Novembre 21, 2024

240 thoughts on “ASCOLTARE: UN MODO PER ‘LEGGERE’ DI PIÙ

  1. Secondo me l’iniziativa e’ encomiabile, ma non risolve il problema dell’analfabetismo di ritorno, poiche’ leggere ed ascoltare sono due cose diverse che servono entrambe – addizionate alla scrittura autografa e al colloquio orale.
    Per innalzare la percentuale dei non-lettori (cioe’ i nuovi analfabeti) bisogna dunque trovare altre soluzioni, come, per esempio: l’accorciamento degli orari di lavoro, la pubblicita’ ministeriale al libro, la pubblicazione di opere di qualita’, l’azione di scuole e famiglie.

  2. Non so se l’audiolibro sia educativo, non credo in effetti; ma sono sicura che sia piacevolissimo se il lettore è di qualità, un attore direi o comunque con le stesse capacità. Ho sentito spesso lavori letti alla radio, magari bloccata nel traffico, in macchina e li ho graditi moltissimo. ma il lettore deve essere bravo, riuscire ad aprire nuovi orizzonti oltre che facilitare la lettura o permettere di effettuarla quando non sarebbe possibile (in auto, per es.). Farò un giro su questa casa editrice. Ci sono sempre nuove possibilità ormai, tipo i libri fantasy della Delos sull’i-phone, tutte benvenute comunque. Anche se io… continuo a preferire la lettura su carta

  3. Ciao carissimo, hai fatto benissimo ad intavolare un argomento così valido. Dev confessarti che il mio primo approccio con i libri in pubblico nacque proprio con l’idea di partecipare al Libro Parlato, fin dall’inizio infatti ho avuto sempre in mente che i libri dovessero avere il potere di portare la luce a chi questa luce non ha la possibilità di vederla. E così tentai di registrare la lettura di alcuni libri proprio per questa scopo. Ma ero ancora troppo fragile e sensibile e mentre correva la registrazione fui colta da un nodo di commozione e fui costretta a smettere la lettura. Per consolarmi il mio primo libro “e se fosse: profumo di sostanza?” è nato pensando proprio ai non vedenti. L’Argomento sugli audiolibri quindi mi trova pienamente convinta e del resto ho sempre seguito la radio e mi piace molto organizzare i pensieri traendoli da immagini create dall’ascolto. Grazie per questa tematica che accolgo a braccia aperte.Gabry

  4. Ehilà, Gabry… come stai? Era da un pezzo che non ti facevi viva.
    Grazie per il tuo contributo.
    Ma a “Il Narratore” sostengono – credo a ragione – che la funzione degli audiolibri vada ben oltre il soddisfacimento delle esigenze di non vedenti e ipovedenti.

  5. Io amo la radio e mi piace ascoltare le riduzioni radiofoniche di opere teatrali o di narrativa.
    Certo la sensazione è diversa. Legere in latino significa cogliere, raccogliere, proprio come si fa con i fiori: l’occhio raccoglie i segni e annusa il profumo dei significati. Ascoltare è diverso, ma è una bella frontiera quella degli audiolibri. Stephen King nella sua autobiografia “On writing” scrive che adora leggere ma in macchina riesce ad ascoltare 10 o 12 audiolibri l’anno, che aumentano così le sue letture ed eliminano i tempi morti dei viaggi.
    Io continuo a preferire il contatto fisico e visivo con la carta. La musica è la regina della mia macchina, le parole mi distrarrebbero troppo…
    Qualsiasi iniziativa valga a far riscoprire alle persone il gusto della parola è benvenuta! Se i miei alunni leggessero anche dalle orecchie ne sarei felice…

  6. Infatti, ho soltanto voluto dire di aver io cominciato con il desiderio di arrivare a chi leggere non poteva, oggi, non siamo più a quel punto, esistono programmi informatici e software appositi per far giungere la lettura a chiunque e in fin dei conti era quello che avevo in mente si realizzasse. La tecnologia di servizio. Gli audio libri sono un’altra cosa molto evoluta, ma credo di vivere un periodo in cui se non si è capaci di leggersi dentro, tutto il resto non suscita molto interesse. Dal canto mio mi sento molto svogliata e smaliziata dai percorsi in internet. Quindi ben vengano gli audiolibri perchè abbattono questo tipo di percorso della noia.

  7. Libro. Con copertina rigida, morbida… fogli, pagine e pagine. Un libro è un libro… ma gli audiolibri possono dare un enorme contributo alla voglia di lettura, alla fame di leggere. Possono far amare la letteratura, il racconto a quei bambini che non amano le parole scritte. Sto seguendo alcuni bambini delle scuole medie durante l’orario di attività alternativa e piano piano, sto sperimentando con loro l’educazione all’ascolto: io leggo, loro stanno a sentire. A casa leggo in silenzio, a scuola divento un audiolibro… Lauretta Chiarini

  8. E’ si proprio, così Massimo, grazie.
    Sono Cristiana, compagna e co-fondatrice con Maurizio di questa grande e appassionante avventura editoriale de il Narratore audiolibri.
    Il piacere di ascoltare della letteratura anche per i normo-dotati esiste, specie nei paesi europei, nord euorpei ed extra-europei. Io sono convinta che in Italia subiamo un ritardo culturale di almeno 10 anni. E’ per questo che la pratica del piacere di ascoltare anche un buon libro, è ancora poco diffusa. E’ molto importante diffondere il piacere dell’esperienza dell’ascolto e della lettura ad alta voce per far nascere o incrementare il desiderio di lettura e di letteratura.
    Rispondo a Massimo per conto di Maurizio, sarebbe molto importante realizzare in audio un libro di Giuseppe Bonaviri, uno degli importanti scrittori del Novecento che ahimè spesso le case editrici non consentono di negoziare i diritti, ma in questo caso gli editori sono più d’uno. Potremo proprio ri-tentare. Sto con voi per un altra mezz’ora. Vi voglio raccontare di Cagliari http://www.forumpassaparola.org

  9. Come la vedo l’ho gia’ espresso prima; pero’, se gli audiolibri venissero letti dagli autori stessi, questo sarebbe un vero contributo alla cultura, un apporto utile all’indispensabile libro sul quale si impara, appunto, a leggere e ad amare la cultura.
    Questi audiolibri sono narrati dagli autori, chiedo pertanto.

  10. P.S.
    Ricordo con gran piacere infatti ”Il Gattopardo” letto alla radio da Gioacchino Lanza Tomasi – nipote di Lampedusa. Ma leggere il libro fu per me cosa diversa, alla quale la voce di Tomasi si aggiunse solamente. La base era il testo scritto.
    Grazie
    Sozi

  11. Amo gli audiolibri fin dall’infanzia, ricordo che mia madre era solita ascoltare le trasmissioni di radio 3 in cui all’epoca venivano letti Calvino, Sciascia, Svevo…ho da poco ritrovato l’abitudine di ascoltare, la mattina quando faccio colazione e la sera addormentandomi, quelle stesse trasmissioni…la giornata inizia meglio, quando ascolti Marco Paolini che legge Lussu davanti al caffé e a una fetta di pane tostato…perfino i piatti sono più piacevoli da lavare!

  12. In conclusione: il pericolo e’ che l’audiolibro si sostituisca al libro vero. Pericolo autentico, credo.
    Buonanotte a tutti

  13. Radio Tre, caro Mattia: che bella invenzione! La radio, in genere: che strumento popolare, eccellente e… sottovalutato da ”cani e porci” che la usano rimbecillendoci con cose da niente.

  14. Sono un’insegnante e so quanto sia importante ascoltare un brano letto bene…il piacere della lettura nasce e viene trasmesso solo quando si riesce a comunicare il ritmo e l’armonia di un periodo. Le parole infatti sono suoni e in una società complessa come quella in cui viviamo, dove è sempre più raro il tempo per la trasmissione orale del sapere, ben vengano gli audiolibri…un sussidio “rivoluzionario” per una scuola in profonda agonia e un modo nuovo per rubare tempo al tran tran quotidiano e dedicarlo all’amore per le parole.
    In autobus, nel metrò, insomma per chi vive da pendolare può essere davvero un buon inizio di giornata!!

  15. Io sono al 100% pro audiolibro, A FIANCO al libro!
    Sono figlio della stagione delle Fiabe Sonore dei Fratelli Fabbri, col 45 giri: il CD è solo l’estensione di quel concetto grazie a un supporto nuovo.
    Il Narratore ha un catalogo vario, ricco, intelligente, per pubblici diversi.
    L’audiolibro non spreca carta.
    L’audiolibro espone il ritmo della frase come nessun libro sa fare.
    La poesia è naturalmente orale, oserei dire che è la poesia scritta a essere un imbarbarimento! A proposito, le Odi Barbare del Carducci: le possiamo capire solo scritte, senza qualcuno che ce le legga?
    Ci sono occasioni per ascoltare un audiolibro in cui leggere un libro è impossibile: pensate a chi viaggia in automobile per lavoro.
    E poi, d’accordo con Elena: vogliamo tentare di riempire ‘sti iPod di roba buona?

  16. L’origine delle storie e della parola è udita. Non scritta. L’aedo, nell’antica civilà greca era il cantore professionista. La parola deriva da ” adein” cioè “cantare”. L’aedo era un profeta, un annusatore di destini, di finali. Nel narrare si lasciava guidare dall’istinto, da un fiuto che rendeva superflua la capacità di vedere. Per questo (come Omero) il più delle volte era cieco.
    Proprio la vista, considerata da noi fondamentale per la lettura, era un ostacolo all’intuito narrativo nella Grecia classica.
    Perché è reale – e va raccontato – proprio ciò che non si vede.
    Alla base dell’audiolibro c’è questa intuizione antichissima. In passato ho spesso registrato audiolibri “casalinghi” per ciechi. Nel parlare e nel leggere sentivo che la parola scritta si trasformava e si approfondiva.
    Era innanzi a me. Ma era anche dentro di me. E la sensazione si acuiva se la parola era anche poesia. O se possedeva una musicalità interna. Che la rendeva docile alle intonazioni, oltre che all’immaginazione.
    Più tardi, e nella mia esperienza professionale, ho capito che l’intonazione della voce, come la scelta delle parole, influenza la fantasia, la serenità, la felicità. E che la dimensione di un racconto si radica anche nei sensi. E nel modo in cui entra in noi. L’udito (che è il primo senso che si forma nel feto) è la prima forma di conoscenza. Quella che ci immette nel mondo.
    Cominciare a leggere e a interessarsi alla lettura proprio da ciò che costituisce la prima percezione, credo sia come andare all’origine della creazione.

  17. sinceramente, gli audiolibri me li riservo per la vecchiaia se saro’ cieca !!
    (scusate il cinismo ma, cosi’, a primo impatto, mi viene di rispondere….)
    mi piace troppo leggere e tenere in mano un libro !!
    baci a tutti
    anna

  18. Riempire i lettori MP3 di ‘roba buona’…..è si, comincia a esserci una discreta offerta in Italia; il Narratore con Emons audiolibri e Edizioni Full Color Sound, attraverso l’Associazione Editori Audiolibri AEDA, http://www.aedaudiolibri.it, fondata nell’aprile di quest’anno propone e promuove ascolti di vario genere, dagli autori che leggono se stessi per le ed. Emons: Sandro Veronesi che legge il suo Caos Calmo, Gianenrico Carofiglio il suo Testimone inconsapevole, Francesco Piccolo la sua Italia Spensierata, Melania Mazzucco il suo Vita, per citarne solo alcuni e poi gli audioracconti musicati di Full Color Sound Camilleri, Benni, Pennac, Tabucchi tra gli autori più richiesti e Claudio Bisio, Marco Paolini, Lella Costa tra le voci più amate. Tra i classici letti ad alta voce e pubblicati da il Narratore anche a scopo didattico I Promessi Sposi, I Malavoglia, Uno nessuno e centomila, La coscienza di Zeno ma anche i classici stranieri Il ritratto di Dorina Gray, I dolori del giovane Werther e i classici d’avventura Ventimilaleghe sotto i mari con le voci di attori e narratori che attraverso la voce danno corpo, vita alle parole come dice Pennac.
    Si fa tanto parlare che in Italia si legge poco, in qualche momento della giornata è molto gratificante ascoltare una bella voce che porge importanti storie, anch’io amo ascoltare, oltre che leggere e le letture di Radio Tre la mattina ad alta voce, aiutano veramente ad iniziare bene la giornata, anche la voce di Roberto Saviano che legge il suo Gomorra, Ed. Mondadori è moltomolto interessante. Pensate che da poco tempo la libreria on line più famosa in Italia per la vendita di libri on line Internetbookshop ha finalmente categorizzato http://www.ibs.it/ser/serfat.asp?site=libri&xy=audiolibri in questa pagina tutta l’offerta italiana in audiolibro, ancora pochi sono i titoli a differenza dei 17.000 in Germania, 3.000 in Francia, 20.000 in Inghilterra più di 25.000 negli Stati Uniti, ma comunque ci sono cominciano ad esserci.

  19. Per Cristiana Giacometti.
    Secondo lei il mercato degli audiolibri, in Italia, procede più lentamente che negli altri paesi a causa delle generali difficoltà che deve affrontare il “mondo-libro” e il settore editoriale, oppure per una questione di diversa “mentalità”?

  20. Erika, credo per entrambe le ragioni. La storia lo conferma tutte le novità e/o nuove opportunità culturali sembrano sempre minacciare gli ‘equilibri’ raggiunti, anche se poi non si perde occasione per lamentarsi. Sembra proprio che il timore del nuovo prenda sempre il sopravvento. La mentalità italiana d’altronde non è proprio di accettazione e tolleranza, ci vogliono sempre delle ‘prove’. D’altronde anche in paesi come la Germania che vanta negli ultimi 10 anni una crescita nel mercato degli audiolibri del 30% è stato difficile e lento farli accettare e ‘gustare’. Lo può testimoniare la fondatrice della Hoerverlag. Erika ha mai ascoltato qualche audiolibro?

  21. Grazie Massimo,
    post intelligente e, complimenti all’editore Maurizio Falghera: i pionieri sono piccoli eroi.
    Come ho già detto qui, molti di noi 50enni sono stati educati al suono delle parole dalla radio e dalle favole Fabbri. Io, in particolar modo, ho avuto modo di conoscere molta grande letteratura russa dai mitici sceneggiati radiofonici prodotti dalla Rai di Torino.
    Credo che passerò quanto prima “anche” a questo tipo di letteratura per il lavoro che faccio (l’autista), nelle lunghe attese nel traffico ne avrò sicuramente bisogno e poi, come dice Falghera potrò recuperare molto “non letto”.
    Ricitando il grande Massimo (Troisi)”… a scrivere sono tanti, a leggere sono solo, loro mi vincono, non riesco a recuperare…”

  22. Oops…dimenticavo, anchio tentai un operazione del genere alla radio, a cavallo degli anni ’80. Facevo una lettura, considerata discreta, de “Il ritratto di Dorian Grey”, ma erano gli anni dell’edonismo, della “Febbre del sabato sera” e di “Porci con le ali”, cosi una sera mi arrivarono delle telefonate in diretta :”Piantala, c’hai fatto du’ palle!”.
    Mi demoralizzai, forse dovevo leggere Bukovsky!

  23. caro massimo
    approfitto del tuo post per ringraziare Maurizio Falghera. Quando ero professore in Francia per una decina di anni (circa) ho attinto al ricchissimo audio archivio (va detto che ci sono anche i PDF degli estratti) per i corsi che facevo all’Istituto di Cultura a Parigi. Dal Narratore e su http://www.vicoacitillo.net/sonora/index.html
    (gran bel lavoro sulla poesia in rete)
    Sull’utilità degli audio libri per la didattica vorrei citare un solo esempio pratico.
    la questione era infatti come comunicare la poesia italiana a lettori stranieri che non avessero familiarità con la nostra lingua ? Come far “passare” la bellezza e soprattutto la musicalità di tesi classici (pensiamo a Dante o a Leopardi) purtroppo spesso perduta nelle traduzioni?
    ecco che mi ero inventato una sorta di studio incrociato. Per i canti della Commedia, per esempio, usavo la traduzione di Jacqueline Risset o di Jean Charles Vegliante, servendomi come testo a fronte, proprio delle audio letture dei classici. A quel punto perfino le interpretazioni di Carmelo Bene , pura poesia, diventavano accessibili.
    effeffe

  24. Abitualmente ascolto audiolibri di opere che ho letto e anche riletto sia per piacere personale, sia per scopo didattico.

    Mi riferisco in particolare ad audiolibri in lingua inglese, veramente utili per rinfrescare l’intonazione e il ritmo della lingua e per coglierne quelle intense sfumature che soltanto i lettori professionisti sanno offrire.

    Gli audiolibri sono infatti assai spesso “interpretati” da grandi attori teatrali capaci di far magistralmente visualizzare i contenuti del libro proposto.

  25. ciao Massimo, post molto interessante! Ogni volta che commento su questo blog mi trovo ad iniziare sempre allo stesso modo e non è per mancanza di immaginazione.
    Basta con i complimenti e passiamo all’argomento.
    Per quanto mi riguarda, quando occasionalmente mi capita di ascoltare alla radio(tre naturalmente) qualche frammento letterario, provo sempre molto piacere ma è una cosa, appunto sporadica, non la vado a cercare di proposito.
    Secondo me ci vuole anche una buona capacità all’ascolto. Mia moglie e uno dei miei figli ad esempio ce l’hanno, nel senso che quando decido di condividere con loro un passaggio o addirittura un libro intero (ad esempio: in nome della madre di erri de luca o sunset limited di mc carty) a volte facendo loro non poca violenza ( ma la causa è più che buona) mi ascoltano abbastanza coinvolti.
    Credo che come accennava massimo in alcuni momenti, quando ci sono difficoltà oggettive, l’audio libro sia di aiuto, uno strumento parallelo, ma che non possa e non debba sostituire il libro ( credo non lo voglia neppure).
    Io come molti lettori ho un rapporto feticista con l’oggetto libro, mi piace vederlo nella mia libreria, sul comodino, mi piace spolverarli, accarezzarli o semplicemente guardarli con molto affetto. Non credo potrei farlo con un cd.
    Questo naturalmente non vuol dire che io non consideri – come ho detto poco fa – l’utilità di questo mezzo a mio giudizio non alternativo ma complice del libro.
    devo scappare… scusate
    stefano

  26. Una parola sulla posizione di Sergio: io sono d’accordo sul fatto che la lettura d’autore sia preziosa, e sono anche convinto che la libertà declamatoria del lettore sia preziosa. Tuttavia, finché una sana educazione teatrale non farà parte dei programmi della scuola, e una cultura della recitazione non tornerà a diffondersi fra la gente (utopia?), più voci danno vita a un testo, più vita avrà quel testo. Che preziosa ricchezza!
    Narrava Gabriele Vacis che il buon Baricco, alla fine della prova a porte chiuse del suo Novecento recitato da Eugenio Allegri, si alzò e uscì teatralmente dal fondo della sala senza aggiungere una parola. Non era più il “suo” Novecento, quello a cui aveva assistito: era qualcosa di più.

  27. Mi ritrovo molto nel commento di Stefano. Infatti volevo chiedere allo staff del NARRATORE AUDIOLIBRI se per loro l’audiolibro è, o deve essere, un sostituto del libro o un ‘complice’ come dice Stefano.

  28. e leggere uno spartito invece che ascoltare il brano musicale?
    non so, ho molti dubbi. la parola scritta la puoi rileggere, e rileggendola puoi trovare varie interpretazioni. con l’audiolibro magari puoi tornare indietro, ma senti sempre la stessa voce e questo, credo, non ti lascia alternative su cosa puoi provare. se, poi, gli audiolibri sono una specie di viatico ai libri di carta, allora ben vengano.
    enrico gregori

  29. @…
    A causa di un’insolita sorte(la radio del bagno di casa si scassò, mio padre l’ “aggiustò”, e da allora prende soltanto Radio Rai1 – all’inizio prendeva soltanto frequenze di lingua slava, credo…), quindi…
    Non avevo e non ho mai letto audiolibri, però, ascoltando la radio, ammetto che hanno un fascino particolare. Resta un po’ quel senso di mistero e fantasia che un film invece svela tutto. Anche se questo, poi, è un’arma a doppio taglio. Perchè ciò che è interpretato, e quindi svelato e personalizzato, può affascinare ulterirmente o deludere : come capita coi film di cui si è letto il romanzo, non è raro che un lettore senta tradita la sua immaginazione. Comunque, se fatti con vera professionalità e conoscenza li trovo molto affascinanti.

    @Simona…
    Il senso più forte che abbiamo è l’olfatto, dicono….E come ben saprai, è l’unico senso che l’arte in generale non può provocare. Però, in molti casi, penso che sia un vantaggio, soprattutto per alcuni autori : pensa se si sentisse il “profumo” dello scritto del GRANDE Salvo Zappulla!?…
    ( mamma, li turchi!?!…)
    p.s.
    La vicenda della radio è tutta vera.
    Un caro saluto

  30. @ Massimo
    ho condiviso con te la debolezza fisica, nel senso che ho conosciuto, più volte, quello stato di spossamento che ti impedisce, addirittura, di tenere un libro fra le mani (ma anche l’attenzione). In quelle lunghe degenze, ascoltavo anch’io le parole lette, soprattutto alla radio, che ricordo, ha sempre dedicato ai classici della letteratura e del teatro questo tipo di trsamissioni. Però, ascoltare non è leggere, è un’altra cosa e più propriamente è una forma di teatro, una rappresentazione. Ma a salute ritrovata le mie scelte sono chiare: ascolto musica, a volte la radio e leggo (con imparagonabile piacere) i libri.
    @ Stefano:
    cerco di immaginarti mentre ti imponi in famiglia: hai una bella voce?
    🙂

  31. Premetto che Sozi ha già esplicato in maniera esauriente il mio concetto attraverso il suo primo intervento:
    “Secondo me l’iniziativa e’ encomiabile, ma non risolve il problema dell’analfabetismo di ritorno, poiche’ leggere ed ascoltare sono due cose diverse che servono entrambe – addizionate alla scrittura autografa e al colloquio orale.
    Per innalzare la percentuale dei non-lettori (cioe’ i nuovi analfabeti) bisogna dunque trovare altre soluzioni, come, per esempio: l’accorciamento degli orari di lavoro, la pubblicita’ ministeriale al libro, la pubblicazione di opere di qualita’, l’azione di scuole e famiglie.”

    Rimane comunque il timore che l’audiolibro possa sostituire, nel tempo, l’opera cartacea recando una serie di probelmatiche sintetizzate nell’intervento sopra riportato.
    Sarò forse troppo tradizionalista?

  32. @ Parlato:
    ma sulla storia dell’olfatto sei sicuro? Ci sto pensando ma non mi torna…
    🙂

  33. Salve a tutti!
    Io ho delle audiopoesie di leopardi di grande goduria. La questione audio ci ha anche la possibilità della musichina. E ho una cosa metà recitata e metà suonata letta da Testa mi pare – “i cosmonauti russi” di una bellezza rara.
    credo moltissimo nel valore terapeutico degli audiolibri, e credo che con questa tecnica si facciano molte cure da diverso tempo. Con la letteratura si fa molta terapia Massimo, solo che alla letteratura non piace ed è per questo che nei circuiti letterari se ne parla poco. Questa spocchia un po’ io la capisco, perchè l’uso della letteratura a scopo terapeutico non di rado costringe a una sua deformazione, a una sua facilitazione. Il messaggio alle volte deve essere sfrondato dalla sua polisemia.
    Che è un po’ la mia perplessità riguardo agli audiolibri: una volta che il libro è letto, la polivalenza della voce che narra, perde alcune delle sue fronde, e ti si fissa nella memoria con quella voce prescelta e registrata. Devi essere fortunato, come quando si fanno i film con i romanzi. devi essere più fortunato anzi: perchè il canovaccio qui deve essere identico, mentre li può essere solo ispirazione.
    E se è una voce del cazzo, sei fottuto.

  34. sulla riduzione degli orari di lavoro penso che sarebbero tutti d’accordo, ma come fare per evitare che la maggior di quantità di tempo libero non vada sprecata nella visione di reality?
    forse, nelle fasce di orario predestinate, si potrebbero “internare” i dipendenti in una stanza nuda fornita solo di libri e, perché no, audiolibri.

  35. @Miriam…
    L’ho sentito da qualche prof. di psicologia della comunicazione. Anche io non sono tanto d’accordo, però, se ci rifletto…(se ricordo bene, era riferito soprattutto alle fantasie scaturite dall’attrazione verso l’altro e le pulsioni. E su questo, voi donne, probabilmente siete poco smentibili. O no?…).
    Un caro saluto

  36. Correz. -” Non avevo e non ho mai letto audiolibri…” – ovviamente “ascoltato”.
    Lo correggo, perchè sennò, il Salvo ne approfitterebbe..

  37. Appartengo a una generazione in cui i giochi elettronici non facevano parte della vita dei bambini. Anche la televisione entrava nelle nostre giornate in maniera molto molto misurata (un’oretta la durata massima della “tv dei ragazzi”).
    Per il resto si giocava, si leggeva o si ascoltavano i dischi di fiabe (vinile ovviamente). La stesso disco veniva riascoltato più e più volte, ogni tanto, usurato com’era, saltava qualche pezzo, ma tanto lo si ricordava a memoria
    Ho ancora in mente e nel cuore la voce fintamente dolce della matrigna di Cenerentola mentre le dice “…e allora prendilo” ben sapendo che in breve tempo una delle sue figlie glielo toglierà di mano con un “..No piuttosto lo strappo…”
    So che non è esattamente la stessa cosa ma a questo mi hanno fatto pensare gli audiolibri.
    Emozioni diverse. Non potranno mai sosituire la carta stampata, la consistenza dei fogli e l’odore dell’inchiostro, ma, in certe occasioni, perchè no?

  38. @ Gianni:
    hai ascoltato dei “barbogeni”, ce ne sono tanti! Pensa al premio 1997 della Biennale di Venezia, assegnato a Marina Abramovic; la forte sensazione, della sua performance installazione, era data proprio dall’odore della carne rimasta attaccata alla montagna di ossa, che l’artista, seduta in cima, puliva per sei ore al giorno, per cinque giorni consecutivi, cantando filastrocche infantili. Il senso volutamente coinvolto, prima di tutti gli altri fu proprio l’olfatto!

    ciao

  39. Io sono un tradizionalista, preferisco sfogliarli i libri, pagina dopo pagina, sentirne al tatto la carta. E desidero assoluto silenzio quando sono immerso nel piacere della lettura, possibilmente sdraiato. Anzi, sdraiato. Seduto non riesco a concentrarmi. Però mi rendo conto che i tempi incalzano, consumano inesorabilmente il sentiero della vita. Ora ci sono gli audiolibri, più avanti ci saranno glia audiovideolibri. Pensa, Parlato, che pacchia! Leggere il kamasutra e ti scorrono davanti le immagini. Quanti sensi verrebbero coinvolti!!!

  40. @Simona:
    hai citato il mondo classico, meglio il mondo omerico, il mondo dell’oralità:il cantore crea le emozioni che transitano e coinvolgono inevitabilmente il referente. L’ascolto impone la partecipazione totale al momento creativo.Poi l’auralità , poi il rotolo del papiro,ossia il libro.Con la scrittura la conoscenza allargata dei testi. Progresso che regredisce a livello di partecipazione emotiva.Oggi si tenta di tornare a tale rapporto simpatetico fra l’emittente e il ricevente, con l’audiolibro. Interessantissimo e proficuo per il lettore che manca di tempo per la lettura o che é impedito.Ma chi é il dicitore? Sa tradurre le emozioni dell’autore e trasmetterle?.Un libro letto male é un’opera bruciata e non credo valga la pena.Lucia

  41. Sarà per l’età, sarà anche perchè quando leggo un libro a volte mi piace tornare indietro un paio di righe e magari osservare l’abilità nell’uso della punteggiatura, ma sono portato ad avere fra le mani un volume, a sfogliarne le pagine, a eccitare l’olfatto con il profumo della carta. E’ evidente che tutti questi piaceri non sono possibili con l’audiolibro che però presenta i suoi vantaggi, per esempio nel caso in cui il fruitore sia cieco, oppure debilitato. Sinceramente non credo che con l’audiolibro si possa risolvere il problema della scarsa diffusione del libro e in ciò concordo con Sozi e con Jean de Luxembourg.
    L’idea, poi, che uno guidi un auto ascoltando con le cuffie un audiolibro o addirittura direttamente dal lettore di mp3 mi sconvolge un po’, perchè o si presta attenzione alla strada, o all’ascolto. Nel primo caso, non si capirà nulla del libro, mentre nel secondo si rischia che si tratti dell’ultimo ascolto.

  42. Intervengo per dare il mio contributo alla discussione sugli audiolibri di cui sono una discreta consumatrice. Ne compro tanti, anche in lingua originale e col passare del tempo ho imparato ad apprezzarli a patto che siano in versione integrale. L’inverno scorso ho ascoltato i “Promessi Sposi” del Narratore. Un piacere unico, che il libro non mi avrebbe mai dato perché difficilmente mi sarei portata in autobus il mattone manzoniano. La lingua desueta proposta da un eccellente lettore esaltava la prosa magnifica. Quest’estate invece l’ho trascorsa con “Pride and Prejudice”, su un’amaca con l’Ipod seguivo il romanzo di Jane Austen. Purtroppo l’editore inglese aveva tagliato tutte le descrizioni, soprattutto dei panorami, rovinandomi il piacere della lettura. Ecco questo modo di tagliare indiscriminato non lo tollero. Quindio audiolibri sì, ma versioni integrali!

  43. Sono un’insegnante, responsabile della biblioteca scolastica. L’audiolibro? Lo usavo ancora prima che esistesse, perchè è indispensabile per superare glinostacoli della lettura: difficoltà, incontri infelici con l’alfabetizzazione, mancanza di tempo…..è il primo passo per la promozione della lettura. Noi usiamo gli audiolibri nelll’attività di Lettorincuffia, i ragazzi ancora incerti in prima media sono invitati a partecipare all’ascolto/lettura…..assicuro che funziona e i ragazzi un po’ per volta riacquistano fiducia: il libro non sembra più insormontabile, la lettura di un esperto che sa porgere la lettura attraverso i gruppi di senso, aiuta la comprensione e la decifrazione. Se avete visto il film ‘Basta guardare il cielo’ per altro tratto dal libro di R. Philbrick, sapete di che cosa parlo. Certo ci vuole professionalità nella confezione, non tutte le voci e tutte le intonazioni vanno bene, bisogna saper scegliere. Mi auguro che gli audiolibri si moltiplichino perchè c’è troppa poca scelta!e ci servono.

  44. A me piace moltissimo, ma veramente tanto ascoltare la lettura di libri.
    Sono. da tanto tempo, un’appassionata del perogramma “Ad alta voce” che facevano la mattina, su radio tre, dalle 9.30 aòòe 10 tutti i giorni….
    Ora purtroppo hanno cambiato orario(mi pare la trasmettano verso le 12-12.30) e non sono riuscita più ad ascoltarla. Trovo comunque le puntate sul sito della rai.
    Mi farebbe piacere anche partecipare attivamente, ossia contribuire a registrare un libro!
    Chissa!!!!

  45. Ringrazio moltissimo Massimo per aver posto la tematica degli audiolibri nel blog e ringrazio anche tutti quelli che finora sono intervenuti. Sono state poste varie domande e credo che un editore di audiolibri abbia l’onere delle risposte. Con calma, cercherò di dire la mia su molte delle questioni aperte. Ma prima di tutto bisogna che sgombri il campo da alcuni pregiudizi molto resistenti verso gli audiolibri: quello che siano strumenti solo per i ciechi e i disabili (e su questo mi pare di aver detto come la penso nei documenti allegati al primo post del blog) e quello che facciano “concorrenza” ai libri stampati. Nulla di più lontano dalla realtà. Gli ascoltatori di audiolibri e in generale di letture ad alta voce (alla radio, nei teatri, ecc.) sono forti lettori di libri e da ricerche condotte negli USA, Canada, U.K ecc. emerge con evidenza il rapporto di correlazione positivo che esiste fra ascolto e lettura di libri, nel senso che un utilizzatore di audiolibri mediamente legge più libri a stampa di un non-utilizzatore. E’ evidente pertanto che un audiolibro non può e non potrà MAI essere un sostituto o un surrogato di un libro. I significati di un’opera, specialmente delle grandi opere classiche, non risiedono solo nelle parole che sono scritte lì, sul foglio, ma debordano da ogni parte e coinvolgono tutti i sensi e le percezioni, tant’è vero che da un buon libro si può trarne un bel film o un’opera teatrale di pregio. L’audiolibro è un ‘altro’ modo di apprezzare la letteratura (e non solo questa…pensate anche alla saggistica, alle opere di grandi scienziati o filosofi o storici), naturalmente a condizione che chi registra l’audiolibro abbia capito perfettamente cosa voleva dire l’autore, parola per parola, riga per riga, capoverso per capoverso ed abbia la capacità e gli strumenti vocali adatti per ritrasmettere almeno una parte dei significati ai suoi ascoltatori. Ma questo è un altro discorso… 🙂

  46. Io adoro leggere, il contatto col libro, lo sfogliare le pagine mi è indispensabile, e cerco di ritagliarmi uno spazio almeno una volta al giorno. Tuttavia ritengo che l’audiolibro potrebbe essere un’ottima idea per diffondere anche in modo alternativo un’opera, magari facendo breccia nei non-lettori che sono ancora troppi: piuttosto che escluderli meglio inglobarli. Ed è un modo utile per riempire i tempi morti. Non che l’uno debba sostituire l’altro ma che faccia piuttosto un’azione di supporto. Del resto mi ricordo, quand’ero bambina, quanto mi piacevano le favole sui 33 giri… “A mille ce n’è, nel mio mondo di fiabe da narrar…”
    Eppure sono diventata una lettrice accanita.
    Ciao!

  47. Simonetta, grazie! Mi hai riportata alla mia infanzia… “A mille ce n’è…” introduceva un disco con la storia di Pinocchio che avevano le mie cugine. Ricordo il mangiadischi arancione… la musica, i rumori… anche io sono diventata una lettrice accanita, ma il contatto con i suoni è meraviglioso.

  48. “Non serve l’ombrello, il cappottino rosso la cartella bella per sognar…”.
    Falghera ha ragione… è un po’ il discorso che faceva Coelho sui libri on-line, che spesso non sostituiscono o surrogano l’acquisto del libro, anzi riescono ad incrementarlo e muovono tutta una serie di meccanismi “digitali” che aiutano l’analogico anziché sostituirsi ad esso…

  49. @…
    Miriam…
    allora, mi pare che stai confermando…

    @Salvo…
    Il Kamasutra sarà stato certamente il primo libro che hai letto, e che tutt’oggi trovi il più interessante. Se non altro, ti ha lasciato il riflesso di leggere “sdraiato”.
    Un caro saluto a tutti

  50. In realtà, io sono una tradizionalista che ama la lettura su carta, tuttavia, per riflesso, non sono nuova all’udio-lettura, in quanto quando le mie figlie erano bambine acquistavo per loro delle favole a fascicoli che contenevano una cassetta con incisa la voce del narratore. Credo che la collana si chiamassa “I Raccontastorie” e devo dire che le voci erano quelle di attori qualificati che creavano l’atmosfera ideale per questo o quel momento della storia. Certamente di grande supporto erano il testo scritto, le spendide illustrazioni, il fatto che era quasi un rito ascoltarle e leggerle assieme. Eppure, trascorsa questa fase, ricordo che loro trascorrevano parecchio tempo a riascoltarle magari mentre giocavano con la famosa Barbie.
    Nel tempo ho potuto costatare che questo modo di accostarsi alla lettura vera e propria non era un danno, ma anzi le stimolava molto e le spingeva ad interessarsi di altri testi. Per questa ragione ritengo l’audio libro un’idea valida che può indurre anche i più pigri ad interessarsi e ad allargare i loro orizzonti letterari. E dico pigri perchè la cosidetta mancanza di tempo credo sia invece un’abitudine sbagliata acquisita nell’ultimo mezzo secolo. Un tempo nel quale il mezzo televisivo ci ha indotto a cambire abitudini e, per certi versi, si è rivelato micidiale con certe trasmissioni del nulla che azzerano l’intelletto e lasciano il vuoto, portando inconsapevolmente a sorvolare su fatti e cose che invece dovrebbero essere costantemente vive in noi.
    Inoltre, pur non intendendo rinunciare alla magia della carta stampata, a rafforzare la validità di questa idea esiste in me l’esperienza di una persona non sana che è spesso costretta a stare a letto con un braccio bloccato dall’ago per il bolo che sta facendo. Ebbene credo che, a quel punto, l’audio di un bel libro sarebbe il compagno ideale.

  51. Non è proprio il caso di contrapporre i volumi agli audiolibri, che all’estero da tempo funzionano come un traino formidabile alla lettura. Da un lato interessano ai lettori forti, che possono così nutrire la loro passione in circostanze inusuali; dall’altro esercitano un forte richiamo su settori di pubblico (specie giovanile) allergici alla pagina scritta. Sono in tanti poi ad affacciarsi nelle librerie o nelle biblioteche per leggere il libro che hanno ascoltato, o altre opere del medesimo autore.

  52. Non ho mai ascoltato audiolibri. Non so se lo farò. Una cosa mi rende perplessa: che spazio e che tempo rimane al lettore se è un altro a condurre il gioco (la partita a scacchi che inevitabilmente si intavola tra lettore e narratore)? La lettura è un dialogo a distanza tra narratore del testo scritto e lettore e ogni lettore ha i suoi tempi di reazione (e di azione, vale a dire di “interpretazione”). Se interviene un elemento estraneo a questo rapporto così peculiare tra testo scritto e lettore, si potrebbe correre il rischio di sottrarre un diritto fondamentale del lettore, la sua grande libertà: quello di raccontarsi la storia che legge a modo suo, senza “interpreti” di sorta che inevitabilmente guideranno la sua attenzione e la sua interpretazione verso altre direzioni, verso altri punti di vista. Leggendo più velocemente dei brani o anche delle singole parole, enfatizzandone alcune o sorvolando su altre l'”interprete sonoro” di fatto sottrae possibilità a chi legge. Interpreta appunto al posto di chi dovrebbe leggere e quindi interpretare senza suggeritore. Per questo penso che difficilmente uno scrittore sarebbe disposto a leggere al pubblico degli ascoltatori una sua storia. Sarebbe come chiedergli di dirci cosa voleva dire con il suo romanzo. Certo è anche vero che l’ascolto può offrire altre opportunità a chi avendo già letto quel testo nota per la prima volta qualcosa che alla lettura era sfuggito e che scopre grazie all’ascolto. Insomma, ogni performance di recitazione ha i suoi pregi e, volendo, il suo valore artistico, ma a patto che non si rinunci alla propria interpretazione, al gioco esclusivo e privato che ogni storia scritta instaura con il lettore. Concordo in pieno con la carissima Simona Lo Iacono che abbraccio con affetto (ti seguo sempre, anche se non sembra. ti aspettiamo a Roma). Aggiungo solo che il testo orale prevedeva delle strategie comunicative diverse che non possono essere quelle del testo scritto, nato per esser letto e non per essere declamato. Voglio provare a pensare a un audiolibro come a un esperimento, come a un “film tratto da”, con tutti i limiti e le potenzialità espressive che ogni adattamento comporta. non voglio invece pensarlo come riduzione, fruizione veloce – quindi più conforme della parola scritta ai nostri tempi nevrotici. All’ottimo Massimo Maugeri (seguo sempre i tuoi post, anche se passivamente e ormai conosco i tuoi ospiti più o meno fissi, saluto anche loro) proporrei una riflessione sull’ipertesto e le potenzialità artistiche che offre. quello sì che sarebbe uno strumento comunicativo e, perché no, artistico conforme ai nostri tempi tecnologici.

  53. Nella lettura seguo un ritmo proprio d’intendimento con lo scrittore; faccio così anche delle pause per riflettere e divagare sull’appena letto, mentre nell’ascolto il ritmo mi viene imposto da una voce continua e seguente un ritmo proprio. Solo alla fine posso riflettere sull’ascoltato, ritornando in me, cioè uscendo dall’influsso subito, a volte addirittura magico, dipendendo dal modo di raccontare del narratore, oltre che dal contenuto del racconto. Ascoltare una voce piacevole e trasmessa in sintonia con il ritmo imposto dal racconto, mi soggiace, perché mi rende partecipe del racconto, sia concettualmente come emotivamente.
    Leggere come ascoltare un racconto sono due metodi utili ad incentivare il mio desiderio ed interesse di confrontarmi con i fatti vissuti od immaginati degli altri e trarne infine un vantaggio per me.
    Ascoltando, non mi sento solo, ma in compagnia di un qualcuno preso dai miei stessi interessi che trasmette con il mezzo più efficace ed espressivo in nostro possesso, e che per il momento non desidera altro che raggiungermi, per istruirmi, rallegrarmi, o consolarmi e sollevarmi nei momenti di bisogno.
    La voce è in effetti il mezzo più efficace per trasmettere i fatti della vita, perché può adattarsi alle diverse situazioni che essa ci presenta impiegando le sue svariate tonalità e frequenze.
    Dipende poi dalle qualità del narratore a riuscire ad attirare l’ascoltatore, modellando la sua voce alle necessità del racconto e renderlo così vivo ed interessante; un mestiere che richiede innate qualità ed un loro esercizio continuo.
    Eppure, se dovessi scegliere, preferirei sempre la lettura di un libro, durante la quale m’incanta lo sfogliare delle pagine mentre sono ancora immerso nelle mie riflessioni sul contenuto appena letto in quelle precedenti che, in un certo senso, sono diventate anche mie.
    Un libro è sempre a portata di mano e non richiede altro che la volontà di tenerlo con sé ed aprirlo nei momenti di interesse, mentre l’ascolto di un audiolibro richiede la dimestichezza nell’uso degli apparati tecnici che alla solo loro vista mi creano un senso di distanza emotiva, ma che poi si scioglie subito nel sentire una voce calda ed invadente il mio animo, sempre bisognoso di lei da diventare terapeutica.
    Cari saluti.
    Lorenzo

  54. Ho ascoltato con grande interesse la presentazione degli audiolibri.
    Ora leggo il post, solo una nota, ho dato un’occhiata al sito de Il narratore.
    Il catalogo mi sembra interessante, peccato per i prezzi non proprio popolari…

  55. “…uno strumento comunicativo e, perché no, artistico conforme ai nostri tempi tecnologici”.
    Voglio riprendere questa frase di Anna Lanciani. Gli strumenti tecnologici, che ci permettono di comunicare in tempi reali con il mondo intero, sono di certo una grande conquista. Ma qual è il risvolto della medaglia? Un tempo c’erano i nonni che raccontavano le favole ai nipoti. Ora questa incombenza si delega agli audiolibri. I giocattoli tradizionali per i bambini costituivano un mezzo per comunicare tra di loro. Ora ognuno è assorto dietro il proprio Video Games. Non si rischia di allargare gli orizzonti del nostro interagire, di interloquire attraverso l’elettronica e perdere di vista il rapporto umano con le persone che condividono la nostra esistenza?

  56. A monte dei trionfi dell’audiolibro, all’estero, sta la prepotente diffusione del formato mp3. L’abbattimento dei costi legati ai supporti fisici consente ai download di ritagliarsi fette sempre più ampie di mercato.
    Inoltre gli audiolibri sono o saranno presto acquistabili non solo nelle librerie (latitanti in tre quarti dei comuni italiani) ma anche presso negozi di musica, benzinai, autogrill, edicole, oltre che direttamente scaricabili dalla rete, anche via telefonino. Insomma, it’s now or never…

  57. Dickens leggeva in pubblico a Boston i suoi libri ad una platea di centinaia se non migliaia di suoi ammiratori…ed era straordinario, secondo i critici dell’epoca… un vero incantatore. E così leggevano ad alta voce i loro libri Flaubert, Dostoewskij, Wilde, ecc. ecc. (vedi Pennac in “Come un romanzo”). E la “moda” di leggere ad alta voce le proprie opere non è mai tramontata se è vero che abbiamo romanzieri e poeti stranieri e italiani che salgono sui palcoscenici e vanno negli studi di registrazione. Dunque, per l’esperienza stessa degli autori, i libri che hanno scritto non sono stati concepiti solo per la lettura silenziosa, come argomenta invece Anna Lanciani, anzi… Il problema sottostante alle sue affermazioni è però reale, e cioè la capacità da parte del lettore ‘solitario’ di decodificare (cioè di capirne il significato) delle parole stampate che costituiscono un romanzo. Orbene, mi chiedo, quanto sapere è necessario per comprendere, interpretare personalmente, gustare e magari ritrasmettere ad altri (alunni?) la grammatica, la sintassi, il lessico e la semantica di un’opera come l’Orlando Furioso? O dei Promessi Sposi? Non ci affidiamo spesso alle note di testo di qualche studioso dell’autore per capirci qualcosa? Allora, chi “conduce il gioco” in questo caso?

  58. I prezzi de il Narratore, Emons, Full Color Sound, ecc. sono perfettamente allineati con quelli di prodotti equivalenti in Europa. Verificato con precisione dopo innumerevoli statistiche ad hoc.
    In ogni caso è sempre un prodotto “caro” rispetto ai libri, soprattutto quelli in edizione economica. Ma, come dico, l’audiolibro è un’ “altra cosa”, sennò non si chiamerebbe così. Naturalmente ci sono siti web che offrono audiolibri gratuitamente (come Liberliber), ma… com’è il controllo della qualità ?

  59. Scusate ma io all’analfabetismo di ritorno per colpa degli audiolibri (o di qualsiasi altro mezzo alternativo alla carta stampata) proprio non ci credo. Preferire la lettura del libro tradizionale, sulle pagine, è un conto (e io sono tra quelli), ma parlare di pericoli e paure è un altro. Le nuove possibilità offerte da nuovi mezzi devono sempre essere benvenute. Esistono contesti nei quali l’audiolibro possa ritenersi più idoneo, e qui sono stati illustrati da molti. Aggiungo la figlia dislessica di un mio caro amico, che lamenta la povertà dei cataloghi, anche se i casi di “sostituzione” del libro per “difficoltà” del lettore sono assolutamente limitativi rispetto alle ben più ampie possibilità che il mezzo offre.
    Vediamolo come un alleato del libro quindi, e io, che non l’ho mai approcciato, ma resto incuriosito anche proprio da questo post, lo proverò. L’analfabetismo di ritorno ha ben altre (e più tristi) cause.

  60. Ragazzi, ma quanti commenti! Grazie di cuore.
    Mi piacerebbe interagire con ciascuno di voi, ma mi sa che è impossibile.
    Tornerò tra un po’, dopo che vi avrò letto.
    Ecco… in un momento come questo potrebbero essere utili anche gli audiocommenti.
    🙂

  61. @ Simona e a Lucia
    Sapete che anch’io avevo pensato alla tradizione della narrazione orale (antesignana di quella scritta)?
    E avevo pensato anche a questa possibile domanda da inserire nel post: è corretto sostenere che gli “audiolibri”, per certi versi, segnano un ritorno alle origini della narrazione… che è orale?

  62. Ho letto velocemente un po’ tutti i commenti. L’argomento è interessante: auguro davvero ai coraggiosi editori un brillante futuro commerciale. Qualunque mezzo utile a diffondere la cultura nel paese è certamente ben accetto dagli operatori, dagli amanti e dai dilettanti del settore.
    Trovo erò che l’audiolibro sia utile ai portatori di handicap visivi. O forse anche di altro tipo, mi scuso per l’ignoranza nel campo. Un collega di lavoro si nutre di letteratura mediante audiolibri. Probabilmente è un cliente de Il Narratore, glielo devo chiedere.
    Credo invece che chi sceglie, o fa scegliere dalle circostanze, di leggere poco, o per niente, è semplicemente perchè reputa inutile, o noiosa, la letteratura. Senza troppi giri di parole. Data per buona la considerazione, un audiolibro, quindi non interesserà.
    Funzione didattica? Perchè no, specialmente per i bambini e i ragazzi, che ancora hanno il dono dell’incanto all’ascolto. Ma, se come dice zauberei ancora senza giri di parole, il narratore ha una voce dercà, l’ascoltatore adulto farà in fretta a pigiare il tasto stop. Fiducia e caparbietà da lettore forte ed addestrato, al contrario, permetterebbero di arrivare al finale del libro stampato.
    Personalmente una voce singola non accompagnata da una presenza corporea, spoglia della musica o con musica spoglia, e con cinquanta-centomila parole da recitare, mi mette ansia all’inizio. Torpore, certamente poi. Intorno al fuoco con il vecchio del villaggio che tramanda storie, mi sarei regolarmente addormentato. Così come probabilmente mi sveglierei appoggiato ad un guard-rail con la macchina, con audiolibro inserito nel lettore.
    Quand’è, invece che si diffonderanno davvero i libri digitali? Computerino portatile, dimensioni A5. Possibilità di: segnalibro, sottolineare, creare note, cambiare colore e corpo al testo, creare ipertesti, interagire col pc… Trasportabile dappertutto.
    La libreria? Invecchierà, come il buon vino.
    Saluti, e salute a tutti.

  63. Un saluto particolare a Brunella Schisa, scrittrice e curatrice della rubrica libri per “Il Venerdì” di Repubblica.

    Sono d’accordo con te, Brunella. Un’opera è bene che la si offra sempre in versione integrale. E questo vale sia per le narrazioni scritte che per le versioni orali.
    A meno che non pensiamo a versioni “facilitate” (per bambini, per es., o per chi si appresta a studiare e/o approfondire una lingua straniera).

  64. Grazie, Plessus (una faticaccia leggere tutti i commenti, vero?).
    Rispetto all’audiolibro credo sia fondamentale la qualità della voce che deve interpretare il testo scritto. Una voce che, peraltro, deve essere idonea per quel tipo di testo.
    Da qui, una domanda rivolta a…

  65. @ Maurizio Falghera
    A “Il Narratore” in che modo scegliete colui (o colei) che leggerà il testo e la cui voce finirà registrata in digitale?
    Prediligete voci maschili o femminili?

  66. @ Miriam
    Sono d’accordo con te.
    Però il solo fatto di sapere che quando sei proprio a terra fisicamente (anche semplicemente stanco… non per forza malato) al punto da non riuscire a reggere (e a leggere) un libro, hai la possibilità di ascoltare un audiolibro… be’, per me è molto incoraggiante.

  67. Però non c’è dubbio che libro e audiolibro sono diversi e che non sono fatti per essere surrogato l’uno dell’altro.
    Ed è probabilmente vero che chi non ama leggere non apprezzerà nemmeno la narrazione audio.

  68. @ Anna Lanciani
    Carissima Anna, come stai? Ricordo ancora il tuo indimenticabile passaggio in auto fornito a me e a Luigi La Rosa alla fine di un incontro romano conclusosi in tarda serata…

    Gli ipertesti sono molto affascinanti e sono il futuro.
    In fondo Letteratitudine è un ipertesto, non trovi?

  69. Per ora mi fermo qui.
    Però mi piacerebbe molto conoscere l’opinione di amici scrittori che sono stati pubblicati anche in formato audio.
    Se dovesse esserci qualcuno “in ascolto”… che si faccia avanti!
    🙂

  70. @ Simonetta Santamaria, sei terribile! – “…Ed è un modo utile per riempire i tempi morti.” – Non mi fare citazioni del genere, tu che sei la regina dell’horror.

    Mi chiedo, e chiedo a @Falghera, e un libro horror?
    Un libro di “Simonoir”, la nostra Santamaria si può produrre?
    Visto che, il mitico Cristopher Lee è ancora vegeto e parla correntemente italiano, oltre ad altre sette lingue, potremmo chiamare anche lui a narrarlo (Lee ha collaborato con la metal band Italiana Rhapsody of Fire come voce narrante negli anni 2004-2007) ?

  71. @ Massi…in realtà la funzione dell’aedo era quella di cogliere senza una traccia scritta ciò che la Musa ispirava. L’aedo era un invasato, nel senso più pieno del termine: si lasciava riempire. Dalla divinità. Dal senso misterioso delle cose. Dall’intuizione sui meccanismi del mondo. Il racconto era il frutto sia dell’ispirazione del momento sia di topos precostituiti. Ma era caratterizzato da immediatezza, da condivisione con l’ascoltatore. Da una primitiva e selvaggia comunione.
    La trasposizione da generazione in generazione, poi, era affidata alla memoria e alle sovrapposizioni di altri cantori. Un affastellarsi di voci, toni, esperienze, quindi, diverse dalla compattezza dell’audiolibro.
    Eppure.
    Credo che sia simile l’impatto emotivo. E che da questo possa risalirsi a quelle primissime sensazioni. Al suono che evoca atmosfere. Che suggerisce umori e parole a livello di pelle più che di pensiero.
    Questa istintività credo affascini tutti e che possa aiutare nel primo impatto con la cultura e coi libri. Che forse possono arrivare – soprattutto ai ragazzi – da un “canale” che possiede velocità, immediatezza, contatto quasi tattile.
    E che può forse predisporli anche a un passo successivo…

  72. @ Maria Lucia: che bello, un’altra nostalgica con cui condividere le emozioni dell’infanzia! E’ un piacere conoscerti!
    @Francesco “Didò” Di Domenico: sei sempr eil solito osservatore: i cosiddetti “tempi morti”… mi sono venuti così, non erano allusivi alle mie macabre tendenze…;) Ma sì sai? MI piacerebbe un sacco fare un audiolibro con una bella storia di Paura: un passo avanti nelle novità. Sissì, mr Falghera, mi candido!

  73. @ Simo
    Giustissima considerazione. L’interpretazione della narrazione orale non può essere fissa come quella registrata… sarebbe un po’ come paragonare un concerto musicale dal vivo con quello riprodotto in digitale (cosa ne pensano, gli altri, su queste considerazioni)?
    Eppure mi è venuto in mente questo passaggio… che comunque (per quanto diverso) c’è: ovvero, che la narrazione nasce in forma orale.
    Mi sono venute in mente, per esempio, le origini della Bibbia.
    Esse vanno ricondotte alla memoria del popolo ebraico trasmessa per generazioni in forma orale, e poi confluita in raccolte utilizzate dalla comunità e risistemate in tempi successivi.

  74. Ho concluso il post precedente con le parole “com’è il controllo di qualità” ?
    Ecco, appunto, la domanda di Massimo viene a fagiolo. Solo che è un discorso un po’ complicato…e ora sono un po’ stanco… dirò qualcosa domani. Intanto dò un link ad un brano audio di una voce MOLTO MOLTO popolare negli Stati Uniti e oltre: Jim Dale che ha letto tutte le opere del maghetto Potter della Rowling e …pensate… solo del primo audiobook (La pietra filosofale) ha venduto 1, 5 milioni di copie… Cito questa voce straniera per non far torto ad alcuna voce ‘nazionale’. E’ solo uno degli innumerevoli esempi del livello della qualità della narrazione raggiunta altrove (attenzione, qui la voce caratterizza molto, ma è il testo che lo richiede..e anche l’autrice).
    (Tratto da una presentazione pubblica poi messo in youtube)
    http://www.ilnarratore.com/Jim_Dale.mp3

  75. Scusatemi per l’insistenza, ma avevo espresso una piccola curiosita’ alla quale mi pare che nessuno finora abbia risposto: questi audiolibri sono recitati dagli autori o da altre voci?
    Grazie
    P.S.
    Ovviamente sapere questo mi servira’ a capire l’utilita’ dell’oggetto – salve restanti le osservazioni che ho gia’ fatto prima e, anche, il dato di fatto che l’oralita’ non e’ una voce registrata ma la persona che parla davanti a te. Se le persone non parlano fra di loro, si tratta sempre di un medium che non recupera niente della tradizione aedica. Ergo: meglio spendere i soldi per un libro in piu’ – cio’ puo’ non valere per usi didattici o terapeutici o per non vedenti, ovviamente, per quanto credo che un cieco preferisca la moglie che gli legga Omero piuttosto che uno sconosciuto attore.

  76. P.P.S.
    Si’: meglio, se l’audiolibro non e’ letto dall’autore, comprare un altro libro cartaceo, perche’ cosi’ diamo la voce che vogliamo noi alle righe scritte. Questa e’ un’operazione intima ed individuale che ci fa amare veramente i libri, non i suoi surrogati.

  77. Maurizio Falghera dice cose assolutamente condivisibili e credo non in contrasto con quello che intendevo riguardo alla lettura individuale, che non esclude affatto l’attenzione alla sonorità. Intendo dire che non si può prescindere dalla qualità sonora della parola o del discorso anche scritto. Sarebbe impossibile: non riconosceremmo le battute, i dialoghi, i monologhi se non immaginassimo il tono o l’intonazione in cui potrebbero essere pronunciati. Non riconosceremmo le emozioni suscitate da un luogo in un brano descrittivo; ma non è detto (anzi lo spero) che tutti immaginiamo gli stessi ritmi, le stesse emozioni o le stesse intonazioni. Ci sono intere pagine dell’Ulisse di Joyce che sarebbe un delitto non leggere “immaginando” o “riproducendo a voce alta” le onomatopee e i suoni che i neologismi usati suggeriscono (e insisto: in seduta individuale, anche se nessuno esclude che queste esperienze individuali non si possano socializzare, anzi…). L’Ulisse è solo un esempio. Non solo i poeti ma anche gli scrittori e i drammaturghi fanno sempre affidamento al potere evocativo del suono, del ritmo, dell’intonazione etc. Ma non solo a quello: che dire dell’architettura formale attraverso la quale gli scrittori “comunicano” le proprie storie? Sicuro che una lettura ad alta voce ci aiuta a coglierla? E gli incastri, le corrispondenze, gli intrecci, i rimandi, le ellissi… insomma tutto ciò che contribuisce a farci porre l’attenzione non tanto su quello che ci viene raccontato ma su COME CI VIENE RACCONTATO. Per questo, credo, la riflessione sulla pagina scritta è importante. Quanto alla lettura delle proprie opere da parte degli autori, più che altro mi riferivo alla possibilità di letture integrali delle proprie storie. Insomma distinguerei l’operazione di leggere integralmente una propria opera (trasformandola in qualcosa di diverso dal romanzo che si è scritto) dalle legittime necessità di promozione (non nel senso deteriore della parola) o di provocazione nei confronti di un pubblico spesso disattento rispetto alle nuove istanze proposte, o accecato dai pregiudizi; Oscar Wilde levava la voce contro un modo di vivere e di fare cultura, “rivelandosi” a dispetto dei benpensanti vittoriani. A parte le inclinazioni più o meno istrioniche dei vari scrittori, spesso la loro esigenza è stata quella di farsi ascoltare con attenzione, di mettersi in gioco in prima persona mostrando ciò che è nuovo e che li differenziava dal coro del conformismo. Dickens scriveva in modo nuovo (tra l’altro avvalendosi di tecniche teatrali che tenevano conto di una audience) e voleva che il pubblico se ne accorgesse. Leggere brani o passaggi delle proprie opere potrebbe servire anche ad animare questo dibattito. Quanto al grado ideale della competenza letteraria necessaria a decodificare al meglio qualsiasi testo letterario, Maurizio, ti rispondo banalmente e tu scuserai l’ovvietà dell’argomentazione. Chiaro che più si conosce, più si apprezza e si comprende (che è cosa diversa dal semplice capire). Ovviamente bisogna possedere gli strumenti, almeno quelli minimi, e la tanto sbandierata ‘educazione permanente’ dovrebbe garantire un’acquisizione delle competenze (anche letterarie!)vita natural durante. Ma io confido nell’universalità del messaggio artistico per cui l’arte incanta anche colui che non possiede tutte le concezioni o le nozioni tecniche che informano pensieri e opere dei maestri: letterati, scultori, pittori, musicisti. Da ultimo vengo alle chiose degli studiosi che ci illuminano sui testi più complessi, spesso perché lontani dal nostro tempo; tutti le leggiamo, siamo contenti che esistano. Ma io apprezzo soprattutto quei critici letterari e quei “professori” che stimolano l’interpretazione del lettore e non si limitano a fornire la propria, indicando i mezzi, gli strumenti e le chiavi di lettura affinché il lettore stesso trovi la sua strada, anche divergente rispetto a quella fornita dal “professore”. Divergente non significa ovviamente opposta, ma alternativa. A me sono stati utilissimi “Lector in fabula” di U.Eco, “Mimesis” di Auerbach e diversi saggi di R. Barthes, nonché dei formalisti russi, i romanzi di Paul Auster (sempre attento alle dinamiche tra lettore e testo) e molti altri. Non solo Sapegno o Croce. Mi auguro che tutti gli insegnanti operino, nel loro piccolo, in tal senso. Da ultimo: concordo che non si debbano demonizzare le novità, mai apparse casualmente, spesso esperimenti forieri di nuove possibilità artistiche e comunicative. buonanotte da anna lanciani

  78. Ultima osservazione: se ci si isola, non si fa cultura – audiolibri, musica, telefonini o altro in cuffia. La cultura infatti e’ una cosa arcaica che abbisogna parimenti ed incessantemente del circolo ”singoli-collettivita’: ossia di uomini che stanno insieme e a volte si appartano per poi tornare a creare con gli altri la societa’. La solitudine infatti e’ una prima fase che serve per leggere, pensare, sentire, capire, studiare, ma essa e’ legata indissolubilmente alla seconda fase: quella della messa in comune, della circolazione fisica dei prodotti fuoriusciti dalla prima fase. Altrimenti la solitudine resta tale nonostante l’audiolibro in cuffia. Dunque l’audiolibro non serve a niente, in questo caso. Ergo: meglio il libro.
    Buonanotte

  79. Concordo con la sig.ra Lanciani: la pagina scritta e’ cosa unica – non per tutti ma per molti autori – e dunque e’ stata plasmata con il prsecipuo intento di incontrare l’individuo-lettore e con lui armonizzarsi in inimitabile osmosi. Inimitabile perche’ individuale – senza toglier niente all’eventuale lettura collettiva, certo: collettiva da parte di persone fisicamente presenti…
    Buonanotte a tutti

  80. Sinceramente non so se riuscirei a seguire un audiolibro. Credo che finirei col distrarmi ma non posso dirlo finche’ non provo. Pero’ l’idea mi piace da sempre. Io e Lory volevamo realizzare un audiolibro con uno dei nostri romanzi ma non sapevamo come fare. Poi, grazie a http://www.anobii.com, siamo state contattate dall’Unione Italiana Ciechi e probabilmente l’esperimento si fara’. Il che ci riempie di orgoglio.

  81. Tra l’altro mi piaceva moltissimo leggere i libri a mia sorella, quando eravamo piccole, e a lei piaceva ascoltarli. Se avessimo il tempo, sarebbe bello registrare noi stesse che leggiamo uno dei nostri romanzi. L’autore non e’ un attore, ma forse coglie meglio le pause e il ritmo della narrazione.

  82. Sulla scelta della voce di lettura di un audiolibro:
    io credo che la lettura sonora debba essere considerata un’interpretazione, ne più ne meno dell’interpretazione di un concerto da parte di un pianista, un violinista o un direttore d’orchestra. Più è valido l’interprete maggior piacere si avrà dall’ascolto.
    La lettura tradizionale dal libro stampato la considero invece un po’ come suonare direttamente leggendo uno spartito da parte di chiunque conosca uno strumento e la musica, a qualsiasi livello egli sia. Suonare direttamente, bene o male, donerà sempre maggiore soddisfazione che non ascoltare un concerto, fosse di Brendel, di Jarrett o di Uto Ughi, in quanto suonare è di per sé un atto creativo: l’interpretazione, buona o mediocre, è la propria (leggere poi è alla portata di tutti, ben più che suonare un qualsiasi strumento).
    Ma questo non toglie che si possa godere, e molto, ad andare a sentire i concerti, o a confrontare interpretazioni differenti della medesima opera, anche sui dischi.
    La scelta del “narratore” in un audiolibro è pertanto molto importante. Dante letto da Gassman è diverso da quello letto da Benigni o da quello letto da Sermonti. E non necessariamente l’autore è la scelta più giusta: Ungaretti letto da Ungaretti per me era pittoresco, ma non certo il massimo. Allo Stravinsky che suona Stravinsky (ho alcuni dischi), personalmente preferisco interpretazioni di altri (Gary Bertini, John Eliot Gardiner,..)

  83. Le storie delle più antiche civiltà si sono e si tramandano tuttora, in quelle sparute tribù sopravvissute, attraverso la narrazione. Si pensi agli stessi indiani d’america, o agli indigeni dell’amazzonia. Narrazione e scrittura hanno sempre camminato in modo parallelo, in alcuni casi, Massimo ha citato la Bibbia, la prima ha aperto la strada alla seconda. Libro e audiolibro creano forme diverse di sensazioni: il libro lascia ampio spazio al lettore e alla sua immaginazione, non costruisce ma lascia costruire; l’audiolibro le emozioni te le serve su un piatto, ma se la voce recitante sa fare il suo mestiere di certo potrebbe risultare molto convincente. Ripeto: c’è un folto popolo di non-lettori che potrebbe essere inglobato invece che tenuto fuori; e data la ancora scarsa percentuale di lettori, potrebbe essere utile trentare una educazione, se non alla lettura, almeno all’ascolto, il che non esclude che un passo dopo l’altro si possa arrrivare a “convertire”…

  84. Francamente non riesco a capire perchè non si prenda per buona la mia affermazione che “gli audiolibri sono un’altra cosa dai libri” e non un “surrogato”. (Nota: attenzione, parlo di libri e non di parole scritte che secondo me sono due cose diverse). Sembra quasi che verso il libro a stampa si conferiscano dei significati ‘religiosi’, sacri, reliquie intoccabili, inviolabili, pena un peccato grave, una bestemmia… E’ evidente che si tratta di petizioni di principio, ovvero di premesse mentali basilari verso questa mezzo di comunicazione valide sia per la Divina Commedia o l’Ulisse di Joyce, come per l’ultimo saggio di Bruno Vespa, dato che anch’esso è un libro da leggere silenziosamente per proprio conto e stillarne i profondi e santi significati nascosti tra la punteggiatura e il lessico. Come se, non appena il testo scritto si trasforma in altra forma comunicabile, esso si degradi irreparabilmente e pertanto non tolleri che una e una sola forma di interpretazione: quella del lettore silenzioso e isolato (o al massimo una ‘lettura collettiva’ ma sempre in ‘osmosi’ con l’autore). Tutte le altre interpretazioni, compresa quella della lettura davanti a un microfono, sono quindi da esecrare o quanto meno sono inutili. Personalmente parto da un’altra premessa: la libertà totale di interpretare e comunicare a piacimento qualsiasi opera d’arte, non solo le parole scritte e trasmesse tramite libri, ma anche quadri, musiche, cinema, e via elencando.
    E’ evidente che il lettore di audiolibri ‘interpreta’ il testo e l’autore, così come il regista teatrale quando traspone il testo sul palcoscenico, o il critico letterario quando chiosa un’opera. E’ solo una dei milioni di interpretazioni che si possono dare e niente più. Dice bene Carlo S. quando paragona il narratore al concertista, infatti anche un Notturno di Chopin è sulla pagina scritta, ma in questo caso in generale non abbiamo imparato una lingua che possa tradurre i significati e le emozioni contenute (solo pochi privilegiati hanno in testa in codice per leggere la partitura silenziosamente) e quindi quest’arte costringe sempre ad una esecuzione-interpretazione, come dire?, ‘esterna’, fatta con altri strumenti, sia in privato, sia in pubblico che in una sala di registrazione. E ogni interpretazione è diversa dall’altra e così confrontare interpretazioni diverse con grande divertimento (o disappunto).
    E perché mai le parole scritte e la loro grammatica non possono essere intese come un’altra specie di note e di partiture ? Questo proprio non lo capisco. Se qualcuno me lo potesse spiegare… 🙂

  85. Una precisazione: capisco le preoccupazioni di Sergio Sozi a proposito della perdita di relazionalità dei nuovi media, cioè l’insistenza sul concetto di relazione, fondamentale per questa nostra civiltà in crisi, ma gli voglio chiedere: davvero la lettura silenziosa, intima, osmotica concede alla relazione umana? Che significa?
    E a proposito di solitudine, è vero che la lettura silenziosa e intima, nel rapporto “io-libro” conduce ad una seconda fase di messa in comune? E se non fosse così? E se fosse invece, per esempio, che l’ascolto di un audiolibro in una classe di ragazzi (finito l’ascolto, ovviamente) approfondisca le relazioni fra gli alunni, e fra loro e l’insegnante, e fra tutti e l’opera e l’autore?
    Come si dice: provare per credere.

  86. “Passavamo sulla terra leggeri”, è il titolo di un libro di Sergio Atzeni; autore che purtroppo è già scomparso. Morto come il mito che stava narrando, dopo aver ricevuto le Parole dei Custodi del tempo, ed essere diventato, lui stesso, un Custode del tempo. *
    Urel di Mu, Amar di Se, la festa di Koi, la gente di Lo, Eloe e arar, il paese di Karale, i Majores, i Giudici, Ik e Er. Sono alcuni dei nomi della storia dell’uomo, attraverso la parola; il suono che diventa lingua.
    E’ un libro che ho scoperto da poco, e che un Marco Paolini sardo dovrebbe mettere in scena, perché i suoni della storia sono fragorosi più di una frana.
    *Tutti i Custodi sono morti così, allo stesso modo, dopo aver appreso la storia che di voce in voce, da oltre due millenni ancora, da quelle parti, si raccontano. La storia di Mu.

  87. Moooooooooooolto carino l’MP3…
    Dunque: l’interpretazione silenziosa del lettore è una delle miliardi di interpretazioni possibili. Anche il lettore silenzioso può rileggere lo stesso testo in tantissimi modi diversi. L’interprete dell’audiolibro dev’essere considerato, appunto, un interprete. La centralità del testo è la cosa più importante! Chi ascolta Dale si può fermare a lui ma avrà ascoltato UNA interpretazione del testo della Rowlings, può decidere di leggere il libro o vedere il film. O preferire l’interpretazione di un altro attore o la voce della mamma che glielo legge.
    Stiamo parlando di MEDIA, mezzi… il fine – la letteratura – li comprende e giustifica tutti!!!

  88. Tutte le altre interpretazioni, compresa quella della lettura davanti a un microfono, sono quindi da esecrare o quanto meno sono inutili. Personalmente parto da un’altra premessa: la libertà totale di interpretare e comunicare a piacimento qualsiasi opera d’arte, non solo le parole scritte e trasmesse tramite libri, ma anche quadri, musiche, cinema, e via elencando.

    Non credo nella sacralita’ dei libri e condivido la necessita’ di una libera interpretazione e condivisione. Bravo Maurizio Falghera.

  89. Io sono da sempre un appassionato di “audiolibri”. Per la precisione da quando, da bambino, mio padre mi regalò alcune favole in… 45 giri, che io martirizzavo ascoltandole in continuazione nel mangiadischi (di nome e di fatto), altro ricordo degli anni ’70.
    D’altra parte, non stiamo parlando di una “diavoleria moderna”, ma di un ritorno a quella che è la dimensione iniziale (l’archetipo…) di qualsiasi storia: la narrazione orale.
    Prima di cristallizzarsi sulla pergamena, persino gli eroi omerici avevano già conosciuto almeno un millennio di gloria passando di bocca in bocca e di piazza in piazza.
    Ecco perchè ci tengo particolarmente, pur con tutti i suoi limiti, alla sezione audiolibri del mio sito (http://www.progettobabele.it/AUDIOFILES/audiolibri.php ).
    Un saluto!

    Marco Roberto Capelli

  90. Salve a tutti, mi inserisco nella discussione in quanto “addetto ai lavori”, dato che collaboro ormai da più di due anni con Good Mood Edizioni Sonore: anche noi produciamo audiolibri rivolti soprattutto a chi passa molto tempo in auto (la nostra collana si chiama infatti “libri in auto”).
    Sono assolutamente d’accordo con Maurizio (che saluto! :D): non ha senso paragonare libri e audiolibri, credo che la differenza sia esattamente quella che ci può essere tra un libro e un film (soprattutto quando si tratta di audiolibri adattati); oppure la stessa differenza che c’è tra leggere un’opera teatrale e vederla invece recitata dal vivo. Il fascino dell’audiolibro è anche questo, poter ascoltare due titoli uguali realizzati da due case editrici diverse e scoprire che possono essere diversissimi tra loro.
    La lettura e l’ascolto, il libro e l’audiolibro, sono media diversi che richiedono approcci diversi e, soprattutto, modi e tempi di fruizione diversi.
    Per quanto riguarda il mercato italiano posso dire che un po’ alla volta stiamo crescendo, e spero che il mercato cresca sempre di più, soprattutto grazie agli sforzi fatti dai tanti editori di audiolibri per educare all’ascolto gli italiani.

  91. Mi è piaciuto molto il commento di Carlo.
    Sono d’accordo con lui quando dice: “io credo che la lettura sonora debba essere considerata un’interpretazione, ne più ne meno dell’interpretazione di un concerto da parte di un pianista, un violinista o un direttore d’orchestra. Più è valido l’interprete maggior piacere si avrà dall’ascolto”.
    Giustissimo… bravo, Carlo!

  92. Non so, ho come l’impressione che si siano un po’ rovesciati i termini dei discorsi. Non esprimere entusiasmo o il pieno plauso per una novità non significa respingere recisamente. Mi pare che nel primo dei miei interventi io partivo proprio da questa premessa: la libertà di interpretare. Esprimevo il dubbio che una eventuale interpretazione “preconfezionata” rischiasse di sottrarre al lettore la libertà, il diritto-dovere (ma anche il gusto, la concentrazione) di leggere e interpretare lui stesso la storia, con i suoi ritmi, autonomamente, a suo piacimento. Esprimere delle perplessità non mi pare equivalga a “esecrare”, né a chiudersi in una torre d’avorio a sempiterna salvaguardia di una sacralità che non ci vede affatto devoti. Né mi pare di aver “letto” negli altri interventi fanatismi talibani che mettono al bando chiunque osi violare l’opera mostro-sacro. L’arte deve essere di tutti, non di pochi addetti, siamo tutti d’accordo. E’ proprio dalla messa in discussione (parodie comprese)delle opere auliche che sono nati nuovi generi letterari, altrettanto nobili: così è nato il romanzo.
    Qualche precisazione: indubbiamente ci sono delle arti (come la musica e la scrittura teatrale) che nascono per essere RAPPRESENTATE, interpretate, eseguite ogni volta in modo diverso. Non credo che si possa negare che il drammaturgo e il musicista compongono le loro opere a partire da tale premessa, senza prescindere dal palcoscenico, che è il naturale mezzo per poterne fruire, senza prescindere dalla relatività della performance, ogni volta diversa, o dall’improvvisazione. Probabilmente in questo consiste il fascino e la specificità di tali arti diverse dalle altre, nate per un diverso tipo di fruizione. Credo che sia altrettanto ragionevole ammettere che fino ad oggi gli scrittori di romanzi, nell’atto dello scrivere e anche nell’atto dell’ideazione, sanno di rivolgersi per iscritto a qualcuno che legge e che solo in rari casi la lettura (integrale) è fatta ad alta voce. Gli scrittori sanno anche che ogni lettore fornirà una sua particolare interpretazione, è la parola stessa (linguaggio) che lo implica. Sfido chiunque a confutare che questo non comporti una serie di precise scelte e strategie comunicative, e quindi di resa, differenti da quelle relative alle opere destinate alla rappresentazione e alla performance. Ebbene (si può dire?) secondo me questa parte specifica del lavoro comunicativo di uno scrittore necessariamente va persa se l’opera passa dalla fruizione scritta alla fruizione orale (letta ad alta voce da una voce terza), o se viene “tradotta” in versione cinematografica. Acquisterà altro, ma indubbiamente una parte (oserei dire importante, se nessuno si stizza) si perde. Affermare questo non è affermare che è proibito farlo. Il mio unico intento, e mi pare di capire anche quello di altri intervenuti nel dibattito, era quello di evidenziare che un audiolibro è una cosa diversa da un libro, per cui dire ho ascoltato la lettura di Dante non equivale a dire ho letto Dante. Ma temo che sempre di più il “pubblico” confonde le due cose dimostrandosi incline ad ascoltare il Benigni-Dante piuttosto che raccontarsi ognuno il proprio Dante (operazione che “costa” assai più tempo e impegno). Ma se questa è la tendenza, bisogna farci i conti e accettare che le cose cambino, nella speranza che ne possa nascere qualcosa di nuovo e di buono. Semmai impegnandosi in tal senso. Riprendo letteralmente alcune delle mie precedenti affermazioni di segno opposto alla posizione intransigente:
    voglio provare a pensare a un audiolibro come a un esperimento, come a un “film tratto da”, con tutti i limiti e le POTENZIALITA’ ESPRESSIVE che ogni adattamento comporta. Non voglio invece pensarlo come riduzione, surroga, fruizione veloce – quindi più conforme della parola scritta ai nostri tempi nevrotici.
    Chissà, forse da ora in poi gli scrittori di prosa potranno tenere in considerazione il fatto che i loro testi possano essere mediati da un interprete che li trasmette ad un uditore. Potrebbero nascere interessantissimi sviluppi, nuovi linguaggi e addirittura nuovi generi.
    Se esprimersi in questi termini significa considerare il testo un oggetto sacro e ogni tentativo di “interpretarlo” una bestemmia… non vi tedio oltre. Saluti.

    @ massimo
    ciao massimo. sto bene.

  93. Credo che, in effetti, sia un errore – o quantomeno fuorviante – fare un confronto tra un libro e un audiolibro.
    Sono due mezzi diversi, entrambi capaci di far fluire (e fruire) la narrazione e la cultura.
    Chi non ama la narrazione e la cultura non degnerà di uno sguardo – né di un ascolto – sia i libri che degli audiolibri.

  94. @ Anna Lanciani
    Ma no, Anna… stiamo solo discutendo tra amici. E ognuno sta esprimendo la propria opinione nel rispetto di quelle altrui.
    In ogni caso ti devo un passaggio (oltre che un ringraziamento per la lettura attenta del mio “Identità distorte”).
    E questo non lo dimentico 🙂

  95. In generale, però, ritorno al concetto di interpretazione dell’opera a cui accennava Carlo.
    Se l’autore legge male forse dovrebbe evitare di registrare la propria voce per realizzare l’audiolibro di una propria opera.

    Mi viene in mente, per esempio, che Alessandro Manzoni era balbuziente.
    Ve lo immaginate la realizzazione di un audiolibro dei “Promessi Sposi” realizzato con la sua voce?
    “Q-quel ra-ramo de la-lago di Co-Como che vo-volge a me-mezzogiorno, tra d-due ca-ca-catene non i-i-interrotte di mo-monti…”
    🙂

  96. E infatti dicevo anche che Ungaretti che legge Ungaretti non era proprio il massimo (forse si poteva ascoltare “M’illumino di immenso”; difficile reggere oltre). E neanche quando leggeva l’Odissea prima (o dopo? non ricordo) di ogni puntata dellla versione televisiva con Bekim Femyu e Irene Papas. Anche se la sua sola “presenza” serviva a confermare il tono “culturale” dell’operazione di riduzione a sceneggiato. Che peraltro ricordo con grande piacere. Altri tempi. Altra TV.
    (e grazie Massimo per il tuo apprezzamento)

  97. E ribadisco che sono naturalmente d’accordo con chi parla quindi di affiancamento (e non di sostituzione) dell’audiolibro alla lettura tradizionale dal libro. La letteratura (come tutte le forme d’arte) deve essere in in primo luogo un piacere per il suo fruitore, prima di ogni altra considerazione. Una forma di fruizione “aggiuntiva”, in grado di donarci anche l’ “interpretazione” di un testo non può che essere un arricchimento delle possibilità. Come tale va trattata. Senza puzze sotto il naso.

  98. Come è già stato notato da qualcuno, il metodo tradizionale di lettura sta subendo una mutazione tecnica radicale. Già un tempo lontano, col subentrare dell’uso della carta stampata, o scritta a mano, alla trasmissione delle notizie e racconti, fino allora effettuate a voce da persona a persona, si percepì un progresso tecnico di grande portata. Da quel tempo lontano ci siamo abituati a leggere un libro e a trarne le diverse impressioni lasciate dalla lettura nella nostra realtà giornaliera, tra le quali cito non solo la lettura per diletto ma ed ancor più quella a scopo formativo, istruttivo, pedagogico, terapeutico ecc.
    Non credo che sia il caso di diavolizzare l’audiolibro, se non che si creda che sia necessario e debba estenderlo a molte altre forme moderne offerte dalla tecnica avanzata.
    Siamo solo agli inizi di un processo d’automazione che sta prendendo possesso di molte attività private e pubbliche che prima venivano eseguite con mezzi che al confronto potremmo definire rurali,arcaici.
    Io credo, che l’importante sia il non esagerare nel trapasso dall’una all’altra forma, di modo che esso non venga percepito come un passaggio forzato da una, diventata abituale ed amica, ad un’altra che, essendo nuova, crea in molti disagio e perplessità.
    Con il tempo riusciremo a sopportare il trapasso senza perdere il senso emotivo piacevole del vecchio sistema, avendolo già trasportato nel nuovo e reso di nuovo proprio.
    Credo però anch’io, come ha già affermato giustamente Sergio, che, nel trapasso, l’uomo del domani non saprà più scrivere, fatto che si constata già oggi.
    Temo, anche, che, con lo scomparire della scrittura, perderemo la forma delicata e poetica d’espressione; quella forma che per sorgere ha bisogno di un animo aperto alla sensibilità creativa, dalla quale sorgono le emozioni e le passioni che ci hanno nutrito per tanti secoli.
    L’uomo del futuro sarà un essere razionale, cioè propenso ad affrontare i suoi nuovi compiti e risolvere i suoi problemi senza emozioni, bensì usando la logica fredda del ragionamento concettuale.
    Chiudendo, credo che dovremmo fare di più, affinché il trapasso in favore dell’automazione sia lento il più possibile.
    Saluti.
    Lorenzo

  99. Più di qualcuno degli amici del blog si chiede come vengano scelti i narratori e quale sia la qualità della lettura. Brevemente cercherò di spiegare come lavoriamo noi del Narratore (degli altri editori non saprei dire, ognuno ha il proprio metodo suppongo… a proposito colgo l’occasione di salutare l’amico e collega Giacomo Brunoro di Good Mood  ). E vi assicuro che è un lavoro duro e pesante anche se gratificante.
    Ebbene noi seguiamo l’impostazione inglese e americana che hanno fatto scuola in tutto il mondo: un solo narratore (o narratrice) che legge la versione integrale dell’opera, niente musica di background (a parte una brevissima introduzione nella presentazione del lavoro e nella coda), la migliore qualità sonora possibile. Viene deciso il piano editoriale con la scelta dei testi da pubblicare (e qui si aprirebbe un discorso molto complicato sul grave problema che soffriamo per quanto riguarda l’autorizzazione e i diritti d’autore, ma non mi dilungo su questo…). Ogni testo viene letto con attenzione dalla redazione soprattutto per valutare se e come sia “traducibile” in audio (infatti non tutti i libri sono automaticamente leggibili ad alta voce… un esempio l’ha fatto sopra Anna Lanciani, e cioè l’Ulisse di Joyce che secondo me presenta notevoli difficoltà ad essere reso in audiolibro, ma non è detto…). Su questa base si sceglie una voce dal nostro elenco degli attori e professionisti della voce, voce maschile/femminile, giovane/anziana, grave/acuta, e così via (un discorso a parte meriterebbe la lettura dell’opera da parte dello stesso autore). Il testo viene studiato accuratamente dal narratore (meglio su un’edizione critica seria e con note), il quale fa prima qualche prova in audio per capire se l’impostazione, lo stile narrativo, la “chiave” di lettura è quella corretta. Poi si procede alla registrazione vera e propria in studio. Questa fase è seguita nei dettagli dal regista/produttore che segue il narratore, lo imposta, lo corregge, lo incoraggia quando si perde d’animo (perché succede anche questo…), ecc. Questa fase può durare anche diversi giorni per almeno 8-10 ore al giorno se l’opera è particolarmente lunga o difficile. Naturalmente il narratore fa anche parecchi errori durante la lettura. Noi non utilizziamo il metodo di correzione degli errori al momento in cui si fanno perché in questo modo rischiamo di bloccare il flusso della narrazione e della concentrazione del lettore. Pertanto facciamo ripetere la parola, la frase o il capoverso registrando anche gli errori. Sarà poi compito dell’editing di cancellarli. In media un buon narratore, preparato sia nella lettura ad alta voce che nel testo, impiega il doppio della durata dell’audio finito. Il rapporto quindi è di 1:2 (un’ora finita, due ore di registrazione), ma in realtà ci si mette anche di più. Naturalmente il narratore prende un compenso orario o a session per il lavoro fatto. Indi si passa alla fase di editing e cioè alla sistemazione di tutte le tracce audio con cancellazione degli errori, dei rumori di fondo, dei fastidiosi rumori di labbra, gola, naso, ecc., accorciamento o allungamento delle pause (fondamentale !) e un sacco di altre operazioni che ora si fanno con software audio sofisticati e complessi ma molto affidabili.
    Infine si passa al controllo finale riascoltando con attenzione il tutto con testo originale alla mano, poi post-produzione, compressione in mp3 in alta qualità, masterizzazione, ecc. ecc. fino alla pubblicazione in formato fisico o per il download nel sito web. Questa seconda fase richiede un tempo di lavorazione di 7-8 volte la durata di un’ora finita. Nel complesso quindi per ogni ora finita ci vogliono dalle 8 alle 10 ore di lavoro , quando va bene …  Naturalmente (e questo è un punto fermo) la registrazione deve avvenire nel rispetto più assoluto del testo originale, delle intenzioni dell’autore, del contesto in cui è stata scritta l’opera, e così via. E questo è compito principalmente dell’attore che si accinge a leggere ad alta voce, altrimenti, come qualcuno ha già detto, il pasticcio che ne verrebbe fuori sarebbe un vero disastro per l’ascoltatore che invece di apprezzare l’opera sarebbe indotto a non sentire più un audiolibro in vita sua.
    Questo che ho detto è solo una ‘sbirciatina’ dietro le quinte della produzione di un audiolibro. Ci sarebbero molte altre cose da dire, ma il discorso diventerebbe troppo lungo. Se qualcuno volesse approfondire questo tema e capire quali suggerimenti noi de il Narratore diamo agli attori può scaricare e leggere un breve documento che facciamo circolare fra gli addetti ai lavori.
    Questo il link: http://www.ilnarratore.com/il_Narratore_audiolibri_Standard_di_qualita_lettura.pdf

  100. Vorrei citare il signor Maurizio Falghera per poter rispondere alle sue domande:
    ”Davvero la lettura silenziosa, intima, osmotica concede alla relazione umana? Che significa?
    E a proposito di solitudine, è vero che la lettura silenziosa e intima, nel rapporto “io-libro” conduce ad una seconda fase di messa in comune? E se non fosse così? E se fosse invece, per esempio, che l’ascolto di un audiolibro in una classe di ragazzi (finito l’ascolto, ovviamente) approfondisca le relazioni fra gli alunni, e fra loro e l’insegnante, e fra tutti e l’opera e l’autore?
    Come si dice: provare per credere.

    Allora vediamo di articolare una risposta complessiva e chiara. Eccola:
    noi tutti viviamo oggi in un periodo di bombardamento mediatico, di frenesia lavorativa e di altre varie ed assortite nevrosi che – come ogni qualsiasi assillo ed esagerazione – porta i cittadini a restar soli: soli al lavoro, soli in casa, soli per strada, nei negozi ed in citta’. Una buona parte di tale situazione e’ data dalla caotica invasivita’ tecnologica dell’Italia odierna. Ne consegue che l’aggiunta di un’occasione tecnologica in piu’ (l’audiolibro) per isolare l’individuo anche mentre cammina o viaggia ha degli effetti ulteriormente riduttivi della gia’ bassa comunicazione interpersonale. Questo perche’ se, quando si legge un libro, le nostre orecchie restano in comunicazione con l’ambiente circostante, mettendo il libro ”in cuffia” il mondo intorno sparisce almeno all’udito. Indiscutibile, direi, questo.
    Per quanto riguarda la lettura silenziosa, credo che qualsiasi persona ADULTA normale e non affetta da malattie nervose possa dichiarare di meditare piu’ liberamente mentre legge in silenzio (o anche ad alta voce) rispetto a quando gli viene presentata una IMMODIFICABILE interpretazione vocale o visivo-vocale dello stesso testo. I greci e i latini leggevano a voce alta o ascoltavano le declamazioni dei poeti in carne ed ossa, coi quali interagivano – e anche questo e’ un motivo della grandezza della Letteratura Classica; spesso costoro creavano i libri ASSIEME agli ascoltatori, solo dialogando (per esempio Platone). Cosa ben diversa e’ una classe scolastica (con degli utenti dunque NON adulti): li’ l’audiolibro puo’ avere degli effetti magici, positivi; ma anche li’, se l’insegnante e’ bravo, puo’ fare molto meglio quanto fatto da un cd o un audiolibro eccetera. Se lo Stato assumesse insegnanti migliori, ecco che sarebbe risolto il problema: l’insegnante declama/legge e cosi’ si condivide il testo con gli alunni PRIMA, DURANTE e DOPO la lettura (cioe’ MOLTO DI PIU’ rispetto a quanto possa offrirci un mezzo tecnologico). Dipende dalla professionalita’ del docente. Inoltre, bisogna FAR LEGGERE AD ALTA VOCE i testi anche AGLI STUDENTI STESSI, in classe, per farli sentire vivi e fruitori e insegnar loro BENE l’arte della declamazione o lettura pubblica, correggendo loro i difetti di pronuncia, ritmo, intonazione, eccetera.
    Insomma, concludendo: solo una societa’ alienata ha bisogno di mezzi tecnologici per fare cultura – e il risultato e’ in ogni caso negativo e devia i cittadini dal loro recupero e sviluppo delle proprie ”facolta’ umane”, quelle abilita’ profonde oggi seppellite da uno scandaloso ”analfabetismo di Stato”. Piuttosto proporrei: sfruttiamo meglio il teatro, le declamazioni pubbliche, la scuola, leggiamo in famiglia, in piazza, dappertutto, anche sui pianerottoli dei palazzi e anche AD ALTA VOCE… questa si’ che sarebbe una rivoluzione, altro che i palliativi elettronici (placebo culturali).
    Detto con il massimo rispetto per l’iniziativa, naturalmente.
    Saluto con cordialita’
    Sergio Sozi

  101. P.S.
    Portero’ un piccolo esempio familiare di quanto detto: mio padre aveva un professore di italiano eccellente, il quale, mentre leggeva i ”Promessi sposi” in classe, li glossava alla lavagna davanti agli studenti. Ecco: ipertesto, commento e declamazione tutti insieme e grazie ad un uomo in carne ed ossa. Proviamo a fare lo stesso con apparati tecnologici.

  102. Ecco: il discorso di Lorenzerrimo è esattamente quel tipo di discorso denso di timori e paure che non mi sento mnimamente di condividere.
    Scusa caro Lorenzo, ma se l’analfabetismo di ritorno fosse pure una realtà, io la imputerei a ben altro che alle tecnologie. Ai modelli offerti dalla società odierna e dalla TV. Al grandeFratello + isole di piùomenofamosi (curioso: ai concorrenti è proprio vietato portarsi libri!) + amicidimariadefilippi e così via. Alle chimere delle vincite al superenalotto. Alle mito delle vacanze alle Maldive. Non credo che non si leggeranno più I promessi sposi perchè è meglio ascoltarli in mp3. Chi non è interessato a leggere o scrivere non lo farà nè in formato cartaceo nè in formato audio. E al cinema andrà avedere Boldi&DeSica anche se c’è una bella trasposizione di Shakespeare nella sala accanto.
    Oggi si vendono più libri che in qualsiasi epoca precedente (e se ne stampano ancor di più). Non sarà tutt’oro quel che riluce, ma lo scenario apocalittico dello scomparire della scrittura, dell’uomo senza emozioni e dalla logica fredda del ragionamento concettuale mi pare un pò fantascienza d’accatto.
    Scusa, ma te lo debbo proprio dire.

  103. Caro Carlo S.,
    io invece credo che le paure e i timori siano parte di noi uomini e che spesso ci consiglino bene al fine di evitare di fare delle sciocchezze. Il timore delle scomparsa del libro e’, per me, incorporata nella piu’ vasta paura di uno stravolgimento (al negativo) profondo dell’umanita’ – non tanto mi preoccupo, dunque, per la scomparsa della carta scritta ma per quel che ne conseguirebbe e per le cause che la cagionerebbero. Mi preoccupo allo stesso modo per la attuale mancanza di produzione opere librarie ”grandi” (geniali, profonde, poetiche, ben scritte, ecc.). Si tratta di una serie di preoccupazioni collegate, insomma.

  104. Inoltre, ti chiedo, Carlo: se e’ vero che un uomo puo’ fare meglio da solo quel che sta in un prodotto tecnologico, chi ce lo fa fare di comprare il prodotto invece di migliorare l’uomo stesso? Solo la pigrizia – questa si’, cattiva consigliera.

  105. A Sergio rispondo che non mi pare che questa società alienata “abbia bisogno” della tecnologia per fare cultura. Semplicemente “può” fare cultura “anche” impiegando le tecnologie. E’ una possibilità “in più” che nulla sottrae, ma aggiunge. Caro Sergio, posso condividere in parte i tuoi discorsi, ma non seguo fino in fondo neanche te. Non ti ci vedo a declamare Ariosto in piazza o alla riunione di condominio. Oppure ti ci vedo, ma vedo anche gli ortaggi che ti tirerebbero addosso.
    Ogni epoca sceglie i mezzi di diffusione della cultura che più le si adattano (per tante ragioni). Che tu non ami quest’epoca è assodato. Ma sei sicuro che fosse meglio quelle dove l’analfabetismo era diffuso all’80 o al 90%? E poi non siamo noi a sceglierci l’epoca in cui vivere. Meglio adattarvisi e cercare di sfruttare al meglio quello che l’epoca offre.

  106. Ultima cosa d’ordine analitico: la De Filippi, la tv spazzatura eccetera da te citate e altre aberrazioni NON SONO la causa ma la conseguenza della decadenza attuale. Per guarirla si deve andare a fondo nell’uomo e discuterne con l’uomo, non vedo altre soluzioni. Fisicita’, non tecnologia.

  107. Caro Sergio, no. La paura è la peggior consigliera che ci sia. Perchè ci blocca di fronte a ciò che non conosciamo. Prima bisogna conoscere, capire come sfruttare al meglio le possibilità che la tecnologia offre e poi, solo poi, effettuare una scelta. Ulisse è l’uomo che si getta verso la conoscenza, incurante del pericolo. Ulisse è l’uomo, e lo sai bene anche tu. Quanto al fatto che l’uomo può fare da solo meglio di un prodotto tecnologico, scusa, ma lo dici tu senza che sia necessariamente vero.
    A me non pare. Può una voce raggiungere in contemporanea milioni di orecchie? No senza una radio, una TV, un computer. Posso io scriverti in questo momento e tu leggermi appena lo vorrai? no senza internet.
    Ammesso che tu voglia ancora leggermi.
    🙂

  108. Prima di tutto io ho declamato in varissimi posti, scolastici e d’altro genere, senza ricevere ortaggi ma solo consensi – ho fatto il lettore radiofonico per dieci anni e ho studiato a fondo la mia voce e la prosodia letteraria. Poi non parlavo delle riunioni di condominio, parlavo di momenti qualsiasi della giornata.
    In secondo luogo, se la societa’ di oggi e’ alienata, io non mi ci adatto, da persona libera di scegliere il meglio del mondo in cui vive – non solo di subire le scelte popolari o meglio di massa. Se un intellettuale non aiuta la gente che ama a migliorare assieme a lui e’ solo un egoista e un superficiale, non un uomo di Lettere. E la nostra epoca ci potrebbe offrire molte cose in piu’ rispetto ai cd e le invenzioni tecnologiche: ci potrebbe offrire le qualita’ che l’ignoranza nasconde agli uomini stessi che le posseggono. Inoltre la favoletta dell’ ”analfabetismo di una volta” mi pare inassodabile. Io invece vedo testi ”vecchi” molto migliori di quelli odierni e so che molta gente, cent’anni fa, sapeva esprimersi in italiano scritto. Oggi, che lo chiami italiano quello della meta’ dei libri circolanti e vincenti premi? Sottoitaliano, amfitaliano, metaitaliano, si’…

  109. Un solo appunto a Sergio quando dice “Questo perche’ se, quando si legge un libro, le nostre orecchie restano in comunicazione con l’ambiente circostante, mettendo il libro ”in cuffia” il mondo intorno sparisce almeno all’udito. Indiscutibile, direi, questo.” Scusa ma ti rendi conto? Senti anche tu oppure sono solo io e pochi altri che sentono un rumore terribile di fondo in questa nostra vita quotidiana ? Prova a ricordare tutti i rumori che si sentono quando viaggi in auto, in coda, con l’autoradio a tutto volume con musiche e DJ che definire tossici è un eufemismo? E per la strada o in autobus? O nelle palestre o nei bar e pizzerie? Per non parlare delle case…

  110. Sulla TV spazzatura tu dici che è effetto quello che io dicevo causa. Forse è così, o forse è una spirale dove cause ed effetti (uova&galline) si rinforzano continuamente e da tromba d’aria diventano cicloni. Ma non è questo il punto. E’ che la tecnologia comunque non è la causa. Semmai (è una vecchia tiritera, ma pur sempre valida) l’uso che se ne fa.
    E l’audiolibro non mi pare un cattivo uso. Anzi.

  111. Non me ne importa nulla che la mia voce giunga a milioni di uomini: scrivo qui perche’ non posso fare altrimenti, vivendo fuori Italia, mica perche’ mi piaccia ‘sto schermo. Se stessi in Italia – come facevo fino a dieci anni fa prima di andarmene – vivrei senza tv e computer.

  112. Certo, Maurizio Falghera, l’inquinamento acustico di oggi e’ terrificante, ma non si puo’ buttare il bambino con l’acqua sporca: ci sono anche voci umane, la’ in mezzo, persone sole che desiderano comunicare. Vedasi un viaggeto in treno di due ore: parli con tutti, se solo lo vuoi…

  113. Carlo: cosa potresti farci con una bomba, oltre che distruggere qualcosa? E’ un’invenzione, questa, no? Ma solo negativa. Dunque le invenzioni negative esistono.

  114. Sui prototipi umani classici: mica c’e’ solo Ulisse a rappresentarci: e Orfeo, Ercole, Prometeo, Didone, Ettore, Achille, Demodoco, Eumeo, Penelope stessa… Ecco: evitiamo di metterci nei panni di un solo cantante, quando invece e’ un coro a cantare, Carlo…

  115. La Letteratura e’ fatta da uomini vivi e comunicanti, non da macchine come la musicaccia che tanto ti/ci infastidisce, ecco cosa c’entra: uomo che si chiude, Letteratura che peggiora. La vedo cosi’.

  116. Spieghiamoci meglio, Falghera. Tu mi hai detto che l’ambiente sonoro attorno a noi fa schifo, giusto? Io ho rilanciato dicendo che nell’ambiente ci sono anche le cose belle che non vanno escluse dall’ascolto… ergo: se mi metto le cuffie butto via tutto indistintamente, come il proverbio inglese che ho parafrasato. Pertanto meglio starci con le orecchie e leggersi un libro, quando si puo’. Altrimenti ciccia, si fa altro.

  117. @ Lorenzo
    Grazie per il tuo commento, caro Lorenzo. Ma non credo ci sia nessun “trapasso” tra il libro scritto e l’audiolibro. Abbiamo detto che sono “oggetti” diversi e non in competizione con loro.

  118. @ Maurizio
    Sta’ tranquillo… tra un po’ Sergio Sozi ti potrebbe chiedere di tradurre un suo libro in audiolibro.
    🙂
    Faccio questa battuta per stemperare un po’ gli animi… poi dirò la mia.

  119. @ Sergio
    Un po’ di contro-considerazioni per te.
    1. Per quanto mi riguarda, la lettura di un libro cartaceo è un’attività solitaria. Anzi, una delle più solitarie in assoluto. E non ci vedo nulla di male. Peraltro – paradossalmente – un solo libro può essere letto da una sola persona, tranne poche eccezioni: vedi Paolo e Francesca (ma loro sono finiti all’Inferno) 🙂 ; un solo Cd può essere ascoltato da più persone.
    Ma mi verrebbe da dire… e allora?

  120. @ Carlo S.
    Tu dici, nel commento di circa un’ora fa: “… ma lo scenario apocalittico dello scomparire della scrittura, dell’uomo senza emozioni (…) mi pare un po’ fantascienza d’accatto.”
    Sono perf ett amente d’accord o: è una esa g erazione la solita faccen da di ess ere sta ti ridott i a robot … (scusa m a c’è qualco sa che n on v a. Aggiung o so lo un po’ d’olio alla m as c ella…). Oh! BE-NE E’ VE-RO NO-N SIA-MO RIDO-TTI AL-LO STA-TO DI ROBO-T -:)

  121. 2. Demonizzare le nuove tecnologie proprio da questo “pulpito” può sembrare incoerente, caro Sergio.
    Ti dico una cosa. E te la dico contro il mio interesse.
    Sono sinceramente convinto che può essere più alienante scrivere qui sul blog (e navigare per ore in Internet), piuttosto che ascoltare un audiolibro.
    E te lo dico a ragion veduta, perché ho avuto modo di ascoltare un audiolibro e gestisco questo blog.
    Stare troppo su Internet può far male (e questo è il motivo fondamentale per cui mi sono autoimposto di pubblicare non più di tre post a settimana).
    Eppure Internet, a mio modo di vedere, è uno strumento tecnologico fondamentale.

  122. In conclusione… a mio modo di vedere ogni cosa deve essere valutata (ed eventualmente usata) con equilibrio.
    Ma è pur vero che prima di giudicare, bisogna conoscere.

    L’altro giorno ho avuto una discussione con un sociologo. Sosteneva in pubblico che il mondo dei frequentatori di blog è un mondo di schizofrenici (be’… non è che avesse tutti i torti 🙂 ). Però il modo in cui lo diceva era molto fastidioso.
    Alla fine, dal modo in cui parlava ho capito che non aveva idea di come funzionasse davvero un blog (e, in generale, delle potenzialità positive delle Rete).
    Gli dico: “senta, invece di essere così categorico – e dare giudizi definitivi – non farebbe bene a frequentare in maniera approfondita il mondo dei blog per capirne i meccanismi?”
    E lui: “no, non ho alcuna intenzione di diventare schizofenico.”

  123. Ottimo, caro Maurizio.
    Continua frequentare questo blog! Ne trarrai un’esperienza che varrà molto più di una laurea in sociologia. 🙂
    Un simpaticone quel tuo collega del mio aneddoto, vero?

  124. @Questo blog somiglia sempre più a una gabbia di matti. Ma cercate di fare le persone serie, che la gente vi legge!!!

  125. Naturalmente parlo sempre dopo aver saggiato l’oggetto del mio discorrere: i dischi dei Fratelli Fabbri li ho ascoltati anche io e non mi sembra che ci siano grosse differenze rispetto agli audiolibri. E naturalmente non intendo essere offensivo con nessuno – tanto meno con Maurizio Falghera, col quale mi scuso nell’eventualita’ sia parso un po’ ruvido. Quando parlo lo faccio sempre per proporre dei miglioramenti profondi della nostra realta’, non per danneggiare o offendere le iniziative altrui – anche quando non le condivida: un audiolibro non e’ una bomba! – e non escludo che questa possa essere un’idea brillante e utile, vista la pessima situazione in cui viviamo. Solo che mi sembra che oggi dovremmo lottare per far tornare l’uomo al centro della societa’, non per trovare sempre piu’ lenimenti e medicamenti che guariscono i sintomi e non le cause.
    Ringrazio pertanto tutti per la bella discussione – maschia e sincera – fin qui realizzata: questo e’ un modo per umanizzare, parzialmente, uno schermo computeristico.

  126. @ Maurizio
    Ti pongo un paio di domande… più che altro per curiosità mia e per capire meglio.
    Al di là delle considerazioni di carattere generale che hai già espresso sul post, chi è il cliente tipo de “Il Narratore”?
    (ovviamente se c’è un cliente tipo).

  127. Bravo, Sergio. Grazie

    Per Maurizio.
    Salvo Zappulla è un mio amico e un amico di questo blog. Sta scherzando, eh.
    (Salvo, chi non ti conosce ti può scambiare per un provocatore… 🙂 )

  128. Beh, abbiamo fatto vari sondaggi in giro, in rete e altrove e abbiamo concluso che il cliente tipo di audiolibri (ma è una media, eh?) è:
    -femmina (60 %)
    -cultura medio-alta (superiori o università)
    -dai 45 ai 70 anni
    -vive in centri urbani
    -reddito da “classe media”
    -grande lettore di libri a stampa

  129. Caspita!
    Che le donne fossero più degli uomini ci avrei scommesso (è la stessa cosa anche per i libri cartacei). Idem per gli altri dati.
    Invece mi sorprende moltissimo la fascia d’età…
    45-70???
    Pensavo che l’audiolibro interessasse di più ai giovani.
    Tu come te lo spieghi, Maurizio?

  130. @Massimo. Era una scusa per intromettermi in questa vivacissima e interessante discussione, sebbene io abbia un rapporto conflittuale con la tecnologia. Da poco ho imparato a usare il computer e fino a qualche anno fa comunicavo con i segnali di fumo. Mi è capitato di ascoltare i versi di Leopardi recitati da Vittorio Gassman e sono rimasto letteralmente incantato ad ascoltare. Sarà stata la bravura dell’attore o i versi del grande Leo, sta di fatto che quelle parole sembravano una dolce nenia che invogliava a rilassarsi. Ecco, a mio parere, questo è il punto: la tecnologia, il progresso, sembra volerci servire tutto su un vassoio d’argento, basta un clik e tutto scorre; un altro clik e si va dall’altro capo del mondo. Non c’è il rischio che si diventi troppo pigri? Che si perda il gusto di assaporare un libro pagina dopo pagina, e di riflesso (mi riferisco agli alunni) perdere anche lo stimolo alla creatività, alla voglia di ricerca. Boh! Forse ho detto una cazzata, ma avevo voglia di intervenire. (Sergio, vienimi in soccorso)

  131. Cari amici, per il momento devo chiudere qui.
    Vi auguro una serena notte e vi ringrazio per la bella discussione (che spero possa proseguire in maniera serena).
    A domani.
    🙂

  132. Sono un caratteraccio, ma voglio bene a chiunque senza neanche vederne la faccia: dietro una lettera c’e’ una faccia, basta immaginarsela per parlare senza malvagita’.

  133. @ Salvo
    Prima di chiudere definitivamente…
    Non fare il pigro e vatti a leggere i commenti precedenti.
    Abbiamo detto che l’audiolibro non vuole e non può sostituire il libro cartaceo. Sono due cose diversissime.

  134. Già…è proprio così. I giovani praticamente non ci sono in questo mondo dell’ascolto. E’ un fenomeno che non me la sento a quest ora di descrivere e men che meno di spiegare. Non c’è qualcun altro che ci può dire qualcosa in proposito? magari un insegnante?

  135. Caro Maurizio,
    far sondaggi (o ricerche sociologiche) ed insegnare sono cose molto diverse, ma io, avendo insegnato per anni la spiego cosi’, questa cosa:
    i giovani sono soli per colpa della generazione precedente, e da soli seguono le mode piu’ cretine, perche’ un giovane e’ sempre immaturo ed indifeso davanti ai venditori di fumo – vedi le defilippate e i realiti scio’. Se gli adulti non se ne occupano e non li instradano, se gli adulti pensano ai porci comodi loro, i ragazzi sceglieranno le cretinate che la naturale mutevolezza del carattere adolescenziale predilige. E la colpa di questo ricade sugli adulti. La mancanza di nerbo, di convinzioni, di forza e di amore vitale, di fede, ricade sui piu’ giovani. E le defilippi ci lucrano sopra.
    P.S.
    Ho semplificato, eh…
    Ciao, caro
    Sergio

  136. @Sergio. Immagina il tuo “maniaco” sparato nelle cuffie di un’intera scolaresca, farebbe più danni della bomba atomica.

  137. Parli cosi’, Salvo, solo perche’ Marilu’ ti ha salvato le chiappe dai fan inferociti ieri sera – o era l’altroieri? spiegaci tutto, dai…

  138. Ciao a tutti, da 40 minuti leggo i commenti ( avevo un po’ di arretrato) qui seduto davanti allo schermo anziché andare a letto a leggere l’ultimo libro di maurizio de giovanni che ho appena iniziato assieme a mia moglie con il suo Amante( di yehoshua, cosa pensavate?)… leggere un libro è sì una cosa solitaria ma lo si può fare accanto ad altre persone , respirare la stessa aria, distrarsi per un colpo di clacson, per il ticchettio della sveglia, e farlo assieme, ognuno con il proprio libro ma mai con la sensazione dell’isolamento… stessa cosa con l’audiolibro ( di cui non discuto assolutamente l’utilità) mi direte; beh! io non credo. Sono convinto e d’accordo con sergio che le cuffie siano una vera barriera verso gli altri, anche per la musica… Sono necessarie per non invadere gli spazi altrui ma sono una barriera… Le cose belle io amo condividerle, un paesaggio, un film, una buona musica; proprio per questo ho acquistato delle buone casse acustiche anche per il computer, per non aver la sensazione di essere in un altro luogo rispetto a quelli che vivono con me.
    Ripeto sono fermamente convinto che questi nuovi media siano paralleli e non alternativi, siano un ausilio più che valido in alcune circostanze, come molti hanno sostenuto. Non credo convenga fare paragoni proprio perché il rapporto che un lettore ha con un libro spesso non è razionale, ripeto , a volte rasenta il feticismo. Canetti ha scritto un bellissimo libro su questo aspetto.
    Il libro è fatto di carta e la carta è “viva”, stimola i sensi, ha odore ( a volte non proprio buono) la puoi toccare, piegare, accarezzare… un libro tende ad assomigliarti: dovreste vedere la differenza fra i miei e quelli dei miei figli, io li porto in giro nelle tasche, nelle borse e se ne vedono i risultati mentre i loro sono come nuovi talmente li trattano con cura…

    Buonanotte, ora vado, la luce in camera è ancora accesa, forse ce la faccio a leggere un paio di pagine, senza cuffie però:-)
    stefano

  139. Ho seri problemi di vista, leggere mi è sempre più faticoso, l’audiolibro è per me una risorsa, ma non è tutto qui. Sarò di modesta cultura e scarsa perspicacia, ma ho capito cosa fosse davvero il Gattopardo quando ho ascoltato una bellissima lettura del romanzo su Radio3, così come ho ascoltato e riascoltato la DIvina Commedia letta da Sermonti (non Benigni, ahimé) perché mi dava un piacere e una gioia (sì, proprio gioia) che la lettura silenziosa non mi ha mai saputo dare. Acquisto audiolibri per me e per il mio nipotino Richi, spesso, dopocena, li ascoltiamo assieme. E’, banalmente, come se avessimo ritrovato chi ci raccontasse una storia con generosa dedizione. usandolo, non mi pare che l’audiolibro sostituisca il volume di carta, ma sia, appunto, una risorsa ulteriore, un modo allo stesso tempo nuovo e ritrovato di godere delle storie. Il mio problema è il mercato molto ridotto, e, aggiungo, vivo nella fervida, ma frustrante, attesa di e book, files audio e .doc da poter usare in quelle splendide tavolette che ho visto e provato. Aggiungo infine che un audiolibro è una proposta di lettura; dunque, una cattiva lettura è una cattiva proposta. questo vuol dire che l’editore di audiolibri non è un editore cartaceo che si ricicla cercando di spendere e sforzarsi il meno possibile tanto per vedere come va in un settore di nicchia, ma un editore che si specializza e offre un prodotto originale e ben studiato. Non per are pubblicità, ma gli audiolibri del Narratore mi sembrano da questo punto di vista ineccepibili, mentre quel po’ di roba di altri e giganteschi editori mi sembra, appunto, robetta.
    Maurizio Maggiani

  140. Caro Maggiani,
    leggo le sue opere da tempo, apprezzandole alquanto e vedendo l’ampia e profonda cultura dalla quale esse scaturiscono. Capisco le Sue esigenze, date da fattori fisici, ma mi domando: Le sembra che la sua Lunigiana – quella dei poeti che declamavano sulle rive della Magra – possa tornare ad essere la stessa di un tempo, o dobbiamo piuttosto rassegnarci a vivere le cose piu’ normali – come la parola detta a voce o scritta – solo attraverso dei prodotti tecnologici standardizzati? Perche’ vi sembra impossibile tornare a parlare, creare, pensare, leggere e scrivere, come si e’ fatto per millenni prima della rivoluzione tecnologica?
    Saluti Cari
    Sergio Sozi

  141. Ciao, Stefano: facciamo le stesse cose, sai? Resistenza, resistenza… e poi c’e’ chi dice che sia finita nel ’45…
    Ciao, bello
    Sergio

  142. Consiglio infine a tutti un film, che secondo me dice la parola fine, ossia dice tutto: ”Fahrenheit 451”.

  143. @Sozi: i giovani sono soli per colpa della generazione precedente.

    Più che d’accordo e i giovani “non vivono” oggi solo perchè sradicati dal passato. Se si ignora da dove si viene, chi eravamo, perchè siamo qui non è possibile non solo “vivere” il presente, ma nemmeno progettare il futuro. Tutti questi ubriachi, tutti questi drogati non ci sono a caso e la loro insoddisfazione cresce quanto più aumenta la tecnologia. I nonni non raccontano più le fiabe ai nipotini, giele fanno ascoltare, i cari vecchi giochi come il meccano e i lego sono scomparsi, sostituiti da consolle che impongono senza lasciare spazio alla fantasia.
    E’ una società amorfa la nostra, senza ideali e senza sogni, dove tutto è dato per scontato e in cui non c’è posto per una vera libertà individuale.

  144. @ Stefano
    L’ho detto e lo ripeto. L’audiolibro non deve essere paragonato al libro. Non lo sostituisce e non lo sostituirà.
    E poi si può ascoltare senza cuffie. Con un impianto Hi-fi o un semplice minilettore Cd.
    Pensa… una famiglia che si raccoglie attorno a una storia raccontata a voce. Come avveniva sessant’anni fa con quell’altra diavoleria tecnologica chiamata radio.
    🙂

  145. @ Renzo
    Dici: “E’ una società amorfa la nostra, senza ideali e senza sogni, dove tutto è dato per scontato e in cui non c’è posto per una vera libertà individuale”.
    Lo sarà un po’ di più quando approveranno il decreto “ammazzablog”.
    Scusa, Renzo (e scusate tutti), se approfitto del tuo intervento per questo Off Topic… ma quanto accennato (sul decreto “ammazzablog”) è un problema serio, che mi piacerebbe approfondire al di fuori di questo post… magari nella “camera accanto”.

  146. @Massimo: per il decreto ammazzablog, visionato il testo proposto, direi che la registrazione, con tutte le conseguenze del caso, dovrebbe essere obbligatoria solo per chi ha una struttura redazionale del blog e ne ricava un interesse economico, normalmente rappresentato dai banner. In ogni caso dimostriamo ancora una volta che l’Italia è un paese retrogrado, del tutto incapace nello stare al passo con i tempi, senza dimenticare che il vero scopo di queste leggi è quello di limitare la libertà di opinione, il che conferma ancora una volta che da noi libertà e democrazia sono solo parole retoriche.

  147. Caro Sergio, leggo la tua risposta a Maggiani e comprendo tutta la nostalgia epr il passato che ti pervade. Io credo che il passato non torni mai. La storia ce lo insegna. Questo non vuol dire che il passato si debba buttare via. Il nostro passato resta la principale fonte di insegnamento, ma è una miniera nella quale bisogna scavare. Il mondo però procede in altre direzioni. Il nostro sforzo deve essere quello di capire dove sta andando e fare salvi tutti i tesori che scoviamo in miniera per cercare di utilizzarli anche in nuove forme, purchè vive, perchè questo futuro sia più bello, più vivibile , meno alienato o alienante. La tecnologia resterà solo un mezzo, uno dei tanti. Il problema non è e mai sarà l’audiolibro in sè, ma come verrà utilizzato: le scelte editoriali, quella degli interpreti, il farne uso anche attraverso diffusori acustici fruibili da più persone (e quindi non necessariamente la cuffia che ci “isola”), organizzare sedute pubbliche in sala per confrontare il Dante letto da Sermonti con quello letto da Benigni, per esempio. Ma perchè demonizzare la tecnologia, il mezzo, porca miseriaccia ladra? Vorresti forse tornare a leggere le nostre amate pagine a stampa a lume di candela?
    Nonostante la nostra “disputa” però continuo a volerti bene.
    E Carletto ti saluta con affetto 🙂

  148. Che bello trovare Maurizio Maggiani qui!
    Per me è il miglior romanziere italiano.
    Il ricordo della lettura del bellissimo ‘Il viaggiatore notturno’ mi è rimasta dentro. Esiste anche in versione audiolibro?

  149. X Cristiana.
    Non ho ancora ascoltato audiolibri, però mi avete convinta e lo farò al più presto.
    Per me il libro rimane quello di carta. Però, visto che è stato precisato che l’audiolibro è una forma ulteriore delle possibilità espressive della narrazione, dico di sì all’audiolibro.

  150. Caro Maurizio,
    innanzitutto ricambio con piacere i saluti, e poi vorrei portare la testimonianza di come lavoriamo noi in Good Modd ai nostri audiolibri. A mio avviso è molto interessante come notare che Good Mood e Il Narratore abbiano due approcci completamente diversi all’audiolibro, ma a mio parere entrambi validi e, soprattutto di qualità.
    La nostra scelta è stata fin da subito quella di lavorare con adattamenti di testi originali, vere e proprie sceneggiature sullo stile dei film: quando è possibile restiamo fedeli al testo di riferimento, quando invece decidiamo di intervenire lo modifichiamo appunto come detto.
    Il motivo è presto detto: la nostra scelta editoriale è quella di non produrre opere che superino le 2 ore e mezza di durata (il riferimento sono i 2 classici cd audio), e questo ci ha portato a fare delle scelte di questo tipo.
    Una volta individuato il testo e superate tutte le problematiche relative ai diritti d’autore con l’editore e con l’autore (concordo con Maurizio sugli enormi problemi legati ai diritti d’autore!), si realizza una sceneggiatura. Dopo di che effettuiamo un vero e proprio casting di voci, tra attori e doppiatori professionisti, e assegnamo ad ognuno una parte. Una volta registrata tutta la sceneggiatura si passa all’editing, al sound design e alla creazione di musiche originali, una vera e propria colonna sonora dell’opera. La nostra scelta infatti è quella di creare un piccolo mondo sonoro di riferimento intorno alle voci degli attori.
    Dopo di che, una volta ascoltato e riascoltato (e riascoltato!) il master finale si passa alla pubblicazione. Come potete immaginare dunque si trata di un lavoro molto lungo e che coinvolge molte persone.
    In definitivia dunque siamo di fronte a due modi diversi di concepire l’audiolibro, cosa che personalmente trovo affascinante: un ascoltatore infatti potrebbe tranquillamente acquistare lo stesso titolo da Il Narratore e da Good Mood (non ho controllato se abbiamo prodotto titoli uguali!) e scoprire due mondi diversi, entrambi affascinanti.

  151. @ Carlo
    posso risponderti solo ora, ma voi siete collegati con il mezzo tutta la notte?
    Io chiudo verso le ore 22.00.
    I miei timori sono fondati. Mentre noi discutiamo sulla necessità e sul vantaggio dei nuovi prodotti telematici, il mondo economico, il vero mostro di sempre, si trova in una grave crisi, paragonabile a quella degli anni 28.
    Caro Carlo, leggendo la mia, avrai anche notato che io non sono a priori contro il progresso tecnico.
    In effetti, avevo propinato la necessità di adattare le mutazioni tecniche al bisogno dell’animo umano di ritrovarsi a suo agio in esse.
    Non mi meraviglia, che tu non ti senta preso dai miei timori, non paure, perché io appartengo a quel piccolo gruppo di persone che, davanti alle catastrofe provocate dall’uomo, in una posa d’impassibilità esclamerebbe: davanti a tanta dimostrazione di scemenza, mi auspico la fine.
    Aggiungo che le mie previsioni sul futuro dell’uomo si riferivano a un tempo ben più lontano da quelle inteso da te.
    Siamo sulla strada sbagliata e lo affermo considerando che da sempre, ed oggi ancor più, il progresso viene determinato dalla necessità economica di inventare nuove tecniche per far soldi.
    Lo facciamo con un ritmo sempre più veloce, come attirati da una forza centrifugale che ci toglie la capacità di riflettere e di conseguenza intravedere il retro della medaglia.
    Saluti cari.
    Lorenzo

    @ Sergio
    sostengo pienamente tutto ciò che hai espresso. Aggiungo che il progresso è una chimera, una medusa che ci attira per inghiottirci. Da qui, la necessità di essere prudenti e modesti, di seguire più la voce della propria anima, possibile solamente imparando a colloquiare con lei, e non seguire ciecamente quelle provenienti da un qualunque mezzo esterno.
    Da sempre, il detto dei classici rispecchia la nostra anima, navigante su un mare mosso e senza orientamento, quando non ci riferiamo ai valori sostanziali della nostra esistenza, quali forza della rinuncia verso i valori esterni inflazionari, parsimonia nell’uso dei beni naturali, nel consumo dei beni da noi creati con intelligenza e sforzo creativo.
    Tutto ciò non si riscontra oggigiorno, dove l’avere è più forte del riconoscere che abbiamo già troppo.
    Ti sostengo, quando esprimi che l’insegnamento deve curare meglio la forma e tonalità espressiva, che va esercitata in gruppo. Sono per l’insegnamento nella natura, passeggiando e discutendo nell’osservare le sue varie espressioni.
    La natura riflette anche il nostro animo, sebbene in una apparizione differente.
    Educazione ed istruzione attiva e pratica, invece che solo teoretica, con tante teorie non vissute.
    Cari saluti.
    Lorenzo

  152. Ma perché tutta questa paura del progresso? Perché pensare che il progresso equivalga sempre e comunque a “il male”? Siamo forse ancora in tempi di caccia alle streghe? Abbiamo bisogno di qualcuno da bruciare sul rogo?
    Bisogna fare attenzione, questo sì. esser prudenti, va bene. Ma senza esagerare.
    Quando Gutemberg inventò la stampa, scrivani e amanuensi si misero le mani ai capelli. Vuoi mettere quei caratteri freddi, artificiali e orrendi con le belle pagine scritte a mano con amore e calore umano, possibilmente ricche di illustrazioni?
    Al rogo, al rogo.

  153. @Alberto Biondi: si tratta di vedere che cosa si intenda con progresso, e in questo lorenzerrimo è stato piuttosto chiaro. Se noi come finalità di ogni sforzo abbiamo solo quello di far soldi, il progresso è un male; se invece siamo capaci di conciliare le esigenze economiche con quelle dello spirito il progresso è un bene, perchè nell’equilibrio della terra e dell’universo ci ritroviamo senza intaccarlo, nel pieno rispetto dello stesso. Aumentare a dismisura la produzione, creare nuovi bisogni è un reato contro l’umanità, perchè, a parte il fatto che una larga fetta della stessa è in condizioni di estrema indigenza, noi roviniamo le risorse del pianeta, le dilapidiamo e dato che in natura nulla si crea e nulla si distrugge, la natura stessa finisce con il reagire alla nostra scempiaggine, a quella superbia di ritenerci superiori sempre e ovunque.
    Il progresso deve essere crescita prima di tutto intellettuale e poi anche economica; nel caso contrario è la rovina dell’uomo.

  154. Ho giusto il tempo di salutarvi al volo e augurarvi buon pomeriggio.
    Sono molto contento di questo dibattito!
    🙂
    @ Alberto Biondi
    Niente roghi, su… sono un sereno e amichevole scambio di opinioni. Grazie per essere intervenuto:-)

  155. Care amiche e cari amici,

    ho letto fino a notte fonda tutti gli interventi, grazie, è stato molto molto utile e molto divertente. Sapete sono 10 anni che con Falghera ho intrapreso quest’avventura editoriale e non solo. Fui letteralmente folgorata d’entusiasmo quando per la prima volta ( il progetto era embrionale) ascoltai i Poemi Epici e poi le Città invisibili, lette ad alta voce, dallo stesso Maurizio, che mi esponeva la sua idea e il suo progetto. Be’ la gioia e il piacere fu così grande, le immagini che la mia mente creò durante quegli ascolti fu ‘capitale’ che accettai di occuparmi attivamente, rinunciando ad un contratto come produttore in Rai, molto allettante, per cercare di far provare l’esperienza dell’ascolto ad altre persone, tutte non solo disabili visivi.

    Fino a 12 anni fa avevo ascoltato, oltre alle fiabe sonore da piccola, musica e anche tanta radio, ma viaggiando in Europa e oltre oceano, mi accorsi dell’immensa offerta straniera in USA e UK, titoli di libri di tutti i generi narrativa, saggistica, storia, fantasy, biografie che ascoltati furono un grandissimo aiuto per migliorare il mio apprendimento della lingua inglese.

    L’idea di poter mettere a disposizione, sempre in qualsiasi luogo e momento, degli ascolti di letteratura italiana, in lingua italiana, la nostra bella lingua, mi entusiasmava non poco.
    Così fu che in California dove soggiornammo per circa sei mesi nel periodo del boom di Internet, ragazzi fantastici ci aiutarono a capire bene come poter realizzare il sito web le compressioni in MP3, allestire al meglio un server dove risiedevano le nostre prime letture, era il 1999-2000, e creammo il primo Archivio Audio ad Accesso gratuito per l’ascolto di letteratura italiana, in formato MP3, non in streaming. ( veri pionieri del podcast) , questi ingegneri del suono, designer web, sviluppatori di software e contenuti senza conoscere la lingua italiana ascoltando Dante, Ariosto, Tasso e Calvino, ci dissero ‘COOL IDEA’, accenttando di offrire gratuitamente la loro consulenza, solo per il piacere del lavoro creativo e di gruppo che a San Francisco e nella Silicon Valley era in atto.

    Stamane ho estrapolato, da questa meraviglioso Blog, trascritto e riletto attentamente, tutti gli interventi delle donne, che poi rappresentano quel 60% che in genere ascolta gli audiolibri e le letture proposte da Radio Tre Rai AD ALTA VOCE, che anch’io ascolto sempre. Ho letto vari pareri ma tutti sensibili aperti al nuovo e addirittura appassionati o incuriositi

    Grazie a Anna, Laura, Maria Lucia, Miriam, Simonetta, Loredana, Brunella, Marisa, Simona, Elena, Gabry e naturalmente Erika.

  156. Mi occupo giornalmente degli aspetti commerciali, promozionali e di marketing degli audiolibri, credo nel lavoro di gruppo, ho fondato questo aprile 2008, AEDA Associazione Editori Audiolibri, http://www.aedaudiolibri.it con Emons audiolibri e Edizioni Full Color Sound di Roma e speriamo presto si associno tante altre case editrici specializzate piccole e grandi, perché proprio il lavoro di gruppo di scambio e di riflessione in quello che stiamo facendo è fondamentale, oltre che benefico per tutti. Promuovere l’audiolibro insieme e affrontare le tante problematiche con professionisti che ci credono e si impegnano a produrli, pubblicarli e distribuirli ( e vi assicuro non è impresa facile in Italia) è essenziale.
    Dicevo quindi, ho relazioni quotidiane con clienti privati che ci telefonano, insegnanti, professionisti (e) , ricercatori ( trici), casalinghe (i), ma anche librai ( ie) , bibliotecari ( ie), giornalisti/e, studenti e studentesse, lettori e lettrici che esprimono il loro interesse e ci chiedono spesso di resistere e continuare a produrre e pubblicare e ci ringraziano per la compagnia, l’aiuto e il piacere che gli audiolibri danno loro. Il fatto che la fascia d’età sia alta, ( rispondo allo stupore di Massimo) o meglio per la maggior parte dai 45anni in su, secondo me è dovuto al fatto che sono persone cresciute con la radio e abituati all’ascolto di storie, sceneggiati, notizie e dibattiti. Tra questi adulti di età alta, abbiamo anche dei centenari che ascoltano i nostri audiolibri e per me, che ho avuto una bisnonna che è vissuta fino a 103 anni, è commovente pensare di fare compagnia con la voce delle nostre opere letterarie a degli ‘umani’ secolari, i SAGGI, che attraverso le storie non si sentono abbandonati e che ritornano così bambini/e.

    I giovani, invece, che comunque stanno cominciando a scaricare negli iPOd e lettori MP3 anche gli audiolibri, se avranno la fortuna di fare l’esperienza d’ascolto di letteratura, anche dalla lettura ad alta voce dei genitori, fin da neonati ( vedi progetto nazionale Nati per Leggere) poi a 10 anni saranno già gran lettori, con notevoli risultati anche scolastici, per tornare poi, forse, dopo i cinquanta ad apprezzare il piacere di ascolto. Sono convinta che tra 10 anni, se una catastrofe universale non avviene prima, forse avremo anche in lingua italiana una ricca e diversificata offerta di audiolibri da soddisfare tutte le esigenze.

  157. Io personalmente non sono contro la tecnologia ( l’ho già detto tre volte) ma sono per natura cauto ( diffidente?) e cerco di non entusiasmarmi più di tanto per le cose che ancora non conosco bene… perciò ammetto che certe affermazioni ( vedi alberto biondi ) mi danno un po’ fastidio. Qui si parla, si esprimono opinioni, nient’altro! Prendiamo atto che i tempi cambiano ma non per questo dobbiamo accettare tutto quello che ci viene dato senza fiatare solo perché “nuovo”… così come mi da fastidio che chi non è d’accordo debba essere considerato di mentalità ristretta ( questo trapela tra le righe). E poi, a mio avviso il “nuovo” oggigiorno si potrebbe avere recuperando moltissimo dal nostro passato… nell’arte questo succede spesso, no?

    Massimo, credi davvero che la famiglia del futuro sarà seduta attorno ad uno strereo ad ascoltare in religioso silenzio? Dai, non puoi essere così ottimista! Oggi il problema è proprio quella della incapacità di prestare attenzione a qualsiasi cosa( film, concerti ecc.ecc.) per un tempo prolungato… e non parlo solo dei ragazzi.
    Ciao Massimo, come sempre post stimolanti.
    stefano

  158. No, non si sono audiolibri delle mie opere perché l’editore che possiede i diritti di sfruttamento, diritti che io gli ho ceduto per 20 anni in cambio della percentuale sulle vendite, non ne vuole sapere. Per ignoranza del mezzo, per paura di perderci dei soldi, perché l’editoria è comunque, almeno in questo paese, un sistema di azienda che lavora con criteri piuttosto arretrati. Riguardi ai diritti d’autore, io vivo, e la mia famiglia con me, dei proventi derivati dai diritti d’autore, ma non per questo penso che il sistema dei diritti così come è oggi sia una buona cosa: è apparentemente una sicurezza, ma solo apparentemente. Gli scrittori, i musicisti, e quanti vivono dello sfruttamento della loro opera di ingegno, dovrebbero trovare assieme ai loro editori sistemi diversi, più flessibili, più “democratici” di campare. Anche perché se continuano ad essere così rigidi finisce che non campano più e buonanotte. Mi sbaglerò, ma se consento a chi è interessato di usufruire gratuitamente o a prezzo limitato della mia opera, utilizzando canali diversi dai tradizionali volumi in vendita, è assai probabile che ne sia ripagato da un gesto di generosità che ricambi la mia. e non è escluso che la mia opera incontri persone che evitano le librerie perché sono convinti di prenderci delle malattie; cosa che per altro non sono sicuro di escludere, se diventeranno presto tutte quante costruite e dirette in base alla massima produttività, come per gli allevamenti intensivi di pollame o suini, che usano persino un omologo sistema di illuminazione.
    ps per Sergio Suzi
    la Lunigiana non sarà mai più quella di una volta, come niente lo sarà, e questo non è detto che sia un male: magari potrebbe anche essere migliore di quella che era, se noi saremo migliori di ciò che siamo stati. Perché no?

  159. @ Renzo Montagnoli
    la ringrazio caldamente di aver compreso appieno il senso della mia e di averla completata in una forma chiara e precisa.
    Saluti.
    Lorenzo

  160. Mettiamola così: gli audiolibri sono un valore aggiunto, non pretendono di sostituirsi ai libri, ne’ di relegarli in soffitta. Uno la sera può scegliere di andare a teatro, al cinema o mettersi una bella cuffia in testa e ascoltare la fiaba di Cenerentola, o i cento colpi di spazzola nella versione integrale. Uno sballo! Non decretano la morte della lettura tradizionale ma non sono neanche la panacea per gli ignoranti patentati. Chi non ha mai letto un libro probabilmente si scoccerebbe pure ad ascoltare gli audiolibri. Meglio un giro a scala quaranta. Cristiana Giacometti, ha mai pensato di realizzare un audiolibro su un post culturale che vede protagonisti i letteratitudiniani? Potrebbe risultare un’esperimento interessante.

  161. …ci sono (siamo) attori straordinari qui. Didò che recita la donzelletta in napoletano farebbe risuscitare anche i morti. O Sergio che sciorina a memoria per intero, senza sbagliare una virgola, L’Iliade, andrebbe a ruba…

  162. Sto leggendo con molto interesse il dibattito, davvero molto ricco e stimolante. E trovo qui l’occasione per salutare in particolare quelli che ormai considero “amici in video”: Massimo, Sergio, Salvo, Carlo (ti ringrazio Carlo per il commento su VDBD) e Lorenzo, nella speranza di incontrare i letteratitudiniani alla fiera del libro a Roma, e superare così la conoscenza virtuale (uno dei temi, mi pare, sfiorato in questo dibattito).
    E ringrazio Maurizio Maggiani per le belle ore che mi ha donato con “Il coraggio del pettirosso”.
    Gaetano

  163. Eccomi di nuovo qui. Ribadisco che questa discussione si è sviluppata in maniera molto interessante. E di questo ringrazio di cuore tutti voi.
    Trovo sia molto bello avere la possibilità di esprimere opinioni diverse – talvolta contrapposte – in un clima di amicizia e serenità (senza opinioni diverse, peraltro, non si potrebbe dibattere).
    Grazie davvero!

  164. Ringrazio Maurizio Falghera e Cristiana Giacometti per essere intervenuti e averci introdotto al mondo degli audiolibri, e per averci mostrato l’amore e la passione che mettono nel portare avanti questo progetto.

  165. A Stefano dico: è vero, hai ragione… la famiglia che si riunisce per ascoltare un audiolibro è, in effetti, la famiglia degli anni Cinquanta; quella che si riuniva attorno alla radio.
    Però, se oggi è improbabile che ciò accada non credo sia colpa dell’audiolibro… È come dici tu: “Oggi il problema è proprio quella della incapacità di prestare attenzione a qualsiasi cosa( film, concerti ecc.ecc.) per un tempo prolungato”.
    E qui, forse dovremmo impegnarci un po’ tutti per recuperare il senso dello “stare assieme” che si è un po’ perduto per vari motivi.

    Ti dico una cosa… immagina una famiglia di due genitori e due figli. Ognuno di loro è rintanato nella propria stanza per connettersi a Internet con il wireless… per poi ritrovarsi su Facebook.
    🙂
    Lo ammetto. È l’idea per un racconto. Guai a che me la ruba 🙂

    Grazie mille a te per raccogliere gli stimoli, caro Stefano.

  166. O Carletto, a cui voglio tanto bene anch’io ora e da sempre, tu dici:
    ”Ma perchè demonizzare la tecnologia, il mezzo, porca miseriaccia ladra? Vorresti forse tornare a leggere le nostre amate pagine a stampa a lume di candela?”
    Ebbene rispondo di si’. Si’, io voglio questo, purche’ ricominci a vedere l’uomo dentro questi simulacri, questi corticurcuiti, questi mezzi suonati che vanno avanti a suon di medicine (moderne: psicofarmaci o droghe varie), tecnologia (moderna) e soprattutto falsificazioni e vuoti di ideali, di principi, di concetti, di proposte, di passioni (solo oggi tanto diffusi a ogni livello sociale). L’Italia e’ stanca – non dico l’ ”umanita”’ perche’ non la conosco come non la conosci tu – allora, dico: l’Italia e’ stanca e bisognerebbe ritornare d’accapo, ma bada bene senza traumi o rivoluzioni, per sentire qual era la strada antica che abbiamo interrotto violentemente. Carlo, sentimi: non e’ cosa naturale passare in cinquant’anni (una bazzecola in confronto alla storia italiana) dal lume ad olio al neon; dal mulo alle jeep; dal cantastorie di paese al cd rom; dai lavatoi pubblici alle lavatrici. E’ un trauma terribile – tutto questo assieme in pochi anni – del quale tutti soffrono sottaciutamente ma solo le persone colte si accorgono coscientemente. Io mi sono accorto che abbiamo fatto il passo piu’ lungo della gamba, dunque fermiamoci e cerchiamo almeno di ”digerire” le lavatrici e i cd rom, senza continuare ad aggiungere cose superflue e ben sostituibili da noi stessi. Altrimenti finiremo per sovraccaricarci ed andare in superdosaggio – qualcuno usa l’anglismo ”overdose”.

    Massimo,
    Certo, certo, Ray ”Raggio” Bradbury. R o m a n z o ! Stavolta il contenuto umanistico di quella pellicola mi ha fuorviato dalla retta via… eh eh eh…

    Saluto riconoscente la sig.ra Cristiana Giacometti – evitando pertanto di ricambiare i saluti che, elegantemente, ella non mi ha porto, similmente al suo collega di settore, col quale ho colloquiato a lungo ieri sera.

    A Stefano dico che sono, ovviamente, in sintonia con lui: spesso il passato ritorna nella nostra realta’, soprattutto artistica; anzi, direi di meglio: il passato E’ QUI DENTRO DI NOI, il passato SIAMO NOI. Solo che chi e’ cieco non lo sa, chi ha cultura si’ e pertanto seleziona le cose brutte e belle del passato che sta in lui e, cosi’, usa il proprio passato per costruire il presente e dunque automaticamente il futuro. Cos’altro e’ l’uomo se non un ”accumulatore di passato” che revisiona continuamente se stesso inventando di sana pianta solo lo 0,00001% in piu’ di quel che gia’ possiede dentro? Allora rimettiamoci a cantare i versi di Dante per strada, in casa, a scuola, sui tetti delle case, piuttosto che cercare altra robetta inutile per alimentare la confusione e il ”vuoto multimediale” pneumatico che gia’ tanto ci rompe i cosiddetti in ogni luogo. Rifiutare e’ un nostro diritto: io rifiuto la musica nei locali commerciali e dunque vado a far compere solo dove non c’e’ musica. Diserto le librerie con la musica. E lo dico pubblicamente per far si’ che molti altri lo facciano: basta con la violenza del rumore dappertutto e anche con il suicidio dell’isolamento dei ”cuffiomani”. Eliminiamoli. Entrambi. Incivilta’ e miserie, angosce parallele.

    Lorenzo Russo,
    Ci siamo capiti anche perche’ viviamo in un’area molto simile – io in Slovenia e tu in Austria, mi sembra. Ma qui grazie a Dio la confusione totale ancora non e’ entrata in circolo insieme all’isolamento degli individui: la gente parla, comunica, fa (spesso ottima) cultura letteraria e d’altro tipo, nonostante la timidezza – mentre in Italia la gente tace e crea sciocchezze pseudoartistiche nonostante la sfacciataggine e l’antica origine. Ci siamo scambiati di posto, in questi ultimi cento anni: noi Italiani siamo diventati gli ignorantelli buoi e i ”barbari” di un tempo ci hanno superato in civilta’ e cultura, in rispetto per le origini (rispettano anche quelle nostre, che noi Italiani non rispettiamo piu’!). Be’… la via di mezzo sarebbe avere dei principi solidi e giusti, onesti, come qui, anche in Italia, con le conquiste antiche che noi Italiani abbiamo ottenuto e ora vogliamo dimenticare a tutti i costi – forse per fare a tutti i costi i ”nuovi” i ”giovani”. E’ ridicolo, sai? ”Giovani” noi! Noi! Il popolo autoctono piu’ vecchio e trapassato d’Europa! Noi che siamo fantasmi nella realta’, mentre i mitteleuropei ci osannano per aver posto le basi sia loro che di tutta Europa! E invece che fanno, gli Italiani? Hanno paura di leggere troppi libri, poverini, si’ che ne leggono una tonnellata al giorno… e di quelli buoni.

    Renzo Montagnoli,
    ti indirizzo quanto detto agli altri in questa medesima lettera, constatando con gran piacere che con te si parla bene, veramente bene – pur anche con delle differenze riguardanti altri aspetti d’ordine direi piu’ specificamente storico-politico. Io ho delle contraddizioni delle quali sono conscio e che comunque accetto, avendole unificate in un insieme che chiamo semplicemente ”la mia identita’ personale”.

    Maurizio Maggiani,
    ma l’uomo migliora? Credo che l’uomo sia ormai quello, lo conosciamo bene. Vive e risogna le stesse cose dei suoi antenati, con piccole modifiche. Ci resta solo di smetterla di distruggerlo, questo uomo ben noto a tutti gli uomini e cercare di portarne alla luce gli aspetti piu’ reconditi (pochi) ed inconsci.
    Il futuro e’ il passato che ritorna con piccole sfumature inedite, niente piu’. Bello anche questo, certo… se non sia che le cosiddette ”rivoluzioni” cercano di azzerarlo – e mi riferisco alle rivoluzioni del ”sapere”, come questa divinita’ chiamata tecnologia sin dal Cavallo di Troia. Ma per fortuna l’uomo non e’ solo Ulisse, ma anche Orfeo, Bacco, Venere, Penelope, Atena. E soprattutto Flora, Urano, Nettuno e Gea. L’ingegno non e’ tutto, serve la carne e lo spirito, amico mio, serve l’amore del sangue. Cosa che, piu’ ricopriamo di banalita’ e stupidaggini superflue, piu’ rischiamo di perdere, senza averne sostituzioni valide. Nichilismo ne rimane. Amico mio.
    Saluti Cari e Tante Grazie!
    Sergio Sozi

  167. Gaetano (e Maugger):
    beati voi… un bacionee tanti abbracci. All’Italia. A Roma. Al libro antiestetico che andrete a presentare… ah ah ah! – Voi della Azimut: non mettetemi sulla lista nera, per favore, gia’ ho alle costole i servizi segreti delle case editoriali slovene!

  168. Salvuzzo, Dido’,
    in questa (monumentale, ditelo!) cavalcata scrittoria di fine giornata lavorativa non vi dimentico: spero solo che ve la smettiate di presentare i libri SOLO a duemila chilometri da Lubiana.. eccheccavolo… almeno un giorno potreste almeno andare a Bologna o Trieste, no?
    ‘notte
    Sergio

  169. Dimenticavo Paolo S., il quale dice:
    ”Una parola sulla posizione di Sergio: io sono d’accordo sul fatto che la lettura d’autore sia preziosa, e sono anche convinto che la libertà declamatoria del lettore sia preziosa. Tuttavia, finché una sana educazione teatrale non farà parte dei programmi della scuola, e una cultura della recitazione non tornerà a diffondersi fra la gente (utopia?), più voci danno vita a un testo, più vita avrà quel testo. Che preziosa ricchezza!
    Narrava Gabriele Vacis che il buon Baricco, alla fine della prova a porte chiuse del suo Novecento recitato da Eugenio Allegri, si alzò e uscì teatralmente dal fondo della sala senza aggiungere una parola. Non era più il “suo” Novecento, quello a cui aveva assistito: era qualcosa di più.”

    Certo, caro Paolo: allora continuiamo a stampare e ristampare i libri buoni e leggiamoli a voce alta insieme, cosi’ cercando orecchie che ascoltino e bocche che parlino. In tal modo si cresce e si crea altra Letteratura – perche’ i libri nascono dai libri (e anche dalle parole, come fecero Socrate e Omero che probabilmente manco sapevano scrivere.
    Salutone
    Sergio

  170. P.S. Per Paolo
    io chiedevo se per caso gli audiolibri fossero narrati dagli autori stessi solo perche’ considero importante lo studio filologico e fonologico quando possibile delle fonti. Una cosa da italianisti, da persone che cercano di capire piu’ a fondo gli autori dei testi collegandoli anche alla loro voce, alla loro cadenza, interferenze dialettali, eccetera. Questo mi sembra importante, inoltre, per sentire piu’ vicino uno scrittore, no?
    Ciaociao

  171. A Sergio Sozi.
    Secondo me l’ascolto degli audiolibri in 45 giri dei fratelli Fabbri che ascoltavi da piccolo ti hanno fatto male. Non è che i tuoi genitori, invece di raccontarti le fiabe, ti obbligavano ad ascoltarli legandoti a una sedia e ora hai la nausea degli audiolibri?
    🙂

  172. Io quando rileggo le cose che scrivo per vedere se filano, mi ispiro alla voce narrante di Giancarlo Giannini… Cerco di immaginare come leggerebbe lui quel brano, con quale enfasi, cosa sottolineerebbe… Lo so, magari è da pazzi ma intanto a me aiuta. Quindi anche l’immaginazione può essere narrante, un’audioimmaginazione… 😉

  173. Simonetta, quella di Giannini è una delle più belle voci che abbia mai sentito. Ci pensiamo che ogni voce è come le impronte digitali? Che nessuno nella storia ha mai avuto la nostra voce né più l’avrà?
    In questo post si siamo confrontati su questo tema e mi è piaciuto anche vedere che il mondo degli audiolibri è variegato: c’è chi registra semplicemente la lettura integrale di un testo, chì ne fa degli estratti, chi sceneggia il testo come un radiodramma – cosa che io amo tantissimo per il potere evocativo di rumori musica suoni e più voci – …
    Interpretazioni del testo, sue attualizzazioni nel senso proprio del termine, cioè modi di rendere il testo AGITO.
    Bello, stimolante.

  174. @ SERGIO
    Grazie Sergio, ti do ragione. Sarebbe bello rigirare la storia di 180 gradi, ma temo che ci troveremmo a risolvere i problemi sociali di quel tempo.
    La mia teoria di vita si basa su un nuovo sistema economico, perché è sempre lui che determina maggiormente e forzatamente lo stato morale ed etico della società.
    Più ci troviamo in una realtà dominata da mezzi tecnici potenti e veloci e più diventa necessario, addirittura indispensabile, crearlo.
    Non potendolo realizzare oggi, non ci resta che vivere la nostra vita nel senso e contenuto che riteniamo, ognuno per sé, più appropriato, anche se in tal modo veniamo considerati degli sconfinati dagli altri.
    Mi diletta il tuo acccanimento emotivo sul tema; esso sorge dalla chiarezza e forza dei tuoi concetti dai quali detrai il tuo modo di agire e vivere, in molti punti simile al mio.
    Il processo evolutivo tecnico-scientifico sarebbe di per sé un qualcosa di positivo, quando riuscissimo a controllare il riverso della medaglia, perché in ogni creazione dell’uomo si rispecchiano anche tutte le sue caratteristiche umane, purtroppo anche quelle cattive, che agiscono poi principalmente nel nostro inconscio.
    Esse crescono di pari passo con i risultati positivi del processo stesso, e, se non controllati e confinati in tempo, ci rendono schiavi dei mezzi stessi da noi creati.
    Così perde l’uomo il controllo della sua vita, fino a distruggersi.
    Cari saluti.
    Lorenzo

  175. Ciao,
    innanzitutto complimenti per il post e il dibattito.
    Non c’è dubbio che il libro cartaceo rimanga sempre una cosa a cui siamo abituati e affezionati. Tuttavia è pur sempre un supporto. Il supporto ad un contenuto, un messaggio dell’autore che può essere interpretato in più modi a seconda di tanti fattori, quali anche il più banale, l’umore. E l’audiolibro è un modo digitale di leggere, di cui possono usufruire tutti, vedenti e non. Abbiamo più volte convissuto con gli audiolibri, da bambini, quando qualcuno ci leggeva le favole o quando le ascoltavamo dalle audiocassette come molti di voi hanno ricordato. A scuola è sempre stata una cosa piacevole la lettura ad alta voce di brani dell’antologia e in chiesa stessa ci si serve dello stesso metodo, per il libri sacri. Oggi abbiamo poi la possibilità di registrare gli audiolibri in supporti digitali di alta qualità. Ci sono tanti vecchi romanzi che ho letto o che non ho potuto leggere e che ho la possibilità di ripassare e conoscere ascoltandone gli mp3. Ho ascoltato “Il processo” di Kafka un libro che mi ripromettevo di leggere cento volte, “il cuore rivelatore” di Poe che adoro da sempre e tante altre cose che magari ho letto già o che non avrei mai avuto la possibilità di leggere, per tanti futili motivi. E li ascolto spesso in macchina, nel caos del traffico cittadino, oppure nel letto con un lettore mp3 prima di addormentarmi. Ho fratelli che non leggono, perchè “non vogliono” eppure se dalle mie casse esce una voce narrante, loro sono lì che ascoltano furtivi, catturati come per magia, in un certo senso “fregati e incastrati”. L’audiolibro deve assolutamente diffondersi, perchè è giusto diffondere nel bene e nel male l’opinione altrui e la creatività dell’autore stesso. Perchè la scrittura e la lettura fanno parte dello stesso pacchetto, perchè il progresso e la tecnologia non devono cancellare il vecchio, ma coaudiuvarlo per raggiungere le stesse finalità che poi sono quelle di informarci, farci crescere, arrabbiare, emozionare e conquistarci l’anima.
    Ci sono tanti scrittori noti o meno che hanno cose interessanti da condividere ed è interessante prestare la voce per trasmetterne il messaggio, quasi come un passaparola. Ed è per questo che quando qualcosa che leggo mi colpisce il cuore, ne faccio un audiolibro per Progetto Babele, così volontariamente. E’ come combattere una piccola battaglia personale per qualcosa in cui credi.

    http://www.progettobabele.it/AUDIOFILES/audiolibri.php

  176. Ciao a tutti !
    Grazie Monica per la chiarezza con cui hai esposto il tuo punto di vista, che condivido al 100% e complimenti per la tua partecipazione al progetto Babele-audiolibri che finalmente dà spazio in voce agli autori esordienti ( spazio che noi de il Narratore abbiamo dato sempre, fin dal 1999).
    Volevo dire che 228 post su questo tema degli audiolibri mi sembra veramente un bel successo della discussione. Un piccolo miracolo! Secondo me questo significa che c’è interesse per l’argomento che, come abbiamo visto può avere delle connessioni a 360° con parecchie altre questioni, in primis – e su questo si sono dilungati in molti – sull’uso delle nuove tecnologie e sul valore della parola scritta in rapporto a tutte le altre ‘traduzioni’ di questa.
    Personalmente rimango convinto che gli uomini sono ‘storie’. Vi cito al proposito quello che ha scritto il mio amico scienziato e scrittore Giuseppe O. Longo qualche tempo fa: “Da quando nasce a quando muore ogni persona narra, si narra e si fa narrare storie. E queste storie, frutto d’invenzione o rielaborazione di eventi vissuti, forniscono a ciascuno di noi il materiale per costruirsi una personalità, un mondo interiore in cui l’immagine del sé possa abitare ed evolversi. Ogni storia modifica l’immagine del mondo e l’immagine del sé nel mondo. E ogni ricordo si modifica di continuo sotto l’azione dinamica, corrosiva e accrescitiva delle emozioni, dei sentimenti, dei desideri e dei timori. Noi siamo le nostre storie.” Prendendola da qui non vedo come queste storie non possano essere raccontate in tutti i modi possibili, compresa la lettura e la narrazione ad alta voce. Forse che esiste una differenza ontologica fra la lettura silenziosa, intima e personale della storia di Don Chisciotte, e quella letta a voce alta davanti al caminetto agli amici di casa, o quella pubblica di un attore davanti ad una platea, o quella registrata davanti ad un microfono e ascoltata a sua volta intimamente, personalmente, singolarmente o collettivamente in una classe ? Non credo. Sempre una bella storia rimane. Che poi ognuno preferisca una forma di narrazione o l’altra, o più di una, o tutte quante, questo dipende dalla naturale libertà di ciascuno di disporre a piacimento del proprio cervello e poco importa, a questo livello di discorso, che ci sia di mezzo un tipo di comunicazione o l’altro, una tecnologia più o meno sofisticata. Quindi a che pro intestardirsi contro uno dei tanti strumenti di comunicazione di storie come è un audiolibro? Anche la lettura di un libro davanti ad un microfono è un’ ‘arte’, o perlomeno così la definiscono gli americani. Quante arti ancora aspettano di essere inventate e sviluppate dalla flessibilità del cervello umano? Sto parlando in generale e fuori dal contesto dell’attuale immediata crisi della civiltà. Sto semplicemente dichiarando le mie premesse, i miei presupposti per poter apprendere, conoscere, apprezzare una storia.

  177. Caro Maurizio,
    grazie per questo tuo nuovo intervento. Ribadisco (nel rispetto delle opinioni contrapposte) che apprezzo molto il “progetto audiolibri”.
    Ti invierò una copia del mio romanzo “Identità distorte”. Magari potrebbe piacerti e potresti ritenere possibile una sua “traduzione” in audiolibro.
    Ne sarei davvero onorato!

  178. Salve a tutti! Questo blog è veramente interessante e a proposito di audiolibri, per chi non lo sapesse già, La Repubblica e L’Espresso ogni settimana hanno come supplemento delle short stories in lingua inglese con testo a fronte in italiano e, cosa sagace, sul sito di entrambi si può ascoltare il libro! In lingua originale per giunta. Oltre ad incrementare il piacere per la lettura in questo caso si migliora l’inglese e si conoscono anche opere di autori magari non molto note al grande pubblico.

  179. Gentile Massimo Maugeri, con colpevole ritardo, ho letto solo ieri lo scambio di opinioni sugli Audiolibri da lei stimolato nel suo blog. Che dire… gli assenti hanno sempre torto.
    Però mi fa piacere segnalarle l’esistenza di “Vox Company” ( http://www.voxcompany.it ) – giovane e piccola casa editrice di audiolibri e audioracconti.
    Poi vorrei complimentarmi con lei per il lavoro che svolge ma, chissà, magari ci saranno anche altre occasioni per farlo.
    A presto.
    Cordialmente, Claudio A. Barzaghi

  180. Mi sono imbattuta negli audiolibri per caso, per via di una persona cara che ha perso la vista quasi completamente. Confesso che, di mio, non mi sarebbe mai venuto in mente di ascoltarne uno, perchè amo moltissimo anche “l’oggetto” libro, la fisicità di tenerlo in mano e di sottolineare spesso le pagine. E’ quasi un feticismo.
    Eppure, eppure. Al primo ascolto mi ha colpito la complementarietà, non l’antitesi. Quasi l’ascolto divenisse indispensabile dopo la lettura, per completare la valutazione e le emozioni.
    Insegno lettere e scrivo anch’io. Mi accorgo spesso di quanto un numero grande di persone non sappia leggere bene e massacri le pause perchè non conosce il senso della punteggiatura. Ascoltare un libro potrebbe essere utile anche da un punto di vista più ampio, la comunicazione, il tono, il ritmo.
    Complimenti per questo blog, uno dei migliori che abbia visitato.
    Cordialmente
    lorenza caravelli

  181. Parlando di audiolibri, consiglio vivamente di visitare il sito http://www.audiolettori.it. Si tratta di un sito molto ben fornito che propone ottime audioletture e varie tematiche e che vale la pena di esplorare. Personalmente ritengo questo nuovo modo di “ascoltare” i libri molto utile e stimolante, poichè, oltre a favorire certe categorie di persone diversamente abili, può servire anche ad invogliare la gente più pigra a questo tipo di lettura alternativa. Mi è capitato di ascoltare un brano colto dal sito, standomene al buio e ad occhi chiusi, e vi assicuro che il brivido è stato lo stesso che leggerlo.
    Complimenti per questo blog

    Filippo Semplici

  182. In questi giorni è uscito l’audiolibro del mio ultimo romanzo. Sono molto soddisfatto del prodotto finale. Considero l’iniziativa delgi audiolibri molto interssante perché permette alle persone con difficoltà di godersi l’ascolto di un buon libro. E alle persone più pigre di avvicinarsi al mondo della letteratura con meno timore. Consiglio ai frequentatori di questo blog e agli autori che volessero veder trasformato il proprio libro in audiolibro il sito http://www.audiolettori.com

    Un saluto a tutti

    Luca Masini

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