibili e inseparabili. Non si può vivere di sola felicità, anzi è impossibile. Più facile il contrario, anche se ci si augura sempre che non sia così. Il dolore è purificatore, l’infelicità è propedeutica alla felicità. Ma ti prego, non dirmi che non esiste. Lasciami questa speranza, per quanto effimera sia 🙂
grazieeee
Infatti, caro il mio Enrico, cause di forza maggiore più connessione lumaca mi costringono a staccare e a rimandare a domani il piacevole scambio con tutti voi.
kiss e buonanotte a tutta la bella gente che anima il blog
@Enrì,
ma, tu che la conosci, Silvia è una brava bambina, o una trucida e ipocrita mantide?
Carmen Llera era una brava bambina!
Greg e Dido’: come per chi tifo io? Ma per il Bruco, no? La miglior contrada della nostra epoca; ma anche il rione di Porta Trasimena a Perugia e quello di San Saba a Roma! Viva la pallacorda! (E un grido solo esali nell’aura gentil: Forza Italia!)
Sotius
Dido’: io maltratterei troppo poco quel temperamatite vivente di Enrico? Io avrei fatto scambio di favori con l’esimio nerista-borgataro? Non e’ vero: al mercato di Testaccio stiamo sempre insieme perche’ le nostre bancarelle di cimaroli confinano (e insieme truffiamo i clienti) MA devo sottolineare che quando posso gli frego la merce.
S.
@ Silvia
Complimenti per la verve.
Davvero. Brava!
@ Luca:
Forse in letteratura le donne di oggi hanno più spazio delle donne di ieri. Sono più presenti negli scaffali, su questo non c’è dubbio. L’impressione, però, è che questa presenza sia molto spesso indirizzata verso la cosiddetta “chick lit” che a me non fa impazzire. Ma non è il caso dei libri che abbiamo presentato qui a Letteratitudine.
In ogni caso… W le donne!
Ma W anche gli uomni!
E comunque… W le persone intelligenti, a prescindere dal sesso.
Bravo: viva i morti di fame di ogni sesso! (Una prece)
Cara Silvia, riassumo cose qui dette:
1) la felicità è effimera e talvolta illusoria;
2) l’infelicità è necessaria alla felicità (è edificante, ne è lo sprone, ecc.); 3) sono le due facce di una stessa medaglia e l’una non può esistere senza l’altra.
Credo sin qui tutti d’accordo. Cosa potrei tentare di aggiungere ?
– Che la ricerca della felicità non sarà ancora “la felicità”, ma spesso è più divertente e sicuramente è molto più duratura.
– Che la memoria di un momento felice non sarà “la felicità” ma qualcosa che ha un sapore molto simile e che può essere anch’essa protratta a lungo (e più volte) nel tempo.
– Che il fermare questa ricerca o questo ricordo nella pagina scritta della letteratura può rendere anche eterno questo qualcosa che assomiglia alla felicità, e che comunque la rende condivisibile con altri (qualcuno qui ha usato il termine empatia).
Questa è l’Arte, baby, e con il tuo primo romanzo ti ci sei tuffata dentro.
E ti faccio tutti i miei auguri.
Carlo già Speranza, poi Enciclica, poi boh ?
Come Anonimo ? Ero Carlo S. (peraltro mi ero almeno firmato). E questa è la prova che i PC (causa memoria talvolta labile) non fanno letteratura.
Silvia, credimi: la felicita’ esiste. Io la provo spesso. Tu devi arrivarci e puoi farlo. Non sara’ un’emozione continuativa ma c’e’. Scegli bene le persone con cui stare ed eleggi l’Amore ad unico tuo principe. Amor omnia vincit.
Ciao,ho cercato di leggere tutti gli interventi di questo blog, o quasi, anche se in tutta onestà, forse a volte un pò troppo frettolosamente,
ma ciò nonostante non ho potuto non riporre la mia attenzione, e di conseguenza invitarvi a fare lo stesso, sul fatto che nella maggior parte dei commenti riferiti all’argomento del dibattito, sia citata la parola “felicità”, al cui cospetto tutti si interrogano, si imbattono o in avventure introspettive o in peripezie intellettuali alla ricerca di una definizione più giusta, appropriata e originale.
Personalmente interpreto diversamente la frase di Silvia sul confine tra l’accontentarsi ed il desiderare, su cui Massimo ci inviata a dibattere,
e perciò vi inviterei a notare che in essa la parola felicità non è mai citata, nè espressamente nè tantomeno lasciata intendere in modo implicito. Non è di felicità che
che si discute insomma. Dietro quella ricerca affannosa del confine intangibile che delimita da un lato il desiderare, il volere ottenere ciò che non si
ha, e dall’altro l’accontentarsi, il godere di ciò che già ci appartiene, si annida un esigenza ben più profonda, grave e dolorosa, che va oltre la felicità
pur precedendola. La felicità lasciamola pure ai sognatori e ai poeti, qui si parla del vivere quotidiano, delle sue mille contraddizioni e difficoltà.
Quella ricerca nasce dal disagio di non saper interpretare ed affrontare la vita nel modo giusto, quando un giorno ci appare corretto essere ambiziosi,
desiderare una posizione lavorativa, familiare, sociale ed economica migliore, perchè ci hanno da sempre educati a cercare di migliorare noi stessi e di
non accontentarci, ed il giorno dopo invece ti rendi conto che dietro di te c’è un mondo che soffre e pena per non avere neanche la metà di ciò che tu ora vuoi migliorare.
Quella ricerca è figlia della moritificazione che provi nel prendere coscienza di quanto il tuo ostinato desiderare possa “offendere il dolore autentico
del mondo” contro il quale ogni tuo deisderio si dissolve in mille gemme di ghiaccio al sole.
E’ dunque giusto ostinarsi nella ricerca del meglio o il meglio è spesso quello che già viviamo? Bisogna guardare avanti e non fermarsi o è necessario guradrsi
indietro? fino a dove è giusto spingersi nel desiderare senza rischiare di offendere chi vive realtà inimagginabilmente tragiche? ….vabbè continuate voi..
le domande sono infinite, le risposte no.
Per Silvia: Ho riletto il libro
Per Enrico: Non immagini quanto ti invidio…ma non chiedermi perchè.
Grazie a Carlo (quel baby mi è proprio piaciuto!) per il suo intervento, che aggiunge suggerimenti preziosi a tutto quello che fin qui è stato detto.
Grazie a Sergio, che mi incoraggia a credere nella felicità (ci credo, ci credo) e ne “L’amor che move il sole e l’altre stelle”. Non potrei fare altrimenti, è il faro che mi guida.
@ Angelo
“E’ dunque giusto ostinarsi nella ricerca del meglio o il meglio è spesso quello che già viviamo? Bisogna guardare avanti e non fermarsi o è necessario guardarsi indietro? ”
Secondo me l’ostinazione è giusta fin tanto che è sana, fino a quando è esigenza di migliorarsi, con piena consapevolezza delle proprie forze e delle proprie possibilità. Senza calpestare nessuno.
Guardare avanti è a mio avviso la soluzione migliore, anche se ogni tanto è necessario ricordarci chi eravamo e guardare indietro, solo per un attimo. Poi sorridere, e continuare a camminare.
Forse entrambe le cose. Guardare avanti, sempre, e con fiducia, e al tempo stesso rimanere radicati ad oggi con soddisfazione.
Ci vuole un certo equilibrio, lo ammetto. Ma la tensione che porta oltre, ove si trasformi in ansia, non è più aspirazione. E’ già una perdita.
Meglio ingabbiarla nella scrittura. Trasformarla.
Dopo, a versi scritti, contemplarla come la vera felicità, qualla incisa sulla carta.
Cara Silvia, comunicazione di servizio, il tuo libro in Milano,si può ordinare e ricevere entro 2 week: Lib. Mursia distributore ufficiale del tuo ed.Il Filo, perché lo riceve da Roma.
Hoepli e Mondadori Duomo, penso c.s., voglio augurarti salvo disponibilità: occhio puntato “Allo Specchio”,quindi.
P.S. il mio intervento, voleva cogliere di striscio il nichilismo strisciante dei giovani,18 – 30 anni,d’oggi: l’aridità del sentimento,la latitanza del pensiero,cosa bisogna fare secondo te? E’ sufficiente la speranza di una ricercata felicità e come arrivarci? Non dipende solamente da ciascuno di Noi,da una ricerca individuale; la felicità deve essere reciprocità, tra tutti Noi,invece:questo è lo specchio,secondo me.
Ciaooo,
Luca Gallina
fra due giorni e’ il tuo compleanno.
chi legge puo’ adesso riconoscersi e…riconoscermi.
a presto.
Auguri posticipati al dodici dicembre 2007 per Silvia!
Sergio
…o anticipati? Bah. Auguri, Silvia! Posticipali anche se io te li anticipo. Volevo dir questo, ma sono un po’ rinco.
@ m.g.
tana! 🙂
@ sergio:
non che ci tenga ad alcun tipo di cerimonia ma è solo per correggerti da un eventuale misunderstanding: il 12 dicembre è il compleanno mio, non di Silvia. Perdona la scenetta tra me e m.g. Il post è sempre e solo di Silvia.
@ angelo senza ali:
no, non ti chiederò perché mi invidi. sarebbe come chiedere al sole perché nasce a Est. E’ una cosa evidente, anche troppo.
@ sivia:
vedi che bordello? un salto al bar ogni tanto e suscitiamo la canizza in mezza Italia. La smetti di invitarmi o no? Tengo famiglia!
🙂
Allora Tanti Auguri, Enrico! (Scusami ma non avrei potuto proprio capire, da come stavano messe le cose!) E comunque Auguri alla Silvia – per quando sara’ il suo genetliaco.
Sergio
15 aprile
🙂
Delator galante!
cara silvia
tu sai le emozioni che mi hai suscitato nel leggere il tuo libro, te le scrivevo proprio durante la lettura per non dimenticare le cose importanti da dirti e quindi sai che mi e’ piaciunto tantissimo – soprattutto il capitolo “AnnA” dove sciorini parole stupende su una madre che non c’e’ piu’ (come e’ per me da ormai 22 anni) –
la contintua ricerca della linea sottile tra la felicita’ e l’accontentarsi – e’ un bellissimo argomento sul quale dibattere – io, ringraziando il signore ce l’ho gia’ questa felicita’ – vorrei chiamarla meglio serenita’ (grazie ad una famiglia splendida) perche’ la felicita’ non esiste – sono piccoli momenti che ognuno di noi sa cogliere nel quotidiano – la cosa piu’ importante e’ raggiungere quella serenita’ interiore che ci fa apprezzare cio’ che abbiamo intorno – la ricerca continua della felicita’ – nella maggior parte delle persone – diventa poi spasmotica e genera un grande stress – bisogna guardarsi piu’ spesso intorno e capire quali sono le cose fondamentali per noi….una volta fatta luce nel nostro animo si raggiunge molto facilmente un grado di serenita’ che ci accompagnia poi per il resto della vita e ci fa sopportare meglio tutto cio’ che accade intorno a noi – vorrei tanto far capire questo a molti giovani ma mi rendo conto che io sono come sono perche’ ci sono arrivata con tante piccole batoste e grande lavoro sul mio cervello (ora ho 54 anni) e non vorrei per nulla al mondo tornare indietro per essere piu’ giovane perche’ ora – gia’ da molti anni devo dire – sono serena e pronta a tutto –
(spero di non essere andata fuori tema !! come si diceva a scuola !!) un sauto caro a silvia e un immenso in bocca al lupo – ciao silvia – continua cosi’…….ci piaci tanto – – – – anna di mauro –
Cara Anna, ti conosco e so la persona che sei. Ti vedo nella tua immota serenità, con il sorriso che non ti ha mai abbandonato. E’ una serenità che si riflette, la tua, nelle persone che ti circondano. Un entusiasmo genuino perchè sei una persona sana, vera, che alla vita ha chiesto solo quello che la vita stessa ha voluto donarle. La tua serenità è già vera felicità. E’ vero,ciò che conta è capire cosa sia importante per noi, fare esperienze e vivere, non solo respirare. Essere pronti ad affrontare le delusioni che stanno dietro l’angolo ma che, superate, possono essere il preludio alla nostra personalissima idea di felicità.
grazie di cuore.
Caro Luca, grazie per gli aggiornamenti sul mio libro, mi è utile per capirci qualcosa, visto che il mistero della distribuzione per me è ancora irrisolto. 🙂
E per il tuo p.s. non posso che concordare con te. Siamo sempre alla ricerca di qualcosa che crediamo debba partire solo e unicamente da noi, e in parte può essere vero. Solo che non siamo presenze isolate, viviamo in un contorno variegato di gente, idee, colori, che ci influenzano nel bene e nel male. Se ce ne rendessimo conto sarebbe più facile darci una mano in questa smaniosa ricerca.
Poi, secondo me, per iniziare basta poco. Io ci provo sorridendo e in genere funziona.
Baci
Sergio caro, domani è il compleanno del Gregori, gli offrirò un caffè doppio e corretto. Il mio è il 15 aprile, non mancherò di ricordarvelo per beccarmi i vostri auguri!! 🙂
@ Enrico
Non pensavo ti lasciassi ancora ingannare dalle evidenze….anche io ho famiglia.
Dunque buon caffè e soprattutto auguri.
@ angelo:
si scherzava, obviously. e grazie per gli auguri
Fai il compleanno, Enrico?
Auguri con sorriso!
Smile
@ elektra:
certo non è un compleanno come potrebbe essere quello di Maugeri. Lui è migliore in tutto, anche nella scelta delle stringhe delle scarpe. ma accontentati. e grazie!
🙂
@Silvia, ho fatto ad Enrico l’oroscopo cinese (è un semplice giochino per bimbi, che inserendo i dati rappresenta il tuo oroscopo con un pupazzetto animato) Gregori è “una simpatica capra dalla forte volontà che si automunge e poi vende il suo latte” (ha un grembiulino rosa!) . Silvia prova ad inviarmi un e-mail al nuovo indirizzo fastwebnet, temo di non riuscire a ricevere; se devi comunicare con me usa sempre gd-
ciao e buon compleanno a Gregori!
@ miriam:
ti ringrazio sinceramente per gli auguri di compleanno.
per il resto, essendo presumibilmente più grandicello di te, mi volevo scusare per non verti avvisata in anticipo che fare uso di peshawar, shaboo e special K insieme ai superalcolici nel mentre che si è impegnati in orge sadomaso provoca effetti piuttosto singolari. vedere me in grembiulino rosa che mi automungo, tutto sommato, è una delle allucinazioni meno destabilizzanti. ma in seguito stai attenta…se non hai il fisico
🙂
fatto Miriam, ti ho mandato la mail all’altro indirizzo. Aspetto il mio oroscopo cinese 😉
Enrico, volevo farti gli auguri domani, ma vedo che ti stanno festeggiando tutti qui da Silvia. Non amo le smancerie, ma mi concedo un momento di debolezza: è stato un vero piacere conoscerti sia pure virtualmente. Ti auguro di cuore che gli anni non assottiglino la tua scorza perchè diventeresti un personaggio assai poco gradevole.
@ evento:
il piacere è reciproco altrimenti non replicherei ai tuoi messaggi. quanto all’assottigliamento della scorza, lo vedo decisamente improbabile
🙂
Cara Silvia,proviamo a continuare il giochino dei segni,considerato che i nostri amici di scrittura sono esoterici,presumo:tu Silvia sei del segno dell’ariete,Enrico Gregori del Sagittario, e gli altri amici?
Io sono del Sagittario,magari riusciamo a capire se chi scrive è protetto ed ispirato dagli Astri o meglio dagli Dei?Ti va?Così facendo, aumenta il tuo numero di post e puoi arrivare a raggiungere il vate,non dico il nome, ma voglio indovinare il segno: della Vergine, in sub-ordine,del segno dei Pesci.Il padrone di casa,invece,Massimo Maugeri: del segno dello Scorpione e non voglio pensare a un secondo segno.
Ciaooo, con empatia
Luca Gallina
ariete e saggittario sono due segni di fuoco, ecco perchè tutta questa empatia!!
adesso vedrai che arriverà Massimo a dirci che per i segni zodiacali ci sarà un post successivo e che stiamo andando fuori tema! 😉
@ silvia:
empatia…de che?
🙂
Continuiamo in un clima di festeggiamenti .
@Silvia, sei un drago, come me! “Un drago avveduto, sincero e convincente” un drago verde con le ali, che corre spedito nella notte e ha i fari agli occhi. Ciao, Miriam
@Enrico, al massimo mi faccio un bianchino!:-)
@ miriam:
confermo, Silvia è un drago
🙂
Auguri al coetaneo e cosegnico (qulecazzè il termine esatto, lo chiederemo al Vate Sergio?). Propongo un brindisi anche se ognuno a casa sua (chi con ChateauVattelapesch, chi con il bianchino, chi con la tisana, e chi con il brodino), ma tutti alla salute di Enrico !
Carlo
Auguri da parte mia al prode Enrico.
Per festeggiare, a tua scelta, ti offro:
a) torta lassativa, con candeline, da gustare prima di andare in bagno
b) un tè, astringente, prima di morire.
😉
@ Silvia:
il post è tuo.
Tu ne sei regina e padrona. E puoi farne ciò che vuoi
@ Miriam:
io sono nato il 18 maggio, segno del toro.
Secondo l’oroscopo cinese, se non sbaglio, dovrei essere scimmia.
Il primo che mi prende in giro…
@ Massimo, ma in che anno?
@ massimo:
mi basta il tuo gentile pensiero.
come lassativo la prosa di Sergio basta e avanza.
peraltro anche del mio “tè” ne ho anche io pieni gli zebedei
Mafalda? Perché Mafalda?
Dài, Miriam, fa’ la persona seria
😉
Comunque il mio anno è il 1968… e sono ancora giovane!
Il primo che dice il contrario lo “radio” dal blog.
@ Enrico:
sul tuo “tè” posso dire che… ti capisco! Mi fa lo stesso effetto.
😉
Ora passo e chiudo. Non so quando potrò riconnettermi.
@ Massimo. Sei “una scimmietta carina, compiacente e di buon carattere”. Con gli occhiali, il ciuccio in bocca e un giornale tenuto come un ventaglio….
(Mafalda, perché ho fatto un giro da eventounico)
…e finalmente, Mafalda, poteva lasciarsi andare
scorpione, credo cane.
vero miriam? 1958
A Carlo S. e Enrico Gregori.
Interrogato, propongo: ”cosegnico”, per aggettivare l’Enrico Gregori che fra un paio d’ore invecchia ancor piu’, e’ termine interessante si’, ma bruttino; io direi ”dirimpettaio blogghista” o ”compare letterario”, magari, inoltre, sarebbe passabile anche lo strausato ”amico di penna” (un po’ fuori campo semantico), o ”co-scrittore” (spiritosissimo, o forse almeno il meno peggio, se togli il trattino, nonche’ perfettamente adeguato a colui che coscrive – ovvero in verita’ ”arruola”: ideale per il ”fortunatus senex” Greg, che ci ha ”arruolati” tutti oramai nel suo belliano-pippofrancoso-trilussian-pasoliniano teatro di rivista!).
A mezzanotte bevo alla tua Salute, Enricuzzo:
PROSIT!!!
Tuo
Sergio
A Massimo:
Giovane?! Hai tre anni meno di me! Sei ‘na criatura!
Sergio
Hai ragione, Sergio. Tu sei giovane, io giovanissimo, Silvia una bebé.
–
@ Miriam:
non provare mai più a darmi della scimmietta; e non ti approfittare del fatto che sono compiacente e di buon carattere.
(A proposito, fra cani e porci, io, che sono nato il tre marzo, che bestia sarei per i cinesi?)
@ Gea, sì sei un cane battagliero che mostra i canini e la didascalia dice: attenti al cane vizioso!
Io invece sono un drago tremendo che accende o spegne un semaforo.
@Sergio, in che anno sei nato?
Miriam, nel Millenovecentosessantacinque. Ma se sono un pidocchio o un calabrone, un mandingo ridens della steppa afgana o una talpa striata del Madagascar non mi dire la verita’: lasciami le mie speranze!
Sergio
Assi’, Massimo? una bertuccia, un orangotango, uno scimpanze’! Insomma un nostro antenato: dunque: ”Massimo cita”? O… ”Cita-Massimo”?
Stupenda scoperta, amici miei!
Questa vostra tenzone a chi è più sbarbatello mi lascia del tutto indifferente. Siete “inutilmente” giovani. Inoltre Sergio sappia che è nato lo stesso giorno del mio compagno di banco al liceo. Ovviamente egli nacque anni prima. Ma è un improbabile schizzato che fluttua da sempre tra galassie lisergiche. Un genio. Tu ci provi ma non ci arrivi. Claudio, così si chiama, avrebbe fatto incontrare Santonastasio con Jessica Rizzo. Poi, però, incece del trito copione hard, avrebbe dipinto un Euterpe capace di convincere la pornodiva a buttare nel cesso i falli finti e arruolarsi nella Buoncostume. Insieme, Santonastasio e Jessica, avrebbero indagato su chi sia, in realtà, a imbrattare youtube con i videoporno amatoriali di Paris Hilton e Britney Spears. Per scoprire che il pornopirata è la Tamaro intenta a creare uno scompiglio eros-mediatico per ispirarsi a scrivere una rivisitazione di un suo classico: “Va’ dove ti porta il culo”.
Avete malamente ereditato il gran casino che facemmo e le tortorate nei denti che beccammo.
Trascorrono i giorni e, inesorabilmente, Tessy “Iron Maden” Scibona mi sembra più fica di voi.
Questo logorroico caravanserraglio Mauger-elektro-sozico-leonardesco è uno strazio capace di far cadere le braghe al mito nibelungo.
Ma ormai con voi mi trastullo con piacere. Del resto ci si affeziona anche ai cani.
🙂
Eccolo li’: gia’ me lo vedo il Greg che sghignazza bucoschianamente sulla spirante tastiera del suo pianodebole computeristico (ha i tasti bianconeri per illudersi di poter un giorno comporre un vero romanzo): ridi, ridi, mascherina di ecs-sessantottino incanaglitosi fra increpati guappi lisergici trasteverini e pornofantasie da boemien svalvolati. E FA’ ATTENZIONE, SAI? Perche’… Gli auguri scattano ORA!
LUNGA VITA AD ENRICO GREGORI!!
Tuo
Sergio
(Ma la mia lettera – di auguri sinceri e profondamente affettuosi, di baci e calci nel c… – ti chiede ancora: hai riconosciuto quale dei due poeti che menziono nel mio ”post” e’ falso come la tua faccia di giornalista cronaconerista?)
Sergio (che beve alla tua eternita’!!!!)
AUGURI DI BUON COMPLEANNO ENRICO!! Qui mi fermo e non aggiungo battute sull’età!
Baci
dalla bebè Leonardi 🙂
Caro Massimo Maugeri,tu sei del segno del toro e dovresti riconoscerti,allora, in questo auspicio:
Ora et labora!
Accompagnato da Venere e da Epicuro: decidi tu le due figure più rassomiglianti fra i tuoi amici di scrittura,se Vuoi.
Ciao, con empatia
Luca Gallina
P.S. Caro Sergio Sozi,alias Vate,di che segno sei?
Auguri ad Enrico Gregori,anche,per il suo segno zodiacale:intrepido e leale,sempre.
Caro Sergio Sozi, sei del segno dei pesci,più sopra l’avevo indovinato:
“il ritmo del respiro accompagna costantemente la vita”.
Certo, quello letterario!
Ciao, con empatia
Luca Gallina
@ luca:
grazie. qualcuno mi capisce, altro che quella svampita della Leonardi!
🙂
altro che svampita… gli arieti come me “sono un miscuglio di energia e dinamismo, i pifferai magici delle persone. La nascita di un nuovo giorno, con tutte le sue opportunità, è una pura felicità per l’Ariete”.
e questo naturalmente non sono io a dirlo, sono le stelle 🙂
@ silvia:
ti voglio bene ed è quasi Natale, altrimenti una delle mie battutine sul piffero te la beccavi di sicuro
🙂
@ Serio.
Sei “un bellissimo serpente amante dell’acqua” che soffia instancabilmente sulla roccia per ammirare il vapore del suo fiato.
Fino al prossimo compleanno basta oroscopi. Ciao, è stato bello 🙂
Ciao Miriam, grazie per la consulenza astronomica! 😉
cioè..volevo dire…astrologica!
astro…fisica
astro…nzetta!
🙂
Cara Silvia, rimembri: sono certo che tu sia una scrittrice dell’800 con un’anima moderna, che riesce a stupirsi sempre:forse perchè sei dell’Ariete?
Ciaoo, attenzione ai Sagittari sono egocentrici e non danno la felicità…
se la prendono!
Con empatia,
Luca Gallina
@ luca:
sei ferratissimo sui sagittari, ne convengo. peraltro, c’è chi dice che avere a che fare con loro conduca a esperienze inimmaginabili. Bah!
ciao Luca, farò tesoro dei tuoi consigli, soprattutto adesso che conosco un sagittario della tempra di Enrico (quante te ne vorrei dire, ma sono una signora!! 🙂 )
ovviamente l’ultimo commento, quello tra parentesi, era per Enrico e non per il caro Luca!
@ silvia:
almeno ho tempra 🙂
Cara Silvia,adesso che ho scoperto il vero “inciucio” E:S,mi conviene cercare un altro segno:la donna Ariete è fedele,finnanchè fosse dell’800 medio Lei scrittrice?
Ciao Silvia e caro Enrico,entrambi amici di scrittura!
Luca Gallina
Ho aggiornato il post. Date un’occhiata.
Auguri Enrico!!!
Torta e spumante per te…
@ massimo:
se speri minimamente che io mi commuova è meglio che ci rinunci. Peraltro, spesso, la commozione è un moto irrazionale. Io, invece, molto razionalmente e lucidamente (si fa per dire ovviamente) ti ringrazio per la torta. E’ simbolica, certo. Ma non perché non se ne possa sentire il sapore. E’ simbolica di un sapore, quello della stima, che è migliore di qualunque crema o cioccolata. Certo che, con questa performance, potresti perdere qualche punto con elektra. Ma chi ti dice che sia una disgrazia?
🙂
e comunque:
se non avete ancora completa contezza di quanto io sia depravato, sappiate che una delle cose che ho fatto nel giorno del mio compleanno è leggere tutto “Condominio reale” di Vito Ferro.
E voi che siete rimasti al sadomaso col gatto a 9 code! Principianti!
Attento Enrico, che Elektra potrebbe augurarti una… commozione cerebrale.
😉
Buon compleanno!
@ silvia:
questo è il tuo post e qui io mi squinterno.
Mi prendi sempre bonariamente per i fondelli sottolinenado quanti anni ci dividono.
La matematica non è un’opinione, si dice. E, appunto per questo, è uno scassamento di cazzo, aggiungo io.
Ti offendi se, nel giorno del mio compleanno e sul tuo post ti auguro una cosa?
Bè io lo faccio, con modestia, ma lo faccio. Ti auguro di arrivare alla mia età almeno nelle mie condizioni. In piedi, curioso, incazzato, stronzo, voglioso e irriducibile. E, soprattutto, con un numero di persone alle quali dire “grazie” che una mano monca basta e avanza.
Con “Allo specchio” ci sei piaciuta. Adesso fracassalo e facci vedere chi sei senza l’aiuto di una “seconda te” che ti accompagna. Il difficile è camminare da soli, spesso controvento e sulla corsia d’emergenza con le macchine “fiche” che sfrecciano sulla carreggiata centrale a spettinarti. Sei attrezzata? Non mi dire di sì perché non è vero. Al bar tu bevi il suco di frutta e punto. Io bevo il caffè mio e il succo di frutta tuo. Ne so di più, quindi. E mo’ incazzati. Chissenefrega.
🙂
Caro Enrico Gregori,bravo!
Silvia Leonardi in questo momento,secondo me e secondo te,è più fragile perchè ha incontrato te o perchè la sostieni letterariamente?
Certo, che la tua è una dichiarazione di stima e di……per Lei;ma il mentore non deve estraniarsi dall’allievo?
Ciaoooo,attenta Cara Silvia ai Sagittari:non lo fanno per amor ma per diletto!
Luca Gallina
Perchè dovrei incazzarmi? Il tuo è un augurio sincero, fatto con le parole giuste per la persona che sei.
Mi auguro anch’io che tutto quello che scrivi possa realizzarsi con consapevolezza. Lo specchio è già fracassato, se ti ricordi l’ho già scritto che si tratta della Silvia di anni fa, quindi non ho paraventi dietro cui nascondermi. Vi accorgerete come sono oltre lo specchio, anche se quello che conoscete è già buona parte di me.
Sono attrezzata? In parte. Lo sono certamente più di prima, e andando avanti raccoglierò altri pezzi perchè l’attrezzatura sia salda e completa.
Dammi tempo, in fondo tu hai avuto (hai) anni e anni e anni di vantaggio…;-)
E’ solo una mia impressione oppure il livello del blog si è decisamente abbassato?Si era partiti discutendo del libro di Silvia (molti l’hanno fatto senza averlo letto) e si è passati ai segni zodiacali.Protesto silenziosamente, senza (lo prometto) fare blocchi stradali ma comunque protesto.
@ luca:
è una dichiarazione di stima e…di amicizia. Non fare pensieri più grandi di te sennò ti si sconquassa il neurone 🙂
E l’amicizia con Silvia non ha nulla a che vedere su quanto ho detto del suo libro. Diciamo che, se non lo avessi ritenuto interessante, avrei evitato di recensirlo ma ne avrei parlato solo con Silvia a 4 occhi. E’ umano?
@ luca again:
ma a ‘sto punto dicci la verità. alle elementari avevi un compagno di classe sagittario che ti fregava la merenda?
A Miriam e Luca,
… insomma, a stringere, io sarei una biscia d’acqua. Vabbe’: mica mi sono mai illuso di poter vantare criniere leonine o artigli leopardeschi (doppio senso, quest’ultimo)!
Bacioni a voi!
Sergio
@enrico:
hai ragione, sono stato lasciato da una donna del segno dell’Ariete,ma non alle elementari:era ed è una nota psicologa avvenente!
Ciaoo,con empatia
Luca Gallina
@ luca:
avvenente….e intelligente
🙂
@enrico
sei un vero arguto sagittario-asc.scorpione,secondo me
@ francesco
Scusami, ho letto solo adesso il tuo commento. Hai ragione, e la colpa è sempre e solo di quel furfante mascherato da giornalista che risponde al nome di Enrico Gregori. Fa un tale casino … 😉
però ci si diverte!
@ a tutti
non era mia intenzione scatenare una tale diatriba astrologica,ne’ rubare spazio alla legittima,virtuale, titolare del presente forum,o peggio essere responsabile di una caduta di stile accademico-letterario di questo-insigne consesso.Mi eclisso percio’ nel silenzio,ma non prima di manifestare tutta la mia solidarieta’ astrologica al Maugeri,il cui equilibrio e le grandi doti di mediatore condivido come taurina.Tuttavia,la mia sorte sul versante cinese dell’oroscopo,e’ stata di molto migliore in quanto destino ha voluto che nascessi nell’anno della TIGRE.
Scusate ma lo dovevo dire.tie’!
@ m.g.
scusa se mi permetto, ma se tu hai un difetto è, semmai, di essere un po’ troppo “sporadica”. intervieni più spesso, se ti va, credo che Maugeri ne sarebbe ben lieto. Magari le tue opinioni su libri e quant’altro potrebbero essere utilissime
Cara Silvia Leonardi,comunicazione di servizio, in Roma è in corso in questi giorni un Work-progress che riguarda la promozione di libri di narrativa, scritti da giovani scrittori emergenti e pubblicati da piccole case editrici. L’intento è quello di avvicinare il pubblico alla lettura dei libri, attraverso un incontro in libreria , in uno spazio dedicato,con degli attori giovani che si prestano a recitare un “Io narrante”dell’autore, del quale leggeranno dei capoversi del libro, resi più appetibili, per convincere il lettore Vs l’autore.In buona sostanza,una prefazione al libro commentata e suonata.
E’ una novità assoluta in Italia:probabilmente la compagnia teatrale,la piccola casa editrice,potrebbe creare un network su tutto il territorio nazionale,contrattualizzando la performance con le librerie adatte in ogni città.
Sei la prima a saperlo e chiaramente con il nostro mentore Massimo Maugeri, che ci ospita in questo leader- blog!
Confermandomi,quanto sopra, che la scrittura letteraria deve allearsi con le altre espressioni di comunicazione artistica: affinché tutto venga rappresentato,e, perché è innegabile che la nostra realtà è dell’immagine,dei suoni,della virtualità e del tempo tiranno: e la parola scritta che va centellinata nel tempo, non può rimanere taciuta e solo per quei pochi uomini,che sanno scegliere il libro utile, secondo me.
In parole povere:i libri non si vendono o con difficoltà,immagina quelli dei giovani autori,cosa dobbiamo fare?
Ciaoo,con empatia
Luca Gallina
P.S. salutami Enrico,se Vuoi, il tuo pro-tempore,pardon,mentore.
Caro Luca,
toglimi una curiosita’: per caso sei perugino? Perche’ a volte il tuo modo di scrivere mi ricorda qualcuno che conosco bene.
@luca:
se silvia avesse necessità di un mentore come me sarebbe davvero ridotta maluccio
🙂
Caro Sergio,grazie,io vivo e risiedo in Milano.Mi stai forse chiedendo se mi sono laureato a Perugia?E chi dovrei essere,forse,un artista dolce puer?
@sergio
ho capito che ti occupi solo del censimento delle cabine telefoniche;sei veramente forte!
@ a e.gregori
non se se possa considerarsi un difetto essere del Toro o della Tigre,al contrario dvo constatare che certamente un suo difetto è quello di non accorgersi se una persona è incavolata e quanto.Il tono sarcastico del mio post mi sembrava anche troppo chiaro.
@a luca:ricordo che alle elementari si inscenava a fine anno la rappresentzione scenica di un tema o di un libro studiato durante l’anno.questi espedienti lasciamoli ai bambini,noi siamo troppo cresciuti e potremmo solo cadere nel ridicolo.
I segni astrologici sono contemplati nella Letteratura e nel libro di Silvia?
Luca, questa delle cabine telefoniche me la devi spiegare. Io ti spiego qui che, essendo perugino, pensavo tu fossi un certo mio concittadino. Non lo sei. Va bene. Era una semplice curiosita’.
Caro Sergio,scusami ti voglio bene,io volevo solo essere ironico riguardo la tua domanda:le cabine telefoniche sono quelle di Enrico Gregori e parlando con te,poi, mi sono rivolto a Lui con il tuo nome.Perdirindindina!
Con affetto,
Luca Gallina
Gentile m.ia g.iovin signora,Lei ha colto nel segno! In realtà è riuscita solo Lei a cogliere il senso delle “Identità distorte”,ampiamente illustrate da Massimo Maugeri -nel suo libro- ,e che io voluto riprendere,verificando cosa succede esattamente, quando si utilizza questo utile,intrigante e malefico media che è internet;e la mia rivelazione sarà fatta presto,riguardo le reazioni individuali al media internet,mia,sua e di tutti gli amici di scrittura.Certo,secondo me.
Grazie,comunque
Luca Gallina
P.S.Caro Massimo Maugeri,questo mio post è un’anticipazione della mia vera intenzione nell’intervenire in questi giorni.Parliamone se Vuoi?
Cara Silvia Leonardi,come stai,intendo come sta andando il tuo libro in libreria?In questo tuo post ti stanno trascurando,forse,ma io ti ho letto con piacere riguardo la mia esternazione e ti voglio ringraziare per l’empatia reciproca e, anche,perchè gli amici di scrittura tutti ti hanno preso in qualche modo.
Grazie e se Vuoi tienici informati sul gradimento del tuo libro:voglio ricordarti che Mursia distribuisce su tutto il territorio nazionale e noi c’è l’abbiamo già sotto l’albero il tuo libro,anche a Milano!
Ciaoooo,
Luca Gallina
Caro Luca, scusami per il tardivo riscontro, sono stata fuori questo fine settimana e oggi…indovina un pò? sono a Milano per lavoro, quindi siamo decisamente più vicini del solito.
Il libro sta andando benino, nel senso che sta per andare la seconda ristampa. Certo, parliamo di una piccola casa editrice che emette poche copie a ristampa, ma vuoi mettere la soddisfazione?
Ringrazio davvero tutti gli amici di Letteratitudine che hanno chicchierato con me del mio libro (e naturalmente in mezzo ci sei tu, con la tua empatia e i puntuali aggiornamenti!)e il caro Massimo che di questo blog è l’artefice.
Ma quanto sto bene con voi? tanto, credetemi!
@m.g.
Mia cara, ma si!! Ci stanno bene anche gli oroscopi qui, non mi è stato rubato nessuno spazio, anzi me ne è stato concesso uno in più, quello nato dalla spontaneità dei discorsi di tutti.
@ Sergio
Nel mio libro in effetti non si contemplano i segni zodiacali o l’astrologia cinese, ma a pensarci bene qualche personaggio di cui racconto sarà stato per forza influenzato dagli astri e dalla luna… 🙂
Correzione.
Ho clamorosamente sbagliato l’oroscopo di Gregori! Non è una capra con il grembiulino rosa, bensì un cavallo “gran lavoratore e condannato a lavorare per l’eternità”. L’animazione raffigura, appunto, un cavallo, seduto a cavalcioni sulla panca e intento a piantare grossi chiodi. Sbagliavo l’anno! (sob!)
Ciao a tutti e auguri.
Scusate, ero io non Mafalda.
@Silvia, ti ho vista! Bellissima e siciliana! Auguri
@ miriam:
ecco, mi sento meglio 🙂
Silvia,
…non vedo l’ora di leggerlo!
Auguroni
Sergio
… ah, Luca, ecco perche’ non avevo colto la FACCENDA delle cabine. Niente di cui scusarsi, caro Luca. ANZI TANTI CARI AUGURI NATALIZI!!!
Tuo
Sergio