Questo post inaugura il nuovo spazio di Letteratitudine dedicato alla POESIA (che si aggiunge a PoesiaNews).
Ci occupiamo di “ANTOLOGIA DI POETI CONTEMPORANEI. Tradizioni e innovazione in Italia” di Daniela Marcheschi (Mursia) e di “LA GRAVIDANZA DELLA TERRA. Antologia di poesia rurale” (curato da Daniela Marcheschi e pubblicato da Olio Officina).
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“ANTOLOGIA DI POETI CONTEMPORANEI. Tradizioni e innovazione in Italia” di Daniela Marcheschi (Mursia)
Conosco e stimo Daniela Marcheschi da tanti anni.
Docente in Italia e all’estero di Letteratura italiana e Antropologia delle Arti, la Marcheschi ha curato i Meridiani Mondadori delle Opere di Carlo Collodi (1995) e di Giuseppe Pontiggia (2004). Come critico, numerosi sono i suoi interventi su poeti contemporanei (Penna, Noventa, Bacchini e altri) e su varie problematiche e aporie connesse alla poesia attuale. Alcuni dei suoi interventi più originali, oltre che in vari libri, sono riuniti nel volume Il sogno della letteratura. Luoghi, maestri, tradizioni (2012). I suoi saggi sono tradotti in diverse lingue. Nel 1996 ha ricevuto un Rockefeller Award proprio per la Critica e la Poesia.
Di recente Daniela Marcheschi ha pubblicato, per i tipi di Mursia (nella collana Argani diretta da Guido Oldani), un nuovo libro dedicato alla poesia: ANTOLOGIA DI POETI CONTEMPORANEI. Tradizioni e innovazione in Italia.
Stiamo parlando di un’antologia che prova a rispondere a una domanda tutt’altro che semplice: chi sono i poeti più significativi del nostro tempo? Ma c’è una domanda ancora più essenziale che coincide con l’incipit della prefazione firmata dalla stessa Marcheschi. Ed è la seguente: perché allestire oggi un’antologia della poesia italiana contemporanea? La risposta giunge subito dopo:
«Perché, per fare letteratura, è indispensabile continuare a inventarla, crearla e ricrearla ogni giorno e, per dare un contributo anche piccolo alla creazione di una nuova letteratura, è necessario fare costantemente il punto della situazione, dello stato dell’arte. È necessario esserle fedeli. Bisogna cercare di capire meglio quali siano effettivamente e come si articolino le tradizioni in atto e di cimentarsi in una loro lettura-interpretazione per scegliere quali autori e quali testi sembrino più vitali per tematiche, ricerca stilistica, modalità espressive. Insomma le opere migliori, le più belle per esiti formali».
Riporto di seguito qualche altro stralcio della prefazione per gentile concessione della stessa Daniela Marcheschi e della casa editrice Mursia (che ringrazio):
«Lo sguardo di un critico, come di ogni altro intellettuale, è tanto più prezioso quanto più è soggettivo ed eticamente centrato sui principi della responsabilità e della verità. Solo se vi sono tante solide verità soggettive, frutto della consapevolezza intellettuale, di una cultura la più vasta possibile e dello slancio etico a costruire oltre se stessi e insieme con gli altri, si può partecipare attivamente alla letteratura. Inoltre, solo così può nascere la possibilità di comparazione e quella tensione virtuosa, persuasiva, verso la conoscenza della verità: che è movimento condiviso, viaggio perpetuo verso la meta intraveduta all’orizzonte, anche se non la potremo mai raggiungere davvero o catturare una volta per sempre. Un’antologia della poesia contemporanea ha perciò un senso se corrisponde prima di tutto al significato della parola stessa, ovvero si fa scelta, con tutti i rischi che ciò comporta per il critico; se non è un regesto catastale. Accademico o militante che sia, un critico è tale, non solo se tratta con argomenti più o meno efficaci di libri e autori, ma anche, e soprattutto, se si fa carico di chiarire a fondo i valori che attribuisce alle opere e non smette di sostenerli. Per usare un modo di dire corrente: ci mette e rimette la faccia per difendere quanto ritiene più forte e persuasivo.
Una simile incombenza e una simile fedeltà appaiono tanto più indispensabili in un contesto socio-culturale ed economico, dove le voci sono spesso così tante da far nascere il baccano e confondere udito e idee; e dove, in una produzione comunque vasta, l’industria editoriale segue le strategie di mercato di volta in volta reputate, a torto o a ragione, meglio confacenti ai propri bisogni e caratteri di impresa. Ciò significa che fra le tante proposte di stampa e il valore letterario non c’è sempre una coincidenza. È una contraddizione con cui fare i conti, per non cadere in un duplice/identico errore. Da un lato, c’è infatti il rifiuto, aprioristico e talora anche snobistico, di quanto viene spesso proposto dalla grande editoria; dall’altro, se ne ha un’accettazione indiscriminata: la sigla editoriale rassicura e fornisce automaticamente una sorta di certificazione di bellezza e autorità agli occhi dei lettori meno avvertiti. È però una scorciatoia demonizzare o idolatrare gli editori, che hanno anche i loro limiti, talora per difetto di coraggio e idee, talaltra di mezzi; ma non hanno tutte le responsabilità possibili».
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«Questa antologia confida dunque di presentarsi armata di argomentazioni critiche ed estetiche persuasive, specie riguardo alla selezione dei testi poetici e alle singole, ampie, introduzioni ai ventuno autori selezionati: poeti tout court, poeti e autori di teatro, poeti narratori, poeti studiosi, poeti critici e saggisti o poeti narratori critici e saggisti.
Si tratta di ventuno profili, quasi voci enciclopediche e non solo interpretative in chiave critica e storico-letteraria, allestiti prima di tutto per aprire una prospettiva, la più articolata possibile, sugli autori. Si è cercato di illuminare sia il loro percorso biografico specifico, di uomini e donne di oggi, sia la loro biografia poetica e intellettuale. Ogni poeta è infatti anche un intellettuale, un mediatore, per il tipo di lavoro a tutto tondo sulla cultura su cui si innesta l’esperienza della poesia: il lungo diventare poeti, nascendolo.
Abbiamo ritenuto più convincente proporre autori che, pur radicandosi in modo molteplice nelle tradizioni novecentesche della poesia, hanno intrapreso delle vie per aprire a queste ultime spazi meno battuti.
Autori che, ad esempio, a partire dall’adozione di un linguaggio chiaro, razionale ma non sciatto né privo di risonanze emotive profonde, hanno abbandonato le secche di certi residui simbolisti e tralasciato le tentazioni del ripiegamento neocrepuscolare. Autori, che hanno sostituito agli sperimentalismi dalle formule ingessate – divenute «scuola» e meccanismi automatici della scrittura, noti fin dagli inizi del XX secolo –, e ai neoclassicismi e al metricismo di maniera, la ricerca di nuove modalità tecniche, metrico-strofiche, espressive. Autori che, invece di portare nei propri versi il già pensato della Filosofia come disciplina a sé, hanno fatto della poesia il crogiuolo in cui si possono incontrare e possono reagire l’espressione e un pensiero conoscitivo autonomo nelle loro mutue tensioni. Autori, che si sono storicamente costruiti e hanno costruito la loro poesia dialogando in maniera complessa con altri ambiti disciplinari, sostituendo così modalità del fare poetico oramai invecchiate e fin troppo costrittive».
(…)
“L’antologia va perciò incontro ai lettori anche «disarmata», nel senso che le sue ragioni profonde stanno sia in una selezione del gusto e di giudizi maturati negli anni sia nella necessità di riaffermare un’idea e un ruolo a cui il critico non può sottrarsi. Se c’è tanta volgarità intorno a noi, è anche perché si fanno tanta arte e poesia volgare: senza donchisciottismi e con umiltà, sarebbe necessario che ognuno – autore e critico – riassumesse l’onere del proprio ruolo. Ritornare dunque al grande impegno e rischio della poesia e della critica, di stabilire gerarchie per iniziare un lavoro di verifica formale che, periodicamente, a partire dal 2018, vedrà la messa a punto di altre antologie, a cura di chi scrive qui e non solo. Si intende così aprire un laboratorio permanente o un osservatorio sulla poesia per monitorare i lavori in corso, segnalare voci nuove e vecchie, ma che abbiano saputo riprendere il cammino della creatività in maniera notevole. Troppe volte, nelle ultime decadi, abbiamo infatti udito voci anche fresche, che, purtroppo, sono poi andate ripetendosi o a fissare quel carattere in cliché di maniera, capaci solo di offuscare il bell’accenno di nuovo, che aveva invece tanto colpito all’inizio».
Chi sono i poeti contemplati nell’antologia? Eccoli elencati rispettando l’ordine con cui sono stati “presentati” all’interno del volume: Pier Luigi Bacchini, Giampiero Neri, Franco Loi, Fernando Bandini, Elio Pecora, Jolanda Insana, Nanni Cagnone, Anna Cascella Luciani, Giorgio Manacorda, Cristina Annino, Maurizio Cucchi, Lino Angiuli, Assunta Finiguerra, Biancamaria Frabotta, Guido Oldani, Roberto Piumini, Maura Del Serra, Amedeo Anelli, Margherita Rimi, Antonio Riccardi, Paolo Febbraro.
Ventuno poeti italiani, che – come evidenziato – la Marcheschi ha giudicato variamente rappresentativi e validi da molteplici angolazioni. Con riferimento a ciascuno di loro ha offerto (oltre che, naturalmente, una selezione di poesie) un profilo bio-bibliografico e critico fondamentale per comprenderne genesi ed evoluzione dell’opera artistica.
Ringrazio personalmente Daniela Marcheschi per il suo impegno e per l’ottimo lavoro svolto anche nell’ambito di questa nuova utilissima antologia (dedicata, peraltro, alla memoria del poeta e critico Remo Pagnanelli, Macerata, 1955-1987) che, oltre a “dare luce” ai poeti citati, contribuisce a riaprire il dibattito sulla poesia in Italia.
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In chiusura, ne approfitto per segnalare quest’altro volume intitolato: “LA GRAVIDANZA DELLA TERRA. Antologia di poesia rurale” (curato da Daniela Marcheschi e pubblicato da Olio Officina). Si tratta (come ben segnalato nella scheda del libro, che riporto di seguito) di una “antologia di poesie inedite allestita con l’intento di riportare l’attenzione dei poeti italiani ed europei sulla campagna. Il lettore troverà versi di autori italiani, croati, francesi, portoghesi, rumeni, svedesi e svizzeri. Daniela Marcheschi ha invitato 43 autori con la dichiarata intenzione di fare i conti con ciò che nel XXI secolo può essere, e significare, la vita rurale. La situazione umana, nella storia e nell’ambiente, muta di continuo. Mutano i tempi, e i fenomeni sociali ed economici di industrializzazione e post-industrializzazione nella loro sostanza multiforme e nelle loro conseguenze. Ciò vale anche per altri fenomeni e aspetti che, per meri pregiudizi ideologici o pigrizia, sono stati sovente relegati all’ambito di residuo del passato. Ma a torto: è un fatto che oggi il settore agricolo sia in grado di trainare di nuovo l’economia. Ciò impone un ripensamento critico su differenti piani: sociologico, economico, storico o culturale in senso lato. Una simile riflessione la si deve pretendere anche in poesia, che non può ritenersi un giardino chiuso, uno spazio ripiegato esclusivamente su un soggettivismo esasperato“.
Un approfondimento è disponibile cliccando su questo link.
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